Premessa. Questo racconto è in parte realtà e in parte fantasia. Provate a immaginare dove finisce la realtà e dove comincia la fantasia.
Io vivo in Germania. Nel supermercato dove mi servo, da un po’ di anni c’è una commessa più o meno mia coetanea. Agli inizi eravamo entrambi intorno ai 40 anni. Lei ha un fisico normale, un po’ snella. E’ alta sui 167cm, più o meno come me. Occhi castani, capelli neri, lunghi fino alle spalle. A volte sono lisci, a volte leggermente mossi negli ultimi 10-20 cm. A volte sono tutti neri, a volte sono leggermente tinti di biondo nella parte ondulata. Di viso non è particolarmente bella, è un tipo normale, che non dà assolutamente nell’occhio, ma è chiaramente molto dolce e tranquilla. Ha anche una belle pelle liscia. Di seno ha una bella seconda soda. Ha quell’aspetto tipico da “mamma” tutta marito e famiglia. Dall’anello al dito si vede che è sposata, e questo le conferisce ancora di più quell’aria molto “domestica”, senza alcun grillo per la testa. Per questo, fra me e me, l’ho sempre soprannominata “La Milf del supermercato”.
All’inizio non attirava la mia attenzione, in quanto nel suo stato di mamma e moglie, non sarebbe adatta per diventare una mia partner di vita.
Però dopo alcuni mesi mi accorgo che ha qualcosa di diverso. Mi accorgo che qualcosa ci accomuna. Probabilmente abbiamo una personalità simile e lo percepiamo. Quando ci guardiamo è come se volessimo dirci di più. Fin da dopo i primi tempi, ho sempre avuto questa netta impressione. Con me lei è sempre gentile e disponibile, ed essere gentili non è una cosa automatica per una commessa in Germania. I nostri dialoghi sono sempre stati limitati ai convenevoli di rito alla cassa. In qualche altra occasione le avevo chiesto qualche informazione quando era al banco del servizio clienti. Non conosco il suo nome. Sulla placchetta applicata sulla sulla divisa è scritto solo il cognome, che è tedesco. Mi accorgo però che ha un leggero accento, non deve essere quindi di origine tedesca. Sembrerebbe essere un accento dell’Est Europa. Questo spiegherebbe i suoi bei capelli neri, rari fra le tedesche.
Il tempo passa e mi accorgo che fra noi ci deve essere un’affinità caratteriale che crea un feeling ben palpabile. Quando ci parliamo, ho proprio l’impressione che mi guardi dicendo: “Se non fossi sposata, saresti proprio il mio tipo”, e io la guardo come per dire “Se non fossi sposata, ti chiederei di uscire con me”.
Siccome siamo alti uguali, quando siamo in piedi i nostri sguardi sono più diretti. Sembra proprio che siamo fatti l’uno per l’altro.
Col passare dei mesi e degli anni, più la guardo e più mi piace. Si sarà sicuramente accorta che quando lei è di turno alle casse, vado sempre dal lei. Quando ci incontriamo alla cassa la guardo sempre più intensamente nei suoi bei occhi castani e dolci. Non posso fare a meno di immaginare di guardarli mentre facciamo l’amore e le vengo dentro, con lei sotto di me… Una volta devo averla guardata più a lungo del solito e con aria sensuale, tanto che lei ha distolto lo sguardo e gli è sfuggito un sorriso imbarazzato, come se avesse capito a cosa stessi pensando! La cosa mi ha eccitato molto e quella sera mi sono fatto una grande sega sul mio letto, pensando di possederla e di venirle dentro guardando intensamente i suoi begli occhi…
Del suo copro ho sempre potuto vedere vedere ben poco, in quanto è sempre coperta da quel camice rosso e blu, della divisa del supermercato. Ha però una bella pelle liscia, non male per la sua età non più giovanissima.
Solo quando tiene il camice sbottonato posso vedere qualcosa. Ha dei seni piccoli e ben tondi, una bella seconda misura. Una volta aveva il camice aperto ed i seni erano coperti da un maglioncino sottile, nero, che li avvolgeva a meraviglia. Sembravano fatti apposta per essere immediatamente toccati e accarezzati. Perfetti per essere accolti nei palmi delle mani.
Indossa sempre jeans, che fanno parte della divisa, che avvolgono le sue cosce snelle. I suoi jeans però raramente si infilano nella fessura del suo sesso. Indossa sempre scarpe sportive, tipo da ginnastica, anche quelle fanno parte della divisa. Il tutto le dona un’aria sia tenera che sensuale, ma nascosta. Ormai la chiamo “La mia Milfy”.
Siccome però è sposata e non è certo una tipa in cerca di avventure, non ho mai pensato di farmi avanti in nessun modo con lei. Nel luglio di un’estate però arriva una notizia molto brutta: il supermercato chiuderà alla fine dell’anno! Una notizia scioccante per tutto il quartiere, ma a quanto pare quella filiale era gravemente in perdita da anni. Inspiegabilmente, per me che ci andavo sempre.
Approfitto quindi per conversare animatamente con lei a proposito della notizia, entrambi siamo increduli. Io sono molto dispiaciuto perché per me vorrà dire non vederla più! Non vedrò più quella donna dall’aria mite che mi guarda come per dire che se non fosse stata sposata, sarebbe stata con me.
Durante una di quelle poche conversazioni, per caso viene alla luce un’informazione che fa esplodere le mie fantasie erotiche… Riguardo alla chiusura del supermercato dice:
“E’ un bel problema per noi, mio marito lavora in un magazzino, non guadagna un granchè. Ma non abbiamo figli, sennò adesso sarebbe molto più pesante”
Nel momento in cui dice “…non abbiamo figli” io rimango estremamente sorpreso e senza neanche volerlo ribatto “Ah, non avete figli?”. Lei accorgendosi della mia grande sorpresa, e vista ormai una certa confidenza ed il feeling fra noi, aggiunge con naturalezza:
“…eh no… mio marito non può averne…”
Io ci rimango di sasso! Con quel faccino dolce e tranquillo lei era proprio un personaggio Milf per eccellenza, invece non ha figli! Però è sposata… Mi si apre un mondo di nuove fantasie! Adesso mi immagino che scelga me per essere fecondata e diventare mamma, prima che sia definitivamente troppo tardi per lei. Mi vengono in mente fantasie cuckold pazzesche, che normalmente non mi appartengono. Mi immagino di accoppiarmi con lei nel suo letto nunziale, mentre il marito guarda mentre le vengo dentro e la fecondo… oppure mi immagino che ci accoppiamo nel letto, di notte accanto al marito che fa finta di dormire e si eccita sentendo i nostri gemiti malamente trattenuti… Visioni pazzesche!! Cose che non avevo mai pensato prima!
I mesi passano, e la triste chiusura si avvicina. Nel frattempo lei ha un età di 45-48 anni.
Mi rendo conto che non posso lasciare che lei sparisca così, non posso accettare di non vederla mai più, come se niente fosse stato. Dopotutto sono almeno 6 anni che la vedo 2 volte alla settimana, ed il suo sguardo mi mancherà.
Non posso non tentare niente, del resto è anche il suo sguardo che mi dice qualcosa, non è solo perché lei piace. Però certo lei non si farà mai avanti, essendo già “servita”dal marito. Allora, quando mancano meno di 3 settimane alla chiusura decido di “consegnarle la posta”. “Consegnare la posta” è il termine che uso per indicare quando lascio il mio numero di telefono o email a una ragazza, o donna, quando per vari motivi non è possibile o opportuno chiedere il suo numero, come in questo caso. Quindi non potrò essere io a contattarla.
In effetti la tragica chiusura del supermercato mi fornisce un motivo valido per lasciarle il mio numero. Senza questa la chiusura inaspettata, credo proprio che non sarebbe mai successo.
Un giorno con poca gente la trovo da sola al banco dell’assistenza clienti, e le chiedo se ci sono novità nella situazione. Poi prima che arrivi altra gente le dico:
“Senta… siccome mi dispiace non vederla più, dopo tutti questi anni, le lascio il mio numero di telefono e la mia Email. Magari qualche volta ci possiamo salutare”
Tiro fuori un foglietto con i dati già scritti e glielo do. Lei non è affatto contrariata, lo prende e se lo mette in tasca dicendo “Ah, sì, sì”. Pensavo che invece mi dicesse “No… guardi, sono sposata… ecc”. Non faccio neanche in tempo a chiederle il suo nome (che ancora non conosco!), che sta arrivando un cliente. Lei va da cliente dicendomi
“Arrivederci, le farò sapere!” indicando il bigliettino in tasca.
Nei giorni seguenti non ricevo niente. La vedo al supermercato senza però avere modo di parlarci. Comunque non le voglio stare troppo addosso. E’ già tanto che abbia accettato il biglietto. Quando ormai manca una settimana, mi fermo da lei al banco dell’assistenza. C’è un’altra collega impegnata con un cliente. Scambiamo qualche frase di rito sulla chiusura imminente e non le chiedo perché non si fosse fatta sentire. Poi le chiedo:
“Ah, senta, non so ancora il suo nome, dopo tutti questi anni… il mio è Marco, come ha già visto”
Lei risponde subito:
“Angesiska. Mi chiamo Agnesiska”
“Ah, anche lei viene dall’estero?”
“Sì, sono polacca. Sto in Germania da 16 anni”
“Ecco perché parla tedesco benissimo” Rispondo io.
Finalmente conosco il suo nome, Agnesiska, e si conferma il mio sospetto sulla sua origine dall’Est Europa. Deve avere poi sposato un tedesco, a giudicare dal cognome che porta sulla placchetta della divisa.
Il suo nome lo trovo eccitante, nonostante le donne polacche ordinarie siano ben poco dedite al sesso. Le uniche due donne polacche con cui ho avuto a che fare in Germania erano dei disastri sessualmente. Completamente represse e rovinate dal cattolicesimo. Sembravano provenire dal medioevo. Vi risparmio i dettagli.
Agnesiska invece la trovo intrigante. Fra i suoi sguardi amichevoli ed il marito sterile, scatena la mie fantasia e la mia voglia di lei.
Ci salutiamo ed io spero di potere conversare ancora da vicino con lei almeno una volta, prima della chiusura.
Non avrò più modo di parlare con lei, di guardarla ancora nei suoi occhi dolci e gentili prima della chiusura. Negli ultimi giorni il supermercato si fa affollato di gente a caccia delle offerte a prezzo stracciato per svuotare il magazzino. Nell’ultimo giorno abbiamo modo di salutarci solo da lontano, con un cenno.
Lei intanto non si era mai fatta sentire né via SMS né per email. Pensavo che ormai era chiaro che non aveva intenzione di fare altro. Dopotutto era sposata e quello era certo il momento meno adatto per mettere in pericolo il suo matrimonio. Il giorno dopo la chiusura ero molto triste, sicuro che non l’avrei mai più vista. Ma chi se ne frega, mi dico io. Dopotutto, consegnare la posta è un’operazione che ha più valore psicologico che reale. Difficilmente le donne chiamano in questi casi. La posta la consegno solo come ultima spiaggia, tanto per non avere rimpianti sopo. Altrimenti mi sarei dannato per sempre con il dubbio “Chissà, se le avessi dato il tuo numero l’avresti rivista e sarebbe successo chissà cosa”.
In ogni caso non mi metterei mai a mandare messaggi a una donna sposata, sapendo che potrebbero essere letti prima dal marito che da lei. Tacchinare donne sposate non è il mio campo. Non fa per me.
Passano 3 lunghe settimane e non faccio che pensare a lei e dove possa avere nascosto il mio foglietto, se non l’ha buttato via, o se non l’ha trovato il marito.
Una sera tardi però mi arriva una sua email. Io non ci speravo più. Quando leggo “Agnesiska” nell’indirizzo mi viene un colpo. Cosa mi avrà scritto dopo 3 settimane? “Mi dispiace, saresti stato anche il mio tipo, ma sono sposata… ecc, ecc…”?
Il messaggio è breve e dice:
“Ciao Marco,
grazie per il tuo foglietto. Anche a me sarebbe dispiaciuto non sentirti più. Sto ancora cercando lavoro, spero di trovare presto un posto in qualche altro supermercato, ma sono già tutti al completo, ed io ho fatto sempre solo la commessa.
Cari saluti,
Agnesiska”
Il messaggio è scritto in fretta con uno smartphone, ma è già molto. Vuol dire che non vuole perdere il contatto. Comincia così un lento scambio di mail. In quelle notti non posso fare a meno di masturbarmi nel mio letto pensando a scenari cuckold di tutti i tipi, o ad incontri segreti in camera mia.
Continua in Capitolo 2
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