Il comizio era appena iniziato e la signora Concetta *** moglie del preside Giorgio *** se ne stava in prima fila, insieme al marito.
Si prospettava un bel po’ di tempo a star lì ad annoiarsi per ciò che concerne la signora, ma con un marito (preside di scuola media) così interessato alla politica locale non poteva fare altrimenti.
In ogni caso la signora Concetta quarantenne professoressa di un istituto tecnico di *** era abbastanza allenata a dissimulare i suoi veri pensieri ed a mostrare a tutti un interesse inesistente, aiutata dal suo aspetto elegante e dalla sua bellezza non ancora sfiorita dall’età. Sposata da quasi vent’anni aveva conseguito la laurea quando era in attesa del suo primo figlio, ne aveva avuto poi un altro ed ora avevano entrambi quasi vent’anni. Concetta, pensava al suo matrimonio; beh, non era molto soddisfatta: è vero il marito non le aveva mai fatto mancare nulla, le aveva dato una posizione sociale di tutto rispetto nella società, l’aveva aiutata con le sue conoscenze ad ottenere il posto di lavoro di professoressa ed una vita estremamente agiata, ma dal punto di vista sessuale lasciava molto a desiderare’ e poi era così preso dalla politica locale. Alla signora Concetta non mancavano certo i corteggiatori nonostante avesse passato oramai i quaranta, molti suoi colleghi non potevano non notare la sua bellezza. Di altezza normale piuttosto magra e con un viso angelico in cui si evidenziavano i suoi meravigliosi occhi verdi ed i suoi capelli ricci nero corvino, per non parlare del suo enorme seno. Non aveva mai ceduto a nessuna avances sia perché rispettava il marito ma forse soprattutto per il timore di essere scoperta, si sa che nei piccoli paesi tutto viene subito a galla.
Fu d’improvviso che si sentì premere dietro una coscia, nettamente. Si girò di scatto e lo vide: era un signore più giovane di lei di qualche anno, appena più alto, che la fissava con insistenza.
La signora si scostò tranquillamente, stringendosi al marito, anzi prendendolo sottobraccio affettuosamente a dirgli sottovoce qualche banalità.
Di lì a poco, però, dovette constatare che la cosa si complicava e si stava ripetendo: avvertì dunque di nuovo la pressione, ma stavolta la percepì più di dietro, lungo una delle sue natiche, le sembrò molto precisa!
Sentì di arrossire involontariamente, imbarazzata, e tornò ancora a scostarsi.
Girò la testa per lanciare un’occhiata, a questo punto seccata, a quel maleducato ma, di rimando, trovò un’espressione che le parve ironica e come divertita, davvero insolente.
Quando si materializzò il terzo approccio, la signora Concetta si rese conto di non avere più spazio per un’ulteriore ritirata quindi provò a dare una gomitata lenta ma decisa all’indietro e s’irrigidì tutta.
Non sortì altro effetto che quello di precisare forse meglio la pressione: era inequivocabile che contro la sua natica premeva un affare difficile da non classificare.
Fu allora che l’uomo chiamò da dietro il marito della signora:
‘Preside! Guardi un po’, non l’avevo vista’ Ben trovato!’
‘Ah salve, professor Giuseppe’ fece il marito di rimando, girandosi e torcendo il collo per guardarlo: ‘Come mai qui a ***?’
‘Ho trovato sempre interessante la politica dei piccoli paesini!’
‘Ah, molto bene!’ Ah, professore, le presento mia moglie: Concetta, questo è il prof. Giuseppe, insegna nella mia scuola.’
‘Piacere!’
‘Piacere”
Nello stringere la mano, in quegli spazi ristretti, la signora sentì il dito medio di lui che le si strusciava contro il palmo, dandole un segnale sfacciato.
Divincolò la mano, sconcertata oltre ogni dire’
‘Non le piace’ il comizio, signora?’ fece l’uomo cortesemente (ma quella pausa nella frase, appena percettibile, le sembrò di un’impudenza unica!).
No’ per la verità, non mi piace per niente!’ disse la signora incenerendolo con uno sguardo.
‘Che peccato! Mi spiace che lei si annoi” si preoccupò, ma intanto lei avvertì l’affare di nuovo in avanscoperta!
‘Eh, sa, le donne” il preside era, come suo solito, un po’ ovvio.
‘Eh già! Le donne” ripeté l’uomo quasi cortesemente, ma intanto si spinse ancora più in avanti.
La signora era davvero senza parole! Cosa poteva fare? Certo, nel sentirlo tornare alla carica, non poté impedirsi di pensare involontariamente, in un lampo accecante, che doveva essere ‘ come dire? ‘ molto ben dotato: ‘Ma che grosso che è!’ le esplose automaticamente nel cervello.
Si girò di più verso il marito, quasi a cercare protezione:
‘Perché non andiamo via, caro?’
‘La sente, professore? Andare via’ Su, non dire sciocchezze, Concetta!’
‘Eh, certo’ Andar via adesso, proprio adesso’.. che parla il candidato a sindaco!’
Adesso, nelle nuove posizioni reciproche, il membro di certo in erezione dell’uomo era andato a posizionarsi proprio al centro di un gluteo della signora, che quindi lo percepiva senz’ombra di dubbio (‘Che grosso che è!’).
Lui premette ancora un po’ di più spingendo il bacino appena in avanti, poi tornò all’indietro, lentamente, e di nuovo in avanti.
La signora Concetta tornò allora a ruotare il bacino in senso contrario a quello di prima, quando s’era come accostata tutta al coniuge. Successe così che, dopo poco, fu certa di ritrovarsi il coso (‘Accidenti, che grosso che è!’) piazzato esattamente in corrispondenza del solco tra le natiche, dove riprese a spingere ad intermittenza. Anzi, ad un certo punto l’uomo si sporse per dire qualcosa al marito e allora lei sentì l’asta tutta lì, ma davvero tutta, e le sembrò che gliela muovesse lungo il solco, verso l’alto, in modo da costringerla a fare come un saltino in avanti (‘Ma è proprio grosso!’).
‘Oh, mi scusi tanto, signora!’
‘Faccia un po’ d’attenzione, diamine!’
Si ricomposero e stavolta lui arretrò a sufficienza da interrompere il contatto.
La signora respirò sollevata e riprese rapidamente il controllo, smaltendo rapidamente l’ansia che l’aveva presa e la sensazione di gran caldo che aveva sentito, avvampando.
Dopo un po’, indolenzita com’era dalla tensione accumulata, si rilassò e si spostò un po’, ormai convinta che l’incidente fosse chiuso. Magari s’era sbagliata, s’era immaginato tutto o chissà cosa’
Spostò il peso del corpo passandolo da un piede all’altro e, così facendo, fece ondeggiare appena i suoi fianchi rotondi: involontariamente diede dunque un leggero colpetto al sesso del giovane, e in un battibaleno se lo ritrovò nella posizione di prima, posizionato esattamente tra le sue natiche.
Altro che sbagliata, quello le stava tutto addosso per davvero e non potevano esserci sbagli di sorta, adesso ne era proprio sicura!
La cosa più imbarazzante era che cominciava ad eccitarsi: non aveva mai immaginato di trovarsi in una situazione del genere, molestata proprio a fianco del marito e da un suo subordinato; non male per altro, tanto più in una condizione sessuale, come la sua, di assoluta routine e noia.
La signora Concetta sospirò silenziosamente e chiuse per un attimo i suoi begli occhi verdi. Quando li riaprì, con un tuffo al cuore, emozionatissima, si abbandonò morbidamente al molestatore e passò il peso del corpo da un piede all’altro, un paio di volte: stavolta, però, l’aveva fatto volontariamente e lo strusciare del suo bel sedere sull’oggetto che lo premeva al centro era ormai un segnale di disponibilità.
L’uomo dietro di lei ne colse subito il senso e si spostò a sua volta nello stesso modo, dopo che lei s’era fermata, come a volerle allargare volgarmente a quel modo le chiappe rotonde: la signora s’appoggiò tutta al braccio del marito e spinse notevolmente all’indietro il sedere, a prendersi tutto per bene il coso, per quanto era lungo, dentro il solco, provando anche a stringerlo un po'(cosa che non le riuscì che impercettibilmente, per via della sua gonna stretta).
L’uomo cominciò a vibrarle contro e lei si rese conto di star colando in mezzo alle cosce: doveva assolutamente interrompere se non voleva tradirsi.
Ma, grazie al cielo, il comizio stava finendo e di lì a poco, si cominciò a sfollare.
Nel salutarsi, si diedero ancora la mano e Concetta sentì che lui le passava qualcosa nel palmo, invece del dito che adesso lei si sarebbe aspettata. Con fare disinvolto tenne il piccolo oggetto in mano (non era un biglietto, certo, troppo voluminoso e scivoloso) prima d’infilarlo furtivamente nella borsetta.
Fino a casa non poté guardare e quando finalmente furono arrivati andò subito a cambiarsi in camera da letto per aprire la borsetta: era un preservativo, nella sua bustina chiusa!
Proprio un impudente quel professore, però’ aveva fatto centro, doveva ammetterlo!
Così quando più tardi si chiuse in bagno, la professoressa Concetta si masturbò, freneticamente, come non aveva fatto più da una vita. Il giorno dopo aspettò con il cuore in gola approcci dal suo ganzo, ma non arrivò nessuna telefonata. E nemmeno il giorno dopo né quello successivo’
Si cominciava a sentire umiliata e presa in giro quando finalmente lui la chiamò.
‘Cara la mia Concetta, allora dove ci vogliamo vedere? Sai, per approfondire quel certo discorso che ho visto interessarti molto”
Era proprio un impudente, molto sicuro di sé! E come aveva pronunciato quella parola ‘approfondire”
La signora era turbata, molto emozionata, ma ormai s’era decisa a saltare il fosso’
‘Faccia lei una proposta.’ disse, dandogli del lei: ‘Per me ci si potrebbe incontrare in una sala da tè a ***, che ne dice?’
‘Mi dai del lei, adesso?’ fece lui, ridendo: ‘Dopo quello che c’è stato tra noi!’
‘Ma’ guardi, sa, non si faccia strane idee. Per chi mi ha preso?’
‘Per una bellissima donna.’ Tagliò corto, ma con galanteria: ‘Molto interessante’ attraente, disponibile”
‘Va già un po’ meglio: se no, non se ne parla più!’
‘Allora’ Vada per la sala da tè. Poi si vedrà’ A proposito, mi chiamo Giuseppe’
Si accordarono per quello stesso pomeriggio e Concetta si preparò al meglio, indossando un vestitino attillato e sbarazzino, un po’ fuori del suo look normale. Indossò lingerie molto intrigante, rossa, con calze e reggicalze, perché voleva stordirlo, quando fosse venuto il momento.
Si profumò e mise degli occhiali scuri.
Poi uscì, con un bel po’ d’anticipo prese la sua cinquecento verde e percorse i pochi chilometri che separavano il suo paese da *** la cittadina dove lei insegnava, parcheggiò e s’incamminò a piedi verso la sala da tè.
Ma non vi arrivò mai, perché quando era ormai vicina, un’auto si fermò accanto al marciapiede e, dall’interno, il professore la invitò a salire.
Lei si guardò intorno imbarazzata. Lo guardò. Montò su.
Ora che era salita, si sentiva un po’ più tranquilla e cominciava a rilassarsi: aveva certamente superato il punto di non ritorno e tanto valeva cercare di godersela al meglio.
Lo pensava confusamente, prima di rientrare con tutta la sua attenzione nella situazione che stava vivendo, quando lui, continuando a guidare, le poggiò una mano sul ginocchio.
Con un tuffo al cuore, la signora Concetta si lasciò carezzare e quando la mano dell’uomo le scivolò tra le ginocchia le schiuse cedevolmente, con grande naturalezza.
La condusse in un motel non lontano dalla cittadina e lei non si vergognò affatto di seguirlo verso la camera che aveva preso, quando uscì dalla reception: percepì soltanto lo sguardo professionale del portiere che la valutava mentre procedeva dietro il maschio che, di lì a poco, l’avrebbe scopata.
Quasi involontariamente ancheggiò più del normale, ondeggiando sui tacchi alti, quando il suo ganzo si fece da parte dopo aver aperto la porta.
Entrò.
La porta non s’era ancora chiusa del tutto che sentì una mano posarsi sul sedere:’Oooh’ Quanta fretta!’ Lui le cinse la vita da dietro e cominciò a baciarle il collo mentre, spingendola con il cazzo già in erezione tra le chiappe (il vestitino di lei ed il perizoma che indossava sotto consentivano al membro di affondare comodamente nel solco, per quanto era lungo), la guidava verso il letto.
Le consentì di girarsi, la fece sedere sul materasso e prese finalmente a baciarla, con studiata lentezza, assaporandone la lunga lingua di velluto che rispondeva con voglia alle sue sollecitazioni, pensando a quando, tra poco, lei gliel’avrebbe strusciata sul cazzo.
La spogliò piano piano, coprendola di baci e lasciandole alla fine soltanto calze e reggicalze, da vera troia quale si stava rivelando, quale era in quel momento e forse era sempre stata. Senza saperlo?
Fu lei a cercargli il cazzo con una mano, aiutandolo a tirarlo fuori, liberandolo dagli indumenti per precipitarsi ad impugnarlo e cominciare meccanicamente a menarglielo su e giù, su e giù, su e giù’
Smise di baciarlo per abbassarvi sopra la testa, senza che lui dovesse minimamente guidarla, a leccarlo sulla cappella ed a prenderlo rapidamente dentro, spingendo indietro il prepuzio con le belle labbra carnose, prima ancora di scappucciarlo con la mano: lo pompò subito con voglia incredibile, succhiandolo con forza mentre andava su e giù con la testa ed il silenzio ovattato della camera era rotto solo dal sommesso rumore del pompino e, di tanto in tanto, dallo schioccare soffocato della lingua quando Concetta se lo faceva uscire dal profondo della gola per lavorarlo con accanimento proprio in punta, vorticando freneticamente la lingua intorno alla cappella bollente e poi strusciandola viziosamente, insistente, contro il filetto, prima di ringoiarlo tutto fino ad affondare il naso tra i peli della radice e riprendere l’altalena della testa.
E intanto si ditalinava, si ditalinava furiosamente e godeva spasmodicamente una due tre volte.
Il maschio le sborrò d’improvviso in bocca e lei ne ingoiò avidamente tutto lo sperma senza perderne nemmeno una goccia; bevi porcona le disse bevila tutta la mia sborra alla faccia di tuo marito quanto sei bona! La professoressa rialzò la testa solo quando ebbe slinguato ancora interamente il cazzo, a lasciarlo umido di saliva ed ancora discretamente in tiro. Si baciarono ancora in bocca e l’uomo avvertì il sapore della sua sborra sulla lingua di velluto della signora e glielo disse, subito dopo, staccandosi.
Lei lo guardò con occhi torbidi e non disse nemmeno una parola, abbandonandosi invece sul letto, supina, a cosce spalancate, a ditalinarsi lentamente mentre continuava a guardarlo intensamente in viso e poi, mentre lui si alzava, cominciando a fissare il cazzo e a respirare affannata.
Che troia! Che troia! Giuseppe aveva già ripreso vigore a vederla così e prese un preservativo dalla tasca dei calzoni abbandonati sulla poltroncina ai piedi del letto. Tornò da lei.
‘Mettimelo tu, ficona!’ la invitò poggiandosi il preservativo sulla cappella.
Concetta lo assecondò immediatamente alzandosi a sedere sul materasso, ma aveva appena svolto il primo tratto con la mano che tornò a chinarsi sul cazzo per procedere a completare l’operazione con la sua bocca.
Che troia! Che troia! Giuseppe prese a scoparla rudemente da sopra, trovando la fica fradicia per le precedenti godute, caldissima e rapida ad accogliere il suo gran cazzo, fino in fondo, per cominciare a corrispondergli in tutto e per tutto, con un ritmo lento ed avvolgente, vorticoso.
La troia gemeva di piacere sotto il suo chiavatore, con le belle cosce intorno alle reni di lui e le caviglie sottili incrociate dietro la schiena a spronarlo, a corrispondere al ritmo del cazzo o a darlo lei stessa quando voleva che non si acquietasse.
‘Ti piace, eh? Ti piace, vero? Dillo, dillo che ti piace!’, la incitava il maschio ‘ sono meglio di tuo marito vero?
‘Mmmm’ siiiii’ Mi piace! Mi piace’ Siiiii, tu sei un vero uomo mio marito è solo un frocio. Aaaah chiavami’.
‘Cosa ti piace? Dillo, Concetta’ dillo, dai!’.
‘Mi piace’ fare l’amore con te!’. ‘No’ nooo!’ Dimmi quello che ti piace davvero!’.
‘Siii’ te lo dico’ mi piace’ mi piace il tuo cazzo!”.
‘Meglio’ dillo ancora’ mentre lo prendi in fica! Dillo”.
‘Il cazzo’ il cazzo’ mi piace il cazzo!”.
‘E perché?’ Dimmi’ perché ti piace?’.
‘Perché mi fa godere!’ Mmmmm’. Che buono!’ Perché sono una puttana’ lo voglio tutto!’ Tuttooooo! Anche le palle’.
Giuseppe la cavalcò a lungo senza posa, lo eccitava quella quarantacinquenne vogliosa sposata con due figli e per giunta il marito era il preside della scuola dove lui insegnava. Poi, senza uscire da lei nemmeno per un attimo, si girò supino trascinandosela dietro e sistemandosela sopra.
Concetta prese così a saziare la sua fica agitandosi come in altalena e intanto si sgrillettava il clitoride turgido con la mano. L’uomo le palpava le tettone, che gli oscillavano burrose davanti al ritmo della scopata, e mandò una mano sul bel sedere aperto a carezzarlo pesantemente, poi a spingere il dito medio nel buchetto palpitante.
‘Ti piace se ti ficco un dito in culo?’ Ti piace, vero?’
La femmina non rispondeva ma continuava a mugolargli sopra e sembrava smaniare ancora di più’
Del resto, il maschio avvertiva il buco stringersi ritmicamente intorno al medio, che era penetrato tutto, e questo valeva più d’una risposta.
Cominciò dunque a sodomizzarla con il dito, in sincronia con la cadenza del coito, mentre pensava a quando, tra poco, le avrebbe fatto il culo.
La stessa cosa che s’immaginò Concetta, in un lampo improvviso che la lasciò stordita.
Chissà perché prima d’allora non ci aveva pensato, non con chiarezza almeno, nonostante la natura degli approcci che c’erano stati tra loro, alla parata! Era questo che sarebbe successo: quel cazzo enorme le avrebbe violato il culo, l’avrebbe fottuta contro natura, le avrebbe goduto nelle viscere’
Non c’era più modo di sottrarsi, ormai, era inevitabile, era scritto!
Come ne fu del tutto consapevole, iniziò a venire e si agitò tanto freneticamente, con una velocità, un ritmo, una voglia così incredibili che si trascinò dietro anche il maschio, in un gorgo di piacere scatenato, strozzando in gola il grido altissimo che avrebbe voluto lanciare e saziando, per un attimo brevissimo ma solo per quello, tutta la fame di sesso arretrata che le aveva urlato dentro, senza freni, fino ad allora.
Più tardi lo prese di dietro senza tante storie o infingimenti, un’inculata profonda e lunghissima, con qualche smorfia, sofferenza e strillo, in avvio, per le dimensioni del membro, ma alla fine anche con un godimento sfrenato. In quel modo che in precedenza aveva praticato di rado e abbastanza controvoglia con il marito. Per la signora fu un’autentica rivelazione, il coronamento della sua presa di coscienza: doveva recuperare il tempo perduto, rifarsi di tutti gli anni incolori che aveva trascorso ultimamente, ricordarsi che era ancora giovane e affamata di sesso, di montoni, di cazzo’ Dopo quel primo pomeriggio di sesso al motel, ne seguirono molti altri. Alla signora Concetta moglie del preside Giorgio nonostante i quarantanni di età non bastava mai, anche perché il marito da questo punto di vista le offriva ben poco: lui con il lavoro e soprattutto la politica locale era molto impegnato . Nonostante l’aria da brava mogliettina tutta casa e chiesa era una vera ninfomane così Giuseppe, da quel mascalzone puttaniere che era, decise, dopo un po’ di tempo, di approfittarne ancora di più.
Egli era entrato in confidenza con un preside di una scuola vicina, il prof. Luigi , e fece in modo da farlo partecipare ad una festa cui sarebbero intervenuti anche lui stesso e i due coniugi Concetta e Giorgio.
Prima di allora, portando il discorso sulle donne, aveva convinto l’uomo che, suo tramite, avrebbe potuto farsi la signora Concetta, che lui si scopava già da tempo e che era una che non si sarebbe certo tirata indietro, perché era proprio una ninfomane!
In cambio di qualche spintarella per la sua carriera, il preside che aveva molte conoscenze politiche avrebbe avuto l’opportunità di appartarsi con quella splendida fica (che, egli ammirava tantissimo, ma che ‘ maturo, pelato e di corporatura forte com’era ‘ considerava irraggiungibile).
Non si doveva preoccupare: ci avrebbe pensato lui, non c’era problema!
Il giorno della festa, dunque, Giuseppe fece in modo che la signora e il suo spasimante chiacchierassero un po’, familiarizzando un minimo, mentre il marito di lei veniva distratto ed intrattenuto, a parte, prima da lui stesso, poi da altri.
Al momento propizio ‘ dopo che lei gli aveva detto che quel preside (sarà pure stato tanto importante, ma era proprio noioso!) le era stato addosso asfissiandola, prima di sparire (finalmente!)’, le cominciò a dire di non fare la difficile, che se lei piaceva a quell’uomo ne avrebbero potuto approfittare tutti e due, che si trattava soltanto d’essere gentile, che si sarebbe certamente pure divertita a scherzarci un po”
Infine, la prese sottobraccio e la condusse in un salottino dalla parte opposta della casa e, dopo che furono entrati, chiuse la porta. Dentro, c’era ad aspettarli il preside, seduto su un divano.
‘Cara la mia Concetta, il preside qui è rimasto proprio affascinato e ti vorrebbe conoscere un po’ meglio”, esordì Giuseppe.
‘Sono lusingata’ ma’ sarebbe?’, chiese lei che però aveva capito da tempo dove il discorso sarebbe andato a parare, associando il loro appartarsi al tono della voce con cui Giuseppe le aveva parlato in precedenza ed agli sguardi intensi del grassone.
‘Sarebbe’ beh, sarebbe che vorrebbe combinare qualcosa con te, ecco! Non è così, preside?’
‘Si, si’ la signora mi piace molto!’
Per quanto se l’aspettasse, Concetta era senza parole. ‘Sai, aggiunse insinuante Giuseppe, lui è un personaggio importante: può aiutare te, me ed anche il cornutone”
‘Ma su, dai, cosa mi stai proponendo? Ti rendi conto? Per chi mi hai preso? Io sono una donna sposata’ protestò debolmente lei.
‘Per quella che sei, disse lui con semplicità, ormai ti conosco bene e so che ti piacerebbe. E non pensare a tuo marito lui vuole solo i voti per diventare assessore al comune e poi è già da tempo che lo abbiamo reso cornuto.
La prese per la vita e le scivolò dietro, stringendosela contro e cominciando a baciarla sul collo. A contatto del suo sedere morbido, l’uccello di Giuseppe ebbe un sussulto, risvegliandosi’
‘No’ no’ che fai?’
‘Faccio vedere al preside, quello che ti piace, no? Non ti andrebbe un bacetto anche da lui?’
‘Ma dai, no, non mi va’ lasciami!’ Preside, venga avanti’ si faccia sotto’ La nostra Concetta sta recitando”
‘Posso azzardare?’.
Il preside si fece coraggio, anche perché la signora smaniava ma non stava più protestando.
‘Certo, certo, s’accomodi’ Non è vero, bellezza? Che ne hai una gran voglia tu pure, dico”
Le aveva sollevato la gonna da dietro, mentre la teneva per la vita ed aveva mandato una mano ad esplorarla tra le cosce:
‘Sentisse com’è tutta bagnata! Una vera troia! Che le dicevo? Questa ci sta’ Anzi, non vede l’ora! preside, ora vi lascio soli’ Mi metto fuori la porta, ad evitare che qualcuno arrivi a disturbare”
Uscì e, accostata la porta, s’appoggiò allo stipite in modo da controllare il corridoio. Intanto cercava di ascoltare come procedevano le cose all’interno.
‘Ma su, che mi sta facendo, preside?’, mormorava intanto Concetta.
‘Gran fica’ gran fica che sei!’
‘Suuu’ sia buono’ Potrebbe arrivare qualcuno!’
‘C’è il professor Giuseppe a’ a fare la guardia”
‘Già!’ disse lei, e poi si fece un gran silenzio.
Fuori la porta, Giuseppe drizzò le orecchie al massimo, cercando di capire che stessero facendo esattamente anche se ormai era chiaro che tutto filava liscio come l’olio.
Sentì come un mugolio soffocato, un respirare affannoso, dei sospiri del preside’
Poi gli giunse il suono familiare d’una lingua al lavoro: erano soli da meno di due minuti e Concetta già gli stava facendo un pompino dei suoi, incurante che il marito non fosse poi tanto lontano!
‘Madonna, che bocca’ che bocca! Me l’aveva detto che fai dei pompini fantastici ma’ non credevo! Non così’ Mi stai per far godere’ siii’zoccola ti sborro in bocca bevilo tutto’. Che cornuto che è tuo marito!’
Giuseppe, avvertì il rumore soffocato di lei che stava deglutendo ingordamente la sborrata’
Tutto era andato per il meglio: Concetta si stava rivelando una vera e propria risorsa, con quell’aria da santarellina era una vera e propria troia!
Ora si trattava sola di sapersela gestire’ Così, quando i due uscirono dal salottino (incredibile come lei non tradisse minimamente quanto era accaduto solo pochi istanti prima!), Giuseppe si accostò al preside per prendere accordi su quando avrebbe avuto l’intenzione di scoparla.
A lei nemmeno rivolse la parola, sapendo che tutto ormai le sarebbe andato per il meglio e che, certamente, avrebbe saputo inventare una scusa credibile con il marito, anche se il preside avesse voluto farsela in piena notte. Magari a casa sua non lontano dal marito il preside Giorgio il cornutone!
Ma tutto fu assai più semplice e il rendez-vous venne fissato per il giorno dopo, al pomeriggio, in un appartamentino adatto alla bisogna’
Così il giorno dopo, la signora Concetta si presentò puntualmente all’appuntamento e, nonostante la scarsa avvenenza del partner, entrò già abbastanza eccitata. Il preside era piuttosto grasso e pure pelato, però la signora aveva potuto constatare il giorno prima, in quel salottino, che era ben dotato: un cazzo di oltre venti centimetri di lunghezza, grosso e nerboruto in proporzione. Non c’era molto altro d’interessante, ma era sufficiente, visto che il marito in tal senso lasciava molto a desiderare.
Certo quando lui prese a baciarla sulla bocca, non si sentiva particolarmente attratta e partecipe, ma il trovarsi l’affare di lì a poco in mano ricondusse la situazione ad un livello di accettabile passionalità.
Ora Concetta era nuda tra le sue braccia e godeva quasi involontariamente del calore che nell’abbraccio le trasmetteva il corpo adiposo dell’uomo, anche lui completamente nudo.
La stanza era in penombra, appena illuminata da quel po’ di luce proveniente dalla tapparella non completamente abbassata: l’atmosfera era eccitante, mentre la baciava con voglia crescente, a lungo. L’uomo cominciò a giocare di lingua sul corpo abbandonato di lei, soffermandosi a succhiarle le tette, slinguando e poi mordicchiando sapientemente i capezzoli dritti e duri, poi la sua bocca scese sulla pancia, sull’ombelico, sul fianco flessuoso a prenderlo tra le labbra, e scese ancora e ancora fino a tornare a sfiorarle i riccioli serici della fica, a leccarle la pelle tenera di lato, dove era depilata’
La sua testa si piazzò tra le cosce e la signora Concetta sentì una prima lappata sulla sua passera palpitante e già bagnata da altri umori’ Avrebbe dovuto ricambiare? Prendergli nuovamente in bocca il cazzo? Era questo che si aspettava? Lo pensò confusamente e si sollevò prima a sedere e poi in ginocchio sul letto. Lui per seguirla con la sua bocca si girò supino, la pancia abbondante all’aria, e mentre la donna gli calava il ventre sul volto avvertì la morbida carezza della lingua sulla cappella infiammata’
Adesso la signora baciava e leccava il cazzo con decisione, non mollemente e solo in punta, esplorandone tutta la lunghezza, fino alle palle gonfie, fino ad affondare il naso nei peli, prendendolo in bocca tutto, ma tutto per davvero, in gola, e succhiandolo piano mentre i capelli scuri a caschetto le ricadevano intorno al volto.
Le piaceva tantissimo, non l’avrebbe neppure creduto prima di cominciare con un soggetto del genere, stavolta senza fretta’ Però non voleva farlo godere, non subito, il gioco era appena cominciato e voleva che durasse ancora. A questo punto voleva proprio che lui sapesse fin quanto era brava e porca a letto.
Così dopo un po’ si risollevò e tornò a baciarlo in bocca, con le lingue che si assaporavano a vicenda trasmettendosi perversamente il gusto degli umori dei sessi’
Le mani del preside non sapevano dove soffermarsi su tutto il bendiddio del corpo di Concetta, poi le percorsero la schiena e andarono a carezzarle l’oggetto dei suoi desideri, il sedere prominente, mentre lei gli impugnava l’uccello fradicio della sua saliva e già in rigida erezione’
‘Lo vuoi’ lo vuoi prendere nel culo?”, le soffiò d’improvviso in un orecchio.
Lei simulava sorpresa ed incertezza, mentre sentiva il suo cazzo ancora più duro, enorme, vibrarle in mano’
‘Vuoi?’ insisté l’uomo, sicuro di sé, ed un suo dito si presentò subdolo sulla rosellina anale già accarezzata dalla punta della lingua durante il sessantanove’ La baciò ancora, con passione infinita, profondamente, e lei si eccitò in modo pazzesco, la fica madida, agitando lentamente il culetto contro la sua mano’
‘Siiiii’. Lo voglio!’ ammise infine: ‘Ma fai piano’ Non farmi soffrire’ ti prego!’
Se ne struggeva anche lei, chiaramente, da quella troia che era!
Ora faceva quasi la santarellina’ Questo eccitava il preside, oltre al fatto di chiavarsi la moglie di un suo collega una femmina con quindici anni in meno di lui, mentre, staccandosi da lei, si alzò arrapatissimo per andare a prendere in bagno un tubo di crema.
‘Ho voglia di prenderlo’ siii’ fino alle palle’, bisbigliò ancora lei: ‘Ma piano, eh? Sii dolce, mi raccomando”
‘Non preoccuparti, bella!’ Girati di fianco, adesso!’
Mentre Concetta eseguiva, si distese dietro poggiandole il petto contro la schiena e la pancia sulle reni. La sua mano andò sul culetto portando il dito medio unto di crema a massaggiare delicatamente la rosellina. La signora gemette quando il dito tentò una piccola penetrazione, muovendosi molto lentamente in tondo. Poi il dito uscì per tornare ancora con altra crema e questa volta spinse con decisione e penetrò tutto, fino in fondo, massaggiando l’interno e riprendendo il lento movimento circolare, come ad indurre il buchetto a schiudersi’
La signora ansimava, ed era ormai evidente che aveva una voglia pazzesca di prenderlo anche in quel modo, anzi soprattutto in quel modo, mentre assecondava i movimenti di lui con tutta sé stessa, seguendo quel dito tentatore con il culo’ Gemette appena quando lui le ficcò dentro un secondo dito, continuando l’operazione, e poi un terzo’ Il suo buco s’era aperto, aveva ceduto senza problemi.
Lei era ormai un lago tra le cosce e lui se n’era accorto:
‘Credo che sei pronta’ Lo vuoi, vero?’
‘Lo voglio tuttooo’sì!’ soffiò e sentì dalle vibrazioni del letto che lui, di dietro, si stava infilando il profilattico: l’avrebbe inculata con il preservativo proprio come si fa con una puttana, prendendo tutte le precauzioni. Questo pensiero la eccitò ancora di più.
Trascorse solo un attimo, perché immediatamente la signora avvertì la cappella calda e dura, scivolosa per via del preservativo che la ricopriva, poggiarsi sul suo buco di culo e cominciare a spingere’ L’uomo le premette una mano sulla nuca per farla piegare di più su sé stessa e mentre lei lo assecondava docile con l’altra mano le aprì al massimo le chiappe: era però lei direttamente che dirigeva ansimando il cazzo, impugnandolo dietro di sé e tenendolo nella giusta direzione.
La cappella stava allargando il buco nel suo procedere inesorabile’ A Concetta sfuggì un altro gemito, che non riuscì proprio a trattenere, ma ormai il cazzo era dentro un bel po’, il peggio era passato’
‘Ti fa male?’ Non ci credo, dai!’ le mormorò in un orecchio il preside, tra una calda linguata e l’altra: ‘Sei una gran troia’ Si vede benissimo che ti piace prenderlo nel culo, alla faccia di tuo marito che si perde questo bel culo tieni troiona!’
‘Un po’ di male me lo fa!’ Che credi?’ Spingi ora, su’ Lo voglio tutto!’ Tutto dentrooo!’
Sollecitato dalla sua voce strozzata, l’uomo diede un ultimo colpo di bacino, contemporaneamente all’inarcarsi della schiena di lei, ed il cazzo sprofondò d’un colpo completamente dentro, fino ai coglioni, strappandole uno strillo: ‘ su dai sfondami ficcami pure le palle fammi sentire femmina’.’
Ora la donna percepiva il solletico dei peli sulle chiappe’
‘Ti sono dentro’ tutto dentro, lo senti?’
‘Si’ lo sento fino in gola che cazzo che hai altro che quello di mio marito ‘ è enorme!’
La voce della signora era stranamente strozzata, come se il cazzo le fosse arrivato veramente fino in gola: lui tornò ad avvicinare il suo petto alla schiena di lei, le sue mani da dietro cominciarono a palparle le tettone, a mungerla vigorosamente, poi iniziò a pomparla nel culo, con colpi lenti, brevi, cadenzati, che provocarono un vero cataclisma in lei, sconvolta, eccitatissima, a mugolare e gemere sommessamente’ Sììììì’ così, dai, sfondami!! Ooohh’che gusto’mmhh’ che bello, , che super cazzo che c’hai, sei super!!! Tutto’ lo voglio tuttoooo!!!’. Imperlata di sudore, la signora Concetta si leccava le labbra con gli occhi socchiusi, inarcando la schiena e spingendo indietro il culo per farsi penetrare meglio dal suo arrapato stallone. Il maturo preside non si faceva certo pregare: fotteva Concetta con arroganza e cattiveria, tirandola per i capelli come una cavalla per la briglia e schiaffeggiandole sonoramente le belle chiappe sode per incitarla a muovere il culo mentre la ingroppava.
Il cazzo si muoveva ormai del tutto liberamente, il culo aveva ceduto e si era perfettamente adattato alla mazza gonfia e lunga che gli scivolava dentro e fuori senza posa.
‘ Ancora’ ne voglio ancora! Di più!’ farneticava lei sotto l’assalto: ‘Più forte’più forte, porco! Non fermarti’ Inculami’ Dai’Dai’Dai”
‘Ora girati a pancia sotto’ Troia, voglio incularti per bene e raccontaglielo a quel cornuto di tuo marito com’è chiava un vero uomo troiona!’
‘Siii’ sono una troia, è vero!’Mi stai facendo impazzire’Dai’mmmmm”
E così con il gran cazzo piantato dentro fino alla radice, Concetta si girò lentamente ed il preside ne seguì i movimenti fino a ritrovarsela distesa sotto, a pancia in giù, le gambe divaricate a sgrillettarsi viziosamente il clitoride’ Riprese a pomparla in questa nuova posizione, schiacciandola con il suo peso ed aumentando ritmo e profondità delle affondate, con lei che tentava d’alzare in alto il sedere quando lui gli spingeva l’uccello tutto dentro e lo riabbassava quando lui lo estraeva grondante di umori’
‘Siii’ così’ancora!’ strillava e strillava: ‘Non fermarti’ dammelo tutto’ Che cazzo!’Dio, che cazzo!’Quant’è duro’e grosso’e buono!’Mmmmm’.mmmm’.’
Ora l’uomo spingeva come un indemoniato e lei non ce la faceva più a stargli dietro e a controbattere colpo su colpo, così s’era zittita e si limitava a mugolare mentre la camera risuonava adesso del caratteristico rumore dell’inculata, una specie di sciacquio, ritmato dai colpi violenti dei coglioni contro le natiche della troia’
Che venne un’ultima volta insieme all’uomo, ma aveva già goduto da sola almeno un altro paio di volte. Il preside le schizzo nel culo la sua sborra calda:
‘Sto venendo, Concetta, ti sborro in culo, sììììì’.ti riempio tutta
‘Siiiiiiiii dammela tutta la tua sborra si nel culoooooo che beeelloo!’
Restarono fermi così, il cazzo ancora duro e grosso dentro il culo, per alcuni lunghissimi minuti, ad ansimare affannosamente.
Poi, lui si sfilò e si arrovesciò supino accanto alla femmina che invece restò a pancia sotto e sedere per aria, con il buco dilatato e pulsante.
Che bello era stato! Come si sentiva depravata’
E, nonostante che stesse ancora ansimando, aveva già una voglia struggente di ricominciare. Ma il suo inculatore chiaramente no’ bisognava aspettare, accidenti, e poi darsi da fare per ritirarlo su e riportarlo in linea di volo.
L’avrebbe fatto. Tra un altro po’. Cazzo’ La signora Concetta era entrata in un tranquillo ménage, con Giuseppe che la scopava settimanalmente ed il preside che, invece, la faceva andare talvolta in quel famoso appartamentino per incularsela in tranquillità.
Non l’aveva mai chiavata, in effetti, ma contento lui’ E poi c’era il cornutone che, di tanto in tanto, se la faceva pure lui, anzi da un po’ di tempo con frequenza maggiore, forse perché, in maniera del tutto inconsapevole, apprezzava anche lui i miglioramenti, per così dire tecnici, delle abilità amatorie di lei. Ultimo ma non ultimo’
La signora, comunque, aveva sempre una gran voglia, addirittura crescente con l’incrementarsi delle sue performances, ed aveva cominciato a guardarsi intorno come alla ricerca di qualche altro bel cazzo con il quale riempire i momenti di ozio forzato.
Non era però molto portata alla ricerca, né ancora abbastanza disinibita, anche se aveva l’impressione che gli uomini, o almeno alcuni tra loro, sembrassero avvertire in qualche modo l’enorme carica di sensualità che la caratterizzava.
In un certo senso fu il destino a darle una mano, in forma del tutto imprevista. Infatti, un bel giorno ricevette una telefonata dal portiere del palazzo dell’appartamentino dove lo prendeva in culo, il quale le chiese di vederla con urgenza perché c’era un problema da risolvere.
Di più non volle dirle, nonostante che lei insistesse allarmata. Si trattava comunque d’una questione delicata ed era meglio che ne fosse informata, prima ancora del preside’
Come fu come non fu, la signora concordò infine un appuntamento per il giorno dopo e, andando dall’uomo, fu accolta con molta gentilezza e invitata a recarsi con lui nel miniappartamento già teatro delle sue prestazioni anali.
Entrati che furono, il portiere le consegnò una busta pregandola di guardare dentro perché c’erano cose di suo interesse. Si trattava di una serie di foto e, come Concetta ci posò sopra uno sguardo, diventò tutta rossa e si sentì sprofondare la terra sotto i piedi: erano foto pornografiche, un po’ artigianali, perché vi si poteva vedere una donna che veniva sodomizzata da un uomo maturo e corpacciuto che la cavalcava alla pecorina o carponi sul letto o ancora impalata a cosce aperte sopra di lui, quando era seduto sul letto’
Senz’ombra di dubbio quella donna era la signora Concetta e l’uomo corpacciuto il preside suo amante!
Dunque, si trattava di un ricatto: quel viscido individuo che l’aveva attirata in quella trappola, il portiere dello stabile, non era altri che un ricattatore.
Ma qual era il prezzo del suo silenzio e quanto avrebbe preteso per i negativi? La signora si sentiva in difficoltà, la testa le girava’ Riusciva tuttavia a pensare che il preside avrebbe potuto contribuire, se non proprio farsi carico di tutto, come pure sarebbe stato giusto!
Ma no, non si trattava di questo, perché, arrivati a parlare del costo dell’operazione, il portiere chiarì che lui non aveva grosse pretese, solo qualche mancia e, magari’ Magari cosa? Magari se la signora fosse stata gentile con lui, si fosse dimostrata carina, non avrebbe voluto addirittura nulla. In cambio dei favori di lei’
La signora Concetta era un po’ indignata, ma poi mica tanto considerato che così la questione si poteva risolvere in termini ragionevoli, si sarebbe potuto discutere’
Il portiere le fece vedere da dove erano state prese le fotografie: si trattava di un armadio con falso specchio, piazzato proprio di fronte al lettone! Le volte che Concetta s’era ancora più arrapata nell’osservarsi di sfuggita nello specchio mentre lo prendeva nel culo, c’era qualcuno (il portiere?) di là dell’anta con la specchiera che la stava guardando, la stava fotografando, magari si stava masturbando’ Doveva essere successo proprio così, accidenti! Ed ora bisognava pagare’
Il portiere non era certo bellissimo, ma nemmeno da buttare via, in fondo’ La signora cercò di prendere tempo: non si sarebbe potuto rinviare? Ad un altro giorno, magari l’indomani?
Ma l’uomo non voleva sentire ragioni, forse temendo che lei si dileguasse e, in qualche modo, riuscisse a sfuggirgli: quindi si oppose fermamente a rimandare, meglio togliersi il pensiero subito no? Mentre discutevano e la signora andava sempre più riducendo i suoi tentennamenti, egli la prese delicatamente per la vita e la spinse dolcemente verso il letto. Quando le ginocchia di lei urtarono il bordo del materasso, provò a baciarla.
‘Eh no! Baci nisba!’ disse perentoria, ma tacque quando lui cominciò a tastarle il bel sedere.
Non disse più nulla nemmeno quando lui la fece sedere sul letto: le restò in piedi davanti e la signora, a questo punto, lo guardò slacciarsi i pantaloni e mandare dentro una mano a pescarsi il cazzo dentro le mutande. Lo tirò fuori: era in erezione non completa ma senza dubbio non era male, tutt’altro!
L’uomo guidò il suo affare contro le belle labbra di lei, spingendole contro la testa da dietro, e ci strusciò contro la cappella calda e rossa. Lei stentava a reagire e riusciva solo a sporgere impercettibilmente la bocca per dei bacetti forzati, così lui dovette prenderla per il mento ed indurla a schiudere le labbra carnose spingendo dentro l’uccello’ Le fece aprire ben bene la bocca e ci spinse il cazzo dentro, contro la lingua.
La signora si decise ed iniziò infine attivamente il pompino, prendendo a succhiare l’arnese in punta, slinguandolo tutto. La sua pigrizia iniziale ben presto fece posto ad una partecipazione crescente e vogliosa, man mano che sentiva il cazzo crescerle in gola e crescerle ancora e ancora’
Proprio un bel cazzo, niente da dire! Nerboruto e consistente’ Succhialo, zoccola! Pompalo tutto… pure i coglioni ti faccio ingoiare!! Ti piace il cazzo in bocca, eh?!? Ciucciamelo bene e poi raccontaglielo a quel cornutone di tuo marito!
Il portiere non le venne in bocca, ma sottrasse il suo affare alle attenzioni di lei (che era ormai chiaramente partita, tanto da avere iniziato a masturbarsi) e sollevandola in piedi la fece girare e poi piegare in avanti sopra il letto. Le tirò su la gonna arrotondandola intorno alla vita e diede uno strattone in basso al perizoma:
‘Ora mi darai il culo, bellezza! Proprio come hai fatto tante volte, qui, con il panzone! Vedrai che ti piacerà ancora di più’ prenderlo da me!’
‘No’ aspetta! Mettimi un po’ di crema e infilati un preservativo, dai!’
‘Ma che crema e crema e che preservativo e preservativo! Poi non ce l’ho!’
‘Beh’ ce l’ho io’ Te lo prendo”
Concetta si rialzò, con il bel culo parzialmente scoperto. Si sfilò il perizoma lanciandolo sul letto, restando in autoreggenti e tirò fuori dalla borsetta un profilattico, estraendolo subito dalla bustina.
Aveva voglia, adesso, e si sentiva tutta bagnata’ Gli stese il preservativo: ‘Spogliati, dai! Facciamo le cose con comodo”. Cominciò a farlo lei per prima, mentre il portiere, arrapatissimo, l’imitava.
‘E poi’ perché non mi scopi? Il culo te lo darò dopo, sai’ mica scappo!’ disse con semplicità.
L’uomo ora era completamente nudo, tranne che per i calzini, e mentre lei si stendeva, prese da sopra il materasso il suo minuscolo perizoma, lo odorò a fondo e poi c’infilò dentro la testa per metterselo intorno al collo, come una collana, un trofeo.
Si dispose anche lui sul letto e mandò due dita a ditalinarle la passera bagnata, tra le cosce spalancate, mentre si infilava il preservativo’ Di lì a poco, la signora Concetta gli montò sopra e si diresse il cazzo in fica, con sicurezza, prendendo dentro fino ai coglioni e cominciando subito dopo a muoversi in altalena per saziarlo del suo sesso’
Senza fretta, con cadenza rallentata lo cavalcava, frullandogli l’uccello con una fica già fradicia e vibrante, con ritmo e voglia crescenti’ Ansimava, mentre le sue belle tette ballonzolavano dritte davanti agli occhi del maschio, al ritmo della scopata’
‘Ficcami un dito in culo, dai!’ lo implorò d’improvviso.
‘Farò di meglio” ribatté lui e prendendola per la vita la sollevò quel tanto da tirar fuori l’uccello, per poi dirigerlo sull’oggetto principale dei suoi desideri.
Aiutato da lei, che si allargava al massimo le chiappe, il cazzo, con il preservativo lubrificato anche dagli umori della fica appena abbandonata, scivolò dentro il culetto piuttosto agevolmente, venendone inghiottito fino alle palle’
La cavalcata ricominciò più selvaggia di prima, con mugolii scomposti della femmina che s’agitava come un’invasata, impalandosi sull’uccello e intanto sgrillettandosi il clitoride davanti. Mugolava di piacere, Concetta collaborava con tutta sé stessa, lasciando che, dopo un po’, il maschio si sfilasse pure dal secondo buco ormai tutto aperto e privo di resistenza e la mettesse supina sul letto per cominciare di nuovo a scoparla, standole sopra e spalancandole completamente le cosce. Poi la inculò ancora, con una serie di profondissime affondate, senza spostarla’ e di ritorno in fica’ nel culo, in fica, in culo, e dai dai dai dai!
All’improvviso il cellulare della signora squillò. ‘ Sarà quel cornutaccio di mio marito’ disse Concetta mentre gemeva.
‘Non avrai intenzione di rispondere spero’ rispose l’uomo, fermando la chiavata.
‘Ho detto a mio marito che andavo ad una riunione di docenti per cui gli dirò che non ho sentito! Non voglio certo fermarmi sul più bello e perdermi questo bastone così duro che hai tra le gambe.’
L’uomo riprese a fotterla, iniziando a dare i suoi colpi a ritmo con gli squilli e ad ognuno di questi affondava sempre più ora nella fica ora nel culo della femmina in calore.
Alla fine l’uomo crollò in una sborrata colossale e, sotto di lui, la troiona gridò senza freni, godendo per l’ennesima volta.
Aveva trovato un nuovo amante, una vera fortuna’ Per quanto tempo l’avrebbe soddisfatta? Non lo sapeva, né se lo chiedeva. L’unica cosa era intanto prendere tutto il piacere che poteva e, quel pomeriggio, non si concesse sconti di sorta.
Ora aveva messo su una buona scuderia di stalloni, che si sarebbe potuta ulteriormente allargare, a suo piacimento, con calma, selezionando le new entries. Ci sarebbe stato da divertirsi, durante i provini.
Quella sera la signora Concetta rientrò a casa dal marito cornuto e dai figli, soddisfatta e piena di buoni propositi. Soltanto era costretta a camminare a gambe un po’ larghe: ne aveva preso troppo!
La professoressa Concetta era divenuta una vera porca, ormai i suoi amanti aumentavano sempre più, prima il collega del marito, poi il maturo preside che con i suoi sessant’anni suonati la inculava con una certa frequenza, infine, il portiere’
Nell’istituto in cui insegnava la signora non aveva ceduto ancora a nessuna avance, forse perché temeva che qualche fuga di notizie avrebbe insospettito quel gran cornuto del marito. Eppure i corteggiatori non le mancavano, i più incalliti erano il prof. di educazione fisica, il preside prof. Alberto, ma anche altri, tra cui anche un suo alunno Marco. In realtà il ragazzino, un diciassettenne, si era pazzamente innamorato di Concetta, la seguiva ogni volta che gli capitava l’occasione, le aveva addirittura lasciato dei bigliettini nella borsetta in cui le confessava il suo amore. Concetta non aveva dato peso alla cosa, anzi la eccitava molto la situazione, in realtà il ragazzino le scriveva solo frasi dolci e mai un accenno al sesso o quant’altro. Uno di questi biglietti capitò, per caso nelle mani di Giorgio, il marito di Concetta. La donna si trovò costretta a raccontare tutto al marito sottolineando come la situazione si ripeteva oramai da un bel po’ di tempo e lei non aveva mai trovato il coraggio di dirlo e poi in fondo si trattava di un ragazzo. Il marito, molto geloso, telefonò a casa del ragazzo e il caso volle che fosse proprio lui a rispondere, lo minacciò di dire tutto ai suoi genitori e di spaccargli la faccia se non avesse cessato il tutto. Marco a malincuore fu costretto ad ubbidire, inoltre da quel giorno Concetta iniziò ad essere molto fredda in classe con lui e ciò lo rese molto triste, in fondo lui era sinceramente innamorato di quella donna così carina e dei suoi occhi verdi.
Passò qualche giorno e Marco era sempre più triste e cupo. Capitò, un giorno, che il ragazzo aveva dimenticato in classe un libro e dovette tornare a prenderlo. Mentre i suoi amici e tutti i professori avevano lasciato la scuola lui vi tornò. Era sera, nell’istituto data la carenza di aule gli alunni erano divisi in due turni la mattina ed il pomeriggio fino alle 18.30. Marco si avviò verso l’aula dove aveva dimenticato il libro: ironia della sorte avrebbe dovuto studiare per essere interrogato il giorno dopo proprio dalla professoressa Concetta. La pensò, fermandosi un attimo, pensò a come era vestita poco prima in classe.
Marco era rimasto colpito dal vestito della professoressa, apparentemente molto elegante: la gonna era però alquanto corta e la camicetta alquanto scollata, le calze poi erano di un rosso intrigante! Marco stava quasi per entrare in aula quando si bloccò di nuovo, stavolta allibito: in quell’aula vi erano il preside dell’istituto il prof. Alberto e la professoressa Concetta. Il preside aveva sbottonato i pantaloni e con una mano si menava l’uccello, mentre con l’altra chiamava la prof. Concetta che, finito di scrivere, con un sorrisetto malizioso e condiscendente, raggiunse sculettante il suo capo, inginocchiandosi docilmente tra le sue gambe aperte: cominciò a leccare il glande turgido e congestionato dapprima con piccoli colpetti, poi con sbrodolose slinguate che in pochi secondi fecero drizzare e indurire notevolmente l’uccello dell’uomo. Per nulla impressionata da quel palo di carne, la bella Concetta lo ingoiò quasi fino alle palle, prendendo a pomparlo spinta su e giù dalla mano del preside sulla sua nuca. Marco non credeva ai suoi occhi, quella donna che con lui faceva tanto la smorfiosa non era altro che una troia, altro che brava mogliettina! Il preside intanto continuava a godersi il bocchino ed alle orecchie del ragazzo giungeva un ‘mmmmhhhh’. mmhhh’ mmmhh” soffocato della bocca della professoressa piena di cazzo. Marco fissava esterrefatto quella scena, incapace di reagire, a bocca aperta: fece appena in tempo a pensare che Concetta era molto riservata quando, davanti ai suoi occhi, la troia si fece sborrare in bocca e in faccia, ripulendo poi coscienziosamente con la lingua il cazzo gocciolante del preside. ‘Finalmente, sei contento ora?’ cinguettò con tono di finto rimprovero la porcona; sarebbe sembrato un normale colloquio tra colleghi se la sorprendente professoressa non avesse parlato asciugandosi con un fazzolettino di carta gli schizzi di sborra che le imbrattavano la faccia e il seno!
In piedi, accanto alla scrivania, Concetta aveva preso il cellulare e stava chiamando casa: ‘Pronto, Paolo? Ciao, tutto a posto? Ha chiamato papà? No?! Strano’ chiamerà più tardi. Avete pranzato? Sii!?! Bene’. Ciao tesoro faccio un po’ tardi oggi’. Faceva davvero uno strano effetto vedere e sentire Concetta impegnata in un’affettuosa conversazione telefonica da mammina premurosa, mentre quel porco del preside, nudo e con l’uccello penzolante, si dava da fare per spogliarla: la camicetta finì in terra, il reggiseno seguì con le mutandine di pizzo; così la brava Concettina era sdraiata a cosce spalancate sulla scrivania, vestita (si fa per dire) solo delle calze rosse autoreggenti: piegato su di lei, il preside affondava la faccia nel pube villoso leccandole con gusto la fica che, a giudicare dallo sbrodolìo che giungeva alle orecchie di Marco, doveva essere bella fradicia. ‘Paolo, caro, io’ mmmmhhh’ ecco, penso di rientrare fra una mezz’ora’ ooohhh’ mmmhhh’ eh? No, niente, un’interferenza’ sì, dicevo, mezz’ora, anzi no, un’oretta’ Sì!! Sì!!! Così!!!!’ Come? Intendevo dire sì, un’oretta, magari due’ ciao’.
La porca riattaccò, gemendo sotto i colpi di lingua del maschio che, intanto, la mungeva a piene mani strizzandole le tettone burrose e titillandole i capezzoli erti e turgidi. Marco era sconvolto ma, soprattutto, si sentiva sempre più eccitato: il cazzo si era gonfiato al punto da far male e provava piacere nel vedere Concetta chiavata dal preside; pur essendo più vecchio del marito (il preside aveva all’incirca sessant’anni) non è male: ricco, ben dotato, ha successo, pensò’. Nel turbinio di questi pensieri, Marco si trovò col cazzo duro e pulsante in mano, a spararsi una sega col gusto morboso di un adolescente. Intanto il porco, dopo aver fatto godere la professoressa con la lingua, si preparava a chiavarla sulla scrivania dove la troia, rialzatasi, lo accompagnò tenendolo per il grosso cazzo eretto come se fosse un cagnolino al guinzaglio. Vi si inginocchiò a cosce divaricate piegandosi in avanti e spingendo in alto il suo bel culo sodo: ‘Mi interroghi su tutto preside e, a fondo, mi raccomando!’ disse. L’esimio preside assunse un’aria fintamente professionale: ficcò una penna nel culo di Concetta dopo averla spalmata di vaselina e prese a frugarla oscenamente, strappandole mugolii di piacere e gridolini di dolore. Arrapatissimo, l’uomo afferrò Concetta per le chiappe, cominciò a incularla con poderosi colpi di cazzo: la stanza insonorizzata attutiva le grida di strazio e di godimento della sorprendente prof. che, come pensava il ragazzo che assisteva alla scena, in 5 anni di scuola non aveva mai accennato una parolaccia e che ora si stava facendo sfondare come una troia in calore. La voce di Concetta, infatti, incitava il suo stallone: ‘Si spaccami, fammi toccare le palle. Sono la tua troionaaa!’.
Marco non riusciva più a ragionare. Era lì a qualche centimetro dalla porta, col cazzo in mano a menarlo vedendo la prof. scopare col preside; proprio lei, la persona che sembrava così casta e pura ora gridava ed incitava come la peggiore delle baldracche.
Concetta gridava come un’ossessa, si sentiva forse la bella donna che credeva, per la prima volta dopo tanto tempo, e quella sensazione le dava alla testa. Ogni tanto intercalava frasi sul marito del tipo: ‘Pensa a mio marito, quel coglione buono a nulla’, oppure: ‘Come è grosso il tuo cazzo, non come quello di quel fottuto di mio marito’.
Ogni tanto le scappava anche qualche risatina.
Masturbandosi freneticamente, il ragazzo godette nella mano mentre davanti a lui il preside, assai più fortunato, sborrava in culo a Concetta afflosciandosi su di lei tra i gemiti di piacere di entrambi. Marco si ritirò in silenzio, lasciando i due sporcaccioni a godersela chissà ancora per quanto. Uscendo all’aria aperta respirò a fondo, come per purificarsi: quella sera aveva scoperto di essere un grandissimo guardone!