Ti stendi sul letto, voluttuosa, e mi sorridi con malizia.
Calze nere, scarpe col tacco e corsetto, esattamente come me. Il rossetto rosso fuoco spicca abbagliante sulla pelle del tuo viso, pallida. Passi la lingua sul profilo dei denti, alzi il braccio languidamente e lo allunghi verso di me; il tuo indice mi invita a raggiungerti. Nel frattempo afferri con l’altra mano il dildo nero come l’ebano, lungo e a doppia testa, e ne porti un’estremità alla bocca.
Fai saettare la tua lingua attorno al globo di gomma rendendola lucidissima; i nostri sguardi si incrociano e si incollano tra loro, come due calamite. Getti leggermente la testa indietro, socchiudi gli occhi ma senza staccare il contatto, sollevi il dildo verso l’alto e lo fai calare lentamente attraverso le labbra, che diventano una sottile riga rosso lucido che separa il nero della gomma dal bianco della pelle.
Dalla gola ti sfugge un mugolio di piacere, ti stai bagnando e un profumo muschiato inizia a spandersi per la stanza. Con una mano ti sfiori il pube, le gambe leggermente divaricate, ti accarezzi delicatamente e aumenti di un’ottava il volume del mugolio.
Il mio sesso, imprigionato nella gabbietta di plastica, si ingolfa dolorosamente; devo fare qualcosa o rischio di esplodere. Mi siedo sul letto davanti a te, e ti accarezzo timidamente una gamba velata. Apri le gambe e, agganciando le tue caviglie alle mie, le fai aprire anche a me. E’ il momento che aspettavi.
Il dildo lucido e bagnato esce dalla bocca e si avvicina pericolosamente al mio buchetto. Tenendolo con due mani, abbassi lo sguardo un solo secondo per spingere la punta del serpente dentro la mia carne, poi catturi nuovamente i miei occhi. Sento il muscolo allargarsi e quindi richiudersi sulla prima insenatura, poi lentamente lo fai avanzare, inesorabile. La mia carne non resiste a questa spinta, si allarga per lasciar passare il magnifico animale. La saliva con cui lo hai bagnato sta facendo il suo lavoro.
Con una mano mi butti indietro, mi appoggio sui gomiti, mentre tu continui a violarmi. Con un leggero lamento ti indico di aver raggiunto il limite, più di così il tuo black mamba non può entrare, sento la testa globosa spingere sul fondo del mio intestino. Avverto l’abituale senso di pienezza, strano ed erotico. Come sempre mi accade, il mio ‘clito’ ritorna a dimensioni più umane, e dentro di me sospiro sollevata.
Afferri l’altra testa del serpente, e la appoggi contro il tuo buchetto. Avrei giurato che l’avresti messo ‘davanti’, come mi sbagliavo sulla tua lussuria! Scivoli lentamente in avanti e ti lasci impalare dallo stesso arnese che mi trafigge. Mentre scendi vedo una tua palpebra tremare leggermente, trattieni il fiato lasciando uscire di tanto in tanto, tra i denti, un piccolo lamento.
Sembra un’eternità, ma probabilmente sono passati invece pochi minuti; e poi arrivi alla ‘fine’ anche tu. I nostri corpi, uniti da questo vincolo osceno e invadente, sono a pochi centimetri di distanza; vorrei che si toccassero, che le nostre carni si incollassero, ma ho paura di spingere troppo e farti male.
Sollevi leggermente il bacino e mi fai stendere una gamba dietro la schiena; lo stesso faccio io, e ci troviamo avvinghiate in un intreccio erotico. Lentamente inizi a muoverti, avanti e indietro, e lo stesso faccio io; la gomma sfrega e geme per questa doppia sollecitazione.
Aumenti il ritmo, la testa della bestia avanza e retrocede ritmicamente dentro di me, la sento come una tua estensione, come se fossi proprio tu a scoparmi, e mi chiedo se sia la stessa cosa per te’ i nostri respiri si fanno pesanti e sussultanti, vedo i tuoi capezzoli indurirsi, guardo con sorpresa i miei che lo sono già; stringo le gambe per sfiorare il tuo sesso con l’interno della mia coscia, ti sfugge un grido e inizi a muoverti come in preda alle convulsioni, stringendo anche tu le gambe in spasmi ritmici.
Improvvisamente la giunzione tra il mio corpo e il tuo diventa il centro del mio universo, devo fare qualcosa per liberarti da questa sofferenza, per darti finalmente la petite mort che tanto adori, e allora stringo più che posso i muscoli dell’intestino, e spingo in avanti col bacino, sempre più avanti, sempre più fondo, disperatamente dentro di te.
La tua mano mi afferra l’interno del ginocchio, lo porta in mezzo ai seni generosi per aumentare la pressione sul tuo clitoride; ne sento il calore liquido scivolare sulle nostre pelli. Dalla tua gola esce un suono strano, basso, profondo, che aumenta di volume come un treno lontano che sta per arrivare, un lamento che sfocia in un grido, le tue unghie affondano nella carne morbida della mia gamba, il serpente in quella bollente del tuo candido fondoschiena; l’urlo raggiunge l’altezza massima, è arrivato finalmente il momento che io attendevo; poi lasci cadere la testa indietro, esausta, e resta solo il silenzio e i nostri respiri affannati.
Dopo un istante lungo come una vita ti risollevi, e noti il mio sorriso soddisfatto e compiaciuto. So già che stai pensando ‘stronza!’, ti sollevi piano sfilando il dildo dal tuo corpo ‘ ma lasciandolo saldamente nel mio ‘ ti metti a cavalcioni sul mio stomaco e fissando gli occhi nei miei cali lentamente il tuo viso sul mio e mi baci profondamente. Il mio e il tuo rossetto diventano un solo colore’