Racconto scritto dalla mia porca fidanzata.
Mi piacevano, quelle scarpe.
Non sono una feticista, ma le scarpe hanno sempre avuto un ascendente, su di me.
Esposte in un negozio, calzate da un’attrice, in fila disordinata sulle bancarelle dei mercati, ai piedi della sconosciuta di fronte a me sul treno, in televisione, una vecchia scarpa spaiata, rotta, abbandonata su una spiaggia o in fondo ad un bidone.
Alle scarpe da donna -col tacco, di qualsiasi foggia, colore, materiale, misura- un mio sguardo, anche distratto, non lo nego mai.
Eravamo entrati nel negozio perché avevo visto quelle scarpe in vetrina.
La porta era già chiusa a chiave, era tardi.
Ho insistito. Volevo provarle. Tu dicevi ‘Torniamo domani’.
‘No, domani finisce che non torniamo’.
Abbiamo bussato. Dentro c’era qualcuno. E’ venuto alla vetrina.
‘Quelle’ ho indicato, sorridendo, implorante ‘Faccio in un attimo, le voglio solo provare. S’il vous plait!’.
E così siamo entrati.
Il negozio era deserto.
Solo noi due, e Lui.
‘Siamo già chiusi’ ha detto scandendo la sua lingua, che io mal parlavo, che Tu non capivi ‘Veloci’.
Che numero, che colore.
Ha portato le scarpe.
Le ha prese, tolte dalla scatola, le ha poggiate ai miei piedi, mentre mi sfilavo gli stivali.
Tu ti sei seduto davanti a me, su uno sgabello. Eravamo stanchi, avevamo camminato tutto il giorno.
Lui s’inginocchia davanti a me, mi guarda mentre infilo un piede nella scarpa. Mi alzo, faccio leva sulla gamba. E’ stretta.
‘Può prendere la’ (non mi viene la parola) più grande?’.
Lui sbuffa, ma sorride. Si alza.
Lo guardo. E’ alto, lo Straniero, è straniero anche nella Città dove noi siamo andati per una vacanza di pochi giorni, parla con un forte accento, è nero.
Lo guardo, lo guardiamo.
Ti guardo.
Ritorna, con un’altra scatola. S’inginocchia di nuovo, mi guarda. Sorrido.
‘Mi aiuti tu?’.
Scuote la testa, ricambiando il sorriso.
Poggia le dita sulla mia caviglia, guida il mio piede dentro la scarpa, lo fa scivolare. Stringe i lacci.
‘Questa va bene’ dico, allungando la gamba verso di lui, che la tiene ancora tra le mani.
Sento i suoi polpastrelli sulla pelle della mia gamba, attraverso il nylon della calza.
Mi alzo, vado allo specchio.
‘Ti piacciono?’ ti dico.
Annuisci, non rispondi.
Hai capito.
Mi volto verso lo straniero. Indico un vestito appeso lì vicino.
‘Faccio in un attimo. Lo posso provare?’.
Annuisce anche lui, contrariato.
Sguscio in camerino.
Sai già cosa voglio fare.
Esco in un lampo, torno davanti allo specchio. Porgo il vestito allo Straniero, non va bene. Mi risiedo sullo sgabello, riprovo le scarpe.
‘Puoi stringermi ancora i lacci? Non ci riesco’.
La scena si ripete, lo Straniero s’inginocchia di nuovo.
Ed è un attimo. Vedo i suoi occhi fissi, la lingua comparire tra le labbra per bagnarle, la morsa lieve e fredda delle dita sul mio polpaccio.
Mi fissa tra le gambe.
Ti guardo, mi guardi.
Apro un po’ di più le gambe. Appena.
Sento il cuore battermi, un calore crescente in fondo al ventre.
Lo Straniero alza gli occhi su di me, un’espressione a metà tra il sorpreso e l’ottuso.
Si volta verso di te.
Non gli do il tempo di voltarsi, la mia mano è sulla sua. La spingo più in alto, sul ginocchio, sulla coscia. Premo il mio palmo su quella mano, la faccio aderire sul punto dove finisce l’autoreggente e inizia la carne.
Ti guardo.
Sento crescere la tua eccitazione, la mia.
Le dita dello Straniero indugiano. Fremono. Sudano.
In un istante le sento contro di me. Le punte dell’indice e dell’anulare premere indistintamente sul clitoride, tra le labbra. Le sento sfiorare i peli bagnati, a uncino entrare leggermente e ritrarsi.
Sorrido, le gambe ancora più larghe.
Voglio che Tu veda.
Mi lascio sfuggire un piccolo gemito quando le Sue dita di colpo entrano dentro.
Sono bagnata, le sento scivolare tra le pareti viscide, gonfie per l’eccitazione, calde.
Le ritrae, se le porta come istintivamente al viso, le annusa, le lecca.
Mi passo la lingua sulle labbra, fissandoti. Ti guardo il cavallo dei pantaloni.
Mi lecco le dita, mi porto la mano tra le cosce, inizio a toccarmi, davanti a Te, davanti a Lui.
Sorrido ad entrambi, voglio provocarvi.
Lo Straniero si avvicina a me. Mi apre la fica con le mani, delicatamente, mentre continuo a toccarmi.
Inizia a leccarmi.
Guardo la Tua mano muoversi, premerti sul cazzo da sopra i pantaloni.
Sento la lingua dello Straniero lapparmi il clitoride per tutta la lunghezza, titillarlo con movimenti circolari. Mi sento succhiare, sento la sua lingua entrare dentro, ritrarsi.
Non ci sa fare, è frettoloso.
Non sa leccarmi come mi lecchi Tu.
Ma sono eccitata.
Lo prendo per le spalle, lo invito ad alzarsi.
Mi inginocchio io ai suoi piedi.
Lo guardo, sorrido con malizia.
Si sfila frenetico la cintura, armeggia col bottone mentre gli abbasso la zip.
Ti guardo negli occhi.
‘Toccati’ ti dico ‘Guardami, e toccati per me’.
Il cazzo dello Straniero svetta ondeggiando nell’aria, liberato dalla costrizione dei jeans e degli slip. E’ grosso, nero, nerboruto. Una goccia lucida sulla punta.
Inizio a smanettarlo mentre ti fisso.
Ti stai toccando, mi fissi attraverso due pupille più scure.
Lo Straniero con uno strattone mi spinge giù la camicetta e le bretelle del reggiseno sulle spalle, abbassandolo con forza.
I miei capezzoli sporgono dalle coppe.
Apro la bocca, lo lecco.
Il suo sapore è forte, salato, sporco.
Provo una vena di disgusto, un fiotto di eccitazione degradata.
Lo sento sulla lingua, è gonfio, premo la punta sul frenulo.
Lo Straniero dice qualcosa nella Sua lingua, mi mette una mano sulla testa, stringendomi tra i capelli. Mi spinge verso di sé.
Ti guardo, mentre lo prendo tutto in bocca.
Sono in ginocchio, con le gambe un po’ divaricate, senza mutandine, con la camicetta oscenamente strattonata e le tette quasi totalmente fuori dal reggiseno, mentre succhio con gli occhi socchiusi l’enorme cazzo di uno sconosciuto.
E mi guardi, eccitatissimo, toccandoti come io ti ho chiesto.
Un po’ di saliva mi cola sul mento, succhio sempre più velocemente, mentre Lui continua ad ansimare ed a spingere la mia testa sul suo cazzo, che mi arriva tutto in gola, quasi soffocandomi.
Sento la fica pulsarmi, colare, ho una voglia incredibile di essere scopata.
Facendo forza con le mani sui suoi Suoi fianchi, mi stacco da lui, respirando a fatica.
Voglio il suo cazzo dentro.
Sono sul pavimento, ansante, scarmigliata.
Mi volto col culo in alto verso di lui, sulle ginocchia e sui gomiti, la faccia verso di te.
Insinuo una mano dal basso, e inizio a toccarmi la fica, le labbra, tra le natiche, dappertutto.
S’inginocchia anche lui, ma eretto sulla schiena, dietro di me. Mi afferra per le natiche, le stringe, le sculaccia, si abbassa per morderle, si rialza, mi sculaccia di nuovo. Mi preme il cazzo durissimo contro. Si china per sussurrarmi qualcosa all’orecchio, sento il suo fiato caldo nell’orecchio.
Poi ti guarda, mentre preme più forte nella mia fica che si apre sempre più ad ogni pressione.
‘Guarda come mi scopo la tua troia’ dice nella Sua lingua, non so se capisci le sue parole, ma credo di sì.
Un gemito acuto mi sfugge dalle labbra sentendo il suo cazzo entrarmi dentro senza preavviso. Mi accascio sui gomiti, inarcando la schiena.
Mi sento riempita, pulsante, sento ondate di piacere invadermi il ventre.
Lo sento iniziare a spingere, sgraziato, infuriato.
Sollevo il volto, incontro i tuoi occhi.
Sono vicinissima a Te. Allungo una mano, afferro la tua.
Stringi la mia mano, mentre Lo Straniero mi penetra, mi scopa.
Ti tiro verso di me.
Cadi in ginocchio sui talloni, il cazzo dritto verso me.
Mi baci sulla bocca, con passione, con rabbia, mi lecchi la faccia, mentre io grido, spingo il culo contro quel cazzo durissimo che mi apre in due.
Poggio una mano sulla tua, l’accompagno nel movimento che fa intorno al tuo pene, adesso lo stringo, sento il suo calore, il suo gonfiore tra le dita.
Muovo freneticamente il polso su di te, vedo i tuoi occhi chiudersi e sento il Tuo sperma schizzarmi sul collo, bagnandomi la mano, caldo, vischioso.
Raggiungo un orgasmo intensissimo, improvviso, sento la fica stringersi intorno al cazzo dello Straniero, il suo pube sbattere contro il mio culo aperto, il tuo cazzo bagnato nella mia mano, lo sperma addosso.
Soffochi le mie grida con tua la lingua nella mia bocca, aspirando tutti i miei gemiti.
Impazzisco di piacere, sento le gambe deboli, la testa pesante, la fica in fiamme.
Lo Straniero viene poco dopo, i suoi movimenti diventano selvaggi, brutali, mi sfonda senza riguardo, come una puttana, finché non sento il suo sperma schizzarmi dentro, riempirmi e colare dappertutto.
Si accascia, sfila con fatica, ansima, si abbandona a terra accanto a me, a Noi.
Appoggio la fronte contro la tua, il tuo respiro caldo sul mio viso.
Premo le mie labbra sulle tue.
Sento indistintamente i rumori del fiato dello straniero, la sua presenza. E’ lontano, da qualche parte, lì per terra, nudo, viscido, stanco. Non esiste.
Un giocattolo.
Si è rotto.
Non serve più.
Si alza, si riveste.
Succede tutto molto in fretta.
Mi pulisco, mi rivesto, ti rivesti.
Mi piacevano, quelle scarpe.