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Sin dai tempi del liceo non mi ha mai calcolato di striscio nessuno. I miei grandi occhiali, l’apparecchio ed il modo di vestire, all’epoca ordinato da mia madre, mi oscuravano al mondo. Io ero una ragazzina normale, ma purtroppo a quell’età per farti notare devi emergere prepotentemente, altrimenti sei fuori per sempre. E così fu per me. Fuori del tutto.

Fortunatamente all’università mi si aprì un mondo, e complice anche il mio corpo che cambiava divenni una ragazza che non passava più inosservata. Tolto l’apparecchio per i denti, sistemati i capelli e rivoluzionato il mio guardaroba finalmente mi presentai al mondo. Fisico nella norma, viso carino, capelli ondulati castani chiari, terza di seno, culo normale, alta 1,70…ma ora non avevo più limiti. Volevo spaccare e recuperare tutti gli anni persi. Cominciai ad uscire con un sacco di ragazzi, c’era una vera e propria fila per me. Finalmente il mondo sorrideva. 

Ogni sera ero invitata al ristorante ed il pomeriggio solitamente lo passavo in palestra per smaltire il tutto. Ed il tempo per studiare? Zero, o quasi. Ma quello non era un problema perchè molti ragazzi erano ai miei piedi, e lo stesso fu anche per molti professori. Quando dovevo sostenere gli esami con professori maschi mi dedicavo interamente a loro, quando dovevo sostenere degli esami con delle professoresse mi dedicavo ai miei colleghi, i quali, con grande felicità mi aiutavano a sostenere l’esame.

Tra le tante storie che vorrei raccontare comincerei dal ragazzo della biblioteca. I soldi erano pochi, mio padre era stato chiaro, bisognava che lavorassi un po’ per non gravare tanto in famiglia. Perfetto. Segnai tutti i libri che avrei dovuto comprare, totale: più di trecento euro; proviamo con le fotocopie pensai, ma la maggior parte dei prof del corso avevano categoricamente sconsigliato di presentarsi alle lezioni o agli esami con i libri fotocopiati, per cui mi ritrovai con circa duecento euro da spendere. Una ragazza mi parlò di fotocopiare i libri in biblioteca e di acquistare quelli in cui i prof si erano raccomandati fosseri originali. Ma io di cacciare soldi non ne volevo sapere, così mi presentai in biblioteca in orario di pranzo per capire un po’ cosa fare.

Il tipo al bancone era un ragazzino quanto me, sicuramente molto insicuro ed alle prime armi sessualmente. Insomma era come me. Ma io, a differenza sua, sapevo quello che volevo. Mi feci indicare dove fossero i libri che volevo, totale spesa: circa 180 euro. Neanche a parlarne. Chiamai il ragazzo e gli dissi che non avevo soldi e che avevo bisogno di fotocopiare tre libri, lui molto impacciato disse che non sapeva come aiutarmi e che era un semplice commesso. Dissi che per me era molto importante che lui mi aiutasse e cominciai ad accarezzarlo. 

 

“Mi fotocopi un libro gratis?”

“Emh…no…non posso davvero…”

“Dai…”

“…no…”

Portai la mia mano sul suo pene e lo trovai già in tiro.

“Nooo che fai…”

 

E se ne scappò rosso come un peperone. Lasciai tutto e tornai il giorno dopo. Ero completamente scollata. Andai direttamente verso lo scaffale che mi interessava e chiamai il ragazzo. Lui cercò di essere più sicuro di sè, ma spesso tremava. Questa cosa mi eccitava terribilmente. Feci cadere alcuni fogli che avevo in mano per permettergli di guardare tutta la mia scollatura. Dopo alcuni secondi mi alzai e volutamente mi alzai vicino al suo socio che era palesemente in tiro e cercai di urtarlo con la mia testa.

Lui si ritrasse ma io lo fermai subito cominciando ad accarezzarlo da sopra i pantaloni. Questa volta rimase fermo. 

“Allora me le fai queste fotocopie per favore?”

Lui stava godendo e non rispondeva.

“Allora?”

“Si…quello che vuoi…non fermarti per favore…”

 

Dopo alcuni secondi lo sentì venire. Riuscì a farmene fotocopiare tutti e tre e me ne andai mandandogli un bacio volante.

Un’altra storia fu quella del primo scritto che dovetti affrontare, di studiare non se ne parlava, per cui una volta adocchiato il secchione a lezione cominciai a farmelo sempre più amico, piccole allusioni sessuali ogni volta, sino al giorno dell’esame dove gli dissi che se mi avesse aiutato avrei esaudito una sua richiesta.

Per nulla intimorito il tipo sorrise e mi disse che andava bene. Il sorriso era decisamente beffardo, ma in quel momento a me interessava solo passare l’esame.

Il tipo era talmente bravo che fece il suo e poi mi passò anche il compito con alcuni errori strategici per non far vedere che avevo copiato.

Tutta soddisfatta consegnai il mio compito al prof il quale ci disse che, essendo una ventina, ce li avrebbe corretti nel tardo pomeriggio.

Rimasi d’accordo con lui che sarebbe passato a prendermi per controllare nel tardo pomeriggio l’esito dell’esame e con mia grande soddisfazione presi 27, mentre lui prese ovviamente 30. Lo abbracciai felice e ci dirigemmo in macchina.

Io sicura di me gli chiesi:

“Allora…cosa devo fare ora per te?”

“Aspetta ora vedrai…”

Camminammo con l’auto per un po’ sino ad arrivare ad una stradina semi buia dove non passava nessuno.

Si girò verso di me e senza spiegarmi nulla si slacciò la cinta e tirò giù i pantaloni e le mutande…ricordo ancora la visione della mazza di quindici centimetri libera.

 

“Forza prendilo in bocca”

Non dissi una parola, avrei potuto uscir fuori di senno o mandarlo a quel paese, ma io quell’arnese lo volevo. Per cui gli feci il pompino che voleva e con grandissima difficoltà vista la grandezza riuscì anche a farlo venire nella mia bocca.

Lui soddisfattissimo mi disse subito che poteva essere il nostro accordo, lui mi passava gli esami ed io lo spompinavo. Mi limitai a sorridere e lo salutai arrivata sotto casa.

Gli esami passavano, le pompe ed i lavori di mano pure, ma se da una parte cominciavo a non divertirmi più dall’altra vedevo pure la regolarità dei miei esami a differenza di molti altri che invece erano ancora magari alla metà degli esami fatti. Una volta sostenuti gli scritti per l’orale bastava studiarsi qualcosina giusto per non fare scena muta, ma le cose si sà non vanno sempre come vorresti.

Così il fattaccio accadde durante un esame in cui non era previsto lo scritto ma solo l’orale. L’esame era tostissimo, ed il prof era vecchissimo. Non sapevo come fare. Studiare poco non serviva, questo ti chiedeva davvero tutto. Era uno di quelli vecchio stampo, qualcosa di assurdo.

 

Dovevo escogitare un piano…

 

Il fattaccio accadde durante un esame in cui non era previsto lo scritto ma solo l’orale. L’esame era tostissimo, ed il prof era vecchissimo. Non sapevo come fare. Studiare poco non serviva, questo ti chiedeva davvero tutto. Era uno di quelli vecchio stampo, qualcosa di assurdo.

Dovevo escogitare un piano…

Fortuna volle che ad iscriversi all’esame furono in più corsi per cui eravamo circa un centinaio, troppi per un singolo professore. Si sparse la voce sul nome del secondo professore. Mi fiondai nel suo ufficio e con la scusa di alcune info più dettagliate sull’esame mi disse che effettivamente avrebbe aiutato lui il professore del mio corso. Perfetto. Questo secondo professore era un uomo di una cinquantina d’anni, fede al dito, un bell’uomo senza dubbio. Dovevo capire bene però come muovermi.

Cominciai a chiedere in giro notizie sul suo conto ma nulla da fare, nessuna notizia. Cominciai così a pedinarlo per capire se ci fosse davvero qualcosa su cui poterlo “colpire”. Andai anche due volte nel suo studio per farmi spiegare piccole cose ma lui con moltissima professionalità non mi degnava dello sguardo che in realtà avrei tanto voluto. Un  giorno però, mentre ero nel suo studio gli arrivò una chiamata ed ebbe l’infelice idea di dirmi:

 

“Ci metterò una decina di minuti, vuole andare via o vuole aspettare?”

“Ma si figuri prof…l’aspetto…”

 

Appena uscì mi fiondai sul suo pc ed aprì la sua cronologia internet.

I porno erano all’ordine del giorno, ma che dico…dell’ora. Il tipo era un bel maialino. Ma la cosa che più mi colpì fu la ricerca costante di “calze nere”…cosa diavolo voleva significare? C’era solo un modo per scoprirlo, andare da lui vestita con le calze nere. Così dopo un paio di giorni presi appuntamente nel tardo pomeriggio in modo da poter incontrare meno persone possibili in Università.

 

Mi misi una bella camicetta aderentissima con il bottone che non ce l’avrebbe sicuramente fatta a rimanere attaccato, una gonna di pelle nera corta e due calze a rete che mettevano in risalto le mie gambe. Mi ero sempre ben vestita quando andavo da lui, ma le calze a rete nere non le avevo mai messe.

Quando bussai alla porta ed entrai rimase per un attimo a guardarmi…avevo fatto colpo.

Avevo anche cercato qualcosa di particolare da farmi spiegare, qualcosa che avrebbe concesso molto tempo a tutti e due. Lui non riusciva a non guardare le mie gambe, parlava e spiegava ma quando alzavo lo sguardo lui stava guardando le mie calze. Si alzò, provò a fare dei passi, andando avanti e dietro nello studio, forse per smaltire la tensione. Mi camminava alle spalle. 

Così provai.

Mi alzai distendendomi sulla sua scrivania con la scusa di prendere i suoi appunti dall’altra parte, nel farlo ovviamente avevo messo in mostra il mio culo e sicuramente le calze stavano tirando creando quell’effetto trasparente.

Aspettai qualche secondo sperando che mi prendesse da dietro, ma niente. 

Mi risedetti. Mi passò avanti, per prendere i suoi appunti, e notai ben visibile il bozzo davanti. Si era eccitato. Perfetto.

 

Avevo pensato ad un’altra cosa come alternativa. Lui doveva sedersi sul divano che avevamo sul lato ed io avrei dovuto esibire le mie calze.

 

“Prof scusatemi non camminate sempre avanti e dietro che non riesco a concentrarmi…”

“Lo so avete ragione, ma nello spiegare mi trovo meglio a farlo mentre cammino…”

“Sedetevi un attimo sul divano, così magari nel frattempo ve lo enuncio e vediamo se ho ben capito…”

 

Lui si sistemò sul divano, io di scatto girai la mia sedia girevole verso di lui e coprendomi la faccia con i fogli dei miei appunti, cominciai ad spiegare ciò che dovevo; ma ovviamente in tutto questo avevo ben accavallato le mie gambe. Ero certissima che stesse morendo sulle mie gambe. 

 

Mi pareva di sentire anche un leggero affanno quando parlava. Ormai era mio. Era solo questione di tempo.

Non appena terminai alzai di scatto i fogli e lo beccai che aveva gli occhi sulle mie gambe e la mano sul pacco. Era in piena erezione. 

 

Ora potevo condurre io il gioco. Così dissi che dovevo andare via, sapevo benissimo che non si sarebbe mai alzato dal divano. Non poteva.

 

“Prof io vado via allora…”

“Ok va bene…”

“Non si alza prof?”

“No resto un po’ qui…ho camminato troppo ahahahah…”

 

Era mio.

“Prof la vedo pallido , non si sente bene?”

“No sto bene tranquilla…”

“Ma perché non si alza, dai…mi sto preoccupando prof si alzi per favore…”

“No no tranquilla sto bene…aspetto un po’…”

“No prof secondo me non si sta sentendo bene…si alzi prenda aria…”

 

Andai per aiutarlo come per tirarlo su.

 

“No! Le ho detto che sto bene per favore, può andare…non si preoccupi” con tono alto.

“No prof è sera, se non sta bene non può venire nessuno, aspetto con lei fino a quando non si riprende un po’…”

E mi sedetti al suo fianco.

 

“Signorina la prego, le ho detto che può andare, sto bene”

“Non mi convince prof…aspettiamo un altro po’, nel frattempo le ripeto un’altra cosa va bene?”

 

Ed alzai nuovamente i miei appunti accavallando notevolmente le gambe, ma sul divano le gonna era salita parecchio, ed avevo praticamente coperte solo le mutande. Le mie gambe erano completamente per i suoi occhi.

 

Non appena terminai tolsi di scatto i miei appunti e lo vidi anche questa volta con la mano sul pacco, il bozzo era notevolmente ingrossato.

 

“Prof ma cosa fa? si stava toccando?”

“No no ma cosa dice!”

Si alzò di scatto ma lo bloccai e mi spinsi quel tanto che bastava per ritrovarmelo davanti alla faccia.

Alzai gli occhi verso i suoi e rimanemmo alcuni secondi a guardarci.

Non ci dicemmo nulla.

Ma la mia mano aveva già abbassato la zip…misi la mano dentro e cominciai a massaggiarlo per bene…sfilai la cintura ed abbassai a terra i pantaloni…tolsi pure le mutande e lo presi in bocca. Di dimensione media, non fu difficile. Lui mi appoggiò una mano sulla testa ed accompagnò il mio movimento. Cercai di impegnarmi quanto più potevo, succhiavo e leccavo avidamente la grande capocchia e lo guardavo in silenzio…lui ansimava ed ansimava…

 

Dopo alcuni minuti lo portai fuori e cominciai con le dita a strofinarle per bene sulla capocchia alternando sapienti leccate, dopo alcuni secondi mi disse:

“Sto venendo…ti prego fammi venire sulle tue calze ti prego…”

 

Non dissi nulla. Mi spostai e basta…

Lui si accovacciò e cominciò a strusciarselo contro le mie calze…dopo un paio di su e giù venne copiosamente imbrattandomi tutta!

Mai vista tanto sborra in vita mia!

Gridò ed ansimo sino allo sfinimento…e si sedette sul divano…

 

“Cos’ho fatto…cos’ho fatto…”

“Cos’ha fatto? Quello che volevamo entrambi…lei è venuto sulle mie calze io ho passato l’esame vero?”

“Ma cosa dice signorina…come facciamo…”

 

Avevo già il suo cazzo in mano…lo strofinavo sul mio palmo…e lui moriva…

 

“Signorina mi sta facendo morire la prego…la smetta…”

 

Ridivenne barzotto e duro in poco tempo…cominciai a menarglielo a dovere…pochi minuti e venne di nuovo…

Mi alzai e presi un intero pacco di fazzolettini per pulire bene tutto.

Le calze me le tolsi e gliele lanciai come souvenir…

 

“A presto prof…pensi ad un modo per farmi passare l’esame…”

 

Lui non disse nulla ma annuì. 

 

Dopo alcune settimane ci fu l’esame. Eravamo stati divisi in due gruppi, ovviamente io capitai con lui ed ovviamente mi chiese le poche cose che gli avevo ripetuto nel suo uffcio. Mi mise 27, per non destare troppo nell’occhio. Ma mi stava bene. 

Non nascondo che il prof mi sia venuto parecchio dietro, però ormai avevo ottenuto quello che volevo e non mi serviva più.

 

Dopo alcuni esami in cui tornò la “normalità” si ripresentò nuovamente il problema. Esame orale. Prof donna. Ero davvero pronta ad una nuova avventura?

Autore Pubblicato il: 19 Agosto 2018Categorie: Racconti Erotici Etero0 Commenti

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