Licia è una conoscente. Vive in un palazzone alla periferia di Roma. E’ una donna ma in realtà sembra ancora una ragazzina: l’unica cosa che possa fare pensare alla sua vera età è il suo sguardo serio e la severità con cui parla di qualunque argomento legato alla sua vita. Licia è un’operatrice, una di quelle persone che lavora quotidianamente a contatto con ragazzi disabili, problematici, con disturbi mentali. E’ una donna molto forte e molto fragile insieme. L’ho sempre ammirata molto. Sono stato spesso a casa sua, qualche volta solo, più di frequente insieme ad altri amici della nostra comune compagnia. Il suo appartamento è accogliente, pieno di calore, colori caldi e dolci, e sempre qualcosa di profumato che bolle sui fornelli, è come entrare in un luogo accogliente dopo tanto vagare nel caos di Roma. Licia ha da sempre un po’ di problemi col sesso. La sua severità, la sua serietà, le fanno prendere tutto con troppa pesantezza, così anche il sesso è diventato per lei un disagio, pretende che ci sia sempre un legame ormai duraturo prima di farlo, così fa poca esperienza e quando fa l’amore con il fidanzato di turno spesso è impacciata, e non si gode il momento.
Spesso mi trovo a Roma per lavoro e qualche volta vado a trovarla: intanto mi attrae tantissimo e poi ho sempre scorto dietro alla sua severità tanta voglia di vivere senza pensieri, così vado nel suo appartamentino in periferia a bussare e scambiare quattro chiacchiere. Non è mai successo nulla, mi sono sempre tenuto a distanza non ambigua. Ma negli ultimi tempi vado a trovarla più spesso e qualcosa mi spinge ad avvicinarmi, a osare.
– Vince’, com’è che ultimamente ti si vede di più? Problemi al lavoro?
– Ma no Licia, è che mi fa piacere vederti ogni tanto, ci son stati periodi in cui ci siamo persi completamente.
– Mm. Sì, è vero. Ma sai, col lavoro non coltivo molte relazioni sociali, sono sempre coi miei ragazzi, ho questo giorno libero e qualche sera, ma di solito li passo in casa a cucinare o a vedere film.
– Non esci mai? Neanche a prende’ una pizza con gli altri, che so, a prende’ una birra? Un cinema?
– Ma no. Non mi va. Poi muovermi è un casino, non voglio costringere nessuno a accompagnarmi fino qua, e coi mezzi arriverei a notte fonda.
– E’ una buona scusa per rimanere a casa di qualcuno! Eheh!
– E chi? Sai le ragazze del gruppo o convivono o sono sposate col loro lavoro, e in nessuno dei casi vorrei fare il terzo incomodo.
– Non intendevo le ragazze del gruppo.
Licia si volta di scatto e arrossisce. Quando si parla di sesso occasionale si imbarazza da sola al pensiero.
– Vincenzo! Lo dovresti sapere, io non sono proprio quel genere di donna!
– Cioè quale genere?
Durante tutta questa conversazione io sono stato tranquillo, appoggiato allo stipite della porta della cucina, mentre lei prepara la cena. Ora mi avvicino un po’ di più, voglio che senta la mia presenza in quel luogo, accanto a lei.
– Il genere lasciva!
– Perché? Stare una sera a casa di un uomo è lascivo? Non deve succedere per forza qualcosa, magari è solo una buona occasione per conoscervi.
– Secondo un trentenne solo in casa con una donna, la sera, vuolo solo conoscerla?
– Anch’io sono un trentenne solo in casa con una donna, la sera, in questo momento, eppure non ti sono saltato addosso… ancora!
Licia mi lancia un’occhiata tra il divertito e il serio. Non ama che la si prenda in giro su questa cosa. Ma non sa che io sto facendo sul serio.
– Dimmi che male c’è a fare sesso con un ragazzo una sera. O anche più di una sera! Magari trovi anche un trombamico!
– Smetti. Sai che non mi piace scherzare su queste cose.
– E chi scherza? Nun sto a scherza’, dico sul serio. Dico che dovresti provare a buttarti di più, senza aspettare il principe azzurro sul cavallo di sta cippa.
– Mado’ tutti uguali voi uomini!
– Che vor dì noi uomini? Perché “voi” donne non avete fremiti di un certo tipo?!
Mi avvicino di più a lei. Queste discussioni non sono una novità, di solito per sdrammatizzare le faccio il solletico, l’unico contatto fisico che tollera con un maschio che non sia il suo fidanzato. Ma stavolta non voglio sdrammatizzare.
– Nun ce prova’ a famme il solletico! Nun t’avvicina’! Già mi stai a fa’ gira’ le scatole!
Io mi getto su di lei, lei si protegge istintivamente i fianchi, dove di solito le faccio il solletico, ed è stupita quando invece le appoggio le mani sulle spalle, mi guarda interrogativa per un attimo, ma non fa in tempo a realizzare che già sono con la mia bocca sulla sua. So che mi respingerà subito, così mentre riesco a baciarla a stampo, le passo anche la punta della lingua sulle labbra. Lei mi scansa con una spinta violenta.
– Che cazzo fai?! Vincenzo!
– Risveglio il tuo corpo.
Mi dà uno schiaffo fortissimo.
– Vattene! Esco da casa di Licia e torno all’albergo. Domani ho un’altra giornata di lavoro, poi nel pomeriggio dovrei ripartire.
Prima di addormentarmi penso fra me e me che almeno per una volta ho fatto quello che mi sentivo, anziché sottostare alle sue rigide regole di comportamento. E magari qualcosa dentro di lei si muoverà.
Mentre sono al lavoro verso le 12 mi arriva un messaggio di Licia: “Quando sei libero chiamami. Dobbiamo parlare.”
Dentro di me penso che no, non è servito a niente, anzi, si è incazzata ancora di più.
Alle 17 sono a Termini, ho il treno fra poco meno di un’ora, è il primo momento che ho per chiamare Licia. Forse un altro uomo eviterebbe il cazziatone, ma io voglio sentire che cosa mi vuol dire.
– Eccomi Licia.
– Ah. Vincenzo.
– Dimmi.
– Per ieri sera.
– Sì immaginavo. Dai, smerdami.
– Scusa.
Sono sbalordito.
– Prego?
– S..scusa..non dovevo…tu..io non sapevo che… non mi avevi mai detto che…
– Che sono attratto da te. No, non te l’avevo mai detto sapendo cosa ne pensi delle relazioni passionali. Io non sono il principe azzurro sul cavallo bianco. Sono un uomo con delle passioni, delle sensazioni, dei sentimenti. E certo sì mi piaci, ma non pensare a lunghi corteggiamenti, anelli di fidanzamento, struggenti poesie. Sono una persona semplice. La uniche poesie che scriverei per te sarebbero le carezze sulla tua pelle.
– Vincenzo…
E’ turbata. E’ turbata. Non è infuriata. Non ha messo un muro. Le trema la voce. C’è qualcosa di strano.
– Vincenzo. Ho bisogno di parlarti di una cosa…strana, incomprensibile. Che però mi imbarazza molto e non te la dirò al telefono. Fra un’ora stacco. Se ti va ci vediamo da me per cena.
– Va bene… va bene. Allora vengo verso le 19. A dopo.
Sto perdendo il treno e non aspetterò le sette in giro. Sono troppo curioso. Mi fiondo in autobus, ho giusto il tempo per arrivare da Licia poco prima che arrivi lei.
Alle sei meno cinque sono sotto casa sua. Lei sta staccando ora, ma lavora poco lontano da qui.
Infatti alle sei e venti la vedo comparire in fondo alla strada. Ha lo sguardo verso il basso, come sempre. Non mi nota. Quando è ormai a 20 metri alza lo sguardo sul cancello… e su di me. Si blocca. Ancora una volta non vedo rabbia nella sua espressione, ma avvampa immediatamente, diventa tutta rossa. Imbarazzo? Per cosa?
– Sei in anticipo.
– Ero troppo curioso di sapere quel che mi devi dire.
Lei mi guarda ancora imbarazzata, ma non risponde. Saliamo insieme in ascensore. Il silenzio è carico di sensazioni. Arrivati al quinto piano scendiamo e entriamo in casa. Casa di Licia. Calore, profumo, pace. Lei posa le chiavi nello svuotatasche e si scioglie il foulard che ha al collo. Poi si siede sul divano. Senza una parola io la imito, appoggio il mio trolley e mi siedo accanto a lei. Lei guarda dritto davanti a se, non incrocia mai il mio sguardo. Poi comincia a parlare lentamente.
– Vincenzo…ieri…dopo che sei andato via…mi è successa una cosa…stranissima.
– Che cosa?
Respira profondamente come se la cosa le costasse tanta fatica.
– Tu… insomma…tu mi ha baciata… e.. hai sfiorato le mie labbra con la lingua…e in quel momento ho provato solo rabbia ma poi…poi quando sei andato via il corpo mi formicolava, non capivo cosa mi succedesse. Sono andata a letto e… questa mattina…stamattina….
– Stamattina…?
– Oddio no, non posso…
Le appoggio una mano sulla spalla e lei si volta e mi guarda un secondo, poi fugge con gli occhi.
– Dai tranquilla, dimmi…
– Stamattina…mi sono svegliata…con le mani…nelle mutandine….
Wow! Qualcosa nel suo corpo si è davvero svegliato…
Le sorrido e la abbraccio con dolcezza. Lei si lascia andare all’abbraccio. Ha gli occhi lucidi. Io la guardo negli occhi e la bacio sulle labbra, stavolta senza trucchi. Voglio che sia lei a cercarmi se lo vuole.
Chiude gli occhi per un attimo e il suo corpo ha un brivido.
– Vincenzo, ho paura.
– Di cosa Licia?
– Di questo, del mio corpo che non capisco cosa gli stia prendendo, neanche io riesco a controllarlo…
– Hai degli istinti anche tu, hai bisogno di calore anche tu.
– Sì ma non è mai successo con una persona che non fosse il mio fidanzato. Nessun uomo mi ha fatto venire la tremarella. Che cosa hai fatto? E’ possibile la tua lingua che sfiora le mie labbra mi abbia scombussolato così??
La bacio, intensamente, profondamente, la sua bocca si schiude, il suo corpo è tutto un fremito, si lascia andare nelle mie braccia e le nostre lingue si baciano, si cercano, si uniscono. La sento tremare forte. Le accarezzo i fianchi, la schiena, le alzo leggermente la magliatta e infilo una mano sotto per accarezzarle la pelle nuda. Lei si stacca dal bacio e ansima a bocca aperta. Non fa l’amore da secoli.
– Ehi…calma Licia, calma.. è tutto ok..
– Oddio che mi succede… Vincenzo… io… non voglio… ma ti voglio…. ho paura…
– Tranquilla succederà tutto con naturalezza.
La faccio sdraiare sul divano e le tolgo le scarpe Le massaggio dolcemente i piedi. Poi le tolgo i calzini e le bacio i piedi, in ogni punto, la pianta, il collo, le dita, la caviglia. Le prendo le mani e gliele bacio, risalendo lentamente lungo le braccia. Le viene subito la pelle d’oca. Le accarezzo il viso e la bacio ancora dolcemente sulle labbra… Le tolgo la maglietta. Il suo reggiseno è di pizzo, bianco, casto, il suo seno è morbido e profumato. Le bacio il collo, l’incavo della spalla, e Licia ansima ancora. Le bacio il seno attraverso la stoffa leggera del reggiseno, poi con lentezza glielo sfilo. Istintivamente si copre i seni con il braccio, ma le accarezzo il braccio e i fianchi lentamente è lei stessa a scoprirsi. Il suo seno è meraviglioso, non è grande, sarà una seconda, ma è fatto meravigliosamente, ed è bianco, con le areole grandi e i capezzoli poco sporgenti ma ora turgidissimi. Le bacio il seno, sopra, sotto, intorno ai capezzoli, poi le bacio i capezzoli e comincio a leccarli con lentezza, con dolcezza. Licia comincia a gemere. Io mi sto bagnando, la situazione è così carica di erotismo, una passione tenuta nascosta per tanto tempo che in lei sta fiorendo con forza. Le accarezzo il sedere da sopra la gonna, poi infilo una mano sotto la gonna e la accarezzo attraverso le calze. Dietro, davanti. Appena poso le mani sulle mutandine ha un sussulto. E’ ora di far esplodere la passione. Le sfilo più rapidamente la gonna e le calze. Le mutandine bianche sono bagnatissime, posso sentire il profumo dei suoi umori. Mi levo in un istante la camicia, la maglietta e i pantaloni. Ora siamo entrambi solo con l’intimo addosso. La abbraccio forte, lei respira il mio collo, io il suo. Le faccio una carezza sul viso, i suoi occhi sono commossi e non riesce a articolare parola, ansima solamente. Le sfilo le mutandine e finalmente la vedo tutta intera, nuda, meravigliosa. La sua patatina non è rasata. Ed è un lago. La sfioro con le dite e lei inarca la schiena istintivamente, poi la penetro dolcemente con le dita, Licia geme. Succhio i suoi umori dalle mie dita, ha un sapore fantastico. Mi abbasso fra le sue gambe e respiro a pieno i suoi umori, il naso appoggiato sul clitoride, mentre la mia lingua le lecca l’interno dell’inguine, poi tutta la lunghezza della patatina, le apro le grandi labbra e la penetro con la lingua, disegno dentro lei curve e cerchi, come se volessi raccogliere tutto il miele che cola da un favo. Lei geme più forte e ansima sempre più velocemente. Con le dita allargo bene le grandi labbra e lecco il prepuzio del clitoride che piano piano si ingrossa e spunta fuori, è bello, forte, duro, fradicio. La mia lingua si avventa su di lui, lo tengo stretto con le labbra e disegno cerchi con la lingua, lo bagno con la saliva, lo succhio come se mi aspettassi che squirti da un momento all’altro. Vorrei berti Licia, vorrei bere tutto di te. Licia ha dei tremori sempre più forte, mentre il suo bacino spinge ritmicamente su e giù verso la mia bocca, la sento irrigidirsi per un attimo, non geme più, cerca aria spalancando la bocca, è un orgasmo fortissimo, poi si scioglie e la sua patatina ricomincia a grondare umori che bevo avidamente.
E’ venuto il momento. Lei ancora non si è ripresa dall’orgasmo. Mi tolgo le mutande e prima ancora che lei possa rendersene conto sto entrando lentamento dentro il suo lago. Sono bagnato e eccitatissimo anch’io. Lei spalanca la bocca e ansima tremando mentre io affondo sempre più dentro di lei.
– Oddio, sìììì, muoviti dentro di me. Ti voglio dentro me.
Mi muovo piano, dolcemente, mentre sono dentro di lei la abbraccio e la bacio appassionatamente…lei inizia a piangere. Mi fermo un attimo ma mi fa capire di continuare. Il ritmo diventa più veloce, muovo solo il bacino, su, giù, a destra a sinistra, lei comincia a singhiozzare, aumento ancora il ritmo. Lei ora grida, grida “Vengo! Vieni, vieni con me, vieni in me, vieniii”. Gridiamo entrambi mentre raggiungiamo un orgasmo fortissimo, lei piange a dirotto, io la abbraccio forte e non esco da lei, le bacio il viso, le lacrime, i capelli e la stringo forte.