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Tutto &egrave cominciato una Domenica, per la verità trascorsa in modo abbastanza convenzionale: Svegliata da Gianni il quale come capita sovente nei giorni festivi apre gli occhi con in testa un solo pensiero, fare all’amore. A dire il vero non lo facciamo sovente come una volta, ma la Domenica mattina per un tacito accordo la dedichiamo all’amore o meglio al sesso mentre gli altri giorni della settimana lo facciamo saltuariamente quando al mio uomo viene voglia, cio&egrave una o due volte se tutto va bene da un anno a questa parte, ma questo non mi basta e per placare la mia voglia, sempre più sovente ricorro alla masturbazione.

Ma quella mattina mi ha accontenta e sopratutto mi ha soddisfatta in tutti i modi, anche in quelli non convenzionali (che sono facili da intuire). Ieri &egrave stato molto particolare perch&egrave mentre lo facevamo, alimentavo il mio desiderio pensando di ricevere piacere da E. . . il mio nuovo amante insaziabile come me tanto che Gianni si &egrave meravigliato della mia eccitazione alla quale non era più abituato.

Dopo pranzo siamo scesi in cortile e abbiamo spalato la prima neve della stagione ma mi ha preso ancora voglia e nel vestirmi per fare quel lavoro ho indossato le mie palline vaginali come faccio talvolta all’insaputa del mio compagno, rendendo così quella che doveva essere una fatica una cosa per me molto piacevole.

Quelle palline sono un regalo di Tilde la mia amica di Torino la quale mi ha insegnato ad usarle. Me le ha mostrate poi mi ha fatto mettere sul letto con le ginocchia sollevate e le gambe divaricate e dopo aver spinto una dopo l’altra le palline a fondo nella mia fichetta mi ha fatto alzare e camminare mentre mi osservava (naturalmente eravamo nude come sempre a casa sua).

All’inizio non &egrave stato agevole in quanto avevano la tendenza ad uscire e a volte uscivano facendo ridere la mia amica, poi anche lei le se le &egrave infilate facendomi vedere come faceva’ ed &egrave stato un spettacolo vederla camminare, muovere il suo stupendo fondoschiena. . . Dicono che io abbia un bel culetto ma vi assicuro che sfigurerebbe in confronto con quello di Tilde, anche se il suo &egrave un pochino più grosso e lei ha qualche annetto più di me.

‘Le palline a lei non uscivano, l’unica cosa che usciva dalla sua bella fica era la cordicella che pendeva e che poi ho tirato con i denti per far uscire quei corpi estranei come poi lei ha fatto con me in un delirante sessantanove, ma questo al nostro rientro dopo che rivestite’ siamo uscite a passeggio per via Roma.

Una eccitazione continua amiche mie, l’unico modo per trattenere le palline e respingerle indietro era contrarre i muscoli vaginali e dopo non molto questo divenne per me un riflesso condizionato, una masturbazione continua come da ragazzina praticavo in classe insieme a diverse mie compagne mentre ascoltavamo i prof spiegare le lezioni, solo che allora stringevamo fortemente le cosce nude una contro l’altra poi le allargavamo di colpo (quindi niente jeans e sovente neanche le mutandine), e venivo stringendo la mano della mia compagna di banco e lei faceva altrettanto con me, poi discretamente detergevo il piacere che era colato bagnando il sedile sotto il mio culetto.

Per il plug &egrave diverso, intanto mi abituo ad avere il buchino allargato e poi mi piace muovermi, camminare e a volte anche dormire quando sono sola con la sensazione quasi reale di avere dentro invece del plug, un membro maschile e adesso sogno che quel membro sia quello di E . . .

Per la verità anche quel pomeriggio ho goduto mentre camminavo per il paese; per evitare i mucchietti di neve dovevo fare dei passi disuguali aprendo e chiudendo maggiormente le gambe,’ questo ha sottoposto la mia fichetta a contrazioni continue per respingere le palline. Aggiunto all’effetto del cazzo di E. . . che avevo nel culetto (veramente era il butt plug ma per me era il suo cazzo), sono venuta in maniera indecente e devastante, ho dovuto appoggiarmi ad un muro per non cadere suscitando la preoccupazione di un signore’ che ha avanzato l’ipotesi che fossi incinta.

Ieri sera non avevo il plug ma mi sono sbrodolata come una porcella bagnando la tovaglietta che metto sotto il sedere mentre pressoché nuda rispondevo alla mail piccante di un lettore con il quale corrispondo da tempo e che mi vorrebbe incontrare anche solo per prendere un caff&egrave (dice lui, mah vedremo!). In quel momento ho sentito ll cancello automatico aprirsi e ho dovuto in fretta e furia rimettere tutto a posto mentre le fitte del mio orgasmo stavano terminando.

Ma veniamo ad oggi; da più di un mese una ragazza molto giovane viene a trovarmi; non voglio dire la sua età per non essere giudicata male, sono riuscita a tacitare i miei scrupoli perché mi sono vista nelle mie giovanili esperienze.

Laura &egrave una cara porcellina; già alle mie prime timide avances ha capito quello che intendevo, che era poi, come mi disse in seguito, quello che lei desiderava da tempo e ha accettato la mia puerile scusa di farle provare un vestito di quando ero giovane e che volevo regalarle.

L’ho spogliata io stessa, una vera meraviglia! Non si &egrave mostrata stupita quando per farle indossare il vestitino mi sono spogliata io stessa; chi mi conosce sa che mi piace essere nuda per fare all’amore, si é lasciata accompagnare fino al letto e lei stessa si &egrave allungata.

Seni piccoli appena evidenti, una lieve peluria sul pube . . . Mi tremavano le mani mentre ho cominciato ad accarezzarla, mi ci &egrave voluto del tempo per acquistare sicurezza ma poi. . . Mi ha detto che &egrave vergine ma ha confessato che ha già conosciuto i membri di alcuni ragazzi in vacanza al mare dove era con i suoi genitori e quando mi sono chinata sul suo ventre. . .

Da allora Lauretta (tutti la chiamano così) riempie con i suoi giovanili slanci le mie giornate di solitudine e soddisfa le sue voglie che sono davvero grandi e l’avvicinarsi delle vacanze natalizie fa sperare per entrambe momenti da ricordare.

A volte mi vergogno, sopratutto quando incontrando sua madre, questa mi ringrazia e mi chiede se non mi dia fastidio che sua figlia mi importuni, ma dice che preferisce, quando é al lavoro al dolcificio (&egrave il periodo dei panettoni come sapete) Lauretta stia con me piuttosto che vada in giro. Mi raccomanda che prima di accenderle la televisione mi accerti che abbia fatto i compiti.

La televisione non l’accendiamo per niente ma la ragazza mi assicura che le volte che viene da me prima fa tutti i compiti a casa. Non viene tutti i giorni, solo quando passando davanti al cancello di casa mia le faccio segno dalla finestra che sono sola.

Come ho detto non ha ancora conosciuto uomo (biblicamente parlando) ma non vede l’ora che questo avvenga e temo che non tarderà vista la sua voglia. La cosa che le ho raccomandato &egrave che se deve avvenire, questo avvenga lontano dal nostro paesello e che non si affidi al primo bellimbusto.

E intanto approfitto della sua disponibilità ma credo piuttosto che sia lei ad approfittare di me, perch&egrave mi ha letteralmente stregata con la sua totale mancanza di pudore, il suo esporsi totalmente, sopratutto quando sale con le mani e le ginocchia sul letto e dandomi il culetto volge a me la testolina bionda, i suoi occhioni esprimono una ingenuità disarmante che contrasta con quelle chiappette aperte come se fossero delle mani a mantenerle e quella fichetta . . .

E un taglio, una ferita dalle labbra arrotondate e accostate, non ho mai visto nessuna fica come la sua, la mia anche quando ero giovinetta come lei, e vergine come lo &egrave Lauretta non era così e quando immergo la lingua in quella fica e la percorro, faccio fatica a riconoscere il clitoride che in lei &egrave di una consistenza appena percettibile che non riesco a succhiare ne a stringere fra le labbra, riesco appena a premervi la punta della lingua

Inoltre bagna pochissimo, la devo ricoprire di saliva quando la lecco e la accarezzo con le dita, ma quando gode, perch&egrave non &egrave mai sazia la porcella, si contorce tutta e si lamenta con voce da bambina. E sa farmi godere la cara porcellina, ci baciamo e ci lecchiamo interamente, anche il suo buchetto lecco ed &egrave un vero piacere perch&egrave neanche lei si vergogna a leccare il mio, ma privilegiamo praticare il sessantanove, lei sopra di me e il più delle volte riusciamo ad avere insieme l’orgasmo.

Oggi verso le 11 Gianni &egrave partito per Bra e so che non tornera se non alle 8 o le 9 di sera; cerco senza riuscirvi di scacciare dalla mia mente quella ragazzina che mi ha stregato. . . E invece eccomi qui, dopo aver mangiato qualcosa, con la mia voglia e con le palline vaginali nella fica a guardare fuori dalla finestra. Sono da poco passate le due e ecco il’ passaggio delle ragazze, quasi tutte accompagnate da un’amichetto, ma non la mia porcellina. Nel momento che sta per sorpassare il cancello di casa guarda verso la mia finestra e io premo il pulsante, lei sente il ronzio e lo scatto dell’automatismo che lo apre ed entra senza esiitare.

La porta d’ingresso della casa l’ho tenuta accostata per lei ed &egrave subito nelle mie braccia. La bacio in bocca, resisto alla tentazione di spogliarla ma la libero dello zainetto dei libri poi con una pacca nel sedere la spingo nel bagno quindi salgo di sopra subendo nella fica ad ogni gradino, gli spasimi del mio desiderio e siccome non ho messo le mutandine, sento che mi bagno fra le cosce che stringo cercando di trattenere quello stillicididio.

Al piano superiore vi &egrave la camera da letto, lo studio da dove sto scrivendo questa sorta di diario, uno sgabuzzino e un bagno che contiene soltanto un lavandino con un water e il bidé ed &egrave li che mi lavo la passera senza neanche estrarre la palline tanto grande &egrave la mia fretta e la mia voglia, naturalmente mi lavo anche fra le natiche.

Appena uscita vedo che lei mi ha preceduta in camera, anch’essa impaziente si &egrave lavata sommariamente come me, ha la parte inferiore del corpicino nuda ad eccezione dei calzini colorati a righe rosse e blu ed &egrave uno spettacolo vederla con il maglioncino che la copre fino al gonfiore del pube decorato da una rara lanuggine bionda e poi quel sederino…. da mangiare amiche mie! Mi mostra i jeans e le mutandine prima di porli sulla sedia vicina; non vedo gli stivaletti che porta abitualmente, evidentemente lasciati di sotto, ecco perch&egrave non l’ho udita salire.

Finisco di spogliarla con mani tremanti poi spoglio me stessa mentre lei si rimira riflessa nello specchio dell’armadio, girandosi e rigirandosi fiera del proprio corpo ancora acerbo ma già perfetto, guardando nello specchio anche il mio denudarmi poi si volge verso di me.

‘Perch&egrave non mi hai detto che ti sono arrivate, e adesso?’
Sta indicando la cordicella che esce dalla mia fica, scoppio a ridere alla sua espressione sorpresa e un po inorridita, evidentemente ha pensato trattarsi dell’stremità di un tampone del tipo Tampax che anch’io metto quando arriva il mio ciclo.

Ridendo ancora, spiego di che si tratta poi davanti alla sua espressione stupita mi siedo sul letto, mi allungo all’indietro e allargo le gambe che ho sollevato poi invito la piccola porcella a tirare adagio quella cordicella. Lei avanza fra le mie cosce ed esegue sorprendendosi della resistenza che questa offre; all’apparire della prima pallina lo spasimo della mia fica la ricaccia indietro, lei tira con più decisione e la pallina esce, mi mordo le labbra sforzandomi di rimanere rilassata e con un piccolo lamento rilascio anche l’altra.

Lei rigira fra le mani quegli strani oggetti, ode il leggero tintinnare del contenuto di quelle palline, probabilmente delle sfere piccole e pesanti, le annusa poi guarda il mio sesso aperto e umido e senza esitare la copre con la sua boccuccia, poi….

Inutile che dica altro amiche mie, sappiamo come possiamo amarci noi donne, anche se la fanciulla &egrave ancora inesperta e non &egrave completamente donna, l’entusiasmo che mette nel baciarmi e nel leccarmi mi fanno salire al settimo cielo e vengo, si, mentre me la bacia e me la lecca, ma quello che scatena veramente il mio orgasmo &egrave la mano che spinge fra le mie natiche e il suo dito, poi due che entrano e si muovono avanti e indietro nel mio ano.
In quel momento ho immaginato di sentire il membro di E. . . mio amante, ho sussultato e indecentemente sono venuta con mia grande vergogna e con immensa gioia della giovane porcella che ha continuato a leccarmi malgrado le mie cosce stringessero spasmodicamente il suo viso.

Mi sono alzata e l’ho gettata letteralmente sopra il letto ed &egrave stato il mio turno di assaporare la sua fichetta meravigliandomi come sempre di non trovarle il clitoride se non sotto forma di quella specie di nervetto che premendo la punta della lingua percepisco e lecco come lecco per intero il delizioso suo sesso mentre lei si contorce felice torturandosi le tettine.
Non &egrave ancora viziosa come lo sono io, per questo ho dovuto leccarla e baciarla a lungo arrivando ad un certo punto a voltarla e immergere il viso fra le sue chiappette per leccarle il buchino e mentre lo facevo ho cominciato a masturbarmi.

La porcellina ha finalmente dato i primi segni di vero godimento arrivando a sollevare il culetto e incavare le reni per darmi ancora la fichina da leccare. Amiche mie, confesso che ho sbavato in modo indecente riempiendole il culetto e quella fichina della mia saliva. Finalmente &egrave venuta con piccoli lamenti cercando anche di sottrarsi ma io non l’ho mollata premendola contro il mio viso, il naso sul suo buchino e la bocca a mangiarle la fica e…. sono venuta nuovamente.

Siamo andate insieme in bagno senza scendere di sotto, le ho lavato il musetto poi l’ho fatta sedere sul bide quindi le ho lavato la fichina e il culetto poi mentre si asciugava, io stessa mi sono lavata e ho lavato le palline spiegandole che no, lei non poteva metterle per non compromettere la sua illibatezza.

Nuovamente in camera, mentre le riponevo nel cassetto inferiore del mio comodino, la ragazza ha visto quello che conteneva e cio&egrave il dildo che ha alleviato molte mie serate di solitudine, il fallo doppio in plastica flessibile (che ho usato una sola volta con Nora una mia amica) e i tre butt plug adagiati nella loro confezione.

Mentre per gli altri “giocattoli” sono bastate poche parole di spiegazione dicendo anche che non facevano per lei per la ragione che le avevo già detto, per i plug &egrave stato diverso, ho dovuto dire come si usavano, e qual’era il loro scopo… si, le ho detto anche quello (dovevate vedere i suoi occhi!) Prima che facesse altre domande imbarazzanti ma sopratutto perch&egrave non volevo che mi chiedesse di mostrarle l’oggetto avvolto nel panno grigio (un regalo di Tania quando sono andata insieme al mio compagno in quel Club).

Poi ci siamo ancora amate. Rimanendo in piedi ho percorso con le mie mani il suo corpicino, e ancora una volta ho pensato a voi amiche mie, come vi sarebbe piaciuta la sua pelle liscia, di come avreste amato baciarla tutta, la sua boccuccia, le sue tettine con i loro capezzolini così sensibili, il suo piccolo culo, le sue cosce, avreste sentito come me esplorando con la lingua la sua fichina che il suo clito &egrave ancora in embrione. Ho persino vagheggiato di regalare al mio amante la meraviglia che stavo accarezzando e di guardare mentre faceva con lei all’amore. Lo avrebbe gradito?

Ad un certo punto é sfuggita dalle mie mani ed &egrave salita sul letto esibendo ancora una volta il culetto aperto come se fossero le sue mani ad aprirlo. Che tesori amiche mie, sicuramente vi sarebbe piaciuta, sicuramente come me l’avreste trascinata sopra di voi e baciata, leccata accarezzata in un delirante sessantanove e sono anche sicura che avrebbe accettato in bocca un cazzo, come mi ha confessato di aver fatto con due suoi compagni durante le ultime vacanze estive.

Venerdi 13 Dicembre
Sono quasi le 5 del mattino quindi devo dire Sabato 14 Dicembre Il mio uomo &egrave nuovamente partito, io mi sono alzata perch&egrave una volta sveglia difficilmente riesco a prendere sonno e poi penso che oggi la porcellina che sapete verrà nuovamente e io ne sono letteralmente stregata; ho dovuto aspettare fino al primo pomeriggio, finalmente eccola.
Appena nude ci siamo rotolate sul letto, ognuno con la bocca a coprire il sesso dell’altra, io sospiravo baciando e leccando perdutamente la fica e l’ano della maialina i cui sospiri e lamenti erano musica per le mie orecchie, lei non era da meno con me.

Amiche care, la mia bisessualità mi fa desiderare di essere anche penetrata, desideravo come non mai un cazzo e in quel momento avrei voluto riceverlo in ogni anfratto del mio corpo, per quanto io possa sforzarmi non riuscirei mai a trasmetterte le sensazioni che ho provato quel venerdi, dirò soltanto che il nostro pomeriggio di piacere &egrave giunto al culmine quando lei ha incastrato le sue gambe incrociate con le mie gambe e abbiamo strofinato i nostri sessi, fica contro fica, con l’interno delle nostre cosce che si accarezzavano e abbiamo goduto del nostro appartenerci non vergognandoci di dirci parole dolci e indecenti, e abbiamo avuto insieme l’orgasmo guardandoci negli occhi.

Siamo andate nel bagno di sotto e abbiamo fatto la doccia insieme; quando ci siamo salutate mi ha fatto promettere che la prossima volta le avrei fatto provare uno dei plug, il più piccolo ha aggiunto.
Al suo ritorno Gianni ha voluto fare all’amore, anche se non ne avevo più voglia l’ho fatto e ho fatto bene perché ho goduto nuovamente.

Continua La settimana seguente non sono mai stata completamente sola e quando lo ero non avevo mai la certezza che il mio uomo non sarebbe tornato in modo inaspettato e come potete immaginare, nelle cose riguardanti il piacere &egrave meglio essere prudenti. Questo non vuol dire’ che mi sia privata interamente delle gioie che può dare una ragazzina disinibita e porcella.

Ci siamo viste praticamente ogni giorno, poco dopo le 2 del pomeriggio e io l’aspettavo con trepidazione anche se sapevo che avremmo potuto fare ben poco a causa del timore di essere sorprese ma si sa che la speranza e sopratutto la voglia aiutano a superare ogni ostacolo. Ormai ho preso il vizio di masturbarmi con le palline che mi infilo già dal mattino.

Voi uomini non potete mettere nulla di simile e quindi non potete sapere il piacere che può dare; al massimo potete mettere un plug come fanno alcune donne, me compresa, che dà sì piacere, ma bisogna usare delle precauzioni sopratutto nel camminare, noi siamo avvantaggiate in quanto i tacchi che portiamo imprimono alla nostra andatura quei movimenti che ci danno l’illusione di avere nelll’ano il membro di un amante esperto che lo muove adagio e… si, il più delle volte riesco a venire e in questo mi aiuta il pensiero che &egrave il membro del mio amante che immagino di sentire nel culetto e non di rado mi devo fermare e appoggiarmi per non cadere durante il mio orgasmo.’

Lunedi appena &egrave arrivata ho dovuto arginare i suoi slanci e anche i miei in quanto la piccola era in jeans e sarebbe stato molto imprudente anche solo abbassarglieli. Abbiamo parlato e lei si &egrave aperta non nascondendomi nulla; io mi sono confidata ma non completamente in quanto ho reputato che certe cose &egrave meglio che glie le faccia scoprire a poco a poco e vi assicuro che é già sulla buona strada.

Ha cominciato a masturbarsi fin da giovanissima ma solo questa estate ha scoperto quanto fosse stimolante giocare con dei veri membri provando infine a prenderli in bocca. Per fortuna si &egrave limitata a questo con due suoi amichetti separatamente, le &egrave piaciuto molto e io non faccio fatica a crederle.

Poi ha voluto rivedere i plug e al riguardo mi ha fatto molte domande sul loro scopo, se fanno male ecc… Le palline le avevo nella fica, anche queste ha voluto rivedere e mi ha fatto godere la porcella, giocando con la cordicella e con le dita, ha chiesto se c’erano palline più piccole adatte a lei, ho risposto di no anche se so che ce ne sono di tutte le dimensioni ma… ogni cosa a suo tempo!

Martedi &egrave arrivata con una gonna pesante, una cosa facile da togliere e da poter rimettere rapidamente in caso di pericolo, siccome anch’io indossavo qualcosa di simile ci siamo sbarazzate di questi indumenti e delle nostre mutandine. Non posso pensarci senza toccarmi, si, anche adesso mentre scrivo.

Ci siamo date piacere, molto piacere e poich&egrave non era prudente usare il letto e il tavolo non lo abbiamo reputato abbastanza comodo per starci in due, il 69 lo abbiamo fatto sul tappeto e abbiamo goduto insieme, una nella bocca dell’altra ma non &egrave stato come farlo interamente nude.
Non ha voluto che togliessi io le palline dalla mia fica, tirava la cordicella con i denti e mi leccava,’ tirava e leccava, gli spasimi continui cui ha sottoposta la mia fica mi hanno fatto godere come una pazza diverse volte.

La stessa cosa mercoledi ma senza le palline, Giovedì l’ho aspettata invano, sono rimasta tutto il giorno con le mie palline nella fica e ho camminato, camminato per tutta la casa e anche quando ero ferma ancheggiavo poi ho ballato, si, da sola, per godere e ho goduto più di una volta.

Il Venerdi successivo Lauretta ha voluto rivedere i plug e li ha presi in mano poi ha detto indicando quello più piccolo di 1,5 cm ( &egrave la dimensione della parte stretta vicino alla base, il cui scopo &egrave quella di dilatare l’ano e rendere le sue pareti elastiche): “questo &egrave per me e questo &egrave per te!” Ha detto porgendomi quello più grande, quello che indosso quando ho in previsione un incontro imminente che prevedo anche anale, la guardai esterrefatta e anche impaurita.

Non ho voluto che se l’infilasse da sola, le ho fatto vedere come andava bagnato, lei rideva muovendo la bocca su di esso, in quel momento l’ho immaginata alle prese con un cazzo e mi sono sentita bagnare. Ho preso il tubetto del lubrificante, una sorta di gel, l’ho fatta distendere sopra il tavolo e le ho sollevato le gambe che lei ormai esperta ha agganciato e ha tirato a sé spalancandole del tutto.

Avrei voluto che E. . .fosse con me (oh come avrei voluto giocare anche con il suo cazzo!), uno spettacolo eccitante da impazzire non tanto per la vista della sua fichetta e del suo culetto entrambi aperti, ma per l’ingenua spontaneità con la quale mostrava quei tesori con una assenza di inibizioni disarmante. Ho spalmato il gel sul suo buchino poi dentro, ne ho unto le pareti poi ho presentato l’estremità conica e arrotondata alla punta del “suo” butt plug anch’esso unto e ho spinto adagio ruotandolo, poi avanti e indietro come avevo fatto con il dito guardando in viso la porcellina, facendolo intrare ogni volta un poco di più.

All’inizio ha resistito sorridendomi persino, poi le sono venute le lacrime agli occhi, le ho chiesto se dovevo smettere ma lei ha scosso la testa, allora ho continuato avanti e indietro’ sempre più in profondità, ha gridato quando la parte più grande (più di 3 cm nel diametro maggiore, non uno scherzo per una debuttante) ha cominciato ad aprirla veramente, allora ho coperto la sua fichetta con la mia bocca e l’ho baciata, l’ho leccata mentre spingevo più forte. Ha gridato, tanto che ho temuto che la sentissero dalla strada.

Ma ormai il plug era entrato, l’ano si era ristretto serrandosi attorno a quella che credo sia per lei (per adesso) la dimensione ottimale.
Respirava con affanno sorridendo fra le’ lacrime, ho lasciato il plug piantato nel culetto e mi sono spostata a baciare la sua boccuccia, mi sono accorta che era eccitatissima. Ha respinto quasi subito la mia testa verso il basso, ho capito e sono salita anchio’ sul tavolo con le ginocchia ai due lati del suo capo, il tavolo non era poi cosi stretto se si &egrave una sopra l’altra, mi ha abbracciata alle reni. . .

E’ poco che ci frequentiamo ma ha già imparato a conoscere ogni angolo del mio corpo, conosce le mie debolezze e sa quello che mi fa godere maggiormente, ma in quel momento l’ho invidiata perch&egrave godeva con la sensazione impagabile di avere un membro che le allargava l’ano; chissà se anche lei ha avuto questa sensazione non essendo mai stata inculata (per ora), fatto sta che ha scalciato mentre veniva lamentandosi nella mia fica, baciandola e leccandola perdutamente e io sono venuta nuovamente.

Siamo scese dal tavolo, l’ho aiutata a camminare sostenendola ma fatti i primi passi ha proseguito da sola, avrei voluto che fosse con noi E . . ., sono sicura che alla vista di quel culetto dal quale appariva la base del plug, il suo cazzo sarebbe diventato duro e io ne avrei approfittato e forse lo avrei offerto anche alla porcella. Dopo un po la sua camminata si &egrave fatta ancheggiante poi si &egrave fermata dondolandosi sulle gambe, rossa in viso per l’effetto che le faceva quello che aveva nel didietro.

Ha chiesto di tenerlo quando tornava a casa, non ho voluto ma le ho proposto di vestirci e di uscire. Ho approfittato del suo turbamento per sostituire il plug che non avevo ancora “indossato” con quello medio, l’ho spalmato di gel e guardandola in viso l’ho spinto nel mio culo poi mi sono girata per farle vedere che anche a me se ne vedeva la base.

Non voleva rimettere le mutandine ma io l’ho persuasa spiegando che all’inizio il suo culetto avrebbe provato a espellere il corpo estraneo e che le mutandine servivano a trattenerlo. Abbiamo rimesso le nostre gonne, lei il giubbino io il giaccone e siamo uscite dirigendoci verso le luci del centro del paese.

Erano da poco passate le 17 ed era già buio, nessuno notò la sua andatura incerta almeno all’inizio, fortunatamente le vetrine illuminate erano dei pretesti per fermarci el li la porcellina si dondolava da una gamba all’altra, lo facevo anch’io con la scusa del freddo soffiandomi sulle dita ma era per avere meglio l’illusione di avere dentro il cazzo di E. . . e lo sentivo veramente, capivo che anche lei stava provando qualcosa di simile e chissà a cosa stava pensando ma dopo circa mezz’ora mi ha pregata di tornare a casa.

Giunta in una zona buia si &egrave fermata aggrappandosi a me ma ha ripreso a dondolarsi e ad ancheggiare lamentandosi sommessamente, era evidente che stava godendo; nel posto dove eravamo nessuno poteva vederci, sollevai il davanti della sua gonna e accarezzai brutalmente la sua micetta attraverso le mutandine. Venne quasi subito gemendo, aggrappandosi a me per non cadere, la sostenni durante il suo orgasmo guardandomi attorno per il timore che giungesse qualcuno.

Ritirai la mano, avevo le dita bagnate, anch’io non ne potevo più, mi appoggiai al muro, la porcellina si guardò attorno e appena ebbi rialzato il davanti della mia gonna infilò una mano nelle mie mutandine e mi penetrò con le dita, ci baciammo con golosità per tutto il mio orgasmo. Riprendemmo fiato e adagio tornammo a casa.

Andammo entrambe in bagno, quando si tolse le mutandine erano umide sul davanti e macchiate dietro. le nascosi sotto la biancheria sporca e con precauzione estrassi il plug dal suo culetto senza eccessive difficoltà. Si vergognò moltissimo vedendolo cosi imbrattato, e qui le diedi la sua prima lezione cio&egrave quando prevede di ecc… ecc… deve aver cura di lavarsi internamente magari anche facendosi qualche peretta.

Ecco quello che &egrave successo quel venerdì, ho raccontato tutto anche rischiando che vi facciate di me una brutta opinione.
Amiche mie, in tutte queste sere ho provocato Gianni in tutti i modi per farmi scopare, perch&egrave più godo e più sono pronta a godere e lui mi ha quasi sempre accontentata.

Com&egrave possibile che io abbia sempre voglia? Per parecchio tempo ho pensato di essere ninfomane poi mi sono informata in rete e ho letto che la donna ninfomane &egrave alla continua ricerca di nuovi partner dedicandosi in modo conpulsivo al sesso senza mai provare appagamento. Io l’appagamento &egrave vero che lo cerco continuamente ma lo trovo e ne godo, quindi mi definirei una portatrice sana della patologia ninfomane. Faccio ridere vero?

Mi rendo conto che non riesco più a fare a meno di Lauretta, la sto depravando ogni giorno di più e lei risponde da vera porcella tacitando i miei scrupoli. Sabato sono cominciate le vacanze scolastiche che proseguiranno fino al 6 gennaio incluso e siccome Gianni &egrave per la maggior parte del tempo assente impegnato a consegnare con il suo furgone i pacchi regalo che le ditte della zona inviano ai loro migliori clienti del Piemonte e della Liguria, sono sola e lo sarò eccetto Natale, S. Stefano, Capodanno ed Epifania e manco a dirlo, il più delle volte lei sarà con me.

Durante i giorni seguenti quel memorabile venerdi siamo state insieme, le gambe nude, i culi nudi, le fiche all’aria a deliziarci di baci e carezze e a penetrarci con le dita, io attenta a non deflorarle la fichina ma in quanto al suo culetto . . . dopo solo due giorni la porcellina si era talmente abiituata a rilassare il buchino che ho potuto infilarle il plug mediano, poi il mio dildo, all’inizio con il vibratore spento, poi ha chiesto che l’accendessi ed era un piacere sentirla godere con il dildo nel culetto e io che baciavo e leccavo la sua fichina.

Solo una volta abbiamo corso il rischio di essere sorprese dal rientro inaspettato del mio uomo ma abbiamo fatto in tempo a rimettere le nostre gonne e a ricomporci. Quella sera Gianni mi ha chiesto di Lauretta proprio mentre facevamo all’amore e precisamente mentre ero sopra di lui e scorrevo sul suo cazzo, ha dichiarato che quella ragazza le piaceva e che se la sarebbe fatta volentieri (da quanto frequentiamo scambisti ha preso l’abitudine di parlare liberamente).

Gli ho detto che doveva vergognarsi anche solo a pensarlo, ma ho immaginato la scena o meglio ho immaginato lei insieme a E. . . e sono venuta sorprendendo il mio uomo abituato a ben altra resistenza da parte mia.
Sabato Gianni &egrave partito che erano appena le 5 del mattino, facendo piano, ma il rumore dell’avviamento del furgone mi ha svegliata e non sono più riuscita a riaddormentarmi; verso le 6.30 mi sono alzata per mettere al massimo il riscaldamento, ho fatto ordine nella casa in modo da avere il massimo del tempo a disposizione. Alle 8.30 sono uscita a fare le ultime compere per le feste e alle 10.30 ero di ritorno.

La temperatura della casa era piacevolmente calda, mi sono spogliata completamente e ho indossato la vestaglia sexy che abitualmente metto quando prevedo una serata speciale con il mio Gianni.
Ho fatto squillare il suo cellulare come convenuto con la mia piccola amica per dirle che il campo era libero; nell’attesa ho chiamato il mio uomo e ho appreso che contava di essere a casa per cena e che comunque mi avrebbe avvisato. Credo che dopo avermi vista in azione con alcune donne in quel club, sospetti ci sia qualcosa fra me e la ragazzina, ma so che non mi dirà nulla ed &egrave anche per questo che lo amo.

Dopo un quarto d’ora eccola. Non ho aspettato che suonasse e ho aperto; appena in casa &egrave volata fra le mie braccia, stringendosi contro di me ha capito che eccetto la vestaglia non avevo null’altro, allora me l’ha scostata, l’ha aperta e io me la sono lasciata sfilare. ci siamo baciate nuovamente poi la sua bocca &egrave scesa lungo la mia gola, i miei seni, giù lungo il mio corpo tutto, il mio ventre, poi in ginocchio ha applicato la boccuccia alla mia fica; l’ho agevolata divaricando le gambe, intanto che le sue mani palpavano il mio sedere.

Si scostò per chiedere come mai non avessi messo le palline e neanche il plug, le dissi che fra donne ci sono molti modi per godere. Siamo salite al piano superiore, io nuda, lei che entrando si era tolto il giaccone era in maglioncino e jeans, li mi sono presa il piacere di spogliarla, avrei voluto rotolarmi subito insieme a lei sopra il letto ma lei &egrave andata al cassetto dove conservo i miei “giocattoli del piacere”, ha preso proprio quello che fino ad allora non avevo voluto farle vedere, avvolto in un panno che ha svolto facendo cadere sul letto l’oggetto che conteneva.

Un oggetto che prima della notte in quel club non sospettavo neanche la sua esistenza, uno strapon molto particolare che Tania ha usato per penetrarmi e che a differenza degli altri non &egrave attaccato a delle mutandine. Consiste in un fallo con una parte flessibile ricurva terminante con un bulbo da introdurre nella vagina oppure nell’ano così da permettere ad una donna (ma anche ad un uomo che non sia in erezione) di penetrare la sua partner. E’ fornito di vibratore che fa vibrare sia il membro che il bulbo, l’avevo indossato diverse volte (sempre con la stessa ragazza) ma l’effetto é talmente efficace per entrambe le partners ma sopratutto per chi lo indossa che abbiamo convenuto di usarlo prevalentemente spento per prolungare il piacere.

Tutto questo l’ho spiegato a Lauretta, lei ha ascoltato pazientemente, aspettavo che dicesse qualcosa, lei semplicemente mi ha dato l’oggetto in mano con un sorriso particolare che mi ha messo una voglia pazza per quella sfrontatella. Ho spinto la porcellina sul letto alzandole le gambe, lei le ha afferrate alla piega delle ginocchia le ha tirate a se spalancandole, esponendo la fichina e il culetto alla mia libidine.
Non sto a spiegare la mia voglia, quella che mi assale quando ho un cazzo a mia completa disposizione ma anche quando ho davanti a me una fica che so vogliosa e quella di Lauretta lo era, ed era bella da mangiare. Questo &egrave il vantaggio della bisessualità, poter godere di entrambi!

Inutile dire che ho subito applicato la bocca a quella fichetta cercando con la lingua la durezza del suo clito, premendola e muovendola su quella durezza finch&egrave la piccola ha cominciato a sospirare e’ ad agitare il bacino; &egrave stato allora che ho spinto un dito nel suo culetto dopo averlo bagnato di saliva, lei ha sussultato poi ha premuto il mio capo fra le sue deliziose coscette. Normalmente avrei continuato come facevo le altre volte, leccandola e masturbandomi io stessa fino ad avere insieme l’orgasmo; lo stesso faccio quando mi sollazzo con il membro di un uomo che mi piace; vengo insieme a lui, godo malmenandomi la fica, con la bocca piena di cazzo e lo sperma che cola lungo il mio mento fra i miei seni.

Giuro che lo avrei’fatto anche questa volta ma avevo nell’altra mano quell’aggeggio osceno. Allora facendo forza su me stessa mi sollevai, presi dal cassetto il tubetto del gel e ne prelevai un po con il dito e con questo ne spalmai il bulbo, lo stesso feci con il suo buchino. Lauretta guardava meravegliata e un po impaurita quel simulacro di membro maschile realisticamente simile ad un membro vero percorso da vene sporgenti e dalla cappella gonfia, solo che era. . . nero, a me il cazzo nero mette i brividi anche se fin’ora non ho avuto ancora nessuna esperienza con un uomo di colore.

Si vedeva anche che era molto eccitata, come lo ero io del resto, e così non esitai; lentamente, in modo che capisse pienamente quello che stavo per farle, avvicinai quel membro al bel culetto e strofinai l’estremità del bulbo sul suo buchino, mi fermai interrogandola con gli occhi, lei fece si con il capo allora lentamente ma con decisione lo spinsi. Il vantaggio e lo scopo dei plug &egrave quello di rendere l’ano elastico e pronto ad essere allargato, emise un piccolo grido più di sorpresa che di dolore quando il bulbo entrò ma ‘l’nnesto’ era fatto.

Aspettai qualche istante durante il quale la porcellina si toccò provando anche a muovere quel trapianto innaturale, poi mi sorrise, allungò le gambe e scese dal letto rifiutando il mio aiuto. Mi fronteggiò ridendo poi si giro verso lo specchio quardando curiosa e compiaciuta l’essere che era diventata, non fosse che il membro che inalberava era nero, sembrava una giovane trans (o un trans?) dalle belle tettine, si girò per guardarsi dietro come dal suo culetto usciva un qualcosa di nero che spariva fra le sue coscette.

Si girò ancora e fece un saltino, poi un altro, ora era nervosamente che rideva. Guardò nello specchio quel membro oscillare su e giu, si toccò la parte piantata nell’ano accertandosi che non si muovesse, saltell&egrave ancora poi lo fece oscillare di qua e di la ma con un risultato minore. Divenne rossa in viso. Io che ho provato diverse volte quello strapon particolare conosco le stimolazioni che quei movimenti trasmettono all’ano di che lo indossa, difficili da descrivere ma piacevolissime. La strinsi contro di me muovendo il ventre per sentire la cosa dura che mi separava dalla porcellina, lei le mani aggrappate alle mie natiche ancheggiò voluttuosamente strusciando cotro di me le sue tettine.

Mi chinai sul quel’insolito cazzo e vi feci scorrere la bocca come faccio con gli uomini ai quali mi concedo, mi staccai quasi subito e salii sul letto allungandomi e la guardai salire. . . Aveva una luce particolare negli occhi mentre avanzava ginocchioni fra le mie gambe, fra le cosce che spalancai per lei. Lauretta il viso accaldato venne sopra di me senza ancora toccarmi veramente, sfiorando prima con le labbra poi con i capezzolini eccitati e tesi il mio ventre poi su, lungo il mio addome, su, su, solo allora la sua bocca si aprì sul mio seno, titillò appena il capezzolo, poi passò all’altro mio seno.

La libidine &egrave una cosa che non si insegna, viene naturale a chì &egrave predisposto, penso addirittura che sia un dono che Lauretta possedeva; quando la sua boccuccia fu sulla mia era aperta, addirittura spalancata e la sua lingua si muoveva cercando la mia per accarezzarla e poi lascivamente succhiarla. Portai la mano al ‘suo membro’, non furono necessari altri stimoli, lei capì e si sollevò ritraendosi quel tanto da consentirmi di cercare con il glande l’ingresso della mia vagina, di puntarlo poi le mie mani furono ad afferrare il suo culetto per attirarla in me.

Inaspettatamente resistette, credo che nei miei occhi leggesse una disperata invocazione perché ebbe uno strano sorriso poi: ‘Dopo sarai tu a scopare me promesso?’ Ero infoiata come una cagna in calore, sentivo le labbra della mia fica gonfie, i seni che mi dolevano da farmi male, feci più volte ‘si’ con la testa, solo allora la porcella si lasciò attirare, ricevetti il ‘suo’ cazzo con un profondo sospiro. La trattenni dentro di me per lunghi istanti assaporando quella presenza che mi riempiva.

La sera prima avevo indotto il mio uomo a fare all’amore, vi era poca differenza fra il suo membro e quello che avevo in vagina in quanto a grossezza e consistenza, l’unica differenza che notai era il calore, quello che Lauretta aveva cacciato nella mia fica era quasi freddo mentre quello del mio Gianni e anche quello di E. . . sono . . . per il resto la vista dei movimenti del corpicino che mi sovrastava, dei piccoli seni che rimanevano fermi margrado l’agitarsi della porcella erano di una bellezza impagabile e accendeva la mia fantasia oltre che incendiare la mia fica.

Con le mani dietro la sua nuca l’attirai e mentre ci baciavamo famelicamente e le nostre bocche si fondevano le mie mani scendevano carezzevoli lungo la sua schiena premendo il suo corpicino sopra il mio. Ora che lo strapon aveva preso calore, era come avere in grembo il membro di un uomo e quest’uomo da perfetto amante lo muoveva adagio avanti e indietro ed era quello che stava facendo la mia porcella flettendo lentamente le reni, le mie mani scesero leggere a seguire il loro movimento sinuoso, salirono la bombatura del culetto ondulante mentre io stessa ancheggiavo adagio assaporando quello che per me era un cazzo vero.

La consapevolezza che stavo compiendo con Lauretta un’azione considerata riprovevole dalle persone comuni acuiva la mia eccitazione, credo che anche la mia porcella fosse eccitata ma non come lo ero io. Stavo godendo molto più rapidamente che se fosse stato un amante a scoparmi, era sconvolgente la rapidità con la quale il piacere saliva partendo dalla mia fica invadendo l’ntero mio corpo, lo strisciare di quel corpicino dalla pelle così liscia e delicata, di quelle tettine pressoch&egrave inesistenti ma dai capezzolini così graffianti faceva aumentare ad ogni istante il mio piacere tanto che capii che stavo per venire.

‘Oh scopami, scopami!’ Supplicai quasi gridando. Lei si sollevò e prendendomi sotto le reni che avevo inarcato, a grandi colpi di cazzo mi penetrò violentemente fino in fondo. Mi agitai sollevandola come un fuscello quasi disarcionandola e venni, e mentre l’orgasmo mi sommergeva ebbi la visione del suo sguardo, della sua espressione di soddisfazione, innaturale per una ragazza così giovane, espressione come ho visto nel viso del peggiore dei miei amanti, rideva la troietta, felice di vedermi alla sua mercé e in quel momento mi sentii umiliata, la detestai e ancora in pieno orgasmo l’attirai violentemente sopra di me, una mano scese nel solco delle sue natiche, le dita trovarono la parte esterna sotto il bulbo conficcato nel suo culetto, quella che contiene il pulsante, lo premetti fino al secondo scatto. . .

Il ronzio si udì appena quando lo strapon prese a vibrare ma l’effetto fu immediato e inatteso per la ragazza. Le lettrici che hanno provato cosa significano le vibrazioni di un dildo usato analmente sanno di cosa parlo; all’inizio un sorriso di beatitudine illùminò il suo viso poi lunghi fremiti percorsero il suo corpo, il suo respiro accelerò, divenne affannoso e prese a lamentarsi sempre più forte; anch’io ne subivo l’effetto ma in modo non paragonabile al suo in quanto le vibrazioni coinvolgevano solo parzialmente il mio clitoride, ma prolungò sensibilmente il mio orgasmo che godetti fino alla fine sollevando e ondulando il ventre con la bocca a soffocare i gemiti di quella perfida ragazzina prendendomi così la mia rivincita.

Durò soltanto pochi minuti poi presa da compassione feci cessare le vibrazioni, tremava tutta la porcellina e respirava forte, la strinsi fortemente sopra di me deponendo piccoli baci sul suo viso, era emozionatissima ma appena ebbe preso respiro con un filo di voce disse ‘Ancora, si ancora!’ Premetti nuovamente il pulsante fermandomi questa volta al primo scatto, il ronzio riprese ma più debolmente e qualche istante dopo lei si sollevò sulle braccia una espressione estasiata e dolcissima si dipinse sul suo volto, il culetto nelle mie mani si sollevò, sentii il ritrarsi del membro, anche se avevo avuto il mio orgasmo sapevo che con le giuste sollecitazioni potevo averne un’altro e forse un terzo e la mia giovane goditrice faceva ben sperare.

Prima che il membro uscise del tutto attirai il piccolo culo spingendolo contemporaneamente in avanti, questa volta il cazzo vibrante nel suo immergersi sfiorò il mio clitoride; si, sapevo che fra poco avrei goduto nuovamente! Sospirai guardando con gratitudine la mia porcellina, lei capì e continuò a scoparmi inprimendo al suo corpo un moto sinuoso e ondulante, le mie mani seguivano i suoi movimenti accarezzando la schiena liscia e un po (ma solo un po) ossuta, la caduta delle reni in movimento, il piccolo culo, le belle cosce, poi ancora su, fino alla sua nuca attirando a me la sua testolina per baciare la sua bocca.

Da quel momento fu soltanto piacere puro, Lauretta stimolata dalle vibrazioni che riceveva nell’ano sospirava in piena estasi, alle nostre narici giungeva il profumo della mia fica che colava il suo godimento, perché contrariamente alla mia giovane compagna io bagnavo abbondantemente, tanto che il mio piacere scendeva nel solco delle mie natiche bagnando anche la coperta del letto.

Il piacere &egrave fatto di sensazioni ed &egrave per questo che non &egrave possibile descrivere completamente il godimento che provavo, le parole sono inadatte e troppo volgari per far capire ad un’altra persona sensazioni che sono intime e pure, si anche quando mi concedo a più partners sia uomini che donne mi sento pura, purificata dal piacere che trasmetto con tutta me stessa, con le mani, con la bocca, con la fica, e sì, anche con il mio culo, un piacere che coinvolge sia il mio corpo che la mia mente. Siete shoccati? Non importa, volevo dirlo e l’ho detto!

Riuscii a far durare abbastanza il nostro piacere da riemergere dall’orgasmo appena avuto e salire nuovamente i gradini del godimento, in quanto alla porcellina, almeno un paio di volte dovetti spegnere le vibrazioni per permetterle di riprendersi ma lei quasi subito alitava nella mia bocca: ‘ancora, ancora’ e godeva, godeva lamentandosi mentre non cessava di strusciarsi sopra di me. Furono sensazioni veramente sublimi, stavo nuovamente per venire, allora stringendo a me la giovane goditrice feci fare il secondo scatto al vibratore.

‘Lisa. Lisa, Lisa! ! !’ Invocò, era tutto un fremito ebbe il suo oragasmo insieme al mio, malgrado cercasse di divincolarsi la tenni stretta soffocando i suoi gemiti insieme ai miei lamenti, baciandoci perdutamente, salivando una nella bocca dell’altra, le mie mani aggrappate al suo culo, le sue mani strette alla mia nuca. Dopo un’ultimo guizzo spensi le vibrazioni. La ragazza si mosse ancora poi giacque inerte sopra di me calmandosi a poco a poco ma era esausta, priva di forze con gli occhi chiusi. La rovesciai dolcemente di fianco coprendo il suo viso di piccoli baci.

Finalmente scesi dal letto e aiutai la mia giovane amante a rimettersi in piedi; con delicatezza estrassi dal suo culetto lo strapon e con questo in mano scendemmo di sotto, la doccia la facemmo insieme strette una all’altra. Sotto il getto tiepido Lauretta si lasciò coccolare, insaponarci fu il pretesto per accarezzarci ancora facendo scivolare le nostre mani lungo i corpi che la schiuma aveva reso piacevolmente lisci, scivolosi, lavai il suo corpicino tutto, le sue tettine, la sua fichina, il suo culetto . . . lei fece con me altrettanto attardandosi a passare le mani nel solco delle mie natiche, le dita a sfiorare il mio ano poi giù ad accarezzare la mia fica.

Quando uscimmo ad asciugarci mi accorsi che a Lauretta era ritornata la voglia ma era mezzogiorno passato e entrambe avevamo bisogno di una pausa, le diedi da mettere la prima cosa che mi venne sotto mano, indossai la mia vestaglietta e apparecchiai tavola. Avevo preparato per il cenone (l’indomani era capodanno) e quindi dovetti solo riscaldare qualcosa. Durante il pranzo la nostra conversazione fu quasi normale, dissi che io e Gianni avremmo aspettato l’anno nuovo a casa cenando davanti alla televisione e dopo il tradizionale brindisi saremmo andati a nanna, e tu? Chiesi.

Disse che aveva ottenuto il permesso di andare ad una festa in casa di una sua amica, i genitori di questa sarebbero stati nei paraggi aggiunse quasi con tristezza, quella sera voleva essere a casa per le 19 in modo di potersi preparare con calma. Mi aiutò a sparecchiare, asciugò i piatti che avevo lavato e appena finito mi rivolse i suoi occhioni apparentemente ingenui. ‘E adesso?’ chiese. La spinsi gentilmente in bagno, mi sbarazzai del poco che avevo addosso e nuda entrai dopo di lei.

Andò allo specchio del lavabo e attraverso questo mi fece boccacce e smorfie buffe; era veramente un incanto con quella camicia troppo grande per lei (quella di Gianni) che copriva solo metà del piccolo culo. E’ singolare come a volte una parziale nudità sia più eccitante della nudità completa ma Lauretta anche così aveva il potere di far salire al sommo grado la mia libidine. Nel bidé lavai con cura lo strapon coprendo poi di abbondante sapone il bulbo, mi sedetti come per fare i miei lavaggi e lo spinsi dentro il mio ano muovendolo per sistemarlo solidamente, poi insaponai la parte opposta cio&egrave il fallo, operazione che non sfuggì alla mia porcella che senza nulla dire si sbottonò la camicia e la lasciò scivolare a terra poi le mani sopra la vaschetta del lavandino divaricò le gambe e incavando le reni protese il culetto.

Mi ero spostata dietro di lei, dovrei dire che mi offri il culetto, lo fece volgendo verso di me il viso mentre mi gettava un’occhiata assassina. Non posso fare a meno di parlare delle mie sensazioni, una di queste era che mi sentivo ‘completa’ nella mia bisessualità; quel cazzo nero che alla minima oscillazione mi sollecitava l’ano dal quale nasceva, quel cazzo che avevo ricevuto con piena soddisfazione nella mia fica, la vista della ragazzotta pronta a essere penetrata dal membro che ora faceva parte di me mi esaltavono, l’unico mio rammarico era che chiunque sarebbe venuto a conoscenza del modo con il quale soddisfavo la mia inesauribile voglia di sesso mi giudicasse una donnaccia tanto più che già sapevo che il mio ego mi avrebbe indotta a divulgare una volta di più le mie azioni.

In quel momento mi immedesimai nel mio ruolo maschile e veramente vidi le meraviglie che Lauretta mi offriva con disarmante candore come le avrebbe viste il mio uomo o come le avrebbe viste il mio amante, sopratutto quest’ultimo, che non manca mai di omaggiare il mio lato B, e proprio come E. . . immersi il viso nel suo culetto allargando con entrambe le mani quelle chiappette così invitanti e con piccoli colpetti della mia lingua. . .

No amici miei, che siate miei lettori o mie lettrici non giudicatemi male, sono sicura che avreste tentato anche voi di forzare il suo buchino prima, poi appena l’adorabile porcellina ebbe alzato la gamba poggiando il piede sulla barretta degli asciugamani, anche la vostra lingua sarebbe scesa a leccare la sua fichina ricoprendola di saliva, poi ancora il suo buchino, poi ancora la sua. . .

‘Basta Lisa mettimelo dentro, scopami!’. Quella voce divenuta supplichevole non era più la sua. Mi chinai sulla sua schiena, i miei seni erano divenuti duri, i capezzoli strusciando sulla sua pelle dolevano tanto erano tesi; alitai al suo orecchio: ‘Cosa vuoi amore?’. Non rispose, la sua mano scese dietro di lei e afferrato il ‘mio cazzo’ lo tirò, io lo seguii, sentii che lo strusciava, lo puntava. Un uomo avrebbe percepito che quella morbidezza non poteva appartenere all’ano della porcella, ma il membro che ora mi apparteneva non aveva la sensibilità di un membro vero e appena spinsi, adagio per fortuna, la ragazza si irrigidì con un gridolino.

Subito mi ritrassi, lei mi afferrò immediatamente e mi attirò nuovamente, questa volta ero sicura che lo aveva spostato sopra il suo buchino perché la mia mano scesa sotto di lei incontrò la fichina libera che le mie dita cominciarono ad accarezzare. Lo strofinò lungamente prima di decidersi a puntarlo, infine lo lasciò e allungando le braccia all’indietro mi afferrò dietro le cosce invitandomi ad entrare dentro di lei.

Spinsi lentamente ma con decisione, Lauretta emise un piccolo gemito appena si sentì aprire l’ano; malgrado lo strapon fosse stato reso scivoloso dalla schiuma saponosa e anche se la recente introduzione del bulbo lo avevano ‘elasticizzato’ capii che le stavo facendo male ma poiché le sue mani continuavano ad attirarmi spinsi piu volte e ad ogni mia spinta rispondeva un gridolino, finalmente si quietò.

Portando una mano al ‘mio’ membro mi accorsi che era saldamente piantato nel suo piccolo culo, aspettai che il suo respiro diventasse regolare e lentamente spinsi fino ad avere gli inguini contro le sue natiche, la porcellina reagi spingendo anch’essa indietro il sedere. Portai le mani sotto il suo petto ad accarezzarle le tettine piccole ma con i capezzolini duri e talmente eccitati che mi bastò prenderli fra le dita per strapparle un lamento. Le sue mani lasciarono le mie cosce e si aggrapparono al bordo del lavabo. . .

‘Si Lisa, si, si!’ Invocò, incavando al massimo le reni, mi portai maggiormente sopra di lei e spostando le mani ad afferrarmi alle sue spalle, mi ritrassi e spinsi nuovamente sorpresa di come il ‘mio cazzo’ scivolasse facilmente margrado conoscessi la strettezza del suo buchino, mi ritrassi e spinsi, mi ritrassi e spinsi sempre fino in fondo; da quel momento Lauretta non gridò più ma cominciò a respirare rapidamente, sempre più rapidamente, poi affannosamente, infine dopo alcuni minuti piccoli gemiti annunciarono che la porcella aveva cominciato a godere.

Ero consapevole che stavo compiendo un atto perverso e forse proprio per questo mi prese una esaltazione che mi fece pronunciare parole insensate, dolci e talmente oscene che non voglio riportare ma che inducevano la giovane porcella a rispondere venendomi incontro con il culo, infilzandosi lei stessa dapprima lentamente poi sempre più rapidamente, addirittura freneticamente, godeva e stava per entrare in orgasmo e io che avevo solo cominciato provare piacere. . .

Portai la mano all’indietro, sotto la parte immersa nel mio culo e premetti al primo scatto la sporgenza che aziona le vibrazioni; se emise un ronzio questo fu soffocato dai lamenti della giovane goditrica che culminarono in un lunga invocazione ‘siiiiiiiiiiiiiiii!!!!’ . Si immobilizzò, allora fui io a muovermi lentamente facendo compiere allo strapon-cazzo delle escursioni che volli brevi per godermi l’orgasmo della ragazza mentre il mio piacere partendo dall’ano soavemente sollecitato dalle vibrazioni che riceveva si trasmetteva a tutta me stessa.

Una sorta di tremito invase la mia amica che in pieno orgasmo ora gridava sommessamente, presa da infinita libidine spinsi il secondo scatto del vibratore e fu un delirio che mi accomunò alla porcella, abbracciai strettamente il suo corpicino e il petto sopra la sua schiena mi immobilizzai, il resto lo fece il singolare strapon, l’orgasmo sali rapidammente e quando scoppiò fu tremendo, presi anchio a tremare e venni sbavando sul suo collo, credo che persi la nozione del tempo e dello spazio non mi rendevo conto di nulla solo che il secondo orgasmo quando giunse fu irresistibile. Lauretta gridava di smettere, riuscii a ritirarmi e alzarmi con il cazzo che vibrava.

Dovetti appoggiarmi al muro, mi ci volle un po prima di riuscire a connettere abbastanza da spegnere l’osceno aggeggio, finalmente ci riuscii e lo estrassi anche dal mio culo. Lauretta mi venne contro abbracciandomi e abbracciate scendemmo a fare la doccia.
Si era fatto tardi, la piccola dovette vestirsi rapidamente e frettolosamente tornare a casa per cenare e prepararsi per il vegione di capodanno.

Quella sera, proprio a quel veglione un imbecille insensibile colse la sua verginità. Questa forse (forse) sarà oggetto del proseguimento di questo mio diario.
Inaspettatamente il giorno di Capodanno Lauretta venne a trovarmi, avevo lasciato il cancello aperto perché aspettavamo parenti a pranzo; stavo preparando tavola quando me la trovai davanti. Appena varcata la soglia scoppiò in lacrime, nella sua confusione non si era accorta che Gianni era presente. Dopo aver fatto cenno al mio uomo di lasciarci sole, l’ho abbracciata facendomi spiegare quello che era successo.

Sua madre (separata dal marito) aveva bevuto la scusa che in casa della sua amica dov’era stato organizzato il veglione c’erano anche i genitori, invece vi erano solo giovani; poche le ragazze’ sue compagne di scuola mentre le altre, come pure i ragazzi erano tutti più grandicelli. Mi disse che hanno ballato e anche bevuto; ad un certo punto uno dei ragazzi l’ha invitata a seguirlo in una stanza. . ..

Lauretta era contenta ed era ben disposta tanto più che quel ragazzo le piaceva, ha accettato i suoi baci, che le togliesse le mutandine, le sue carezze, tutto quello che voleva da lei, solo che forse a causa della poca esperienza di quel ragazzo, quando l’ha penetrata non ha tenuto conto o non si &egrave accorto che lei era del tutto asciutta e le ha fatto male, poi malgrado lo supplicasse piangendo di smettere ha continuato a scoparla fino a venirle dentro.

Il pianto di Lauretta era dovuto al suo timore di rimanere gravida; ho impiegato mezz’ora a spiegarle come calcolare i giorni fecondi e quindi tabu per il sesso e per fortuna quel 31 Dicembre non era feconda. Se n’&egrave andata abbastanza rassicurata. Naturalmente ho detto tutto a Gianni ma lui aveva intuito fin dall’inizio che fra me e quella ragazzina vi era qualcosa.

L’indomani siccome continuava a lamentare un bruciore intimo, ho convinto la mia ginecologa a riceverci malgrado il suo studio fosse chiuso. Alla piccola era venuta una forte infiammazione dopo quel suo rapporto della vigilia di capodanno, dovuta al fatto che le sua vagina non era preparata, e secondo la ginecologa, sensibilmente arida, una cosa non tanto rara in una ragazza della sua età che con il passare del tempo sarebbe destinata a scomparire.

Le ha prescritto delle candelette da mettere la sera e, nel caso desiderasse ugualmente avere rapporti con l’altro sesso, delle specie di supposte, di cui le ha dato un campione, da inserire in vagina prima del coito. Queste avrebbero prodotto una schiuma lubrificante, anche spermicida ma senza conseguenze per la flora vaginale. Consigliò comunque di avere quei rapporti solo al di fuori dei suo periodo fertile non potendo ancora prendere la pillola perch&egrave ancora giovane.

Adesso temo che sia compromesso il suo rapporto con il genere maschile, viene ancora a trovarmi ma da allora facciamo raramente sesso e ultimamente Lauretta mi trascura, probabilmente teme di trovare ancora Gianni in casa, ma ho il vago sospetto che forse la sua non &egrave paura vera e propria, a volte penso che in cuor suo desideri trovarlo, che la sua paura dissimuli in qualche modo un desiderio inconscio perch&egrave sovente in sua presenza le prende una sorta di tremore che fatica a dissimulare.

Si, facciamo ancora all’amore, ma sovente mi rimprovera di non essere stata io a sverginarla con lo strapon nero quel giorno. Per farmi perdonare le ho regalato delle palline simili alle mie (sono andata a Torino a comperarle), le tiene sovente dentro la fichetta e a volte le indossa anche a scuola.

Passava il tempo, Lauretta mi mancava, anche se di tanto in tanto veniva a trovarmi non era più la stessa, la perdita della verginità da lei desiderata era stato un evento traumatico a causa della sua giovane età e di quella del suo partner occasionale (più grande di lei di appena un paio di anni), il quale non aveva tenuto conto del particolare stato fisico della sua vagina non ancora pronta a ricevere il pene di un uomo.

Questa a mio avviso &egrave la ragione per la quale non &egrave sempre un male che le ragazze siano iniziate al piacere da uomini maturi, esperti e quindi capaci di portarle a poco a poco a scoprire le gioie dell’amore fisico, queste sovente hanno in seguito una vita sessuale più piena e consapevole; &egrave stato il mio caso e penso sia stato anche il caso di molte donne ora felicemente sposate.

Lauretta invece del piacere che aveva il diritto di aspettarsi aveva ricevuto dolore e paura. Anche se le lacerazioni della sua giovane vagina grazie alle cure della mia ginecologa erano guarite, nondimeno il suo timore rimaneva grande.

La neve era caduta abbondantemente e le strade del mio paesino, a parte la provinciale e poche altre, erano ridotte a camminamenti di un paio di metri di larghezza. Davanti casa mia, della gente che passava vedevo soltanto dalla vita in su salvo in corrispondenza del mio cancello completamente libero da neve, dove i passanti li vedevo per intero.

Per alcuni giorni vidi Lauretta passare accompagnata da un ragazzo, immaginai fosse il suo innamorato e malgrado mi pungesse la gelosia per quella che era stata la mia amante e in qualche modo lo era ancora, ne fui contenta.

Poi da un paio di giorni a questa parte ritornò a passare sola gettando ogni volta uno sguardo fugace verso la finestra del pianterreno dove di solito l’aspettavo. Quando si fermò guardando nella mia direzione, premetti il pulsante di apertura del cancello ed ella entrò con passo sicuro, spinse la porta di casa che avevo aperto e tenuta accostata per lei, e fu davanti a me.

Sotto il cappotto indossava un maglioncino che segnava appena la forma delle sue tettine e un paio di jeans che entravano dentro degli stivaletti, non fosse stato per il visino angelico e i capelli biondi ricadenti sulle spalle, avrebbe potuto sembrare un ragazzo.

Mi venne un tuffo al cuore; com’era giovane! La desideravo come non mai, temevo di perderla e avrei fatto non so cosa perché rimanesse mia, anche . . . Non disse nulla, non ve n’era bisogno, presi in silenzio il suo cappotto, si sedette per togliersi gli stivaletti poi i calzini, sollevò alte le braccia quando le sfilai il maglioncino, guardò le mie dita sciogliere i bottoni della sua camicetta, toglierla, togliere il corpetto che fungeva da reggiseno ed eccola nuda ed ancora una volta mia!

Senza che glielo chiedessi entrò in bagno, L’amore saffico più di quello etero esige l’accurata pulizia delle parti intime, Lauretta lo sapeva ed era la prima cosa alla quale provvedeva appena veniva da me. Ne approfittai per denudarmi completamente e appena udii l’acqua cessare di scorrere entrai anch’io in bagno. La ragazza si stava asciugando, aspettò che avessi finito di lavarmi ed asciugarmi e uscìmmo insieme.

La casa era piacevolmente riscaldata, inoltre eravamo nelle ore più calde di una bella giornata di sole i cui raggi entrando dalla finestra mettevano allegria. Salimmo nude e abbracciate la scala che porta al piano superiore dove come ho già avuto modo di spiegare si trova la camera da letto.

Appena entrate ci fermammo davanti al grande armadio il cui specchio riftetteva le nostre immagini, una giovane donna a dire di molti piacente malgrado il leggero sovrappeso e una adolescente dal corpicino ancora esile ma già perfetto le cui tetttine ancora in formazione inalberavano in mezzo ad aureole pallide delle minuscole ciliegine brune eccitate e irte.

Queste insieme al visino incorniciato da capelli color oro, innaturalmente serio per una giovinetta della sua età rivelavano un desiderio che sapevo pronto ad esplodere. Anch’io avevo voglia, voglia che avevo alimentato per tutta la mattinata contraendo e rilassando i muscoli vaginali a trattenere le palline la cui presenza era rivelata dalla cordicella la cui estremità fuoriusciva dalla mia fica.

Sapevo che anche Lauretta aveva preso l’abitudine de ‘indossarle’ quando provava desiderio, per questo fui in qualche modo sorpresa di non vederne traccia all’estremità della fessurina al vertice del suo pube. Sorrise seguendo il mio sguardo poi divaricò lievemente le gambe e introdotto un dito all’interno del suo sesso lo ritirò con avvolto ad esso il cappio della cordicella,

La strinsi contro il petto guardandola negli occhi e lentamente chinai il viso sopra il suo . . . la sua boccuccia era già aperta, la sua lingua venne incontro alla mia bocca quando l’avvicinai, i suoi occhi si chiusero languidamente sentendo le mie labbra attorno ad essa. L’aspirai succhiandola con dolcezza poi fu la mia lingua ad entrare nella sua bocca. . .

Lo specchio rifletteva le mie mani che accarezzavano la sua schiena, scendevano all’incavo delle reni che la piccola aveva incavato per premere contro di me il pancino muovendolo adagio. Il suo culetto era sodo nelle mie mani, lei aprì maggiormente le gambe permettendo ad una di esse di entrare di taglio nelle sue natiche, giù fino ad incontrare la fichina poi su a stuzzicare col dito il suo buchino.

La ragazza era eccitatissima e anch’io lo ero, la mia vagina si contraeva e si rilassava facendo muovere le palline che conteneva; la feci voltare, la schiena contro il mio petto e il culetto contro il basso del mio ventre, le mani sulle sue tettine a massaggiare i capezzolini che fra le mie dita si indurirono maggiormente facendola sospirare, ora era il piccolo culo che muoveva adagio cercando con esso una cosa che la ragazza doveva bramare, facendomi pentire di non aver messo lo strapon che quella volta aveva dato piacere sia a lei che a me.

La scena che lo specchio rimandava era di un erotismo straordinario, Lauretta la testa reclinata di lato aveva gli occhi chiusi, le narici del nasino vibravano al ritmo del respiro che aveva accelerato, i piccoli seni che le mie mani nascondevano la facevano sembrare un essere androgino, prese ad agitarsi ondulando il bacino; assecondavo i suoi movimenti eseguendo insieme a lei una sorta di danza languida, prese a lamentarsi con voce da bambina, la cordicella che pendeva dalla sua fessurina andava adagio su e giù ritmando gli spasimi della sua fichina . . .

‘Oh Lisa, Lisa, Lisa . . .’ si lamentò immobilizzandosi, la sua fichina si dischiuse lasciando apparire una pallina quindi un tratto di cordicella, non riuscì a trattenere neanche l’altra pallina che i suo godimento fece rilasciare e cadere per terra. Portai una mano fra le sue cosce le dita a percorrere la sua fessurina, trovai quello che doveva essere il suo clito, lo premetti, lo massaggiai completando il suo orgasmo.

Dovetti sostenerla perché le sue gambe stavano cedendo, la sollevai fra le braccia e l’adagiai sopra il letto, vi salii anch’io allungandomi accanto a lei. ‘Scusa Lisa, non ho resistito, era da tanto . . .’. Le chiusi la bocca con un bacio e accarezzai il suo visino tornato sorridente.

‘Ho visto che hai un innamorato’ chiesi guardandola intensamente. I suoi occhi si rattristarono inaspettatamente, nascose il viso nel mio collo, il suo nasino freddo contrastavo con il l’alito che era bruciante. ‘L’avevo, ora non più, l’ho lasciato’ le sue labbra mi solleticavano mentre lo diceva; ‘Come mai?’, le labbra muovendosi era come se mi baciassero ‘Ho capito che voleva . . . lo sai!’. Lo sapevo o perlomeno lo immaginavo ma chiesi ugualmente: ‘Cosa &egrave successo, racconta!’.

Muovendo le labbra contro il mio collo raccontò: In breve, dopo una passeggiata mano nella mano sulla neve, si inoltrarono in un boschetto dove si fermarono, lei poggiando la schiena contro un pino si lasciò baciare, non era la prima volta che lui la baciava ma quella volta fu diverso, si fece tutto contro facedole sentire contro il ventre la sua eccitazione, a Lauretta piaceva la durezza che premeva contro il suo pancino, non si spaventò quando lui si aprì la cerniera dei pantaloni, liberò il pene e glie lo diede in mano poi visto che la ragazza era ben disposta le fece capire . . .

Lauretta si chinò sui talloni e glie lo prese in bocca, una cosa che aveva già fatto con altri ragazzi e anche con il ragazzo che l’aveva deflorata; cominciò a scorrere su di esso e avrebbe continuato perché le piaceva come piace a tutte le donne, ma dovette interrompere il suo bocchino, si stava avvicinando una slitta trainata da un cavallo, lui si riaggiustò e continuarono al passeggiata.

‘E poi?’ chiesi sollevando il viso sopra il suo. Sul mio collo rimaneva un senso di freschezza che mi fece rimpiangere le sue labbra. In poche parole arrivarono ad una sorta di capanno, il fatto che la porta fosse stata sgomberata daiia neve le fece capire che lui aveva premeditato tutto. Scappò via malgrado lui gridasse il suo nome implorandola di tornare indietro.

‘Perch&egrave non hai voluto?’ Chiesi. Le vennero le lacrime agli occhi. ‘Potevo forse dirgli: prima devo infilarmi nella fica questa cosa. . . Potevo dirgli questo?’ Sussultai: ‘Ti porti dietro quelle supposte?’, ‘Si, le ho sempre con me anche se non credo. . .’

‘Corri a prenderle!’. Lauretta eseguì, mentre scendeva sottto dove erano rimasti i suoi vestiti, estrassi dal comodino svolgendolo dal suo panno, lo strapon nero; presentai il bulbo all’apertura della mia vagina e lo introdussi senza difficoltà tanto ero bagnata. Mi accorsi subito che non andava bene, il fallo oscillava oltre quello che desideravo, lo estrassi senza esitare e stringendo i denti lo spinsi nel mio ano.

Quando la ragazza ricomparve mi trovò coricata sulla schiena, le gambe dischiuse che brandivo il mio cazzo nero. Presi dalle sue mani la scatoletta che mi porgeva, l’aprii estraendone uno dei due blister contenente cinque supposte, più grandi delle supposte comuni (anali per intenderci) ma dalla forma simile, premetti la parte argentata sopra una di esse e la feci uscire.

Aveva una consistenza ceracea, mi colpì il suo odore lievemente pungente. ‘Infilala!’ ordinai porgendogliela. Lauretta salita sul letto, le ginocchia aperte ai due lati delle mie cosce guardava assorta le sue mani, una le cui dita aprivano la sua fichina, mentre le dita dell’altra spingevano in profondità l’insolito oggetto.

‘Vieni!’ L’invitai con le braccia aperte, si chinò sul mio viso coprendo la mia bocca con la sua, fu un bacio all’inizio delicato ma poi le sue labbra costrinsero le mie ad aprirsi, entrarono nella mia bocca spalancata, avvolsero la mia lingua, l’aspirarono, la succhiarono muovendo il viso in modo talmente voluttuoso che nella mia fica sentii come una scossa, le labbra inumidirsi, portai una mano fra le sue cosce, un dito ad eplorare la delicata sua fessurina . . .

Ritiraii il dito, era bagnato di una sostanza liscia come fosse olio, la mia mano scese lungo la schiena della mia porcellina premendo le sue reni, lei aprì maggiormente le ginocchia, le mie dita scesero nel taglio del suo culetto, sfiorarono il suo buchino, poi la sua fichna . . . Inarcai appena le reni, il cazzo incontrò lo stretto suo taglio, Lauretta lo sentì, arretrò leggermente le ginocchia, le mie dita ‘videro’ la cappella all’ingresso del suo sesso . . .

‘Adesso amore, adesso . . .’ Sussurrai. La mano che brandiva il cazzo seguì il suo entrare nel grembo della ragazza, Lauretta sospirò, aiutai il suo sollevarsi, il suo infilzarsi nel fallo che entrò con una facilità che stupi entrambe, si sostenne alle mie braccia mentre si sollevava completamente. Aspettò un lungo momento poi cominciò a molleggiare sulle ginocchia su e . . . giù, su e . . . giù poi più rapidamente su e giù, su e giù guardandomi come se stesse svolgendo un compito difficile e si aspettasse incoraggiamento da parte mia.

‘Si cara si, si così, così. . .’ Avrei voluto che il mio cazzo avesse la sensibilità di un cazzo di carne per godere dello scorrere della porcellina che ora ad occhi chiusi esprimeva la sua soddisfazione con sospiri ritmati dal suo infilzarsi, poi furono brevi lamenti di piacere che sfuggirono dalla sua gola diventando via via sempre più prolungati e intensi.

Adesso si sentiva nettamente quell’odore, un’odore aromatico come di mentolo o di eucaliptolo, non saprei, non saprei definire esattamente cos’era ma era intenso e pregnante. La ragazza stava godendo e fra non molto avrebbe avuto il secondo orgasmo mentre io. . .

Mi afferrai al suo colllo e l’attirai e fui io a scoparla con lunghi movimenti delle mie reni, volevo essere io a far godere la cara porcellina, la mia mano sentiva lo sfilare del cazzo liscio, le mie dita intrise di quel liquido schiumoso si soffermarono sopra il piccolo ano, uno di esso affondò poi un altro, li mossi come un secondo fallo non incontrando resistenza alcuna come se quel pertugio fosse perennemente aperto.

Volevo godere anch’io, dovevo godere, il bulbo che sollecitava il mio ano ad ogni movimento dell’osceno aggeggio non era sufficente a provocare il mio orgasmo, avrei dovuto . . .
‘Oh Lisa Lisa, fallo vibrare, accendilo. . .’ So che lo diceva per me più che per lei ma resistetti: ‘Un cazzo vero non vibra!’ replicai, ma la strinsi, la baciai perdutamente agitandomi in modo convulso.

E Lauretta venne, non gridò, venne soffiando, soffiando e gemendo nella mia bocca. Se invece dello strapon avessi avuto un cazzo di carne avrei percepito gli spasimi della sua vagina invece li sentii attorno alle dita che scorrevano nel suo culetto. Rimase a lungo sopra di me come inerte; quando si fu chetata l’aiutai a sfilarsi dallo strapon e a mettersi di fianco.

Non avevo goduto, dovevo godere altrimenti sarei stata male per tutto il giorno. Mi alzai, lo specchio dell’armadio rimandava l’immagine di una donna stravolta che non ero io, Lo strapon nero che si innalzava dal mio corpo aumentava l’oscenità della scena. Vi portai la mano premendolo contro il mio ventre, adesso lo sentivo anche contro il clitoride, lo mossi, ma non bastava!

La mia mano scese a toccare il bulbo piantato nel mio culo, trovai il pulsante che lo faceva vibrare, lo premetti al primo, poi al secondo scatto. Non udii il ronzio ma l’effetto che produsse mi ifece inarcare esibendo allo specchio l’osceno fallo come farebbe un uomo infoiato che si masturba davanti ad una donna nuda, lo presi in mano, lo agitai di qua e di la, lo feci oscillare poi lo premetti. . .

‘ Si. . . si. . . si . . .’ Non riuscivo a dire altro, sentivo arrivare l’orgasmo ma era troppo presto, troppo presto per compensarmi della voglia accumulata, spensi l’aggeggio, lo mossi, lo premetti. . .

Lo specchio mostrava oltre la mia immagine nei suoi lubrici movimenti, Lauretta seduta sul letto, i piedi contro il culetto,le ginocchia divaricate che si masturbava lentamente, le dita di una mano ad aprirsi la fichetta, le dita dell’altra a trastullare con movimenti circolari quello che doveva essere il suo clito, tutta la fichetta era come offuscata dalla lieve schiuma provocata dalla supposta che appena infilata si era sciolta.

‘Lisa Lisa Lisa . . .’ Diceva la goditrice guardandomi nel mio agitarmi, nen mio esibirmi allo specchio. Stavo salendo adagio tutti i gradini del mio godimento ma vedendo la ragazza in quell’atteggiamento per me terribilmente provocante, premetti nuovamente i due scatti. Fu una cosa irresistibile, il godimento superò rapidamente i gradini che lo separavano dall’orgasmo e venni soffiando, lo sguardo acceso, i seni al vento, il ventre proteso, le mani a spingere sulle mie reni per inarcarmi, per offrirmi. . .

Fu un orgasmo insolitamente lungo ed intenso che mi stravolse facendomi vacillare, dovetti appoggiarmi allo specchio dell’armadio appannandolo. Quando riemersi ero senza forze, non mi riusciva neanche di spegnare lo strapon che continuava a vibrare, vibrava ancora quando con uno sforzo lo estrassi dall’ano e lo gettai sul letto; fu Lauretta che lo spense.

Stavo guardandomi attorno ancora stordita quando sentii la porta a pianterreno aprirsi, la neve gelata e compressa del cortile aveva impedito di udire l’arrivo del furgone. ‘Lisa?’ Gianni mi stava chiamando, ricordai che i nostri vestiti erano tutti sulla cassapanca dell’ingresso ed era impossibile che non li avessi visti. Infilai la prima cosa che mi venne sottomano e scesi a precipizio le scale.

Ai piedi della scala Gianni mi guardò scendere con addosso una sua camicia che avevo trovato appesa alla spalliera di una sedia e che non avevo fatto in tempo ad abbottonare ma che stringevo al petto con entrambe le mani, il culo nudo, la fica nuda e bagnata sulla quale sentivo la freschezza dell’aria. Strappai dalle sue mani le mutandine a fiori della ragazza che mi mostrava con aria interrogativa ed ironica. ‘Sparisci!’ sibilai fra i denti, non disse nulla, ma intelligentemente girò sui tacchi e uscì.

‘Puoi scendere!’ Dissi a voce alta appena il cancello si fu richiuso dietro il furgone. Lauretta scese timorosa e tremante, voleva subito rivestirsi ma la feci entrare nel bagno a togliersi di dosso l’odore aromatico che in qualche modo l’attorniava. Entrambe sotto la doccia, la lavai fra le cosce e fra le natiche sensa fretta ma senza attardarmi come facevo le altre volte, soddisfatta intimamente che la relazione fra me e la ragazzina si fosse in qualche modo ‘ufficializzata’ agli occhi del mio compagno, mi lavai allo stesso modo e dopo esserci asciugate uscimmo a rivestirci.

Anche dopo vestita Lauretta tremava ancora, ‘e adesso?’ chiese guardandomi con occhi lucidi. ‘Adesso niente!’ replicai consigliandole di riallacciare il rapporto con il suo innamorato e quando fosse giunto il momento spiegargli francamente la situazione, ‘Se farai così. . .’ Sorrise poi rise nervosamente e uscì.

Rimasta sola salii in camera a riordinare il letto e aprire le finestre; aleggiava nella stanza quel profumo misto di aromi difficilmente identificabili; andai a lavare accuratamente lo strapon e quindi scesi in sala ad aspettare il ritorno di Gianni.

Arrivò dopo circa un’ora; subito non disse nulla, poi, dopo che ebbe gironzolato di qua e di la per la sala fingendo di guardare i titoli dei libri della nostra piccola biblioteca, spostato uno o due sopramobili, si sedette sul divano facendomi segno di sedermi accanto a lui. ‘Racconta’ Disse semplicemente, ma prima che cominciassi a parlare prese ad annusare l’aria attorno a me. Malgrado avessi fatto la doccia rimaneva traccia di quell’odore. ‘Cos’&egrave?’ Chiese ancora.

Se della mia relazione con la ragazzina, al mio uomo fino ad allora avevo raccontato soltanto per sommi capi, era giunto il momento di raccontargli tutto. Cominciai dalla nostra visita alla ginecologa, alle prescrizioni fatte, alla necessità che dimenticasse il brutto episodio della sera di capodanno, all’approccio incauto di quel ragazzo, alla sua fuga, tutto.

Aveva bisogno di sesso, di essere scopata da un uomo capace e delicato che cancellasse quel brutto ricordo della sera di capodanno, di questo Gianni era d’accordo infatti annuì convinto. Gli raccontai quindi di come quando lui era assente lei venisse a sfogare con me la sua voglia; alla sua alzata di sopracilia riconobbi che anch’io avessi bisogno di sfogare la mia, non che con lui il sesso mi mancasse ma necessitavo di un libidinoso diversivo e con Lauretta la avevo trovato. E oggi . . .

Gli raccontai di come l’avevo penetrata con quello strapon, di come lei avesse goduto, di come io stessa avessi goduto. . . Riconosco che nel mio mio fervore di raccontare, in modo da giustificare in qualche modo il mio comportamento, avessi indugiato più del dovuto nei particolari, il fatto &egrave che notai come, non pensando di essere visto, Gianni un paio di volte portò la mano a spostare e sistemare il suo membro che la costrizione dei pantaloni impediva di distendersi in modo naturale.

Interruppi il mio parlare e portai la mano al suo grembo. ‘Ti ho eccitato?’ chiesi strigendolo attaverso la stoffa, la sua rigidità provocò in me una scossa che ebbe l’effetto di inumidire le mie labbra più intime. Fu sincero: ‘Non soltanto tu mi hai eccitato, ma mi ha eccitato la tua piccola amica.’ Chiesi il perché e Gianni fu ancora più sincero: ‘Ti ho immaginata nuda insieme a lei mentre la facevi godere.’

Scostò la mia mano, disfece la cinta dei pantaloni e tirò la cerniera che chiudeva la patta lasciando che la mia mano s’insinuasse nell’apertura. Il suo cazzo era uscito di lato degli slip; fu per me come ritrovare un amico, un amico liscio, duro che anche se avevo goduto, terribilmente appetibile, da baciare. La pressione della sua mano sulla mia nuca mi fece chinare su di esso ma prima di imboccarlo dissi: ‘Continua pure ad immaginare!’

Non voglio ancora parlare di un atto che ho già narrato mille volte, un atto senza il quale per me &egrave impensabile fare all’amore. Prima di essere scopata voglio sentire che l’uomo e mio, possederlo, sapere che sono padrona della sua virilità, del suo piacere e il modo migliore &egrave prendere in bocca il suo cazzo, scorrere su di esso, assaporarlo, plasmare i suoi testicoli, contarli e contarli ancora, prenderli in bocca come caramelle . . .

Gianni mi prese in parola, immaginò, ma immaginò ad alta voce me e la piccola porcella intenti a darci piacere, il suo immaginare era talmente realistico che mi contagiò inducendomi a stimolare ulteriormente la sua immaginazione facendo scorrere in modo appassionato e voluttuoso le labbra lungo il suo cazzo, cazzo che per me non ha uguali al mondo, ma poi la suo mente andò oltre quello che avevo detto.

Disse di come lui immaginava di sorprenderci allacciate e nude, di come lui si denudava per unirsi a me nel colmare di piacere la ragazzina, offrendole quello che bramava e di cui lo strapon che andava nella sua giovane fica era solo un surrogato.

Avrei voluto dirgli di smettere ma in bocca avevo il suo cazzo, quel cazzo che il mio uomo diceva di voler donare alla porcella, e anch’io mi sorpresi ad immaginare vedendo come dal di fuori le nostre nudità allacciate in un trio affascinante e osceno dove facevamo a gara nel baciare, nel leccare, nel penetrare il giovane corpo che si contorceva offrendosi fra mille sospiri e gemiti.

‘Prendi piccola troia prendi, prendi. . .’ Il cazzo sul quale scorrevo si fece più rigido, la cappella più gonfia. . . Gianni si fermò, si tese e con lunghi rantoli scaricò nella mia bocca getti copiosi che la empirono colando lungo la verga sussultante, inseguita dalle mie labbra che non l’abbandonarono finché il suo piacere non ebbe termine.

Mi sollevai guardandolo piena di vergogna, non per il bocchino; in fatto di sesso non mi vergogno mai di quello che faccio o che permetto mi si faccia, ma piuttosto per quello che avevo immaginato così realisticamente e che anche Gianni aveva immaginato a giudicare dalla sua esclamazione. Lo sperma che avevo trangugiato e di cui era pregna la mia bocca era destinato a Lauretta come se fosse stata lei a provocarlo e in realtà era stato così.

Il mio uomo rosso in viso distolse lo sguardo; avvicinai le labbra al suo orecchio: ‘Scordatela, non avverrà mai, puoi solo continuare ad immaginarlo.’ sibilai. Lui mi guardò, ‘Si? Pensaci e vedrai che per la piccola &egrave la cosa migliore.’ fu la sua risposta.

Nei giorni seguenti ci pensai adducendo mille ragioni per convincermi che non poteva essere. Sarebbe stato troppo coinvolgere Gianni in questa mia depravazione, se fin’ora nulla era trapelato nel paese era perché il mio uomo era stato sempre assente, la gente vedeva il furgone partire e tornare la sera, quindi le visite della ragazza non potevano destare sospetti; ma se i paesani avessero capito, vedendo il furgone nel cortile, che la ragazzina veniva in casa e ci rimaneva mentre Gianni era presente?

In realtà era la gelosia a farmi pensare in quel modo, Lauretta era mia e volevo tenermela per me sola, godermela finché potevo, finché avrebbe trovato un ragazzo adatto e sensibile, dividerla con il mio uomo, non so perch&egrave mi faceva inorridire ma allo stesso tempo il pensiero mi eccitava.

Poi ci fu la mia assenza durata all’incirca un mese e di cui non voglio dire cosa abbia fatto in giro per il mondo con quella lettrice diventata mia amica. Quando ritornai, della neve era rimasta soltanto qualche traccia nelle zone d’ombra, il clima era diventato quasi primaverile, per la verità un po di neve e sopratutto di pioggia era caduta fin quasi alla fine di aprile.

Passeggiando per il paese a braccetto con il mio uomo incontrammo Lauretta; rimasi stupita quando dopo i baci che mi stampò sulle guance, scambiò con Gianni un saluto, se non amichevole, certamente cordiale che mi fece pensare.

A casa mi disse che durante la mia assenza, quando per caso Lauretta e lui si incrociavano, la ragazza abbassava gli occhi o cambiava strada, poi, poco per volta aveva cominciato a rispondere al suo saluto; una volta al supermercato scambiarono addirittura qualche parola, ma mi assicurò che anche se le piaceva e la desiderava, non aveva mai tentato nessun tipo di approccio. Io gli credettti perché ero sicura, come lo sono tutt’ora della sua lealtà.

Poi vi fu l’evento che segnò la svolta decisiva nella nostra relazione; fu quando Lauretta passando davanti casa nostra, vide Gianni e io intenti a fare lavori di giardinaggio, si fermò a chiacchierare accettando infine l’invito ad entrare in casa per un caffe.

Chiedemmo se avesse un innamorato ‘Niente di serio’ fu la sua risposta, chiacchierammo ancora poi Gianni gettandomi un’occhiata si alzò dicendo che aveva da completare dei lavori prima che calasse il buio. Fermò Lauretta che si stava alzando per accomiatarsi ‘Rimani, sono sicuro che tu e Lisa avete molto da dirvi . . .’ aggiunse, e senza farsi accorgere dalla porcellina sussurrò al mio orecchio ‘Rimarrò fuori un paio di ore, perché non ne approfittate?’

Piena di gratitudine lo guardai uscire, dopo che ebbe chiuso la porta andai a sedermi vicino alla mia giovane amante. ‘Mi sei mancata sai?’, ‘Anche tu.’ non fu necessario aggiungere altro, avvicinai il viso, lei mi venne incontro con il suo, ritrovai la morbidezza delle sue labbra che subito si aprirono, si spalancarono. . . la sua lingua accarezzò la mia, la avvolse attirandola, esplorandola, accarezzò l’interno delle mie labbra, il mio palato. Ci baciammo lungamente esprimendo la nostra voglia repressa, mangiandoci, succhiandoci le lingue, leccandoci le labbra, esplorandoci con mani avide . . .

Quando infine le nostre bocche si staccarono, ero senza fiato, la ragazza respirava con affanno, sentii la mia fica contrarsi, le mie mutandine bagnarsi per il desiderio. ‘Vai nel bagno’ dissi facendola alzare, lei mi guardò sorpresa sapendo quello che quella frase aveva sempre significato; abbozzò parole che non manifestavano resistenza per quello che sapeva avremmo fatto, ma solo sorpresa ‘E . . .. lui?’, ‘Lui lo sa e non ci disturberà!’ ribattei.

Entrai insieme a lei e freneticamente mi sbarazzai delle scarpe, mi tolsi la salopette da lavoro, feci scendere le mutandine che mostravano l’umidore del mio desiderio, Lauretta me le tolse di mano e le annuso guardandomi con occhi tutt’altro che innocenti. Mi accovacciai sul bid&egrave facendo salire l’acqua, schiaffeggiandomi la fica che ancora colava il suo liquore, mentre la mia porcella si toglieva jeans e mutandine.

Le cedetti il posto guardandola mentre si sciacquava la passerina e il culetto. Non aspettai che si asciugasse, la trassi a me impaziente e abbracciate salimmo le scale incuranti della freschezza che sentivamo nei culi bagnati e nudi, nelle nostre passere al vento, nelle nostre cosce rigate dalle gocce che colavano.

Giunte in camera ci togliemmo il rimanente dei nostri vestiti, aprii il letto . . . appena salita Lauretta mi venne sopra strofinando le tettine sui miei seni, il pancino contro il mio ventre, porgendomi la lingua perché la succhiassi, cosa che feci mentre le mie mani accarezzavano la sua schiena scendendo al culetto ancora bagnato per stringerlo strofinandola sopra di me.

Ma subito lei si girò abbracciando le mie cosce, incuneando la sua testa fra di esse, la bocca larga sulla mia fica, la lingua a percorrerla mentre aprendo le adorabile sue coscette ai due lati del mio capo mi dava la fichetta da baciare e con un piccolo movimento, il suo buchetto da stuzzicare.

Nel vortice della passione non vi sono azioni oscene e le nostre non lo furono, dal momento che ci procuravano così tanto piacere. Peccato che quel nostro godimento durasse poco, ma fu intenso e travolgente. Avemmo insieme l’orgasmo; Lauretta mi bevette felice di questa mia manifestazione di piacere mentre io leccavo perdutamente la sua piccola fica facendo andare un dito nel suo culetto cosa che la mia porcellina gradì in modo particolare contorcendosi con gridolini estasiati.

Dopo rimanemmo fianco a fianco, la sua testolina sulla mia spalla a farci le coccole, dicendoci le parole dolci ma anche audaci che gli amanti sogliono scambiarsi. Ci coprimmo con il lenzuolo e null’altro per poterci ancora accarezzare liberamente, poi ci venne nuovamente voglia e ancora ci baciammo lungamente, ci accarezzammo, non riuscii a trattenermi dal leccare il suo culetto. . .

Dopo più di un’ora scendemmo sazie, finimmo di rivestirci promettendoci di trovarci ancora. Accompagnai Lauretta per un tratto di strada, lei passando davanti al mio compagno divenne rossa in viso non osando guardarlo ne rispondere al suo saluto per niente ironico.

Quando ritornai ringraziai Gianni, lui per tutta risposta mi prese per il gomito e mi trascinò in casa poi su per le scale. In camera mi spogliò senza complimenti, si spogliò e mi scopò selvaggiamente poi mi voltò e me lo mise nel culo facendomi gemere, venendo poi nei miei intestini, cosa che ho sempre gradito.

Solo più tardi si accorse che al centro del letto le lenzuola erano umide; dovetti spiegargliene la ragione ‘Dovevate averne di fretta’ fu in suo commento ‘. . . e di voglia!’ ribattei, scoppiammo entrambi a ridere. Quando si fece serio aggiunse: ‘Credo che sia pronta anche per me. . .’, ‘Non ci devi neanche pensare!’ Lui mi dette una pacca sul sedere sogghignando ‘Dici? Vedrai. . .’.

Non volevo che si facesse illusioni sulla mia giovane amica e da quel giorno evitavo di farla venire in casa. Questo non ci impediva di godere insieme delle gioie del sesso, invitavo la ragazza ad accompagnarmi nella cittadina a valle per fare acquisti; in quelle occasioni indossavamo delle gonne e ci portavamo le nostre palline vaginali che nel parcheggio del supermercato ci infilavamo nelle passere, scostando le mutandine prima di scendere.

Era un piacere girare fra i banchi, fermarci a guardare la merce esposta, chiedere informazioni, a volte comperare, mentre i muscoli delle nostre vagine lavoravano a stimolare la nostra libidine. A volte Lauretta stringendomi il braccio mi faceva capire che dovevamo fermarci, si appoggiava al carrello e ancheggiava impercettibilmente stringendo le cosce; sapevo quello che avveniva in lei e aspettavo che il suo orgasmo terminasse per proseguire.

Dopo alcune volte imparò come avevo imparato io, a resistere a quell’eccitazione, uscivamo e in macchina raggiungevamo il retro di un cascinale diroccato. Lì ci chiudevamo nell’abitacolo abbassando le sicure e ci toglievamo le nostre mutandine. Intanto si era fatto abbastanza buio da non far capire a chi guardasse dall’esterno (cosa improbabile) che erano una donna e una giovinetta quelle che si baciavano focosamente, accarezzandosi l’un l’altra le fichette dopo aver estratto le palline.

Dopo il 30 marzo, l’ora legale ci costrinse ad aspettare ulteriormente prima di lasciarci andare alla nostra passione; era allora che ci fermavamo sedute in macchina a chiacchierare. Naturalmente il nostro argomento era sempre il sesso; mi disse che si masturbava ogni giorno, come facevo io del resto, ma che preferiva fossi io ad accarezzarla e a donarle piacere mentre ci baciavamo, la ragione era che, farlo da sola era spossante per lo sforzo mentale che doveva fare immaginando di essere con un uomo, mentre con me non doveva pensare a nulla e lasciarsi andare al piacere.

Ormai era buio e ci toglievamo le mutandine; le mie dita giocavano fra le labbra della sua fichetta, scivolando in profondità nella sua vagina, cosa agevolata dal fatto che le palline appena tolte avevano lasciato parte del lubrificante di cui erano state intrise.

‘A chi pensi di solito mentre ti fai, magari ad un compagno di classe?’ le piccole dita premettero il mio clitoride. ‘No, prima pensavo a qualche professore carino, che avessi il suo cazzo in bocca . . . ‘ Intinse il medio nella mia vagina e cominciò a toccare di sotto in su il mio clito, cosa che sapeva fare magistralmente facendomi tendere e allargare maggiormente le cosce.

‘Prima . . . e adesso?’ Nascose il viso nel mio collo, stava accarezzando il mio clito con movimenti circolari, premendolo fortemente, finalmente rispose: ‘Non ti offendi se te lo dico?’, al mio diniego aggiunse: ‘A Gianni, penso a lui!’ Un fiotto bagnò le labbra della mia fica agevolando i movimenti delle dita che si muovevano in essa, facendo aumentare il mio piacere. Lo sapevo! Temevo che sarebbe successo, ma l’avevo sempre saputo!

Per un po non dicemmo nulla, i nostri sospiri dicevano della nostra eccitazione; non potevamo più resistere. Come avevo fatto altre volte, inclinai completamente il suo sedile, quello del passeggero e mentre la ragazza scavalcando saliva sul sedile posteriore senza uscire dalla macchina, mi trasferii sul suo sedile ormai orizzontale coricandomi, lei si mise cavalcioni sopra il mio viso e si chinò sul mio ventre, io sollevai le gambe e puntando i piedi contro il tettuccio dell’abitacolo spalancai le cosce accogliendo fra di esse il viso della ragazza.

Credo non sia necessario aggiungere altro, godemmo quel nostro sessantanove in modo lussuriose e indecente, io fortemente stimolata dall’eccitazione di pensare che dipendeva solo da me vedere il mio uomo in azione con la ragazzina che fino ad ora era stata solamente mia, Lauretta perch&egrave finalmente mi aveva confessato che l’appartenere a Gianni era stato il suo desiderio e la sua ossessione fin da quando lo aveva conosciuto (me lo disse dopo).

Ci riassettamo rapidamente e riprendemmo la strada di casa, Al primo spiazzo accostai la macchina e pulii il musetto della mia porcellina usando un fazzolettino detergente per toglierle l’odore di fica, della mia fica, che aveva sulle labbra e attorno ad esse. Mentre compivo quella operazione chiesi: ‘Se lui fosse d’accordo, tu lo vorrresti?’ Subito Lauretta non capì, poi il significato della mia domanda entrò nella sua testolina.

‘ Il mio era solo un pensiero ma non potrei . . . &egrave tuo marito!’. ‘Non preoccuparti, non me lo consumerai mica no?’ ridemmo come se avessi detto una battuta divertente, la interruppi e insistetti: ‘Lo vorresti si o no?’ ‘Si . . .’ rispose in un soffio. Riavviai la macchina, per tutto il tragitto non dicemmo nulla. Una volta arrivate, scese e scappo via senza dire altro.

Era fatto, quella sera provocai Gianni a fare l’amore e mentre entravo in orgasmo urlai fra i gemiti: ‘Hai vinto . . . ‘ ‘Cosa?’ ‘Scoperai Lauretta . . .’ non pot&egrave dire nulla, stava eiaculando rantolando il suo piacere al mio orecchio, dopo continuò a scoparmi e come ormai accadeva di rado il suo cazzo rimase duro regalandomi un altro orgasmo, e un altro ancora prima che si lasciasse andare nuovamente al piacere.

Nei giorni successivi ne io ne Gianni parlammo di quello che ormai era stabilito sarebbe accaduto e stranamente neanche Lauretta ne parlò, nessuno ne accennò minimamente neanche quando la ragazza veniva a trovarci, ma aleggiava intorno a noi una atmosfera dove il sesso era tangibile anche se non manifestato apertamente. Lauretta e io non nascondevamo più il nostro appartenerci anche se in presenza del mio uomo evitevamo di manifestarlo apertamente.

Ma non ci nascondevamo quando prima di uscire Lauretta e io ci chiudevamo in bagno. Avvolti in una tovaglietta portavamo i nostri butt plug che dopo averli ben lubrificati spingevamo, quello di dimensione minore nel culetto della ragazza e quello medio nel mio. Tempo prima avevo detto con tatto alla porcellina che molti uomini maturi, e Gianni lo era, non disdegnavano di godere del nostro lato B.

Questo stato di cose durò diversi giorni, quasi due settimane. Gianni ormai sicuro che la ragazzina aspettava, addirittura bramava il momento in cui lui l’avrebbe ripagata con un piacere che lei sperava grande, della delusione subita all’inizio dell’anno. Furono giorni di perenne eccitazione sia mia che di Lauretta, la sera uscivamo e in macchina scendevamo al parco che costeggia il fiume, e passeggiavamo a braccetto sforzandoci di apparire disinvolte malgrado le palline vaginali e i plug il cui scopo era di allenare i muscoli vaginali e rendere elastiche le pareti dei nostri ani.

Il giorno di Pasquetta, malgrado il tempo fosse decisamente inclemente portammo la ragazza con noi in gita a Mentone a bordo del furgone, tutti e tre stipati sul sedine anteriore. La ragazza e io senza dirlo speravamo che il furgone sarebbe servito da alcova una volta trovato un luogo appartato, invece ci sbagliavamo, Gianni disse che avremmo potuto usaarlo come cabina per cambiarci qualora avessimo voluto metterci in costume.

Appena giunti, mentre io mi fermavo al chiosco ad acquistare quei panini lunghi e farciti che sono una specialità francese, i due tolte le scarpe e si inoltrarono sulla spiaggia; Gianni giocava come un ragazzino con Lauretta, inseguendola ridendo, si spingevano l’un l’altra, anche abbracciandosi. Quando li chiamai vennero a me, il braccio del mio uomo stretto alla vita della fanciulla, con un affiatamento che mi stupi e che mi provocò una stretta al cuore, specie quando per farle superare un tratto pietroso la prese in braccio e lei cinse il suo collo.

Il modo in cui si gurdavano mi fece pensare che io fossi diventata il terzo, anzi, la terza incomoda; Lauretta guardava il mio uomo in modo quasi adorante, tremando visibilmente quando lo sguardo di Gianni si soffermava sul suo viso qualche secondo piu del normale, Insomma, Lauretta si era già data a Gianni e rimasi stupita quando la giornata terminò senza che succedesse niente.

Poi vi fu il ponte del 25 Apirile e . . . piovve l’intera giornata, sarebbe stato il giorno ideale per far vivere alla nostra porcellina la sua avventura con il mio uomo, la invitammo senza dire quale ne era lo scopo, anche se per lei come per noi era sott’inteso. Non se ne fece nulla in quanto la nostra giovane amica doveva trattenersi a pranzo a casa perché la madre aveva invitato l’uomo con il quale usciva da un paio di settimane e voleva farglielo conoscere. ‘Possiamo fare Domenica?’ chiese, ‘Mamma e il suo fidanzato partiranno il mattino presto per Nizza e se volete posso rimanere da voi fino a sera!’ propose speranzosa. Gianni fece segno di si e così concordammo che la domenica successiva sarebbe stato il giorno che aspettavamo da tempo.

Sabato pomeriggio Gianni si recò a fare gli acquisti al supermercato di fondo valle; verso le 17 ricevetti la telefonata dove lui diceva che il nostro furgone era dal meccanico a causa di un guasto non riparabile fino a Lunedì. Imprecando per il contrattempo salii in macchina e andai a ricuperarlo. Gli acquisti erano stati tutti fatti, li caricammo sulla mia utilitaria e prendemmo la via del ritorno. In prossimità del paese dissi a Gianni di abbassarsi per non farsi vedere, entrai nel garage con la sua testa poggiata sul mio grembo.

Chiusa la saracinesca, Gianni uscì complimentandosi con me: ‘Così ufficialmente domani sarai sola!’. Quella sera volle fare all’amore malgrado obiettassi che forse sarebbe stato opportuno si
L’indomani ci alzammo presto e essendo Domenica, addirittura molto presto! Subito accendemmo il riscaldamento e lo mettemmo al massimo, pioveva, la temperatura in casa era accettabile ma non abbastanza per quello che ci proponevamo di fare. Feci in modo che il pranzo fosse solo da scaldare in quanto il mangiare doveveva essere l’ultimo dei nostri pensieri, apparecchiai anche tavola.

Verso le 10 suonarono al cancello, schiacciai il pulsante di apertura e mi affacciai alla porta. Lauretta scese di macchina insieme alla madre, andai loro incontro con in mano l’ombrello invitando anche la signora ad entrare, rifiutò rigraziandomi e scusandosi per l’incomodo che mi avrebbe causato sua figlia, dissi che la compagnia di Lauretta era tanto piu gradita dal momento che mio marito (tutti in paese pensavano che Gianni lo fosse) sarebbe rientrato tardi. Dopo esserci salutate risalì in macchina dove vidi al volante un uomo sulla cinquantina, e si allontanò.

Entrate in casa mi complimentai con la ragazza, il desiderio di piacere la faceva ancora più graziosa, sua madre le aveva permesso truccarsi leggermente ma come molte adolescenti aveva esagerato con il rossetto e con il rimmel. Portava una giacchina che sembrava per il taglio severo con lo stemma, di quelle che usano i college inglesi, e una gonna, un tubino nero che arrivava appena sopra le ginocchia ma modellava il suo culetto in modo impertinente come pure le cosce; i tacchi moderatamente alti le avevano tolto quell’aria di scolaretta che mi piaceva tanto, facendola sembrare più grande della sua età e insieme al trucco la rendevano un tantino troppo provocante.

Le feci vedere la sala con la tavola apparecchiata ma lei sembrava scarsamente interessata. ‘Lui dov’é?’ chiese subito; indicai la porta del bagno e bussai: ‘Sbrigati, &egrave arrivata . . .’ dissi a voce alta.
La porta si aprì, Gianni si affacciò per metà; Stava finendo di farsi la barba, l’asciugamano che cingeva le sue reni era la sola cosa che indossava. Lauretta accennò un timido ‘Buongiorno’, lui fece un passo e pose le mani sulle sue spalle ‘Ciao, sono subito da voi’ disse fissandola negli occhi facendola deliziosamente arrossire, poi inaspettatamente l’attirò contro di se e la baciò.

Non me l’aspettavo veramente, e sicuramente non se l’aspettava Lauretta che istintivamente si irrigidì, ma poi lentamente si sciolse e si abbandonò completamente a quel bacio lasciandosi stringere e ‘strofinare’. Non durò molto anche se a me parve un’eternità per la gelosia che cominciava ad attanagliarmi, ma sopratutto perché vedevo l’eccitazione di Gianni il cui asciugamano accennò una bozza in corrispondenza del suo membro. All’improvviso si staccò e chiuse la porta dietro di se lasciando la ragazzina con l’aria ebete e senza fiato.

Si guardò attorno come smarrita poi si gettò nelle mia braccia. ‘Lisa. . . ho paura!’ la rassicurai accarezzando la sua schiena, dicendole che se non voleva, in qualsiasi momento poteva rifiutarsi e anche andarsene. A poco a poco si rassicurò, ora mi guardava sorridendo nervosamente; era talmente bella nella sua confusione che non mi trattenni e anch’io posai le labbra sulle sue aspirando la lingua che subito mi offrì.

L’aiutai a togliersi la giacchina, disfeci due bottoni della camicetta bianca, quindi facendola sedere sulla cassapanca dell’ingresso, la sbarazzai delle scarpe, risalii con le mani sotto la sua gonna lungo le sue gambe poi le sue cosce fino al suo ventre, presi l’orlo dei collants e tirai leggermente: ‘Togliamoli vuoi?’ non rispose ma sollevò il sedere permetendomi di farli scendere lungo le sue gambe e toglierli. ‘Anche quelle Lisa?’chiese. Avevo infilato le dita sotto l’elastico delle mutandine, assentii con il capo aggiungendo: ‘Si se vuoi fare all’amore!’

Si rimise in piedi, mi chinai ammainando le sue mutandine, si appoggiò alla mia spalla; alzando prima una gamba poi l’altra feci superare al piccolo indumento l’ostacolo dei suoi piedi.
Non resistetti al desiderio di accarezzare sotto la gonna il delizioso suo culetto passando il taglio della mano nel solco delle chiappette a sfiorare con le dita l’ano caldo, aprì le gambe permettendomi di accarezzarle anche la fichina. Mi rialzai e sussurrai al suo orecchio: ‘Sei pronta?’, ‘Si ma . . . ci sarai anche tu vero?’.

Ci fu un movimento nel bagno poi la voce scherzosa di Gianni: ‘Attente, uomo nudo in arrivo!’. La porta si aprì. . . Lauretta strinse fortemente il mio braccio, era davvero nudo! Uscì passandosi l’asciugamano a togliere i residui di sapone sotto le orecchie, non curandosi di nascondere il pene che faceva una gobba abbastanza gonfia da indicare a me che lo conoscevo bene un inizio di erezione.

Fece un passo verso di noi e aprì le braccia: ‘Vieni . . .’ disse con una gentilezza che mi stupì. Mi accorsi che la ragazzina oltre a tremare batteva i denti malgrado la temperatura fosse piacevolmente calda. Non dovetti neanche spingerla, fece un passo e fu fra le sue braccia nascondendo il viso contro il suo petto, forse per sfuggire dalla vista di quel pene che le incuteva timore ma che l’attirava irresistibilmente.

Lui chinò il viso baciandola fra i capelli, vidi le sue mani scendere lungo la schiena esile, le reni, arcuandola per premere contro di se il corpicino tremante, poi scivolarono giù fino alle piccole cosce e raggiunto il bordo della gonna risalirono trascinando l’indumento oltre il sedere che scoprirono senza che la ragazza manifestasse opposizione alcuna, anzi, una delle sue mani si portò sul fianco abbassando la corta cerniera mentre anche l’altra sua mano contribuiva a far scendere l’indumento che cadde ai suoi piedi.

Non mi ero resa conto pienamente di quanto fosse piccolo il culo della mia porcellina se non quando le mani del mio uomo si posarono sopra di esso coprendolo, plasmandolo, separando le natiche, percorrendone il solco con le dita, giù fino a costringere le piccole cosce a divaricarsi, facendola fremere e emettere un piccolo grido al contatto delle dita nella sua fichina.

Lauretta premendo le mani contro il petto dell’uomo scostò il busto per portare le mani alla camicetta e fissandolo negli occhi in modo ingenuamente ma inconsciamente provocante, disfece ad uno ad uno i bottoni aprendola. Io che nel frattempo mi ero denudata, mi portai dietro la coppia che si era completamente dimenticata della mia presenza e feci scendere l’indumento lungo la schiena ancora magra dell’adolescente, liberandola dalle braccia senza che neppure si accorgesse, tanto erano presi uno dall’altra.

Mi chinai e delicatamente le feci sollevare prima uno poi l’altro piede liberandola dall’ingombro della gonna che gettai dietro di me. Vidi cadermi accanto il bustino-reggiseno, così che quando mi rialzai Lauretta era completamente nuda e la bocca incollata a quella di Gianni si lasciava baciare, partecipando al bacio sollevata sulla punta dei piedini, le braccia avvinghiate al collo del mio uomo, letteralmte appesa, il corpo aderente a quello che sarebbe stato il primo vero maschio che l’avrebbe posseduta, lui con le mani percorreva la sua schiena, poi prendendola alle cosce repentinamente la premette contro di se, strofinandola, muovendola.

Lauretta per la prima volta sentì pienamente la virilità eccitata dell’uomo, le sue braccia lasciarono il collo al quale erano avvinghiate, puntandole contro il suo petto, con uno sforzo si scostò e chinò lo sguardo. Con buona pace degli uomini che ho conosciuto intimamente, devo dire che il membro di Gianni &egrave di quelli che ogni donna vorrebbe per se, moderatamente grosso e lungo, visibilmente arcuato all’insù, di quelli che andando in vagina sfiora il punto G con l’effetto che tutte le donne conoscono, per me &egrave straordinariamente bello pur nella sua oscenità. Posso quindi capire l’emozione della piccola, anche se si era trastullata con più di un cazzo, erano cazzi giovanili, nemmeno lontanamente paragonabili a quello che stava guardando.

Indietreggiò scuotendo il capo, ‘No, no . . .’ Era spaventata la cara porcellina, urtando contro di me si voltò rifugiandosi nelle mie braccia scuotendo ancora la testa. La trattenni gettando un’occhiataccia a Gianni che si era mostrato così poco sensibile verso una fanciulla che per molti versi poteva dirsi ancora vergine. La accompagnai al divano facendola sedere, mi sedetti accanto, rassicurandola ancora che non sarebbe successo nulla se lei non avesse accettato, baciai il suo viso e anche le sue labbra, poi la sua bocca, accarezzandole le tettine.

A poco a poco si calmò, rispose al mio bacio e quando la mia mano scese al suo ventre, aprì le cosce permettendomi di toccare e accarezzare la sua fichina. Dall’altro lato della stanza Gianni in piena erezione, aveva aperto il portello del nostro piccolo bar e stava versando un liquore. Venne verso di noi con due bicchierini colmi; porgendoli chiese alla piccola: ‘Va meglio?’ Lauretta annuì con un sorriso nervoso, era un liquore poco alcolico, lo bevette gli occhi fissi in quelli del mio uomo che aspettava più eccitato che mai, poi il suo sguardo scese al suo cazzo.

Avevo posato il mio bicchierino vuoto per terra, tolsi quello della fanciulla e mi chinai posandolo accanto al mio, rialzandomi passai una mano dietro la coscia di Gianni attirandolo. Il cazzo pulsante di eccitazione era talmente vicino ai nostri visi che ne sentivamo l’odore, un odore di uomo; le lettrici sicuramente capiscono cosa intendo. . . Portai la mia mano sotto i suoi testicoli, trovai che erano risaliti, li percepii ai lati della verga, ne facevano parte facendola sembrare più lunga.

Volsi quel membro verso di me e passai la lingua sopra il glande, poi scesi a lambire parte dell’asta, Lauretta mi stava guardando, quando lo imboccai, i nostri occhi si incontrarono, le mie dita fra le sue cosce premettero il suo clito, lo mossero per quanto mi riuscì possibile. Chiuse gli occhi e sospirò, li riaprì seguendo le mie labbra avanzare e ritrarsi lungo un cazzo che ancora per poco sarebbe stato esclusivamente mio, sentii le sue cosce aprirsi maggiormente, mi sembrò che il suo viso si avvicinasse . . .

Allontanai la bocca e spostai il membro verso quella della ragazza, il glande sfiorò le piccole labbra senza che si ritraessero, una sua mano si chiuse sull’asta umida di saliva e. . . tenendola saldamente avanzò con la bocca spalancata, accogliendo il glande quasi violaceo poi ad occhi chiusi cominciò un lento avanti e indietro.

Gianni tratteneva il respiro, poi la sua voce: ‘Brava piccola . . . così, si . . . così!’. Una sua mano prese ad accarezzare la testolina bionda in movimento, l’altra mano la sentii nei miei capelli; guardavo allucinata le piccole dita della giovinetta chiuse senza che riuscissero a toccarsi, tanto la mano era minuta rispetto al membro del mio uomo.

Non mi aspettavo che la situazione sarebbe evoluta così rapidamente, la mano della ragazza ben preso smise di tenere il cazzo per portarsi dietro le cosce di Gianni, anche l’altra sua mano aveva fatto la stessa cosa attirandolo . . . Stava succedendo una cosa del tutto inaspettata, Lauretta stava prendendo l’iniziativa! Sentii che scostava la mia mano di fra le sue cosce per far posto alle sue dita, aveva capito che il modo più appagante per gustare un cazzo &egrave farlo accarezzandosi la fica, la sua testolina andava avanti e indietro; sospirava la porcellina e anche Gianni sospirava, incantato ma in qualche modo anche spaventato per l’ingordigia di quella boccuccia.

I due offrivano uno spettacolo altamente erotico, talmente che presi a masturbarmi facendo andare le dita in una fica che da tempo stillava il suo desideriio, anch’io sospiravo, la piccola aprì gli occhi e . . . mi offrì il cazzo e mentre la mia bocca si muoveva su di esso, inclinò il viso avvicinandolo all’asta e cominciò a lambirne la base muovendo la lingua rosa, facendole risalire il membro fino a sfiorare le mie labbra in movimento.

Staccai la bocca e cominciai a leccare il membro come stava facendo lei, le sussurrai: ‘Ti piace?’, ‘Oh si, si . . .’. Lo riprese in bocca, tentando di farlo entrare più che poteva, il che non era molto visto la sproporzione delle dimensioni, me lo ridiede. . . da quel momento ce lo passammo l’una con l’altra, lo leccammo, lo succhiammo, ci leccammo anche le lingue sospirando per il piacere che traevamo dalla masturbazione delle nostre fiche.

Anche Gianni sospirava infoiato dalla lussuria che stavamo mostrand, era stupito dalla mancanza di inibizioni della fanciulla, Lauretta ora che aveva preso confidenza si stava comportando come faceva con me, accarezzando il sedere, le cosce del mio uomo, credo che facesse andare anche il dito nel suo culo e succhiava, leccava, accarezzava il suo cazzo come se fosse un oggetto di sua proprietà.

Dopo non molto percepii il sapore lievemente salato delle gocce che uscivano dalla punta del glande, quando si susseguirono quasi ininterrottamente anche Lauretta le sentì. Mi fermai costringendo la cara porcellina a staccarsi, lo fece a malincuore, poi piantando i suoi occhioni nei miei occhi chiese a bassa voce: ‘E’ venuto di già?’, risi di cuore e avvicinando le labbra al suo orecchio: ‘ No ma &egrave molto eccitato. . . siamo bravissime lo sai?’ alla mia risposta batt&egrave le mani facendo udire una risata cristallina.

Mi alzai in piedi. ‘E’ tempo di andare di sopra non credi?’ dissi al mio uomo. Annuì e chinatosi abbracciò la fanciulla alla vita e se la caricò in spalla senza complimenti come fosse un sacco, forse piccato per essersi sentito per qualche minuto usato come un oggetto.

Li precedetti su per le scale aprendo la porta della camera. Gianni entrò deponendo delicatamente il suo fardello seduta sul bordo del letto, ma subito lei si lasciò andare all’indietro distesa. Rimanemmo in piedi lunghi momenti, muti e incantati davanti alla bellezza che aveva stregato prima me poi il mio compagno. Lauretta vedendosi così intensamente osservata distese le braccia all’indietro e aprì le gambe provocandoci con ingenua malizia.

Distesa sulla schiena, il rilievo dei piccoli seni era scomparso, rimaneva la lieve protuberanza delle aureole rosa con in mezzo i capezzolini eretti. Sarebbe sembrato un ragazzo non fosse per il rilievo del pube, che ingentilito da un ciuffetto di peli biondi e radi, lasciava intravvedere la sua fichina, una ferita dai bordi arrotondati, appena al di sotto, l’ano rosa dalle adorabili increspature e la mirabile curva delle natiche talmente compatte da conservare la loro forma anche se premute sul letto, anche le ascelle erano decorate da una lieve peluria bionda.

L’avevo vista ignuda decine di volte ma non mi ero ancora saziata dalle forme acerbe di quel corpo liscio e perfetto, le gambe penzoloni, i piedi che sfioravano il tappeto, il suo atteggiamento di resa incondizionata e le cosce aperte erano una esplicita richiesta non solo a farla godere ma anche a godere di lei e con lei. Il membro di Gianni pulsava di eccitazione davanti a quella bellezza esposta; Lauretta chiuse gli occhi quando puntando le braccia ai due lati delle sue spalle lui si chinò sul suo viso.

Ricominciai ad accarezzarmi appena le loro bocche si sfiorarono, Lauretta socchiuse le labbra permettendo alla lingua di Gianni di muoversi da un angolo all’altro della sua boccuccia, immaginai quella lingua fare la stessa cosa nel taglio della sua fichina e dovetti sospendere la mia masturbazione altrimenti sarei venuta. Vedevo il membro pesare sopra il sesso della ragazzina, non per penetrarla perché non il era il glande ma l’itera asta quella che, muovendo adagio le reni, lui strusciava lungo la fica della porcella. Lei lo sentì e sollevando il bacino lo mosse languidamente cercando quel contatto che adesso, lungi dallo spaventarla la eccitava oltre ogni dire.

Le loro bocche si fusero, chiuse gli occhi assaporando il languore di quel bacio durante il quale, le bocche si muovevono accarezzandosi con le labbra, giocando con le lingue, vidi le piccole mani sotto il petto del maschio muoversi cercando i capezzoli che sapevo sensibili, pizzicarli . . . Fu il mio uomo a sospirare nella bocca della fanciulla, poi quelle mani scesero sotto il suo ventre chiudendosi entrambe attorno al membro, spingendolo per metterlo verticale, lui la agevolò sollevando il bacino, ma appena sentì sotto il glande la morbidezza delle carni che cominciavano ad aprirsi, si bloccò e sollevò il viso interrogandola con gli occhi.

‘Si. . . si . . .’ implorò la ragazza infoiata sfidandolo a penetrarla. Gianni si scosse, le avrebbe fatto male e poi era troppo presto! Si raddrizzò e balzando all’indietro immerse il viso in fondo al ventre dell’adorabile porcella. Lauretta emise un piccolo grido e puntando le cosce sulle sue spalle sollevò alto il bacino; subito due mani forti furono sotto il suo culetto mantenendolo sollevato mentre l’uomo banchettava con la sua fica.

Adesso la fanciulla sospirava poggiando sul letto unicamente le spalle e la nuca mentre il rimanente del corpo nelle mani dell’uomo era scosso da fremiti, guardava smarrita quel viso muoversi al vertice del suo ventre. Ne vedeva solamente la fronte e gli occhi puntati nei suoi occhi mentre il naso, la bocca, la lingua nel suo sesso facevano sentire il lavorio che le procurava quei fremiti.

Sentivo il rumore bagnato di quei baci ma Lauretta oltre ai baci, sentiva un calore colare fra le chiappette, era la saliva che Gianni emetteva per rendere la giovane vagina adatta al movimento della sua lingua in mancanza della manifestazione naturale del’eccitazione della ragazza. Ma era eccitata Lauretta, e godeva la porcellina, godeva con piccoli lamenti muovendo in modo disordinato il corpicino scosso da brividi, le mani ad accarezzarsi le tettine inesistenti poi quelle mani scesero a premere quella testa fra le sue cosce, sospirò lungamente, emise ancora qualche gemito e . . . venne!

Con un lungo lamento Lauretta si abbandonò. adesso tremava tutta, durò poco, allontanò quasi con brutalità la testa dell’uomo che non aveva sentito il suo orgasmo e continuava a ‘mangiarla’di baci e a leccarla. Io lo spinsi da parte e salii a fianco della fanciulla accarezzando la testolina bionda, baciando il suo viso, coccolandola finché lei si calmò smettendo di tremare.

Gianni fortemente eccitato non staccava gli occhi dalle tenere cosce aperte sul tenero sesso luccicante della saliva che colando aveva formato un alone bagnato sul lenzuolo sottostante.
Lessi negli occhi del mio uomo la delusione e il pentimento per non aver accettato l’invito della ragazza quando gli aveva chiesto di penetrarla; capii che adesso ne era fortemente tentato, e l’avrebbe sicuramente fatto se non fossi intervenuta.

Rotolai distesa sul dorso a fianco della ragazzina e sollevai le gambe aprendole, ‘vieni amore’ dissi e per rendere più esplicito il mio invito portai entrambe le mani ad aprirmi le labbra della fica. Lui esitò, ancora incantato dal giovane corpo, poi venne fra le mie gambe con il membro che non oscillava minimamente tanto era teso.

Si chinò sul mio viso ‘siete delle belle troie sapete?’ disse, ricevetti la sua lingua succhiandola con voluttà poi aprii larga la bocca, lui la esplorò, succhiò le mie labbra, la mia lingua. . . Le mie mani sulle sue natiche lo attirarono. Entrò in me senza che ne io ne lui ne guidassimo il membro; da subito mosse le reni scopandomi senza riguardo, con rabbia, il cazzo come un ariete urtò più volte la bocca del mio utero facendomi male, gridai allarmando la ragazzina che si volse verso di noi preoccupata.

‘Mi fai male, mi fai male!’ supplicai, furono solo pochi i colpi del suo cazzo, ma furono tremendi, Gianni se ne rese conto e si scusò sommessamente. Lui &egrave così, quando &egrave allupato non si rende conto di quanto possa essere devastante un membro che urta contro l’utero, ogni volta &egrave come se volesse sfondarmi, per questo amo che mi scopi il culo, se ben lubrificato il membro può entrare per tutta la sua lunghezza e amo l’urtare anche violento dei suoi fianchi contro le mie natiche.

Divenne dolcissimo, si sollevò sulle braccia e prese a scorrere lentamente gustando insieme a me la carezza che facevo al suo pene, ora me lo dava scivolando dolcemente in quella che amo chiamare il fodero del suo cazzo. La vista del godimento della porcellina aveva acuito il mio desiderio, la mia eccitazione era al massimo. Rivolsi al mio uomo uno sguardo di gratitudine; Lauretta ci stava guardando, aveva cominciato ad accarezzarsi, con una gamba sollevata alta, le dita a percorrere la fichina bagnata di saliva. . . E’ staraordinaria la capacità di ricupero che hanno le giovanissime, era nuovamente pronta al piacere!

Allungai il braccio, bastò perché lei fosse con il viso sopra il mio, amo godere avendo la bocca occupata, dovetti solo socchiuderla e ricevetti la sua lingua e mentre mi baciava una sua mano andava da uno all’altro dei miei seni, era diventata esperta in carezze Lauretta, i miei capezzoli già tesi vennero sapientemente titillati e dolcemente pizzicati, Gianni si era del tutto sollevato, le ginocchia aperte ai due lati del mio bacino, aveva aumentato l’andatura del cazzo in una fica i cui umori lo lubrificavano abbondantemente, vidi che allungava il braccio, sapevo che la sua mano stava cercando il culo della fanciulla che si mosse girandosi in parte per agevolare le carezze di quella mano, l’esplorazione di quelle dita. . .

La testolina bionda si spostò sopra il mio petto, sentii l’alito caldo e i sospiri della porcella che lambiva i miei seni e la sua bocca che giocava con i miei capezzoli. Ci sapeva fare, ne colpiva le punte facendole vibrare a colpi di lingua, una cosa irresistibile; non potei impedirmi di lamentarmi, prima sommessamente poi più forte, Gianni comprese e aumentò l’andatura della scopata, ma fu quando passata una mano sotto di me, prima stuzzicò poi affondò il dito nel mio ano facendolo andare in sincronia con il suo membro, che il mio piacere si fece prepotente, l’orgasmo montò, montò . . .

Prendendo a piene mani il viso della porcella, portai la sua boccuccia a coprire la mia, succhiai le sue labbra, la sua lingua. . . l’ho detto che amo godere con la bocca piena; l’ideale sarebbe stato il membro di un altro uomo, ma in mancanza. . . venni gemendo nella bocca di Lauretta, muovendo di qua e di la il bacino per sentirlo tutto il cazzo. Il mio uomo fu stupendo, accompagnò il mio piacere frugando il mio culo e la mia vagina finché il mio godimento ebbe termine e lentamente mi calmai. Gianni attese che gli spasimi attorno al suo membro si furono chetati prima di ritirarsi, e anche in questo fu meraviglioso ed &egrave una delle ragioni per le quali lo amo.

Appena potei mi sfilai di sotto al mio uomo e mi sedettì sul letto. Gianni ginocchioni si mosse verso la ragazzina che volse verso di lui il viso; non si rifiutò quando senza preamboli lui offrì il cazzo grondante dei miei umori alla sua bocca, lei gli venne incontro aperta e pronta, lo ricevette chiudendo le labbra poco oltre la cappella, sentì il sapore della mia eccitazione e del mio piacere. Allora prese a leccarlo con la cura che hanno le bambine che leccano le gocce che colano lungo il cono di un gelato, con quella cura lo nettò interamente degli umori di cui era pregno, poi lo riprese in bocca e iniziò a succhiarlo.

Vidi le sue guance incavarsi, le piccole labbra andare avanti e indietro per quanto possibile, le sue mani muoversi, scivolare lungo la verga che la sua saliva aveva bagnato, giocare con le palle dell’uomo, poi impugnare il cazzo e far andare le pelle in sincronia con la sua bocca divenuta avida. Gianni cominciò a sospirare rumorosamente, spiazzato per non essere lui a condurre il gioco ma una ragazzina pressoch&egrave implume che stava diventando padrona del suo godimento. . .

Riuscì a fatica a sottrarsi sollevandosi in ginocchio, quardava la porcella con aria ebete, spaventato da tanta irruenza, il suo pene gocciolante era teso allo spasimo. Lei gli fu contro, lo rovesciò sul dorso venendole sopra, la bocca a coprire la sua, la lingua a violare le sue labbra di maschio, costringendole ad aprirsi, le mani in movimento lungo il suo corpo, giocare con i suoi capezzoli quindi scendere al ventre e chiudersi sul membro per trascinarne la pelle in una lenta masturbazione.

Ero sorpresa e anche choccata da quella libidine che culminò quando repentinamente, senza lasciare di muovere la mano che impugnava il cazzo, Lauretta venne sopra di lui sedendosi sul suo viso, facendosi subito leggera e oscillando il bacino avanti e indietro offrire la fichina e anche il buchino del culetto, che Gianni da quel gran porco che &egrave non mancò di leccare passando dall’una all’altro più volte prima che. . .

Non riconoscevo più la Lauretta che amavo, per la trasformazione che si stava operando in lei, da ragazzina viziosa ma pressoch&egrave vergine, a femmina infoiata, quando si lasciò andare in avanti cercando con la bocca il cazzo con il solo risultato di sfiorare con le labbra la cappella, tanta era la sproporzione fra i corpi abbracciati, provocando in me delle emozioni contrastanti.

Sembrava un ranocchio che cavalca un rospo, le piccole cosce aperte ricordavano quelle di una rana e quelle coscette stringevano accarezzando il viso del mio uomo nei movimenti che facevano per meglio sentirne la bocca famelica darle piacere, le piccole mani che stringevano la verga la tirarono con forza per averla a portata di bocca . . . Gianni fu quasi costretto a sollevare le gambe aperte e anche il bacino finché sentì attorno al glande il calore della bocca della ragazzina, allora portò entrambe le mani dietro la piega delle sue ginocchia per tirarle magiormente a se.

Ho praticato molte volte il sessantanove sia con uomini che con ragazze, e alcune volte l’ho visto praticare, ma niente era simile a quello che avveniva davanti ai miei occhi, perché era oscenamente erotico vedere Lauretta con la testa sollevata, ricevere il membro che Gianni spingeva oscillando, dondolando sulle reni. Bench&egrave all’inizio le labbra della boccuccia andassero poco oltre il glande, i movimenti del mio uomo lo spingevano ogni svolta sempre più e ogni volta il cazzo entrava maggiormente nella bocca che lei si sforzava di spalancare.

Dall’oscena coppia si levavano i lamenti del piacere della giovane goditrice e i grugniti del maschio infoiato, guardavo affascinata il lento oscillare del mio uomo e lo scivolare del suo membro nella bocca della giovinetta, il piacere che riceveva nella fichetta lo trasmetteva all’uomo salivando abbondantemente sul membro che riceveva.

Il piacere di Gianni sollecitato dalla nostra scopata e adesso dalla bocca della ragazzina, salì tanto prepotentemente che dopo una serie di esclamazioni rauche si fermò fremendo, Lauretta cercò di sottrarsi al membro che lui era riuscito ad immergere in profondità, cercò di gridare, i suoi occhi si empirono di lacrime, poi tossì e dai lati della sua bocca scesero i rivoli bianchi del godimento dell’uomo che con una serie di rantoli scaricava il suo piacere muovendo adagio le reni, infine liberò la bocca della fanciulla e si distese soffiando come un mantice.

Insieme al cazzo, uscì lo sperma che Lauretta colta di sorpresa non aveva potuto trattenere e che lasciò colare con piccoli colpi di tosse lungo il suo mento e la sua gola. L’abbracciai cercando di consolarla, accarezzandole il viso e deponendo bacetti sulla boccuccia le cui labbra avevano sapore di sperma mentre ne lambivo l’interno, ma anche la fanciulla stava godeno perché Gianni pur nel piacere non aveva smesso di leccarla e di mangiarla di baci.

‘Lisa, lo sai che la voglio. . . dammela!’ supplicò la porcella. Compresi le sue parole perché era anche mio desiderio che me la leccasse. Mi alzai in piedi e divaricate le gambe ai due lati della sua testa poggiai le mani contro il muro al di là del letto; le sue mani si chiusero sull’alto delle mie cosce attirandomi mentre lei rovesciato il viso applicò la bocca al mio sesso.

Mossi oscenamente le reni, strusciandomi sulla sua boccuccia finché Lauretta non trovò la posizione migliore per leccarmi la fica come piaceva a lei e a me; il suo piacere la faceva sospirare e gemere mentre me la baciava e me la leccava trasmettendomi delle vibrazioni irresistibili, la porcella stava godendo e quando il suo orgasmo giunse all’apice applicò la bocca aperta alla mia fica e me la succhiò in modo talmente ingordo da far salire il mio piacere alle stelle, feci scendere le dita a malmenarmi il clito e . . . venni nella bocca della porcella che non si sottrasse e mi leccò ancora bevendomi fino alla fine.

Infine sciogliemmo l’osceno trio che avevamo formato e rimanemmo lunghi minuti a guardarci ansimando, ancora increduli di aver osato tanto, infine con uno sforzo mi alzai. ‘Ragazzi sono le 12 passate, non avete appetito?’ Mi infilai una vestaglia e prima di uscire dissi loro di mettersi qualcosa addosso, scesi e entrata in bagno mi infilai sotto la doccia.

Una volta uscita andai in cucina e feci scaldare quello che avevo preparato il giorno prima, misi in tavola alcuni antipasti e attesi. Poco dopo udii i due scendere, Gianni con addosso una veste da camera mentre Lauretta aveva messo la giacca di un pigiama del mio uomo, che le arrivava a metà coscia ed era . . . incantevole. Entrarono entrambi in bagno e poco dopo udii lo scrosio dell’acqua e le risate dei due sotto la doccia.

Quando uscirono trovarono la tavola apparecchiata e pronta; Lauretta mangiò come un uccellino sebbene con appetito, neanche noi mangiammo molto, frenai Gianni ricordandogli con un’occhiata che per far bene all’amore &egrave meglio trattenersi dal troppo mangiare e sopratutto dal troppo bere. Dopo chiacchierammo amabilmente, non toccando minimamete l’argomento sesso. Lauretta parlò della scuola, dei suoi compagni e quando chiedemmo se qualcuno di questi le piacesse in modo particolare, rispose guardando Gianni, che erano simpatici ma che li giudicava immaturi.

Mi aiutò a sparecchiare e asciugò i piatti che io avevo lavato, a Gianni come in molti uomini non più giovanissimi, dopo il pranzo venne preso da una sonnolenza, che normalmente combatte con qualche attività leggera o una passeggiatina che facciamo insieme. Ma oggi non era consigliabile per lui farsi vedere in giro perché ufficialmente era a valle ad aspettare che il furgone fosse riparato. Gli raccomandai di non prendere freddo e lui salì di sopra dopo averci dato un bacetto sulle guance.

Rimaste sole proposi di andare a fare quatro passi, in quanto sarebbe apparso alquano singolare agli occhi dei paesani rimanere tappati in casa dal momento che aveva smesso di piovere e il sole si era aperto un varco fra le nuvole. Al momento di vestirci Lauretta propose di ‘indossare’ le nostre palline vaginali, lei le aveva nella borsetta, io andai sopra in camera da letto e facendo in modo di non disturbare Gianni che dormiva coperto da un lenzuolo, aprii il cassetto dei miei ‘giocattoli’ e presi le palline. Al momento di richiudere l’occhio mi cadde sui plug anali; senza pensarci troppo, presi i due avevamo adoperato di recente e scesi.

Lauretta aveva già messo il suo corpetto-reggiseno e la camicetta e stava per infilare le mutandine. Vedendomi con i plug in mano sorrise; era graziosamente seducente con il culetto nudo bello da mangiare, le gambe esili ma non ossute che conducevano lo sguardo alla loro giunzione, dove dalla sua micetta pendeva la codicella bianca delle palline che aveva infilato.

Entrammo insieme in bagno, la feci piegare per ungere il suo buchino con in gel che avevo portato insieme ai plug; quindi unsi bene la parte conica del suo plug e lentamente lo spinsi nel suo culetto mentre lei stringeva i denti. Infilai il mio ci rivestimmo e uscimmo nel sole.

Il sole finalmente apparso faceva luccicare i tetti di ardesia e mandava riflessi abbaglianti,colpendo a tratti le pietre larghe che in modo irregolare pavimentano la stradina in leggera discesa che conduce verso il centro del paese.
Ci incamminammo a braccetto lentamente non tanto per il timore di sdruciolare essendo il pendio minimo, ma per permettere alla ragazzina che camminava al mio fianco di abituarsi al plug che allargava il suo culetto e alle sollecitazioni delle palline vaginali che stimolavano la sua micetta.

Lauretta procedeva con precauzione come una convalescente alla sua prima uscita dopo una malattia debilitante. In quanto a me ero abituata, non di rado rimanevo ore, sbrigavo le faccende, andavo in macchina a fare acquisti avendo l’ano occupato. La prima volta, é stato per curiosità che ho voluto provare il plug, poi l’oggetto che mi riempiva l’ano non mi sembrò più un corpo estraneo, trovando la cosa alquanto piacevole, ne ho aumentato le dimensioni allenando la mia muscolatura sfinterica così che quando mi concedo un’avventura, posso accondiscendere a cuor leggero e anche sperare che possa evolversi in un rapporto anale.

La strada faceva una curva in corrispondenza del bar tabacchi che aveva le luci accese a causa della giornata cupa malgrado fossimo di primo pomeriggio, lì ci dirigemmo come altre persone che sorpassandoci ci salutavano. Lauretta appoggiata al mio braccio lo stringeva ridendo nervosamente, pensando sicuramente a cosa avrebbero pensato i bravi paesani se avessero saputo. . . ma é proprio questo il bello della trasgressione; essere stimolate e a volte godere un orgasmo fra gente ignara.

Una vecchina ci raggiunse facendo insieme a noi un tratto di strada, chiese notizie di ‘mio marito’, parlò della salute dilungandosi ad enumerare i suoi acciacchi, separandosi da noi solo quando entrammo nel bar.
Comperai le solite Diana e precedetti la mia giovane amica verso la veranda coperta dove é permesso fumare, scostate due sedie, mi sedetti su una di esse incurante dello sguardo preoccupato di Lauretta e quando la invitai a fare altrettanto, fu con timore che si accomodò, ma lo fece molto lentamente fino a quando non fu sicura che il corpo estraneo che le allargava il buchetto non solo non le dava fastidio ma cominciava a procurarle piacevoli sensazioni appena provò a muovere il culetto sulla sedia.

Arrivarono altre persone approfittando come noi della tregua del tempo, due signore che conoscevo si sedettero al tavolino accanto al nostro salutandoci, chiedendo anche loro notizie di ‘mio marito’; parlammo del tempo e di altre banalità, Lauretta prese parte alla conversazione rossa in viso, rispondendo a monosillabi quando le veniva rivolta la parola. Notando il suo muovere continuo seppur lento sulla sedia, temetti che il suo turbamento come il suo piacere diventassero palesi poiché non di rado il plug anale porta all’orgasmo se viene mosso in continuazione come stava facendo la cara porcellina, senza contare l’effetto delle palline vaginali. Addussi la scusa che aveva ripreso a piovere per alzarmi, salutare le signore e dopo aver pagato le bibite uscire sostenendo la piccola per il gomito.

Effettivamente aveva ricominciato a piovere, fortunatamente non forte permettendoci di giungere a casa ancora relativamente asciutte, ma tutto il tragitto, ora in leggera salita, Lauretta lo fece stretta a me, sarebbe sembrata sofferente se non avessi saputo che i sospiri che emetteva erano prodotti dal del plug che aveva nel culetto e dalle palline che stimolavano la sua passerina. Anch’io avevo il respiro alterato per le piacevoli sensazioni che provavo e che non senza sforzo riuscivo a tenere sotto controllo.

‘Finalmente!’ sospirò appena varcata la soglia di casa, senza aspettare si sbarazzò della gonna e dimenando il culetto corse in bagno. La seguii, notando in lei un certo disagio abbassai le sue mutandine e mentre gliele sfilavo vidi che contenevano le palline vaginali che, nel suo piacere la piccola porcella non era riuscita a trattenere. Estrassi dal tenero culetto il plug, notando che le mutandine erano macchiate le nascosi sotto la biancheria sporca dopo averle mostrate alla ragazza.

La feci accovacciare sul bid&egrave e presi dall’armadietto la peretta che in alternativa all’irrigatore sono solita usare quando ho in programma un incontro che prevedo ‘particolare’, dopo averla riempita di acqua tiepida la diedi alla porcellina. ‘E’ proprio necessario?’ chiese, feci segno di si; dopo averla riempita e svuotata alcune volte negli intestini, l’acqua uscì limpida come quella di una fonte. So di aver rivelato una cosa poco elegante ma le lettrici che come me amano quel tipo di rapporto non proprio convenzionale sanno che &egrave meglio affrontarlo ‘pulite fuori e anche dentro’ se non vogliono che il loro partner abbia sorprese imbarazzanti.

L’aiutai a spogliarsi e dopo essermi anch’io denudata entrammo insieme sotto la doccia. Lauretta si meravigliò non poco vedendo la cordicella bianca pendere ancora dalla mia fica e quando portando le mani alle mie natiche toccò la base rettangolare del plug ancora conficcato nel mio sedere fece una smorfia buffa. La strinsi a me e baciandola sussurrai prima di aprire l’acqua ‘ Ti abituerai anche tu vedrai!’. In realtà volevo che il rimanente del tempo a disposizione quel giorno venisse dedicato al godimento della nostra giovanissima amica mentre io avrei tratto il mio piacere dall’eccitazione di vederla in azione con il suo primo uomo vero (il mio).

Fare insieme la doccia fu il pretesto per baciarci e accarezzarci godendo dello strusciare uno contro l’altro dei nostri corpi bagnati, le nostre bocche incollate a scambiarci le lingue, le mani a percorrere le nostre cosce, i nostri culi resi lisci dalla schiuma saponosa. Una volta asciugate salimmo le scale, nude e abbracciate, io in una sorta di trance per l’effetto che ad ogni gradino subivo nella passera e nell’ano, Lauretta sognante sapendo che quello per la quale era venuta non poteva essere procrastinato ulteriormente. Immaginate la nostra delusione nel vedere l’uomo che doveva soddisfare la fanciulla e che avevamo lasciato parzialmente coperto da un lenzuolo, profondamente addormentato!

Dopo il primo attimo di stupore feci un cenno a Lauretta e prendendo ognuna una estremità del lenzuolo, scoprimmo il maschio vergognosamente assopito.
Non potei impedirmi di soffocare una risata. ‘E’ ridicolo vero?’ dissi indicando il pene inerte adagiato sopra il ventre del dormiente. ‘No, &egrave carino, a me fa tenerezza sai?’ rispose lei. Era salita ginocchioni sul letto e china aveva sollevato il pene rimirandolo con curiosità. ‘Sembra un gattino senza gli occhi ma con una boccuccia piccola piccola.’ disse mentre accarezzava con il polpastrello quella ‘boccuccia’, poi lo fece con la punta della linguetta, ridendo finse di introdurla senza riuscirvi, ero salita anch’io dall’altro lato e china mi chiedevo cosa avrebbe fatto la piccola porcella

Già la linguetta aveva preso a percorrete il glande con colpi leggeri, giunta al colletto lo lambì con cura facendone il giro, ma fu quando si soffermò alla nascita del frenulo, punto particolarmente sensibile agli stimoli, che Gianni si scosse svegliandosi e cercando di tirarsi su. Lo trattenni coprendo la sua bocca con la mia in un bacio lascivo, succhiando la sua lingua, attirandola nella mia bocca quasi fosse il membro che ora Lauretta cominciando dai testicoli leccava apertamente di sotto in su con ampie passate ricoprendolo di saliva.

Sentii la mano di Gianni scendere lungo la mia schiena e superate le reni palparmi lungamente le natiche incontrando la base del plug che vi era immerso. ‘sei una troia lo sai?’ fece non appena ebbi sollevato la bocca. ‘ma non sei la sola!’ aggiunse. Era riuscito a sollevarsi sui gomiti e accennava con il mento Lauretta che era finalmente riuscita ad aprire abbastanza la bocca da contenere per intero la cappella del suo membro e stringendo le labbra al colletto aveva sollevato il capo e lo guardava.

So per certo che non vi &egrave nulla di più erotico per un uomo che vedere una donna che lo guarda negli occhi avendo il suo cazzo in bocca, se poi questa donna &egrave una ragazza giovanissima come Lauretta, allora l’effetto diventa sconvolgente perché l’innocenza disarmante di quegli occhioni contrastava con la boccuccia aperta dalle labbra tese attorno al membro mentre si sforzava di farle scorrere su e giù, ma troppo lentamente per la libidine di Gianni, che mosse di scatto le reni per immergersi lui stesso in quella bocca, ma il suo tentativo venne frustrato dal lamento che emise la fanciulla nei cui occhi spuntarono due lacrime.

Lauretta lasciò il pene e venne ad abbracciarci contendendomi la bocca di Gianni mentre la piccola mano chiusa attorno al suo membro si muoveva su e giù in una lenta masturbazione e quando liberò la bocca fu per spostarla sul suo petto succhiando e mordicchiando prima uno poi l’altro capezzolo. Gianni sospirò rumorosamente nella mia bocca ma già quella boccuccia era scesa a raggiungere il ventre e riprendere in bocca il pene riuscendo adesso a scorrere su di esso golosamente.

Non durò a lungo, si alzò repentinamente, i piedi da un lato e dall’altro del bacino del mio uomo e le ginocchia divaricate, raddrizzò il membro tenendolo con entrambe le mani, poi chinatasi come per sedersi cominciò a strofinare il glande lungo la sua fessurina e, quasi temendo di lasciarsi sfuggire l’occasione, si abbassò per introdurselo in corpo.
‘Aspetta!’ gridai spaventata. Sono sicura che Gianni l’avrebbe lasciata fare tanto era allupato, salvo poi a pentirsene appena si sarebbe reso conto dell’effetto devastante che avrebbe provocato il suo membro in quella vagina stretta e ancora arida.

Trassi da sotto il cuscino la scatoletta delle candelette lubrificanti prescritte dalla ginecologa, candelette che aveva raccomandato a Lauretta di inserire prima di ogni rapporto, ne stavo estraevo una quando Gianni mi fermò mostrando il tubetto apparso nella sua mano, vidi che conteneva un gel alla vaselina; ‘meglio questo, non lascia odori strani . . .’
I puristi che mi stanno leggendo storceranno il naso ma debbo dare ragione al mio uomo, so bene che un gel a base acquosa sarebbe stato preferibile ma presenta l’inconveniente di asciugarsi troppo in fretta per un rapporto che si prevede sufficientemente lungo da soddisfare una donna esigente. . . e Lauretta aveva una gran voglia!

Si alzò, scese dal letto e portandosi ai piedi della ragazzina ne afferrò le gambe alla piega delle ginocchia traendole a se aperte ai due lati del suo bacino. Il vederlo troneggiare oscenamente su di lei provocò in me un moto di gelosia per quel membro che ancora consideravo il ‘mio membro!’ pulsare sopra il sesso della fanciulla, talmente vicino da sfiorare i peletti biondi. Non solo quel membro era teso al massimo ma i testicoli rientrati alla base dell’asta erano quasi scomparsi testimoniando la forte eccitazione del mio uomo e rendendo il suo cazzo ancora più lungo.

Era quel cazzo che gli occhi di Lauretta fissavano sollevata sui gomiti. Vide lo svitarsi del tappo, il depositare parte del contenuto del tubetto sopra il glande, poi le dita spalmarlo lungo l’asta ricoprendola di una patina luccicante, non unse ancora la piccola fica ma portando entrambe le mani sotto il culetto della fanciulla lo sollevò per immergere il viso al vertice del suo ventre.

La fanciulla con una esclamazione di sorpresa si irrigidì ma subito si rilassò e serrate le cosce attorno al collo dell’uomo si lasciò frugare dalle labbra e dalla lingua che non si limitavano a percorrere il suo sesso ma lo ‘mangiavano’ rumorosamente con la bocca spalancata, succhiandolo fino a far inarcare la fanciulla estasiata. Coprii con la mia bocca uno dei piccoli seni succhiando delicatamente il capezzolino che si indurì maggiormente strappandole un gridolino, poi la sua mano nei miei capelli fece spostare la mia bocca sopra l’altra sua tettina.

Il suo improvviso irrigidirsi mi fece sollevare la testa, Gianni enormemente allupato stava cercando di penetrarla! Già il suo glande aveva cominciato ad aprire la tenera fichetta, la fanciulla emise un grido. Premendogli una mano contro il ventre respinsi il mio uomo, le gambe della ragazzina scivolarono lungo le braccia che la stringevano, lui le trattenne serrando i gomiti, la sua mano avvicinò il beccuccio del tubetto e ne premette una parte direttamente nella fichina, poi con una delicatezza che mi stupì, le sue dita spalmarono l’unguento tutt’attorno alle pareti interne della vulva spingendole anche in profondità.

Arretrò con le reni, la punta del glande venne a contatto con la fessurina della ragazzia che chiudendo gli occhi portò entrambe le mani fra le cosce e con le dita di una di esse si aprì le labbra della fichina mentre con l’altra afferrò il membro unto e lo attirò in se. La penetrazione non le fece male; si lamentò appena con voce da bambina ma la sua mano continuò ad attirare il membro. Con meraviglia lo vidi scomparire nel suo grembo quasi per l’intera sua lunghezza. Solo allora lo lasciò e portando entrambe le braccia all’indietro in gesto di resa esclamò:

‘Scopami, oh scopami, scopamiiii!!!’. Gianni immobile e quasi incredulo ammirò per qualche istante la nudità della fanciulla poi posò un ginocchio sopra il letto mentre l’altro piede rimase saldamente piantato a terra, Lauretta espresse la sua voglia e ondulando il bacino fece oscillare il membro che le allargava la vagina. Afferrandosi ai suoi fianchi lui si ritrasse fin quasi ad uscire dalla fanciulla ma prima che la fichina si richiudesse dietro il glande si fermò e adagio affondò nuovamente.

‘Si, siiii. . .’ Mi ero portata ginocchioni a fianco della fanciulla, seduta con le cosce aperte, strofinando adagio il sedere sopra il letto per sentire pienamente gli stimoli del plug che avevo nell’ano; contraendo e rilassando i muscoli vaginali sentii la prima pallina avanzare fra le labbra della mia fica. Vidi il cazzo del mio uomo che apriva la bella fichetta scomparendo e riapparendo in un va e vieni dapprima lento poi davanti a quegli occhi che lo guardavano quasi a sfidarlo aumentando gradualmente l’andatura.

‘Si…. Siii…Siiiii!!!’ L’unguento che ungeva entrambi i sessi non provocava nella ragazzina altra reazione che una serie di sospiri modulati dall’entrare e uscire del membro nella sua delicata micetta; Lauretta imprimeva al ventre le ondulazioni atte a meglio sentire il cazzo che la riempiva e la frugava. Io eccitata al massimo, non riuscii a trattenere la seconda pallina che uscì dalla mia fica, poi la terza; si, stavo godendo, era per me impossibile resistere all’eccitazione provocata dalla scopata che si svolgeva davanti ai miei occhi.

Allontanai le palline e feci andare le dita nella fica e sul clitoride masturbandomi velocemente e accarezzandomi i seni come quando da sola guardo un video porno. Quello che vedevo non era il mio uomo che si godeva una ragazza che avrebbe potuto essere sua figlia, ma un attore di pellicole hard che scopava una teen. I sospiri salivano di intensità man mano che il piacere della giovinetta aumentava diventando presto dei lamenti poi dei gridolini mentre lei si agitava come un’anguilla sollevandosi, ondulando il ventre, malmenandosi le tettine . . .

Infine si inarcò, lui portò le mani sotto il suo culetto sostenendolo in posizione sollevata e fece andare velocemente il cazzo nella fichina che l’abbondante lubrificazione aveva reso talmente scivolosa che la ragazza provò soltanto piacere, poi la sua espressione si fece disperata e. . . venne in un lungo orgasmo che Gianni accompagnò con lente escursioni del suo membro finché gli spasimi della giovane vagina si attenuarono per cessare infine. La fanciulla si immobilizzò ma continuò per un po di tempo a respirare con affanno. Anche Gianni si era fermato, la sua espressione si era fatta tenera, i suoi occhi non si staccavano da quelli della giovinetta che ora lo guardava sorridendogli grata per il piacere ricevuto.

Anch’io ero venuta, il mio piacere colando aveva imbrattato il lenzuolo sottostante; con precauzione estrassi il plug che allargava ancora il mio culo e lo nascosi nelle pieghe di una tovaglia che alzandomi portai con me. Scesi di sotto e entrata nel bagno feci la doccia avendo ancora sotto gli occhi la visione del mio uomo che faceva all’amore con una ragazza che nei miei intenti avrebbe dovuto essere soltanto mia, mi ricordai che Gianni non aveva ancora estratto il membro da Lauretta e che sicuramente non aveva ancora goduto. Mi asciugai rapidamente e ritornai di sopra in fretta per il timore che dimenticasse la promessa che mi ero fatto fare quando avevo acconsentito a fargli incontrare le giovane porcella.

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LAURETTA ULTIMO ATTO
Al mio ingresso in camera sorpresi le parole dolci e anche os&egrave che Gianni rivolgeva alla ragazza che adesso, distesa sopra di lui si muoveva languidamente sospirando con voce lamentevole e strusciando il corpicino tutto. Le cosce divaricate mostravano alla loro giunzione il membro sul quale scivolava, strofinando ad occhi chiusi le tettine sopra il petto del mio uomo mentre le mani di lui stringendo le piccole natiche la spostavano avanti e indietro. Non mi aspettavo tanta passione da parte di Lauretta e tanto coinvolgimento da parte di Gianni.

Ero quasi folle per la gelosia e accolsi con sollievo il nuovo orgasmo della fanciulla accompagnato da gridolini; orgasmo che Gianni aiutò spostandola più velocemente finché spossata si abbandonò sopra il corpo di lui. Ora il mio uomo enormemente eccitato voleva il suo godimento, rotolò sul letto trascinandola sotto di lui quindi si sollevò per non schiacciarla, il suo membro uscì scattando verso l’alto. Mio dio, com’era teso il suo cazzo! Pulsante, ondeggiava sopra quella fichina più volte soddisfatta ma non ancora sazia perché nel vederlo, gli occhi di Lauretta ebbero un lampo, le sue braccia si tesero in un muto appello, poi la sua invocazione:

‘Ancora. . . si, ancora. . . voglio ancora!’ Lui si sollevò sulle ginocchia e afferratala alle anche l’attirò a sé. Le mani di Lauretta ancora una volta si chiusero attorno al membro divenuto sensibilissimo, attirandolo, o più precisamente infilando su di esso la sua vagina che il piacere ricevuto aveva reso dilatata e pronta.
Gianni quasi incredulo davanti a tanta libidine ritirò lentamente il pene e lo affondò adagio ricevendo un sospiro prolungato, lo ritirò e lo affondò ancora, questa volta scuotendo il corpicino riverso.

A questo punto ripresi a far andare le dita nella fica vedendo il mio uomo alle prese con quella ragazzina che dentro di me cominciai a chiamare ‘troietta’ perché istintivamente si era inarcata toccando il giaciglio solo con la nuca per allineare la vagina al cazzo che adesso andava e veniva dentro di lei velocemente, le sue tettine oscillavano appena tanto erano piccole, avanti e indietro ritmando la scopata che a poco a poco diventava selvaggia, brutale, dalla bocca della troietta uscivano lamenti estasiati e invocazioni degne di una femmina navigata. Ero esterrefatta e folle di gelosia davanti al piacere del mio uomo, udendo i suoi rantoli farsi sempre più alti nella stanza, mi masturbavo, si, ero gelosa e mi masturbavo furiosamente per venire insieme al mio uomo forse inconsciamente illudendomi essere lui a farmi godere.

Sentii che stavo entrando in orgasmo e in quel momento capii che anche il mio uomo era sul punto di venire. Con terrore realizzai che avrebbe eiaculato dentro la fanciulla e questo non doveva assolutamente avvenire.
‘Gianni!’ urlai. Lui volse la testa guardandomi come allucinato ma non si fermò, continuò a far andare il cazzo furiosamente, i rantoli e le grida salirono di volume riempiendo la stanza. Solo alla fine, quando giunsero al culmine, ebbe un barlume di lucidità che gli consentì di uscire dalla fanciulla.

Un getto chiaro si levò colpendo la ragazzina al collo, a quel caldo contatto, Lauretta si adagiò completamente, allungò una mano e afferrato il membro in orgasmo prese velocemente a masturbarlo, altri getti seguirono colpendola fra le tettine poi sull’addome e infine sul ventre. Lei continuò a menare gioiosamente il cazzo esclamando: ‘ si, si, si, si, si.’ mentre con l’altra mano si spalmava lo sperma sul collo, sui piccoli seni, sulla pancia, come fosse una crema di bellezza.

Ero esterrefatta, in quel momento odiai la ragazzina che avevo tanto amato, odiai il mio uomo e odiai anche me per aver consentito e accettato questa situazione, ma sopratutto per aver goduto insieme a loro in un trio al quale non avevo partecipato ma che aveva provocato in me un orgasmo del quale sentivo ancora gli spasimi. Mi sedetti su una sedia con una tovaglietta per detergermi fra le cosce, nella stanza aleggiava un odore di sperma misto ad odore di fica, della mia fica perché quella di Lauretta era sì bagnata, ma di unguento lubrificante. Mi passai una mano sui seni, erano duri, ancora duri, trasalii sfiorando i capezzoli.

Guardando la coppia nuda sul letto capii che non avevano ancora finito, Gianni stava tributando alla puttanella le coccole che fino ad allora aveva riservato solamente a me, vezzeggiandola, detergendo lo sperma di cui era imbrattata con un angolo del lenzuolo. Lei si crogiolava sotto le sue mani accarezzandolo a sua volta in maniera indecente, entrambi dimentichi della mia presenza.
Lo so, avrei dovuto andar via, fuggire dall’oscena coppia ma non lo feci, rimanendo immobile sulla mia sedia, una mano fra le cosce, l’altra ad accarezzarmi i seni talmente duri che mi facevano male.

Con occhi sbarrati vidi Lauretta afferrare ancora il membro traendolo a se, non curandosi di trovarlo praticamente floscio, costringendo Gianni ad avanzare sopra il suo corpo con le ginocchia aperte. Giunto sopra il suo viso, lei fece lo sforzo di sollevare il capo, lui la sostenne con la mano dietro la nuca e lei aprì la bocca. Dire che prese in bocca il suo cazzo non risponde a verità, lo aspirò, si lo aspirò come una bambina aspira un ghiacciolo, lo vidi entrare per intero nella sua bocca, lui poggiò le mani alla spalliera del letto guardando sotto di se quel viso angelico di cui vedeva solo parte del capo con i capelli dorati sparsi, la fronte, gli occhi, il naso e null’altro ma sicuramente sentiva il suo succhiare e io vedevo le guance incavate della piccola troia e quando lui cercò di arretrare le reni lei si aggrappò al suo culo trattenendolo per un tempo che mi parve lunghissimo finch&egrave la sua bocca non riuscì più a contenere il membro in erezione e tossendo ldovette lasciarlo uscire.

Era duro il cazzo del mio uomo e grondava della saliva le cui gocce viscide cadevano sul giovane viso, lei tossì ancora, ridendo respinse di lato l’uomo che si lasciò fare completamente soggiogato e lanciandogli un’occhiata assassina si voltò a pancia in giù.
‘Troia, troia, troia!’ urlai dentro di me odiandomi ancora per essere stata proprio io ad aver preparato la ragazza a quello che sapevo sarebbe avvenuto, lo avevo fatto, prima abituando il piccolo culo a contenere un plug propedeutico al cazzo che adesso voleva ricevere, poi per averle fatto conoscere il piacere che può dare un membro che scorre nel proprio ano, avendola io stessa posseduta proprio lì con quel dildo vibrante.

Ero pentita, veramente pentita, era colpa mia se Gianni guardava adorante quel corrpicino disteso, quel culo piccolo e paffuto come lo hanno le adolescenti, e Lauretta lo aveva bello, veramente bello, da baciare, Sorrise vedendo che lui si chinava, aveva voltato il viso e lo guardava incoraggiandolo con gli occhi e con il sorriso, lui passò brevemente le mani lungo la sua schiena e quando lei le sentì sulle natiche, divaricò leggermente le cosce.
Con orrore misto a una eccitazione incredibile che ricominciava bagnare la mia fica e che colando a gocce sulla sedia bagnava anche il mio sedere, vidi le labbra di lui percorrere le tenere natiche precedute dalle mani le cui dita presto scivolarono nell’adorabile solco.

Il sesso di Lauretta luccicava per l’unguento che ne aveva incollato i peletti, le dita maschili percorsero la fessurina socchiudendola, risalirono il solco soffermandosi sopra il suo buchino senza nessuna protesta da parte della troietta, le dita scesero ancora, risalirono portando verso il buchino altro unguento, poi uno di essi lentamente, delicatamente iniziò ad affondare. Lauretta trasalì. ‘brava, brava. . . così. . .’ La voce di Gianni tradiva la sua emozione, senza sapere che la troietta adesso voleva proprio quello, prendere il suo cazzo nel sedere! D’altra parte il momento era propizio in quanto i ripetuti orgasmi di cui aveva goduto avevano fatto rilassare sufficientemente il suo corpo da prepararla a quello che sarebbe avvenuto. Sapevo per esperienza, che il momento migliore per essere inculata &egrave verso la fine di un rapporto purché l’uomo sia ancora sufficentemente capace, e Gianni lo era eccome!

Il dito affondò completamente, uscì, entrò ancora, continuando finché il suo scivolare divenne agevole, poi le dita furono due e mentre adagio le affondava riprese a rassicurarla ‘così, ecco. . . così, così, , ,’ poi le roteò e mentre lo faceva presentò il tubetto del lubrificante facendone uscire dal beccuccio una dose abbondante che spalmò tutto attorno le pareti interne dell’ano, poi ritirò le dita e sollevandosi si alzò portandosi ai piedi del letto ‘Vieni!’ disse accompagnando la parola con un gesto eloquente.

Come farebbe una troia navigata Lauretta indietreggiò sulle ginocchia fermandosi sul bordo del letto, con la mano aveva trascinato il cuscino dove poggiò il viso che volse verso il maschio, il mio maschio, poi con un sorriso assassino divaricò le ginocchia e incavò le reni facendo risaltare in modo irresistibile il bel culo. ‘Che puttana!’ urlai dentro di me chiedendomi chi le avesse insegnato tutto questo, forse era già nata troia? Ancora una volta mi odiai perché la puttanella non stava eccitando soltanto Gianni, eccitava anche me!
Senza che neanche mi accorgessi, la mia mano era ritornata fra le mie cosce e le mie dita scorrevano nei succhi della mia fica, ma fu quando lo vidi strofinare il glande più volte lungo l’adorabile fessurina prima di farlo risalire nel solco delle natiche aperte, puntandolo sul tenero orifizio che cominciai a stuzicarmi il clitoride.

Appena cominciò a spingere iniziarono i lamenti di Lauretta, flebili lamenti da bestiolina impaurita e per un tempo che mi parve lunghissimo il cazzo di Gianni rimase immobile nella curva delle sue natiche, sapevo che stava premendo ed era istintivamente che lei serrava l’ano al corpo ancora estraneo. Volse a me gli occhi in cerca di aiuto ma vedendo la mia masturbazione li chiuse e porto una mano sotto di se in fondo al suo ventre. Il suo braccio si mosse, si mosse finché riuscì a rilassare sufficentemene i muscoli e il cazzo affondò con un’accelerazione che fece sbattere il bassoventre dell’uomo contro le natiche della ragazza scuotendo il corpicino tutto.

Gianni ansimava mentre dopo un lungo mugolio la giovane troia aveva riportato la mano sotto la guancia e adesso mi fissava con uno sguardo all’insieme ironico e trionfante.
Aggrappato alle sue anche lui la tenne premuta contro di se per un tempo che mi parve lunghissimo poi quando giudicò o piuttosto percepì nel membro il rilassamento dell’ano nel quale era immerso, si mosse con brevi e violenti scatti senza che vedessi alcun movimento del pene, ma la ragazza lo sentiva eccome, perché emetteva un piccolo guaito ad ogni scatto, poi cominciò ad ansimare. Anche lui ansimava, evidentemente i due stavano provando piacere e ansimavano estasiati come cani in accoppiamento che godono senza staccarsi.

Adesso Laretta cercava di resistere puntando le braccia a quei colpi brevi e veloci che facevano ansimare entrambi per il godimento, anche se non vedevo esternamente l’escursione del cazzo, capivo che ogni colpo provocava un movimento lieve ma sufficente ad accarezzare le pareti interne del suo ano dandole piacere senza provocarle dolore.

Con me non aveva mai usato tanta delicatezza, pensai piccata, mi inculava e basta! Durò abbastanza a lungo, Gianni ansimava sempre più forte mentre la ragazza ora emetteva lunghi lamenti, infine, lui si rovesciò di lato tnon staccandosi dalla troietta, le sollevò una gamba che subito lei agganciò alla piega del ginocchio mantenedola alzata. E mi guardò ancora la troia, aveva le guance accese, adesso vedevo bene la fichetta unta e al di sotto, i testicoli del mio uomo come se appartenessero alla ragazza, poi apparve un tratto del cazzo che lentament rientrò nel suo culo, riapparve. . .

La penetrava lentamente, dolcemente, lei rapita dal piacere volse il viso a lui dandole la bocca aperta, le loro bocche rimasero incollate mangiandosi l’una con l’altra, udivo i mugolii della troietta nella bocca del mio uomo mentre il cazzo usciva e entrava più rapidamente nel suo culo, sempre più rapidamente, lei lasciò la gamba che lui passando il braccio alla piega del ginocchio agganciò, mentre con le dita le accarezzava i capezzolini, quelli della troietta scesero alla fica muovendosi velocemente, le sue grida vennnero soffocate dalla bocca che la beveva, e il cazzo andava e veniva, andava e veniva. . .

Lauretta urlò il suo godimento nella bocca dell’uomo e. . . anch’io venni con lunghi fremiti e spruzzai! Si, per la prima volta nella mia vita spruzzai! Dalla mia fica uscirono zampilli limpidi che colpirono il bordo del letto. ero tutto un fremito e gemevo quardando allucinata al di sopra del cazzo che lui muoveva ancora, le dita della troietta continuare per un tempo a muoversi alla sommità della piccola fica prima che si abbandonasse esausta.
Io tremavo tutta, il corpo percorso da brividi, sollevando e abbassando il bacino mentre i fremiti continuavano, non capivo cosa mi stesse capitando. Non sapevo che lo squirting fosse così devastante.

Intanto Gianni si era girato sulla schiena trascinando la ragazzina sopra di lui, Lauretta aveva gli occhi chiusi e giaceva inerte. Adagiata sopra il petto dell’uomo, le gambe divaricate per il cazzo duro che le allargava ancora il culo, le ginocchia sollevate e i piedi poggiati ai lati delle cosce di lui, sarebbbe sembrata priva di vita non fosse per il respiro che sollevava e abassava il suo petto che ora sembrava quasi quello di un ragazzo; solo emergevano i capezzolini ancora eccitati perché appena le dita maschili li strofinarono lievemente, emise un lamento e mosse languidamente il bacino.

‘Quella puttana non ne ha ancora abbastanza?’ domandai dentro di me. Ero spossata e francamente non vedevo l’ora che tutto questo finisse. Invece sarebbe continuato perché lo voleva Lauretta e lo voleva anche Gianni ancora eccitato per l’orgasmo della troietta che aveva provocato nel suo ano le contrazioni che si erano trasmesse al membro in esso immerso, come ripetuti e caldi sbbracci. Vidi il mio uomo prendere in bocca un piccolo orecchio, lasciarlo per leccarne il padiglione facendola fremere quindi le disse qualcosa che non capii ma udii distintamente la risposta della ragazza: ‘si ancora!’ disse facendo lo sforzo per sollevarsi.

Lui la aiutò sostenendola alle reni a sedersi impalata sul suo membro. Mi vennero le lacrime agli occhi, ricordavo cosa si prova ad essere riempita da una presenza che senti lunga e talmente dura da impedirti di serrare i muscoli anali, solo le donne che lo hanno provato possono capirmi. Lauretta rimase qualche istante in quella posizione poi lentamente si lasciò andare accompagnata dalle mani di lui, allungo le braccia all’indietro fino a poggiare le mani sul letto, fece lo sforzo per sollevare il bacino ma fu l’uomo a sollevarla. Lo fece lentamente e sotto la fichetta vidi apparire fin quasi alla cappella il cazzo luccicante di unguento, lei sospirò lungamente.

Il piccolo petto si alzava e si abbassava, la troietta cercando di dominare le proprie emozioni non osava più guardarmi tanto era presa dalla sua voglia. Lui la mantenne in posizione sollevata per qualche istante poi sollevò adagio le reni facendo salire il cazzo per tutta la lunghezza nel culetto divenuto accogliente, ricevendone un lungo sospiro, lo ritirò e lo ricaccio ancora lentamente, altro sospiro, lo ritirò e. . . Continuò, e ogni volta aumentava il ritmo, anche se la ragazzina era leggera, l’uomo cominciò a fare il fiatone, Lauretta sospirava ad ogni salire del cazzo nelle interiora ma anche adesso che i colpi reiterati scuotevano il giovane corpo producendo un rumore simile al battito di due mani, sospirava ma non faceva udire i lamenti della donna che gode.

Insomma, quell’inculata le piaceva ma non la soddisfava come la prima, fui perfidamente contenta quando Gianni si abbandonò per riprendere fiato, lei lo lasciò respirare, poi adagio posò un piede su una sua coscia, l’altro piede sull’altra quindi puntò ancora le braccia sul letto e facendo forza su queste e sulle gambe sollevò il bacino e senza farsi uscire completamente il cazzo dal culo, cominciò ad oscillare avanti e indietro sfiorando appena con il sedere il ventre del maschio. Adesso era lei a far scorrere l’ano, ma la posizione non era propizia e il membro uscì. Con uno sforzo si sollevò e con entrambe le mani lo raddrizzo e se lo guidò alla cieca sotto l’ano ancora aperto e si abbasssò o meglio si sedette con un lungo lamento abbandonandosi all’indietro, lui la sostenne senza per questo avere il suo peso sulle braccia.

E mentre lui rimaneva passivo, lei cominciò a sollevarsi e ad abbassarsi, riprendendo anche a oscillare. Iniziò a lamentarsi per le contrazioni che i suoi sforzi producevano provocandole quel po di dolore che &egrave uno dei componenti del piacere anale.
Mi alzai, mi sentivo debolissima, I gemiti della puttanella stavano diventando per me insopportabili, si pecché adesso stava godendo e sicuramente anche il maschio godeva, udivo i sospiri rauchi che ben conoscevo; poi dalla gola della ragazza si levarono dei gridolini; aveva ripreso a masturbarsi facendo andare velocemente le dita alla sommità della sua fica continuando ad oscillare facendosi entrare il cazzo fino ai testicoli.

Feci i pochi passi che mi separavano dalla porta della camera barcollando. Scesi le scale tenendomi al corrimano con nelle orecchie le grida di piacere di Lauretta che diventavano sempre più acute. Mi chiusi in bagno, sotto la doccia aprii al massimo l’acqua calda riducendo la temperatura non appena rischiai di scottarmi; la ridussi fino a farla diventare fredda e mi imposi di resistere anche se tremavo e battevo i denti, sforzandomi di non pensare a nulla. Uscii ritemprata, non si udiva più nulla, mi rivestii con calma, quindi tirai fuori i panini che avevo preparato in precedenza e attesi.

Dopo una decina di minuti dei passi leggeri scesero le scale e Lauretta apparve nuda, rossa e raggiante come una sposina alla prima notte di nozze. Mi fece tenerezza, adesso mi pareva minuta e così vulnerabile che svanirono tutti i pensieri negativi che avevo formulato nei suoi riguardi e poi, ero stanca, ancora veramente stanca. Facendomi con la mano un saluto gentile, si chiuse in bagno e subito sentii sollevarsi il coperchio del water; cercando di non fare rumore salii al piano superiore e entrai in camera. Il mio compagno era profondemente addormentato e russava come un porco. Malgrado il mio risentimento, lo coprii con il lenzuolo e diedi aria alla stanza per disperdere l’odore di sesso che vi aleggiava, girai gli occhi attorno e presi la mia decisione.

Trassi una piccola valigia poco più grande di una 24 ore e la posi aperta sopra una sedia quindi aprii uno dopo l’altro i cassetti del comò e scegliendo con cura la riempii di tutto quello che immaginai mi sarebbe servito per quello che intendevo fare. Ridiscesi le scale, adesso si sentiva lo scroscio dell’acqua della doccia; entrai in garage e posi nel cofano posteriore il mio piccolo bagaglio quindi rientrai in casa. Lauretta si stava rivestendo, le diedi da mettere una delle mutandine che aveva lasciato nei giorni precedenti e che avevo lavato.

Mangiò con appetito il suo panino e mangiò anche il mio, nel frattempo era arrivata la telefonata della madre che avvertiva che sarebbe passata dopo circa una ventina di minuti. Quando suonò il campanello Lauretta era pronta. L’accompagnai fuori dal cancello, dopo i soliti saluti, la madre mi ringraziò per il disturbo che mi ero preso tenendo la sua figliola, Lauretta mi buttò le braccia al collo e dandomi un bacione sussurrò al mio orecchio: ‘Grazie!’; arrossì in modo talmente delizioso che mi chiesi se non l’avessi giudicata male. Guardandola allontanare con la sua giacchina severa da college inglese mi parve così gentile e delicata che mi chiesi se era la stassa ragazza che si era data con noi senza ritegno al sesso sfrenato.

Rientrata in casa mi gettai sul divano e vestita com’ero mi addormentai profondamente svegliandomi nel cuore della notte con dei brividi di freddo che mi costrinsero ad alzarmi e a salire tremante le scale per coricarmi in un cantuccio del letto senza nemmeno sfiorare il mio uomo. Il mattino seguente, il suono della sveglia non ci svegliò neppure, ci alzammo che erano le 9 passate. Guardai il mio compagno come si guarda un estraneo e non mi pentii della mia decisione della vigilia. Gianni telefonò al meccanico dove aveva lasciato il furgone ed ebbe la notizia che sarebbe pronto entro un’ora, il tempo che avremmo impiegato per giungere a fondo valle.

Per tutto il tempo del viaggio non scambiammo neppure una parola. Nello scendere dalla vettura Gianni si sporse verso di me per il bacio, ma io mi scostai istintivamente.
‘Ci vediamo a casa?’ Chiese lui che non aveva ancora capito.
‘ Non credo proprio, almeno per un po di tempo!’ risposi riavviando il motore.
‘Cosa? Come sarebbe a dire?’
‘Sarebbe a dire. . . che adesso hai Lauretta no? Che bisogno hai ancora di me?’
Mentre partivo, nello specchietto retrovisore ebbi la visione del volto costernato di quello che era stato il mio compagno poi la sua voce:
‘Lisaaaaaaaa!!!!!!!’
Mi allontanai alla volta di Torino.

FTNE

Autore Pubblicato il: 20 Marzo 2014Categorie: Racconti 69, Racconti Erotici Etero, Racconti Erotici Lesbo, Trio0 Commenti

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