Il nostro regime era in vigore da qualche giorno e ormai i ragazzi si erano trasferiti a casa mia per godersi al meglio lo spettacolo di mia madre.
Lei era restia a camminare nuda per casa, ma le regole erano chiare, la costringevamo a sculettare per casa mentre faceva le faccende domestico e ogni volta che passava ci scappava qualche sculacciata o insulto.
A qualcuno ogni tanto veniva da sputarle addosso e non si tratteneva.
Mamma non provava a ribellarsi, il timore era troppo, ma nonostante potessimo farle tutto quello che avremmo voluto eravamo ancora intimoriti all’idea di usarla. Così dopo qualche giorno decisi di aprire le danze.
Eravamo in salotto a guardare la TV mentre Rita tranquillamente puliva per terra totalmente nuda, rovesciai la ciocola di patatine che avevo in mano e urlai:
-Troia qui è sporco.
Lei stizzita si chinò di fronte a me per raccogliere il cibo caduto a terra e scocciata disse:
-Fai attenzione la prossima volta!
Fingendo fosse una reazione alla sua mancanza di rispetto e non un gesto premeditato la presi per i capelli e le spinsi la testa a terra facendolo rimanere culo all’aria con la guancia sinistra appoggiata alle patatine cadute e le sussurrai nell’orecchio:
-E’ giunta l’ora di riscuotere il nostro premio.
Mi posizionai dietro di lei e mantenendo la sua testa incollata al suolo mi leccai l’indice e le dissi:
-Abbiamo capito che in figa ti piace troppo per essere una punizione quindi cambieremo le regole.
Lei scossa provò ad alzarsi inutilmente e mi urlò
-C-cosa stai facendo maledetto!
Così le infilai il dito umido nel culo e cominciai a muoverlo avanti e indietro.
Lei si mise ad urlare:
-Smettila fa malissimo! Smettila!
Io non mi feci intimidire e mentre gli altri 3 ragazzi si spogliavano per prendere parte all’azione inserì il mio pene nell’ano di mamma.
Lei si dimemò come una matta, ma io continuai a fare quello che facevo, mi eccitavano come un matto le sue urla e oltre ogni cosa il fatto che fosse mia madre, però una cosa mi dava fastidio, il doverla tenere ferma così le tirai uno schiaffo da dietro e le dissi:
-ricordati che parte del tuo accordo e di non opporre resistenza quindi puoi urlare, ma smettila di dimenarti stupida puttana!
Mia madre con le lacrime agli occhi disse:
-Ok ok, basta che non pubblicate quel video.
Le lacrime le rigavano il viso per il dolore e le scolavano il trucco, poichè anche avere un make up da troia era parte dell’accordo, dal momento che piaceva a molti di noi.
Mi girai verso i ragazzi che si stavano menando l’uccello e gli chiesi:
-Ma voi pensate di star li a guardare tutto il giorno?
-Certo che no rispose, rispose Ivan che si mise seduto sul divano, tirò mamma per i capelli mettendole la faccia di fronte al cazzo e gli disse:
-Dai troia che i cazzi non si succhiano da soli.
Pietro e Paolo si misero una alla sinistra e uno alla destra di Ivan coi cazzi di fuori il primo disse:
-Guarda che non c’è solo lui col cazzo in tiro qua.
E l’altro aggiunse:
-Vedi di farci sborrare presto se non vuoi che succeda quella cosa di cui ti preoccupi.
Ormai mamma aveva abituato il culo e quindi poteva parlare normalmente e disse col cazzo di Ivan in mano:
-Ok ragazzi, basta che non fate follie. E posò le sue incredibili labbra a canotto sul cazzo alla sua sinistra per poi passare a succhiare lo scroto del giovane alla sua destra.
Io mi stavo divertendo come mai in vita mia e presto senza riuscire a trattenermi sborrai nell’intestino di mamma con un gemito lungo e profondo.
Paolo, che aveva un cazzo notevolmente più grosso del mio si alzò e prese il mio posto, inserendo la sua verga senza preavviso nel culo di mamma, che ebbe un sussulto non essendosi resa conto delle manovre del giovane:
-Oddio Paolo, mi fai malissimo sei molto più grosso di mio figlio, si vede che ha preso dal padre.
Io non mi feci prendere da queste affermazioni, venivano pur sempre da una donna col culo pieno di sperma, due cazzi a turno in gola e una seconda ondata di sborra che si preparava a riempirle il ano, ma non potevo lasciarla imputita.
-Fa come vuoi troia, ma dopo ti aspetta una sorpresa. Dissi io.
Paolo continuò a scoparla scambiato occhiate con gli altri due complici che le vennero copiosamente in faccia nel giro di qualche minuto seguiti dall’esausto Paolo che andò a unire i suoi liquidi seminali con quelli che avevo spruzzato io una ventina di minuti fa.
Io ero andato in bagno a lavarmi e al mio ritorno trovai mamma seduta sul divano che si puliva la faccia.
La guardatti e le chiedetti:
-Ti sei divertita troia?
-Certo che no. Rispose con faccia offesa.
La guardai e le dissi:
-Bene, perchè dobbiamo pensare alla tua punizione per quello che mi hai fatto prima.
-Cosa? Cosa avrei fatto! Urlò rivolta verso di me.
Mi girai e uscendo dalla stanza dissi:
-Mi hai mancato di rispetto.
E aggiunsi:
-Venite con me che dobbiamo pensare a come punirla come si deve.
E gli altri ragazzi mi seguirono.
Dopo qualche discussione ci rendemmo conto di non avere troppo materiale in casa e ci dovemmo arrangiare con quello che avevamo.
Mi presentai nascondendo l’oggetto che avremmo usato per punirla dietro la schiena.
Mia madre era seduta sul divano e ci guardò preoccupata mentre entravamo in stanza e ci chiese:
-Allora? Cosa farete?
Io risi e le dissi:
-Beh ti piace nel culo no? Vediamo quanto riesci ad allargarti.
La sua faccia sbiancò e balbetto:
-Giovanni dai, ti prego, cosa vuoi fare? Cosa nascondi?
Le sorrisi e le dissi:
-Il tuo culo soffrirà un po’ ma pensa piuttosto alla tua dignità. Ed estrassi la sorpresa: una bottiglia di spumante di bassa lega da 3 litri e le spiegai il giochino:
-Ora potrai vestirti con quello che ti daremo noi, ma prima ti svuoteremo questa nel culo, quindi vedi di girarti.
Ormai la troia che mi ha messo al mondo aveva capito che non era il caso di disobbedire e si girò pregandoci di fare in fretta.
Io feci gli onori di casa e stappai rumorosamente la bottiglia dando ordine a Paolo di recuperare il tappo:
-Sbrigati quello ci serve per dopo. Ordinai
Appoggiai il collo della bottiglia sul culo di Rita e lo inserì fino al punto in cui si allarga la bottiglia provando a spingerlo fino in fondo causando dolori atroci alla puttana, versai quindi il contenuto e piano piano completammo il trasferimento.
Paolo tornò col tappo e io lo usai per chiudere il culo di mamma, solo che essendo letteralmente sfondato dovemmo farla aspettare culo all’aria qualche minuto prima che il tappo potesse essere efficace. Una volta tornati ad uno stato di decenza chiudemmo la falla e facemmo alzare la mamma con la faccia ancora incrostata di sperma e Pietro le portò i vestiti, forse vestiti è esagerato, aveva con se un completo intimo in pizzo rosso, non copriva praticamente nulla e lo facemmo indossare a mamma che ebbe un po’ di difficoltà a causa del liquido presente nel suo intestino.
Una volta vestita le spiegai la sua punizione:
-Troia, è tutto molto semplice, chiedi lo zucchero al vicino di casa.
-COSA! sbotto lei?
-Stai provando a disobbedire di nuovo? Tuonai io?
-N-no, dimmi solo dove devo andare. Disse con la voce tremante.
-Visto che è la prima volta vai dai vecchietti qui di fronte, vediamo cosa diranno, ovviamente noi non veniamo con te, ma resteremo qui a spiarti da dietro la porta.
La porta era infatti letteralmente di fronte alla nostra, la tenemmo socchiusa mentre mamma conciata in maniera penosa andò a suonare il campanello della simpatica coppia.
Noi non potevamo vederla a causa della porta e non potevamo esporci, ma ascoltammo attentamente il dialogo.
M-Scusi se la disturbo Signor Alfonsi, mi potrebbe gentilmente dare un po’ di zucchero?
Sig.Alf-Scusi, ma le sembra il caso di girare vestita così?
M-Sa com’è, fa cald-.
Sig.Alf-Lei è una poco di buono! Urlò interrompendola e sbattè la porta
Mamma allora torno da noi e alzando spallucce disse:
-Si vede che oggi non era destino. E fece per andare in bagno, ma io la strattonai per la spalla fermandola e la sbattei con violenza contro la porta e le dissi:
-Tu ora vai la e chiedi il dannato zucchero al Signor Alfonsi e se non torni con una tazza di zucchero ti chiudo fuori casa per una settimana e pubblico il video. E la spinsi fuori sbattendo questa volta il portone dietro di lei, tanto avremmo potuto sentire benissimo lo stesso cosa si dicevano.
La troia bussò di nuovo e stavolta aprì la signora Alfonsi.
Sig.ra Alf-OH Cielo! Ma ha ragione mio marito, lei è proprio una donna di facili costumi
M-La prego, mi dia lo zucchero e andrò via, la prego! Disse buttandosi in ginocchio sull’orlo di piangere, il suo nervosismo non era causato dalle accuse della signora, ma dal timore che potessimo veramente chiuderla fuori in quella condizioni, ma non aveva fatto caso al tappo di Champagne che aveva bloccato nel culo, che a causa del suo inginocchiamente letteralmente esplose innondando il corridoio del condominio di Spumante e sperma, al che Rita scoppiò a piangere e la Signora Alfonsi le urlò in faccia:
-Oh Signore! Ma le sembra il caso di farsela addosso alla sua età! Aspetti qui che le do quel dannato zucchero e non si faccia più vedere, sbatte il portone e lo riaprì un minuto dopo e lanciò il sacchetto di zucchero addosso e mamma che le si ruppe addosso sporcandola tutta, lei in seguito balbettò tra le lacrime:
-Grazie veramente.
E la signora rispose:
-Torna a pulire questo macello dopo, puttana! E risbatte con violenza il portone andando a raccontare cosa aveva appena visto.
Mamma tornò da noi e bussò, aprì il portone e la vedetti col trucco scolato dalle lacrime, sperma essicato sulla faccia e coperta interamente da zucchero e le chiesi:
-Ma la tazzina dove cazzo è?
Lei in lacrime mi disse:
-Scusa, non avevano la tazzina fammi entrare!
Io chiusi la porta per scherzo e dopo qualche minuto in cui mamma bussò la feci rientrare e le dissi:
-Questa volta ti perdono, ma se ti dico di fare qualcosa vedi di farla come si deve, sono mica qui a perdere tempo e ora vatti a lavare cazzo, non vedi che schifo che fai, anche un barbone ti eviterebbe, muoviti! E le diedi una pacca sul culo mentre correva in bagno…