01/04/2019
Oggi è successo. Antonio è il padrone di casa. Era già la terza volta che gli chiedevo una proroga del pagamento dell’affitto…non ho soldi, non ne ho mai. Ora che mi hanno anche lasciata a casa dal supermercato dove ero in prova è ancora peggio. Mi sono messa a piangere davanti a lui come una cretina. Antonio è stato gentile.
Mi ha lasciata sfogare, mi ha ascoltata, porgendomi i fazzoletti. Avevo sentito una sua mano sulla coscia ma non ci avevo fatto caso all’inizio, disperata come ero. Poi tutto è stato veloce.
Le sue labbra sulle mie, la sua lingua, un bacio. Mi ha sorpresa e non mi sono opposta. Le labbra morbide, la bocca dolce, ho lasciato che succedesse. E le sue mani…forti e aggressive. Le ho lasciate vagare su di me. Le cosce, e poi su, fino ai seni. La sua bocca che non mi dava respiro, e non riuscivo a pensare. Finalmente non pensavo più alle mie miserie. Mi lasciai andare. Le sue dita si fecero spazio sotto le coppe del reggiseno. Ero sudata, accaldata…questo è un magio caldissimo. Forse puzzavo…cercai di fermarlo…per la vergogna. Ma la sua bocca mi tenne incollata a lui. No, non gli facevo schifo. Antonio si fece più agitato. Sul divano, si spinse quasi sopra di me. La sua grossa mano sinistra si era impossessata del mio seno destro. La sua mano destra era scesa dalla schiena e si era infilata tra il cuscino e il mio sedere, mi palpava le chiappe.
In quel bacio concitato, il suo alito mi pervadeva, non c’era più pensiero. Mi sono sentita pervasa da un’eccitazione crescente, che non provavo ormai da mesi….anzi che forse non ho mai provato. Le sue mani parevano dappertutto. La gonna era salita scoprendomi le cosce, il vestito era sceso, scoprendomi le spalle. Ora le sue dita da dietro erano arrivate alla vulva. Ero bagnata, lo sentivo.
Mi sono sentita il suo peso addosso, Antonio ha una certa stazza. Non potevo spostarmi, ero immobilizzata con lui addosso. Si stacca dalle mie labbra. Le sue grosse mani si infilano sotto il vestito e mi tolgono le mutandine. “Quanto sei bella” Sento il forte odore della mia eccitazione mischiato al mio profumo agli agrumi e all’odore di sudore. Mi vergogno e mi sento confusa. Antonio non si ferma. Armeggia per togliermi il vestito…quel vestitino bianco e rosso finisce a terra. Ho perso una scarpa, ho un piede nudo. I peli del sesso sono esposti e mi rimane solo il reggiseno, sceso fino all’ombelico.
Antonio mi è addosso, sembra non voglia darmi tempo, nessuna tregua. Le sue labbra di nuovo sulle mie, e la sua lingua che pare come un tentacolo, mi riempie la bocca, mi risucchia i pensieri.
Si stacca un momento e si strappa quasi di dosso la camicia, rimanendo a petto nudo. Mio dio. E’ grosso, grasso, peloso. Le spalle sono squadrate, i pettorali grossi e un po’ flaccidi.
Non si ferma si slaccia i calzoni e se li sfila lungo le gambe grasse e pelose. Faccio appena in tempo a vedere che rimane con 2 calzette bianche…e alzando gli occhi vedo il suo pene…il pene eretto e grosso. Dio che grosso, spesso, largo, lungo una ventina di centimetri.
Solo ora capisco che stiamo per farlo. “Un attimo aspetta un momento…fermati…” No, Antonio è come un toro in corsa. Mi viene sopra, mi allarga le cosce. “Aspetta, aspetta…” Ma mi bacia, mi azzittisce e mi soffoca con un bacio. Sento il suo pene sulla pancia. E’ come un bastone. Mi tira, mi spinge. Mi trovo sul tappeto, ai piedi del divano con lui sopra. Allargo istintivamente le cosce. Ora sento l’odore del suo sudore che l’acqua di colonia non riesce più a coprire. Ho un moto di ribrezzo, cerco di spingerlo via con le mani, di chiudere le cosce. Ma è troppo tardi. Sento che sta per entrare e io sono fradicia. Con notevole sforzo mi tolgo da quel bacio soffocante e gli urlo di fermarsi, ma l’urlo mi muore nella gola. Con una spinta decisa mi entra ed è come una spada. Mi toglie il fiato. Mi sento riempita. Mi fa male. Si ferma. Comincia poi a ritirarsi piano. “Che bella, che bella figa…” I suoi occhi sono pozzi neri che mi fissano, mi inghiottono. Sulle labbra ha un ghigno. Il suo viso largo, volgare, volgare e brutto. Ora sento l’odore del suo sudore dappertutto, il suo petto ne è madido. Che schifo, come ho fatto a trovarmi in questa situazione con questo uomo schifoso? Appoggio le mani al suo petto per respingerlo, fra i suoi peli bagnati. Ma sento che spinge mi affonda dentro, piano e inesorabile. Mi sembra di perdere conoscenza. Poi sento che si ritira piano. Apro gli occhi, vedo il suo ghigno a pochi centimetri dalla mia bocca. So che è questione di un attimo. Riaffonda. E poi ancora. Si ferma e riaffonda. E ogni volta perdo un poco di più il controllo. Mi sembra di avere il brodo dentro. E’ più forte di me. Godo, urlo e vengo. Lo sento ridere. Intravedo il mio seno ansante e bagnato, non so se del mio o del suo sudore e l’odore della sua pelle sembra ora più tollerabile. Non cerco più di respingerlo, non voglio che smetta. Ha un sorriso strafottente. Si avvicina e tira fuori la lingua, mi lecca le labbra bagnandomele. D’istinto le schiudo e ricevo il suo bacio umido e lungo mentre mi scopa. Mi scopa lento e a fondo, con movimento regolare e le nostre bocche sono attaccate. D’istinto gli cingo i fianchi larghi con le gambe e lo abbraccio. Quanto è largo e grosso. Più che abbracciarlo mi sembra di aggrapparmi a lui. Vengo ancora. Gli urlo l’orgasmo dentro alla bocca senza che smettiamo di baciarci.
Ho un momento di lucidità, mi stacco. “Mettiti il preservativo” “Cosa? No…ora finiamo così” “No…mettitelo” Urlo, sono fuori di me, ancora su di giri per l’orgasmo appena avuto. “Va bene…che testa di cazzo.” Esce da me e sento come un vuoto. So che sarei venuta ancora e ancora.
Mi tolgo il reggiseno dalla pancia, che mi dà fastidio. Si allontana, va a cercare il preservativo in un cassetto, mentre io rimango in ginocchio sul tappeto. Lo guardo. Che schifo. Vecchio e grasso. E fra le gambe una specie di bastone nodoso…grosso…e testicoli enormi gli penzolano.
Cristo, penso che dovrei rivestirmi e andarmene. Ma resto lì. Ritorna verso di me e mi si para davanti. Il suo pene, fradicio dei miei umori è a pochi centimetri, ne sento l’odore.
“Aiutami a metterlo” Mi porge il preservativo. “Ma prima ciucciamelo” Esito. Mi fa schifo, così bagnato, ma mi prende per i capelli e si struscia il mio viso tutto addosso al suo sesso. È disgustoso, mi bagna il naso, le guance, le labbra e i capelli. Spazientito si infila il preservativo, mi fa sdraiare, si mette sopra e mi penetra, mi riempie. Con il preservativo lo sento meno di prima, ma lo sento. Gli cingo le cosce attorno ai fianchi e mi aggrappo a lui. “Uhm…hai sulla faccia l’odore della fica…” Ci baciamo. Mi scopa qualche minuto e vengo di nuovo. “Cazzo sei multiorgasmica…ti piace nel culo?…sei talmente fradicia che ti posso inculare col sugo della tua fica” “No non voglio” “E perché? Hai un culone che è una favola…” “Ho detto di no” Gli urlo. Che diavolo succedeva? “Dai girati che ti scopo da dietro” “Ho detto di no” “Tranquilla. Non ti inculo, ti scopo solo da dietro” Si sfila, mi fa girare. È forte, ha mani e braccia forti. “Metti il culo in su e allarga le cosce” Mi prende per i fianchi, si mette in posizione e spinge. Entra ancora più profondo, mi scopa forte. Vengo ancora un paio di volte e finalmente viene anche lui, urlando. Sono quasi incosciente. Sento che esce, poi sento una cosa umida sui glutei. Mi giro e vedo che si è tolto il preservativo, lo ha rivoltato e che me lo sta passando sui glutei bagnandomi tutta.
Dopo tutto questo ero sconvolta, confusa, stanca. Gli chiedo di potermi fare una doccia. Ero sporca, lurida dentro e fuori. Mi lavo e non vedo l’ora di andarmene da quell’appartamento, voglio scappare. Esco dal bagno con l’asciugamano addosso, mi dava ora fastidio farmi vedere nuda da lui.
Antonio invece se ne era andato a letto, se ne stava completamente nudo a bere un caffè. “Dove vai? Vieni un po’ qui con me…magari tra poco ricominciamo”
Ma gli invento una scusa, gli dico che ho un appuntamento per un nuovo lavoro. Raccolgo i miei indumenti e il mio vestito rosso e vado in bagno. In quel loft è l’unico spazio intimo.
Mi vesto rapidamente, esco e lo saluto. Antonio ha un sorriso soddisfatto. “Ci vediamo” dice.
Capitolo 2
02/04/2019
A casa…è come se non mi sentissi più me stessa. Quello che è successo è tutto il contrario di quello che sono stata fino ad ora.
Prima di ieri ho fatto solo sesso una volta, col mio ragazzo…ormai è passato un anno. Ma era stato così diverso. Marco era…era un ragazzo…gentile, delicato…e non era così…grosso…e non mi sono mai sentita presa così.
Oggi Antonio mi ha chiamata…con quella sua voce bassa…e il suo tono un po’ arrogante, mi è parso quando parlava mi tremavano le gambe…mi sono dovuta sedere…
”Mi hai pensato, bella?” “Un po’” non ho saputo mentire.
Ma voglio fermarmi qui, questo è sicuro. Anche se non ho mai sentito un…piacere così forte. Mi sento ancora indolenzita la sotto…e mi fa un po’ male. Certo era grosso…Marco al confronto era piccolo…e con Marco non avevo provato così tanto…godimento…ecco…questo devo dirlo. Che mi succede?
Se a mia famiglia sapesse che sono andata con un tipo del genere…la mia famiglia già…fanculo…me ne sono andata e questo è il risultato…dove credo di andare? Cosa credo di fare? Volevo liberarmi di loro, dai loro giudizi, dalle loro regole, fai questo fai quello…e ora? Me ne sono andata per questo? E se torno…chissà cosa mi dicono chissà mia madre per quanto tempo me la fa scontare…ma sempre meglio di questo schifo.
Niente soldi, nessuno che mi aiuta e mi sono lasciata andare con lui…perché mi sono lasciata andare perché sono in difficoltà e mi sento sola, non mi sono mai sentita così sola.
Devo fermare questa pazzia e tornarmene dai miei. Certo mi soffocano, ma è meglio di questo schifo.
Antonio mi ha chiesto di andare a casa sua domani. Devo dirgli che non ci vedremo più…anche se con la casa come faccio? Forse lo convincerò ad aspettare per l’affitto un altro mese.
03/04/2019
Dovevo andare da Antonio alle undici…e non sono riuscita a dormire. Mi ha presa l’ansia.
Ho suonato il suo campanello mentre il cuore mi batteva a mille. Dovevo trovare il modo di dirgli che quello che era successo…non sarebbe più successo. Come avrei fatto?
Mi aprì la porta. Entrai. Indossava una camicia completamente slacciata…sì in quei giorni c’era davvero molto caldo…si vedeva il petto largo e pieno di peli…e lo stomaco un po’ prominente…e un paio di calzoncini corti…ha le gambe grosse e corte rispetto al tronco…e anche quelle molto pelose. E un paio di ciabatte. Non si era certo messo elegante per ricevermi.
“Ciao bella…avevo proprio voglia di rivederti” Mi parlava sempre con quella sua spavalderia. “Ciao” balbettai. “Devo parlarti…”
“Sì, sì…prima però un bel caffè…sai farlo?” “Sì…” “Dai, allora preparamene uno…la caffettiera è là sopra e vicino trovi la moka”
Pensavo a come introdurre quello che volevo dirgli, cioè che non voglio più andare a letto con lui, intanto mi volto e preparo meccanicamente il caffè. Sento i suoi occhi sulla mia schiena, è una sensazione molto fisica.
“Ti ho pensata parecchio ieri…avevo proprio voglia di riaverti qui”
“Antonio…” Mi volto per dirgli quello che ho da dire. E lo vedo in mutande. Si era tolto la camicia e i calzoni, era rimasto con gli slip bianchi. Quasi completamente calvo, peloso, grosso…sembra proprio una scimmia, una specie di gorilla…e vedo il suo sesso che preme attraverso gli slip bianchi…altro che se si vede. Mi blocco, non riesco a parlare e lui si avvicina. Me lo preme addosso, lo sento sulla pancia, lui è più alto di me.
“Il caffè ce lo beviamo a letto eh?” E’ già attaccato a me, mi abbraccia. Sento un forte odore di sudore, cerco di staccarmi ma non riesco. Provo a dire qualcosa ma la sua bocca è sulla mia, la sua mano sulla nuca mi tiene ferma, la sua lingua mi penetra tra le labbra e sembra arrivare fino in gola. L’altra mano mi palpa le natiche.
Non so difendermi e le nostre lingue si intrecciano, si leccano. Trovo disgusto a ricordarlo e scriverlo adesso. Mi afferra per un polso e si porta la mano sugli slip. Sembra enorme e durissimo. Mi spinge la mano sotto gli slip, ce l’ho in mano. E’ largo.
Interrompe il bacio e mi spinge la testa giù.
“Succhiamelo dai…la scorsa volta non me l’hai fatto” Mi ritrovo giù, ha gli slip mezzi calati, il suo pene davanti al viso. Non riesco a ragionare, è tutto veloce. La sua mano mi ci preme il viso contro. Lo sento sul naso, sulle guance. E’ rigido. E bagnato. Mi bagna il viso e ha un odore…un odore particolare e forte. Puzza. Una volta avevo preso Marco in bocca, il mio ragazzo, ma non mi era piaciuto, l’avevo fatto solo una volta, poi mi ero rifiutata.
Ma con Antonio è diverso, mi sento come soverchiata. Se lo prende in mano e mi punta il glande tra le labbra e spinge. E’ umido. Lo faccio entrare in bocca, mi scivola dentro. Mi fa schifo, penso che vomiterò. Ma a sorpresa trovo che il sapore non è disgustoso. E’ tra il dolce e il salato, non saprei.
E’ largo ho la punta in bocca, non so che fare, mi spinge per farmelo ingoiare. “Succhialo dai, leccalo” Cerco di succhiarlo, ma non mi riesce. Uso la lingua, è caldo. Tenerlo in bocca mi fa quasi male. Lo estraggo, lo bacio e lo lecco, non so per quanto.
Antonio mi tira, mi fa alzare. Sono come imbambolata con la testa vuota. Mi abbraccia e mi spinge fino alla camera da letto. Lui è nudo, si va a sdraiare.
“Togliti quello schifo di maglia…e quei jeans…ti voglio nuda” Comincio a spogliarmi, mi tolgo la camicetta, rimango in reggiseno. “La prossima volta ti voglio con una maglietta più sexy…e poi niente reggiseno…è un indumento stupido” Mi sento imbarazzata.
Mi abbasso per slacciarmi le scarpe. “Via quel reggiseno…” Tanto me lo devo togliere mi dico…ma esito. Dieci minuti prima volevo dirgli che non ci saremmo più visti…e ora. Rimettermi la maglia e dirgli no, basta, fermarsi…ma non lo sento possibile. Ci sono andata a letto la scorsa volta…ed è come se ora avesse il diritto di rifarlo…lo guardo. Se ne sta a letto, a gambe aperte e si tiene il pene in mano. Mi slaccio il reggiseno e lo lascio cadere. I miei seni sono un po’ pesanti. Li sento come cadere. E mi vergogno. “Mi piacciono le tue belle poppe…mai più il reggiseno” Non lo guardo. Mi sfilo le scarpe, e i calzoni e le mutande. Nuda. Nuda mi vado a sdraiare sotto i suoi occhi che sono due pozzi neri.
Voglio baciarlo e non pensare più. Non pensare più alla mia vergogna, al fatto che dovevo dirgli che non ci sarei andata più a letto, non pensare più alla mia famiglia, a mia madre, a mio padre e alle sue regole, ai miei fallimenti a scuola, alle mie inadeguatezze e ai miei errori, alle mie amiche stronze. Non voglio pensare più.