Una passeggiata nel parco
Sfruttando la calda e bella giornata di primavera con Lara, la mia ragazza da circa un’anno, eravamo diretti a fare una passeggiata lungo il fiume.
Percorso un buon tratto lungo un viottolo sterrato, si poteva accedere al parco.
Vestivamo leggeri, proprio per il tepore della giornata: io, un paio di bermuda molto comodi, con sopra la mia polo preferita “il coccodrillo” di Lacoste; Lara un abito estivo ampio, leggero, tipo camicione, abbottonato davanti, le arrivava alle caviglie, molto comodo.
Stavamo scherzando mentre camminavamo; lei continuava a sottolineare quanto fossero davvero comodi quei vestiti: coprivano, ma, allo stesso tempo, lasciavano passare aria, così da rinfrescarti; senza contare che, volendo ed in occasioni particolari ?
Finì la frase, ed io, poco accorto al senso di quelle parole, pensai: cosa voleva significare?
Una volta arrivati al parco fu bello vedere altre coppie, come noi, che cercavano un posto dove stare abbracciati; alcune, addirittura sdraiate sul prato pulito e ben curato, si godevano l’irradiazione del sole primaverile.
Noi, in cerca, di un po’ d’intimità, proseguimmo fino a che non trovammo un posticino un po’ più defilato, del tipo 3 panchine, di cui due già occupate da altrettante coppie; l’altra aspettava solo noi.
Avevamo preso un gelato e ce lo gustammo, mettendoci lì seduti.
Lara si sedette sulle mie ginocchia e quel suo vestito riusciva a coprire la maggior parte delle nostre gambe, mentre seduti ci baciavamo e leccavamo i nostri gelati.
Ad un certo punto, Lara mi sorprese: si alzò un attimo, per sedersi nuovamente, ma, questa volta, a cavallo; eravamo l’uno di fronte all’altra, potevano vederci ? Chi, non importava.
Beh, di certo potevano vedere lei seduta a cavalcioni su di me, ma ciò che non potevano vedere era che aveva, sfacciatamente, aperto la cerniera dei miei bermuda, avendo notato la mia virilità in tensione e, sussurrandomi all’orecchio che non indossava biancheria, estrasse il pene così da farlo affacciare all’apertura della sua figa.
Nello stesso tempo, cingendomi il collo con le braccia, mi permise di appurare
la circostanza: allungai una mano sotto il vestito, sentendo la sua figa serica ed umida: “che porca!” pensai.
Era da tempo che amavamo confessare l’un l’altro desideri, voglie.
La nostra fantasia, oltre al solo pensarle, desiderava poterle realizzare e, ovviamente, la cosa aumentava l’eccitazione di entrambi.
Il mio cazzo, già in tiro, era a contatto della sua figa.
L’eccitazione era al massimo: sentivo quella figa umida contro il mio cazzo.
Lara stava per attuare una delle sue fantasie: mostrarsi in pubblico, mentre si lasciava scopare dal proprio ragazzo.
L’idea che altre persone, potessero intuire ciò che stava facendo, la elettrizzava oltremodo, procurandole ondate di piacere: certamente in futuro sarebbe stata una donna bramata da tanti; avrebbe potuto diventare l’amante che in tanti desideravano per sé stessi: ma, per ora, era mia.
Questo pensiero aumentò esponenzialmente la mia eccitazione: sentivo il sangue pulsare, il turgore cominciava a farmi male; lei, capendo il mio stato, mi abbraccio e, sussurrandomi all’orecchio “Ti piace la tua nuova troietta?”, guizzando con la lingua dentro l’orecchio, mi diceva:
“Sì… dai… scopami, qui davanti a tutti; lo so che piace anche a te, se faccio la maialina, vero porco?”
Ero agitato e mi sentivo molto eccitato, perché Lara non era solita usare quel linguaggio così osceno, non l’aveva mai fatto.
Ora i nostri voli pindarici, che proiettavamo immagini licenziose nelle nostre teste, stavano prendendo forma.
Con mossa delicata, lenta, quasi a dare il tempo ad altri spettatori di coglierla in movimenti, che non lasciavano dubbi su cosa si apprestava a fare, si alzò: la sua mano afferrò il mio cazzo per posizionarlo per bene sulle labbra della sua figa e affondò con tutto il suo peso sul mio cazzo.
Quella stupenda figa lo inghiottì dentro di sé, senza alcuna difficoltà, e mi va di precisare che, non sono mega dotato, ma mi difendo abbastanza bene con i miei 18,5 cm ed una discreta circonferenza; questo giusto per far capire quanto poteva essere bagnata a causa della fantasia che stava realizzando: in pratica, scivolai dentro di lei “come una lama calda nel burro”.
L’abito di Lara nascondeva tutto, per i pochi spettatori presenti che, in modo defilato si apprestavano ad andare via; ci scambiavamo famelici baci, con Lara che ondeggiava da professionista del sesso.
Il primo passo era fatto. Attraversare “quella linea sottile che divide fantasia e parole dai fatti”.
Oscillava avanti e indietro, ogni tanto roteava il bacino, quasi fermandosi al baciarmi, mentre con la lingua accarezzava ora le mie labbra ed ora si infilandosi prepotentemente in bocca, quasi fosse un piccolo cazzo; le piaceva succhiare la lingua, quasi a mimare un pompino; godeva di tutto questo… la sua figa danzava sul mio tesissimo cazzo… porca più mai.
Si guardava attorno per vedere se qualcuno ci osservasse… guardai anch’io, e, notando che ormai eravamo soli, chiusi gli occhi.
Quella zona del parco, poteva ritenersi riservata alle coppiette, nascosta, per modo di dire, ad altri.
Godevo appieno di quel nuovo momento.
Lara, allora mi disse: “Guardami” nei suoi occhi verdi, c’era una nuova luce e baciandomi, mi fece colare in bocca una quantità esagerata di saliva; poi, avvicinandomi la bocca all’orecchio, mi sussurrò:
“Amore, un vecchio ci sta osservando…” questa presa d’atto la fece diventare un vulcano; la sua prima esibizione era stata notata, aveva già uno spettatore; lì per lì, non ci credetti, atteso che, proprio poco prima, eravamo soli e guardai, incredulo: era vero, un signore di una certa età era li, un bel tipo, giovanile, curato, sembrava quasi disinteressato, molto indubbiamente discreto.
Sembrava guardare il panorama, poi con un leggero cenno della mano, che interpretai come un saluto e un gesto di approvazione, chiusi gli occhi, trascinato dalla libido di Lara, godendomi quei momenti di nuovo piacere.
Di tanto in tanto mi abbracciava, stringendomi forte e chiedendomi se il vecchio fosse ancora li a guardare. Avuta conferma e dicendole del gesto discreto fattomi prima con la mano, ebbe come una scarica di libidine: roteando la lingua fuori dalla bocca e girando la testa, guardò in direzione del vecchio, per poi rivolgersi di nuovo a me; avvertii una colata calda sul mio cazzo… aveva goduto.
Le sue braccia ora poggiavano sulla panchina, e facendo forza sulle braccia, correggeva alcuni movimenti di su e giù in maniera spudorata; qualche volta appariva come se stesse giocando a ballare sulle mie ginocchia, saltellando sul cazzo, e, per vedere la reazione del vecchio, Lara mi chiedeva:
“Guarda… cosa fa?” e continuava a godere.
Ormai i miei bermuda erano zuppi del suo piacere: le dissi che il vecchio si era spostato di panchina, era quasi, vicino a noi e si passava la mano sulla patta; volteggiava la lingua fra le labbra, una lingua esageratamente larga e appuntita.
Mentre le riferivo questo le sentii farfugliare: “chissà come lecca la figa?”
Quella frase servì a farmi gonfiare il cazzo fino al punto di non ritorno, mentre Lara proseguiva a dondolarsi avanti e indietro su di me; avevo spinto il mio cazzo più a fondo che potevo; dopo di che esplosi dentro di lei, fremendo dal piacere; mi svuotai completamente con una dose massiccia di sborra, provocata soprattutto dalla sua sfrontatezza.
Sentii Lara che mi stringeva forte e fremeva a sua volta; stringeva la fica come una morsa sul mio cazzo e poi allentava; la mia sensazione era come se mi mungesse con la fica; la sua delicata piccola e tenera fica calda, deliziosamente stretta ed accogliente.
Rimanemmo seduti lì, senza fiato, per alcuni minuti; troppe le emozioni; una scopata da brividi che, ora, aspettavamo passassero.
Sapevamo che dovevamo alzarci e andarcene.
Ripresi i normali battiti di cuore, e aiutati dal suo vestito lungo, mi sistemai.. Lei, con uno sguardo da vera porca, alzandosi in piedi e, con una voce pari al suo sguardo, perfettamente udibile da chi era vicino, disse:
“Sono tutta piena di sborra… non ho fazzolettini per asciugarmi e non voglio bagnare il vestito”.
Eravamo pronti per andar via. Lara, dopo aver rivolto uno sguardo da maliarda verso il signore, rimasto in ammirazione, aggiunse:
“Ok… andiamo…” ma era chiaro che quel suo modo di dire non rispondeva a quanto da lei voluto in quel momento.
Allora il signore, capita l’antifona, chiese il permesso di avvicinarsi e si presentò.
Lara, evidentemente fiera per aver catturato la sua attenzione, si chiese cosa mai potesse volere quel signore, ora non più sconosciuto, perché di nome Carlo, il quale disse che, per ringraziarla per sua esibizione e, se tutti d’accordo, avrebbe potuto provvedere alla sua pulizia.
Lara, da vera troia, anche se appena nata, gli chiese in che modo avrebbe potuto provvedere a quella bisogna, atteso che non aveva o vedeva in giro, fazzoletti o asciugamani.
Carlo, da perfetto “porco”, mostrò la lingua e disse:
“Ecco, un modo c’è… – e aggiunse – visto che siamo soli, io mi sdraio sulla panchina e tu, stando in piedi, poggi una gamba sulla parte alta della panchina, al resto provvedo io”.
Nel dubbio, Lara mi guardò, poi, senza aspettare una risposta, fece posto a Carlo che, dato il suo fisico minuto ma tonico, si sdraio sulla panchina: io ero letteralmente incredulo e basito da tutto quel vortice di sensazioni; guardavo Lara sollevarsi il vestito e, poggiata la gamba nella maniera suggerita da Carlo, si abbassò con la fica sulla sua bocca.
L’evoluzione di quell’avventura mi aveva frastornato e non nascondo che iniziavo a sentire il cazzo riprendere vigore, per cui chiesi a Lara:
“Guarda…” ero convinto mi rispondesse, fatti una sega mentre guardi, invece mi fece avvicinare, per poi dire a Carlo:
“Dammi una mano…” Che sensazione sentire due bocche sul cazzo, una lecca, l’altra aspira e poi sentirmi dire: “Ora vai dietro e scopami, sborrami di nuovo dentro, tanto Carlo pulisce tutto.
Uscimmo dal parco e, sulla strada verso casa, Lara rideva; in mano stringeva un foglietto: l’indirizzo di Carlo e numero di cellulare; guardandomi disse: “Contento della tua nuova troia?” Mi trovai a risponderle con un bacio.
Volendo salire sul piedistallo che l’avrebbe incoronata, data la sua giovane età, ancora più troia, compose il numero di Carlo ed alla risposta, Lara volle precisare che era stato un attimo di follia, sicuramente primo e ultimo in ordine di tempo.
Carlo, da parte sua, ebbe a precisare che era una persona seria, sola, con un passato da avvocato, ma ora in pensione; aggiungendo solo che aveva gradito la loro esibizione.
Però, tenendo conto della brutta gente che poteva girare nel parco, pregava Lara e il suo ragazzo, a rivalutare la sua offerta, suggerendo che, per certe divagazioni, avrebbero potuto recarsi nel suo appartamento, anche se inizialmente per una migliore conoscenza, ma soprattutto considerando che potevano andare in qualsiasi ora del giorno o notte.
Carlo sapeva parlare e Lara, ammaliata da quelle parole disse:
“Grazie, sicuramente valuteremo la tua super offerta… ci terremo in contatto e ti faremo sapere al più presto”.
Chiuse, inviandogli un bacio.
Che giornata fantastica quella trascorsa nel parco! Ma, soprattutto, che meraviglia la mia dolce Lara sorridente, vulcanica; la vedevo ancora ora mentre si sedeva sul mio cazzo e tutta quella mia cremosa sborra che, dopo, scivolava nella bocca di Carlo.—-