LA DONAZIONE.
Era la solita mattina fredda e grigia di Milano, una di quelle in cui pensi “che palle ‘sto inverno” e poi rifletti e ti rendi conto che secondo il calendario siamo ancora in autunno e mancano ancora 15 giorni all’inverno…
Comunque, anche se stavo entrando in ospedale, non si prospettava una giornata negativa, tutt’altro dato che ero praticamente in ferie. Una volta ogni tre mesi infatti andavo a fare la donazione di sangue e questo significava fare una buona azione senza eccessivo sbattimento, con una colazione e una giornata di lavoro entrambe pagate. In più, banalmente ,la trovavo una cosa logica, come dare via una cosa che tu hai in abbondanza e che ad altri invece serve. Come vendere l’usato su e-bay!
Entrai in sala d’aspetto e notai che non c’era tanta gente per fortuna. Arrivò il mio turno ed entrai nella solita stanza visite, mi accomodai davanti ad una scrivania dove mi accolse con un non bel sorriso di circostanza una dottoressa mai vista prima, cosa non rara comunque dato che spesso variavano. Non era particolarmente giovane, direi oltre la quarantina, capelli molto mossi color biondo farlocco, lineamenti un po’ duri e un’espressione latente che diceva “la vita finora non è stata come me l’aspettavo”, probabilmente una bella ragazza anni prima, oggi una donna niente male e con un corpo che sembrava discreto da quel che si intravedeva sotto il camice, non di più.
Dopo i primi convenevoli e le prime domande di rito (“Altezza?” “Uno e settantatre” “Peso?” “Sessantanove” “Stomaco vuoto?” “Purtroppo si…”) si passò al solito questionario comportamentale:
”Viaggi recenti all’estero?”. “No…”.
“Sport o attività rischiose?”. “No..”.
“Partner fisso o coniugato”. “Sposato..”.
“Alcool,fumo o comportamenti sessuali a rischio?”. “No, No e no, come dicevo sono sposato…quindi..”.
E fu l’inizio della fine.
“Certo, come se fosse scontato…” disse la dottoressa.
“Come?”
“Il fatto che sia sposato non esclude assolutamente che lei vada con altre, non le pare? Anzi direi esatto il contrario! Come se non vi conoscessi voi uomini, pronti sempre a…vabbè lasciamo stare…”
Potevo scegliere se lasciar perdere o ribattere:decisi per la seconda opzione.
“Beh, io comunque non sono ‘voi uomini’ e quindi essendo sposato, non vado con le altre…semplice”
“Semplice un corno, a parole sono tutti bravi ma la realtà è un’altra mio caro, se lo lasci dire da chi ne sa più di lei…” e quella supponenza mista ad astio nella voce mi convinse che era meglio non proseguire oltre.
Il questionare proseguì in maniera formale dopodiché mi disse di mettermi sul lettino e sbottonarmi la camicia ed io obbedì. Mi auscultò i polmoni, mi fece tossire e mi provò la pressione.
“Bassina questa pressione…anzi non sento niente:è vivo o morto?” disse senza troppa ironia.
“Si lo so, ogni tanto mi capita”.
“Può anche essere non funzioni bene sto affare, fa niente, si slacci i pantaloni che proviamo con la femorale”.
Non capii molto in quel frangente, pensai solo ai boxer pari gamba che avevo deciso di mettere quella mattina:erano un po’ aderenti (diciamo pure stretti causa troppi lavaggi) e sgargianti con un abbinamento di colori variabili dal fucsia al turchese e disegni eccessivi perfino per un costume da bagno hawaiano.
Un po’ per questo motivo un po’ per un certo pudore mi limitai a slacciarmi la cintura e solo i primi tre bottoni dei cinque di cui era fornito il mio jeans.
“E così come faccio a infilare lo stetoscopio?” mi rimproverò la dottoressa, che mi sbottonò non senza difficoltà gli ultimi due bottoni e mi allargò il più possibile i lembi del pantalone.
Facendo quell’operazione armeggiò un po’ sulla mia patta, forse mi sfiorò parti che non doveva sfiorare o forse su solo l’imbarazzo, fatto sta che mi sentì la faccia in fiamme.
A quel punto piazzò lo stetoscopio all’interno della mia coscia sinistra, proprio sull’inguine, per sentire i miei battiti attraverso l’arteria femorale. Non mi era mai successo prima ed ero stupito, ma più che altro sentivo le sue dita sfiorare il mio membro che guarda caso era proprio in posizione di riposo sdraiato sul lato sinistro, dove di solito stava.
Non so se fu più il dato effettivo che me lo stava toccando o fu solo l’idea, fatto sta che mi arrivò la tipica sensazione di quando il sangue andava a confluire tutto in un solo, evidente, importante punto e che da lì a poco sarebbe successo qualcosa di poco edificante… E infatti fu proprio ciò che accadde:prima lo sentii inturgidirsi e il fatto che mi sforzassi di non far accadere quel che stava accadendo non fece che peggiorare le cose e dopo poco sentii il mio pene ingrossarsi e indurirsi notevolmente, si alzò e si posizionò in obliquo, troppo costretto e senza spazio in quel tessuto 100% non cotone.
Ormai la frittata era fatta, potevo solo sperare che la dottoressa smettesse o che non si accorgesse o che facesse finta…ma ovviamente non andò così, anzi:
“Hei ma che le succede? Ci credo che non riesco a sentirle la pressione se fa così…” esclamò con tono di rimprovero, non sembrava per niente divertita ma solo sinceramente contrariata e stupita.
Il mio viso aveva assunto tutta la scala di colori che va dal rosa al bordeaux, passando dal magenta fino a sfiorare il testa di moro e balbettai un banale “…mi scusi…non so come mai..”.
“Certo non lo so io” ribattè lei inacidita, “soprattutto da un marito tutto casa e chiesa come lei! Guardi qua che roba, e non l’ho neanche toccata!” fece molto seccata.
Il fatto che mettesse così in evidenza la mia erezione e il tono di rimprovero non fecero che peggiorare le cose, sentii distintamente che andava indurendosi ancora di più, ora era praticamente verticale.
Ormai la figuraccia era conclamata, il mio imbarazzo atroce e scusarmi non era più sufficiente.
“Uno come lei questa condizione dovrebbe riservarla solo alla moglie, o mi sbaglio? Possibile che le basta così poco?”, ormai era un fiume in piena, come il mio attrezzo oserei dire. Infatti continuò:
“Avrei capito se l’avessi toccata con la mano o se mi fossi appoggiata, e comunque certamente lei non me l’avrebbe permesso, o no?…mi sbaglio? Se glielo avessi toccato apposta lei si sarebbe ribellato, giusto?”. Continuava a ripeterlo ad alta voce, era un escalation semi-isterica, non mi dava neanche il tempo di rispondere!
“Pensa che se sua moglie fa una visita dall’otorino e questo le mette una mano fra le gambe, crede che la donna non si ribelli? Pensa che non dia uno schiaffo allo schifoso e magari lo denuncia pure? Invece se io metto una mano qui scommetto che non le da fastidio!!” e cosi facendo appoggiò deliberatamene la sua mano sulla mio evidentissimo membro eccitato. Anzi non la appoggiò, la calcò!
Io spalancai gli occhi e mi sentì il cuore in gola, mi sentì come quando rischiai di fare quel frontale una volta in macchina. La testa vuota e incapace di rispondere a tono, come un povero mentecatto.
Non osavo guardare ma l’impressione era che ce l’avessi talmente grosso che la punta della cappella cominciasse a sbordare dai boxer e far capolino sotto il mio ombelico, come una talpetta che mette fuori la sua testolina da una buca nel giardino.
“Ora vorrei che mi dica che vuole che metta subito giù la mano! Anzi farò di più, tra un po’ inizierò a massaggiarglielo attraverso i boxer e lei dovrà impedirmelo, dato che è un marito fedele”. E cosi fece, passando dalle parole ai fatti in pochissimo. Iniziò a passarmi la mano sull’uccello avanti e indietro, lentamente, calcando di più quando faceva scendere la mano, con l’evidente intenzione di scappellarlo attraverso il tessuto.
Io istintivamente cercai di chiudere le gambe, o almeno di accavallarle nel tentativo di impedire quella manovra, mentre le mie braccia rimasero lunghe e distese e le mie mani non ricevettero alcun comando. A lei questo particolare non sfuggì e me lo fece prontamente notare:”Se usa le mani forse riesce meglio, no?”. Io non riuscii a far meglio che emettere un ridicolo gemito…”Mmm”.
Lei aumentò ancora di più la velocità e mormorò:
“E chissà cosa accadesse se infilassi la mano qui dentro, certo per uno ovviamente fedele alla moglie come lei sarebbe troppo no? Me lo dica, avanti…”.
“Aspetti, si fermi…” mormorai, mentre la mia blanda mano destra finalmente si alzava nel tentativo di fermare quella molto più decisa della dottoressa. Sotto sotto però sapevo di aspettare solo che la sua mano entrasse in contatto diretto con la pelle del mio pene, ma nella attesa che ciò accadesse accadde tutt’altro.
Bussarono alla porta.
In un attimo pensai:
“oddiocihansentitidiochefiguramalosapevosiamoinunospedalenoninuneremosuimontitibetani!”.
La maniglia si mosse e in quel momento per fortuna la dottoressa parlò. In un attimo di panico capii erroneamente che disse “Avanti”, ma evidentemente mi sbagliai; forse disse “Un attimo” oppure “Aspetti”. Invece no, evidentemente avevo capito giusto perché la maniglia continuò a piegarsi, la porta lentamente si aprì e sulla soglia comparve una delle infermiere della sala prelievi che chiese se chissàchi doveva fare davvero chissàcosa come scritto chissàdove.
Io ero nel panico totale, mentre la dottoressa si girò di tre quarti, comprendo così la parte scoperta del mio corpo con il suo, e tenendo sempre la sua mano sul mio enorme pacco, con tutta la calma di questo mondo, confermò che era tutto da fare così come scritto sulla cartella. Io ne approfittai e provai a muovermi,ad alzarmi, a chiudere i pantaloni, ma lei fu più rapida e me lo strinse forte dove fa più male con le sue dita molestatrici. Solo che quando sei così eccitato e lei te lo stringe così forte non fa male, anzi fa godere ancora di più e non so se lei lo sapesse o no, fatto sta che a me fece ancora più effetto.
Ma quella visita inaspettata ebbe anche un altro effetto, mi si liberò ed illuminò la mente con una certezza: non poteva essere che succedesse veramente a me, anzi si! Era un fake! Una farsa, una ricostruzione! Ma certo! Tipo candid camera, anzi no! Sexy camera all’italiana, la trasmissione che mi capitava di vedere ogni tanto su un infimo canale satellitare. C’erano le telecamere quindi! Incredibile ma vero, li avevo sgamati! Ecco perché la dottoressa non l’avevo mai vista, certo potevano prendere un’attrice un po’ più gnocca già che c’erano, vabbè che su di me l’effetto l’aveva avuto facilmente, ma su gli altri…L’infermiera quindi è una complice!…si complice, peccato che io l’avevo già vista spesso in sala prelievi, e di sicuro non recitava; e poi troupe,telecamere nascoste in un ospedale vero?In una struttura sanitaria pubblica? Quale amministrazione avrebbe potuto dare il permesso a fare ciò? Lo so io quale:nessuna.
In quel mentre mi accorsi che era tornato silenzio,l’infermiera era andata,la porta era chiusa e la dottoressa mi fissava. Ebbi un ritorno di orgoglio:”Va bene ora basta dai, finisce così”, ora ero molto più lucido, la volevo davvero fermare…forse.
“Finisce cosa? Non si dimentichi che sono un medico, una professionista, per me è solo una banale visita, è lei che ci ha visto ben altro”. Io cercavo di rialzarmi e ricompormi, lei non toglieva la mano da sopra i miei incredibili boxer e al relativo contenuto, ora direi in fase di leggero ritorno a dimensioni più educate. “Cosa credeva? Che la stessi eccitando apposta? O addirittura masturbando? Mi ha frainteso..”. Sempre più ad alta voce, avevo frainteso? Io? Era quasi un incubo, poi continuò “Se le dava fastidio la mia mano sul suo cazzo bastava che lo diceva, ma lei non lo ha mai fatto”. Quelle parole dalla sua bocca e il ritornato movimento della sua mano riebbero un prevedibile effetto, il mio pene riprese a indurirsi quasi più velocemente di prima. Non so se era quella donna capace di toccare sempre i tasti giusti o solo io troppo voglioso, fatto sta che mi ritrovai daccapo, addirittura ritornai coricato, dandole (involontariamente?)un esplicito invito a non smettere anche se dissi “Non è proprio il caso dai…”.
Di sicuro non smetteva di parlare, ma anche questo lo trovavo terribilmente eccitante:
“Ora mi dica di smettere o le infilerò la mano nei boxer e continuerò a muoverle su e giu”, se era una minaccia era la più ridicola che avessi mai sentito. Io riuscivo a connettere poco e girai la testa, per sentire dopo poco la sua mano che sollevava l’elastico dei boxer e l’altra mano che si infilava dentro e me lo toccava. Mi sfuggì un altro mugolio di piacere e socchiusi gli occhi, mentre lei continuava a tempestarmi di frasi tipo:”Cosa crede che sua moglie sia felice di ciò?…che una sconosciuta la masturbi così?”. In effetti era proprio quello che mi stava facendo, me l’aveva completamente liberato dalle mutande e ora il mio cazzo si ergeva nella sua mano che andava su e giù in una sega davvero indecente.
Dov’era finita quella parte di me che prima si era quasi ribellata? Che sapeva che quello che stavo facendo era la cosa più sbagliata al mondo e che dovevo solo e subito andare via di li?
C’era ancora nella mia mente, magari nascosta da qualche parte? La cercai e dopo poco la trovai:era rannicchiata nei pressi dell’emisfero destro laddove risiede la libido, coperta da un telo aveva intorno tante piccole cellule cerebrali che a turno la battevano in testa con un grosso bastone, solo che non impugnavano un bastone ma un enorme pene, e indovina un po’? Quelle cellule erano bionde e molto somiglianti alla mia dottoressa masturbatrice! Era davvero una visione assurda!
“Allora?Scommetto che le piace vero? Per fortuna che lei non fa ste cosacce…siete tutti uguali, voi uomini, tutti stronzi…mi dica di fermarmi e lo faccio…basta così poco…le sarà rimasto un briciolo di forza di volontà o no?”.
“Bastaaa, si fermi…mmmh” sembrava una supplica sincera, ma il mio corpo diceva l’esatto contrario.
“Seee, se pensa che sia sufficiente si sbaglia davvero”, e a conferma di ciò dopo uno dei movimenti ampi ma più lenti dei precedenti sentti che una piccola goccia di liquido gelatinoso cominciava a formarsi sulla punta del mio uccello, come dalla siringa quando devi fare un iniezione e mandi fuori l’aria rimasta fino a veder comparire le prime goccioline. Solo che la mia era una siringa del diametro di altre cinque messe insieme…
Anche questo era un segnale che non lasciava intendere niente di buono e la donna l’ho notò prontamente e continuando a masturbarmi lentamente disse:”Oooh, vedo che il cervello dice una cosa ma il corpo un’altra”.
Poi abbassandosi ancora più col suo viso sul mio cazzo continuò: ”Ora mi dica che vuole che glielo succhi, so benissimo che lo vuole, nessuno di voi stronzi resiste ad un pompino”. Avvicinò tantissimo le sue labbra alla mia cappella, sfiorandola leggermente tutte le volte che il movimento della sega andava verso l’alto e mi guardò con aria di sfida “Guardi com’è vicino, pochi centimetri e ce l’ho in bocca”. In quella posizione riuscivo anche a guardarle nella scollatura del camicie che chissà quando si era slacciata di uno-due bottoni, mostrando un reggiseno turchese leggermente trasparente che conteneva due belle tette ben fatte.
Io sapevo benissimo che era umanamente impossibile resistere; aveva ragione lei, era come il richiamo delle sirene per Ulisse e la sua ciurma, solo che qui non c’erano pali a cui farsi legare, l’unico era tra le mie gambe e implorava di essere succhiato.
Qui però la maniaca si superò e fissandomi negli occhi mormorò:”Anzi non voglio che me lo dica, voglio che usi le sue mani per abbassare la mia testa sopra il suo cazzo. Altrimenti continuerò a toccarla e basta, ha capito? Deve infilare lei il suo cazzo nella mia bocca, basta che mi prende per i capelli e mi abbassa la testa a farmi sentire il sapore del suo sperma…” e così dicendo tornò a un centimetro dal mio cazzo e con la lingua sfiorò la mia solitaria goccia.
Non potevo più aspettare, alzai la mano, presi la sua nuca e la infilai sopra il mio uccello che letteralmente sparì in tutta la sua interezza nella sua bocca. Evidentemente era troppo anche per lei che iniziò a tossicchiare come se le fosse andato di traverso un nocciolo di oliva, solo che questo era lungo quasi 20 cm.
Dopo qualche secondo in cui io le abbassavo la testa e lei cercava di rialzarla, riuscimmo a trovare l’esatta via di mezzo:lei iniziò a succhiare e io andavo a tempo, non solo col movimento della sua testa ma anche da subito con quello di tutto il corpo. Era come scoparla in bocca, il sogno neanche segreto di ogni uomo, mugolavo e spingevo in contemporanea, era fantastico;avevo già provato a farlo con mia moglie ma lei non era così zoccola evidentemente, dato che dopo i primi anni aveva smesso di farselo fare…Questa invece non sembrava chiedere altro, data la foga che ci metteva.
Solo che mi resi conto che era pure troppo, sentivo i battiti del cuore nelle orecchie e capii che rischiavo di venire da un momento all’altro, mentre invece volevo far durare questo pompino il più a lungo possibile. Iniziai a indirizzare i miei pensieri altrove, verso cose davvero tristi della mia vita:il Milan che perde la Champion League a Instanbul, il funerale del mio gatto quando ero piccolo, la suocera, la noia del lavoro…Funzionò alla grande, lei continuava a spompinare e io me la godevo come mai in vita mia.
Improvvisamente però un rumore nella stanza a fianco, qualcuno poteva sentirci! E se entrava la dottoressa dello studio a fianco? Cosa avrebbe visto? Questa porca mai vista in vita mia, chinata su di me che me lo succhiava come se fosse stato l’ultimo cazzo che vedeva in vita sua…
Ovviamente visualizzare la scena da esterno ebbe un effetto prevedibilissimo.
Il primo getto di sborra fu talmente veloce che probabilmente le si infilò direttamente giù per l’esofago e lei reagì di conseguenza, cercando di scostarsi velocemente.
Il secondo le finì comunque in bocca, anche se lei tentò di liberarsi dal mio cazzo, cosa non facile data la mia mano che la teneva piegata.
Il terzo e il quarto fecero ancora peggio, era riuscita a tirarsi su ma le schizzai in faccia, un po’ negli occhi e sicuramente tra i capelli, dove immagino sia noiosissimo da togliere…
Ora la sua espressione era tra lo sconcerto e il compiaciuto, la mia solo di compiaciuto. Mi diede un pezzo di carta per pulirmi mentre lei andava verso il piccolo lavandino nell’angolo a lavarsi, per quanto possibile. Io cercai di ricompormi il più velocemente possibile anche se sarei rimasto su quel lettino per una settimana intera senza muovere un muscolo e riassaporando continuamente quegli incredibili minuti; mi rivestii, presi le mie carte e feci per andarmene.
Lei mi fermò sulla porta. “Dove sta andando?”
Incredibilmente ci davamo ancora del lei, dopo che le avevo appena dato ben altro…
“Dimentica questo… per il lavoro” e mi diede il giustificativo per l’ufficio, guardandomi non come una che è stata fottuta in bocca, ma come una che ti ha appena fottuto. Uno sguardo soddisfatto e vendicativo, come dire ‘hai visto, te l’avevo detto…come ci sente a tradire l’amata e cara mogliettina?vedrai ora che casino…’.
Io presi il certificato e uscì dalla stanza e dalle occhiate che mi gettarono un paio di persone in sala d’attesa immagino dovetti sembrare reduce da una tappa della Paris-Dakar…però fatta in mountain bike! Non potevo andare a fare la donazione in quello stato, era impensabile, così mi sedetti nel posto libero più lontano della saletta, destando ancora più attenzione immagino.
Pensai lucidamente sul da farsi ma non ci riuscì, allora tentai di pensare almeno istintivamente e decisi che un a bella colazione a spese dell’avis me la meritavo comunque….
Chester Desmond