Mi pare che fosse un pomeriggio, uno di quelli tranquilli, troppo tranquilli, nei quali seduti sul divano si contemplano i propri pensieri, sporadici ma intensi, e dove si va ha perdere anche la voglia di soddisfare il proprio piacere. Fu in uno di questi pomeriggi che successe. Stanco di quella stanchezza dettata dalla noia, mi apprestavo in un dolce far niente, rilassatoe tranquillo. Suonò il citofono, e preso da irrimediabile scontento mi avvio a rispomdere, era G che passava per venirmi a raccontare i suoi, ennesimi, idioti problemi. G era ed è, la classica ragazza della porta accanto, di buona famiglia, carina e inteligente, gentile con tutti e che frequenta la chiesa, parrebbe la classica brava ragazza se non fosse che conoscendola bene so che le sue azioni sono dettate dal suo smisurato ego e dal bisogno di sentirsi un gradino sopra gli altri. Queaste sue qualità l’avevano portata ad esser desiderata da molti ragazzi, compresi alcuni miei cari amici, ma con i quali aveva sempre avuto rapporti di “bandiera”. Qualla volta l’interruzione della mia quiete fu per una ennesima idiozia simile,e non potendo controbattere perchè vuol sempre avere ragione, la lasciai parlare senza darci le dovute attenzioni. Perso nei miei pensieri com’ero aveva iniziato ad accorgersi del mio disinteresse, allora come era solita fare inizio a stuzzicare una guerra di solletico. Inizio piano , quasi innocuamente, cauta e lente me in pochi attimi ci ritrovammo avvinghiati a trattenerci l’uno con l’altro dandoci morsi, pugni e spintoni, avolte facendoci anche seriamente male. Era il solito, ormai mi ero abituato alla routine delle sue visite, e ai lividi e ai morsi che dovevo giustificare alle mie ragazze e ai miei genitori. Tutto andava come era solito, morsi e lividi si erano gia formati e la stanchezza iniziava ad affiorare.Stremati da quelle fatiche, ma entrambi col desiderio di sopraffare l’avversario cilegammo in un’ incrocio di braccia e scivolammo ul divano. Lo scivolare, quello cambio tutto. Ansimanti e sudati ci ritrovammo uno sull’altro, il pensiero di entrambi era perso in quello sguaro che ci stavamo scambiando. Poi sentii un vuoto nella mente, mi avvicinai per morderle il collo, per continuare quel nostro gioco, ma lei si dimeno, ma seza lasciare presa, che oramai era diventata una specie di abbraccio. Allora, sempre guardandola negli occhi, mi avvicinai alla sua bocca; le sfiorai le labbra e, dopo un’attimo di estasi, cercai di accarezzarla con la lingua, ma sentii le labbra rigide e quando sfiorai i denti serrati mi ritrassi. Vuoto come il bicchiere di un ubriacone, mi risollevai, o per lo meno ci provai.Tempo che riconoscessi quel tepore e che i miei occhi, increduli ma non sognanti, capirono quello che stava succedende, G aveva gia stretto forte l’abbraccio intorno al mio collo e mi stava baciando con più passione di quanto potessi mai fare io con lei. Da tempo avevo sospettato di piacerle, ma conoscendoci bene, e sapendo che oltre all’amicizia, e a quell’ovvia attrazione fisica, non ci sarebbe stato altro sentimento evitavo tali discorsi. Ma in quell’istante tutte le mie inibizioni erano sparite, la volevo sopra ogni cosa e lei desiderava me. Presi dal bacio la sollevai, e la portai verso al cuscino, col calore che cresceva sempre per quel bacio interminabile iniziai a levarmi la maglietta , ma non ci riuscii, io per lo meno. Lo fece leie mentre io iniziavo ad accarezzarle i fianchi , ci ritrovammo di nuovo immobili a guararci. Imbarazzato, ma deciso, gli chiesi con una flebile voce se lo voleva fare, inizialmente non rispose. Quegli sguardi sembravano diventare più lunghi dell’eternità, ma poi le sue mani presero le mie e le accompagnarono alla lampo dei suoi jeans. Con calma le sbottonai i jeans e glieli sfilai assieme alle mutande, sapevo che l’avrebbe imbarazzata il sapere di poter essere vista cosi da vicino, quindi riinizziammo a baciarci. Stavolta toccava a me guidarla e, disorienteto, le guidai le mani suil elastico dei miei pantaloni della tuta. Li abbasso e sentii il suo sguardo pesante, lei non era mai stata con un ragazzo, cioè non cosi a fondo, era la sua prima volta. Guardo cosa aveva scoperto, ma ormai l’imbarazzo eraal limite massimo non poteva aumentare. Non ricordo bene da dove tirai fuori il profilattico, ma lo misi e poi mi distesi su di lei. Dolcemente glielo infilai ma con mia sorpresa non gli fece tanto male , benche fosse molto stretta. Iniziai a muovermi sempre più veloce, con il piacere che cresceva e sempre più ansimanti, fu difficile per me trattenermi finche lei non venne. Stanchi e sconvolti rimanemmo sul divano coricati e abracciati, ma senza quelle tenerezze amorevoli da dporapporto. Come una pioggia in una giornata di sole,ci aveva colti inaspettatamente ma dopoil suo passaggio tutto prosegue come prima. Ci furono altre giornate di pioggia dopo quella volta, alcune anche particolari finchè ualche tempo fa si fidanzo con uno dei miei migliori amici, ma queste sono altre storie
Scusate come al solito gli errori di grammatica e di forma, commentate in tanti Danter90@live.it