Lei ed io, giovani fidanzati conviventi, ormai da qualche tempo, un giorno della nostra vita, incontrammo in un piano bar, un signore, elegante, raffinato, con i lunghi capelli bianchi, ed un viso affilato, con un naso importante e gli occhi azzurro grigio, chiarissimi, magnetici, che penetravano nei nostri, quasi a voler leggere dentro i nostri pensieri.
Noi, oggi siamo una coppia felicemente sposata e vogliamo raccontare, specie ai giovani, una nostra esperienza che per molti anni della nostra vita ci ha segnati e ci ha tolto la giovanile ingenuità, rendendoci molto sospettosi di tutto e di tutti.
Io Alessandro, ventinove anni e la mia fidanzata Anna ventiseienne, eravamo seduti, all’interno di un piano bar, su un divanetto imbottito, in velluto rosso impunturato. Sul tavolino di fronte a noi il mio whisky con ghiaccio e il cocktail alla frutta di Anna, ascoltavamo rapiti le canzoni romantiche che Mario il pianista suonava e cantava. Anna indossava un vestito rosso lungo con uno spacco inguinale che, aprendosi le lasciava scoperte le cosce perfettamente lisce e bianche come la luna. L’uomo con i capelli bianchi e lo sguardo di ghiaccio, era solo e stava seduto di fronte a noi osservandoci con molta attenzione. Io cingevo con un braccio le spalle nude di Anna e lasciavo cadere distrattamente una mano sul suo seno coperto parzialmente dalla stoffa leggera del vestito. Il mio ‘involontario’ sfioramento procurava alla mia compagna un che di eccitazione che si evidenziava con l’erezione dei capezzoli sottolineata dalle sporgenze bel rilevabili del leggero vestito. Anna si avvicinò a me e sottovoce’..
‘Ale, hai visto quello lì di fronte a noi? A quanto pare ci guarda da un po’ con molto interesse. L’hai notato anche tu?’
‘Si me ne sono accorto anche io, forse guarda te, le tue cosce, le tue tette, il tuo corpo in generale!!’
‘Dici sul serio? Se tu vuoi io lo provoco un po’! Così ci divertiamo!!’
‘Ok dai, voglio vedere cosa hai il coraggio di fare!!’
Anna scavallò le lunghe gambe e con indifferenza aprì lievemente le cosce, e stette a guardare la reazione del tipo. Lui se ne accorse e dopo alcuni minuti, fissando negli occhi Anna si alzò dal divano e sempre senza toglierle gli occhi di dosso si diresse verso una balconata in fondo alla sala e girandogli attorno scese le scale che portavano alle toilette.
Anna non se la sentì di seguirlo e così, aspettammo che lui risalisse. Dopo una decina di minuti, vedemmo comparire da dietro le colonnine della balconata i capelli bianchi e lui ricomparve, ci guardò con sguardo interrogativo, quasi di rimprovero, poi si avvicinò a noi e posò un biglietto da visita sul nostro tavolino, raccolse poi il ‘Borsalino’ dall’ appendiabiti, si infilò il cappotto di vigogna blue e sistemandosi bene la sciarpa ci lanciò un ultimo intenso e profondo sguardo avviandosi vero l’uscita del locale.
Io per primo raccolsi il biglietto da visita e con mia grande sorpresa lessi la artistica scritta color oro su sfondo rosso fuoco’. ‘IL GRANDE MAESTRO di SATANA’. Seguiva uno strano indirizzo senza nome della via ma costituito da una lunghissima serie di numeri, e infine, l’unica traccia reale, un numero di un cellulare’..335””’
Tornammo a casa, sconcertati, stupiti, ma molto incuriositi, dal comportamento singolare di un simile stranissimo personaggio.
Non sappiamo ancora oggi, stabilire se l’amplesso che quella notte ci portò a raggiungere molteplici e intensissimi orgasmi, fu facilitato e favorito dall’ influsso che quell’uomo ci aveva trasmesso con il suo sguardo ma fatto sta che fu uno dei rapporti sessuali più appaganti e coinvolgenti che la nostra coppia ricordi ancora oggi.
Nei giorni successivi, ogni tanto si ritornò a parlare e a tentare di indovinare, chi fosse in realtà ‘l’uomo dagli occhi di ghiaccio’. Una sera verso le diciannove seduti in poltrona uno di fronte all’altra, mi decisi a raccogliere dal tavolino, che ci separava, il fatidico biglietto e preso il mio cellulare, composi il numero’. 335””
‘Pronto, buonasera, aspettavo la vostra chiamata, siete la bella coppia della settimana scorsa al piano bar vero?’
‘Emmm, si, ma lei come lo sa scusi?’
‘Io so molte cose’.’
‘Noi volevamo sapere, capire, quel che si nasconde dietro il suo biglietto da visita..’
‘Il posto dove dovete venire è nei pressi della Basilica di San Gregorio, a dieci chilometri
fuori città, prendete la tangenziale Sud e seguite i cartelli che vi guideranno ai piedi della Basilica. Fra un ora io sarò lì ad attendervi. A presto.’
‘Pronto, pronto”.’
Aveva chiuso la comunicazione senza aggiungere altro. Spiegai ad Anna ciò che l’uomo mi aveva detto e poi come due automi entrammo in camera da letto, aprimmo la cabina armadio e ci vestimmo in silenzio. La nostra complicità era in quel momento al massimo della sua intensità, quasi palpabile, spessa, prepotente. Anna si spogliò completamente nuda e si rivestì, scegliendo con cura, la biancheria intima più sexy. Indossò dapprima un reggicalze di pizzo nero e poi si infilò le calze velate, trasparenti ma lievemente scure, sopra poi si infilò un perizomino ovviamente di pizzo nero. Il seno, che non necessitava di alcun sostegno, fu semi coperto da un reggiseno a balconcino molto ridotto, che lasciva scoperte le aureole e naturalmente i duri e sempre eretti capezzoli sporgenti. La ‘parure’ fu completata da una camicetta sempre nera un po’ traforata, abbottonata in modo da evidenziare la meravigliosa ed eccitante scollatura. Una gonna lunga con un lungo spacco anteriore centrale che sfiorava l’inguine completò l’abbigliamento della mia compagna. Si sedette sul letto e indossò le scarpe nere con il tacco dodici, poi si rialzò ed ebbi la ulteriore conferma di quanto fosse ‘figa’ il mio grande amore.
Io fui meno ricercato e scelsi dei pantaloni pesanti marrone scuro e sopra ad una camicia azzurra un maglione di lana marrone chiaro. Mi infilai il giubbotto e fui pronto. Lei sfilò dall’armadio il cappotto con il collo di pelliccia ecologica e si infilò in bagno a completare l’opera con un po’ di trucco. Dopo pochi minuti uscimmo, data la stagione invernale fuori era buio, io mi sedetti al volante del nostro fuoristrada, feci scaldare un paio di minuti il motore e poi partimmo, dopo pochi minuti eravamo all’ingresso della tangenziale Sud, seguimmo la strada e dopo un paio di chilometri, un cartello marrone indicava l’uscita per la Basilica di San Gregorio. Seguimmo una strada con molte curve a esse che saliva repentinamente e in fondo a questa strada un ampio viale alberato ci portò in un ampio piazzale ai piedi del maestoso Santuario.
Parcheggiato a lato del piazzale, sotto un grande lampione acceso, vidi una Bmw 320 colore grigio metallizzato, feci segno ad Anna e lei mi disse di affiancare l’auto parcheggiata. Entrambi non avemmo difficoltà a riconoscere l’uomo del piano bar.
Lui scese, salutò Anna con un baciamano e me con una vigorosa stretta di mano, poi ci disse di seguirlo che saremmo riusciti a comprendere tutta la situazione.
Dopo pochi chilometri svoltò in una strada un po’ sconnessa con il fondo di ghiaia, al fondo di questa strada, un cancello centrale e una recinzione in ferro lavorato artisticamente, davano accesso ad un viale con pavimento di piastrelle autobloccanti, che sfociava a sua volta, dentro ad un piazzale antistante il grande casale antico, in mattoni a vista e con ai fianchi due torri di tipo medioevale. Il nostro uomo si fermò pochi secondi attendendo l’apertura automatica del portone dei garage. Lo seguimmo percorrendo una rampa in discesa e parcheggiamo il ‘Suv’ a fianco di altre vetture già presenti nell’enorme parcheggio.
Lui uscì dalla sua vettura e accertandosi a vista che noi lo seguissimo si diresse verso una scala con gli scalini di pietra e dopo una ventina di scalini aprì una pesante porta in legno massiccio e fummo colpiti dal calore intenso che ci accolse all’interno del corridoio. La porta seguente, identica alla prima, dava accesso ad un enorme salone con i soffitti e le pareti affrescate. Lungo il perimetro di questo salone erano disposte delle poltroncine di colore verde chiarissimo rivestite di velluto rosso, sopra alle quali stavano sedute moltissime altre persone. Questi individui erano tutti vestiti allo stesso modo, ossia, essi indossavano un saio bianco, con un cappuccio che copriva integralmente il viso, lasciando scoperti gli occhi, in corrispondenza dei quali, vi erano due piccole fessure.
Vi era un silenzio di tomba. L’uomo prese per mano Anna e fece cenno a me di seguirlo, ci condusse in un’altra sala, molto più piccola e compresi che eravamo in uno spogliatoio.
‘Ora spogliatevi nudi, completamente nudi, e indossate le tuniche che troverete appese. D’ora in poi voi sarete il numero 70 e il 71, le ciabatte prendetele da quello scaffale, sono divise per misura, scegliete la vostra e indossatele. Depositate nel armadietto corrispondente ai vostri numeri tutti i bracciali, gli orologi, anelli, orecchini e altri ammennicoli vari.’
Come in trance, noi eseguimmo i suoi ordini e lui fece altrettanto, indossando una tunica di colore rosso porpora, identica alle altre bianche. Non potei fare a meno di notare che possedeva un pene gigantesco ed estremamente lungo. Lui era alto circa un metro e novanta e le sue gambe erano piuttosto proporzionate e il cazzo che pendeva fra di esse gli arrivava ben oltre metà coscia. Io lo valutai essere così a riposo almeno venticinque centimetri. Ai fianchi del cazzo si intravedevano i grossi coglioni, lunghi e pesanti.
‘Ora passiamo nella stanza della purificazione’
Due adepti nudi, un maschio e una femmina, interamente depilati in ogni parte del corpo si occuparono di noi, lui si interessò a me mentre la ragazza prese in consegna Anna.
Ci furono sfilate le tuniche e passammo sotto una doccia calda, fummo insaponati e profumati in ogni antro possibile con molta cura e dedizione. Il mio proselito era giovane molto carino e si incaricò di lavarmi con le mani nude anche e soprattutto le parti intime. Lui mi scappellò il pene, lo lavò con cura sotto il glande poi, proseguì con le palle che seguirono un trattamento e una pulitura delicata. L’erezione fu un fatto consequenziale, e notai che anche al mio ‘pulitore’ si era drizzato il cazzo circonciso. Anche la giovane ragazza che si occupava di Anna proseguiva nel suo operato con molta attenzione pasando molte volte la sua delicata manina fra le cosce della mia compagna che ‘subiva’ questo trattamento tenendo gli occhi chiusi, segno evidente che provava anche lei un sottile e intenso piacere.
Il grande capo, con la tunica rossa, non era insensibile a queste manovre, in quanto si notava, date le dimensioni del suo membro, che la tonaca, in prossimità del pube formava una notevole sporgenza verso l’esterno.
Ripassammo ancora sotto la doccia e fummo fatti sdraiare su un lettino con lenzuola bianche e il mio corpo fu cosparso in tutte le zone dove c’era della peluria con una crema bianca e un po’ puzzolente. Dopo alcuni minuti il ragazzo, iniziò con una spatolina di plastica a depilarmi sul davanti, poi fui fatto girare e le sua mani mi aprirono le chiappe spalmandomi la stessa crema sul buco del culo, quindi con una spatolina più piccola fui liberato anche in quella zona dei peli superflui. Le gambe seguirono la stessa sorte. Mi fecero poi passare ancora sotto la doccia e fui deterso ancora una volta totalmente. Asciugato in ogni parte, il ragazzo mi aiutò a indossare il saio bianco.
Anna, che era già completamente liscia in tutte le parti del corpo fu invece fatta rivestire indossando a sua volta la tunica bianca.
Al collo, ci fu infilata una catenella sottile con una targhetta dove si evidenziava il nostro numero.
Fummo ricondotti nel salone principale e fatti accomodare sulle poltroncine numero 70 e 71, l’uomo in rosso salì su un palco sopraelevato e si sedette su una poltrona simile a quelle in uso presso le corti dei Re un vero e proprio trono, ai fianchi di questo scranno vi erano quattro poltroncine identiche a quelle posizionate lungo le pareti, sulle quali erano seduti altrettanti personaggi coperti da un saio marrone. Il grande capo si alzò in piedi e”..
‘Il vostro GRANDE MAESTRO vi informa che a partire da questo momento la nostra setta, ha aggiunto altri due adepti, che parteciperanno oggi, assieme a quelli arrivati in questa settimana, alla cerimonia di iniziazione. I miei sacerdoti ora passeranno dagli adepti a comunicare i numeri dei predestinati’
Con le mani in basso e i palmi aperti girati verso la sala, aprì le braccia a compasso e le portò in avanti, immediatamente i quattro individui, assolutamente asessuati come il resto della compagnia, si alzarono dai loro sedili e si avviarono due da un lato della sala e due dalla parte opposta. Le due coppie camminavano uno dietro l’altro, il primo davanti teneva una specie di pergamena e leggeva ad alta voce i numeri, mentre quello dietro, toccava il selezionato che si alzava in piedi rimanendo fermo di fronte alla propria poltrona. I sacerdoti che leggevano i numeri erano in effetti delle sacerdotesse, si poteva chiaramente comprendere questo, dalla loro voce sicuramente femminile. Su circa cinquanta persone presenti, i prescelti furono sedici, e una volta giunti alla fine della sala i quattro ‘sacerdoti’ fecero dietro front e quando passarono di fronte agli adepti prescelti, li prendevano per mano facendoli camminare davanti a loro.
‘Ora, inseriremo i loro numeri dentro a questa bussola di vetro e poi estrarrò le coppie. I primi due numeri faranno coppia tra di loro, e cosi via i secondi 2 numeri e via, via tutti gli altri.’
Il Grande Maestro scrisse su dei foglietti i sedici numeri, li piegò in quattro e li inserì nell’ anfora di vetro trasparente. Infilò poi la mano destra dentro e ne estrasse il primo numero, proseguì fino al completamento dell’estrazione.
‘Ora dividetevi formando le coppie secondo l’estrazione appena avvenuta.’
Si formarono così otto coppie e a questo punto il Maestro ordinò ai sacerdoti di liberare della tunica i prescelti.
Mi trovai vicino a me un ragazzo sui vent’anni molto carino, lievemente effeminato nei tratti del viso, di pelle bianca chiarissima, aveva il pene incappucciato, non molto grosso ma abbastanza lungo con i testicoli piccolini. Lo guardai dietro e in compenso aveva un culetto favoloso, molto sporgente, tondo, veramente eccitantissimo. Più in là Anna era stata accoppiata ad un maschio di colore, nero come il carbone e con il cazzo tipo elefante, assolutamente circonciso con la cappella a siluro, non molto larga, adatta, pensai io, al buco del culo di Anna.
Altre coppie erano formate da due femmine e altre normalmente da maschi e femmine.
Uno degli adepti, maschio, senza chiederne il permesso, si lamentò del fatto di essere stato accoppiato a suo fratello e che avrebbe preferito cambiare.
Il Grande Maestro si limitò a far cenno ai suoi sacerdoti, che prelevarono il malcapitato e lo condussero vicino ad un massiccio tavolone di legno, lo legarono piegato in avanti, gli divaricarono le gambe legandogli le caviglie alle gambe del tavolo stesso. Terminata detta operazione, lo lasciarono e si rimisero a sedere. Il Grande Maestro si sollevò la tunica sfilandosela dalla testa e si avvicinò al ragazzo legato, sputò un paio di volte sul solco delle natiche dell’uomo e con la mano destra gli spalmò la saliva sul buco del culo. Intanto il suo enorme cazzone era pronto, duro eretto al massimo, una bestia mai vista, sembrava un avambraccio. Dalla posizione di riposo a quella eretta non era cresciuto molto ma si poteva stimare che sia in larghezza che in lunghezza fosse aumentato almeno di un venti per cento, posizionandosi sui trenta, trentadue centimetri. Glielo appoggiò e incurante delle urla del poveretto spinse con decisione introducendogli il grosso dardo nel culo. Si fermò un attimo quando lo sfintere si strinse attorno al glande, poi con alcuni colpi decisi lo pentrò sempre più a fondo infilandogliene almeno venticinque centimetri. Lui urlava senza soluzione di continuità, l’ano era dilaniato da una simile capsula spaziale, e lui provava talmente dolore che ad un certo punto svenne, battendo la fronte sul tavolo. Il Maestro non fece una piega, continuò a scoparlo con forza e approfittando del rilassamento momentaneo del muscolo anale glielo spinse fino alle palle dentro, poi con un movimento interminabile lo estrasse e tenendoselo con due mani si masturbò eiaculando getti di sperma abbondanti, collosi, estremamente densi. La sborra schizzò sulla schiena del malcapitato e poi sulle natiche colando verso il basso in mezzo al canale per scendere poi sulle palle e formare dei lacci elastici e tremuli che sembravano non volere cadere a terra, rimanendo appesi come dei panni stesi.
‘Il prossimo che si permetterà di parlare senza la dovuta autorizzazione sarà ugualmente sodomizzato, se non lo farò io direttamente, userò i falli giganti in mio possesso!!!’
Il silenzio scese in tutta la sala, si sarebbe potuto udire persino una mosca volare.
Intanto l’uomo testé sodomizzato fu fatto rinvenire con dei sali e palesemente dolorante fu riportato al suo posto vicino al suo occasionale compagno. Non potei fare a meno di fare mentalmente una considerazione, ora l’adepto inculato dal maestro, non avrebbe più avuto problemi a prendere eventualmente il cazzo del suo compagno che era molto ma molto meno dotato del grande capo!!
‘I maschi avranno a partire da questo momento, dieci minuti per raggiungere l’orgasmo, mentre per le femmine faremo poi diversamente’
Il mio compagno si abbassò immediatamente e iniziò a succhiarmelo con perizia e sicuramente con notevole esperienza. Dopo pochi minuti, lo feci alzare e lo feci girare, il suo magnifico culo, sporgeva e si offriva al mio cazzo, ondeggiando a destra e a sinistra. Appoggiai il glande violaceo al suo sfintere e spinsi con decisione. Sprofondai in lui con estrema facilità e lo scopai con movimenti profondi e lenti fin quando sentii la sborra salire dai coglioni, estrassi il pene dal suo buco del culo e lui capì dove volevo a rrivare, si voltò e inginocchiandosi ancora si impossessò del mio cazzo e segandomi e succhiandomelo si procurò il suo nettare preferito. Gli sborrai in bocca e lui non la ingoiò ma, tenendo la bocca aperta, fece notare a uno dei sacerdoti, che osservavano attentamente le nostre gesta, che io ero venuto, e ad un cenno di assenso del controllore, lui mi guardò con occhi dolci e lasciò che lo sperma caldo gli scendere fin dentro lo stomaco.
Lui aveva il cazzetto duro e prendendomi per il capo mi forzò a scendere in basso per restituirgli il piacere. Mio malgrado, per la prima volta in vita mia, feci scivolare un cazzo nella mia bocca e seguendo il ritmo dettato dalle sue mani sulla mia nuca, lo spompinai e dopo pochissimi colpi sentii il calore dei suoi schizzi colpirmi la gola. Memore del suo gesto mantenni la sborra nel cavo orale e mi precipitai dal sacerdote, che controllò e con il pollice sollevato mi fece capire che era tutto ok.
Nel dubbio di poter essere punito, mi obbligai a ingoiare lo sperma del mio giovane amante.
Quando mi rialzai, il mio sguardo cercò con avidità di vedere Anna alle prese con il nero, e la vidi benissimo, lui la stava scopando a pecorina, la sculacciava e gli sprofondava il grosso e lungo cazzo d’ebano, fino ai coglioni, con colpi violenti che la facevano muovere come un altalena, non si capiva se era lui che spingeva in avanti o se era lei che andava all’indietro per meglio accoglierlo, o forse entrambi i movimenti simultanei. La sborrata avvenne dentro la figa di Anna e lui si affrettò a far vedere al proprio controllore che la sborra usciva dalla figa colandogli giù fra le cosce.
Anche le altre coppie avevano terminato, persino colui che prima era stato inculato dal Grande Maestro, aveva inculato a sua volta il fratello e se lo era preso tranquillamente , come se ormai il rapporto incestuoso fosse all’ordine del giorno. D’altra parte ora, dopo il passaggio del cazzone del Maestro, dentro al suo culo, ci poteva entrare persino un palo della luce.
‘Bene, ora i sacerdoti puliscano il pavimento e mi portino qui il grande calice per nutrire il mio corpo e la mia mente!!’
Uno dei sacerdoti andò a prendere in un armadietto un enorme calice dorato poi, lui e i suoi tre compagni si inginocchiarono e prostrandosi a terra leccarono tutte le traccie di sperma esistenti facendole poi colare dalla bocca all’interno del calice dorato. Controllarono che il pavimento di marmo fosse completamente nettato dalla sborra e poi uno di loro inginocchiandosi ancora di fronte al ‘Supremo’ gli porse la pesante coppa. Lui tenendolo sotto la coppa, lo sollevò, come fa il prete durante la comunione, lo tenne in alto qualche secondo e poi lo posò sul pavimento di fronte a lui”’
‘Ora tutte le femmine degli adepti anziani seduti in sala convergano qui in fila indiana e diano il loro contributo’
Io guardavo e non capivo, vidi che una ventina di tuniche si alzarono dalle loro poltroncine e si avvicinarono in fila indiana salendo a loro volta sul palco, appena giunte di fronte al Maestro, si sfilavano la tunica e si accucciavano sopra il vaso e si liberavano della loro pipì.
L’ultima di queste donne, la fece comunque anche se il vaso ormai strabordava scendendo sul pavimento. Uno dei sacerdoti sollevò il calice e lo porse con fatica al Maestro, lui lo sollevò ancora verso l’alto e poi iniziò a bere, gustando l’orina femminile mista allo sperma maschile e ingoiando il tutto fino all’ultima goccia. La grande coppa ad occhio poteva contenere al meno tre litri di liquidi e lui bevve tutto assaporando il contenuto con grande gusto e ingordigia.
‘Le nuove adepte femmine, sia quelle che, con il rapporto precedente, hanno provato già l’orgasmo sia quelle che non lo hanno raggiunto si sottoporranno ora alla macchina della verità’
Fu aperta una porta a fianco del palco e da una cameretta fu estratto un banco con sotto le ruote sul quale vi era un pc attrezzato con dei fili che terminavano con delle piastrine e delle pinzette metalliche.
Fu affiancata una sedia con sui braccioli due chiusure che imprigionavano i polsi e, tra la pelle dell’avambraccio e le polsiere furono inserite le due piastrine che fungevano da terminale. Gli altri due fili avevano in punta le pinzette che furono aperte e poi chiuse attorno ai capezzoli. La prima ragazza pianse in silenzio per il forte dolore che le molle metalliche procuravano stringendogli forte i capezzoli.
Fu acceso lo schermo del pc dove si vedeva un diagramma di colore verde che si muoveva come ase fosse un serpente in movimento.
‘Donna, rispondi sinceramente, se la macchina mi dirà che tu menti sarai punita severamente!
Nel rapporto sessuale precedente, hai tu provato l’orgasmo?’
La donna ci pensò qualche secondo poi rispose”
‘No, nel rapporto precedente non ho provato l’orgasmo’
Il diagramma continuò il suo movimento regolare senza subire alcuna variazione’..
‘Ok hai detto la verità’
Anna mi guardava, chiedendomi con gli occhi qualcosa che io non comprendevo, capivo che nella sua mente aveva un dubbio, ma non riuscivo a capire. Ora toccava a lei”.
‘Adepta numero 71 si accomodi’
Lei si sedette, subì lo stesso trattamento delle altre, sopportò il dolore per le mollette strette sui capezzoli e alla domanda del Maestro rispose”’..
‘No, nel rapporto precedente non ho provato l’orgasmo’
Vidi il diagramma muoversi in modo irregolare e capii che lei aveva mentito. Compresi che per non darmi il dispiacere di aver provato un orgasmo con un altro si era sacrificata per me”’
‘Adepta 71 tu hai mentito!!!! Terminiamo tutte le prove e poi tu e le eventuali adepte che come te avranno mentito saranno severamente punite!!’
Un’altra ragazza sui diciotto anni mentì ma al contrario di Anna disse che lo aveva raggiunto mentre la macchina testimoniava inequivocabilmente che aveva mentito. Vidi il suo sguardo incrociarsi con quello di un ragazzo anche lui sui diciotto anni e compresi che anche lei aveva mentito per far capire al suo uomo che con lui aveva provato l’apice del piacere.
‘L’adepta 71 e la 47 ora proveranno la punizione del tipo NOVE ‘ In questa setta le punizioni si calcolano dal numero uno al numero dieci. Naturalmente la numero uno è la più delicata mentre la nove è quella che precede l’ultima considerata punizione tremenda’
Vidi, dalla camera da dove era stata estratta la macchina della verità, fu tratto fuori un tavolo in alluminio con moltissimi buchi sulla superficie, alcuni ganci metallici nei quattro angoli e ancora due posizionati all’interno del lato corto a circa trenta centimetri uno dall’altro. Fuori dal tavolo su una mensola ancora di metallo una macchinetta con 4 pulsanti di diverso colore, rosso, giallo, verde, bianco. Sotto al tavolo pendevano delle cinghie di cuoio con delle fibbie metalliche in punta.
Anna fu fatta sdraiare supina sul tavolo freddo e vidi in conseguenza di ciò che le aureole si erano rimpicciolite raggrinzendosi e i capezzoli erano duri e sporgenti al massimo. Fu legata sotto il seno con le cinghie strette con le fibbie metalliche e poi la stessa manovra fu fatta a livello del ventre.
Le mani furono fissate ai polsi con altre cinghie tirate e agganciate ai ganci metallici negli angoli del tavolo. Le caviglie subirono la stessa sorte con i ganci negli angoli opposti. Anna ora era come se fosse tirata per essere allungata. Vidi che una rotella esterna al tavolo veniva girata lentamente e sentii urlare la mia compagna, la vedevo sollevarsi verso l’alto e mi accorsi che sotto il tavolo una piastra grande come la superficie dello stesso, si sollevava facendo fuoriuscire dai buchi del tavolo dei coni appuntiti che si andavano a conficcare per un paio di millimetri nella schiena di Anna.
Lei ora urlava senza ritegno””’.
‘Nooooooooooo, non mento piùùùùùùù!!! Bastaaaaa, Maestro, pietà pietààààààà’.’
Io la guardavo e mi sentivo impotente, non potevo fare nulla per lei, mi trovai a guardarla e a toccarmi il cazzo che mi era diventato duro. Oh cazzoooo, ero eccitato, non solo non facevo nulla per aiutarla ma mi eccitavo!!!!
La rotella era arrivata a fine corsa e lei si stava abituando ai coni metallici che le perforavano la pelle. Poi con delle molle lunghe circa quindici centimetri, con, in punta da una parte un anello e dall’altra delle mollette con una chiusura a vite. Le due molle furono agganciate ai ganci metallici centrali del tavolo e poi tirate verso i capezzoli sui quali venivano piazzate le mollette e poi strette le viti in modo da schiacciare il capezzolo riducendolo ad un sottilissimo strato di pelle. Una volta fissate le molle venivano rilasciate completamente. Le urla di Anna erano strazianti i capezzoli si allungavano a dismisura verso l’alto e il dolore percepito sicuramente era elevatissimo. In fatti la vidi svenire abbandonandosi con il capo reclinato verso destra.
‘Svegliatela!!!! Deve soffrire!!!!’
Prontamente furono portati i sali e Anna si risvegliò e iniziò di nuovo a urlare. Il Grande Maestro si avvicinò a lei e portando il palmo della mano all’infuori fu servito immediatamente di un nerbo di salice.
‘Ora sarai punita per essere svenuta!!!’
La colpì con il nerbo sul ventre con un colpo secco e proseguì a colpire sulle cosce e poi fu la volta delle già martoriate tette, con uno di questi colpi una molla saltò via procurandogli un dolore ancora più intenso. Il Maestro terminò di colpire Anna e la prese per i capelli facendogli girare il viso verso di lui, poi si sollevò la tunica che i sacerdoti aiutarono a sfilare. Il palo di carne fece la sua comparsa e lui usandolo come un manganello colpì il viso di lei con forza sulla bocca che iniziò a sanguinare, poi la penetrò dentro il cavo orale allargandogli e stirandogli le labbra a dismisura. Glielo spinse un po’ dentro scopandola in bocca e poi quando stava per sborrare iniziò a colpirla con il nerbo dicendogli ogni sorta di porcate””
‘Toh prendi troia di merda!!!! Succhia il cazzo reale!!!!!! Sei una maiala , porca e zoccola!!!!
La prossima volta mi inculo il tuo uomo quel frocio del cazzo!!!! Sto arrivando bevimela tutta!!!! Ti riempio di sborraaaaa!!! Ti annego bagascia maiala!!!! Manda giuuuuuuuuu!!!! Sborroooooo!!!!!’
Nel momento in cui lui la riempiva di sborra dal mio cazzo uscirono i primi schizzi che furono immediatamente raccolti sul pavimento dal mio attuale amante maschio.
Anna fu liberata, la vidi sofferente, ma nonostante tutto lei mi sorrise e mi fece segno con il pollice alzato che era tutto ok
Dopo la stessa tortura alla 47 fummo fatti rivestire e il Grande Maestro ci comunicò che la prossima riunione si sarebbe svolta lo stesso giorno della settimana seguente. C’era l’obbligo di essere presenti, pena dure punizioni. Ci comunicò ancora che lui conosceva perfettamente i nostri indirizzi e che se non volevamo essere soggetti a persecuzioni varie da questo momento e per tutta la vita dovevamo sottostare agli obblighi della setta.
Questa storia non è un racconto surreale ma appartiene purtroppo alla vita vissuta e alle esperienze di coppia da noi provate. Le prossime puntate vi racconteranno la nostra esperienza fin quando con uno stratagemma riuscimmo ad uscire dalla setta e a non farci più rintracciare. Almeno fino ad ora”’..
Saluti e buon sesso a tutti Ombrachecammina e Anna