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“Ebbra di sale

La tua casa il mare,

sognavi la terra e il sole,

scopristi cos’era il dolore’

‘Muna! Dov’eri? Ti ho cercato dappertutto!’

Gli danzò intorno, sollevando la sabbia del fondale, che cominciò a vorticare intorno ai due.

Lui l’afferrò con un guizzo agile, ridendo del suo entusiasmo.

‘Samu era arrabbiato oggi, hai visto che burrasca? Io ed altri abbiamo messo al riparo i molluschi e i piccoli pesci per le feste dei prossimi giorni.’

Alya si rilassò, godendo della stretta delle sue braccia, e lui la strinse più forte, possessivo. Si sentiva sfinita e gli strani accadimenti della giornata l’avevano turbata.

‘Mi ero preoccupata per te’ Non arrivavi! E io ti ho aspettato un bel po’ di tempo sulla riva dei Grandi Scogli.’

Finse di portargli il broncio ma durò lo spazio di qualche secondo, finché lui non cominciò a farle il solletico per farla ridere. Lei tentò di divincolarsi per sottrarsi a quella dolce tortura, ma ebbe scampo solo quando dichiarò di arrendersi, affannata e scarmigliata.

Inutile provarci, era sempre lui a vincere le loro schermaglie.

‘E tu cos’hai fatto tutto il pomeriggio?’ Chiese infine Muna, giocherellando con i lunghi capelli, tirandoli e avvolgendoli intorno alle dita, per poi scioglierli di nuovo.

Lei avvertì una piccola fitta al cuore al pensiero del sacchetto con le conchiglie dimenticato a riva ma, senza saper bene il perché, la sua lingua decise di omettere il racconto di quello strano incontro. Sì, Muna si sarebbe davvero arrabbiato se avesse scoperto che cos’era accaduto, e dopo tutto non era successo nulla di particolare…

Sorrise, avendo deciso che era una semplice omissione a fin di bene.

‘Ho giocato per un po’ con Miwi e Siwi, ho cercato conchiglie sulla sabbia e ora sono davvero stanca!’

Le dita esperte di lui le percorsero la schiena, disegnando le fantasie che il contatto di quel corpo morbido e familiare suggeriva alla sua mente.

‘Tanto stanca?’

Ripeté Muna, la lingua che ricamava ghirigori sul collo flessuoso. Salì fino all’orecchio e cominciò a mordicchiarlo, come fa con un boccone prelibato chi ha fame ma anche timore di finirlo troppo in fretta. Ne percorse il corpo con le mani, indugiando sull’interno delle gambe, dove sapeva che la donna era più sensibile. Esplorò con le dita curiose le pieghe della sua pelle, facendola trasalire, per poi negarle le carezze non appena era il corpo di lei a cercarle. Le pizzicò il clitoride con forza, infilò l’indice dentro, cercando a tentoni finché non la sentì ansimare. Quando capì che era pronta, la trasse a sé, strofinandole il sesso ormai sveglio nell’incavo delle natiche. Alya mugolò una protesta, inarcando nello stesso tempo la schiena, per consentirgli di entrare.

‘Tanto stanca!’ Rispose, accogliendo dentro di sé il membro ancora morbido. Rimase immobile, resistendo alla tentazione di toccare il clitoride in fiamme, contraendosi ritmicamente.

Lo sentiva aumentare lentamente di dimensioni, costretto nella sua morsa di carne. Lui le afferrò improvvisamente i seni da dietro, strizzandole i capezzoli così forte da strapparle un urletto, ed affondò dentro di lei, quasi con violenza, crescendo pian piano fino a riempirla. Alya inclinò il bacino cercando d’istinto la stimolazione che preferiva e tentando di girarsi per guardarlo negli occhi mentre la possedeva. Muna pero’ era più forte e la tenne così, le braccia strette contro il corpo, montandola da dietro con una foga animalesca, spazzando via dalla sua mente con ogni affondo successivo qualsiasi pensiero che non fosse quel piacere sempre più intenso che le nasceva tra le cosce, e che la spingeva a chiedere sempre di più, fino a strapparle il gemito finale.

Poi, d’improvviso com’era iniziata, la pressione delle braccia di Muna diminuì e lei poté girarsi, con la testa ancora annebbiata dall’orgasmo.

Si acciambellò contro di lui, strofinando la guancia sul torace liscio, mentre autonomamente il suo cervello lo paragonava a quello del singolare uomo conosciuto quel giorno. Com’era stata diversa la sua pelle quando l’aveva toccata. Si sfiorò le labbra, pensando al contatto con quella bocca arida. Sentì improvvisamente sete. Muna russava quieto, appagato. Ma la notte di Alya fu molto più lunga, popolata di sogni ad occhi aperti in cui il suo corpo di acqua e di sale si univa a quello di terra e di aria dell’uomo misterioso.

Autore Pubblicato il: 13 Febbraio 2004Categorie: Racconti Erotici Etero0 Commenti

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