Il freddo pungente irrorava di aria simile ad acciaio fuso i suoi polmoni, il suo cuore sotto sforzo chiedeva pietà, le sue gambe reggevano ancora. Uno sguardo verso le tribune, lei era lì…
La palla esce dall’ennesimo raggruppamento, viscida di fango e le mani, come tenaglie, la afferrano, la portano al petto e le gambe cominciano a scaricare tutta l’energia residua acquistando sempre maggior velocità. Il malcapitato di turno si abbassa per provare a fermarlo, l’impatto è violento, un ghigno di soddisfazione accompagna la sua corsa, le gambe del poveretto sono all’aria, schienato come una tartaruga, la corsa rallentata dall’impatto permette ad altri due di avvicinarsi, lo placcano duro ma l’azione prosegure rapida e veloce, trasmissione del pallone poco prima dell’impatto, 15 metri dalla linea di meta avversaria. L’assist è stato servito spetta solo alla velocità del suo compagno involarsi verso la meta.
Si rialza lentamente sfidando con gli occhi l’avversario ancora tramortito dalla botta. La meta è stata segnata, il cambio sta per arrivare, presto l’acqua calda scorrerà sul suo corpo e laverà via un po’ di stanchezza… Ma prima un’altra occhiata alle tribune… Lì c’è il suo premio, quello che lui vorebbe come premio…
Il cambio arriva, gli applausi, le pacche sulle sue forti ed ampie spalle, la mano all’allenatore e la fuga veloce negli spogliatoi ad accendersi la sigaretta… Uno dei suoi tanti riti… Rivive nella mente gli errori commessi, le cose buone, nel frattempo permette al cuore di diminuire la frequenza dei battiti ed ai polmoni di irrorasi di caldo fumo…
La partita finisce con una vittoria, il suo sorriso bonario ed i ringraziamenti agli amici di sempre, complimenti ai giovani e sguardi truci verso chi non merita d’indossare quella maglia… La tribuna si svuota, ma l’ombrello rosso è ancora lì a cercare di riconoscere, tra decine di maschere infangate, chi è venuta a guardare…
I loro occhi si incontrano, le labbra si dischiudono in qualcosa di incomprensibile ma affetuoso, per un istante, quasi impercettibile al resto del mondo, poi birra all’aperto e doccie calde…
Scappa prima, compiendo un sacrilegio nei conforni del Dio del Rugby, scatenando le rimostranze del capitano che nascondono sotto sotto preoccupazione per la solita irruenza nell’inzio dei suoi rapporti…
Salta in macchina e si dirige verso l’appartamento… Lei lo aspetta lì… Si sono conosciuti la sera prima, baci alcolici e frugatine veloci in mezzo alla ressa del locale… Adesso è il momento di scoprirsi davvero…
“Voi siete matti” – esordisce lei – “Ma come divaolo fate a darvi tutte quelle botte e poi a bere insieme ridendo?”
Sorrde, sa che non può capire, che nessuno lo capisce se non l’ha provato… L’abbraccia e i suoi capelli ancora umidi bagnano la fronte di lei mentre si danno il primo bacio, passione ed irruenza, ma le mani hanno movimenti diversi, come un ballo lento, esprimendo timidezza e dolcezza…
Entrano in appartamento ancora attaccati, le giacche cadono immediatamente, le mani nei capelli l’uno dell’altra a cercare di dominare il bacio… Le ha sempre volute così, non donne che si lascino trasportare, ma che provino a trasportare… Il bacio è passionale, le lingue guizzano alla continua ricerca del contatto reciproco, le bocche schiuse provano a succhiare le labbra, poi la testa di lui si va ad attaccare al collo di lei. La testa gettata all’indietro con un gemito soffocato gli fanno capire che è pronta, porta la sua mano all’altezza dell’ombelico e si infila negli stretti jeans andando a sfregare il tessuto delle mutande che comincia irrimediabilmente a bagnare…
Lei si staccca, lo stacca e scappa in bagno.
La osserva rapito, gambe lunghe e ben tornite, un sedere alto e sodo, schiena lunga coperta da un maglione bianco che valorizza la sua figura esile e longilinea, una cascata di capelli neri arriva appena sotto le spalle, si gira per un istante facendo così vedere il segno del seno, sorride e chiude la porta. Immediatamente va a controllare che il letto sia in uno stato accettabile, sprimaccia il cuscino e riposiziona il piumone, apre appena la finestra, calcia le scarpe sotto il letto e si toglie la felpa ed i jeans… rimane in boxer e guarda il suo fisico. Ne è orgoglioso, alto, spalle larghe, non un un filo di pancia, ma quella cazzo di tartruga non riesce proprio a farla venire fuori. Le gambe sono muscolose e lunghe… Si butta sotto il piumone scosso da un brivido di freddo…
Il suo arrivo lo lascia quasi interdetto… Il maglione copre a malapena l’inzio delle cosce, un tatuaggio fa capolino sulla caviglia destra… Lui si alza esce dal letto e la abbraccia, le sfila il maglione…
Un seno proporzionato, una pella morbida ed il collo lungo… Nei suoi occhi c’è utta l’eccitazione che le mutande contengono a stento…
La prende e la adagia sul letto… La prenderebbe subito, adesso, così…
“Chiudi la finestra, fa freddo e non voglio ci sentano…”
Lui ride, non ha ancora aperto bocca da quando si sono visti, come se fosse incapace di palare davanti a quello spettacolo. Questa è la sua religione… Il sesso, l’atto fisico di quello che gli altri chiamano Amore…
Chiude la finestra e si sdraia al suo fianco, in breve le è sopra, appoggiato sui gomiti cercando la sua bocca e cominciando ad esplorare ogni centimetro del suo corpo con le mani. Fissa gli occhi di lei, verdi come colline irlandesi in primavera e sente un brivido percorregli la schiena, il suo pacco è gonfio e turgido, implora la libertà dalla prigionia dei boxer. La bocca di lui va sulle sulle spalle di lei, va a mordicchiarle i lobi delle orecchie, va a leccare avidamente il suo collo… Lei nel frattempo stringe il suo sedere sodo, lo abbraccia sulla schiena pizzicandogli la schiena e stringendo le spalle, andnando a cercare il collo per succhiarlo…
Il reggiseno viene sganciato con poche difficoltà, i capezzoli e le areole proporzionate sembrano reclamino l’attenzione della sua bocca… Si comincia a dedicare a leccarle i seni, mentre con una mano accarezza i capelli morbidi e profumati e con l’altra comincia ad insuinarsi nel perizoma nero che nasconde ancora il sesso di quell’angelo sceso dal cielo per lui. La sente gemere nel momento in cui un dito si insinua nelle sue piccole labbra, scivola dentro e comincia ad uncinare le pareti della fighetta che lo accolglie. Non dura molto, in breve si ritrova a tu per tu con la sua micietta, sfila le mutande, tenendo chiuse ed alzate le gambe, facendole scendere lentamente menre fissa estasiato le grandi labbra dischiudersi lentamente davanti ai suoi occhi. Non resiste oltre, si tuffa tra le gambe di quell’essere divino e comincia a succhiare il clitoride, poi a leccare sempre più in profondità, sfregando il suo naso sul bottoncino di lei. Gli occhi di lui la cercano, ma vedono solo la sua testa riversa sul cuscino e le mani di lei che vanno ad artigliare il piumone. Poi una mano di lei arriva sulla sua testa, gioca con i suoi capelli, mentre l’altra si concentra sul seno, aletranando picchi ai capezzoli a massaggi sull’intero seno.
Di colpo si solleva rimanendo seduta a gambe large, aprendo ancora di più la sua fighetta, lo guarda e lo fa girare… E’ il suo turno, lei si accuccia tra le sue gambe, sfila i boxer e lo prende in mano, con soddisfazione e lussuria negli occhi. Sorride, ma non ha tempo di avvicinarsi all’asta eretta e bagnata che lui le prende i fianchi e se li porta sulla faccia. Lei cerca di abbassarsi per cominciare a ricambiare il piacere ma si rialza subito inarcando la schiena, mentre la lingua di lui ricomincia a penetrarla ed il naso va a contatto con il suo buchino… Si ripiega e comincia a leccare e succhiare il glande, ormai arrivato allo spasmo… Le sue mani cercano le palle ed il perineo, mentre lui lecca sempre con maggior foga, aprendo le labbra e infilando dita, lingua e naso in lei… Il primo orgasmo arriva per lei in quel momento… Un lungo ansimo, le gambe che stringono la sua faccia e la sua schiena completamente inaracata… Le gambe continuano a tremare per qualche istante ed una mano lo ferma, come implorante…
Si gira, inginocchiata con il pene di lui che va a contatto con la sua micia fradicia e colante umori, lo guarda soddisfatta, si lecca le labbra in maniera voluttuosa e lo sfida con gli occhi.
Si aiuta con la mano ad infilare il suo pene nella fighetta aperta e pronta e comincia a cavalcarlo. Lui strabuzza gli occhi, agguant adue estremità del piumone ed inarcando la schiena la solleva di qualche centimetro.
In quel momento lei capisce di averlo in pugno. Lui non riesce a trattanere dei respiri profondi, rantola qualcosa… Lavora di bacino, si alza e si abbassa spingendo il pisello di lui a prendere angoli innaturali, la cosa la eccita come poche cose al mondo e sembra non essere l’unica… Lui vorrebbe dire qualcosa ma lei si china e comincia a baciarlo nuovamente, mentre con un mano si tocca il grilletto… Le dita di lui vanno a cercare il suo buchino, esposto e libero grazie alla posizione e lo trovano pronto… Lei si alza di scatto, con lo sguardo fiero… Le mani di lui vengono spostate e pronytamente afferrano le sue chiappe sode e alte, e cominciano a dettare il ritmo di penetrazione…
Non durerà ancora moto, lo sa… L’orgasmo sta per arrivare… Colpi sempre più profondi, la mano di lei che spinge sul basso ventre, mentre con il pollice stuzzica il clitoride. Affondi secchi e dolci si alternano quando ad un certo punto il ritmo si fa incalzante, lui spinge sempre più in alto il suo ventre aiutandosi con le gambe…
“Dio…Vengoooooo!!!!!!”
Lei si sfila e comincia a leccargli la punta dell’uccello mentre con la mano lo sega in maniera divina… Il fiotto di sperma le arriva in gola, lei lo tiene tutto per se… Il verso animale di lui è l’apoteosi di quel momento di lussira appena vissuto.
Lei si alza, a passi rapidi va in bagno, sputa e si risciacqua la bocca. Torna e lo bacia di nuovo, giocando con il suo pene ormai non più congestionato…
Lui l’abbraccia e si accende una sigaretta, le mette il braccio sotto il collo e sente lei accocolarsi a lui… Fumano insieme mentre la melodia di muisca trance fa da sottofondo…
E’ stato un ottimo inizio di serata… Come contnuerà?
Luca aprì la porta di casa e la fece uscire dal cancellino. Si erano dati appuntamento al locale dove di solito festeggiavano dopo il terzo tempo, più tardi la stessa sera.
Mentre ravviva il piumone si annusò le dita ancora una volta, piene del sapore di lei e subito il pene si indurì nuovamente, ne voleva ancora, ma gli altri lo aspettavano… Aprì la finestra ed impostò il termostato sui 18 gradi, sperando di dover ritornare nel suo “scannatoio” molto presto.
Si guardò allo specchio ancora una volta, si sitemò i capelli e poi via verso la club house. Una sigaretta, tentua con la sinistra, che la destra profumava ancora di lei… Alternava boccate di fumo a rapide “sniffate” di piacere… Dopo una decina di minuti era al campo, il capitano non aveva ancora fatto il discorso, fortunatamente per lui alcuni avversari stavano ancora mangiando il piatto di pasta offerto dalla società.
Pacche sulle spalle, battute volgari e sorrisini lo accompagnarono al posto. Di fornte ai suoi migliori amici poi si sbottonò tranquillamente…
“Dio che figa! Un culo che parlava, gambe perfette, un seno meraviglioso e una fighetta che era… Guarda… Lascia perdere…. L’avrei leccata per ore, se non fosse stato che dopo tuo fratello mi avrebbe fatto bere anche il suo piscio!” Luca se la rideva di gusto guardando Davide che dondolava la testa dicendo “Non si fa, non si fa…”.”MA che non si fa e non si fa” rispose Luca “Se l’avessi avuta tu cosa avresti fatto? Ah già mi dimentico sempre che tu preferisci gli uccelli alle passere…””Si, si… Se vuoi dopo la accompagno a casa e io vediamo…” Rsipose Davide, stando a quel gioco stupido tra galli.Lo scambio di battute da clima cameratistico continuarono per circa 5 minuti, poi il Capitano prese la parola, e tutto tacque. Aspettarono in religioso silenzio la fine del discorso poi, di consuetudine, levarono al cielo i boccali ricolmi di birra e intorano due cori.
La serata proseguì al solito locale, dove lei arrivò con un abito molto più provocante di quello del pomeriggio. Luca aveva avuto solo il tempo di rimettersi a posto i capelli. Certo in maglietta e jeans non stava male, ma non era paragonabile a quella visione…
Eva aveva un vestito che si legava dietro i capelli, lasciando le splendide spalle nude, scendava poi con una scollatura poco profonda ma che segnava perfettamente il solco dei suoi rotondi, meravigliosi seni, andando ad allargarsi in maniera morbida fino ad appena sopra le ginocchia. Il vestito veniva tenuto più aderente sulla vita da una cateneina a mo di cintura che scendava un po’ sul fianco destro. La visione era completa con la scarpa con il tacco che la metteva occhi negli occhi con Luca.
Lo salutò maliziosamente, stringendo l’occhio e arriciando le labbra carnose come ad imitare un bacio, salutando i ragazzi e facendo i complimenti per la bella prestazione.
I commenti non si fecero attendere ovviamente. Gomitate nel costato a ripetizione, “Appppperò” contnui e altri apprezzamenti meno eleganti. Lei riedeva con le sue amiche. Era uno splendore e sapre che da li a poco sarebbe stata di nuovo sua lo eccitava particolaramente. Bevve circa 4 brocche di Long Island inieme ai suoi 5 compagni di squadra preferiti, tra canzonature dettate più dall’invidia che del senso di amicizia, ma quel genre di cose c’era sempre stato. Ad un certo punto vide Eva parlare e ridere con un bel ragazzo, vestito elegantemente, che le metteva la mano intorno alla vita e toccava la sua schiena. Gli occhi di Luca divennero due fessure all’istante, si girò di scatto e poi, ad ogni momento buono si girava a guardare la situazione. Eva sembrava divertita dalla situazione, chiaramente aveva intuito la gelosia di Luca e adesso si divertiva a provocarlo. Luca prese una brocca di Long Island mezza piena, gettò le cannucce e la bevve di rigore, uscendo poi dal locale spintonando un ragazzo che si era messo davanti alla porta. Accese una sigaretta e aspettò di calmarsi, cercando di vedere come avrebbe reagito.
Eva si scusò con il ragazzo con cui stava parlando ed uscì subito a cercarlo, ridendo della sua reazione. Luca le cinse la vita si girò verso il ragazzo, sperando che lui assistesse alla scena dalla vetrata e la baciò passionalmente, tenendo gli occhi sul finetsrone. Eva invece si abbandonò al bacio, staccandosi un momento per sussurare al suo orecchio “Devo diventare stronza perchè tu mi dedichi un po’ di attenzioni?”
Luca si mise a fissarla incredulo, lei aveva gli occhi compiaciuti e allora osò. Portò la mano sul tessuto fine dell’abito e cominciò ad indugiare sulle natiche. Eva cercò allora di liberarsi dalla presa, ma Luca la teneva saldamente a se. Gli morsicò il collo e Luca emise un sospiro più di piacere che di dolore. Ad Eva si illuminarono nuovamente gli occhi, gli succhiò lo stesso punto del collo per un breve istante e poi disse “Allora, ce ne andiamo o mi lasci ancora qui?”
Luca lasciò una baconota da 50 al Capitano, si scusò ma la “bimba” aveva una richiesta. Uscì dalla porta tra applausi, urla e due o tre fischi… Divenne rosso all’istante, mentre Eva sorrideva divertita.
Saltarnono in macchina e cominciarono a baciarsi, poi lei si staccò e disse di mettere in moto. Mentre Accendeva l’auto Eva si chinò e cominciò a slacciare i jenas a Luca. L’eccitazione evidente di Luca si manifestò appena lei abbassò anche le mutande. Cominciò a segarlo magnificamente mentre lo guardava negli occhi ed ad un certo punto si chinò per prendere in bocca l’uccello di Luca, turgido e agognante di uno sfogo. Lui nell’esatto momento in cui lei si piegò cercò di solevare il vestitino e quando si trovò di fronte al sottile laccio di un periziomino striminzito, non riuscì a trattenere i suoi desideri e cominciò a passare la manoi sul sedere sodo e perfetto della ragazza… Lei succhiava con maestria intervallando colpi di lingua a risucchi che lo portavano appena al limite del dolore, facendolo impazzire letteralmente di piacere. Il viaggio in macchina per fortuna di Luca, che stava per scoppiare, durò pochissimo. Il tempo di parcheggiare, ed ecco che l’appartamento li accoglieva per la seconda volta.
Luca bevve un po’ di acqua e la passò ad Eva, poi si portarono con velocità in camera da letto. Luca posizionò l’Iphone sullo stereo ed accese un po’ i musica, si sdariò ed invitò Eva a mettersi su di lui. Si cominciarono a baciare, mentre l’uccello di lui premeva verso la passerina di lei. Il vestitino era salito quel tanto da permettere di sentire tutto il turgore di Luca sul perizioma già fradicio, le mani di lui accarezzavano la cascata corvina e la schiena perfetta mentre si baciavano sempre con manggior trasporto, succhiando reciprocamente le lingue e cercando di mordicchiarsi le labbra. Luca si sentiva un Dio in terra, le sensazioni olfattive che Eva gli lasciava erano inebrianti, il suo pene era una verga d’acciao temprato che contnuava a bagnare in cerca di uno sfogo.
La splendida ragazza dal canto suo continuava a sfregare il suo sesso sui pantaloni di Luca, stimolando in maniera rozza il suo clitoride, bganando così sempre di più s’umori le sue mutandine, ormai completamente fradicie.
Il gioco al massacro durò ancora per poco, poi Luca si alzò sfilò dal collo il vestito e le alzò la gonna, la sdariò sul letto con foga, mentre lei rideva con gli occhi pregustando la bocca e la lingua di lui sul suo sesso. Tirò con foga le mutandine a se e se le portò al viso quasi fosse un animale, poi le scagliò verso la porta. Si tuffò tra le gambe di Eva con cieca determinazione e, tenendole le gambe alzate, cominciò a leccare il frutto più profumato che c’era. Succhiava avidamente il clitoride e le grandi labbra, mentre gemiti e piccoli brividi percorrevano la voce ed il corpo della ragazza.
Voleva sentire tutto il profumo di lei, voleva farla venire di nuovo con la sua bocca, lasciò andare le gambe e comincià a toccare i seni con le mani mentre fregava il naso contro il clitoride e con la lingua martoriava la figa gorndante di Eva.
Mentre anche lui si muoveva come se sotto di lui ci fosse una donna immaginaria, sentì le mani di Eva che gli prendevano le mani sui seni e cominciava a rantolare e gemere con maggior intensità, fino a che le gambe non presero a treamare ed un piccolo rivolo di umori fuoriuscì dalla sua fichetta mentre lei sospirando affanosmanete diceva “Vengo, vengo, vengo, ancora non ti fermare….”
Poi le gambe si lasciarono andare sul letto e l’unico rumore era una canzoe house ed il lento equilibrarsi del respiro della ragazza. Luca con orgoglio e con un erezione che cominciava a fare male, slacciandosi i jean e rimanendo in boxer, si dariò al fianco di Eva sorridendo sornione…
“Dammi un minuto… Adesso tocca a me farti impazzire… Ma non credere che questo antipato mi basti…” Eva sorrideva mentre il respiro si faceva sempre meno affannato…
“Io ho tutta la notte… Vedi tu splendore…” Ripsose Luca.