Sì, quell’annuncio faceva proprio al caso suo. Quasi. ‘Cercasi insegnante, preferibilmente sesso maschile, per liceale in difficoltà nelle materie umanistiche. Italiano, in particolare. Necessarie esperienza e tanta pazienza. Ragazzo intelligente, ma svogliato. Adeguata e notevole ricompensa per l’impegno profuso.’
No, lei non era di sesso maschile. Anzi, era indubbiamente femmina. Femmina, tanto femmina. Ed era particolarmente giovane, poco più che ventenne. L’esperienza però, quella sì, ce l’aveva. Eccome! Aveva già sopportato parecchie supplenze. E sempre, ahimè, in classi per lo più maschili. Terribili. Istituti tecnici, naturalmente. Aveva anche incontrato qualche difficoltà. Ma ce l’aveva sempre fatta a tenerli a bada, quei ragazzini pestiferi. E non solo, pestiferi! In certi casi erano stati quasi suoi coetanei… E loro ci avevano provato, eccome! Lei però, allora, non aveva voluto, anche se una volta…
Insomma, una volta in particolare era stata proprio sul punto di cedere. Quei ragazzacci… Lei sapeva benissimo cosa avrebbero voluto. Loro! La supplente, pensavano i maschietti, anche se giovanissima, certe cosine, le conosceva e sapeva sicuramente anche già farle… Eccome! E molto, molto bene!
Ed era vero! Sì, sapeva già proprio farle bene… E ricordava. Piacevoli ricordi. Aveva solo tredici anni. Ma quante, quante seghe aveva già fatto! Al cuginetto. Beh, lei era ancora una ragazzina, quella volta. E aveva iniziato proprio così. Poi a lui non era bastato e le aveva insegnato anche il resto. Sì, a succhiargli il cazzo, prepotente ed enorme. Almeno così allora a lei, tredicenne, le era sembrato quel coso! Sempre ritto, duro. E con quella punta rossa rossa, che diventava poi quasi viola! Sì, aveva imparato a fare anche i pompini. E doveva essere proprio brava. Come gli piaceva, a lui! Gemeva e ansimava. E lei, prima timidamente, succhiava, succhiava… E leccava.. Poi, tutto, era diventato estremamente piacevole. Oh sì, le piaceva proprio tanto. E allora aveva iniziato a spompinarlo freneticamente, con passione, facendolo così impazzire dal piacere. Lo sentiva quasi ululare. Come le piaceva guardarlo con gli occhi sbarrati! Improvvisamente, quella volta, lui aveva smesso di respirare. Il ventre che stava accarezzando si è era indurito. L’uccello nella sua bocca si era gonfiato, ancora… Un sussulto, accompagnato da un ‘Oh, Francesca, attenta, vengo… sborro…’ L’istinto la salvò dal primo ingoio. Velocissima, sospettando qualcosa, l’uccello se lo era sfilato dalla sua bocca. Era già umido. Però aveva voluto vederlo spruzzare… quella sua roba! Era curiosa. Voleva vedere come i maschi godevano, cosa facevano. Proprio così, voleva proprio vedere come sborravano…
Le prime volte però non aveva voluto… Sì, insomma… Si era fatta solamente sporcare, ricoprire. Dappertutto, addosso. Com’era densa e puzzolente, quella robaccia. Poi, una volta, con uno stratagemma, lui era riuscito a fargliela assaggiare. La sua sborra. Sì, a sorpresa, proprio la prima sborrata, il primo schizzo. Lei non aveva fatto in tempo a fuggire. Dopo, non più. Non ci pensò proprio più! Oh, sentire tutti quegli schizzoni, a fiotti, infrangersi dentro la sua bocca, sul palato. E sulla lingua. Le era piaciuto! Da quella volta aveva sempre bevuto lo sperma del suo maschietto. Una o due volta alla settimana. Quanta, quanto sperma di lui aveva bevuto. Da allora non si era mai più rifiutata. E neppure a tutti gli uomini ai quali aveva regalato dopo la sua bocca. Li aveva fatti tutti impazzire dal piacere. E loro, alla fine, scaricavano. Tutto, tutto nella sua bocca. Lei li lasciava sempre fare. La sborra le piaceva. Tanto le piaceva…
Tranne quella del suo moroso, il suo futuro maritino. La sua sborra non la sopportava proprio. Lui, non molto convinto, glielo aveva chiesto, una volta. Le aveva chiesto di poter sborrare nella sua bocca. Pensava di essere il primo a far bere sperma alla sua Francesca. ‘Sì, amore, va bene… – si finse lei imbarazzata ‘ Se proprio lo vuoi… Fammelo assaggiare, ma solo un po’…’ E lo aveva incoraggiato, simulando disagio e vergogna. ‘Devo anche ingoiarlo? Proprio tutto, devo berlo? – aggiunse prima di farsi riempire la bocca ‘ Ne fai tanta?’ Poi, lei, non lo aveva gradito. Troppo vischioso, troppo acido… E puzzolente! Da allora sempre fuori. O nella sua passerina. Come quella volta, la sera prima di quella mattina, a scuola… La bestiolina non voleva sentire ragione! Voleva venire di nuovo nella sua bocca. Lei non voleva. E allora lui l’aveva minacciata… Ma lei non era protetta… Lui, prepotente, le aveva egualmente sborrato dentro. Tutto, fino all’ultima goccia, nella sua fighetta. L’aveva proprio riempita per bene con il suo seme. Accidenti, avrebbe potuto ingravidarla! Anzi, l’aveva fatto. Lei però non lo sapeva. Ancora.
La mattina dopo, a scuola, però, era agitata, nervosa. E adesso, aveva pensato, dopo l’animale di ieri sera anche questi ragazzini della Terza B devo sorbirmi! Figurarsi! Tutti in calore, in piena tempesta ormonale! E lei così bella, provocante. Sì, le piaceva già quella volta mostrare… Un poco, quanto bastava per vederli accalorarsi, eccitarsi. Chissà quante seghe al giorno si facevano i ragazzini! Proprio pensando a lei! Nuda, naturalmente… Quanto liquido seminale sprecato! Ma le morosette? Uffa, non avevano le morosette, questi…
Emanuele, sedici anni, era veramente bello. Il più bello della classe. Capelli lunghi, biondissimi. Occhioni azzurri. Uno sguardo e un sorriso che ti mandavano in confusione. Troppo bello. Sapeva di esserlo ed era circondato sempre da uno stuolo di ragazzine. Ma lui le aveva fatto capire che sì, solo lei, lo faceva impazzire. Figurarsi, in piena tempesta ormonale come era. Una femmina, come lei… E aveva tutto le sue cosine a posto, il ragazzino. Proprio tutte.
Giovanni, il suo amicone, invece, non era bellissimo. Ma aveva un corpo… Un maschio. Un vero maschiaccio! Quei pettorali, quegli addominali e quel ventre, piattissimo… Esibiva tutto appena poteva con delle magliette bianchissime, leggerissime e attillatissime. E il resto, ancora più oscenamente, lo mostrava con quei calzoni bassissimi, ma nello stesso tempo, sotto, stretti stretti. No, il ragazzino non era proprio un gentleman. Se lo strusciava e se lo lisciava, platealmente. Sempre guardandola e sorridendole. La provocava e le faceva ben capire cosa avrebbe voluto da lei. Lei allora arrossiva e abbassava gli occhi. Non riusciva a nascondergli il suo fastidio e il suo imbarazzo. E tutto il resto. Come ad Emanuele, il suo grande amico.
E Giovanni, quella mattina, aveva esagerato e leccandosi vistosamente le labbra le aveva fatto intendere che aveva voglia. Tanta voglia. E anche cosa avrebbe voluto da lei. Anzi cosa volessero, tutti e due. Li aveva visti infatti parlottare tra loro e ridacchiare. Guardandola. No, non volevano probabilmente fare l’amore. Pretendevano altro. Sporcarla, entrambi volevano sporcarla. La sua bocca, naturalmente. Con certi gesti, volgarissimi, glielo avevano fatto intuire. Sì, pretendevano tutti e due un suo pompino. Volevano proprio vedere come lei lo faceva, il pompino. Le loro ragazzine, forse troppo giovani, non sapevano o non volevano farlo. O non lo sapevano fare bene… La professoressa, invece, così bella, sapeva sicuramente farlo. E anche molto bene! Aveva anche il fidanzato, lei! Lo avevano infatti visto tante volte, fuori di scuola, il suo moroso. Il cornuto! E, forse, la professoressa avrebbe fatto come al cinema. Sì, insomma, non si sarebbe fermata a metà. Li avrebbe fatti godere. Tutti e due. Nella sua bocca. Tutto il loro sperma. Questi erano, probabilmente, i loro sogni.
Giovanni si era spinto ancora più in là e durante la ricreazione l’aveva cercata, l’aveva avvicinata e l’aveva informata del loro progetto. ‘Stasera Emanuele ed io andiamo al cinema. Andiamo a vedere una roba per soli uomini… Ma siamo sicuri che piacerebbe anche a lei… E dopo la porteremo a prendere un buon gelato. Tutti e due, insieme… Sempre insieme!’
Lei aveva strabuzzato gli occhi. Non aveva risposto. Ma per tutta la mattina, in classe, non era riuscita a non pensare agli occhioni di Emanuele e… al coso di Giovanni. E a tutto il resto. Stava per accettare l’invito. Si vergognava, per questo. E cercava di nasconderselo.
Lei, infatti, puttanella lo era sempre stata. E il suo lui? Beh, lui non lo aveva mai saputo. Già all’università, qualche volta, le era piaciuto festeggiare il superamento degli esami in un modo molto, molto particolare. Non aveva mai avuto difficoltà a trovare un compagno di corso che si prestasse a festeggiarla. Lei, però, lo sceglieva. E, dopo, lei lo svuotava. Completamente, di tutto il suo sperma. Naturalmente con la bocca. Fino all’ultima goccia. Nessuno si era mai opposto a quel trattamento. In camera sua, nel suo letto, lei faceva infatti pompini stupendi. E, alla fine, non si tirava mai indietro. Godeva il maschio, tanto, e lei beveva. Beveva tutto, senza mai protestare. Le piaceva, le piaceva il seme dell’uomo. E ancora una volta non era quello del suo moroso.
E anche quella mattina lei sentiva, forte, il desiderio. Quel desiderio. Voglia di succhiare un uccello. Sentirne l’odore, acre, di maschio. E, poi, la sborra. Quella buona, però, non come quella del suo moroso! Le parole di Giovanni l’avevano turbata, eccitata. Il piacere nella sua fighetta si era fatto sentire. Lo percepiva, eccome. Il calore, e tutto il resto! Era agitata, ansimava piano e sospirava continuamente. Per fortuna nessuna poteva sentire. E forse era anche un po’ bagnata. Sì, anche quello. Nelle mutandine, il suo succo. Lo sentiva, eccome. Ma la impauriva il pensiero di dover subire e accontentare due maschietti, insieme. Forse avrebbe preferito da solo Emanuele, così bello…. Oppure quel mascalzone di Giovanni con quell’uccellaccio!
Ma non così! Tutti e due, insieme! Oh no! E poi loro non si sarebbero certamente preoccupati di lei e del suo piacere. Come due stalloncini avrebbero voluto solo scaricarsi. L’avrebbero messo in mezzo e l’avrebbero riempita di sperma. Come una cavallina in calore. Come aveva fatto il suo moroso, la sera prima! No, questo non le piaceva proprio. Come una cavallina… Uffa! Sì, solo sborrare. Riempirla, sporcarla tutta, dappertutto, con il loro seme. No, di lei, ne era sicura, non si sarebbero proprio preoccupati. Della femmina, della femmina che li aveva fatti godere, tutti e due! No, certamente no! Uffa! Erano proprio solo due stalloncini in calore, due bestioline con i coglioni pieni pieni di sperma… E volevano solamente svuotarseli! Con lei, naturalmente!
E poi, quello là, Giovanni, come si permetteva? Lui, un ragazzino. Fare quella proposta a lei, una donna, fidanzatissima!
Per tutta la mattina, però, si era però tormentata i capelli con tutte le dita e morsicata nervosamente le labbra… Faceva sempre così quando era eccitata, quando aveva voglia di un uomo, di un maschio… E della sua sborra! E quel pensiero, fisso, nella mente… Aveva il moroso, però, lei…
‘Mi spiace, mascalzone! No e poi no! E dillo anche al biondino bello! La professoressa è fidanzata. Al cinema lei ci va con il suo lui. Che è un uomo, non un ragazzino in calore! E, poi, il gelato che lui le offre è molto, molto buono…. Inteso? Potete sempre rivolgervi, per quelle cose, alle vostre morose! Se le avete… Altrimenti, mi dispiace… Vi rimane il pensiero. E la mano! E anche, perché no, la fantasia. Guardami, sono qui… Ciao, ciao’ Così aveva ammutolito Giovanni durante l’ultimo riposo di quella mattinata scolastica. E se ne era andata, sculettando. Ma quanto rammarico! ‘Te la farò pagare ‘ lo aveva sentito distintamente sibilare ‘ Vedrai, te la farò in mano, anche se non la vuoi… La mia sborra…’ Era rabbrividita all’idea ma aveva finto di non sentire. E non se ne era più preoccupata.
Alla fine della giornata era uscita per ultima dalla sala insegnanti. Avevo dovuto trattenersi per correggere dei lavori dei ragazzi. Si era diretta verso il posteggio interno della scuola dove aveva lasciato la sua macchina. Anzi, era quella del suo moroso. Lui, gentilmente, gliela aveva imprestata quella mattina.
Avvicinandosi aveva notato qualcosa di strano. Una macchia. Un’enorme macchia sul finestrino. Aveva pensato ai soliti colombi. ‘Ma guarda questi colombi. Hanno imbrattato tutto! – aveva pensato ‘ Mi tocca anche pulire, adesso! E’ la macchina di lui…’ Aveva infilato la chiave nella serratura e aveva tentato di aprire la portiera per recuperare un panno. Si era bloccata, immediatamente. Quella robaccia. La sua mano, le sue dita! Un dubbio. Atroce. Bianchissima, attaccaticcia, stranamente calda. L’aveva avvicinata al nasino. Puzzava, anche, e tanto! Quell’odore! Ma sì, l’aveva riconosciuto. Figurarsi. Non aveva avuto più alcun dubbio. Era sperma ed aveva immaginato subito di chi fosse.
Furore, rabbia. Probabilmente era diventata viola in volto. Ed era rimasta così, paralizzata, per qualche secondo. Poi si era ricordata la minaccia di Giovanni. Ce l’aveva fatta, il mascalzone. Lui, il ragazzino, gliela aveva proprio messa in mano. Sì, ce l’aveva proprio fatta. Ma la rabbia, un po’ alla volta, era scemata. E poi lei aveva iniziato a sentire qualcosa d’altro. Dentro di sé. Dentro il suo sesso. Nel profondo della sua intimità. Eccola là, immobile, impalata, in piedi, con lo sborra di Giovanni in mano. E, in quel momento, si era sentita anche osservata. Lui, ne era certa, la stava guardando, la stava spiando.
Lei, allora, lo aveva fatto. Dopotutto, quel mascalzone se lo meritava! Era riuscito proprio per bene a fregarla ed aveva ottenuto quello che aveva sognato. Sì. Meritava proprio il premio. E poi, a lei, nonostante quell’odore, lo sperma era sempre piaciuto… Aveva sorriso, sapendo che lui la stava guardando. Piano piano aveva avvicinato alla bocca la mano sporca del seme ancora caldo di Giovanni. Era rimasta qualche secondo così, ferma. Poi, con gli occhi socchiusi, aveva iniziato a ripulirla, lentamente e pazientemente, con la lingua… Sì, proprio così! Aveva iniziato a leccare per bene la mano imbrattata di sborra. Si era riempita la lingua, aveva finto disgusto quando si era messo tutto in bocca e poi, spalancando gli occhioni, aveva buttato tutto giù, deglutendo! E, mentre lo faceva, lo immaginava, il ragazzino, mentre la fissava. E si masturbava, forse. Sì, spiandola da qualche finestra, non visto… Forse, proprio in quel momento, lui stava venendo, di nuovo! Peccato, accidenti, peccato non vederlo… Sì, era anche un po’ imbarazzata, ma si confessava il suo desiderio. Quello di vederlo, il giovane uomo. Mentre veniva… Era la prima volta! Questi pensieri, queste fantasie… La sborra di Giovanni, la sborra che colava… Quella buona! Ora, adesso, per lei… Solo per lei!
Il tempo, dopo quella sua esibizione, era passato. La sua ultima supplenza era terminata. E adesso la scuola era chiusa. Lei aveva bisogno di guadagnare qualcosa per andare in vacanza. Magari con il suo moroso.
E quell’inserzione… Però lei, no, lei non era proprio di sesso maschile… L’inserzione era chiarissima. Ma voleva tentare. L’esperienza l’aveva, la pazienza l’avrebbe avuta. Quanta sarebbe stata necessaria… Totale disponibilità! Sì, quell’annuncio faceva proprio al caso suo!
Cerca il cellulare. Lo trova. Eccolo, il numero…
‘Buongiorno, sono Francesca. Ho letto l’inserzione…’ ‘Inserzione? Ah sì, ora ricordo. L’inserzione….’ E’ la voce indubbiamente di un uomo. Il padre, presume subito Francesca. Una voce profonda, cavernosa. La intimidisce, un po’. Non deve essere infatti giovanissimo. ‘Ma uffa ‘ pensa – le mamme non ci sono mai?’ Ma, subito dopo, si convince che, forse, è meglio così! Si vergogna, un po’, di questo pensiero. Ma ormai l’ha fatto.
Lui va subito al dunque. ‘Io avevo richiesto un uomo, preferibilmente ‘ precisa infatti subito lui ‘ Non mi sembra che lei lo sia e, soprattutto, mi sembra che lei sia piuttosto giovane. Mi sbaglio?’ ‘No, non si sbaglia ‘ confessa lei subito – Sono una giovane diplomata. Effettivamente sono piuttosto giovane. Ho però una certa esperienza… e tanta pazienza… Sì ho tanta pazienza…’
‘Quanti anni ha, signora? O signorina?’ Ventidue, sono fidanzata. Ma sono già diplomata ‘ insisto con il mio curriculum tentando di non fargli prestare troppo attenzione alla mia età e soprattutto al mio sesso – . E poi sono laureanda. Ho fatto tante supplenze in vari licei. Soprattutto nelle classi maschili. Le ho detto. Ho parecchia… esperienza! Conosco, i ragazzini… Li ho sperimentati!’
‘Sperimentati? – la interrompe lui ‘ Cosa intende dire?’ ‘Beh… ‘ cerca di tranquillizzarlo temendo di essere stata fraintesa ‘ Ho dovuto insegnare la lingua italiana a parecchi ragazzini di quindici, sedici e diciassette anni. Non è stato sempre facile…’
‘Mio figlio, Luca, ha sedici anni, appunto! – la interrompe di nuovo, bruscamente – E’ stato viziato in maniera indecente dalla mia mogliettina dalla quale sono felicemente separato. E’ un rompicoglioni e non ha voglia di far nulla. Oltre che un perditempo. La sua unica occupazione è quella di scaricare da Internet musichette demenziali’ ‘Beh ‘ cerca di interromperlo ‘ Anche a me piace la musica… Con il mio fidanzato vado spesso in discoteca… Ho solo 22 anni e mi piace moltissimo ballare.’ ‘Mmm ‘ bofonchia lui ‘ Anche lei come le altre. Perché, sì, dimenticavo! C’è poi il resto. Il peggio! Essendo lui naturalmente in piena crisi adolescenziale, è alla perenne ricerca di coetanee disponibili… Si può immaginare a far cosa. E’ perennemente in calore! Ha cambiato una mezza dozzina di amichette quest’anno. Dopo un po’ scappano tutte, piagnucolando…’
‘Ah! E perché? ‘ chiede incuriosita ‘ Perché scappano tutte?’ ‘Perché… perché… – l’uomo è sorpreso dalla sua domanda, brutale e diretta – Ora le spiego. Deve sapere che io sono il proprietario di un’azienda di import-export molto ben avviata. Sono molto, molto agiato. Sì, insomma, sono ricco. Anche per questo garantisco una notevole retribuzione a chi si occuperà di mio figlio. Viviamo in una villa a tre piani con piscina. Lui, Luca, ha una particolarità. E’ bellissimo e anche, con tutte le ragazzine, estremamente gentile e simpatico. Prima. Le basta così, o continuo?’
‘Ho capito, ho capito… – lo blocca ‘ Deve essere un tipino. Un po’ difficile… Ma ha sempre solamente sedici anni!’ ‘Sì ‘ la interrompe di nuovo lui ‘ ma non se ne rende conto. Ha visto forse delle cose che, purtroppo, non doveva vedere… Cose che mi riguardano. Sa, io sono un uomo… libero! Sono, come si suol dire, un single. E come tale mi comporto. Con tutte le libertà. A casa mia, poi! Mi capisce? – conclude l’uomo – Lui mi assomiglia, parecchio… Anche sua madre era ed è una splendida donna… A sedici anni, lei lo sa bene, lo spirito di emulazione nei confronti del padre è però fortissimo… E quanto si vede il proprio padre fare certe cose… La casa è molto grande, però… Insomma, non mi faccio mancare nulla. E lui vuole fare altrettanto. Con l’altro sesso, intendo!’
‘Capisco, capisco ‘ riesce a interromperlo lei, con voce preoccupata ‘ Un ragazzino, anzi un ragazzo non facile’ ‘Per nulla, signorina, per nulla! – conclude lui ‘ E lei mi sembra così giovane… Mi lasci ora, comunque, il suo numero di cellulare. Se lei lo desidera!’ ‘Certo!’ e gli snocciola il numero del suo cellulare. Non lo sa perché, ma glielo concede molto volentieri, pur sapendo che lui lo aveva già da quel momento nella sua memoria delle chiamate.
Non l’aveva più sentito. Erano passate due settimane. Si era rassegnata. Poi, improvvisa, la telefonata.
‘Buongiorno, signorina. Signorina Francesca, se ricordo bene ‘ esordisce lui, con quella voce… – Non ce l’ho fatta. Solo vecchi tromboni e vecchie isteriche… E’ rimasta lei. E’ stata la più disponibile, sicuramente!’ ‘Io? – borbotta, incredula ‘ Lei è sicuro?’
‘Ha cambiato idea? Ha preso qualche impegno?’ ‘No, no ‘ risponde immediatamente per tranquillizzarlo ‘ Solamente non ci pensavo più. Non mi aveva richiamata…’
‘Bene. Ho bisogno di vederla. Per conoscerla. Mi sembra necessario. Il problema è che sono molto impegnato. Sarebbe disponibile a farmi compagnia a cena?’ La richiesta la sorprende e la coglie impreparata. A cena, con un uomo! E certamente non un ragazzino! Anzi. ‘Io, io… veramente… ‘ sussurra a fatica rivelandogli tutto il suo imbarazzo ‘ Io, veramente… Non saprei. Ma se lei lo gradisce…’ ‘Certo ‘ la interrompe lui, sbrigativo ‘ Glielo ho chiesto io! Signorina, ho cinquantadue anni. Il suo moroso è geloso?’ ‘Oh no, non è proprio questo il problema. Quando?’ ‘Anche questa sera, se possibile. Sono in partenza. Domani parto e sarò fuori per almeno una settimana. Quindi…’ ‘Va bene per questa sera, allora ‘ accetta immediatamente ‘ L’aspetto!’. Le molla l’indirizzo.
Quell’uomo l’aveva turbata. Le era bastato risentire la sua voce. Da uomo, uomo maturo. Profonda, calda. E sicuro, molto sicuro di sé. Troppo. Lui non poteva non essere bellissimo. Si era stupita per questi pensieri. Ma lei era femmina. E per tutto il pomeriggio aveva pensato a come comportarsi, a cosa dire. Quella voce… Si vergognava, un po’, per tutti quei pensieri… Figurarsi, lui single impenitente, era abituato a un certo tipo di donne! Glielo aveva anche già fatto intendere nella prima telefonata. Lei era solo una giovanissima donna. Una ragazzina. Quasi coetanea di suo figlio. E si vergognava persino dei suoi pensieri.
Più si avvicinava l’ora dell’appuntamento e più lei si agitava. E non solo. ‘E se fosse brutto? – cercava lei di autoconvincersi per tranquillizzarsi ‘ Anzi, bruttissimo…’ No, il completino intimo da lei scelto non era proprio adatto a un uomo brutto, anzi bruttissimo. Bianco, quasi trasparente e con il pizzo. Reggiseno piccolo. La sua terza di seno faticava a farsi contenere. E sotto, praticamente nulla, invisibile. Un perizoma mini, anzi un tanghino… Solo il suo ciuffetto scuro, ben curato, era coperto davanti, dalla trasparenza. Si guardava e si faceva le smorfie allo specchio. Rideva e poi si tranquillizzava. ‘Ma dai – si rimproverava – lui non ti vedrà mai, così… Queste cose!’. Gonnellino bianco, piuttosto corto, a piegoline. Naturalmente un po’ trasparente. Ma non completamente. Era un regalo del suo moroso… Se avesse saputo, lui, che lo stava indossando per esibirlo ad un altro… Camicetta bianca, con minicolletto ben inamidato. Davanti generosissima visione del reggiseno di pizzo e, naturalmente, delle sue tettine. Calze bianche, ovviamente quelle autoreggenti. Ma lui non avrebbe avuto la possibilità di sincerarsene. La gonna era corta, ma non troppo. Uffa, quanto manca?
‘Ehi, la sto solamente portando a cena. Non avevo previsto un dopocena in discoteca… – l’accoglie così lui con un sorriso che la fa subito andare in confusione ‘ Mi ha anticipato che a lei piace tantissimo ballare! Ma io un po’ meno… Almeno non mi piacciono le disco… Lei è però molto graziosa ‘ insiste, apprezzando indubbiamente la giovane donna che si è seduta al suo fianco -. Credo bene che il suo moroso non la manda volentieri fuori da sola.’ Ride, ride a crepapelle, soprattutto perché ha subito percepito l’imbarazzo di lei. Ha immediatamente capito che lei è turbata. E’ troppo bello, lui. Molto bello, abbronzatissimo. Capelli ricci, con qualche venatura grigia. Un sorriso semplicemente assassino e uno sguardo che ti rende incapace di intendere e volere. E, soprattutto, sa di esserlo. Come pure ha ben inteso di aver già mandato in confusione la giovane donna.
Lei si siede, anzi si distende, comodamente. Sospira. Il dueposti dell’uomo la mette ulteriormente a disagio. Se ciò fosse stato possibile. Si ritrova praticamente sdraiata sulla pelle nera del sedile. Cerca di fingere indifferenza, soprattutto quando si accorge che la gonnellina è salita. Troppo. Quasi fino all’attaccatura delle calze autoreggenti. E con un tocco cerca di coprirsi. Almeno un po’…
Lui vede e ride, divertito. ‘Francesca… – la fissa ‘ posso darti del tu, vero?’ ‘Oh certo ‘ sorride lei per la prima confidenza raggiunta ‘ Ma io… ma io non so ancora il suo nome…’ ‘Scusami. Sono imperdonabile. Dovrò farmi perdonare. Ferdinando… Il mio nome è Ferdinando – e le lancia uno sguardo che la fa trasalire e le fa abbassare precipitosamente lo sguardo ‘ . Ehi, Francesca, hai proprio delle belle gambe. Perché coprirle? Non sarai mica così timida? Ah, voi giovani donne, non vi capisco proprio. E scommetto che sono autoreggenti… Le calze, le calze che indossi… Ho indovinato, vero?’ Francesca si sente scoperta e accenna a un sorriso di circostanza, ma da quel momento ha iniziato a capire che la serata si concluderà, in ogni caso, come vorrà lui. L’uomo.
Lui è un habitué. Di quel ristorante. Ci porta, evidentemente, tutte le sue donne. Lo salutano e lo riveriscono. E tutti i camerieri la scrutano, la guardano. Poi con cenni e sorrisi fanno notare il loro apprezzamento al loro evidentemente affezionato cliente.
Durante la cena regna l’allegria. Lui è di buon umore ed è veramente un gentiluomo. La mette completamente a suo agio e la fa sentire gradita ospite. Oltre che donna. Almeno tenta di farlo. Prende anche tutte le informazioni necessarie sulla futura insegnante di italiano di suo figlio. Francesca risponde in maniera esauriente, sempre. Non ha problemi nel disquisire su Dante, Petrarca e… Boccaccio. Lui è evidentemente soddisfatto della scelta che ha fatto. E l’informa sulla assunzione. ‘Signorina Francesca, lei è molto preparata ‘ le dice ridendo mentre sta sorseggiando il digestivo ‘ Sono stato fortunato. Sono certo che sarà un’ottima insegnante per mio figlio!’
Poi, dopo il dovere, il piacere. Lui, improvvisamente, cambia tono. E lo sguardo muta. Rimane per qualche secondo così. E la osserva, la scruta. Lei si sente studiata, giudicata e apprezzata. Ma soprattutto si sente spogliata. Nuda. ‘Va bene così, vero? Per Luca, mio figlio, sei la signorina Francesca. Per me… Francesca!’ ‘Certo, signor Ferdinando ‘ subito accetta Francesca alla quale anche il vino abbondantemente assaporato comincia a far effetto – . Sono un po’ stanca, ora. Forse il vino… Ne ho bevuto troppo… Sa, non sono abituata…’
No, non è vero. Francesca è solamente totalmente in confusione. Non ha retto. La sente pulsare. Non riesce a controllarsi. Probabilmente è già tutta bagnata. Ma non vuole fare mosse avventate e sconvenienti. Vuole andare via. Anzi no. Ma spera però che sia lui a muoversi, a darsi da fare. Lei non può. Non se la sente. La presenza di quell’uomo l’ha eccitata troppo. Fin dal momento in cui è salita nella sua macchina. Non le era mai successo, così! Poi, sempre di più… Lui parla e lei pensa ad altro. Sì, a lui, a quanto è bello. E come lo devo essere anche… Sì, anche nudo! E poi, con quelle mani, deve essere bravissimo. Figurarsi. Un cinquantenne, come lui! La farebbe impazzire, subito. Chissà quali arti conosce e come sa adoperarle per far perdere la testa a una donna. E l’uccello! Stupendo, sicuramente, come tutto il resto. Non ha mai visto il cazzone di un uomo maturo, lei! Solo quello del cuginetto, i paletti dei ragazzini universitari e… quello del suo moroso! Lui ce l’avrebbe diverso. Sicuramente, molto diverso… Oh, come glielo prenderebbe in mano. E in bocca, poi. Se lui lo volesse… E, alla fine, guardarlo mentre sborra, mentre viene. E bere, poi, tutto il suo sperma.. Sicuramente buono, anche quello. Pensa a tutto questo. Ma non se ne vergogna. E’ terrorizzata però dall’idea che lui legga nel suo pensiero. No, è impossibile. Si rilassa, allora. Sorride. ‘Sono stanchissima ‘ ripete – . Mi hai fatto bere moltissimo, troppo. Non sono abituata’. Sorride, maliziosa. Se ne pente, subito. Lui ha visto e ha sentito.
‘Andiamo ‘ decide lui ‘ Usciamo!’ Salgono in macchina. ‘Facciamo un piccolo giretto? Voglio portarti in un posticino più tranquillo. Ti va?’ ‘Mmm ‘ fa lei mostrandosi per un istante un po’ timorosa e sbirciandolo dal basso verso l’alto ‘ E dove avresti intenzione di portarmi?’ ‘Al mare… ‘ le sorride, con voce suadente ‘ Al mare!’ ”Facciamo presto però, me lo prometti? – chiede Francesca fingendo preoccupazione per l’ora ormai tarda ‘ Non vorrei che lui mi cercasse…’ ‘Lui chi?’ ‘Il mio fidanzato ‘ risponde lei con un tono che non riesce a nascondere la sua già totale complicità – ‘ ‘Ah, capisco ‘ riprende a ridere lui divertito ‘ Questi morosi… Prestissimo, vedrai, prestissimo ‘ la tranquillizza lui ‘ Ti riporto a casa presto. Te lo prometto. Solo un paio di cosine… Ti faccio fare solo un paio di cosine…’ Lei non risponde. Solo una piccola smorfia, a metà tra la divertita e la preoccupata. E lo guarda di nuovo dal basso verso l’alto. Sorride. E gli fa capire cosa che lui aveva già ben intuito dall’inizio della serata.
Arrivano in riva al mare. E lui inizia a parlare, a raccontare, con voce calma, tranquilla. Lei si rilassa. Poi, improvvisamente, lui cambia tono ed inizia a chiedere. Anzi, a tempestarla di domande. Tante, sempre più incalzanti. E sempre più particolari, audaci. E’ un gioco un po’ particolare e Francesca accetta. Sa bene come andrà a finire. E lascia fare. Lo vuole anche lei. L’interrogatorio alla quale è sottoposta la diverte. Ma non sa cosa lui vorrà farle dire e fare… Fin dove si spingerà. Non vuole subito, però. Ma si presta divertita al giochino che lui ha iniziato.
‘Francesca, vuoi fare il bagno?’ ‘Non ho il costume…’ ‘Ah, capisco. E questo è per te un problema?’ ‘Beh, insomma… Mi vergogno… Un po’.’ ‘Tanto?’ ‘Abbastanza! Ci sei tu… Mi vedresti nuda!’ ‘L’hai fatto con il tuo moroso, qualche volta?’ ‘Il bagno nuda? No, non mi è mai capitato. Ma non so se lo farei. E poi lui non me lo ha mai chiesto. Quindi…’
Francesca gli sorride. Lo guarda e gli fa una smorfia. Prende il cellulare e lo spegne. Lui vede la frettolosa operazione di lei e a sua volta le sorride, divertito. ‘Non ci credo… – insiste ‘ Non ci posso credere!’ ‘Cosa?’ ‘Che ti ha messa nuda!’ ‘Ma no! Uffa! Certo che mi ha messo nuda. E’ il mio moroso! Ma non al mare. Te lo giuro!’ ‘E quali altre cose non ti ha mai chiesto, lui?’ ‘Mmm. Perché dovrei raccontartelo? Certe cose non si raccontano… Soprattutto a un altro uomo… Un uomo come te, poi!’ ‘Perché?’ ‘Ne approfitteresti subito, tu!’ ‘Ne sei certa?’ ‘Sicura! Non te lo dirò mai, quindi. Soprattutto se me lo chiedi così’ ‘Così come?’ ‘Così, come lo hai fatto prima…’ ‘E se te lo chiedessi in modo diverso…’ ‘Mmm, beh, forse, chissà… ‘
Un’altra risata. Armeggia con una rotellina del suo sedile. La guarda. La fissa e contemporaneamente si sdraia, disteso. ‘Ehi ‘ fa lei ‘ ti metti comodo? Ed io?’ ‘No, tu resti là. Voglio vederti. Per bene!’ ‘Antipatico!’ ‘Oh no, solamente so quello che mi piace e quello che voglio!’ ‘Ah, capisco. Ed io cosa dovrei fare, adesso?’ ‘Aspetta, aspetta… Il giochino è appena iniziato!’ ‘Il giochino?’ ‘Sì, è un bel gioco, vedrai! Ti piacerà!’ ‘Dici? Ne sei proprio sicuro? E se non mi piacesse?’ ‘Ti piacerà, ti piacerà… Altrimenti, lo subirai!’ ‘Subire, io? Ma dai, scordalo! Nessun uomo mi ha mai costretta a fare qualcosa che non volessi. E tu, Ferdinando, non sarai il primo’. E scoppia a ridere. Sa benissimo che non è vero. E che lei farà tutto quello che lui le chiederà. Anche adesso, in quel momento. Subito!
Lui si adagia. Si distende appoggiandosi sul dorso della mano. E la guarda in silenzio. Anzi, la spoglia. Con gli occhi del desiderio. Accenna a un sorriso. Gli piace. Lei, la ragazzina, gli piace.
Francesca sospira. Ha visto anche quel gonfiore. I jeans di lui non riescono a nascondere nulla. E imprigionano un sesso prigioniero, evidentemente sofferente. E’ imbarazzata, anche perché lui si è accorto che lei ha visto. ‘Ferdinando… – sussurra con un filo di voce abbassando lo sguardo – ‘ ‘Sì… – la invita lui a dire, a proseguire ‘ Dimmi!’ ‘Mi dispiace, veramente! Scusami, ma non è colpa mia… Non ho fatto nulla, io…’ ‘Ti dispiace? Non è colpa tua? Hai detto che non ti piace subire!’ ‘Mmm… – risponde lei con voce flebile flebile ‘ E’ vero. Insomma… Non sopporto la violenza, gli ordini! Ma… ‘ ‘Ma?’ ‘Insomma, sono una donna! Una femmina…’ ‘Ah sì? E allora?’ ‘Beh, non lo immagini? Non immagini proprio cosa potrei dirti?’ ‘No!’ ‘Bugiardo!’ ‘Mi dici le parolacce, anche?’ ‘Uffa! Sei proprio un mascalzone! Ti diverti a mettermi in difficoltà, a mettermi in imbarazzo…’ ‘E’ vero, e questo è solo l’inizio…’ Vedi… ‘ lo sgrida lei – Sei uno… No, non voglio!’
Lui si zittisce di nuovo e la fissa sempre sorridendo. Quel silenzio e quegli occhi che la fissano la distruggono. Non regge. Scoppia. ‘Insomma… Uffa! Cosa dovrei dirti, adesso… Cosa dovrei fare…’
‘Nulla, tesoro, adesso non devi fare nulla. Solo guardare’ ‘Guardare?’ ‘Sì, guardare…’ ‘Va bene. Se proprio lo vuoi… Se vuoi questo…’
‘Non immagini proprio cosa voglio mostrarti? – chiede lui, questa volta serissimo ‘ Proprio no?’ ‘No, veramente… – risponde lei con un filo di voce ‘ No, anzi… sì! Forse sì, uffa! Ferdinando, ti prego! Basta, non mettermi in imbarazzo! Lo sono già… Tantissimo! E lo sai bene, perché mi guardi. In un modo, poi…’. Un rossore violentissimo l’aggredisce e lei abbassa lo sguardo cercando di nascondere inutilmente tutto il suo turbamento. L’uomo, lentamente, inizia ad armeggiare con la sua cintura. Se la slaccia. Poi i bottoni dei jeans. Uno alla volta, con una lentezza esasperante. Sempre fissandola. Lei ha capito. Lo sapeva e se lo aspettava. Vede i jeans scendere. Un po’. Per mostrare i boxer, neri, attillatissimi. ‘Guarda, Francesca, guarda… Ti piacerà!’ Lei sospira. ‘Lo vuoi vedere?’ Lei non risponde ma fa un cenno. Con un mano l’uomo penetra sotto il proprio indumento, cattura l’asta e la fa scattare, fuori. E’ bello, già duro, come lei se lo immaginava. Come lo aveva già visto prima, ingabbiato. Ora è lì, davanti a lei. E l’uomo se lo accarezza, piano piano. Sì, si masturba, guardandola, fissandola negli occhi. Vuole essere sicuro che lei lo guardi. ‘E’ bello! – gli dice ‘ Ce l’hai bellissimo.’ Lo guarda, con gli occhi socchiusi. E’ lungo, molto lungo. Nodoso e percorso da grosse venature. Leggermente curvo. E’ l’uccello di un uomo. Un uomo vero. Uno splendido esemplare di maschio cinquantenne che ha scopanto tanto. Anzi, tantissimo. Le scappa un sospiro. Di apprezzamento.
Poi lui si ferma, tenendolo stretto, con il glande già violaceo tutto fuori, ben scappellato.
‘Spogliati, adesso ‘ le ordina ‘ Voglio vederti nuda. Voglio vedere come sei fatta’ ‘Ferdinando! – protesta lei ‘ Così…’ ‘Sì, mi piace così – insiste lui ‘ Mi piace costringerti e soprattutto vederti un po’ imbarazzata!’ ‘A me invece no… – protesta ancora un po’ lei ‘ Mi vergogno…’ ‘Ma non è vero! Forse ti piace proprio così. Perché sei un po’ puttanella, come tutte! E pensa al tuo fidanzato… Lo sai ‘ aggiunge perfidamente – forse così ti piacerà ancora di più! Spogliarti completamente davanti a me! Nuda!’
‘Non è vero! No… Non l’ho mai fatto così!’ Ma sa benissimo che non può rifiutarsi e, sospirando, inizia subito a contorcersi e a sfilarsi la gonnellina. Poi la camicetta. Ecco, il reggiseno di pizzo e il tanghino. Trasparenti, tanto trasparenti. Lo sapeva. L’aveva scelto lei, quel completino. Gli mostra il pelo del suo sesso e i capezzolini. Lui ammira e riprende a lisciarselo.
‘Ferdinando, no… ‘ lo ferma lei ‘ non farlo più. Non fare così. Fermati, ti prego…’ ‘Perché ‘ le chiede lui fingendosi sorpreso – ‘ ‘Perché, perché… aspetta! Insomma. Aspetta un attimo… Almeno un attimo!’ ‘Vorresti farmela tu? – insiste lui – ‘ ‘Stai zitto, ti prego! Non mi piace, così!’ ‘Pensi di decidere tu, Francesca? – l’apostrofa lui – Oh no, io ho già deciso cosa farti fare! Ora, fai presto! Inginocchiati sul sedile di fronte a me e levati tutto. Ti voglio nuda! Completamente nuda. Se vuoi, puoi tenere le calze… Sono così carine…’ ‘Ah, le calze sono carine, ti piacciono… Posso tenerle! Il resto, invece, levare tutto! Via… Tutto via! Ma, uffa, devo fare tutto da sola? – brontola lei ‘ Non mi piace fare lo spogliarello. Soprattutto mentre lui mi guarda e si… tocca! Come fai tu, adesso! Non mi piace che un uomo si masturbi guardandomi, mentre mi spoglio! Uffa! Ti prego, non mi piace…’ ‘Oh sì, lo immaginavo ‘ ridacchia lui – Sì! Tutto da sola. Lo so che non ti piace. Non sei abituata! Ma io voglio vedere la tua fighetta. Anzi sei tu che devi mostrarmela! E poi mentre ti accarezzi. Non farai fatica a godere. ‘ ‘No, ti prego! Questo giochino non mi piace più. Non mi piace essere guardata così, mentre mi tocco… E poi lo faccio poco…’ ‘E il tuo moroso? – chiede lui serio – ‘ ‘No, neanche con lui… Non mi piace masturbarmi… E neppure mostrarlo come lo faccio! Non a lui, poi! A lui proprio no! Anzi, a nessuno! E neanche a te, quindi… Ti basta come risposta?’ ‘No!’ ‘Uffa! – si lamenta lei ‘ Cosa vuoi sapere, ancora?’ Tante, tante cose. Vedrai…’
L’uomo si adagia ancor più mollemente sul sedile. Cerca una posizione ancora più comoda. La trova. E la fissa. Cessa di accarezzarsi l’uccello. Si sdraia con le mani dietro la nuca. Il cazzo è già ritto, duro. Indubbiamente bello. Francesca lo guarda e si mordicchia le labbra. E’ proprio un bel cazzo. E lui è proprio un bel maschione. Pensa per un attimo al suo fidanzato. E al suo uccello. Mmm… Meglio lasciar perdere. ‘E allora, dolce Francesca?’
‘Ferdinando! ‘ sussurra lei ‘ Sei bello! Ma io…’ Inizia a litigare con il gancetto del reggiseno. L’ansia per lo spogliarello obbligato le provoca qualche problema. Ma poi l’ostacolo viene superato. Ecco si è slacciato. La schiena è nuda e le spalline sono giù, sono scese tutte e due. Ma i seni sono sodi, duri, rivolti al cielo. Il reggiseno rimane incollato, appeso ai due capezzoli turgidi, ritti. Francesca se ne accorge. Sorride. Si stiracchia e si raccoglie con tutte e due le mani i capelli dietro la nuca in una posa sensuale. Molto sensuale. L’uccello di lui, si solleva ancora. Ancora più duro e gonfio. ‘E allora? – si lamenta lui ‘ Francesca…’ Lei respira, sospira e il reggiseno precipita da solo e mostra le due tette all’uomo. Gonfie, dure, urlano al cielo. Tutte da accarezzare, leccare, baciare. E quei capezzolini. Da succhiare, torturare…
‘Ti piacciono? – chiede lei ‘ Mi sembra proprio di sì…’ ‘Continua, Francesca, continua…’ ‘Tutto, proprio tutto ‘ chiede lei sapendo bene la risposta ‘ Mi vuoi proprio nuda… Lo so, lo so! Ma io non sono abituata… Non a farlo da sola…’ ‘E adesso lo farai per me… Solo per me… Francesca… Voglio vederti tutta. Sei bella…’
Lei non si oppone più. Si sfila il mini tanghino. E, dopo, lo provoca. Sempre rimanendo inginocchiata al suo fianco. Allarga le gambe più possibile e mani dietro la schiena si slancia in avanti. Eccolo, il suo sesso. Bellissimo, con il pelo curato. E già umido. Tra i peli, castani, lui intravede le grandi labbra. Sembra che tutto pulsi. Ed è caldo, il suo sesso. Francesca ha la fighetta già pronta. E’ già bagnata. ‘Ecco, mio signore! Volevi vedermi così, vero? Le piaccio?’
Lui non risponde, ma la guarda. Poi riprende ad accarezzarsi. ‘Ferdinando! Uffa! Cosa fai. Te l’ho detto… Non così… Cosa fai? Perché? Non fare così! Ce l’hai enorme e… bellissimo. Stai buono… Stai fermo…’
Ferdinando inizia a ridere. ‘Signorina ‘ la prende in giro ‘ Le piace tanto il mio cazzo, vero? Lo so, lo so. Vedo come lo guardi. Ma io voglio altro, adesso…’ ‘Altro? – lo interrompe lei ansiosamente ‘ Cosa vuoi che faccia?’
‘E’ un gioco. Un bellissimo giochino, vedrai! – cerca di tranquillizzarla lui ‘ Ti piacerà tantissimo. Sei molto giovane ma una gran bella femminuccia, Francesca. E allora…’ ‘Non capisco…’ ‘Toccati, accarezzati tutta. Anche il tuo sesso. Pensa che te lo faccia io! Penetrati. Tutta. Fino in fondo. E gioca con il seno, con i tuoi capezzoli… Cerca il piacere, il tuo piacere, il tuo piacere più intimo e segreto…’
‘Vuoi che mi masturbi! E davanti a te! Vuoi vedere che godo davanti a te… – lo interrompe lei infastidita ‘ ‘ ‘Sì lo voglio! – le ordina lei perentorio ‘ e non solo…’ ‘Non solo? – sussurra lei incuriosita ‘ Cosa devo fare ancora per te, che ti piace…’
Ferdinando la guarda e non risponde. Francesca allora capisce che deve proprio iniziare a fare quello che a lui piace. Con una mano inizia ad accarezzarsi un seno. E’ bello gonfio. Con il palmo si strofina il capezzolo già turgido. Le piace, così. Tantissimo! Poi con due dita lo cattura. Lo stringe, delicatamente. Guarda Ferdinando. Vorrebbe fossero sue quelle dita!
Con l’altra mano scende giù. Sfiora il ventre, poi va ancora più giù. Le dita si infilano tra i cortissimi e chiari ricciolini del pube. Ecco. Un sospiro. Sono già umide. Le grandi labbra. Con due dita le allarga. Si schiudono. Poi va alla ricerca del suo bottoncino del piacere. Lo trova subito. Lei conosce bene il suo sesso. Un altro sospiro. E un gemito.
‘Mmm… Ecco, così… Vero? Ti piace vedermi così, mentre mi sgrilletto, mentre mi bagno, tutta, sempre di più… Per te… Solo per te… Ma io non voglio, non voglio mostrarti tutto! Non l’ho mai fatto davanti a un uomo. Neanche davanti a lui, il mio moroso. Mi vergogno! Non voglio! E non voglio che tu mi veda così, mentre spruzzo… Tutto il mio piacere… Oh no, ti prego… Per davvero, mi vergogno, tanto! E poi, dopo, cosa vuoi ancora… Da me!’ Francesca è un fiume in piena. Non regge. E insiste. ‘E non tormentarmi, poi, con quel tuo uccellone. Lo vedo, sai. E’ bellissimo. No, non venire… Non così, da solo! Perché? Io… io… Ferdinando, non capisco… aspetta… Mmm, sto già godendo, io… quasi… Non guardarmi! Sto quasi per… spruzzare. Non voglio… Ancora? Ancora così? ‘
‘Voglio sentirti. Voglio sapere tutto. Di te.’ ‘Mmm… Tutto? Non capisco…’ ‘Sicura, di non capire?’ ‘Cosa vuoi sapere? – insiste lei borbottando ‘ Mi stai vedendo nuda, mentre mi masturbo… Da sola! Non è abbastanza?’ ‘No!’ ‘E allora dimmi… dimmi! Ma fai presto!’
‘Non sei vergine, vero?’ ‘Ma dai! – lo rimprovera lei con un lungo, rumoroso sospiro – Come potrei esserlo con quell’animale di moroso che mi ritrovo!’ ‘Solo con lui?’ ‘Mmm…’ ‘Allora?’ Insomma… Solo lui mi ha penetrato là. Nella mia passerina.’ ‘E il culetto?’ ‘Il culetto cosa? – replica ansiosa la giovane donna ‘ Cosa vuoi sapere?’ ‘Indovina!’ ‘Chiedimelo…’ ‘Non hai capito la domanda?’ ‘Sì, sì, ho capito… Vuoi sapere se mi sono fatta… come dire, insomma! Ma perché devo dirlo io?’ ‘E’ questo il gioco che mi piace…’ ‘L’avevo sospettato!’ ‘Allora?’ ‘No, non mi sono mai fatta… sodomizzare. Come? Non hai capito? Uffa! Insomma! Ho capito, ho capito… Non mi sono fatta mai inculare. E quindi non ho mai subito il clisterino di sperma! Sono vergine. Là. Va bene così?’
‘Certo, Francesca!’ La guarda. Lei è tutta scompigliata. Rossa in volto. Gli occhi socchiusi. Continua a tormentarsi il clitoride. E Ferdinando continua a tormentare lei.
‘Solo con lui?’ ‘Cosa?’ ‘Quello!’ ‘Sì, quello solo con lui… Sono abbastanza fedele…’ Ferdinando ride, divertito. ‘E il resto?’ ‘Insomma…’ ‘Ehi, Francesca, cosa vuoi dire?’ ‘Insomma… Sono carina. Ho conosciuto molto presto i maschietti. E soprattutto cosa piaceva loro in modo particolare… Poi ho studiato fuori città. Il mio moroso era piuttosto lontano. I maschietti mi sono sempre piaciuti… Quindi…’ ‘Quindi…’ ‘Quindi, ho giocato. Parecchio. Come gioco adesso. Con te. Solo che tu non sei un ragazzino. Anzi. E penso che mi sto mettendo in un brutto pasticcio…’ Ferdinando non può fare a meno di ridere.
‘Francesca ‘ insiste lui senza concederle tregua – . quale gioco preferisci?’ ‘Eh no, non posso dirti proprio tutto. Potresti scoprirlo facilmente, però. Con queste domande…’ ‘Ah, capisco’. ‘Temo che tu, ometto, te lo sia già immaginato!’ ‘Penso proprio di sì… – fa lui ulteriormente eccitato ‘ Sono sicuro che a te piacerebbe…’ Francesca ha iniziato a colare. Il suo succo ha iniziato a bagnarle il sesso e l’interno delle candide cosce. Sospira e geme. E sussurra. ‘Cosa, cosa mi piacerebbe… Sentiamolo, l’uomo…’ ‘La mia sborra! – le dice lui, cadenzando bene le parole e fissandola negli occhi ‘ Come a tutte le altre ti piacerebbe assaporare il mio sperma’ ‘Lo sapevo ‘ finge rassegnazione Francesca – . Ci saresti arrivato anche tu, alla fine. Come tutti.’ ‘E allora? ‘ la mette alle strette ‘ ti piacerebbe?’ ‘Cosa? ‘ ride ancora lei maliziosamente ‘ Cosa mi piacerebbe?’ ‘Francesca! – sbuffa lui ‘ Il mio sperma!’ ‘Ehm, insomma! Mmm… E’ vero, lo confesso, mi piace lo sperma! Non sempre, però! E il tuo? Non lo so, uffa! Non me l’hai fatto ancora assaggiare! Non ancora! Ho il sospetto però che presto… Insomma, me lo farai provare! Che io lo voglia o che non lo voglia! Sbaglio?’ ‘Non sbagli! Francesca, non sbagli! Fra poco te lo farò bere. Vedrai, ti piacerà!’ ‘Lo sapevo, lo sapevo… – sibila la giovane donna aumentando la velocità della penetrazione del suo sesso con due dita della sua mano ‘ E guarda, guarda cosa mi fai fare!’ Ferdinando le accarezza un seno, il ventre e il pube. E lei zampilla. La lascia, così, per qualche secondo, godere. Francesca urla, senza freni e senza alcun ritegno.
A sorpresa, dopo, lui con le sue forti braccia la solleva di peso. Lei non capisce ma lascia fare. La fa accovacciare su di lui. E la impala. Il suo bastone di carne la penetra. Come una lama nella carne. Lei spalanca gli occhi e rimane senza fiato. Lo sente tutto, l’uccello di Ferdinando entrare dentro di lei e sfondarla. E risalire, risalire… E gode, di nuovo. Riesce solamente a sussurrare parole di piacere. E, poi, una preghiera. ‘No, ti prego, non schizzarmi dentro anche tu. Mi ha già ingravidato lui, forse…’
Lui la stantuffa, con violenza. Le fa un po’ male. ‘Piano, piano… – lo supplica lei ‘ Fai piano. Ce l’hai grande. Molto grande. Più di lui… Tanto!’.
Ferdinando continua ancora per un po’. Poi si ferma. Ha fretta. Senza dare spiegazioni risistema lei sul sedile vicino. Con il pancino in giù. La vuole sgrillettare un po’ e per questo la costringe a sollevare leggermente il culetto. Lei non capisce le intenzioni del maschio ma ubbidisce perché si sente ormai sua preda. Completamente sottomessa. Lui si alza e si sposta. Viene dietro di lei. La copre. E’ un attimo. ‘No! – protesta lei capendo repentinamente cosa lui vuole farle ‘ Ti prego, Ferdinando, non voglio. Il culetto no! Te l’ho detto. Sono ancora vergine. Mi fai male’. Ma è troppo tardi. Il glande gocciolante dell’uomo si è appoggiato sul suo buchino. Lui la sta massaggiando. ‘Stai tranquilla. Rilassati. Non irrigidirti. Ti farò un po’ male. Ma è solo un attimo, vedrai. Se mi farai entrare. Se invece opponi resistenza e ti irrigidisci dovrò faticare per penetrare. E ti farò un po’ male…. Pensa a una suppostina… Anzi, a una granda supposta e… allargati!’ ‘Macchè suppostina ‘ ribatte urlante Francesca ‘ è un bastone di carne duro e gonfio! L’ho visto! Mi romperai tutta, mi spaccherarai. Mi fai male! Non voglio…’
E, invece, ecco. Ora, la pressione. Il glande la sfonda, subito. ‘Ahi, mi hai fatto male. Tanto male! Piano, piano, ti prego ‘ si lamenta la donna ‘ Non ce la faccio! Ce l’hai grosso! Troppo grosso!’ Lui non si ferma, continua a spingere e a penetrarla. Entra tutto e sale. Fin su. Lei, rassegnata, ha cercato di favorire la penetrazione. Si è allargata. Con il pensiero e con i muscoli. ‘Brava, Francesca, bravissima ‘ la rincuora lui – . Sei stata proprio come una bambina ubbidiente che deve prendersi la suppostina nel culetto. Adesso, vedrai, ti piacerà’. Lei non risponde. E ancora senza fiato. Sente il bastone di carne bollente nelle sue viscere. Le piace però, sentirsi posseduta dal maschio. Da quel maschio. Che l’ha sverginata. E che la sta sbattendo, senza pietà. Ad ogni assalto, le sue tette ballonzolano. Poi lui le cattura. Si appoggia sopra di lei, sulla schiena, e la ricopre tutta. Ad ogni spinta le stringe i seni. Poi le titilla i capezzoli. Francesca impazzisce dal piacere. Le sembra di essere posseduta da tre uomini e continua ad avere orgasmi. A raffica, continui. Al dolore iniziale è subentrato ora il piacere. Spruzza i suoi umori. Gocciola e se ne vergogna. ‘Ferdinando, basta ‘ supplica la giovane donna ‘ mi fai godere come una cavalla in calore. Ho sporcato tutto. Sono un lago… Non riesco più a fermarmi. Con quel tuo coso enorme dentro… Prepotente! Basta, non ce la faccio più…’
I lamenti di Francesca non fermano Ferdinando. La giovane donna continua a subire a lungo la deflorazione del suo culetto. Non oppone più alcuna resistenza e sente il bastone dell’uomo allargare sempre di più l’ingresso che lei aveva da sempre preservato dalle voglie degli uomini. E del suo fidanzato in particolare. E adesso non le restava che attendere il momento del clistere di sborra. La sborra di Ferdinando. Chissà come avrebbe reagito il suo intestino. Con tutta quella robaccia che forse sarebbe risalita fin su nel suo pancino!
Ma Ferdinando, invece, la stupisce. Vuole altro. Improvvisamente, sfila il suo uccello dal corpo di Francesca. Lei lo guarda estasiata ma sorpresa. Ed è stanca e dolorante. ‘Cosa vuoi, ancora? – bofonchia lei ‘ Me lo hai messo dappertutto. Anche dove non volevo…’ ‘Hai detto che ti piace lo sperma… – dice lui – ‘ ‘Non sempre…- replica subito Francesca – ‘ ‘E il mio, non ti piacerebbe provarlo?’ ‘Potrei rifiutarmi? – finge lei rassegnazione ‘ Ho il sospetto che dovrò assaggiarlo, molto presto…’
Lui non risponde. Le prende tra le mani il capo e lo sospinge sul suo ventre. La sua bocca tra i peli del pube. Poi lui si ferma e aspetta. Le fa capire che tocca a lei, adesso. Francesca non si fa attendere. Con gli occhi socchiusi va alla ricerca del glande dell’uomo. Lo trova. Lo lecca e sente per la prima volta gli odori dell’uomo. Odori di maschio, indubbiamente. Con le labbra lo scappella tutto. Il prepuzio scende, senza fare resistenza. Con i denti tortura il frenulo e con la lingua penetra il forellino. Sa che gli uomini impazziscono per questi baci. Alcuni sono addirittura scoppiati… E che zampilli! Lui no, invece! Ferdinando non crolla. Non subito, almeno. Gli piace, tanto, sentire Francesca impegnatissima. Ma non vuole ancora spruzzare. ‘Brava, Francesca! – la provoca lui ‘ Sai farlo veramente bene! Sì, si vede che sai proprio farli bene, i pompini. Ne hai fatti tanti, vero? Ai ragazzini, però… che schizzano subito! E al tuo fidanzato, sicuramente… Ecco, brava, sì, continua così, fino in fondo…’ Lei non risponde ma si vede che è indispettita da quelle parole. Si contorce per guardarlo negli occhi. Anzi, per fissarlo. Poi ingurgita tutto l’uccello. Almeno tutto quello che sta nella sua piccola bocca. Con la lingua lecca tutto. Poi sale e scende. Senza fermarsi, con la bocca spalancata.
L’uccello dell’uomo si è ancor più gonfiato. E’ duro come il marmo. Francesca è stanca. Lo riprende in bocca e ci giocherella con la lingua. Poi Ferdinando le fa un altro dispetto. Con le dita le tappa il nasino. Vuole costringerla a spalancare ancora di più la bocca. E a respirare con la bocca. Solo con la bocca. Tutto solo con la bocca. Lei lo guarda. Ha capito il messaggio. Ha un gesto di stizza e sputa fuori l’enorme uccello di Ferdinando già completamente ricoperto della sua saliva. ‘Non scappo, lo sai. Non è necessario, questo… Te l’ho detto, anche! Mi piace… Quella cosa che voi fate…’ E riprende a succhiare. Questa volta con nuovo vigore. Ferdinando vacilla. Freneticamente Francesca sale e scende lungo tutta l’asta del suo uccello. E con le mani, dolcemente, gli accarezza le palle. Piene, dure. Sono pronte. ‘Vengo, vengo, tra poco… Oh Francesca! Quanta, quanta sborra. Tutta tua, tutta… E la berrai, vero? Tutta, tutta la berrai!’
Lei lo guarda, con gli occhi socchiusi, e gli fa cenno di sì. La berrà, tutta. La sua sborra. E questo sguardo lo fa impazzire dal piacere. Crolla. Sobbalza. Il ventre si irrigidisce. Una piccola convulsione. Lei sente l’uccello dell’uomo nella sua gola pulsare. Poi gonfiarsi ancora. E colare, roba calda, bollente. Sì, inizia a liberare lo sperma. Lo sente tutto. E la prima sborrata. Enorme, caldissima. Si schianta in gola. Dentro, in profondità. Poi altri schizzi, violenti, si stampano sul palato e le riempiono subito tutta la bocca. L’uomo fa delle sborrate enormi. Ha una sborra caldissima, densissima. Ma acidissima. Non era abituata a tutta quella roba. Tossisce. No, non le piace lo sperma di Ferdinando. Anzi. Ha quasi un conato di vomito. Lui le ha già riempito tutta la bocca di sborra. Francesca la butta giù tutta, velocemente. Ingoia. Poi tossisce. ‘Francesca, problemi?’ ‘No, no… E’ che… insomma, ne hai fatta tantissima! Non sono abituata, così… A così tanta! Scusami… Ma… ma ti è piaciuto proprio tanto? L’ho fatto bene?’ ‘Certo, sei stata bravissima. Sì, ne faccio sempre tanta. Esagero, lo so. E molte non ce la fanno. Talvolta vomitano. Non la reggono, tutta. Tu, invece… L’hai bevuta proprio tutta! Brava. Ti farà un po’ male il pancino, forse. E’ troppo acida…’ ‘Ferdinando… – sbuffa e sorride lei – . Queste cose non si dicono alla donna che ha appena finito di spompinarti! Uffa ho ancora la bocca sporca del tuo sperma…’
Francesca, lentamente, si riveste. Lui la guarda. ‘Sono stato proprio fortunato a trovarti! – le dice piano piano ‘ Però…’ ‘Però…?’ ‘Sai, per mio figlio cercavo un insegnante uomo. Tu sei una femmina… E troppo carina… Temo proprio che non ce la faresti, con lui…’
Francesca ha capito. Licenziata, dopo essere stata assunta per due ore. ‘Ma, sei vuoi, – aggiunge lui – potremmo rivederci…’ Lei lo guarda e gli lancia uno sguardo inceneritore. ‘No, grazie, hai lo sperma troppo acido per i miei gusti! Addio!’
Non ero andata in vacanza, quell’estate. Non avevo trovato nessun impiego per guadagnare i soldi necessari per una vacanza. Fu la mia fortuna. Scoprii infatti che il mio moroso, quella famosa sera, mi aveva ingravidato. Mi ero anche sposata, dopo. Sì, con lui. Cornuto, prima ancora del matrimonio! Ma si sa, il mondo va così! E, poiché le belle notizie arrivano sempre insieme, più tardi, venni assunta anche come insegnante. Di lettere. E quanto mi piacevano quei giovani uomini. E quanto piacevo io a loro. E quante avventure…
continua
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