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La stanza &egrave in penombra, illuminata dolcemente da una piantana che diffonde un tono caldo ovunque. Sto aspettandoti, tra luce e buio, desiderosa di ringraziarti per l’aiuto che mi hai dato in questo periodo un po’ difficile di lavoro, di problemi di salute.

Tra amici e conoscenti, alla fine, uno solo si &egrave realmente prestato a mantenere fede alle sue parole.
‘se hai bisogno sono qui’ &egrave il motto di tutti, quando hai qualche problema, ma sappiamo come va a finire.

Tu, unico tra i tanti, hai sopportato un periodo di merda niente male, e non ti ho mai fatto credere di ‘starci’ od altro. In casa mia c’&egrave posto solo per lo zerbino sulla soglia, non sono quel genere di donna.

Proprio per questo, immagino, il mio dono a te stasera, il mio ringraziamento, sarà sincero e inaspettato.
Perché mai ti ho fatto credere che mi avresti avuta. Mai l’ho promesso. Mai ti ho ingannato. E ora, mi avrai.

Mi passo la lingua sulle labbra, sto solo aspettando che quella porta si apra, come un animale in agguato…

Finalmente le chiavi girano nella toppa ed entri, sbuffando, due borse della spesa cariche, le chiavi tenute per un dito, chiudi la porta con un calcio e mi vedi.
Quel che ti fa mancare il fiato, adesso, non sono le scale, sono io.

Io, che a pochi metri dalla porta ti fisso, appoggiata allo schienale del divano.
“sei sempre un gran colpo d’occhio.” Sorrido, mentre ti vedo lasciare giù i sacchetti senza parole.
“io??” Domandi stupito. “e tu con… Quel…” Ormai il sangue dev’esserti sceso dal cervello al cazzo, per non riuscire a farti parlare così.
Sorrido.”si chiama gu’pi&egravere. Bustino, reggicalze, un intimo coordinato.”
Mi avvicino con due lunghi passi. “i tacchi sono un extra.” Aggiungo, allungando la mano e prendendoti per la cravatta. Tiro verso di me, per aderire con un bacio lungo, caldo e umido come voglio sia questa serata.
“Mio…” Sussurro, distaccandomi. “… Sei tutto mio. Voglio ringraziarti per l’aiuto di queste settimane.”

“Ma tu non stai con…” Quanta tenerezza che mi fai. “No, usciamo assieme e… Altro, ma tranquillo.” Sorrido.
Tentenni per un poco. “… Non voglio rovinare…” ti ricaccio le parole in gola con un altro bacio e la lingua.
“Solo stanotte. Voglio solo ringraziare un amico del suo aiuto. Puoi andartene se non sei d’accordo.”

No. Non mi sembra che tu sia in disaccordo, mentre ti levo quell’inutile giacca e la lancio dove non darà più fastidio, e posso cosi gustarmi le forme del tuo corpo sotto la stoffa. Allento il nodo della cravatta, senza smettere di fissarti, e di baciarti a più riprese. Le tue mani corrono sul mio corpo, sollevando gli elastici.
*sciak!* risuonano quando li lasci, sospiro un po’ infastidita dal colpo sulla pelle. “avrai modo di sculacciarmi…” Sussurro sul tuo orecchio e lo solletico con la punta della lingua, lentamente…
“Sei una…” Sibili, immagino che ti faccia morire questa cosa.
“Sono cosa?” sbotto con un’espressione innocente, gran sbattimento di ciglia e le labbra a cuore, prima di sorridere ammiccante, indietreggiando, perché tu mi ammiri.
“Stasera sono tutto ciò che vuoi, farò tutto ciò che vuoi..” Ti tento, passandomi una mano tra i capelli. “…Tutto.” Ribadisco, fissandoti. Mi sembra di sentire le cuciture dei tuoi pantaloni che saltano, e sotto la stoffa semitrasparente del mio indumento, sento ben altro… E così, comincio a passeggiare a lente falcate attorno a te, lasciando che il tuo sguardo scivoli dai miei occhi che non smettono di fissarti alle mie labbra.
Le tocco con un dito. “comincia a farti venire delle idee, su cosa io possa essere per te…” Sussurro.
Vedo l’erezione nei tuoi pantaloni, e penso che molti altri che conosciamo entrambi avrebbero già tirato fuori l’uccello. Ma qualcuno l’avrebbe fatto anche prima di aprire la porta…
“Santo cielo, pensavo di avere un certo appeal…” Sussurro scivolandoti alle spalle, scorrendo una mano sulla schiena. “devo essere più esplicita?” Sorrido, invitandoti a voltarti. Prendo la cravatta, la allento ancora e te la rubo con un sorriso.

“Devo raccontarti qualche seratina hot che ho avuto? Magari ti suggerisce qualcosa…” Pari imbambolato, e la cosa &egrave a suo modo fastidiosa. E va bene. Passeggio, rigirando la cravatta come il gioco con l’ elastico, la porto dietro la schiena, continuo a giocare, fino ad avvolgermi le mani.
“ops.”

Pare proprio che io ora debba tenere le mani dietro la schiena, e girandomi faccio proprio in modo che tu veda, ammiri la mia condizione -e anche un po’ il mio culo- mentre ti fisso da sopra la spalla. Mi giro di nuovo, e mi inginocchio. Chiudo gli occhi, e dischiudo lentamente le labbra.
“Sono ciò che vuoi…” Sussurro. Attendo.

Non passa molto, per fortuna, per sentire i tuoi passi e rumore di una cintura che viene slacciata, stoffa che si scosta, la tua presenza vicino a me, e una sensazione di calore sulla bocca.
Sorrido. Finalmente, ce n’&egrave voluta!
“sapevo che dietro la tua timidezza c’era qualcuno che non vedeva l’ora di sbattermi in ginocchio.” Commento, mentre ondeggio la testa e le labbra sul tuo sesso pulsante.
Apro gli occhi guardandoti. Guardandolo. &egrave ben proporzionato, decisamente curvo verso l’alto.
“Sei sempre un bel colpo d’occhio.” Sorrido, aprendo la bocca e lasciando che tu faccia il resto. &egrave caldo, pulito, mi solletica il palato mentre ne prendo in bocca il glande, prima di lasciarlo e spennellare con la lingua l’asta, titillare il frenulo con la punta, e tornare ad attendere che tu me ne faccia dono, a occhi a mezz’asta, senza smettere di fissarti.
” Lo vuoi?” Sussurri, facendolo scivolare sulle mie labbra, facendomi sospirare. Ah, e così mi vuoi implorante? Sorrido.
“… Se lo vedo, mi ingolosisco, lo sai…” Sussurro cercando di afferrarlo, sbuffando per il tuo farti indietro.

Libero le mani e velocemente passo il nastro che era la tua cravatta un paio di giri sul tuo cazzo.
“Così non scappi…” Commento, tendendo leggermente la stoffa. Non ho certo intenzione di impiccartelo.
Lo prendo in bocca e comincio la mia delicata operazione di stimolazione, carezzando lo scroto, ingurgitando il tuo sesso e un po’ di stoffa.
Mi sembra di tenere uno stallone alla cavezza, adesso ti addomesticherò, e ti cavalcherò.
“mi fai impazzire…” Commenti, mentre lascio libera l’asta con uno schiocco.
“… Ti garantisco che impazzirai.” Ti ho capito, ti libero dalla cravatta che scivola a terra afferrandoti con una mano, ti fisso mentre vortico con la lingua sulla corona del glande, mentre lo faccio scivolare sul contorno labbra rendendole lucide di saliva, e con un sonoro rumore umido mi colpisco prima una guancia e poi l’altra.
E di nuovo, prima di farlo sulla mia bocca a cuoricino e scoccare un bacio.
“mmh!!” Esulto, quando prendi la mia nuca e senza mezzi termini me lo infili in bocca, cominciando ad ondeggiare il bacino per penetrarmela. Succhio e acconsento, ti lascio dettare il ritmo. Quando rallenti, quando estrai, ti cerco io, affamata, ansimante, il brivido del piacere mi corre lungo la schiena e sento il mio sesso farsi sempre più interessato e rorido… In momenti come questi &egrave importante concentrarsi, visto che il ritmo e le pompate non dipendono da me. Posso solo aderire con la bocca alla tua asta mentre ti sfili, posso solo godermi la sensazione di premere la superficie della mia lingua contro di essa quando sei dentro di me.
Aderire, avvolgere, coccolare. Respirare.
“sei ustionante” sussurri, in un istante di pausa in cui rimani dentro di me. Mugolo di apprezzamento, mentre il mio muscolo pulsa sotto la tua carne. Sento un filo di saliva uscire dall’angolo della bocca e pulisco con la mano, mentre ti sfili del tutto le mie labbra schioccano, deglutisco e ti guardo.
Sarà la voglia arretrata, sarà che ho qualche sbalzo ormonale, sarà come mi guardi su in alto, mentre in maniera cosi seria tieni l’asta del tuo sesso in mano, lucida delle mie carezze…
“Chi ti ha detto di togliermelo?” Esclamo, preda di una fame che non sarà facilmente saziata. Mi getto sul tuo sesso come un animale, e tu, sadicamente, lo neghi.
“oh, ma come??” Sembra dire il mio sguardo mentre mi appoggio con le mani al pavimento, quasi a quattro zampe.
“Hai detto ‘stasera sono ciò che vuoi’ prima… E voglio che implori un po’.” Mi rispondi con ironia.

Va bene. Implorerò, ma non avrai il piacere di avermi in ginocchio a farlo. Mi alzo in piedi subitaneamente, sculettando come su un set fotografico mi sposto verso il divano, mi appoggio alla spalliera, e ti fisso.
Ti fisso portandomi l’indice e il medio alla bocca, passandoli sulle mie labbra carnose lucide, prima di trucco, ora anche di altro, e le porto sul perizoma semitrasparente. Con i polpastrelli assaporo le volute delle decorazioni che le ornano, gli elastici dei bordi.
Il mio sesso &egrave in fiamme, un fuoco decisamente liquido. Scosto la stoffa e te ne regalo una visione parziale.

“Vogliamo giocare? Giochiamo.
Ma ci sono molti modi per cui mi mostrerò implorante…” Sussurro, fissandoti con uno sguardo osceno. Sorrido, mentre mi sfioro delicatamente le grandi labbra gonfie di desiderio. Lentamente. Molto lentamente. L’indice carezza la pelle sottile regalandomi brividi, mentre ti fisso. Ipnotizzato.
Mi giro dandoti le spalle, mi calo il perizoma zuppo e già che mi trovo piegata, decido di continuare a regalarti la visione del mio culo svettante, della curva della mia schiena, delle lunghe gambe sui tacchi un po’ prigioniere della sottile stoffa dell’intimo.
E soprattutto, delle mie dita che dischiudono il mio fiore lucido di nettare, di voglia, di desiderio di essere la tua femmina, questa sera.
Mi sfioro la clitoride con il medio, mentre indice e anulare continuano a tenere le lucide, vogliose, roride, pieghe della mia carne.
A occhi chiusi miagolo il mio desiderio, come una sirena.
“Ho tanta voglia…” Alzo lo sguardo oltre la mia spalla, poggiata con un gomito al divano. ” … Ti prego… Lo voglio…” Le mie dita scivolano dentro di me, per portarsi alla mia bocca. Sento il mio odore, mentre vi passo sopra la lingua, gusto il mio piacere.
“mmh… Sono cosi dolce…” Sussurro. Lo sono. “… Vuoi assaggiare?” Chiedo, con un sorriso.

Autore Pubblicato il: 7 Maggio 2016Categorie: Racconti di Dominazione, Racconti Erotici Etero0 Commenti

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