Una veloce occhiata al calendario. Al vedere il segnetto rosso scatta un pensiero ‘domani dovrebbero arrivare…se sono fortunata dopodomani…’ una smorfia ed uno sbuffo, prima di infilarti il cappotto ‘prevedo mal di pancia entro stasera…’. Le chiavi fanno scattare la serratura di casa. ‘Il buon giorno si vede dal mattino…’ Pensi, salendo in macchina per andare al lavoro. Il cielo plumbeo, cupo come la giornata che pare avrai al lavoro.
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Anche per oggi il lavoro con quelle tremende pesti era finito. Un saluto alle colleghe, alle bidelle, agli ultimi ritardatari ed ai loro genitori…quattro passi fino al parcheggio e poi finalmente in auto, verso casa. Apri la porta posteriore e sistemi sul sedile la giacca, la borsa ed un pacco di quaderni pesante come una casa. Un distratto sguardo verso una macchina lì vicina ti fa scorgere la nuova collega, appena uscita dall’università, mentre chiacchiera con il nuovo insegnante di motoria. ‘Civetta…’: un pensiero che ti passa veloce per la mente, senza lasciare segno. Apparentemente. Chiudi la portiera posteriore ed apri quella anteriore, alposto del guidatore. La gonna si alza leggermente mentre ti infili in auto. Un noncurante gesto e la macchina parte. Mentre fai manovra ti accorgi di quanto sia diventato automatico il guidare…i ricordi volano per un attimo alle prime lezioni di guida , con la pandina scassata: ‘schiaccia la frizione…marcia dentro…lascia la frizione e vai di acceleratore… frizione…marcia fuori…marcia dentro…acceleratore…dentro…fuori…dentro…fuori…’. Il TUO insegnante di motoria…’sì…perchè anche lui da giovane lo faceva.’ Il pensiero del tuo lui…che ti ha insegnato a guidare… che ti ha insegnato a… un sorriso malizioso si apre la strada sul tuo bel volto. Un improvviso fremito tra le cosce ‘…dentro…fuori…anche la prima volta…dentro…fuori… rilassa…contrai…rilassa…contrai…’.
Lasci il parcheggio e ti avvii verso casa. Casa nostra. Dopo un primo momento di divertimento, legato ai ricordi di quanto siamo stati buffi…impacciati… le prime volte… ti accorgi che il fremito non si è sopito….che un lieve prurito è ancora vivo…tra le gambe. Pensi al tuo lui…al suo sedere, ancora sufficientemente in forma da renderti fiera che sia tuo. Hai una gran voglia di morderlo quel sedere. La sensazione, sotto le tue mutandine, si acuisce, diventa prurito. Non di quello fastidioso…ma di quello che genera piacevole calore, se opportunamente stuzzicato. Stringi per un attimo il cambio, con la destra. Ti godi la sensazione calda del cuoio del pomello…la durezza dell’asta che sta sotto…proprio come… un altro sorriso malizioso. Lasci la leva ed appoggi la mano sulla coscia, fremendo al contatto. Le dita scivolano sul bordo della gonna e lo alzano, per lasciar spazio. I polpastrelli si ritrovano sulla superficie umida delle mutandine, la accarezzano. Nell’abitacolo inizia a farsi strada un odore che il tuo lui definirebbe PROFUMO, che il tuo lui adora…’se solo fosse qui’ mormori. L’indice si fa dispettoso e corre sul lato della mutandina, pensi ‘lo faccio o no?’, lo fai. Infili un dito tra le grandi labbra e lo inumidisci. Giochi per un pochino, attorno al clitoride. Il calore aumenta.
Semaforo rosso! Quasi inchiodi, colta all’improvviso dal cambio di luce. Con la destra ti aggiusti una ciocca di capelli, sfuggita dal cerchietto. Ti accorgi di cosa hai fatto solo quando la punta umida del dito sfiora il retro del tuo orecchio, lasciandoci una minuscola gocciolina della tua voglia. ‘Ma dai…merd!’ parole che ti sfuggono al pensiero di cosa hai rischiato e di cosa ti abbia fatto fare questo maledetto semaforo. La destra cerca un fazzoletto nella borsetta. Trovato, ti ripulisci di fretta la mano e cerchi ri ripetere l’operazione sul lato nascosto dell’orecchio. Verde. Uno sgarbato clacson ti spinge a muoverti e a non terminare del tutto la pulizia. Quel cavolo di fazzoletto ha solo peggiorato la situazione vicino ai tuoi capelli. ‘Lui apprezzerà di certo…’ ridacchi al solo pensiero di cosa succederà non appena tornerai a casa, ti bacerà e sentirà quel qualcosa…che gli farà perdere la testa senza capire il perchè.
La strada prosegue senza altre particolarità, tranne per il fatto che, sfruttando un lungo rettilineo, ti sfili le mutandine bagnate e le riponi nella borsetta. ‘Se sapesse che per toglierle ho usato il piede del freno sull’acceleratore…si incazzerebbe’, il tuo ultimo pensiero prima di parcheggiare la macchina e scendere.
Aggiustata la gonna e recuperati cappotto, quaderni e borsa chiudi la macchina. Un lieve frescore, dato dall’aria che filtra tra le tue cosce da sotto la gonna, ti ricorda di essere senza mutandine, libera. Entri in casa ed lanci tutto sul divano. Senti il rumore delle ultime goccie di caffè che salgono sulla moka.
‘Amore! Sei tu?’ la sua voce, dalla cucina, ‘Bentornata! Ti ho preparato…’ . I tuoi passi silenziosi ti portano dietro al tuo lui, lo abbracci sussurrandogli ‘…il caffè?’ con voce sensuale. Con il tono di chi sa di essere la più bella per qualcuno, di chi sa di avere tutto l’amore e le attenzioni di quel qualcuno.
Stringendo, ti ritrovi a contatto con quel sedere a cui avevi pensato solo mezz’ora prima. Una mano si sposta fino ad accarezzarlo, palparlo. Un tono di romprovero ‘Amore…sto versando il caffè…non distrarmi…’. Lasci la presa, simulando ubbidienza. Ti inginocchi, senza essere vista. Una mano, la tua, scivola sulla tua coscia, sotto la gonna, fino ad arrivare al tuo boschetto segreto. Un dito stuzzica il clitoride, bagnandosi del tuo desiderio. Ritrai prontamente la mano ed afferri il bordo dei pantaloni della sua tuta. Della mia tuta. Abbassi di scatto boxer e tuta e ti lanci a mordere quei glutei. ‘GNAC!’. Un perentoreo ‘MARICA!’ risuona nella stanza. La moka viene poggiata, i pantaloni rimessi a posto. Una mano maschile inizia a massaggiare la parte dolorante.Il cucchiaino con lo zucchero risuona nella tazzina, mescolandone il contenuto.
Un attimo dopo sei di nuovo in piedi ed io mi giro per porgerti il tuo caffè, soffiandoci sopra per intiepidirlo. Il tuo sguardo si posa sul cavallo dei miei pantaloni ed un sorriso furbo fa scomparire l’aria contrita che, solo per un brevissimo istante, avevi messo. Appena afferri la tazzina ti ritrovi le labbra poggiate alle mie, in un bacio tenero ed innamorato. I feromoni fanno il loro dovere ed il bozzo dei pantaloni si fa più evidente.
Lo guardi e fai finta di niente. Ci sediamo a tavola. Il pensiero di quell’attrezzo ti ricorda la voglia che pulsa tra le tue gambe. Sfilandoti a metà una scarpa mi lasci intravedere la curva del tuo piede. Lo dondoli, come per attrarre la mia attenzione. Mi schiarisco la voce, cercando un argoomento per riguadagnare il controllo della situazione. Ti giri leggermente sulla sedia, nascondendomi alla vista le tue gambe, portandle sotto il tavolo. Mentre inizio a parlare del più e del meno lasci scivolare la scarpa a terra. Il ‘Toc!’ passa inosservato. Non il tuo piedino che si fa strada tra le mie ginocchia e cosce. Cercando di andare avanti col discorso, allargo le gambe e ti lascio fare. Divertendomi ma senza darlo a vedere. Con viso angelico continui a chiacchierare amabilmente, mentre il piede sale per controllare la situazione e stuzzicarmi.
‘Non mi dai un dolcetto col caffè?’ Sbotti, sorseggiando dalla tazzina. ‘Oh beh…non lo vuoi quasi mai…ora vedo cosa abbiamo…’. Mentre mi giro denza alzarmi dalla sedia, appoggi la tazzina al tavolo e ti infili sotto. Rimango interdetto nel rigirarmi e constatare che non ci sei più. Abbasso lo sguardo, una frazione di secondo dopo, quando la tua testa spunta da sotto il tavolo, dal mio lato, trovandosi proprio tra le mie gambe. L’erezione si fa ancora più visibile. Inizi a baciarlo da sopra i vestiti…massaggiarlo con una mano, apprezzandone la crescente durezza. ‘Beh?! Basta questo per farti interrompere un discorso?’ rivolgendoti a me con un tono che non ammette repliche.
Continuiamo a chiacchierare, io seduto sulla sedia e tu accovacciata per terra, la gonna salita a mezza coscia per la posizione e la testa appoggiata alla mia gamba. L’odore del mio sesso passa la trama del tessuto e si fa largo verso il tuo naso. La voglia aumenta, il calore tra le tue gambe si riaccende, all’improvviso. Ti bagni ancora di più, al pensiero di quel che stai per succhiare. La voglia ti porta a mordicchiarlo attraverso il tessuto finchè le mie mani vanno ai pantaloni. Mi alzo quel tanto che serve per sfilarli fino ai piedi. Mi aiuti, tirando per la voglia di andare avanti. Alzi una delle gambe del boxer e fai uscire il mio uccello da sotto. Già senti il mio fiato farsi corto. Senza tanti complimenti lo prendi in mano ed inizia menarlo davanti ai tuoi occhi, osservandolo desiderosa e divertita. ‘La punta è ancora piccola…’ dici guardandomi negli occhi ‘…potrebbe andare bene per il mio buchino…ma io preferisco averlo da un’altra parte ogg…’ e senza nemmeno terminare la parola lo prendi in bocca.
Dopo poco sforzo riesci, con la tua abile lingua, a far crescere il glande, fino alle dimensioni adatte. ‘Così sarà più piacevole per me amore mio.’. Ti faccio alzare in piedi. Le mani ti prendono per i fianchi e ti poggiano sul piano del tavolo. Vogliose mani ti spalancano le cosce nude, spostando la gonna ancora più su. La mia espressione al vederti senza mutandine ti fa scappare una risatina ‘Ti piace quel che vedi vero?’. Annuisco, in trance. Il profumo della tua voglia ormai ha preso il controllo del mio corpo. Senti le mie mani che ti bloccano al tavolo, ti spingono per farti distendere. Rimango seduto. Ad un tratto capisci cosa voglio farti. Cerchi di dire di no, di chiudere le gambe, ma le mie braccia son più forti, ormai ho infilato il mio tronco in mezzo alle tue ginocchia. La mia testa si china, si avvicina alla tua peluria. Senti il mio respirofarsi profondo, capisci che mi sto assaporando il piacere di respirare il tuo più intimo profumo, quello che solo io posso sentire: la tua voglia. Provi ancora a protestare, mentre mi muovo per portare le tue gambe sopra le mie spalle e la testa più vicina alla tua figa. Con gli occhi fissi nei tuoi, scendo, tiro fuori la lingua ed inizio ad usarla attorno al tuo clitoride, giocandoci, leccandolo, assaporandomi il piacere del sesso orale. La voglia ha il sopravvento sulle tue reticenze e pian pianino si fa strada il pensiero di lasciarmi fare. Senti le dita di una mano muoversi sulle tue grandi labbra, allarghi di più le gambe e mi lasci fare. Un dito…due dita…corrono sul tuo sesso, strusciandosi abilmente. Tre dita…due entrano ed una massaggia dall’esterno. Si muovono decise, lasciando fluire parte del tuo liquido, indirizzandolo tra le tue natiche. La lingua non si ferma…un altro dito si unisce al gioco. Non capisci più cosa ti stia facendo…come…quanto…una delle dita inizia a giocare sulla rosellina del tuo buchino, segue il contorno, spinge dolcemente. Un brivido di piacere corre lungo la schiena di entrambi, diversi i motivi…ma in fondo lo stesso motivo. La lingua, imperterrita, gioca col tuo clitoride, due dita ti scopano davanti, uno dietro. Gemi, pazza di piacere, incurante dei vicini. Il mio respiro si fa più forte…il tuo anche…le tue gote di colorano di rosso, il petto sale e scende per i respiri, arrossato dal piacere. Le tue mani vanno a perdersi tra i miei capelli, stringono…tirano…come se non volessi rischiare che la mia bocca, la mia lingua, si allontanino dal tuo sesso. Appena senti di non poterti più trattenere, lasci la mia testa. Smetto di leccare, di giocare con le dita. Mi alzo, il cazzo gonfio e pulsante. Senza dire nulla lo avvicino a te e ti penetro con forza. Per te nessun dolore, solo il piacere di sentirlo dentro, che si muove, dentro e fuori…dentro…fuori…le palle che sbattono sul tuo buchino, continuano a ricordarci che se ti volessi…ti potrei avere anche da lì. Mi chiedi di farlo…di mettertelo dietro. Dico di no. Non voglio. Un ultimo movimento, eccessivamente ampio. Al ritorno la punta entra dietro. Un orgasmo simultaneo coglie entrambi. Lunghissimo, profondo. Rimaniamo senza forza. Ci puliamo e andiamo a stendere a letto, abbracciati. ‘Ti amo…’ ‘…anche io’. Lesto scende il torpore su entrambi.