Leggi qui tutti i racconti erotici di: Travolgente

Quando entrai per la prima volta nel cortile della scuola mi colpirono subito le scritte che c’erano sulle pareti, la maggior parte tutte volgari e a sfondo sessuale:

– Luisa sei una puttaxx –

– La mamma di Daria succhia bene –

– Desi/Deni amiche per le palle –

…e via dicendo, mah…pensai, ci sarà una banda di ragazzacci che si diverte a screditare la scuola o che comunque fosse una cosa di esterni, successivamente scoprì che a scrivere quelle cose erano state le ragazze della scuola.

L’istituto era fondamentalmente un professionale, il novantanove per cento era costituito da ragazze e solo l’un per cento da ragazzi, di cui, su sette credo che fossero in tutto i ragazzi, seppi che sei erano praticamente più vicini alle donne ed uno solo era l’eterosessuale.

Appena varcai la soglia sentì un brivido corrermi lungo la schiena, mi fiondai così verso la macchinetta del caffè, una mia droga. Dopo il caffè fui avvicinato dalla segretaria credo della scuola:

“Lei è quello nuovo?”

“Eh si…credo di si…dipende..”

“Ah si giusto, il nuovo professore di Matematica, giusto?”

“Si sono io…”

“Prego mi segua in direzione”

Entrai nella stanza e vidi, passando tra le scrivanie, che 3/4 dei dipendenti erano praticamente su facebook…vabbè, pensai.

Arrivato davanti alla scrivania della segretaria mi fece sedere e socchiuse la porta. 

“Allora…piacere, dottoressa Saviola, Liliana”

“Piacere Francesco Doro”

“Allora Francesco, che te ne pare?”

“Eh…non saprei, mi dica lei…sembra una scuola normale”

“Normale…(sorrise), devi sapere che tutti i prof nuovi se ne scappano, perché non riescono a gestire le ragazze”

“Addirittura..e che combineranno mai?”

“Sono tutte maggiorenni, pluribocciate, con guai con la giustizia, la metà già con un figlio,insomma…parliamo di ragazze un po’ particolari, poi lo vedrai”

“Va bene…credo comunque di poter gestire delle ragazze, per me sarebbe stato più difficile gestire un Industriale con trenta soli ragazzi per classe, o no?”

“Non saprei…personalmente non vedo molta differenza, ma spero che tu possa inserirti subito e senza avere problemi.”

“Cioè? Che problemi?”

“Sai girano un sacco di voci sulla nostra scuola, non credere a nulla, lo fanno per screditarci perché siamo un istituto professionale che accoglie tutti gli scarti delle altre scuole perché dobbiamo pur soppravvivere…o no?”

“Certo…ma non capisco i problemi di cui lei parla…”

“Poi vedrai…”

“Andiamo ora che ti presento alla classe”

“Andiamo”

Nel salire le scale prima di arrivare in classe mi disse:

“Sappile gestire perchè ti provocheranno e tanto pure…”

“Va bene…”

Entrammo in classe, una giungla, due stavano facendo a botte, un gruppetto sulla finestra a fumare, un altro gruppetto che si truccava, altre sedute al proprio banco che parlavano al telefono ed altre che stavano disegnando scene di sesso alla lavagna…o porca miseria, ma sono nel bronx?

“Silenzio! Ehi! Buttate quelle sigarette, chiudete la finestra, smettetela di fare botte altrimenti vi sospendo di nuovo, chiudete quei trucchi e tu cancella immediatamente quelle schifezze!”

Si girò e disse sottovoce: “Allora?”

Sorrisi per dire tutto ok.

“Allora…il professor Doro è il nuovo professore di Matematica, avete fatto scappare quello vecchio vedete un pò cosa fare con lui…”

Partirono fischi d’approvazione…

“A bonazzo”

“Facce vedè er culo”

Una dietro si alzò e disse:

“Aò me sò innamorata…”

La segretaria si girò e disse: “Sei ancora convinto che sia tutto normale?”

” Le gestisco io…tranquilla”

E se ne andò.

“Buongiorno a tutte…”

Nel clamore riuscì a sentire:

– facci vedere il culo –

– guarda che pacco –

– professò quanto sei bbono –

“Grazie a tutte, – dissi – ora state buone però, io sono il professore Francesco Doro”

E mi girai per scrivere il mio nome alla lavagna…

“Oddio! Chiappe d’oro!”

“A Professo Doro! Ammazza che chiappe d’oro”

Risate a non finire.

Mi misi a sedere e cercai di non alzarmi più. chiesi allora alle ragazze di presentarsi una per una.

Era mio modo di operare far presentare gli alunni, ovunque fossi stato, e scrivere su un mio elenco personale un mio soprannome per memorizzare subito il nome. Così cominciarono, mi colpirono subito:

Desirè – bionda primo banco

Anna – rasta

Luana – bisonte

Lorena – neo

Barbara – tettona rossa

Dalila – piccola nera

Mina – tettona castana

Denise – bionda piercing

Susanna – bianca

Cercai di avere subito il controllo della situazione stabilendo dei compromessi con le ragazze, le facevo fumare, andare in bagno quando volevano, chi voleva avrebbe potuto ascoltare la lezione, altrimenti erano libere di fare quello che volevano purché sempre in silenzio.

Le più spavalde cominciarono a farmi domande, prima sulla mia vita personale sino ad arrivare al sesso:

“Senti professò ma poi ce le fai vedè le chiappe d’oro?”

Un’altra faceva, quando magari mi alzavo un attimo:

“Mamma che culo a professò”

Un’altra rispondeva

“Professò ma il manico quanno ce lo fai vedè?”

Ero imbarazzatissimo ma eccitatissimo. Alla fine della prima ora scesi per un altro caffè ed alla macchinetta incontrai un altro professore giovane come me.

“Piacere, sei nuovo? Alfredo Casaloni, professore di Italiano”

“Piacere Francesco Doro, professore di Matematica”

“Allora…(si mise a ridere) traumatico l’impatto?”

“No dai…(cercai di fare il forte) sono simpatiche…ma tranquille…”

“See tranquille…ti hanno già toccato?”

“Cosa?”
“Ahahahaha non puoi capire quanto mi so divertito io in questi anni…”

“Divertito in che senso?”

“In quel senso…proprio in quel senso”

“Oddio…”

“No ma poi ti accorgerai che qua è così eh…per cui stai tranquillo, non ti innervosire e goditi sta scuola”

Mi diede una pacca sulla spalla e se ne andò.

Ma guarda questo…io avevo pensato a tante cose, soprattutto a prestazioni sessuali, ma mi chiedevo possibile con le alunne? Ok che sono tutte maggiorenni pluribocciate e con più esperienza forse anche di noi, ma possibile? Tornai in classe.

Le lezioni i giorni successivi passarono…si, diciamo che passarono, non mancavano le battute e le risate. Le ragazze andavano e venivano in continuazione dal bagno, pensavo a fumare ma odore di fumo ce ne era poco, per cui pensai se ne andassero in giro. Poi come mi aveva detto il prof di italiano cominciarono tutte a prendere confidenza, si alzavano e si appoggiavano alla mia scrivania facendomi vedere il loro seno rigoglioso, si abbassavano in mezzo all’aula con la scusa di prendere una penna da terra per mostrarmi il culo o per guardare da sotto la scrivania il mio pacco, dicevano loro…la situazione era molto eccitante. Alcune volte mentre entravo , passavo in mezzo a loro e qualcuna mi allungava la mano e mi toccava il culo, io ero davvero imbarazzatissimo e non sapevo che fare.

La svolta ci fu quando un giorno decisi di seguire due ragazze per vedere dove effettivamente andassero quando mi dicevano che volevano andare in bagno, così con la scusa del caffè uscì e seguì Denise e Desirè, che entrarono in una vecchia aula, credo di arte, abbandonata, piena di tutto, lavagne, sedie, tavoli; ci entrai anche io e ben nascosto, vidi che le mie due alunne si stavano baciando con un tipo, un certo Diego, da quello che capì…praticamente l’unico alunno eterosessuale della scuola. Mi venne un mezzo colpo al cuore quando le vidi inginocchiarsi entrambe ed uscire l’uccello del fortunato ragazzo.

Quanto avrei voluto essere al posto di quel ragazzo, avevo meno di trent’anni all’epoca e la vista di quelle diciannovenni che succhiavano l’uccello ad uno tra l’altro più piccolo di loro due mi fece eccitare e non poco.

Le due ragazze, Desirè e Denise, ecco il perché di quella scritta fuori dalla scuola pensai…dopo aver uscito l’uccello del giovane Diego, unico alunno eterosessuale della scuola, cominciarono a leccarlo, una da parte ed una dall’altra, leccavano e davani morsi cercando di mandare in estasi il fortunato ragazzo.

“Ragazze mie…lo sapete che vi amo entrambe…”

Diego, era un bel ragazzo, fisico muscoloso…ma quando sei l’unico ragazzo in una scuola di sole donne sei praticamente un Dio. Le due ragazze così cominciarono ad alternarsi, una leccava le palle e l’altra succhiava l’uccello, e viceversa, poi quando stava per venire Diego se lo prese in mano e venne nelle bocche delle due ragazze che stavano lì a terra a contendersi il seme, non fecero cadere nulla, ripulirono il cazzo del ragazzo e poi me ne andai cercando di alzare il passo verso l’aula.

Entrai ed una mi disse:
“Ma il caffè?”

Cazzo, me ne ero dimenticato.

“Non posso dissi ora…ci vado tra poco, c’era troppa fila…”

“Se vuoi ci vado io professò dopo…”

Per chiudere quanto prima le dissi di si. Quando entrarono le due ragazze chiesi dove fossero state e loro mi dissero:
“In bagno perchè?”

“Siamo sicuri dissi io? Non è che ve ne andate in giro? Ve lo dico perché sono responsabile nei vostri confronti…”

“A professò ma che stai a dì? T’ho detto che so andata ar bagno, punto. Nun ce credi? La prossima viè co me che ner frattempo te do na ripassata pure a te”

E tutte partirono a ridere a crepapelle. Mamma mia pensai come stanno queste.

Finita la lezione incontrai il professore d’italiano che mi disse:
“Beh, quante te ne sei fatte?”

“Cosa? ma che stai dicendo?”

“Ahahahah…dai dai lo so che è presto, ma manca poco vedrai, ste ragazze so tremende”.

Passarono un pò di settimane e ci trovammo ad Aprile, le ragazze ormai usavano solo le magliettine in classe e per me la viste di quelle tette ben in vista e di quei culi perfetti fece risvegliare spesso e volentieri il mio uccello. Le ragazze erano sempre più spinte, un paio si scambiarono la maglietta in classe come se nulla fosse restando praticamente in reggiseno davanti ai miei occhi…io ero sempre più paralizzato ed eccitato. Quando potevo cercavo sempre di seguire Desirè e Denise per sapere cosa facessero, ma ormai dovevano aver capito perché andavano realmente solo in bagno. Ma un giorno casualmente dal loro bagno dopo di loro vidi uscire Diego, per cui capì che avevano cambiato strategia.

Il giorno del mio battesimo cominciò come tutti gli altri, caffè, buongiorno a tutte e…

“Professò an vedi che pacco…”

I miei pantaloni erano molto aderenti e la forma del mio uccello era purtroppo ben visibile, così mi sedetti subito ma le ragazze cominciarono a guardare tutte sotto, ad alzarsi e venire vicino per vedere…tutto questo non mi aiutò per niente, anzi, il mio uccello era già in piena erezione. Decisi così con una scusa di andare in bagno e sciacquarmi un po’ il viso, andai dal bidello e chiesi dove fasse il bagno dei professori ma lui mi rispose con una risata, capì quindi che sarei dovuto andare nel bagno degli alunni maschi.

Entrai nel bagno e vidi una decina di piccole cabine, così entrai in una, mi chiusi e cominciai ad urinare. Stavo per finire quando sentì che la porta si apriva, sentì chiuderla a chiave e bisbigliare qualcosa.

“Prof è qui?”

“Si che è successo?”

“Si sbrghi che Clara nun se sente bene?”

“Ok” Mi pulì al volo ed aprì la porta e mi ritrovai Desirè e Denise che mi misero le mani sul petto:
“A professò ma quando ce lo dai il tuo?”

Imbarazzatissimo cercai di allontanarmi da loro ed andare verso la porta ma quelle due diavole l’avevano chiusa a chiave:

“Vuoi gridare e chiedere aiuto? Vuoi passare per il coglione della scuola che ha paura a stare con due ragazze in bagno?”

In effetti non potevo gridare, cercai quindi di farmi dare la chiave:

“Per cortesia datemi la chiave e finiamola co sta storia”

“Ma smettila professò” e Desirè mi mise una mano sul pacco, una scarica di adrenalina mi invase.

“Ma sei impazzita? Ma che fai?” e mi spostai dalla porta, mi diressi dalla parte opposta vicino alla finestra.

“Professò forse nun tè chiaro, prima ce lo fai assaggiare e prima te ne vai…artrimenti se stamo qua sino all’una senza problemi.”

“Ragazze per favore ve lo chiedo, fatemi uscire…”

Ma Denise mi aveva già messo una mano sul cazzo, il mio socio era ormai in completa erezione.

“Ma lo vedi che lo vuoi pure tu? Ma ddai su..”

E cominciò a masturbarmi per bene da sopra ai pantaloni, si inginocchiarono entrambe e me lo uscirono dai pantaloni….

“Oh…chiappe d’oro e cazzo d’oro…a professò solamente a noi me raccomando…”

Cominciarono a leccarlo entrambe ed io cominciai a vedere le stelle, quelle lingue sapienti sapevano cosa fare, presero a leccare le palle mentre l’altra masturbava e leccava velocemente l’asta, non ci volle molto che fui sul punto di venire così le misi una con la faccia dell’altra di fronte e le feci baciare, e poi misi il mio socio in mezzo alle loro bocche, dopo un po’ venni cercando di trattenere quanto più potessi il mio orgasmo, queste due assatanate si girarono subito per cercare di raccogliere un po’ del mio seme in bocca, lo ripulirono per bene e poi si alzarono e dissero:
“Hai visto professò? Che ci voleva…”

Distrutto tornai in classe, con ormai tutte che avevano capito cos’era successo visto che come entrai ci fu la ola, non mi piaceva questa situazione così feci finta di compilare il registro ed ignorare loro che dicevano:

“Professò quanno a me?”

“Dice che sta messo bene bene…”

“Professò se vuò fa qualcosa io ce sto tranquillamente…”

“Aò ma io m’ero nnamorata! mo tutte state a trescà cor professore?”

Finita la lezione, dissi buongiorno e me ne scappai. Due giorni dopo incontrai il professore di Italiano che mi disse:

“Ho saputo che t’hanno battezzato, beh?”

“Ma che stai dicendo?”

“Dai che me l’hanno detto le ragazze, stai tranquillo…nun te devi preoccupà t’ho detto…”

Io non dormivo da due notti per quello che era successo, mi sembrava una cosa impossibile, così decisi di andare a dire tutto al preside.

Il preside sembrò molto comprensivo, sembrava non fosse la prima volta insomma, sembrava rassegnato ecco, il termine esatto era rassegnato, così mi disse di lasciar stare, che mi avrebbe capito se avessi rifiutato il posto, che purtroppo non riesce neanche lui a gestire tutte le ragazze ed i “professori”, eccetera eccetera…quando sentì dei “professori” capì di essere in un letamaio.

Cercai per qualche giorno di fare il duro, anche con le ragazze:

“Ma che c’hai professò?”

“Se vuoi ti faccio rilassà io…”

Continuavo le mie lezioni imperterrito nonostante i commenti, era un ambiente che non mi piaceva più. Ogni volta speravo che le giornate finissero subito per potermene tornare a casa, mi sentivo in continuo difetto.

Passati alcuni giorni mi calmai un pò ed entrando a scuola vidi che il prof di Italiano stava parlando con una professoressa, bel culo da dietro, gran bel culo davvero.

Arrivai al suo fianco e dissi buongiorno:

“Ehi finalmente…”

(finalmente?)

“Buongiorno” dissi io

“Buongiormo” disse Alfredo facendo segno con la testa verso la professoressa.

“Parlavamo proprio di te con Alfredo e gli chiedevo ma possibile che io non l’abbia ancora visto? Tutti a parlare di sto professore Doro, che bel ragazzo…hai capito, c’avevano ragione si…”

Eccola là…un’altra troia pensai…

“Piacere Francesco”

“Il piacere è tutto mio Francesco, io sono Nadia Cosetti, la professoressa di Biologia, tu di Matematica…ambito scientifico per entrambi insomma”… e mi fece l’occhiolino

Perfetto, prossima scopata Nadia Cosetti.

“Senta professoressa io devo scappare in’aula ci vediamo alla pausa per un caffè o pranziamo insieme?”

“An vedi oh come scappa, quello che vuoi tesoro mio”

E Alfredo dietro che rideva con la mano davanti alla bocca.

“Ok va bene, allora ci vediamo per pranzo…pranziamo in un ristorante qui dietro che si mang…”

“Ma che stai a dì? Oggi vieni a casa mia, ti preparo qualcosa io, aspettami qui di fronte alle dodici che tanto abito qui vicino”

Ok le dissi e me ne scappai in aula, il pensiero di quella porca che mi aspettava non mi dava tregua…durante la pausa scesi per un caffè e trovai il mio “amico” Alfredo che mi disse:
“Oh grazie comunque eh?”
“Di cosa?”

“Come di cosa? Ti preparo quella puledra su di un piatto d’argento..armeno offrime il caffè, no?”

“Va bene…non è che mo ti devi arrabbiare per un caffè…”

“Oh mi raccomando, trattala bene perchè quella a letto è na signora…”

“Si non preoccuparti…” dissi io

“Le migliori scopate mi so fatto co quella…mamma mia oh, oggi vedrai e poi domani mi dirai….oh a proposito, sto pompino da quelle due?”

“Guarda m’hanno bloccato in bagno…non mi avevano lasciato via di fuga, lascia stare…”

“Ma quale lascia stare oh…Desirè e Denise so du meraviglie della natura, aò guai a chi me le tocca, con loro vai sempre tranquillo, pare che so lesbiche e quindi quanno a una viene voglia de cazzo se so messe d’accordo che ci vanno insieme altrimenti niente pe nessuna…”

Io con gli occhi sgranati ascoltavo e mi meravigliavo di tutto…

“Aò la Cosetti me la so scopata pure qua dentro eh?”

“Qui?” dissi io

“Oh ma te vuoi sveglià? Qua scopamo tutti e vai a vedè che l’unico che se tira ancora le seghe sei tu? Namo su…datte na regolata e datte da fa, artrimenti perdi er treno eh?”

“No no tranquillo…”

“Bravo così me piaci, namo a lezione su”.

Alle dodici meno cinque feci già uscire le ragazze dall’aula e mi fiondai giù per firmare e uscire, non vedevo l’ora di andare a casa di Nadia, pensai…ora pranzetto veloce, caffè, chiacchierata sul divano…baci, carezze, scopata sul divano…poi dopo andiamo sul letto…ok, pensai, va bene, mi ero già fatto il programma della restante giornata mentre scendevo le scale.

Arrivato fuori cominciai ad aspettare, aspettare, aspettare…alle dodici e mezza arrivò Alfredo che mi disse:
“Namo t’accompagno io che Nadia m’ha detto che sta bloccata a casa e non può venì”, ok dissi e lo seguì, dopo alcuni minuti arrivammo sotto il suo condominio e mi disse:

“Oh mi raccomando, questa vuole godere, falla giocare che le piace e poi te fa de tutto…poi te do na dritta clamorosa: leccala sotto le ascelle ed è tua!”

Divertito e sorridendo suonai al campanello:

“Professoressa Nadia sono io…”

“Ti apro…”

See ti apro, pensai, io ti apro tra poco.

Salì le scale, suonai alla porta che mi aveva indicato alfredo ma vidi che era già aperta:

“Permesso?”

“Vieni sono in salotto…accomodati pure…”

Quando entrai in salotto la vidi completamente nuda, con le gambe aperte sul divano grande, un piatto in mezzo alle gambe con sopra appoggiata la patatina e le mani sotto il suo seno, una quasi terza, i suoi capelli sciolti ed ondulati come piacciono a me e gli occhiali da vista da porca…rimasi per un nanosecondo immobile a guardarla poi mi disse:
“Scusami ma ho solo una patata e due pere per pranzo…”

Lasciai tutto quello che avevo sul pavimento e mi lanciai contro quella patatina, appoggiai la mia faccia sul piatto e cominciai a leccarla per bene, spingevo la lingua sempre più dentro cercando di muoverla, ad un certo punto tolsi il piatto, ormai la sua bella sorpresa era riuscita, e prendendola per le gambe la alzai leggermente, inginocchiato davanti a lei continuavo a leccarla e succhiarla, lei godeva ripetutamente toccandosi il seno e spingendo quando poteva la mia testa contro il suo fiore. 

La alzai ancora…e ancora, sino a quando non si trovò con la sola testa e le mani per mantenersi sul divano, il resto era attaccato al mio corpo, ed io continuavo a leccarla…questa posizione era il massimo per una donna, con l’affluenza di tutto il sangue e la pressione verso il cervello non ci volle molto che esplose in un orgasmo faraonico…ma la sorpresa fu che eiaculò in una maniera pazzesca, non furono semplici schizzi leggeri ma vere e proprie ondate, mi allontanai quasi impaurito cercando di non farle vedere nulla, presa lei poi ad urlare…l’appoggiai sul divano e dopo essermi spogliato da solo, cominciai a leccarle le pere…lei completamente esausta e sudata aveva gli occhi semichiusi e mi accarezzava mentre le leccavo le tette:

“Ho mangiato la patata…ora un po’ di frutta” le dissi…

Così si mise più comoda e mi aiutò a succhiarle meglio i capezzoli, come un bambino mi misi tra le sue braccia a tirare avidamente quei pezzi sporgenti di tetta che mi avevano sempre attirato. Dopo alcuni minuti cominciò a togliermi anche i pantaloni ed a massaggiarmi da sopra le mutande…

“Professore…complimenti…pare che qua ce sta na bella riga…”

“E’ tutta sua professoressa…”

La prof così si abbassò e cominciò a succhiarmelo per bene, si aggiustava spesso i capelli dietro l’orecchio e proseguiva a leccare e succhiare…

“Professoressa…ma lei è davvero brava a succhiare…”

“La ringrazio professore…mi piace, non lo nascondo…”

“Sono più brava delle pischelle?”

A chi si riferiva ora? Alle due alunne o alle ragazze in generale? Dannazione…

“Beh non saprei professoressa…le posso però dire che lei è più concentrata delle altre ragazze e questo è di fondamentale importanza…”

“Ok, ma sono più brava delle tue due alunne?”

Cazzo…Alfredo doveva averle detto qualcosa…

“Si professoressa decisamente…(mentì, non ero in una posizione comoda)”

“Mi fa piacere…quelle puttanelle spompinano tutta la scuola e poi me devo sorbì i complimenti di tutti…”

Stufo di essere fermo mi alzai e le dissi di andare in camera, qui dopo esserci buttati come due ragazzini sul letto, riprendemmo a baciarci sino a quando non mi misi sopra e glielo spinsi dentro, lei era un lago, cominciai a pomparla un po’ sino a quando non mi chiuse con le gambe ed i talloni da dietro e mi disse:

“Ammazzami così…ti prego…fammi venire così…ti prego…”

Cominciai ad affondarla, una, due, tre, dieci, cento volte, accompagnando ogni affondo con un vero e proprio grido da animale, lei eccitata a morire esplose in un orgasmo che vidi dopo aveva allagato quasi un quinto del letto…(noi matematici ragioniamo sempre con i numeri)

Mi liberai e decisi di fare quello che aveva detto Alfredo, così me la posizionai sopra e ricominciai a pomparla, mi avvicinai al suo seno e cominciai a succhiarlo e leccarlo…quando cominciai a sentire di nuovo i primi lamenti da parte sua le alzai le braccia e cominciaia a leccarla sotto le ascelle.

Una scarica di brividi le passarono lungo tutto il corpo, sono quasi sicuro di aver visto una miriade di nervi irrigidirsi con quelle leccate…cominciò a gridare e a muoversi tutta, si muoveva come una pazza, le grida erano oscene…qualcosa di incontrollabile, qualcosa di incredibile, per alcuni secondi provai anche paura a continuare. Nadia si divincolava come una pazza isterica, sino a quando non venne con grida che sicuramente avranno sentito tutti i condomini. 

Si buttò sul letto affianco e mi disse:
“Te l’ha detto Alfredo vero? che figlio di puttaxx…”

Io sorrisi e la girai, quel bel culo che avevo visto nell’atrio della scuola mi aspettava…bello grande e con i fianchi un po’ larghi come piace a me…la presi a schiaffeggiare piano piano dopo essermela portata sulle gambe e lei come una bambina impertinente e maliziosa sorrideva…

Quando decisi che era arrivato il momento la spostai e la sistemai a pecora, la sua patata mi accolse nel migliore dei modi, nessun ostacolo, strada libera che percorsi per parecchie miglia sino a quando non sentì il mio brivido, così la girai e le venni sulle tette, scaricai tutto il mio seme sul suo petto…e quella troia con gli occhiali portati in bocca che mi guardava soddisfatta…

“Prof le va di fare un gioco?”

“Mi dica professoressa…”

“La voglio legare al letto…”

“Ma come funziona questo gioco?”

“Diciamo che ora comando io, quando vengo però significa che sarai tu a comandare me sino a quando tu, a tua volta, non verrai…”

“Va bene” le dissi…

Così mi fece girare con il culo all’aria e mi legò le mani ed i piedi con dei calzini alle ringhiere del letto, cominciò a camminarmi sopra ed a toccare il mio culo con i piedi:
“Senti che durezza qua…hanno ragione a chiamarti Professor chiappe d’oro…”

Scese subito giù e cominciò a leccarmi il culo…quella lingua mi stava facendo morire, leccava tutto il culo sino ad arrivare al buco ma poi si spostava – lecca dai – pensavo ma dopo essersi avvicinata si allontanava ogni volta…si mise sopra e cominciò a godere strusciando la sua patatina contro le mie chiappe sporgenti…ma quant’era strana pensai.

Completamente immobile ero in balìa della sua voglia contagiosa, dopo alcuni minuti mi slegò e mi rilegò questa volta con la pancia verso l’alto…si mise con la testa in mezzo alle gambe e cominciò a leccarmi le palle, leccava le gambe affianco e poi si metteva le palle in bocca, leccava e succhiava, mi stava facendo morire così quasi all’apice le dissi:
“Dai troia fammi venire…”

Si alzò di scatto e mi diede uno schiaffo:

“Come ti permetti di chiamare troia la tua signora?”

Divertito dalla situazione dissi:

“Ha ragione signora, se vuole per farmi perdonare gliela posso leccare…”

“Bravo, mettiti all’opera”

E si mise sopra, aveva la sua patatina in faccia, a volte non riuscivo neanche a respirare per quanto la spingesse contro il mio viso, avrei voluto schiaffeggiarle quel culo ma ero completamente impotente.

Finalmente decise di infilarsi il mio socio dentro e con le spalle rivolte verso di me cominciò a scoparsi il mio socio, si agitava come una pazza, si girava, si distendeva sino ai piedi sino a mordermeli e farmi davvero male, fino alla sua venuta…questa volta rapida, con pochi schizzi e poche grida, le ordinai di slegarmi, ora toccava a me.

Immediatamente, preso dal gioco, le diedi un forte schiaffo sul suo viso facendole cadere anche gli occhiali:

“Brutta troia come ti sei permessa di legarmi e per giunta schiaffeggiarmi?”

“Mi scusi mio signore…non volevo deluderla, ma toccava fare a me la padrona…”

“Raccogli gli occhiali ed indossali, perché te li voglio fare bianchi con il mio seme…”

La feci posizionare in ginocchio e le ordinai di leccarmi tutto, cominciai quindi mettendole prima il mio socio in bocca, poi le misi le palle, e lei che come da ordini prendeva e leccava tutto, mi spostai un po’ e le misi il mio piede in bocca e le ordinai di succhiare l’alluce come fosse il mio cazzo, e quella troia cominciò davvero e masturbarmi l’alluce ed a leccarlo, era brava…stava perfettamente ai giochi, segno che non era la prima volta.

Mi girai quindi e le misi le mie chiappe di fronte, – leccale – e lei uscì la lingua e prese a leccarmi le chiappe, dal basso verso l’alto e scendeva, mi avvicinai al suo viso ed allargandole le dissi – ora leccami il buco –

E lei da schiava perfetta prese a leccarmi il buco….ah, che bella sensazione , inconsapevolmente presi a masturbarmi da solo…ormai stanco e pieno di seme, decisi di metterla con il corpo sul letto trasversalmente e la sua testa penzolante fuori e cominciai a scoparmela così, mantendendomi alle sue tette le spingevo il cazzo in gola sino a soffocarla, sino a quando al culmine le misi le palle in bocca e le ordinai di leccarle leggermente, mi basturbai sopra di lei e le venni sul quel suo bel faccino e su quegli occhiali che aveva…sfiniti ci addormentammo sul letto sino a sera quando mi svegliai e vidi che me lo stava succhiando:

“Ehi…che fai?”

“Scusami ma avevo fame…”

Nei giorni a venire non ci fu assolutamente imbarazzo tra me e la professoressa anzi, sembrava ci fosse una vera e propria intesa, anche Alfredo, il prof di Italiano, non faceva altro che farlo notare:

“Ma vedili tutti e due…sempre d’accordo…ma la volete finì?”

Il problema poi era un altro, Alfredo sapeva tutto del nostro incontro per cui non perdeva l’occasione per buttare battute qua e là:

“Oggi mi faccio due pere…c’ho voglia…”

“Stasera me guardo un bel film…me l’ha consigliato un amico, si chiama – La serva e il padrone -…”

Ma anche la prof Nadia era contenta,e  questo mi faceva piacere. Così parlandone con Alfredo decidemmo che volevamo farlo in tre, lui buttò l’amo in una discussione con la Nadia e lei per nulla infastidita disse:

“Beh…la curiosità sarebbe ben ripagata…”

Così quel figlio di buona donna organizzò una cenetta a casa della prof di scienze. Dopo una bella cenetta cominciammo a darci dentro con il vino…e partirono le prime battutine:

“Ammazza Na che bella magnata…mo ci vorrebbe proprio un bel dolce…”

“Le devo fare i complimenti professoressa…cena molto brillante ed il suo vestitino nero davvero da paura…”

“Vi ringrazio marpioni…”

“Ma quale marpione aò? Io so stato un vero galantuomo stasera…al servizio della signora di casa…”

“Allora la signora ha bisogno di un tuo favore…”

“Me dica pure prof…”

“Vai sotto il tavolo e leccami i piedi…”

Alfredo brillo come non mai scattò “Agli ordini prof” e messosi sotto il tavolo cominciò a leccare e succhiare i suoi piedi, la prof cominciò a cullarsi sulla sedia ed ad eccitarsi, così mi alzai ed andai alle sue spalle, un massaggio era il massimo in questo momento. Cominciai a massaggiarle il collo e le spalle, il mio socio era ormai in tiro e cominciai a puntarglielo contro il suo bel collo, scesi con le mie mani sempre più giù sino ad arrivare al suo bel seno, ed entrato nel vestito cominciai a mssaggiarle le tette, poi i capezzoli, poi scendevo con le mani lungo i fianchi e risalivo per avvicinarmi alle sue ascelle, cominciai a grattarla piano piano sino a quando non si girò e prese a sbottonarmi i pantaloni…

“Escilo, la tua signora ti ordina di uscirlo…”

Divertito dalla situazione mi sbottonai al volo e mandai giù i pantaloni, cominciò un pompino in piedi, con lei seduta ed Alfredo che continuava a leccarle i piedi…

“Ma io non posso?” Chiese Alfredo

“No…”

Si tirò indietro con la sedia e disse:

“Ora leccami la passera…”

Alfredo, da buon buongustaio non se lo fece ripetere due volte e si mise a leccare ardentemente la sua bella patata, le allargava le gambe e spingeva sempre di più la sua testa dentro…io intanto vedevo le stelle, con la bocca aperta la colpivo sulla lingua e poi glielo davo per pochi secondi…poi glielo toglievo…poi glielo ridavo…e lei come arrabbiata faceva la faccia nervosa…

“Dammelo t’ho detto…”

“Si signora…”

E gli diede uno schiaffo.

“E’ mio! Ci faccio quello che voglio!”

“Si signora…”

“Venite sul divano…”

Si mise con le gambe aperte ma in piedi e disse:

“Voglio che uno mi lecchi la passera ed uno il culo…”

Siccome davanti c’era stato già Alfredo e non mi andava sinceramente di passare dove c’era stato lui, mi fiondai dietro e cominciai a leccare tutte le sue belle chiappe sode, arrivavo al suo buchetto, davo una leccata e poi tornavo sopra…più e più volte, così con le nostre due facce, una davanti ed una dietro che leccavano, dopo poco si aggrappò alle nostre teste e venne in faccia di Alfredo, che per nulla disgustato continuò a leccare nonostante gli schizzi. Stanca si mise quindi sul divano e socchiuse gli occhi…

“Ora tocca a noi fare i padroni…” Le dissi…

Annuì.

La presi quindi con forza e la misi alla pecorina e cominciai a pomparla per bene, Alfredo nel frattempo le si era posizionato davanti e si stava facendo spompinare per bene, ci guardammo un attimo in faccia e cominciammo quasi a ridere, chi lo avrebbe mai detto o pensato anche solo qualche settimana fa che saremmo potuti arrivare sino a questo punto.

Dopo alcuni minuti cambiammo posizione, Alfredo la prese e se la sedette sopra, io quindi mi sedetti sulla parte superiore del divano e con forza presi la sua testa e la spinsi verso il mio socio. Mentre era sopra Alfredo che saltava disse:

“Voglio che veniate assieme…tutti su di me…”. Intanto quel figlio di puttaxx  cominciò a leccarle le ascelle e dopo alcuni brividi e scossoni venne per la seconda volta. Così dopo poco ci alzammo in piedi, lei si mise accovacciata con la lingua di fuori e cominciammo a masturbarci vicino alla sua bocca, dopo poco la inondammo di sperma, Alfredo più in bocca…io più sugli occhiali e sul viso…sfiniti, aspettammo che ci pulisse e ci buttammo sul divano con braccia e gambe aperte.

Lei si alzò ed andò in bagno a lavarsi poi tornò e disse andiamo in camera, qui una volta entrati disse:

“Lo sapete entrambi che ora sono di nuovo io la padrona…vero?”

“Si…” entrambi…

“Bene…”

Ci legò entrambi al letto, questa aveva la mania del legare, tutti e due molto vicini, da una parte ero legato alla ringhiera del letto e dall’altra alla mano ed al piede di Alfredo e viceversa. Si sedette al centro del letto e prese in mano i nostri uccelli e cominciò a masturbarli…poi si posizionò meglio e ci mise i suoi piedi in bocca, cominciammo a leccarla…lei sembrava soddisfattissima, si faceva leccare i piedi, cosa che le piaceva tantissimo, ed in più aveva un uccello per mano…si alzò quindi e cominciò a spompinarci, prima uno e poi l’altro…Alfredo forse troppo eccitato dalla situazione dopo un pò venne sporcandola e lei da Signora arrabbiata gli diede uno schiaffo:

“Mi hai sporcata come ti sei permesso…”

“Mi scusi signora…sono sfinito…non ce la facevo più…”

“Per questo sarai punito…”

Si alzò e si mise con la fica in faccia ad Alfredo:

“Lecca sino a quando non vengo…”

Così mentre spompinava me si faceva leccare da Alfredo.

“Posso avere una mano libera così mi aiuto?” Chiese Alfredo…

Lo liberò e così oltre alla lingua utilizzò anche le sue dita, fortunatamente dopo un po’ venne accompagnando gli schizzi con urla meravigliose, quindi le dissi:

“Ora in teoria toccherebbe a me…”

Lei era distrutta e buttata su Alfredo, le ordinai di liberarmi e cominciaia a scoparla in bocca, ma non eravamo molto comodi, così la girai e la misi a pecora, Alfredo cercava di toccarla mentre io la castigavo a suon di colpi e grida animalesche, le sue grida di dolore non facevano altro che aumentare quella situazione eccitante e dopo un po’ esplosi sulla sua schiena e sfiniti ci addormentammo tutti e tre quasi uno sopra l’altro.

 

Qualche giorno dopo fui contattato dal preside, preoccupato mi precipitai da lui.

“Allora prof come si sta trovando?”

“Bene bene…tutto va meglio ora…”

“Ha visto? Glielo avevo detto…doveva stare più tranquillo anche lei e più rilassato…”

“E’ vero…”

“Allora l’ho contattata per due ragioni: innanzitutto dovrà sostituire anche un altro prof in un’altra classe, credo si tratti di una o al massimo due settimane…”

“Va bene, non ci sono problemi”

“Se è libero, io sinceramente non ho neanche controllato, dovrà andarci anche all’ultima ora di oggi”

“Ok va bene, sono libero.”

“Perfetto inoltre ho bisogno del suo aiuto perchè ho un problema”

“Mi dica Preside…”

“Il prof di italiano Guidetti, della classe in cui andrà oggi tra l’altro, mi ha dato buca in gita…se la sente di venire con noi?”

Wow pensai…in gita con tutte queste troie…

“Va bene Preside…mi piace molto l’idea”

“Perfetto! Pensavo non volesse venire! Quindi posso metterla come accompagnatore della sua classe e della nuova di oggi, va bene?”

“Ok Preside, dove andiamo?”

“A Milano, ci sono congressi sulla moda che potrebbero interessare alle ragazze. La ringrazio molto…mi ha risolto un sacco di problemi, che qua sono tutti sposati e nessuno vuole venire in gita con queste ragazze…avrà capito come sono…”

“Perfettamente signor Preside, non si preoccupi”

 

All’ultima ora mi recai nella nuova aula…un circolo di troie della peggior specie, commenti a non finire e grida furono il tema forte dell’ultima ora. Queste erano addirittura più audaci perché venivano vicino alla cattedra ed avanzavano proposte indecenti…poveracce. Notai in penultima fila una che non disse una parola ma che non mi tolse gli occhi di dosso per tutta l’ora. Quando suonò la campanella tutte se ne scapparono dandomi baci volanti o pacche sul culo, mentre la ragazza della penultima fila uscì per ultima e venne verso di me, avevo già gli occhiali da sole per cui non tolsi un attimo i miei occhi da quei due splendidi meloni che venivano verso di me:

“Professore mi scusi…”

“Dimmi…dimmi…come ti chiami?”

“Angela…”

“Dimmi Angela…”

“Ho bisogno di ripetizioni di Matematica lei potrebbe darmele? Vorrei approfittarne ora che manca il mio prof così quando torna faccio vedere che ho recuperato…”

Hai visto pensai, ho trovato una ragazza diligente.

“Va bene, però se mi dici quali sono gli argomenti magari posso spiegarli a tutte in classe, così ripetete tutte, che ne dici?”

“Prof qui non si capisce niente e non concluderei nulla…”

Cercai di prendere tempo così le dissi:

“Guarda fammi un attimo organizzare anche perché ho altre persone a cui do ripetizione (bugia clamorosa volevo innanzitutto far vedere che ne facevo altre ma poi volevo parlare con Alfredo di queste ripetizioni…) e poi eventualmente ti faccio sapere, ok?”

“Prof io ho una settimana di tempo, per cui la prego mi faccia sapere subito altrimenti mi rivolgerò ad altri prof e non so se le conviene…”

“In che senso?”

“Perchè le ripetizioni portano soldi, in che senso prof?”

“No no hai ragione, era chiaro”

“Questo è il mio numero, mi chiami appena decide” e mi diede un bigliettino con il suo numero, il nome e due cuoricini…mah pensai.

“Ok va bene, ti faccio sapere subito”

 

Quando scesi cercai Alfredo, ormai il mio migliore amico lì, ma era già andato via l’ora precedente, così lo chiamai:

“A stronzo!”

“A fijo de na mignotta dimme tutto…”

“Oggi ho fatto supplenza in V B…”

“Mamma che troiaio lì…”

“E’ vero…”

“Sei tutto culo…”

“Ahahahahaha, ascolta una mi ha chiesto delle ripetizioni, che faccio?”

“Oddio chi?”

“Angela?”

“La tettona? Ma la mortaxxx tua ma come caxxo fai aò?”

“Ahahahahahaha”

“E quale dovrebbe essere il tuo dubbio scusame un po’…”

“Non so…ti chiedevo…voi le fate…”

“A Francè porca miseria ma sta ancora a dormì? Ma secondo te in questa scuola possono voler fare le ripetizioni? C’hanno tutte vent’anni ma che caxxo devono ripete?! “

“Ahahahah…ok va bene, allora oggi confermo?”

“A perché non hai neanche confermato? oddio come stai…”

“Ahahahah va bene va bene…grazie, ti faccio sapere…”

“Oh ma tutte a l’artri ste botte di culo…ciao, famme sapè”

“Ciao grande”

“Eh…grande un par de palle”

….

“Angela, sono il prof Doro…”

“Che tempismo, allora?”

“Va bene Angela, ho controllato un po’ in agenda e ho qualche giorno libero”

“Ah…m’aspettavo un due di picche, che bello, oggi come stai messo prof?”

“Sono libero”

“Perfetto alle tre a casa mia, che stamo pure senza i miei genitori”

“Ok…a dopo allora…”

“Ciao prof”

“Ciao.”

 

…senza i miei genitori?

Poco prima delle tre di quel pomeriggio contattai Angela per sapere dove abitasse ed una volta saputo mi diressi verso la stessa con mille pensieri in testa…vedevo quei meloni che ondeggiavano, che sballonzolavano, che rimbalzavano, che erano miei.

Arrivato a casa sua mi accorsi subito che aveva una gran bella casa, i genitori dovevano essere molto ricchi, praticamente non viveva in un palazzo come il 99% delle persone ma aveva una sua casa! Assurdo pensai, cosa ci fa questa in una scuola del genere…

Una volta entrato mi accolse in pantaloncini di jeans corti, ma così corti che cominciava ad avere le chiappe di fuori ed un sopra di una tuta con lo zip, ma la forma del suo grosso seno era evidentissima.

“Vuole un caffè prof?”

“Si grazie…”

“Allora…quanti anni hai Angela?”

“Ne ho venti prof”

“E come mai frequenti ancora quel tipo di scuola? potresti lavorare…meglio forse…”

“Prof mio padre vuole che me prendo il diploma ma poi non vuole che vado a lavorà per cui ho pensato mo me faccio boccià sempre almeno qualcosa la faccio…”

“E vabbe ma non puoi stare così a vita…dai, qualcosa dovrai pur farla”

“Lo so prof non lo dica a me ma a mi padre, te l’ho detto quello non ne vuol sapere che la figlia va a lavorà, preferisce sapermi a casa”

“E che fai o dovresti fare a casa?”

“Niente che devo fa prof…appunto, un giorno viene un’amica, un giorno un amico, un giorno faccio venì parecchie persone…mi rompo le palle a sta da sola, poi capirai i miei escono la mattina e tornano la sera, che devo fa io? Ecco perchè vengo a scuola…almeno mi occupo un po’ la giornata…”

In fondo non aveva torto.

Mentre preparava il caffè guardavo quel suo bel culo semi scoperto che si muoveva davanti ai miei occhi, il mio socio era già sul piede di guerra. Prendemmo il caffè e le chiesi di spiegarmi un po’ quali erano gli argomenti in cui era carente. Angela farfugliò qualcosa, ma forse non sapeva neanche lei cosa davvero avesse detto.

Ci sistemammo quindi in una camera isolata dal resto della casa, evidentemente non doveva essere quasi mai usata.

“Questa prof è la stanza studio…come potrai vedere non è mai stata usata ahahahahah”

“Vedo vedo…”

Aprì le finestre e fece entrare la luce, ci sistemammo sul tavolo e le dissi di prendermi i suoi libri ed i suoi appunti. La giornata calda cominciava a farsi sentire…mi tolsi il giacchetto che avevo e rimasi in camicia e jeans.

Quando tornò mi diede tutto e cominciai a dare un’occhiata a…a…niente praticamente, erano tutti appunti presi senza logica, copiati dove c’era spazio sul foglio, un disordine completo.

Guardai il programma e le chiesi di segnarmi cosa non avesse capito mentre io mi sarei alzato le maniche della camicia, mi ridiede il foglio sorridendo, aveva segnato con una crocetta tutto.

“Eh…qua dall’inizio dobbiamo cominciare allora…”

“Si prof…dal principio…”

“Ma scusami Angela, se non vuoi essere promossa perché hai deciso di fare delle ripetizioni?”

“Perché la matematica mi piace, anche se me bocciano voglio comunque saper fare ste cose nella vita”

“Vabbe…cominciamo”

Cominciai davvero dalla base. 

Mentre parlavo e scrivevo lei mi guardava negli occhi, mi metteva a disagio, guardava e socchiudeva gli occhi. A volte annuiva e poi riprendeva a guardarmi. Con la scusa di vedere meglio quello che scrivevo si sporgeva e si avvicinava facendomi sentire il suo profumo, cominciò quindi a tirare giù la zip ed in primis uscì il suo bel solco, un solco che partiva quasi subito sotto il collo. Cominciai a sospirare e sudare. Ogni minuto abbassava la zip di poco…in poco tempo arrivò giù e vidi la sua cannottiera aderente rossa che emanava strani riflessi, sarà il materiale della canotta pensai.

Io continuavo a sudare e sospirare, si tolse il sopra della tuta e disse:

“Scusi prof ma sto a morì de caldo…”

“Ok va bene…possiamo continuare si?”

“Si si…ma tu stai sudando prof, vuoi na maglietta? magari stai più fresco…”

“No no grazie…”

La situazione era brutta, la visione di quelle super tettone a pochi centimetri dal mio braccio e da me mi stava facendo morire. Io cercavo di non guardarla ma di scrivere e basta ma lei ormai aveva in mano la scena.

“Prof fammi vedere che non capisco…”

E si avvicinò appoggiandomi il seno sul braccio, giocava la ragazza, ormai aveva capito che ero partito. Il mio socio reclamava libertà ma non potevo assolutamente alzarmi vista l’erezione in atto. Respiravo sempre più forte e guardando l’orologio vidi che era passata a malapena mezz’ora.

“Facciamo pausa prof? che stai pure sudando…la vuoi na maglietta?”

“No davvero grazie…” e nel farlo mi sfiorò il braccio ed istintivamente feci uno scatto felino per allontanarmi.

“Ma stai tesissimo prof…che c’hai?”

“Niente niente…solo che a me il caldo mi da alla testa…”

“A chi lo dici…dai ti faccio un messaggio, so brava prof”

Si alzò e mise le sue mani sul mio collo.

“No dai Angela, beviamo qualcosa ma poi riprendiamo…”

“Dai dai poco prof…senti qua, sei tutto un nervo”

E riprese a massaggiare il mio collo, era brava, ma in quel momento qualsiasi massaggio sarebbe stato l’ideale.

Partiva dal collo ed arriva alle spalle e poi ritornava, cominciò ad usare anche le unghie e quel contatto con la mia camicia e la pelle mi fece superare il limite. Cominciai ad avere brividi, a sospirare. Ormai comandava lei.

Le sue unghie graffiavano dal collo alla spalla, poi scendevano giù sulle braccia, risalivano e scendevano nuovamente.

“Mi fermo prof?”

“No…”

Cominciò ad avvicinarsi pian piano e cominciai a sentire la presenza di quel davanzale dietro la mia testa, le faceva urtare e poi le ritraeva, poi prese a graffiarmi con delicatezza le braccia e questo la portò inevitabilmente ed attaccarsi alla mia spalla; risalì sopra e ricominciò a grattare intorno al collo, scese giù e prese a grattare il mio petto.

Ero andato.

Cominciò ad aprirmi i bottoni della camicia senza che me ne accorgessi, ed a grattarmi i capezzoli, ormai avevo le sue tettone che spingevano contro le mie orecchie. 

“Dai toglitela prof che è tutta sudata…”

Come ipnotizzato me la sfilai e lei riprese a massaggiarmi il petto soffermandosi sui capezzoli, arrivava all’altezza dello stomaco e risaliva.

Il mio socio feci in tempo a metterlo di lato ed era visibile come fosse in piena erezione.

“Se ti sistemi sul divano ti massaggio il tuo bel culo prof…”

“No voglio scoparti qui”

La presi con forza e la feci sedere su di me, immediatamente cominciammo a baciarci come due forsennati. Presi a toccarle quelle chiappe sode ed a massaggiare quelle grandi tettone che si ritrovava. Voleva scopare pure lei perché simulava il movimento con il suo bacino ripetutamente.

Mi alzai e prendendola in braccio la portai sul divano dove si rimise di nuovo sopra e cominciò a massaggiarmi l’uccello da sopra i pantaloni. Le nostre lingue continuavano ad intrecciarsi mentre lei si dimenava come una pazza.

Mi slacciò i jeans e prese a massaggiarmi l’uccello da sopra le mutande, intanto avevo già cercato la sua patata in mezzo a quella bolgia, la quale mi aveva già risposto che era pronta e che aspettava me.

Così mi girai su un lato e dopo averle tolto tutto le appoggiai il mio socio sopra e cominciai a farlo strusciare contro le pareti della patatina, avevo un glande paurosamente grande per cui il contatto per lei era piacevolissimo dai gemiti che emanava. Dopo alcuni momenti lo introdussi piano piano e cominciai a scoparla così: di lato.

La sua gamba attorcigliata alla mia non smetteva di muoversi e di cavalcarmi, cominciò a lamentarsi e a godere; mi spostai e partimmo con il missionario, i suoi talloni dietro spingevano verso di lei. Voleva che entrasse tutto e di certo io non le risparmiavo nulla.Le sue grida erano meravigliose, inarcava spesso il busto colpita dalle voglie del suo orgasmo. 

“Voglio mettermi sopra…”

Io continuiai a pomparla così…

“Voglio mettermi sopra! Voglio venire sopra!”

Quasi con forza mi spostò e si mise sopra, si mise il mio uccello dentro e ricominciò a cavalcarmi. Le sue tettone ondeggiavano davanti ai miei occhi, le presi con forza e cominciai a massaggiarle, a ruotarle, a morderle, a leccarle; la feci abbassare e cominciai a pomparla bloccandola tra le mie braccia, la abbracciavo forte e le impedivo i movimenti così le mie pompate erano più forti.

Le stringevo il culo e gridava come una pazza, ma ancora non veniva. 

Qual era il suo punto debole?

Pensai di farla rimettere dritta, visto che era quello che voleva, e riprendemmo a cavalcare. La tenevo dalle tette e lei godeva e godeva, ma non veniva.

Va bene pensai, ci vorrà la pecora.

Con un colpo violento affondai tutto il mio socio dentro di lei e mi fermai…uscì e la feci spostare, mi alzai velocemente e mi misi dietro di lei.

La feci appoggiare sul divano e cominciammo una meravigliosa pecora; lei con una mano sullo schienale ed una sulla parte inferiore del divano cercava di mantenersi, mentre io con entrambe le mani su quei meloni la pompavo con foga; stavo godendo tantissimo ma lei ancora nulla.

La sua voglia era meravigliosa ma gridava e godeva senza raggiungere l’apice,stavo quasi per venire ma volevo che venisse prima lei, per cui pensai di portare la mente altrove e pomparla così per un bel po’ magari sarebbe venuta…ma ciò non avvenne.

Mi spostai e mi misi davanti a lei.

“Voglio che tu venga…”

“Mettiti sotto come prima…”

Così mi posizionai sotto e fece entrare il mio uccello dentro di lei.

“Toccami…”

La stavo già toccando…

“Toccami con forza…”

Cominciai a morderle le tette, a stringere il suo culo contro di me, a stringerle i capezzoli…

“Fammi male!!!”

Ma vedi questa pensai…

Presi quindi a schiaffi forte le sue tettone, e lei gridava sempre di più, affondai le unghie nel suo culo e lei gridava sempre di più…cominciai quindi a prenderla a schiaffi sul sedere, pacche forti accompagnate da lamenti stupendi per le mie orecchie, sino a quando non le strinsi le tettone con forza ed esplose inondandomi tutto. Grida per secondi, interminabili, tanti secondi…un orgasmo lunghissimo, accidenti, lungo davvero.

Sfinita crollo su di me e prese a leccarmi le guance, il collo, le orecchie, la bocca. Che bella sensazione.

“Finalmente sei venuta…”

“A chi lo dici…oddio…”

“Che ne dici? Fai venire anche me?”

“Si si prof…mo ci penso io”

Scese giù e cominciò un pompino, ma non un pompino qualsiasi, cominciò un signor pompino. Aveva la capacità di farlo entrare quasi tutto in bocca e con la lingua riusciva anche a leccare le palle.

Le chiesi di sistemarci meglio, così mi sedetti sul divano e lei si inginocchiò ai piedi dello stesso. Riprese ad avvitarmelo e a succhiarlo, una mano avvitava e l’altra massaggiava il glande, leccava con voglia.

“Mettilo là in mezzo…”

Si alzò e lo mise in mezzo a quel carico di morbidezza.

“Però mi devi venire in faccia prof…”

Questa era davvero una porca.

Mi alzai di scatto e la feci appoggiare sul divano, cominciai a scoparla in mezzo a quelle tettone con forza, stringevo le mammelle con forza e spingevo cercando di farle sentire tutto il mio peso. Il mio socio spingeva contro il suo collo e lei divertita mi guardava godere.

Mi alzai e glielo diedi nuovamente in bocca per bagnarlo un pò, ma come appoggiò la lingua sentì il brivido dell’orgasmo, mi masturbai per mezzo secondo e poi la feci totalmente bianca. Accompagnai gli ultimi spruzzi con sospiri e grida e movimenti della mano intorno al mio socio…con lei che aveva già preso a leccare tutto.

“Perché lo volevi in faccia?”

“Perché mi piace, semplice”

Dopo aver ingoiato tutto, si mise su di me sul divano e ricominciò a leccarmi in viso, ma sentivo l’odore dello sperma fresco, per cui la spostai più giù verso il collo o il petto. Restammo un po’ di tempo così sino a quando non sentimmo il citofono.

“Oddio chi è?”

“Tranquillo prof è Melania, viene a scuola da noi”

“Dobbiamo vestirci”

“Capirai prof tanto glielo avevo detto che oggi avremmo scopato”

Dopo aver messo i pantaloncini e il sopra della tuta andò ad aprire, io nel frattempo imbarazzatissimo mi ero rivestito.

Quando entrò Melania scoppiò a ridere, ma quello che mi colpì di questa ragazza furono anche qui le sue tettone tutte esposte al vento. 

Ormai preso dal momento dissi:

“Ecco perché siete amiche…”

“Che significa prof…”

“Che anche tu esponi tutto senza problemi…senza imbarazzo…”

“E che c’è da vergognarsi prof…è tutta vita questa” e si toccò le tettone.

“Beh avete finito?”

“Si si…mi ha sfiancato…”

“Allora?E’ vero che sta messo bene?”

“Ma dovete parlare qua di queste cose? Poi quando state sole dai!”

“Ma che stai a dì prof…allora?”

“Sta messo bene si, m’ha fatto venire, è bravo”

“E bravo il nostro prof”

Venne verso di me

“A me niente prof?”

“Cioè?” imbarazzatissimo…

“Come ciòè? Tutto per Angela? A me niente? Io so stata educata ed ho aspettato un po’ prima de venì, ma ora voglio qualcosa pure io…”

Si avvicinò al divano e si tolse la maglietta ed il reggiseno, due meloni impressionanti uscirono fuori liberi come non mai…

“Dai leccamele un po’ prof…”

Incantato da quella grandezza cominciai a leccarla e a toccarla, due tette sovrumane, le leccavo i capezzoli e li succhiavo avidamente.

“Piano che mi fai male prof…non sono come Angela io, a me mi piace il soft…”

Così cominciai a massaggiarle la patatina, che poi era abbastanza grande vista anche la stazza della ragazza, era alta e bella robusta, un piccoletto insomma lo avrebbe ammazzato.

Misi la mando dentro la sua mutanda e la trovai pronta.

“Prof non voglio scopà, voglio solo che mi lecchi…”

Prendo ordini da ragazze…va bene pensai…

“Ok…”

La feci sistemare meglio sul divano e ricominciai a leccarle le mammellone ed a toccarla la patatina, misi dentro un dito e cominciai a baciarla, non aveva un buon sapore, per cui tornai dai suoi capezzoloni. 

Nel frattempo Angela, che era andata a fumare, tornò e disse:

“Ma guarda questi che fanno li cazzi loro a casa mia…”

“Dai Angela…aspetta un attimo…che questo mi sta facendo morire co sta lingua…”

“Vieni subito Mela che poi devo sistemà prima che vengono i miei…”

“Si aspetta ancora un po’…”

Angela l’avrei leccata per bene tutta, ma Melania non aveva un buon sapore per cui pensai che andare giù a leccarle la patatina non mi sarebbe piaciuto, ed accantonai l’idea.

“Dai muovi veloce il dito e fammi venire prof…”

Cominciai a sfregate la mia mano contro la sua patatina ed a leccarle i meloni sino a quando non mi venne in mano e contenta mi disse:

“Che bravo prof…forse un giorno te la darò pure io…”

Non ci tengo pensai, ma feci un sorriso e mi alzai in piedi davanti a lei.

Mi guardò e disse:

“Beh? Mo vuoi pure un pompino?”

“Tu che dici?”

“Dai veloce però…”

Lo prese subito in bocca e cominciò a succhiarlo e leccarlo avidamente, provai a spostarmi verso le sue tettone ma mi disse di no, e che me lo avrebbe solo succhiato.

Così le dissi di leccarmi i capezzoli e di masturbarmi, intanto io le massaggiavo quelle tettone e dopo un po’ le presi la bocca e cominciai a scoparla venendole dentro.

Anche questa ingoiò tutto e compiaciuta andò nell’altra stanza da Angela.

“Bravo e buono il prof”

“Hai visto, te l’avevo detto io che ne valeva la pena”

“Si si…magari un giorno scopiamo pure vero prof?”

“Non lo so…vedremo…” feci il vago per far sorridere un po’ tutte e due ed uscire da quella situazione imbarazzante.

Mi sistemai bene e nel frattempo Melania era andata via, salutai Angela che mi disse:

“Tranquillo prof non diciamo niente a nessuno…”

“Grazie ragazze…”

“Allora…quando riprendiamo le lezioni?”

“Quando vuoi Angela…”

“Famo domani allora…”

“Ok a domani, buona serata”

“Anche a te chiappe d’oro.”

Dopo aver raccontato tutto ad Alfredo la mattina successiva, nel pomeriggio andai a casa di Angela. L’incontro fu molto amichevole, atmosfera tranquilla, nessun imabarazzo. Ci prendemmo il caffè ed andammo nella sala studio.

Come in un film cominciammo a recitare la nostra parte, io molto preso dalle spiegazioni e lei questa volta direttamente vestita con canottiera nera ed i pantaloncini di ieri, presa a seguire ed a guardarmi.

Avevo già pensato cosa fare quel pomeriggio…l’apporccio diciamo, ma mi serviva una sua espressione, un qualcosa che non avesse capito e sbuffato. Così cominciai a spiegare cercando di utilizzare esempi e vocaboli molto ricercati e di conseguenza lei sbuffò e lasciò la penna sul foglio.

“A professò non ce sta a capì niente…”

Perfetto, mi alzai.

“Dai Angela…prova a rilassarti un po’, dobbiamo dare una buona impressione quando tornerà il docente che sto sostituendo.”

Mi misi alle sue spalle e cominciai a massaggiarle il collo e le spalle, guardando dall’alto quelle belle tettone a stento trattenute dalla canottiera e dal reggiseno.

“I ragazzi ti sbavano dietro Angela?”

“Beh si prof…vanno dietro alle tette i ragazzi, sono scemi”

“Eh…chiamali scemi, come fai a non andare dietro a quel seno…”

“Lo so…infatti ce gioco parecchio…”

“Non hai un ragazzo o un amico particolare…”

“Si…ma mi scoccio subito, io voglio indipendenza”

Brava Angela, resta sempre indipendente.

Cominciai ad usare anche io le poche unghie che avevo, ma il contatto si sentiva eccome. Brividi le correvano lungo la schiena e la pelle d’oca era ben visibile sulle sue braccia.  Presi quindi ad usare solo i polpastrelli e le unghie e cominciai a scendere lungo tutte le braccia e sulla parte superiore del suo petto. Le alzavo le braccia e gliele grattavo con delicatezza, i suoi sospiri ormai non si contavano più.

“Angela vuoi metterti sul divano così ti massaggio meglio…”

“Va bene prof…”

La feci distendere per bene, supina, braccia sotto il mento e cominciai a massaggiare per bene la sua schiena, le sue braccia, il collo; poi scesi giù ed andai direttamente sulle sue gambe, su e giù, prima con i polpastrelli e poi con le unghie, le massaggiai i bei piedini passando la mano ovunque, poi tornai sulle gambe ed arrivai al suo bel culo.

Le sfilai i pantaloncini e quelle chiappe sode uscirono allo scoperto in tutta la loro durezza, le mutande erano ormai tutte nel solco per cui le dissi che gliele avrei sfilate.

Il suo bel culo era tutto sudato, come il resto del suo corpo, tra il caldo che entrava nella camera e la sua eccitazione, era davvero tutta sudata. Cominciai a toccare l’interno coscia, prima sfiorando le sue belle labbra calde  poi, toccando con decisione, sino a massaggiare ormai solo la sua patatina. Godeva e sospirava, voleva che la scopassi, ma volevo farla morire prima. Dopo alcuni minuti si alzò perchè stava morendo dalla voglia ma le dissi di no, che era troppo presto.

“Fammi alzare però prof che sto divano è un lago bollente…” Era di pelle in effetti…

“Dove ci mettiamo?”

Prese una copertina e la mise sul tavolo.

“Dai continua qua prof…”

Il tavolo era perfetto, perché l’altezza era giusta per poter massaggiare senza dolori di spalla. Così la feci sistemare a pancia in su questa volta e ritornai a massaggiarle il collo, il viso, le spalle ed il suo petto.

Con decisione presi quelle enormi tettone nelle mani, con forza le stringevo e le massaggiavo, ero posizionato dietro la sua testa per cui con facilità potevo stringere quelle montagne piene di morbidezza.

Il sudore poi aiutava la fluidità della manovra non avendo nè olio nè crema a portata di mano. Mi spostai al centro e cominciai con una mano a toccarle le tette e con l’altra a masturbarla per bene, sfregavo le dita contro il suo fiore bollente e stringevo i capezzoli facendola quasi gridare per l’eccitazione. Si girava spesso su di un lato per cercare conforto con la copertina fresca ma le sue grida erano davvero una goduria.  

Così tornai dietro alle sue spalle e ripresi ad occuparmi del suo seno, avevo già in mente cosa fare. Cercavo di massaggiarla con una mano e con l’altro silenziosamente mi spogliavo, mi abbassai i pantaloni, e feci cadere le mutande, mi masturbai un po’ per renderlo presentabile ai suoi occhi e poi ad un certo punto le diedi uno schiaffo forte in faccia con il mio uccello.

“Ahia…mi hai fatto male…”

Si mise la mano in viso e cominciò a guardare il mio socio…

“Colpa tua, è così duro per te…prenditela con te stessa”

“Si…è colpa mia…”

Si alzò con una spalla e lo prese subito in bocca, una bocca bollente.

Accompagnai la sua testa con le mani, sino a quando non si mise al limite del tavolo, per comodità, e cominciò a muovere solo la testa. Con le gambe quasi piegate io me la scopavo in bocca con forza, la sua gola era incredibilmente capiente per cui non c’erano problemi di soffocamento, anzi come ieri, riusciva tranquillamente a prenderlo tutto in bocca. 

Stanca di quella posizione scese dal tavolo e si mise ai miei piedi, prese ad avvitarsi quell’uccello nella sua bocca ed a leccare per bene il glande e l’intera asta, e come una troia degna di nota mi guardava.

Leccave l’asta e mi guardava fissa, era terribilmente eccitante. Prendeva a masturbarmi e scendeva a leccare le palle, incredibilmente ero già al limite.

Così la feci alzare e sedere sul tavolo e cominciai a scoparla così, colpi forti contro di lei e contro il tavolo, lei quasi in piedi e quasi seduta godeva aggrappata a me, gridava come una forsennata, quelle sue belle tettone contro il mio petto valevano il prezzo del biglietto, così grandi e così morbide che spingevano contro di me.

Era terribilmente eccitante.

Così la girai sul tavola ed iniziammo la nostra bella pecorina; memore delle sue parole di ieri, accompagnavo ogni affondo con uno schiaffo, un forte schiaffo sulle sue chiappe sode e ormai rosse dal dolore. Alcune sue grida e sospiri profondi mi fecero immaginare che un orgasmo doveva averlo avuto, così mi soffermai sulle sue tettone piegate e strette sotto il tavolo fuoriuscivano da sotto il suo corpo e non vedevo l’ora di farle mie, così la feci alzare in piedi e cominciammo a scopare in questo modo. Le sue grandi tettone nelle mie mani aumentavano la mia voglia di spruzzarle tutto quello che avevo dentro, dopo decine di affondate nella sua calda passera mi staccai e la feci sedere masturbandomi sul suo bel visino colpendola ripetutamente con il mio socio in faccia.

“Lecca…” e la colpivo.

“Lecca…” e le davo uno schiaffo.

“Succhia…” e le tiravo i capelli.

Sino a quando non lo presi in mano e mi masturbai dentro la sua bocca, con la sua lingua che accompagnava i movimenti della mia mano. Fu un orgasmo rapido, perché ero in piedi, mala feci ugualmente bianca, come piaceva a lei.

Mi sedetti sul nostro bel divano e lei si accucciò sulla mia pancia, e come al suo solito cominciò a leccarmi la pelle.

“Che bella cosa che fai alla fine…non mi era mai capitata questa cosa…”

“Lo so…piace tanto anche a me…mi sembra di leccare tutta la tua voglia ancora…”

Che ragazza favolosa.

 

Nei giorni successivi non ci incontrammo perché pare avesse persone a casa, il giorno successivo mi contattò dicendomi che ci saremmo visti nel pomeriggio ma c’era un problema per noi.

Chissà cosa intendeva.

Arrivato preoccupato a casa mi disse che aveva semplicemente il ciclo.

Cavolo pensai, mi sono fatto mille film in testa pensando a chissà quali problemi. Incurante di tutto mi sedetti sul divano, mi tirai giù i pantaloni e le dissi:

“Dai oggi mi fai solo un pompino”

“No prof…veramente, non ho voglia”

“Vieni qui e sbrigati”

“Prof ti aiuto con una mano, ma un pompino no…”

Le spinsi la testa giù e cominciò a succhiare.

“Prof sei uno stronzo…” Ridendo.
“Adoro i tuoi pompini…non posso farne a meno…”

“Si ma resti sempre uno stronzo”

Riprese il suo bel pompino appoggiata sulle mie gambe con quelle sue belle tettone che facevano sentire il suo peso. Cominciai a massaggiarle per bene mentre lei si prodigava con cura verso il mio socio. Non mi sentì neanche un po’ in colpa, ormai ero andato. Mi concentrai e le venni in bocca urlando come un pazzo, lei prese tutto e corse in bagno a sputare. Poi tornò di nuovo sulle mie gambe e continuò a leccarlo ed a leccare le mie gambe.

“Che fai…ho finito…”

“Lo sai che mi piace non fare domande sciocche…”

“Già…”

“Domani e dopodomani ci saranno i miei a casa prof…abbiamo finito di stare insieme”

“Peccato…comunque ci vediamo a scuola no?”

“Si ma non sarà come a casa…”

“Beh ma questo è scontato” Bugia, non vedovo l’ora di scopamerla anche a scuola.

“Però chissà magari il destino ha altro per noi…”

“Brava Angela, speriamo…”

 

Nei giorni successivi la prof di Scienze, già battezzata, era venuta a sapere da Alfredo del mio incontro con Angela per cui mi fermò nel corridoio e mi chiese:

“Ho saputo professore…complimenti, ecco perché non ti sei fatto più sentire”

Non potevo più fare la parte dello sciocco, appunto per cui parlai liberamente.

“Eh si…bella ragazza Angela”

“Bella? solo bella? Ammazza…Angela è na fregna assurda, e se lo dico io che so donna figuriamoci gli uomini”

“Si una fregna confermo…”

“Beh che c’hai fatto?”

“Dovevo darle delle ripetizioni, però poi purtroppo ci ha preso un po’ l’istinto ed abbiamo fatto l’amore più volte…”

“Hai visto…ingenuo ingenuo…pompini te ne ha fatti?”

“Si, molto brava anche qui”

“Meglio dei miei?”

Non era il massimo, però in quel momento mi venne un flash, decisi di mentirle…

“Devo essere sincero professoressa, non me lo ricordo…so solo che Angela è stata davvero brava”

“Non te lo ricordi?”

“Mi scusi professoressa ma sono sincero, ricordo che come esperienza è stata meravigliosa, sono stato benissimo, ma non ricordo se i pompini mi fossero piaciuti o meno…”

“Ma pensa te…una crede di essere bravissima e poi arrivano du pischelle che ti cancellano immediatamente…”

“Beh penso sia normale professoressa, ho ancora il ricordo fresco delle ragazze”

“Ha ragione professore…venga immediatamente con me”

“Dove andiamo? Ho lezione tra poco”

“Nell’aula di Arte”

Avevo raggiunto il mio scopo, e lei come un pesce lesso era caduta nel giochino…o forse aveva capito già tutto e voleva semplicemente farmi un pompino?

Entrammo nell’aula e mi disse di chiuderla, ci dirigemmo in fondo, e nascosti dietro una vecchia lavagna ormai piena di polvere si avvicinò a me e mi abbassò la lampo dei pantaloni.

“Ora mi dirai chi è la più brava?”

Con il mio socio ancora moscio cominciò un signor pompino davvero, leccandomi le gambe, le palle, il buco del culo e masturbandomi nel frattempo, lo fece con così tanta foga che mentre me lo avvitava e spremeva il glande con la mano le venni in faccia ed in bocca con un’esplosione.

Breve, rapido, compatto. Leccò tutto, si ripulì al volo, si alzò e mi disse:

“Allora?”

Ero venuto in poco tempo davvero, mi aveva fatto davvero eccitare da morire, ma i pompini di Angela le erano ancora superiori…ma volevo darle questa soddisfazione.

“Professoressa le dico solamente che solitamente, come ben saprà tra l’altro, ci metto molto a venire…e come ha potuto vedere invece questa volta sono venuto in pochi minuti, è stata magnifica.”

Mi fece l’occhiolino e mi disse:

“Buona lezione prof…se vuole stasera le ricordo cosa vuol dire scopare una donna e non una ragazza”

“A che ora professoressa?”

“Quando vuole io la aspetterò sul divano come l’altra volta.”

Il mio socio era di nuovo diventato duro,però mi venne in mente di portarla fuori a cena prima così le dissi:

“Per quello c’è tempo professoressa, magari prima potremmo andare a cena al ristorante che le dicevo l’altro giorno…”

“Che galante…va bene a stasera allora.”

“A stasera”.

 

 

Quando passai a prendere la professoressa Nadia, mi fermai prima un po’ sotto casa sua per pensare a quello che avrei fatto con lei, immaginai una bella cena e poi una bella scopata a casa sua…insomma, troppo scontato,volevo soprenderla un po’…cosa avrei potuto fare?

Nel frattempo Nadia uscì dal suo portone ed entrò in macchina, un vestito nero con scollatura vertiginosa, spalle scoperte e minigonna da urlo, calze nere che avrei squartato con estremo piacere e tacchi neri. L’avrei scopata anche subito.

“Wow…professoressa, che bella fregna…”

“Grazie professore…come è sgarbato! Ahahahahahaha”

“Mi scusi professoressa ma mi ha fatto già eccitare…”

Mi toccò.

“E’ vero…che bell’effetto, mi piace questa cosa…”

“Che ne dice prof se la scopo selvaggiamente ora in macchina?”

“Oh…l’idea è allettante ma abbiamo una cena che ci aspetta e poi possiamo tornare con calma a casa mia…che ne pensa?”

“Va bene…ma la informo che durante la serata potrò non rispondere delle mie azioni…”

“Correrò questo rischio…”

 

Arrivati al ristorante ci sedemmo in un tavolino ben appartato ed ordinammo subito antipasti a volontà, niente primi o secondi, volevamo abbuffarci così, vino a volontà ed una scodella di frutta.

La mangiavo con gli occhi e lei non smetteva di guardarmi e muovere le labbra carnose, come se stesse mangiandomi anche lei.

“Se potessi andrei ora sotto al tavolo a leccarti un po’…”

“Non puoi farlo?”

I camerieri andavano e venivano, mi avrebbero sicuramente visto, la tovaglia era lunga, mi avrebbe coperto…così quando vidi il vuoto mi fiondai sotto al tavolo ed andai subito a mordere quella passera infuocata. Coperto dalla tovaglia potevo tranquillamente muovermi senza essere visto, così strappai le calze a Nadia e sfilandole le mutandine cominciai a leccarla; immaginai già il suo viso che si contraeva e le sue mani che si appoggiavano al tavolo per la goduria inaspettata. Leccai e succhiai avidamente quelle labbra gonfie di voglia aggrappandomi alle sue belle gambe, che chiudeva sino a farmi male e poi riapriva. Quando sentì che era ormai al limite dei sospiri salì.

“Perché proprio ora Francesco…”

“Perchè devo lasciarti vogliosa…”

“Ti ammazzo stasera, preparati.”

Allungò un piede e cominciò a massaggiarmi l’uccello, nel frattempo il cameriere portava gli antipasti e lei mi masturbava da sotto la tovaglia. Avevo deciso che l’avrei scopata qui, nel locale.

Finiti gli antipasti ed il vino soprattutto le dissi che dovevo andare in bagno, così mi alzai portando con me il cellulare.

Entrato nel bagno mi diressi verso l’ultima cabina che vidi libera e la chiamai:

“Nadia…vieni in bagno e porta la borsetta che si è rotto un rubinetto e sono tutto bagnato”

“Che scemo ahahahah arrivo…”

“Sono nell’ultima cabina”

“Ma posso entrare nel bagno degli uomini?”

“Vieni…non c’è nessuno”

“Ok”

 

Quando entrò le dissi di venire verso l’ultima cabina e le aprì la porta, la aspettavo con l’uccello in mano all’ennesima potenza.

“Lo vedi…è tutto bagnato…”

Entrò e chiuse la porta alle sue spalle, si gettò sul mio socio in ginocchio e cominciò a leccarlo tutto con grande passione, lo infilava tutto in bocca sino a scomparire, leccava e masturbava leccandomi le palle, ci stava mettendo una tale voglia che sarei venuto a breve.

Così la alzai e tramite il buco che le avevo fatto prima, le alzai la minigonna e la penetrai in piedi sbattendola contro le pareti del bagno, nonostante le persone che entravano ed uscivano dal bagno scopavamo come due forsennati alla ricerca del piacere.

Le sue unghie conficcate contro la mia spalla richiamavano piacere, ed i miei colpi sempre più duri le donavano quello che cercava. Dieci,venti, trenta colpi…poi lo sfilai e la girai, la presi alla pecora e cominciai a martoriarla di colpi, i suoi sospiri erano eccitantissimi  e la sua ricerca del mio socio con il suo culo era da infarto. Per alcuni minuti ci furono solo rumori di palle che si scontravano contro la sua passera; si misi quindi in piedi e mi chiese di prenderla in braccio. Così balzo su di me e cominciammo scopare nuovamente in piedi, le sue gambe raccolte dietro il mio culo e le sue braccia dietro il mio collo stringevano in cerca di passione e sesso, ormai quasi stanco mi girai verso la parete fredda e sentì i suoi brividi, alcuni colpi accompagnati da forti sospiri ed unghiate sulle spalle sino a quando non si calmò…la feci scendere ed accucciare a terra.

“Succhialo…”

Un pompino in piedi, un paio di leccate delle palle e dell’asta, poi lo presi in mano e cominciai a msturbarmi dentro la sua bocca, lei accompagnava il mio movimento con la lingua, leccava la mia mano e la cappella ruoteando velocemente la sua lingua, sino a quando non mi inarcai e le scaricai tutto dentro, lei raccolse tutto e lo sputò nel cesso.

Quando ci ricomponemmo ed uscimmo il cameriere ci disse che aveva sparecchiato tutto pensando che ce ne fossimo andati senza pagare tra l’altro! Ci mettemmo a ridere e spiegammo che avevo avuto un problema in bagno, inventai al volo un problema di incontinenza e di cesso urgente che il cameriere scoppiò a ridere anche lui.

Pagammo e ce ne uscimmo sorridendo, mentre facevo salire Nadia dalla sua parte notai una ragazza in lontananza che guardava dalla nostra parte, feci il giro cercando di capire chi fosse ma era troppo lontana; mi sembrò quasi Angela per un momento, ma poi entrai e misi in moto la macchina.

“Oddio Francesco mio…che serata…”

“Hai visto che risate con quell’imbecille che ci ha creduto?”

“Ahahahahah mamma lascia sta…stavo morendo…”

“Che pirla…avevo già sparecchiato…ahahahahah”

“Ahahahahahahah”

“Avevo paura ve ne foste andati…”

“Ahahahahahah me fai morì…”

“Ah…ci vuole un amaro ora…”

“Si andiamo a bere qualcosa…”

 

Scendemmo in un bar con musica alle stelle e ci sedemmo al bancone a bere qualcosa, io un amaro lei un limoncello, parlammo un po’ del più e del meno, cosa facevamo prima, cosa ci piaceva, parlammo per un paio d’ore ed altrettanti amari e limoncelli. La serata era stata davvero piacevole.

“Che bella serata professore…lo dico davvero, abbiamo cenato, abbiamo scopato, abbiamo riso a crepapelle, abbiamo benuto, abbiamo parlato tanto…bella davvero…sono contenta di conoscerla di più…”

“Ma la smetti di darmi del Lei!?”

“Ahahahah lo so però un po’ mi eccita sta cosa…”

“Ahahahahah”

“Facciamoci un giro in tangenziale e poi mi riaccompagni a casa, ok?”

“Va bene professoressa…”

Imboccata la tangenziale sentì la sua mano sui miei pantaloni.

“Ehi…che fai?”

“Ti voglio ringraziare…sono stata benissimo…voglio succhiartelo ancora…”

Tirai un po’ giù ed un po’ indietro il sedile e mi misi comodo sulla prima corsia a tipo trenta all’ora…Nadia aprì il pantalone ed uscì il mio socio mezzo addormentato e lo prese subito in bocca, con la sua testa appoggiata sulle gambe e con i suoi occhi fissi su di me non sapevo se effettivamente guardare la strada o lei.

“Vorrei fermarmi Nadia…”

“No…devi guidare…”

Così cominciò a succhiare, andando su e giù, lo alzò per bene e prese a leccarmi le palle, staccai una mano dal volante e l’appoggiai sulla sua testa e la accompagnai anche con sospiri di piacere assoluto.

Dopo varie leccare d’asta e di cappella le dissi di concentrarsi sulla cappella e di strofinarla con la mano perché volevo venire.

Così la prese in mano e cominciò a masturbarmi solo la cappella.

“Vengo…”

Si avvicinò di scatto e lo prese tutto in bocca masturbandolo dal basso, gridai finalmente e lei mandò tutto giù, compiaciuta si alzò.

“Ora mi puoi accompagnare a casa…”

“Ah….”

 

Arrivati sotto casa mi chiese:

“Allora sei stato davvero bene?”
“Certo Nadia, non ti direi una cavolata…”

“Scopo meglio io o Angela allora?”

Ma era in fissa con Angela questa!

“Tu Nadia…tu sei una donna…”

Mentì.

“Ah…volevo sentirmelo dire, finalmente. Buonanotte Francesco ci vediamo a scuola”

“Buonanotte a te e grazie per la magnifica serata”

Seguì quel bel culo sino al portone di casa e poi partì in quarta con la radio a palla.

 

 

 

La mattina dopo a scuola c’era un polverone, chi scappava a destra, chi a sinistra, ragazze che sprizzavano felicità da tutti i pori.

Incontrai Alfredo.

“Ma che succede?”

“Eh amico mi…qua quanno se parte in gita stanno tutte a tremila”

E’ vero la gita, l’avevo dimenticata. Saremmo partiti la domenica successiva ma ormai le ragazze erano praticamente in autogestione, preparavano cartelloni per le fiere, assemble inutili per parlare di non so cosa.

“Oh mi raccomando in gita eh…”

“Cioè?”

“Ma come cioè come cioè? Famo na gara?”

“Ahahahahah”

“Eh…questo ride me sa che non c’ha capito granchè…”

“Ma si ho capito, però mi sembri esagerato…”

“See esagerato, vedremo poi…Oh t’ho fatto mettere ner pullman co me, la classe nostra ed indovina un po’? La classe de Angela e di tutte le altre pischellone lì…”

“Ahahahahaha…va bene dai, andiamo in classe”

“Ma che c’annamo a ffa? Pijamose du pischellone e portamole da quarche parte no?”

“Ma tu sei il diavolo qua dentro! Ahahahahaha”

“Aò…e svejate su! Oh damme cinque minuti che te le rimedio io…aspettame in classe tua che poi vengo con una scusa.”

“Va bene”

Curioso per la situazione andai in classe, le ragazze facevano festa, erano senza freni, chi veniva e mi abbracciava, chi mi prendeva per un ballo.

“Professò me raccomando in gita eh…”

“Mi raccomando cosa?”

“Dai che hai capito…ogni tanto fatte vedè pure da noi, nu sta sempre co la professoressa Nadia…”

Porca miseria, queste già sapevano tutto.

“Ma con Nadia siamo amici e colleghi, è normale che debba stare con lei…”

“Si a scopà!”

Ahahahahahahaha Risate in tutta la classe.

Dissi loro che avrei sistemato il registro e quindi le pregai di fare un casino sopportabile.

 

 

Dopo una decina di minuti bussò Alfredo ed entrò:

“Mi scusi professore ma dovrebbe venire con me un attimo giù, ci sono dei documenti da sistemare per la gita per queste ragazze (ed indicò quattro ragazze dietro di lui), il Preside mi ha chiesto di chiedere a lei un aiuto”

“Va bene professore vengo subito…ragazze posso lasciarvi da sole?”

“Stai annà a scopà co quelle professò?”

Ahahahahahahahah

“Ma che dite ragazze? Per cortesia! Se non fate casino sopportabile non scendo eh?”

“Vai prof nun te preoccupà…ce pensamo da sole noi…”

 

Quando uscì disse Alfredo:

“Allora professor Doro le ragazze qui mi hanno chiesto informazioni sulla gita ed io ho detto loro che il professor Doro era molto più competente di me…”

“Certo ci vuole competenza per queste cose…”

“Certo professore non le vede? Sono comunque belle ragazze che hanno bisogno di una grossa mano…anche per superare l’anno, ce la mettono tutta però purtroppo studiare è difficile per loro…”

Quel figlio di puttxxa non so come ma era riuscito a convincere queste quattro ragazze a seguirlo, quattro ragazze normali, tutte con un bel culo ma poco seno, capelli lunghi, due bionde e due castane ed una bella faccia da porcellina.

Ci dirigemmo verso la famigerata aula di Arte, ormai abbandonata e nel frattempo chiesi al Prof sottovoce:

“Ma che gli hai detto a queste per seguirti?”

“Che gli ho detto? La verità! Ve volete scopà il professore nuovo?”

Oh poveri noi.

“Ma almeno so maggiorenni?”

“Ma qua so tutte maggiorenni Francè…sono tutte pluribocciate, so de quinto, ma secondo te, sta la bionda più arta che so tre anni che sta a fa il quinto…”

Intanto le ragazze ci seguivano dietro ed ad un certo punto sentì una mano sul culo, d’istinto mi girai e vidi che sorridevano tutte e quattro.

Entrati nell’aula d’Arte ci dirigemmo verso la parte più coperta ed Alfredo disse:

“Allora Marina, Lea, Anna ed Ester…questo è il professor Doro”

“Piacere”

“Piacere…”

“Che ne pensate?”

“Che c’ha un bel culo professò…”

“Dice che sta messo bene…”

“E’ proprio un fregno”

Mamma che imabarazzo.

Si avvicinarono in tre e cominciarono a toccarmi il petto, il mio socio e le mie gambe; nel frattempo Alfredo aveva tirato verso di sè una (che non ricordo più come si chiamava) e l’aveva fatta abbassare davanti a lui, si uscì l’uccello e prese a farsi fare un pompino.

Nel frattempo le tre ninfomani che erano con me mi abbassarono la zip e dopo averlo uscito cominciarono a spompinarmi, non si ostacolavano mai, queste erano proprio esperte, chi succhiava, chi leccava di lato e chi con la testa giù che leccava le palle. Con movimenti ben studiati ruotavano ed invertivano i loro ruoli, io non sapevo dove mettere le mani e mi limitavo ad appoggiarle sulla testa di quella che succhiava.

Intanto Alfredo appoggiato al cornicione della finestra stava già scopando con la tipa alla pecorina, ad un certo punto una delle bionde si alzò, si sfilò i pantaloncini e dopo essersi bagnata la passera spostò le amiche e si infilò il mio socio dentro. Ero al settimo cielo, spudorate come non mai le altre due presero a leccarmi i capezzoli miei e della bionda che mi stavo scopando. Quando si scocciava una delle due andava da Alfredo e gli faceva un pompino mentre la prima della pecora si faceva masturbare dalla mano di Alfredo.  Scene da film porno, era la prima volta in vita mia che ero il soggetto di queste situazioni porno. Le ragazze cominciarono ad alternarsi, quando si staccavano dal mio socio andavano affianco e viceversa, quando prendevo una per la pecora un’altra si metteva affianco ed aspettava che lo uscissi per poterlo leccare un po’…le loro grida erano favolose, gemiti e piccole urla che mi stavano facendo venire al sol pensiero; ero ormai al limite.

Mi girai verso Alfredo che imperterrito stava scopando con una delle castane e gli feci segno che ero arrivato, così dopo un po’ venne al mio fianco e disse:

“Dai belle fateci venire…”

Le ragazze come abituate si misero in ginocchio e con la bocca aperta cominciarono a spompinarci, da sole o a due o a tre, sino a quando non venni prima io con le due più vicine che si prodigarono per riceverne il più possibile e poi venne Alfredo. Come le migliori ninfomani continuarono a masturbarci ed a pulire interamente i nostri uccelli sino a quando sfiniti e sospiranti ce lo riprendemmo per rimetterlo nelle mutande.

“Grazie ragazze…siete state magnifiche, come sempre”

“Grazie a voi professò…” E se ne andarono…

 

Dopo alcuni minuti uscimmo anche noi:

“Ma tu le conoscevi già Alfrè?”

“Eh certo…so amiche mie qua dentro.”

“Mamma mia…”

“Lo so…all’inizio anche io ero parecchio titubante ma alla fine qua è così…scopano tra di loro i professori, figuriamoci na massa de ventenni in calore che vedono du bei ragazzi come noi…”

“Vado in classe ci vediamo dopo”

 

Nel corridoio della mia classe trovai Angela appoggiata ad una colonna.

“Ehi Angela…”

“Ciao prof…dov’eri? Ti ho cercato in classe ma m’hanno detto che stavi a scopà co certe dell’artro piano…”

“Ma come a scopà? ma lasciale stare queste! Ero con il professore di Italiano, dovevamo compilare certi documenti per la gita…”

“Eh capirai…il professor Casaloni è un sinonimo di garanzia qua dentro…”

“Perché?”

“Ma come perché avrà scopato con metà ragazze qua dentro!”

(Ma pensa questo oh…)

“E con te?”

“Con me no, l’unico prof con cui sono stata sei tu”

“Perché solo io?”

“Ma che domanda è perché solo io? Ma che ti pensi che so na zoccola?”

“No assolutamente, mi chiedevo come mai sei venuta da me…”

“Perché…perchè l’hai capito, senti un po’…ma tu in gita devi venì no?”

“Si…”

“Ok…ci vediamo allora domenica in pullman”

“Va bene Angela”

“Senti…ma sei uscito con la professoressa Cosetti?”

Era lei allora.

“Si perché?”

“No, t’ho intravisto ieri sera…pensavo non fossi tu…”

“Si ero io”

“Ok…ti piace?”

“E’ una bella donna, si”

“Ma ti piace ti piace?”

“Non sono innamorato…”

“Ok, va bene…ci vediamo ciao prof”

Mah.

 

 

E finalmente arrivò il giorno della gita. La mattina eravamo tutti radunati fuori dalla scuola ad aspettare i pullman che arrivassero, chi decideva dove sedersi, con chi, cosa fare nell’attesa, chi comprava i giornali per il viaggio, ecc ecc. Alfredo mi disse che ci saremmo seduti assieme, ma non avanti avanti, una posizione intermedia diciamo, va bene risposi io.

Arrivò anche Angela che mi salutò con un sorriso ed andò dalle sue amiche ad aspettare. Saliti sul pullman cominciammo a parlare del più e del meno con Alfredo, poi gli chiesi:

“Con chi hai scopato per la prima volta qua dentro?”

“Eh…vecchi ricordi, gran bei ricordi. Prima c’era un’altra segretaria, una guerriera, una dirigente con le palle,  quando arrivai ero un po’ titubante anche io i primi giorni e lei mi diceva di stare tranquillo, che poi sarebbe filato tutto liscio, ma io volevo mollare, non ce la facevo a gestire le ragazze…ero nei primi anni di insegnamento e diciamo che volevo insegnare.

Così andai nel suo ufficio e le dissi che volevo fare la domanda di trasferimento perché non mi piaceva l’ambiente ecc ecc, lei ci provò in tutti i modi dicendomi che reperire professori di Italiano non era facile, che aveva tre professori di Italiano in tutta la scuola e che nessun altro sarebbe stato disposto a venire lì, che se me ne fossi andato sarebbero stati senza un prof di Italiano in quella sezione, e cose del genere. Io sempre fermo sulla mia decisione avevo ormai già deciso, così lei cominciò a parlarmi in piedi, – dai lo faccia per me…glielo chiedo per favore – ma io, credimi, volevo andarmene. Così ricominciò di nuovo – Se rimane qui non se ne troverà pentito…vedrà, all’inizio è brutto per tutti ma nessuno vuole andare via –  e c’aveva ragione come vedi…”

“E’ vero…aveva ragione…”

“Così cominciò a dirmi di ripensarci un’ultima volta e di ritornare il giorno dopo per la decisione finale, io le dissi che non credo sarebbe cambiato molto ma che comunque ci avrei pensato un po’ su…Quando ci tornai il giorno dopo mi disse di ripassare alle due, ora di chiusura che aveva da fare, così ci ritornai verso quell’ora e mi fece accomodora nel suo ufficio…

– Allora cos’ha deciso professore…

+ La ringrazio per tutto, davvero, ma non me la sento, mi fanno piacere i suoi elogi sulla mia bravura e tutto il resto ma non posso…voglio insegnare nella mia vita, non voglio fare il baby-sitter…

– Ha ragione non lo nego…senta, visto che sono arrivata al limite con lei, le dico una cosa professore…

+ Mi dica segretaria…

– Se rimane con noi…potremmo trovare degli accordi…

+ Che accordi? Non capisco…

– Se rimane con noi…potrei metterla in situazioni molto piacevoli anche in futuro…

+ Piacevoli solo per me o per entrambi? Non capisco…

– Beh…direi per entrambi…

E si alzò in piedi e si venne a sedere sulla scrivania davanti a me…

Avevo capito cosa voleva dire, la sua gonna alzata le scopriva le coscione, la camicia tutta aderente disegnava tutta la sua pienezza di bacino e di petto, poi quei capelli tirati dietro con la coda volevano solamente essere tirati…allargai le gambe e dissi:

+ Segretaria mi dica quello che vuole fare…mi faccia la sua offerta ed io deciderò se accettare o meno di rimanere qui…

– Ok…mi sembra giusto…va bene, allora…se rimani qui innanzitutto ora ti farò un pompino come acconto…e poi avrai alcune rate per terminare il mio pagamento…mi sembra un’offerta rispettabile…

+ Rispettabilissima…

Mi alzai in piedi e liberai il mio uccello, lei non se lo fece ripetere due volte e scese giù a farmi un pompino. Mi ricordo che la inondai in bocca e lei come se nulla fosse mandò tutto giù, si alzò, si risistemò e disse:

– Bene, tengo presente il nostro accordo, lo faccia anche lei…

+ Non si preoccupi segretaria…verrò sempre a riscuotere le mie rate…

E così cominciammo a scopare ovunque, aspettavamo le due e poi scopavamo dove capitava, a volte anche durante le lezioni andavo nel suo ufficio e come se nulla fosse le chiedevo:

+ Segretaria mi scusi, sarebbe possibile avere un pompino ora?

Lei se non aveva nulla da fare si inginocchiava e cominciava a succhiarlo con foga, avevamo pochi minuti poi tra l’altro…se invece era impegnata mi diceva 

– Un’altra volta prof sono davvero impegnata…magari aspetti le due così mi dice meglio quello che vuole…

+ Va bene segretaria a dopo allora…

Sta di fatto che scopammo fino alla fine dell’anno, credimi neanche le contai tutte le scopate ed i pompini che mi fece…alla fine era anche lei che mi fermava per i corridoi dicendomi di passare dal suo ufficio a firmare…poi purtroppo restò incinta del fidanzato cornuto di allora e decise di chiedere il trasferimento per stare più vicino a lui ed a casa e venne il dirigente che hai conosciuto tu ora.”

“Ammazza che bella storia…ci credo che uno viene con voglia a scuola…”

“Eh si…davvero…”

“Poi altre storie?”

“Poi c’è stata la Cosetti, che c’è tutt’ora tra l’altro, e poi tante storie con le ragazze…mo a ricordarle tutte…

“Va bene, ma se dovessi raccontarmi la più fantastica…particolare..strana…che ne so…”

“Fammici pensare…beh potrei raccontarti di Carlotta…eh si, Carlotta…allora:

Una tipetta bassina, ma un diavolo. Mi consumò letteralmente, era al suo ultimo anno ma fortunatamente potrei dire, ahahahahaha perché arrivai a trovare delle scuse per non stare con lei…”

“Davvero? Ma non ci credo…”

“Credici Fra…credici, ti dico solo che una volta decise di non venire proprio a scuola e di venire a casa nel mio giorno libero, va bene pensai, erano ancora i primi giorni, tutto sembrava normale… – compra un viagra – mi disse… – ma non mi serve – le dissi io…- ti servirà…-  Ok pensai, magari vuol fare sesso ininterrotto per qualche ora, va bene…Allora, ti dico solo che venne a metà mattinata e se ne andò la sera, tranne per il periodo in cui mi addormentai per la stanchezza, scopammo per tipo otto ore…lei sarà venuta un’inifinità di volte, io credo quattro o cinque, ma le ultime furono dolorose e forzate, mi fece dividere il viagra in quattro pezzi piccolissimi ed ogni volta che venivo – Puf! – me ne faceva prendere uno e subito tornavo in forze, dopo essere venuto la seconda volta e poi la terza mi ero messo un attimo a dormire ma lei subito s’è messa a succhiarmelo di nuovo…so arrivato la sera uno straccio davvero…tu pensa che il giorno dopo ovviamente dovevo andare a scuola ma non mi svegliai…m’arzai nel primo pomeriggio sconvolto, chiamai subito in segreteria, dopo essermi ripreso, ed inventai una scusa al volo che c’avevo mi madre all’ospedale e tante artre cazzate…guarda non puoi capì…poi sempre Carlotta quando mi beccava a scuola mi portava in bagno, nell’aula di arte, nella palestra giù quando non c’era nessuno…un giorno mi fece tre pompini in una sola mattinata…”

“Ahahahahah che ninfomane…”

“Bravo, hai detto bene…a me me piaceva, ma cioè…fino ad un certo punto…cioè il pompino ok, il secondo anche, già al terzo è forzato…mi chiamò anche il pomeriggio di quel giorno perché mi disse che c’aveva ancora voglia…ma guarda te questa pensai…”

“Grande Alfredo…”

“Ma che ne sai…na vorta durante n’assemblea di Istituto, guarda non chiedermi come, ma si mise dietro insieme a noi professori e mi mastrubò da sopra i pantaloni…n’artra volta mi fece uscire co na scusa e volle la pecora nel bagno dei maschi…Ah! N’artra vorta ancora stavamo al cinema a vedere un film con tutta la scuola e questa venne dietro da noi, i due professori, come si alzò quello che stava vicino a me si avvicinò e mi fece un pompino in tipo due minuti…quando tornò quello dopo mezz’ora tipo io stavo a dormì…lascia sta guarda…”

“Beh pure la Cosetti c’ha qualcosa de ninfomane no?”

“Ma come a questa no guarda…mamma mia, meno male che finì la scuola e se ne andò artrimenti me consumava proprio…”

 

Continuammo poi il viaggio a parlare di altre cazzate, le ragazze erano molto tranquille per cui arrivammo a Milano e ci dirigemmo verso l’albergo.

Subito il primo problema, c’era stata un’incomprensione con l’albergo per cui tutti i prof erano stati accoppiati tranne io.

“Che bello” Pensai…

“C’hai tutto culo tu…”

“Ahahahaha ma non è per quello, è che mi piace stare solo…”

“Ma vattene affanculo…”

“A rosicone!”

 

Io odiavo il dividere le stanze o le case con qualcuno, volevo la mia indipendenza, per cui confermai subito che per me non era assolutamente un problema. Per cui salimmo sopra e mi diressi verso la mia stanza, avevano sistemato una stanza di prof per corridoio insieme alle altre stanze delle ragazze, in modo da tenerle d’occhio, arrivato alla fine del mio corridoio trovai una piccola rientranza…praticamente la mia stanza era completamente coperta. Dall’inizio del corridoio non si vedeva nulla, meglio così pensai, non avrò rotture.

 

I primi giorni furono molto pallosi, sino a quando la sera del terzo giorno le ragazze vollero andare a ballare e naturalmente chi le doveva accompagnare? Io ed Alfredo.

 

Arrivati in Discoteca ci posizionammo subito su dei divanetti liberi, mentre le ragazze si buttarono in pista. Alfredo cercava di cercare qualcuna che si era persa, diceva lui, io invece cercavo di controllare le ragazze.

L’alcool cominciava a salire e le ragazze venivano da noi chiedendoci di ballare con loro ma io rifiutai, Alfredo invece avevo notato che stava parlottando con una tipa, dopo alcuni minuti sparì.

Ecco pensai, pure solo. Dopo un po’ apparve Angela…

“Wow…sei bellissima Angela…”

“Grazie prof…” E mi baciò…

“Ehi…ma qui ci vedono tutti…”

“Prof non puoi dire ad una ragazza sei bellissima e poi non aspettarti un bacio…”

Aveva un vestitino nero, il suo davanzale era ben contenuto ma la forma era evidentissima, con i capelli tutti cotonati, gli orecchini grandi, i famosi cerchioni, e dei piccoli tacchetti era davvero uno spettacolo.

“Lo so Angela…ma non davanti alle altre…”

“Ma dai prof…capirai, quelle neanche te stanno a pensà…”

Aveva ragione, ma in pubblico non si poteva fare nulla.

“Balli con me prof?”

“Angela non so ballare…davvero…”

“Ma mica balliamo sta dance de merda…ci balliamo un lento…”

“E la musica?”

“E che ti frega…balliamo un lento co sta musica no? Come ner film che nu me ricordo come si chiama…”

“Il tempo delle mele”

“Eh bravo quello…”

“E se ci vedono e fanno storie…”

“Dai prof andiamo in un angolo buio…ma che davero oh? ma quelle manco te stanno a pensà…daje su…”

“Va bene”

 

In un angolino ci mettemmo a ballare, lei mise le sue mani dietro il mio collo, ed io la cinsi intorno alla vita…lei si muoveva di più e spingeva sempre il suo seno contro il mio petto…lo sapeva che mi piaceva, ma io speravo sempre che nessuno ci potesse vedere. Appoggiò la testa sulla mia spalla e si attaccò completamente a me…

“Lo sai che mi piaci prof…”

“Lo so Angela…però sono un po’ grande per te…”

“Non sono neanche otto anni di differenza ma che dici prof…non inventarti scuse…”

Era vero…Angela mi piaceva, rispettava perfettamente il mio ideale di donna, ma sino a quando fosse stata in quella scuola non sarebbe potuta essere la mia fidanzata.

“Tu pensa a superare l’anno e poi chissà…magari possiamo uscire ufficialmente insieme…”

I suoi occhi brillarono e mi guardò fissa…

“Non mi illudere professò…ti prego…già ne ho conosciuti troppi de stronzi nella vita, non mi far del male pure te…”

“Non preoccuparti…tu pensa a studiare e passare l’anno…”
“Ma sto messa male…come faccio…quest’anno è andato ormai…”

“Hai due mesi…mettiti sotto e vedrai…poi alla fine tentar non costa nulla…”

“Se mi illudi te la faccio pagare caro t’avviso prof…”

“Una promessa è una promessa, prenditi sto benedetto diploma e cominceremo a conoscerci meglio.”

Mi guardò ormai tutta brillante…e mi baciò, risposi al suo bacio, avevo una grande voglia di scoparmela, ma avevo il timore che il dirigente o qualcuno potesse venire da un momento all’altro. Per cui le dissi di tornare con le amiche, magari ci saremmo incontrati dopo in albergo, mi sorrise e mi confermò l’idea con la testa.

 

Dopo un’altra oretta di noia assoluta cominciammo a tornarcene in albergo, Alfredo brillo riusciva a male pena a camminare correttamente per cui quando arrivammo in albergo lo accompagnai immediatamente nella sua camera, per evitare anche che qualcuno lo potesse vedere in quelle condizioni. La maggior parte delle ragazze se ne andarono in camera, e così feci pure io. Quando arrivai nel mio corridoio c’erano tre ragazze che stavano ancora ballando e che non erano entrate nelle loro stanze.

“Ragazze andate a dormire dai!”

“Eccolo il bonazzo”

“Possiamo dormire con te professò”

“Daje professò dormimo tutte insieme”

Cercai di spostarle verso la loro porta ma si buttarono tutte intorno a me, mi toccavano, mi accarezzavano, erano completamente andate.

“Datemi le chiavi…”

Una le butto per terra e come mi abbassai per prenderle una mi diede uno schiaffo sul culo.

“Mamma che culo che c’ha questo…”

Aprì la porta e le feci entrare e dissi:

“Buonanotte andate a dormire”

“Ma ndo vai…viè qua…”

E mi tirò dal braccio verso di loro, si buttarono su di me e mi buttarono sul loro letto. Non ci pensai più e mi dedicai a loro completamente.

Cominciarono tutte e tre a spogliarmi e uscito il mio socio e spompinarmi, un pompino a tre era il massimo, niente era lasciato al caso, c’era chi si occupava delle palle, chi dell’asta e chi del glande.

Poi presero a spostarsi, così mentre due mi spompinavano io leccavo la passera ad una, mentre una mi baciava, una mi spompinava e l’altra leccava la passera di una delle due. Le ragazze non avevano molte tette, però due avevano un bel culo, così le feci girare con la pancia verso il basso e cominciai a schiaffeggiarle sul sedere. Loro erano completamente andate, per cui qualsiasi cosa facessi per loro era orgasmo, cominciai quindi a pomparmi una a pecora, cercavo di fare un po’ per ognuna, ma tre da soddisfare sono davvero troppe per cui dissi di leccarsi anche tra di loro altrimenti non sarebbero venute.

Per cui mentre pompavo una, le altre due si leccavano a vicenda, dopo poco decisi di venire anche perché nessuna di tutte e tre sembrava prossima all’orgasmo, così le feci sistemare inginocchiate sul letto e sparsi tutto il mio seme sulle loro belle facce che non persero tempo a leccarsi a vicenda e mandare tutto giù tra le risate per la situazione in cui si trovavano.

Finite si accasciarono sul letto ed io rivestitomi me ne andai in camera mia. Alla fine del corridoio girai per la rientranza della mia camera e trovai Angela seduta a terra:

“Sei uno stronzo”

E se ne andò. Mi ero completamente dimenticato di lei.

Mi sentivo in colpa.

Mi ero completamente dimenticato di Angela, del nostro quasi appuntamento in albergo, ero stato preso da quelle tre ragazze ubriache e mi ero completamente dimenticato di lei, sapevo che ci era rimasta malissimo ma non sino al punto di ignorarmi completamente e di allontanarsi ogni qualvolta mi vedesse vicino.

Il giorno successivo, in giro per Milano, fu una completa rottura di scatole, mostre e negozi non fanno per me, le ragazze davanti e noi prof dietro a scortarle. Andammo a mangiare in un macdonalds e fortunatamente vidi qualcosa di interessante, l’unica tra l’altro della mattinata. Diego, il ragazzo della nostra scuola, stava salendo le scale verso il piano superiore con una ragazza, d’istinto chiesi ad un mio collega cosa ci fosse sopra e lui mi disse il bagno, così ci andai anche io.

Il piano superiore era quasi vuoto, persone che si contavano sulle dita di una mano ed in fondo i bagni. Così mi avvicinai per cercare di ascoltare un po’ da fuori qualcosa…nulla, entrai nel bagno degli uomini ma non trovai nessuno. Così entrai in quello delle donne, pensai, nel caso dovesse vedermi qualcuno posso sempre dire di essere un professore che stava seguendo i suoi due alunni; ma anche qui non trovai nessuno.

Dove cavolo erano andati? Uscendo notai anche il bagno per le donne con neonati ed entrai piano piano, un primo antibagno nascondeva una seconda stanza grande e dei piccoli bagnetti dietro l’angolo.

Sentì dei rumori.

Trovai la loro cabina, l’ultima e mi diressi dalla parte di dietro, casualmente c’era un bel buco, qualcuno involontariamente doveva aver spaccato la cabina ed a paino a piano il buco era diventato più grande. Sbirciai nella cabina e vidi la ragazza intenta a spompinare Diego, un pompino fatto male, la bocca era piccola ed a mala pena riusciva a farci entrare la sua cappella, ma lo stesso fu molto eccitante. Diego emanava suoni e sospiri, evidentemente a lui stava piacendo, poco dopo ripresero a baciarsi ed una volta alzata la gonna della tipa cominciò la vera penetrazione. Con la gamba tenuta alta in mano Diego penetrava con costanza e forza la ragazza che sembrava godere tantissimo. 

Mi sembrava di vedere un film, era davvero molto eccitante. Poco dopo cominciarono una bella pecora, ma il culo della ragazza non era un granchè, infatti anche Diego spingeva col solo intento di venire e dopo un po’ uscì il suo arnese e venne sul culo della ragazza.

Mi ero eccitato tantissimo, decisi che avrei cercato di farci qualcosa anche io. Diego cominciò a risistemarsi e poi disse:

“Scendo prima io così non diamo nell’occhio…”

“Ok…” disse la ragazza.

Perfetto, pensai io.

Come uscì dal bagno Diego aspettai un po’ e poi feci finta di aprire la porta del bagno e richiuderla e poi aprì la porta dell’ultima cabina. 

La ragazza si stava ancora sistemando.

“Professò ma che fai? Non si bussa?”

“Cosa stavi facendo?”

“Che se fa in bagno professò?”

“Non lo so tante cose…”

“Quello che si fa sempre…”

“E perché ho visto Diego uscire da qui?”

“Emh…aveva sbagliato bagno”

“Anche tu visto che sei in un bagno per donne con neonati”

“Oddio non me ne ero accorta, esco subito”

“Guarda che vi ho visti, so quello che facevate…”

La ragazza si fece rossa.

“Non dirlo a nessuno prof per favore, Diego è fidanzato co na mia amica ora…”

“Eh mia cara, devi assumerti le tue responsabilità…”

Silenzio.

“Devo comunicarlo al Preside, mi dispiace” E feci per andarmene ma lei mi bloccò per un braccio.

“Aspetta professò ti prego no dì niente”

“Mi dispiace te l’ho detto, ma il preside mi ha incaricato di sorvegliarvi e devo rendere conto di tutto”

“Dai aspetta, ti prego, ti farò un favore, ti prego”

“E che favore vuoi farmi tu?”

“Beh…conosco le voci che girano su de te, potresti stare un po’con me…”

“Ma cosa stai dicendo? ma che voci girano?” Feci la parte del finto arrabbiato.

“Beh si dice che sia stato con un po’ di ragazze qui ed anche con la Cosetti…”

“Sono cazzate! E cosal’altro si dice?”

“Si dice anche che tu sia ben dotato…”

“Beh questo è vero…”

“Magari potrei farti rilassare un po’ e tu fai finta di non aver visto nulla…che ne dici professò?”

Chiusi la porta alle mie spalle e dissi:
“Cosa intendi per rilassarmi?”

Si inginocchiò e mi abbassò i pantaloni, subito le mutande e liberò il mio socio, quasi barzotto dopo la scena vista poco prima.

“E’ vero allora…”

E’ cominciò a leccarlo, riuscì a metterselo tutto in bocca, ma dopo pochi secondi non ce la fece più, era già troppo grande per la sua bocca.

“Ammazza professò…non è il più grande che abbia mai visto, ma poco ce manca…”

“Succhia…”

Riprese a leccare la cappella e cercare di succhiarla, ma poveraccia non ce la faceva davvero. Le dissi quindi di leccarmi per bene l’asta e le palle, così mise la sua bocca in mezzo alle mie gambe e si mise le palle in bocca, queste erano più piccole e senza problemi cominciò a succhiarle e leccarle per bene. Mi appoggiai alle pareti della cabina, mi stavo sentendo male, mi stava facendo eccitare troppo, mi appoggiai con la spalla e le poggiai una mano sulla sua testa.

“Mio dio sei bravissima…lecca così…”

Continuò a fare il suo bel lavoro e prese a masturbarmi con la sua mano, decisi di venire, così le posizionai la cappella vicino alla sua bocca e dopo averla colpita un po’ in faccia le dissi di mastarbarmela e di leccarmela.

La sua lingua riusciva a leccare per bene il frenulo ed insinuarsi nel mio piccolo buco e dopo un po’ le dissi di aprire la bocca e le venni dentro masturbandomi. Fu una bella venuta, accompagnata da tanti sospiri.

“Sei stata davvero brava…credimi”

“Lo so, mi dicono che sono brava…”

Hai capito la pompinara.

“Non dirai nulla professò?”

“Puoi star tranquilla…”

Quando scendemmo in lontananza vidi effettivamente una ragazza che stava litigando con Diego, immaginai fosse la sua ragazza, e quando ci avvicinammo cominciò a chiedere dove fosse stata alla mia precedente pompinara, così intervenni subito:

“Era con me, perché ti agiti?”

“Perché questi non me la raccontano giusta professò!”

“Guarda non posso parlare per loro, ma ti posso assicurare che lei era con me sopra, quindi puoi star tranquilla”

“Va bene” E si calmò, poi subito Diego intervenne e cercò di portarsela via abbracciandola.

La ragazza, di cui non sapevo neanche il nome, mi sorrise ed andò a sedersi al tavolo delle sue amiche.

E’ incredibile ma nonostante la sua piccola bocca mi aveva fatto godere tantissimo, meglio anche del pompino della Cosetti, alla faccia sua.

 

Quando rientrammo in albergo, la prof Cosetti, a proposito, pareva un’assatanata, cercava di legare un po’ con tutti, di parlare, di fare moine. Anche quando ce ne andammo nella stanza relax non smise un attimo di cinguettare con i colleghi, era in cerca di un amante per la notte.

Alcuni prof cominciarono a giocare a carte, altri si misero in un angolo a parlare ed altri se ne andarono nella propria stanza. Io mi misi a leggere in un altro angolo il mio libro quando arrivò lei e cominciò a suonare la sua musica.

“Francesco…che fai?”

“Leggo Na…non lo vedi…”

“Si…io mi scoccio a stare così, perché non saliamo un po’ in camera…”

“Guarda Na, sono davvero stanco e tra poco vado pure a letto…”

“Ma dai come stanco…”

E cominciò a grattarmi il braccio ed ad avvicinarsi.

“Faccio tutto io, tu non devi fare nulla…”

“Sei una maledetta Nadia, ahahahah ma non questa sera…magari un’altra volta…”

“Ma dai…”

“Dov’ Alfredo?  Chiama lui…”

“Ma che ne so è sparito…”

“Ahahahahah”

“Uffa…” E se ne andò,non so perché le dissi di no, ma sinceramente non mi andava di farmi massacrare solo perché lei aveva voglia.

 

Così dopo un po’ andai di sopra per andare a dormire e mentre mi dirigevo verso il mio corridoio sentì dei rumori provenire da una porta di servizio, con il solito pensiero in testa e cioè della solita scusa nel caso mi avessero visto entrai piano e piano.

La stanza era illuminata debolmente da un finestrone in alto e pareva non ci fosse nessuno, mi affacciai sporgendomi dall’angolo della prima stanza e vidi a quattro cinque metri di me il professor Donati intento a scopare la cameriera che ci serviva giù.

Hai capito a Donati? A scuola fa tanto il santerello, parla di fedeltà, della moglie e tutto il resto e poi appena sta un attimo solo si tromba la cameriera. Tra l’altro una bella manza, l’avevo notata anche io quando girava tra i nostri tavoli. Con le gambe aperte e seduta credo su di un’asciugatrice e con il suo grambiulino ancora sopra era intenta a prendere l’uccello del Donati che con il suo culo flaccido spingeva a più non posso.

Lei sembrava godere, ma sembrava anche che lo facesse per dovere.

Poco dopo il professor Donati la fece alzare e la girò ed incominciò una gran della pecora con un gran bel culo tra l’altro! Un culo che mi fece richiamare tutti i sensi, un culo sodo e scuro, ed il Donati si divertiva a schiaffeggiarlo accompagnando ogni penetrazione.

Provai invidia, tanta invidia, dopo alcuni secondi me ne andai in camera molto eccitato e con il mio socio un po’ eccitato. Lungo il mio corridoio incontrai la Cosetti che appoggiata al muro mi aspettava…

“Era ora che venissi a letto…dai…”

E mi mise una mano sul pacco e cominciò a massaggiarlo.

“Dammelo…”

Con la coda dell’occhio mi parve di vedere una figura che ci spiava dall’angolo in fondo, mi portai la mano davanti agli occhi per poter guardare meglio e mi parve di riconoscere Angela.

Così le dissi:

“Nadia dai,te l’ho detto…togli la mano…”

“Ma perché non vuoi scopare…”

“Te l’ho detto non mi va, e poi sto frequentando una persona, non mi va ora di farlo con te…”

“Ma fatti curà oh!”

E se ne andò in compenso vidi anche Angela che spariva da dietro l’angolo, così tutto soddisfatto della bella scena mi andai a fare una doccia e mi posizionai sul mio bel letto con la tv, convinto che magari Angela sarebbe potuta passare.

Ma non venne e mi addormentai.

 

Il giorno successivo mi presentai giù con gli occhiali da sole e vidi che Angela mi guardava con un mezzo sorrisino, così risposi anche io al sorriso e vidi che era stato accettato. Quando uscimmo per le strade incontrai un venditore di rose e mi venne un lampo, ne comprai una e la portai da Angela:

“Angela…tieni…”

“Cos’è?”

Imbarazzatissima, e partirono i commenti delle sue amiche presenti nel gruppetto.

“Ohhhh ma qua stamo a fa na dichiarazione d’amore ahhahahahahaah”

“Ma che stamo a Uomini e Donne ahahahhahahaha”

“Aò il professore sè nnamorato ahahahah”

Mi aspettavo quei commenti così dissi loro:

“Oggi è il suo onomastico sciocche” E me ne andai lasciandole ridere un altro po’. 

 

Il resto della giornata fu molto palloso, persi di vista Angela e rimasi tutto il giorno con Alfredo che mi raccontava le scopata di queste ultime sere.

Quando tornammo in albergo nella Hall mi fermò Angela:

“Ma davvero è il mio onomastico prof?”

“No…è solo un fiore per te”

E me ne andai. L’avevo colpita.

 

 

La sera a cena tutte le ragazze si misero in testa di andare in discoteca:

“Non se ne parla proprio” Dissi io.

“Ma mo me devi fa annà da solo o co quarche cojone che davvero sta a badà a ste zoccole?”

“No Alfrè, non se ne parla, sto stanco morto per tutti i chilometri di oggi, basta, me ne vado in camera a vedere la tv via cavo e sto a posto”

“Ma che cazzo devi vedè la tv ma che sei un pensionato?”

“Ahahahahahaha”

Dopo essersi organizzati, ragazze e accompagnatori, salì in camera e mi feci una bella doccia, mi misi le sole mutande e mi sistemai nel letto.

 

Dopo una mezz’oretta abbandonte bussarono alla porta, ecco pensai mo Alfredo cercherà di convincermi un’altra volta…

Quando aprì mi ritrovai di fronte Angela con un accappatoio bianco che aprì e liberò tutta la sua mercanzia ai miei occhi vogliosi, e mi disse:

“Ti voglio, non ce la faccio più…”

 

Angela era davanti ai miei occhi in tutto il suo splendore.

 

Le sue grandi tettone poggiavano sul petto, la sua passera, completamente depilata richiamava la mia attenzione, i suoi occhi innamorati desideravano il mio amore, ed il mio socio non vedeva l’ora di possederla.

L’accappatoio cadde a terra e con le mani dietro il sedere si offriva completamente a me; così con forza la trascinai dentro e chiusi la porta alle sue spalle. La cominciai a baciare con forza bloccando le sue mani contro la porta e spingendo il mio socio contro di lei, volevo farle male, ma non per qualche particolare motivo, semplicemente perché la volevo.

Controllai con la mano la sua passera ed era già pronta, così senza perderci in chiacchiere inutili, mi abbassai quello che avevo e la penetrai in piedi allargandole una gamba.

Lei cinse le sue braccia dietro il mio collo e desiderosa della mia forza si lasciava guidare dalle mie mani esperte; i colpi contro la porta erano rumorosi, ma in quel momento per me c’era solo lei.

Aggrappata completamente a me con le mani e le gambe, Angela godeva come una pazza, gridando e sospirando sino al limite.

Dopo un pò le gambe cominciarono a risentire di quel peso e girandomi mi buttai sul letto, riprendemmo subito a scopare con gran voglia, e lei con i suoi talloni mi spingeva sempre più verso di lei, incredibilmente ero già al limite, sarei potuto venire se l’avessi voluto ma decisi di aspettare un pò.

Così la posizionai al limite del letto con la testa penzoloni e cominciai a farmelo succhiare un pò.

Aggrappato alle sue grandi tettone mi facevo succhiare il cazzo e leccare le palle ed a volte cedevano le gambe per la troppa goduria, ma ero in estasi. Cominciai a scoparla in bocca ma poi mi posizionai sopra di lei, e sempre con la testa fuori dal letto, ripresi a scoparla.

Il sangue le confluiva tutto in testa e non ci volle molto che esplose con mia grande gioia.

Tutta rossa e sudata si alzò in piedi e cominciò a baciarmi, baci piccoli, piccoli morsi, ci appoggiammo di lato e mi abbracciò con amore.

Le sue grandi mammelle richiamavano il mio socio e quella visione di lato non mi aiutava per niente, così mi alzai e mi posizionai alle sue spalle.

Le alzai leggermente la gamba e cominciammo a scopare così; con una mano sul cuscino e con l’altra bloccata sulla sua grande tettona stavo godendo di brutto.

Non ci volle molto che sentì l’orgasmo salire, lei scese la mano sulle palle ed accompagnò tutta la mia venuta dentro di lei massaggiandomele.

Fu l’apoteosi. Scaricai tutto quello che avevo e sospirai sino a svenire quasi.

Ci addormentammo così abbracciati. Quando ci svegliammo eravamo quasi abbracciati ed il mio socio era sempre in tiro, lei allora cominciò a massaggiarmelo sempre di spalle, con la sua bella mano.

Io mi aggrappai alla sua grande tetta e mi crogiolai per il magnifico risveglio.

Dopo un pò con mia grande gioia si girò e cominciò a succhiarmelo, portai le mani dietro la testa, sul cuscino, e mi ritenni l’uomo più fortunato del mondo. Venni spudoratamente nella sua bocca con un estasi provata poche volte e con la sua lingua che incurante di tutto continuava a leccare ed aspirare tutto quello che poteva; mi riaddormentai, dopo poco mi svegliò e scendemmo per fare colazione.

 

Poco più tardi partimmo, erano tutti stanchi perché avevano passato la notte a ballare o a trombare, per cui si addormentarono immediatamente. Anche Alfredo si fece tutto il viaggio a dormire.

Arrivati davanti alla scuola, salutai un pò tutti e me ne andai verso casa mia. Decisi di farmi una doccia e dormire sino a sera, ma quando uscì dal bagno sentì suonare al portone di casa mia.

 

“Chi è?”

“Sono Angela prof”

 

Aprì il cancelletto ed andai verso la porta per aprirla con l’accappatoio, dopo alcuni secondi arrivò lei con ancora tutte le valigie.

 

“Che ci fai qui?”

“Ho detto ai miei che sarei arrivata domani…posso restare qui con te stanotte?”

Chiusi la porta e mi tolsi l’accappatoio, ero completamente nudo davanti a lei. Non dissi nulla, lei abbandonate valigie e quant’altro si fiondò sul premio. Mi sedetti sul divano e mi feci lavare ed asciugare per bene il socio, la sua lingua vogliosa cercava tutta l’acqua residua tra le mie palle e mandava giù tutto ciò che aspirava.

Disse che voleva docciarsi anche lei, per cui scopammo selvaggiamente sotto la doccia con una meravigliosa pecora, la mia posizione preferita. Con i piedi bloccati agli angoli della doccia sfondavo quel meraviglioso culo mantenendomi a quelle grandi tettone, godeva come una pazza e finalmente potevamo gridare e sfogarci incuranti di tutto.

Non felice della mia goduria, decise di mandarmi non al settimo cielo, ma qualcosa più in su, così si accovacciò e sotto il getto bollente d’acqua, prese a scopare il mio socio in mezzo ai suoi grandi meloni. Dopo alcuni minuti le mie gambe cedettero e preso in mano il mio strumento le feci il viso completamente bianco ed urlai a più non posso.

 

A fine anno Angela fù promossa e dopo essersi diplomata, si è trasferita a casa mia. Ora stiamo insieme, siamo felici, scopiamo da matti ma lei è molto gelosa di quella scuola, perchè sa quello che succedeva. Così abbiamo raggiunto un accordo, la mattina può svergliarmi lei con un bel pompino e dopo aver trombato alla grande potevo avere meno voglia per le altre.

All’inizio è stato difficile, la prof Cosetti ci provava sempre, alcune ragazze completamente sfrontate mi toccavano anche, ma dopo un pò ci ho fatto l’abitudine ed ormai non ci provano più, soprattutto per la grande gioia di Alfredo che ha di nuovo la scuola ai suoi piedi.

 

Autore Pubblicato il: 14 Marzo 2014Categorie: Racconti Erotici Etero0 Commenti

Lascia un commento