“Roberto e Matteo venite subito nel mio ufficio”. Giovanni Marinai e’ un omone grosso, burbero e con modi molto diretti e risoluti. Tutti i suoi dipendenti nutrono un sincero terrore nei suoi confronti. I due giovani entrarono nella stanza del capo. “Chiudete la porta”, ordinò l’uomo affondato nella sua enorme poltrona con l’immancabile sigaretta accesa appesa al labbro inferiore. Si sistemo le maniche arrotolate della camicia e con uno sguardo che avrebbe fulminato uomini ben più esperti e navigati dei due giovani chiese: “Chi non tollero io ?”, “gli idioti” risposero in coro i due con un filo di voce e lo sguardo abbassato. “Esatto! Gli idioti! E in questa stanza ce n’è uno. Sono io secondo voi ?”. I due scossero appena la testa senza proferire parola. Un tiro dalla sigaretta e riprese: “Matteo, tu vieni qui pensando di prendermi per il culo ?”. Il volto del giovane diventò rosso fuoco e con lo sguardo fisso sui piedi, il ragazzo scosse rapido la testa. “Ah no cazzone che non sei altro ? Ho fatto controllare il PC con il quale dovresti lavorare e ho scoperto che passi ore e ore a cazzeggiare su siti porno, guardando foto e video”. Il silenzio totale piombò sulla stanza, l’uomo riprese: “Incrociando date e ore ho scoperto che quando non sono in azienda tu ti dai alla bella vita, alla faccia mia e del mio conto in banca!!”. Il tono di voce dell’uomo era andato ingrossandosi e ora sembrava un enorme cane che abbaiava. “Prendi la tua roba e vattene immediatamente a fare in culo fuori di qui! Sei licenziato!!”. Il ragazzo alzò immediatamente lo sguardo e rivelò due grandi lacrime che gli solcavano il viso: “No signor Marinai. La prego, mi perdoni. Le giuro che non succederà mai più….”, l’uomo non lo fece finire e ripartì all’attacco: “Puoi scommetterci che non succederà più, perchè tu adesso voli fuori di qui! Se non ti muovi ti prendo anche a calci nel culo, stronzo!!”. il ragazzo, ancora più impaurito, si precipitò alla porta e uscì velocemente. Tutta l’azienda era piombata in un silenzio spettrale. Le urla e i licenziamenti del capo erano noti e temuti da tutti. Giovanni Marinari rimase qualche attimo in silenzio nel tentativo di calmarsi e poi si rivolse all’altro ragazzo, che non riusciva a smettere di tremare. “Roberto, calmati, sai che non c’entri niente tu e anzi, ti ringrazio per l’aiuto che mi hai dato per analizzare il PC di quell’idiota. Ho un altro compito per te”, un’altra tirata di sigaretta e continuò: “mia sorella non riesce a fare andare la wifi del notebook nuovo che le ho regalato. Le ho dato il tuo numero perchè tu vada a sistemarlo. Mi raccomando: NIENTE CAZZATE!”. Roberto annui energicamente e senza aver mai proferito parola, usci dall’ufficio. Roberto non è ancora ventenne ma, a dispetto dell’età, è un esperto tecnico informatico ed il dipendente con più anzianità all’interno dell’azienda; ha visto decine di colleghi essere licenziati per i più disparati motivi. Giovanni Marinai era implacabile, non ammetteva il minimo errore o il minimo comportamento sbagliato ma del giovane Roberto si era sempre fidato. Un paio di ore dopo l’ennesima scenata a cui aveva assistito, il cellulare di Roberto squillò. “Sono Francesca Marinai. Ho bisogno del suo aiuto per sistemare il mio notebook. E’ necessario che venga da me oggi pomeriggio, non posso più aspettare!”. Roberto non conosceva la sorella del capo ma il primo impatto non sembrava dei migliori, non l’aveva lasciato parlare e aveva dettato orario ed indirizzo: buon sangue non mente. Roberto si presentò puntuale all’appuntamento e ad aprire la porta della bella villetta si presentò Francesca Marinai: 43 anni, divorziata da quasi venti, meravigliosa donna biondo platino, alta circa 1.75 con un fisico statuario e curatissimo, dominato da un ancora prestante e invidiabile seno della quarta misura a cui faceva da contraltare un culo perfettamente tondeggiante che, grazie a un costante allenamento in palestra, riusciva a sconfiggere il passare degli anni, appoggiato su due lunghissime e perfette gambe. Apparve davanti al tecnico ben truccata, con una camicia bianca leggermente sbottonata che lasciava intravedere l’inizio della scollatura, una gonna di jeans che finiva ben sopra il ginocchio e un paio di scarpe nere con un tacco non eccessivo. Lo sguardo severo indugiò diversi secondi su Roberto e lo mise subito in soggezione, il giovanissimo tecnico la salutò abbassando lo sguardo. La donna non disse una parola e lo fece entrare in casa. Una volta posto fine al matrimonio Francesca non aveva più voluto impegnarsi in storie serie; con un tale aspetto le era molto facile trovare qualcuno con cui dilettarsi sessualmente senza alcun impegno. La sua grande passione erano i giovani ragazzi, meglio se alle prime armi e impacciati, in modo da poter essere lei a condurre il gioco in ogni sua fase. Questo ragazzotto inviatole dal fratello per sistemare il notebook sembrava proprio una preda perfetta: occhiali da secchione, fisico minuto, aspetto pulito ma non troppo ricercato: tipico di chi pensa più agli hobby che alle donne e un’aria molto timida, quasi impaurita. Francesca decise immediatamente che si sarebbe divertita molto con questo ignaro ragazzo. Mentre chiudeva la porta, dando le spalle al giovane, si sbottono un paio di bottoni della camicia per mettere bene in mostra buona parte dell’abbondante scollatura; il seno sembrava quasi voler scappare da sotto la camicia, spinto dal reggiseno a balconcino. Fece cenno al ragazzo di seguirla e lo accompagno in una sala dove, sopra ad un tavolo, c’era un notebook aperto. “Voglio che funzioni tutto perfettamente. Non riesco ad usare internet. Avanti!” e indicò perentoriamente il PC. Il ragazzo si mise subito al lavoro, nel silenzio più assoluto, sotto lo sguardo severo della padrona di casa. Dopo una decina di minuti il ragazzo annunciò trionfante “Fatto! Tutto a posto, funziona alla perfezione”, la risposta della signora fu raggelante: “Questo se permetti, ragazzino, lo decido io. Fammi vedere”. Si avvicinò al giovane e seguì le mosse di Roberto che dimostrava come il computer navigasse in internet, adesso, senza problemi. La donna stava iniziando il suo gioco: piegata verso lo schermo dava modo al ragazzo di guardarle meglio dentro la camicia; era curiosa di sapere se il ragazzo avrebbe ceduto ad una simile tentazione. Passarono alcuni minuti e con la coda dell’occhio vide che Roberto, se pur con rapidissimi movimenti degli occhi, le stava sbirciando dentro la camicia, proprio come voleva lei. Si dilungò nel richiedere spiegazioni tecniche, avvicinandosi allo schermo in modo da facilitare le operazioni a Roberto. Il giovane era sempre più distratto e si attardava di più con lo sguardo su quei seni meravigliosi così generosamente offerti alla sua vista. Francesca controllava tutta la situazione, fino a che non notò che il giovane aveva adesso anche un deciso gonfiore all’altezza della patta dei pantaloni. Era il momento di agire. Attese che il ragazzo si perdesse un secondo di più con lo sguardo nella sua camicia sapientemente sbottonata e girandosi di scatto lo sorprese con lo sguardo. Immediatamente si sollevò in piedi ed esclamò: “Ma cosa stai facendo ?”
– “Niente, niente” si affrettò a rispondere Roberto tutto rosso in viso.
-“Come niente ? Mi stavi sbirciando dentro la camicia! Ma come ti permetti ?”
– “No….no…no….le giuro. Non…”.
Francesca non lasciò terminare la frase al giovane e attaccò nuovamente: “Pensi che sia nata ieri ? Alzati in piedi!”. Roberto ingenuamente ubbidì. “Ecco vedi ? Hai anche il ‘coso’ lì, tutto gonfio!”, disse indicando il basso ventre del ragazzo. Roberto si senti mancare e con le mani cercò goffamente di coprire la sua erezione. Immediatamente gli venne alla mente la reazione del fratello, che lo licenziava urlando e sbuffando come un bufalo. Francesca continuò la commedia: “Non ci posso credere. Chiedo aiuto a mio fratello e lui mi manda a casa un pervertito”, mentre parlava si era diretta verso una poltrona della sala e si sedette proprio davanti al ragazzo rimasto in piedi; non prestò molta cura a come si era seduta e la gonna salendò lascio scoperte quasi interamente le cosce che teneva leggermente scostate, ma forse aveva prestato molta più cura nel modo di sedersi di quanto si potesse pensare. Si coprì la faccia con le mani, mandando indietro la testa in segno di disperazione e maledicendosi per aver chiesto aiuto al fratello. Resto in quel modo per un paio di minuti sicura che il ragazzo, adesso, le stesse guardando le cosce. Di scatto tolse le mani dagli occhi e lo sorprese. Bersaglio colpito. Roberto avrebbe voluto guardare altrove ma tanta meraviglia, così facilmente offerta, l’aveva alla fine fatto crollare. “Ma che fai ? Ora mi guardi anche sotto la gonna ?”, lo apostrofò di nuovo lei.
– “No, no, Francesca le giuro di no”
– “SIGNORA Francesca !! Come ti permetti di chiamarmi per nome ? Non sono mica una troietta amica tua! Poi guarda lì, con quel ‘coso’ in mezzo alle gambe, sempre più gonfio. Mio Dio! In che situazione mi ha messo mio fratello!”.
Il continuo riferimento al suo capo mandò Roberto in totale confusione, iniziò a piagnucolare scusandosi e implorando la signora di non dire niente al fratello.
– “E perchè non dovrei chiamare mio fraello? ”
– “La prego Signora mi licenzierebbe immediatamente e io ho tanto bisogno di questo lavoro. La prego farò qualsiasi cosa, ma non dica niente a suo fratello”
– “Certo, così potrai continuare ad andare impunito a casa delle clienti ad importunarle”
– “No. Le giuro non mi era mai successo. E’ la prima volta”
– “Di bene in meglio. Hai pensato di tenerti questo bel regalo proprio per me. Ma pensa te!”
-“No Signora Francesca ! E’ che lei è cosi…”
– “Non aggiungere una sola parola, porco. Prendi le tue cose e vattene subito da casa mia. Non voglio sentire altro. Ho bisogno di riflettere su quello che devo fare con te!”.
Il ragazzo prese la sua borsa e uscì velocemente dalla casa senza smettere di piagnucolare. Chiusa la porta, un sorriso malizioso apparve sul bellissimo volto della donna: colpito e affondato. Alle 15 del giorno seguente, in ufficio, il cellulare di Roberto squillò: “Sono Francesca Marinai, vieni alle 18:30 a casa mia per chiarire una volta per tutte questa imbarazzante situazione in cui mi hai messo” e riattaccò. Roberto rimase a fissare il nulla, con un leggero tremito nervoso, finchè il vocione di Giovanni Marinai non lo risvegliò di colpo: “Che cazzo fai ? Ti sei addormentato ?”. Per riprendersi dal panico che sentiva arrivare sempre più velocemente, Roberto corse in bagno a cercare di riprendersi. Francesca si preparò con cura all’appuntamento: niente reggiseno e un micro tanga nero formato da un sottile filo che spariva completamente fra le natiche, le cingeva i fianchi e finiva davanti in un piccolissimo triangolino di stoffa che entrava alla perfezione fra le grandi labbra del carnoso sesso della donna. Un cortissimo vestito bianco, che arrivava a malapena sotto il sedere, era l’unico indumento che indossava. La stoffa molto leggera lasciava trasparire buona parte del suo corpo, soprattutto il seno premeva deciso, quasi a voler strappare la sottile stoffa. La stagione le permetteva di non indossare calze, ma solo un paio di sandali neri con tacco a spillo. Le unghie dei piedi e delle mani erano perfettamente dipinte di un rosso acceso come il rossetto che portava; di un colore assai intenso, anche il resto del trucco era molto deciso e i capelli biondi lunghi lasciati liberi. Era decisamente difficile non avere l’impulso immediato di saltarle addosso. Suonò il campanello e prima di aprire, Francesca si pizzicò i capezzoli con decisione, per farli risaltare ancora di più dal vestito. Aprì la porta e il giovane rimase visibilmente turbato dalla visione di tanta sfrontata bellezza; senza dire una parola Francesca si voltò e si diresse lentamente verso il salotto, dando modo al ragazzo di ammirarle comodamente il culo. Indicò il divano e disse “Siediti lì”, lui ubbidì.
– “Sono rimasta molto turbata dal tuo comportamento di ieri. Ti comporti sempre così con le donne ?”
– “No, no, no…..lo giuro. Mi dispiace tanto ma..”, la donna lo interruppe:
– “Si, si, tutti discorsi. Con la tua ragazza sei abituato così ?”
– “io…beh….veramente…non ho una ragazza”
-“Ti avrà sicuramente lasciato per i tuoi comportamenti da depravato”
– “No, no, no. Ecco….non ho mai avuto una ragazza ancora”
– “Cosa ? Ah ecco adesso mi spiego tutto. Tu non sei mai stato con una donna, sei vergine ?”
– “Si, in effetti non ho mai avuto rapporti con una ragazza”
– “Quindi passi le serate a masturbarti, vero ?”
– “La prego Signora Francesca. Mi mette in grande imbarazzo, non vorrei rispondere…”
– “Forse non è chiaro che tu non puoi volere o no una cosa. A meno che tu non voglia che io parli con mio fratello”
– “No, no la prego. Beh……in effetti……devo fare da solo”
– “E magari ieri sera ti sei masturbato anche pensando a me e a quello che hai visto ieri. Vero ?”
– “NO !! La prego. NO!”
– “Di la verità, non sei nella posizione di metterti a raccontare storielle”
-“Beh……si…….lo confesso. Non ho resistito e le ho fatto tre ‘dediche'”
-“TRE DEDICHE ? Siamo alla follia! Dammi il tuo telefono!”
– “No, no, no, la prego! No!”
– “Ancora con questo no ? Tu non puoi dirmi no. Dammi il telefono alla svelta!”
Il ragazzo allungo con mano tremante il cellulare a Francesca. Con gesti rapidi ed esperti la donna scorse la rubrica e con aria sorpresa lesse a voce alta: “Francesca MILFONA: 10 e lode” e aggiunse: “sarei io ? Complimenti che bel modo per identificare una persona”. Roberto rimase senza parole iniziando nuovamente a piagnucolare. “Senti, smetti subito di piangere che non attacca. Prima fai le cazzate e poi ci piangi sopra”. Roberto si asciugò lentamente il viso. Francesca aveva notato che il ‘gonfio’ sulla patta era ricomparso quasi subito e sembrava degno di nota. “Togliti le scarpe, i calzini e i pantaloni” in modo risoluto Francesca impartì l’ordine al giovane. “Ma…….” tentò timidamente di protestare Roberto, “MUOVITI” tuonò la donna con lo sguardo torvo fisso sul ragazzo. Roberto si rimise seduto con indosso solo la t-shirt e le mutande dal quale interno premeva con forza il pene che non riusciva a tenere a freno, davanti alla provocante bellezza della donna. L’unica cosa che provava a fare era nasconderlo con le mani. “Sei sempre il solito. Guarda lì, tutto in tiro. Che porco !”, lasciò che il silenzio tornasse padrone della stanza e dopo una manciata di secondi riprese: “Togliti le mutande !”. Il ragazzo alzo di scatto lo sguardo confuso e incredulo, non sapeva cosa fare. Lo sguardo di Francesca non dava possibilità di obiettare niente e il giovane si tolse l’intimo, rimettendosi seduto con solo la maglietta indosso.
– “Allarga le gambe, inizia lentamente a masturbarti guardando verso di me !”
– “No, questo no! La prego Signora Francesca, io…”
– “Vuoi che chiami mio fratello e gli dica che ti sei spogliato nudo nel salotto di casa mia ?”.
Roberto riprese a piagnucolare ma fu subito ripreso dalla donna, “falla finita con queste lacrime, asciugati bene il viso e fai quello che ho detto!”. Roberto cercò di calmarsi e allargando le gambe, inizio lentamente a segarsi guardando in direzione di Francesca, non era certo un grande sforzo per lui. La donna prese il telefono e iniziò a fare un video della scena, dopo pochi secondi interruppe la ripresa. Guardò Roberto e sogghignando disse: “Adesso mi mando questo video dal tuo telefono al mio, con un bel messaggio di ‘dedica’ come dici tu. In caso tu avessi ancora voglia di lamentarti o obiettare qualcosa, mi basterà far vedere a mio fratello cosa mi hai mandato sul telefono”. Fece quello che aveva detto e dopo aver sentito il segnale di notifica di messaggio sul suo telefono, alzò gli occhi verso Roberto che tremava come una foglia, senza smettere, però, di segarsi lentamente. “Adesso dovrai fare tutto quello che vorrò, non hai scelta!”. Fissava la generosa dotazione del ragazzo, uno splendido uccello durissimo, che arrivava ai 20 centimetri e di ottima circonferenza. Il ragazzo lo scappellava lentamente senza fermarsi. “Vedo che continui con il tuo passatempo preferito!”, il giovane si bloccò di colpo. Francesca sorrise e riperese “continua, continua pure, maiale. Non ti preoccuapere. Ma dimm:i a cosa pensavi durante le tue dediche ?”, non dette tempo a Roberto di rispondere che rincalzò, “d’ora in poi non fare storie: rispondi alle domande che ti faccio e fai quello che ti dico, o il mio telefono finisce da mio fratello. E’ l’ultima volta che ti avviso”. Roberto cercò di farsi forza il più possibile e con un tono di voce bassissimo rispose:
– “Al suo seno e…”, non lo fece proseguire:
– “non ci credo che lo chiamavi così porco, dì la verità!”
– “Beh….pensavo alle sue meravigliose tettone e a quel magnifico culo”, di nuovo un sorriso compiacente apparve sul volto della donna, che con movimenti decisi, si sbottonò la parte superiore del vestito, sfilandoselo e abbassandolo fino alla vita. Le sue generose mammelle svettarono libere davanti al giovane. “Ti piacciono di più così ?”. Roberto strabuzzò gli occhi e accellerò decisamente il movimento sul suo cazzo eretto. “Ehi non ti azzardare a sporcare con i tuoi schizzi. Intesi ?”. il giovane annui velocemente senza smettere di menarselo con gli occhi fissi sulle tette nude della donna. “E cosa avresti voluto farmi fare con queste tette, porco ?”. La donna si voltò e si tolse del tutto il vestito, mostrando al giovane il culo completamente nudo, salvo che per la sottilissima strisciolina di stoffa che lo cingeva. Voltandosi si compiacque ancora nel vedere il giovane in estasi totale, ci mancava solo che sbavasse. Si avvicinò al divano e chinandosi fra le gambe del giovane portò il florido seno a pochi centimetri da lui. “Toccale maiale, tanto lo so che non pensavi ad altro nelle tue torbide fantasie”. Roberto allungò una mano, l’altra era sempre impegnatissima, e iniziò a palpeggiare il seno della donna con timidezza ma, bastarono pochi tocchi, per far crescere sempre di più la foga; Francesca socchiuse appena gli occhi godendosi quel tocco carico di voglia e libidine. La donna tolse bruscamente la mano di Roberto dal seno e stringendosi il seno lo portò a cingere il cazzo del giovane, iniziando una lentissima sega spagnola. Robertò buttò la testa indietro sul divano godendosi quel massaggio particolare. Francesca non si dilungò troppo certa che il giovane non avrebbe resistito. “Lo so sai, cosa vorresti ora, vero maiale ? Dimmelo ?”. Roberto era frastornato e non era sicuro di aver capito, senza rispondere guardò prima il suo sesso e poi la bocca, dipinta di rosso fuoco, della signora. “Non hai coraggio di chiedere ? Ti limiti alle tue zozze fantasie ? Forza, sentiamo !”. Il giovane con un filo di voce azzardò: “In bocca….”, “In bocca ? Cosa vuol dire ? Vuoi che ti succhi questo cazzone maiale ?”. Il ragazzo annui con maggior decisione. La bionda troia senza l’aiuto delle mani inghiottì, quasi per intero, il duro uccello del ragazzo. Lo tenne in bocca senza muoversi, ma roteando la lingua sull’asta che la riempiva. Piano, piano inizio un lento su e giu con la testa, succhiando con passione quel bel sesso. Purtroppo, come immaginava, la cosa non durò più di un minuto. Roberto si irrigidì e farfugliando qualche parola di scusa, le sborrò direttamente in gola. Francesca non mollò di un millimetro la presa, anzi ebbe cura di ricevere tutto l’abbondante seme del giovane e lo ingoiò; continuò a pomparlo, succhiando per diversi secondi, poi si staccò. “Sei proprio un pervertito !!!”, urlò la donna, “ti faccio una gentilezza, un regalo e tu come mi ricambi ? Mi schizzi in gola, obbligandomi a bere tutto ? Sei proprio un maiale !!”. Si alzò, si voltò e sicura che il giovane stesse guardandole ammaliato il culo andò a sedersi in una poltrona davanti a lui con le gambe aperte. La passera gonfia sembrava volersi mangiare il minuscolo slip. Roberto, con lo sguardo perso fra le cosce della bionda, non disse una parola, ma il suo uccello era già tornato duro: “meraviglie della gioventù”, pensò Francesca affascinata da tanto ben di Dio. “Cosa stai guardando ? A cosa stai pensando ? Hai di nuovo quel coso tutto duro !! Vergognati !”. Il ragazzo era in un tumulto di sensazioni era, allo stesso tempo, fuori di se per l’eccitazione e terrorizzato dal guaio in cui si era cacciato. “La vuoi vedere meglio ?” chiese sarcastica Francesca ed in un baleno si sfilò il minuscolo tanga. “Eccoti accontentato. Ora sarai contento, depravato” e dicendo questo lancio il piccolo indumento intimo in faccia al poveretto allargando oscenamente le cosce. Roberto afferrò la mutandina e non poter fare a meno di annusarla menandosi lentamente il cazzo durissimo. “Sei solo un porco egoista come tutti gli uomini. Pensi solo a soddisfare le tue turpi voglie”, “no, io non sono così, io…….”, tentò una timidissima risposta l’impacciato giovane. “Ah no ? E allora alzati da quel divano e dammi un pò di piacere anche a me, non sono mica di cera. Ormai mi hai coinvolto in questa sporca situazione. Dai su leccami un pò anche tu”. La donna non si accorse di aver finito la frase che il timido ed introverso tecnico, aveva già la testa affondata fra le cosce e sembrava volerle mangiare la passera. “Hai visto il timidone”, pensò Francesca ad occhi chiusi, mentre si godeva il volenteroso ma inesperto lavoro della lingua di Roberto. Si lasciò leccare per una decina di minuti abbondanti, mascherando con qualche difficoltà, un bellissimo orgasmo che ebbe, grazie all’implacabile giovane lingua. “Forza, non ti far pregare, piantami quel bastone dentro. Non resisto più !!”. Il ragazzo alzò la testa e la guardò nuovamente imbarazzato, “beh….non saprei…..non ho…”, come sempre l’esperta maiala non lo fece finire: “cosa non hai ? Non hai un preservativo ? E per chi mi hai preso ? Per le puttane con cui spendi tutto lo stipendio ? Io voglio sentire il calore del cazzo dentro di me, fai poche storie e scopami senza tante storie”. Il ragazzo si alzò, rimase immobile e muto per ancora alcuni secondi poi, in un lampo, prese le caviglie di Francesca, se le appoggiò sulle spalle e senza tanti complimenti affondo deciso l’uccello nella fradicia figa della donna. Rimase immobile un secondo poi partì come un treno a stantuffare la bionda troia. Non le dava tregua, sembrava in trance e questo a Francesca non dispiaceva proprio. Dopo interminabili minuti di questa furiosa monta, Francesca scostò il giovane, si alzò e si mise a quattro zampe, appoggiata alla spalliera del divano. Bastò uno sguardo al giovane, che senza tanti complimenti, rimise immediatamente l’uccello nel sesso della donna riprendendo il suo deciso ritmo. La donna ebbe il secondo orgasmo, questa volta assai violento e difficilmente nascondibile, urlò aggrappandosi e mordendo la spalliera del divano, mentre il ragazzo, senza darsi pace, continuava a spingere come un ossesso. Francesca esclamo “Ascolta, Roberto……”, il ragazzo affatocatp e sudato si fermò ansimando e rispose:
– “Dimmi…..”
– “Dimmi ? Ma come cazzo ti permetti ?”. Il ragazzo rimase un attimo interdetto e stupito dalla reazione della vacca che si stava chiavando fino ad un secondo prima.
– “Mi scusi Signora Francesca, mi dica…”, riprovò sempre con il fiato corto dallo sforzo. “Ecco così va molto meglio. Ora voglio che tu mi inculi!”. Lasciò che il silenzio di qualche secondo desse ancora più peso alle sue parole e continuò: “ma senza tanti preamboli, appoggiamelo sul buchetto e spingi dentro deciso. Non credo tu avrai problemi a farti posto e poi chiavami in culo, come mi martellavi la passera”. Il ragazzo rimase immobile come se volesse essere sicuro di aver capito bene le parole della troia, poi eseguì gli ordini. Estrasse il cazzo che aveva lasciato nella passera della bionda e lo portò davanti al buco del culo della maiala. Spinse lentamente ma con decisione e si accorse che la porca aveva ragione e grazie anche agli umori della signora, di cui il suo uccello era intriso, la minchia sparì facilmente nell’intestino di Francesca. Aspettò qualche secondo e poi prese a muoversi. Dopo pochi colpi lenti ritrovò il ritmo che aveva pochi attimi prima nella figa della donna e prese ad incularla con furore. La bionda era completamente fuori di se e urlava, mugolava e grugniva come un animale, il ragazzo non resistette molto oltre e contraendosi le sborrò abbondantemente nel culo. Le dette qualche altro colpo, poi estrasse lentamente l’uccello, omrai sgonfio, accasciandosi stremato sul divano accanto alla matura bionda.
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