Vorrei sfruttare questo sito per raccontare delle storie, romanzate ma reali, che sono successe a me e alla mia amica Viviana. Siamo complici da molti anni e mi ha dato l’autorizzazione a scrivere purché non renda riconoscibili i personaggi. Ci conosciamo da più di 10 anni, abbiamo avuto anche una storia insieme (banale da raccontare credo) ma abbiamo un grosso difetto entrambi… siamo infedeli e ipocritamente gelosi. Quindi meglio evitare qualsiasi legame e restare amici e confidenti.
L’altro giorno mi ha sconvolto, raccontandomi la storia di come è avvenuta la sua iniziazione alle arti amatorie e al sesso. Proverò a raccontarvela sperando di riuscire a ripetere le sensazioni che lei ha trasmesso a me mentre mi svelava i suoi segreti.
Parliamo di qualche anno fa, lei aveva 15 anni e nell’ultimo anno era sbocciata fisicamente, molto più delle sue coetanee. Era già alta 1,65 ed il seno si era ben formato nella sua attuale terza. Viviana era sempre stata una bambina molto curiosa, iperattiva, dispettosa. Gli piaceva prendere in giro i suoi compagni con ammiccamenti e scherzi, ma era rimasto sempre tutto un gioco, al massimo qualche pomiciata e tastata.
Dopo quella estate però erano iniziati sguardi diversi, non più adolescenti, e non più solo dai coetanei, ma da ragazzi più grandi e uomini. Erano sguardi consapevoli quelli degli uomini, maturi e risvegliavano in lei il lato vanitoso e, spesso, quello più malandrino. I vestiti erano diventati più aderenti, le gonne più corte e le litigate con i genitori quotidiane.
Tutto cambiò grazie ad un uomo che Viviana incontrava tutti i giorni al bar sotto casa, quando tornava dall’allenamento di basket. La guardava passare sempre con molto interesse, uno sguardo deciso, per nulla imbarazzato. Viviana era da una parte lusingata, ma dall’altra scossa da tale insistenza e strafottenza, anche se dopo essere passata si sentiva decisamente bella. Decise che doveva provocarlo, fargli abbassare lo sguardo e così alla prima occasione si vesti provocante e passo al bar, aspettò che la guardasse e lei si mise a fissarlo, come ammonendolo del suo comportamento. Di risposta ebbe solo un sorriso, occhiolino e uno sguarda da capo a piedi che sembrava volerla spogliare.
Da quel giorno cominciò un gioco silenzioso di sguardi e ammiccamenti. Viviana si vestiva provocante, si piegava “accidentalmente” davanti a lui per vederne le reazioni, lui rispondeva sempre facendola sentire bella ed importante, apprezzata. Una parte di lei era spaventata, ma l’altra, la predominante, si sentiva appagata ed eccitata.
Spesso quando lei andava al campo sportivo lui la seguiva, non le parlava mai, ma era lì a guardarla, guardava a volte gli allenamenti e andava via. Viviana sentiva spesso il suo sguardo sul corpo, sapeva sempre quando c’era, come se fosse stato tangibile. Era presente, era insistente, ma non la faceva mai sentire male, come se sapesse quando fermarsi. Viviana sapeva quanto gli piaceva, e lui non faceva nulla per nascondere la sua eccitazione.
Una sera cambio tutto, e bastò uno sguardo, nemmeno una parola. La aspettava fuori dalla palestra, lei salutò le amiche e rimase a guardarlo. Inizio a camminare, guardandola e dirigendosi verso il vicino parco, Vivi lo seguiva a distanza, la paura superata solo dalla tremenda curiosità di sapere cosa mai avrebbe voluto da lei. Lo immaginava, ne aveva sentito parlare e non poteva fare di più. Lo voleva? Poteva farlo? Lui era così più grande di lei, ma prima o poi tutte lo fanno. Voleva il principe azzurro? No, decisamente non ora. Lo vide svoltare e quando raggiunse l’angolo lo trovò seduto su una panchina, riparata da una collinetta e folti cespugli, quando provò ad avvicinarsi lui le fece cenno di fermarsi, di girare su se stessa. Aveva dei Jeans, una maglietta sportiva e scarpe da ginnastica, nulla di che per andare in palestra, ma comunque sentiva i suoi occhi addosso come se non avessero voluto vedere altro, le sembrava di sentire delle mani addosso, che la sfioravano. Finito di girarsi vide che si era aperto i pantaloni, il cazzo teso e turgido nelle mani, il suo primo visto dal vero, gli altri solo nelle foto rubate dai compagni di scuola e nascoste nei sui libri, che guardava fingendosi scandalizzata, ma immensamente curiosa. Lui non diceva nulla, la guardava e faceva scorrere la mano lentamente ma con forza, gli occhi di lei rapiti dal glande viola che si scopriva ad ogni affondo. Era rapita, una parte di lei voleva gridare e scappare, l’altra restare e vedere… imparare. Lui la guardava con intensità, gli occhi che percorrevano il suo giovane corpo lentamente, quasi facendogli sentire il tocco addosso. Dopo qualche minuto lui si irrigidì, chiuse gli occhi e con un grugnito accelerò il movimento, Viviana incollo gli occhi al cazzo e vide, per la sua prima volta, il getto di sperma caldo schizzare e cadere a terra, il primo orgasmo dal vivo di un uomo, per lei, solo per lei. Questo la faceva sentire calda, ma anche sporca. Lui si pulì per bene si ricompose e si alzò, le passò accanto “Verrò qui ogni volta che potrò dopo gli allenamenti” e se ne andò senza voltarsi.
Viviana scappò a casa, con la scusa della doccia corse in bagno per non far vedere le lacrime, sotto il getto caldo della doccia le lacrime erano nascoste, ma non erano lacrime di dolore, ma lacrime di consapevolezza. Mentre si toccava, mentre di dava piacere, con le dita che frementi cercavano di sfamare la bestia che si era risvegliata in lei, sapeva che sarebbe tornata, sarebbe tornata ogni volta e avrebbe fatto tutto quello che lui le avrebbe chiesto.