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Lei era una ragazza appena maggiorenne, lui era molto più grande, da poco trentenne. Lei aveva sofferto molto per un altro, soffriva ancora, ma per un caso, per curiosità conobbe quell’uomo di cui non sapeva nulla e che anzi forse doveva temere…ma qualcosa dentro di lei la richiamava a lui, ogni sera parlavano in chat e lui, dopo poco, aveva cominciato a chiederle, farle domande di ogni tipo sul sesso, e lei aveva dovuto dirgli la verità: aveva fatto qualcosa ma era ancora vergine. Poi le conversazioni si erano fatte più spinte, era sempre lui a condurre il gioco, le descriveva quello che avrebbe voluto farle, spesso era volgare, e lei non era abituata a questo. Si sentiva inadeguata quando lui scriveva “sborra” o “cazzo”, tutto questo era inadeguato. Eppure ogni volta che parlava con quell’uomo si sorprendeva fradicia di umori, piena di voglia di qualcosa che ancora doveva scoprire. Sentiva nascere qualcosa di sconosciuto, una parte nascosta di se stessa che fino a quel momento era rimasta latente, ma le scoppiava dentro, supplicava di uscire. Lui voleva vederla e lei aveva paura, rimandava. Si arrabbiava con se stessa per questo, per il suo continuo scappare…alla fine si decise e si videro. Lei tremava come una foglia, in macchina non parlò quasi per niente, mentre fu sorpresa di scoprire che lui era molto gentile e la trattava con educazione. La portò in un albergo, le aprì perfino la porta d’ingresso per farla entrare, ebbero una stanza, lei ormai non capiva più nulla, cercava di appigliarsi con le ultime forze alla sua razionalità, alla sua lucida freddezza, per non sprofondare nel panico che la attanagliava, si sentiva persa. Era in un territorio non suo, in un campo sconosciuto, dove ogni sua sicurezza veniva a mancare, e lui lo sapeva, se ne accorgeva, era lui a doverle insegnare, a guidarla in ogni passo. Lui comandava. In un attimo si ritrovarono in camera. Lei era immobile, non sapeva cosa fare, era tremendamente a disagio. Lui sorridendo si avvicinò, la bacio e le slacciò i jeans, li fece scivolare fino alle caviglie, con la mano s’insinuò sotto il perizoma esplorando la sua fichetta ancora stretta e bagnata, a lei sfuggì un gemito e chiuse gli occhi, lui le tolse anche quel piccolo pezzetto di stoffa e la adagiò sul letto, divaricandole bene le gambe. Così oscenamente aperta lei lo guardava di sfuggita, lui si spogliò completamente e in un attimo le fu addosso. Aveva un cazzo davvero grosso e molto bello, la cappella lucida e rossa, le palle gonfie e doloranti. La voleva, voleva rompere quel giovane corpo esile sotto di lui, ma si costrinse ad aspettare. La prese per i capelli e portò il cazzo davanti al suo viso, la schiaffeggiò con quell’arnese duro, glielo strofinò sulle guance, sulla bocca, giù sul collo…
“apri la bocca, voglio che me lo ciucci”
Lei cominciò a leccare l’asta con la punta della lingua, succhiava la cappella e si soffermava sul buchino infilandoci la lingua, lo prese tutto in bocca, fino in gola, massaggiandogli le palle, l’odore forte di quel cazzo, l’odore di uomo la inebriava. Scese a leccarlo più giù, sotto le palle, ne prese una in bocca e la succhiò, mentre con un dito gli accarezzava il perineo, cercando di forzare il buco di lui.
“brava…così..ciuccialo…”
Riprese il bocchino aumentando il ritmo, ciucciava quel cazzo con passione, su e giù, scoprendolo e ricoprendolo con le labbra, facendo guizzare la lingua veloce ovunque su quel palo di carne, mentre lui dettava il ritmo scopandole la bocca con foga, tenendola ferma per i capelli, incollata a lui che si abbandonava al piacere di quella bocca piccola e morbida.
Si sfilò da lei e si posizionò tra le sue cosce, lei capì ed ebbe paura ma non si ritrasse… Sentì il peso dell’uomo schiacciarla e la punta del cazzo spingere dentro di lei che si lamentava, ma dopo qualche spinta fu tutto dentro, lui le mise le gambe sulle sue spalle penetrandola con violenza e in profondità. Il dolore la accecava, gridava ad ogni spinta, lui la pompava furiosamente, ruggendo di piacere. La girò, scopandola a pecora, aggrappandosi ai suoi fianchi come un ossesso e cominciò a sculacciarla, più forte.
“dimmelo che sei la mia troia!”
Un’altra sculacciata.
“che aspetti?? Dillo! Di chi sei?! ”
“t-tua, sono la tua troia …”
Soddisfatto continuò a fotterla con foga, torturandole il clitoride, lei gemeva, si dimenava, il suo corpo era preso da spasmi incontrollati…stava per venire, sentiva l’orgasmo montare. Lui la sculacciò forte, diede una spinta, due…lei urlò il suo piacere e venne accasciandosi madida di sudore, il corpo ancora scosso dalle contrazioni.
Lui non era ancora venuto… “non ho ancora finito troietta. Adesso devi darmi il culo”
La ragazza si sentì terrorizzata a quelle parole, ma non riusciva a parlare, ad opporsi, era come paralizzata. Sentì lui che le forzava lo sfintere con un dito, non fece tanto male, ma poi furono due, le sfuggì un grido che si trasformò in un urlo lacerante quando lui introdusse tre, quattro dita.
Ormai il grido era incontrollato, il corpo stanco, il dolore lancinante.
In un solo colpo lui infilò tutto il cazzo dentro, fino alle palle, si aggrappò a lei stringendola e pizzicandole i capezzoli. Pompava come un forsennato e la sculacciava, i segni rossi ormai visibili. Il dolore della ragazza faceva posto ora a un piacere nuovo mai provato, ansimava e gemeva di piacere, lui con una mano le toccava la fica, la penetrava con due dita sempre più veloce. Erano al limite, lui la prese con forza per i capelli e si schiacciò su di lei, mordendole una spalla, diede un colpo fortissimo, le palle sbattevano contro la fica e il culo di lei, poi un ultimo, violento colpo del suo cazzo e la riempì della sua sborra, sfilandosi per schizzare gli ultimi fiotti sul viso di lei.
Lei era ancora stordita, il corpo scosso, gli occhi chiusi rannicchiata sul letto. Lui la osservò lì vicino a lui, si stese affianco a lei, senza smettere di guardarla.
“Brava” le disse, mentre si accendeva una sigaretta.
Quell’unica parola le sembrò una conquista.

Autore Pubblicato il: 17 Aprile 2012Categorie: Racconti di Dominazione, Racconti Erotici Etero0 Commenti

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