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Sabato mattina. Sono a casa a preparami il pranzo ma mi scontro con la dura realtà: il frigo è praticamente vuoto. Mi vesto e vado al supermercato con zero voglia. Prendo il carrellino, tanto devo recuperare poche cose. In settimana non mangio mai a casa, ora mi serve il minimo necessario per sopravvivere al weekend piovoso. Sono una bella donna di 34 anni, con un lavoro stabile e remunerativo. La mia vita sentimentale non è rosea, ma non mi faccio scappare qualche avventura. Le pulsazioni della mia vagina sono forti e i giocattolini non sempre bastano.

Girando nella corsia del banco frigo in cerca di yoghurt, vedo un uomo con in mano un sugo pronto ai funghi. Ha delle mani che stringono con delicatezza ma con pressione la scatolina e io immagino già il mio seno al suo posto sperando che il mio capezzolo sia più di suo gusto del sugo. In tutto ciò l’ho visto solo di spalle, ma ho un debole per le mani degli uomini. Mi avvicino pentendomi di essere uscita di casa semplicemente con un jeans, una camicia larga, coda di cavallo e senza trucco. Mannaggia, ho sempre pensato che le occasioni migliori capitino quando non si è preparati. Colgo la palla al balzo comunque.

‘Ottimo quello con gli gnocchi e una spolverata di formaggio’ dico inumidendomi le labbra in modo studiatamente involontario. Ho fatto centro da come il suo sguardo sia rimasto fisso alla mia bocca per poi scendere fino ai piedi. ‘Lei dice?’ mi risponde con un luccichio negli occhi. ‘Esattamente, pensavo di preparamelo per pranzo’ e tolgo la confezione che è ancora nelle sue mani sfiorandogliele per metterla nel mio carrello. Con questo gesto spingo il carrello e mi allontano sentendo il suo sguardo sul mio sedere. La sensazione è breve, poco dopo me lo ritrovo accanto e docilmente mi guida verso il reparto surgelati. Non è certo quella la sua meta, ma le porte scorrevoli con la scritta ‘Entrata autorizzata solo al personale’. E’ il magazzino del supermercato. Abbandoniamo i carrelli cercando di non destare sospetti e entriamo.

Cerchiamo un angolo appartato nella speranza di non essere visti, anche se questo pericolo non fa che aumentare la nostra eccitazione. Trovato un posto in ombra, subito cerchiamo uno le labbra dell’altro. La sua lingua entra prepotentemente e reclama il suo premio. Il suo bacio è rude e basta questo per farmi sentire un calore e un’umidità nelle mie mutandine. Ho le braccia intorno al suo collo e gli accarezzo, gli stringo i capelli. Le sue mani sono sulla mia vita e con il pollice sfiora la pelle del mio fianco sotto la camicia. E’ indeciso se scendere a palpare il sedere o salire a tastare il seno. Sceglie la prima strada. Ho le sue mani che mi accarezzano le natiche, poi vuole di più e le stringe in una morsa salda il tutto senza staccarsi dalle mie labbra. Ho un brivido che corre per tutta la schiena, mi inarco e mi stacco dalla sua bocca respirando a fatica. Ho deciso che voglio di più dopo aver sentito il suo bacino contro il mio. Guardandolo negli occhi mi abbasso lentamente fino ad inginocchiarmi. Slaccio la cintura e la zip dei suoi pantaloni. Il rigonfiamento degli slip comincia a vedersi e io mi appresto a liberare l’oggetto dei miei desideri.

Ed eccolo lì: ancora in giacca e cravatta sopra, nudo con i pantaloni e gli slip alle caviglie sotto. Al centro il suo pene ancora non alla massima erezione, roseo, abbastanza lungo e abbastanza largo. Ho l’acquolina in bocca e presto non solo quella. Lo prendo tra le mani cominciando ad accarezzarlo lentamente per tutta la sua lunghezza. Lo sento crescere piano piano. So che potrebbero scoprirci da un momento all’altro ma voglio godermelo. Il mio uomo comincia a mugolare trattenendo a stento le piacevoli sensazioni. Sono pronta ad accoglierlo. Avvicino le labbra alla cappella e poso un leggero bacio succhiando. Vado alla base del suo pene e faccio scorrere la lingua fino alla punta e finalmente lo prendo in bocca. Il suo membro mi riempie e sento che ormai ha raggiunto l’apice dell’erezione. Muovo la testa accelerando e rallentando i movimenti, la lingua lo avvolge, lo accarezza. Con una mano gioco con i suoi testicoli tesi, li stringo; con l’altra accarezzo e graffio il suo ventre. Nel frattempo lui ha posato una mano dietro la mia nuca. Vorrebbe imporre il ritmo, ma il gioco lo sto conducendo io. Quando sento che spinge il bacino verso il mio viso rallento esasperandolo. Pur cercando di fare meno rumore possibile non riesce a non esprimere il suo piacere con mugolii a denti stretti. Ha appoggiato una mano al muro e ha lo nocche bianche cercando di stringerlo. E’ quasi arrivato al culmine. Sento il suo pene fremere e pulsare. A malincuore tolgo la gustosa asta dalla mia bocca e finisco il lavoro con le mani a ritmo sostenuto. E’ arrivato il momento, in un fazzoletto che avevo in tasca raccolgo il suo sperma caldo. Il suo corpo teso nell’atto piano ritorna a rilassarsi. Ha reclinato la testa all’indietro e si è lasciato sfuggire un grido soffocato. Pulisco con la lingua la sua cappella su cui sono rimaste alcune gocce. Non mi piace ingoiare tutto, ma sono curiosa di scoprire il suo sapore. Mi rialzo e sento un piacevole formicolio al mio bassoventre, le mutandine sono pregne dei miei umori. Ha uno sguardo soddisfatto, mi appoggia una mano al ventre e mentre cerca di infilarla tra le mie mutandine a contatto con la pelle. Vuole ricambiare il favore e mi comincia a sbottonare i jeans. Ma io lo fermo perché sento delle voci e ormai dobbiamo uscire defilati. Gli do un rapido bacio, lo ringrazio ed esco. Recupero il carrello che fortunatamente è ancora lì e finisco la spesa. Al mio piacere mi dedicherò a casa, ripensando al piacevole tempo che ho passato nel magazzino.

Esco dal supermercato e me lo ritrovo fuori a braccia incrociate. ‘Ti aspettavo, per paura di non ribeccarti non ho neanche finito la spesa’ mi dice allargando le braccia in segno di mani vuote. ‘Sono affamato e non ho niente da mangiare’ aggiunge. Saliamo automaticamente in macchina e gli indico la strada per casa mia. Parcheggia e prendiamo la spesa dal bagagliaio, in cambio vi lasciamo la sua giacca e la sua cravatta. Apro il portone e si dirige verso l’ascensore. Lo prendo per il braccio e gli indico dei scalini che scendono. ‘E io che speravo abitassi a un piano alto e dovessimo intrattenerci nell’ascensore in qualche modo’ mi dice. Apro la porta di un ambiente umido, lui si guarda stranito. Dopo il magazzino non mi era ancora passata l’eccitazione del pericolo e quindi lo porto nel locale cantine. Molta gente è via per il weekend, ma potrebbe sempre passare qualcuno. Arriviamo in una rientranza che sarà il nostro nido. Mette giù la spesa e mi ha già incollato con la schiena al muro e infilato la lingua in bocca. Ci baciamo come se fossero anni che non ci vediamo. Le mie mani saggiano le sue spalle e i suoi pettorali infilandole sotto la camicia. Le sue mani ora vanno decise al mio seno, prima non ne aveva avuto occasione. Ho i capezzoli turgidi contro il reggiseno, tanto da farmi male. Ci stacchiamo dal bacio e ci sbottoniamo a vicenda le camice e lui libera il seno dall’ultima barriera. Finalmente può e ci si fionda con le labbra. Li bacia, li lecca, cerca di prenderli in bocca. Ormai il mio petto è una scia rossa continua e io mi sono già ribagnata. Si stacca da me e guarda famelico la parte ancora coperta dai jeans. Li sbottona e li fa calare inginocchiandosi. Da sopra il tessuto delle mutandine posa un bacio e io fremo. Esasperata cerco di calarmi anche quell’indumento. Lui mi ferma vendicandosi di averlo lasciato prima. Mi bacia l’interno coscia e dopo un periodo infinito anche le mie mutandine raggiungono i jeans. Passa la lingua nel solco delle mie labbra e raccoglie i miei umori, raggiunge il clitoride e gli da dei piccoli morsi. Entrano in gioco anche le dita e dopo avermi accarezzata, mi penetra lentamente con una di esse. Il tempo passa e mi sento più leggera. Ma le dita, che son diventate due, alternate alla lingua non mi bastano più. Lo faccio rialzare e gli abbasso i pantaloni. Sono pronta ad affondare le mani ma è già più che pronto per incontrare da vicino la mia vagina.

Mi fa aderire il corpo al muro, con una mano scende lungo la coscia fino al ginocchio e mi piega la gamba. Con le ossa del bacino mi allarga le gambe e con la mano libera indirizza il suo pene nell’umida entrata. Con un movimento fluido scivola completamente in me. Rimane dentro senza muoversi e mi da un appassionato bacio che ormai di rude non ha nulla dato che ha ottenuto quello che voleva. Con le mani scendo per tutta la sua schiena fino ad afferrargli le natiche e lo spingo ancora più in profondità in me, fino al limite possibile. Voglio che ci fondiamo, che diventiamo una cosa unica. Prende questo mio gesto come il segnale di avvio. Comincia così a muoversi fuori e dentro. Alterna affondi più profondi a entrate più dolci, aumenta e rallenta il ritmo, esce completamente ed esce a metà. Nel frattempo ci baciamo, mi bacia il collo, mi accarezza il seno. Io lo accarezzo, lo lecco. Le nostre mani e le nostre bocche non si stancano mai. Ha aumentato il ritmo, è troppo eccitato per dosare i tempi e gli affondi. Muovo il bacino con lo stesso ritmo, come se non volessi farlo uscire. Decido di osare. Faccio scorrere le unghie sulla sua schiena e arrivo alle natiche, dopo aver stimolato la zona tra i testicoli e l’ano, infilo l’indice nel suo buco. E’ sorpreso e fa un affondo più profondo degli altri che quasi mi fa male e si ferma. Mi guarda come se avesse scoperto ora di avere tra le mani una birichina. Mi bacia e riprende il ritmo sostenuto di prima. Sento che entrambi stiamo per raggiungere l’orgasmo e allora tolgo il dito dal suo sedere e gli afferro le spalle. Non ho molto spazio per muovermi allora lo fisso dritto negli occhi. Anche lui sente che siamo giunti al piacere e mi guarda un po’ titubante. ‘Non ti preoccupare, fai pure dentro, prendo la pillola’ gli dico ansimando con una certa fatica. Inizia un ritmo che non mi da il tempo di capire quando è dentro e quando è fuori. Con un’ultima spinta che mi sembra di entrare nella parete dietro di me sento il suo caldo seme invadermi. La mia testa ormai non pensa più a nulla. I nostri corpi sono scossi da tremiti. Non è ancora uscito da me, nonostante abbia perso vigore. Rimaniamo così a lungo. Quando i nostri respiri si stabilizzano ci stacchiamo e lui scivola fuori di me. Ci rivestiamo. Non volevo farlo salire, ma vedo che come me ha bisogno di una doccia. Ci dirigiamo verso l’ascensore e lo stuzzico: ‘Mi dispiace abito al terzo piano e questo ascensore è veloce’. Mi bacia comunque.

Entriamo in casa, gli indico la cucina dove lasciare la spesa e intanto gli preparo il bagno. ‘Entra pure, usa quello che ti serve. Gli asciugamani sono qui’ li appoggio ed esco dal bagno. Dopo pochi minuti sento la porta aprirsi. Mi giro e lo vedo appoggiato alla porta solo con l’asciugamano alla vita ma non si è fatto la doccia. ‘Sono spaesato, è una doccia nuova. Non vuoi farmi da guida?’ accompagna l’invito lasciando cadere l’asciugamano. Mi porta in bagno e mi spoglia. Entriamo nel box doccia ringraziando di averlo scelto capiente. Apriamo l’acqua calda che ci rilassa e scoglie i muscoli. Mi ci voleva proprio. Ci insaponiamo a vicenda e ci soffermiamo sui punti di interesse con massaggi circolari. Noto che nonostante le due performance di prima, il suo pene si sta risvegliando. Mi gira di schiena e mi fa appoggiare le mani sul ripiano in vetro dove tengo i prodotti. Ha sistemato in prima fila lo specchio portatile proprio all’altezza del mio viso. ‘Così posso vederti mentre godi’ mi spiega. Siamo ancora sotto il getto caldo che ci fa muovere in modo più lento, sensuale. Mi massaggia la schiena, mi massaggia il seno, scende sulla mia pancia e arriva al clitoride. Mentre mi rilasso, con una mano mi sfiora il buchetto del mio sedere e fa scivolare un dito dentro. L’inizio è un po’ fastidioso e mi irrigidisco, ma lui si muove piano e mi rilasso. Sento sulle cosce la sua eccitazione che aumenta.

Stacca le sue dita dal lavoro che stavano svolgendo, appoggia una mano sul mio fianco e con l’altra guida il suo membro alla mia entrata. Con movimenti lenti, riempie la mia vagina fino a farmi sentire il suo bacino sbattere contro le mie natiche. Continua con lentezza, dolcezza, senza fretta. Istintivamente stacco una mano dal mio appoggio e vado alla mia vagina, voglio sentirlo che affonda dentro me. Aggiunge la sua mano alla mia, stimolandomi il clitoride. Nel frattempo ha aumentato gradualmente il ritmo. Toglie la mia mano dalla mia vagina e se la porta alla bocca succhiando le dita. Nel fare ciò ha fatto aderire il suo petto alla mia schiena. Riporta la sua mano al mio clitoride e devo riappoggiare la mano allo scaffale. Il mio orgasmo, con questo doppio trattamento è molto vicino. Inarco la schiena, porto indietro la testa e lascio libero sfogo al mio piacere. Lui si è fermato dentro in attesa che il mio orgasmo scemasse. Lui era ancora indietro. Si sfila, mi fa girare e mi fa sedere. Penso che voglia ripetere l’esperienza del magazzino, ma lui prende le mie mani e mi fa stringere i miei seni. Si inginocchia e ci infila il pene in mezzo; glielo masturbo col seno. Quando si avvicina al mio viso alterno baci a fugaci leccate. E’ prossimo anche lui all’orgasmo e quando ci arriva sparge il suo seme sul mio seno, sulla mia pancia sulle mie cosce. Sfiniti ci rilaviamo velocemente e usciamo. ‘Allora, me li prepari i tuoi famosi gnocchi al sugo di funghi?’. Andiamo in cucina e mangiamo riprendendo le forze. Finiti gli gnocchi e le chiacchiere lo accompagno alla porta. Rimasta sola, vado al frigo e lo ringrazio per il suo esser stato vuoto così da farmi andare al supermercato.

Autore Pubblicato il: 13 Novembre 2012Categorie: Racconti Erotici Etero0 Commenti

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