Psicoterapia di coppia
La storia si svolge integralmente nello studio dello psicologo Dott. XY (evito di citare il nome per ovvii motivi di privacy e al tempo stesso non gli affibbio un nome fittizio. Sarà d’ora in poi “Il dottore”).
I protagonisti invece siamo noi due, io e mia moglie. I nomi qui sono decisamente inventati: Roberto e Veronika, un medico specialista dipendente da una ASL che lavora in un ospedale del cento Italia e una fisioterapista tedesca in Italia da oltre 30 anni che lavora in privato nel proprio studio, fra l’altro in comune con me. Al momento in cui si svolge la storia, il periodo delle nostre sedute con il dottore, siamo sposati da 29 anni. Ci siamo decisi a entrare in psicoterapia di coppia dopo che ognuno di noi due ha fatto vari anni di psicoterapia individuale, 4 anni io, 7 anni mia moglie. I motivi della scelta? Problemi fra di noi ma al tempo stesso voglia di riprovarci, di non interrompere un rapporto che dura da oltre 30 anni e che ha fruttato fra l’altro una figlia ora ventottenne, a sua volta laureata in Medicina.
“Buongiorno Veronika, buongiorno Roberto” esordisce il dottore. “Il mio metodo è questo: vi incontrerò singolarmente per un numero per ora imprecisato di sedute. Quando lo riterrò opportuno tornerete insieme per completare il percorso. Una domanda a entrambi prima di iniziare con Roberto. La signora può andare subito dopo, vi avevo chiesto di venire con due auto per essere indipendenti, ricordate?
“Sì, certo” rispondemmo entrambi.
“Allora la mia domanda è semplice: siete qui di comune accordo o è stato solo uno di voi a spingere in questa direzione”.
“Siamo entrambi d’accordo” risposi subito io.
“Si, ma sono stata io a insistere, ricordi?” mi disse lei “Tu dicevi che non ce n’era bisogno. Ma volevo provare a vedere se ci fosse stato un modo di almeno ridurre la tua aggressività e acidità”. “Vero” ammisi abbassando leggermente la testa.
“Bene, per ora questo mi basta. Roberto, lei rimanga, signora noi ci vedremo mercoledì alle 18”
SEDUTA CON ROBERTO
“Mi racconti, senza per ora entrare troppo nei particolari, della vostra vita in comune. Parli liberamente, se ho qualcosa da chiedere la interromperò” esordi il dottore.
“Ci siamo conosciuti nel 76 a una festa. Io ero laureato da un anno e lei faceva la ragazza alla pari in una famiglia amica del padrone di casa, per questo la invitarono, per fare conoscenze. Era in Italia da un mese circa e parlava solo inglese oltre al tedesco. Probabilmente fu per quello che fui il prescelto, quella sera: ero l’unico che parlava correntemente l’inglese. Poi la riaccompagnai a casa alle due di notte. C’era una nebbia mai vista così fitta nella zona di Roma. Per arrivare a Mentana ci volle più di un’ora. Giunti a destinazione mi fece salire in attesa che la nebbia diradasse. La famiglia era in Toscana per il fine settimana, avevano una casa in campagna lì.
Beh, dottore, andai via alle 7 di mattina. Non abbiamo fatto l’amore subito ma un po’ più di baci e petting sì…
Iniziò cosi, io avevo 25 anni e lei 20. Essendo una persona estremamente franca nei mesi successivi mi raccontò in maniera schietta ma non pruriginosa delle sue esperienze sessuali.
Non era vergine da 5 anni (anni 70, non era del tutto “normale”), aveva fatto esperienze con ragazzi e uomini più anziani di lei e non c’era pratica sessuale in cui fosse novizia. Capirà che era musica per le mie orecchie, una ragazza carina, esperta e per di più straniera, quindi senza rischio di coinvolgimento a lunga scadenza.
Fra l’altro in quelle prime settimane frequentavo sia lei sia una ragazza americana in Italia per studio. Ricordo che un sabato uscii di pomeriggio con l’americana e la sera andai a Mentana da Veronika che era nuovamente sola per il fine settimana. Passai lì la notte e fu la volta della prima scopata. Scusi il termine, ma all’epoca era così per me, c’era solo attrazione erotico-sessuale e di certo non amore.
Lasciai perdere l’americana e ne valse la pena. Dopo il primo sesso orale da parte sua Veronica divenne la mia ragazza fissa.
Mi confessò quando eravamo più intimi che la sua decisione di venire in Italia per un anno era stata dettata dal fatto che in Germania c’era il numero chiuso per l’accesso all’università e quindi aveva l’occasione di un anno sabbatico. L’Italia perché esattamente un anno prima in gita a Londra con la scuola per una settimana, aveva conosciuto un ragazzo di Napoli a cui si era concessa nella stanza d’albergo di lui. Erano poi rimasti in contatto epistolare, ma arrivata in Italia aveva dovuto accontentarsi di Roma e qui aveva conosciuto me.
Beh, non la voglio annoiare con le varie piccole storie di quel primo anno. Siamo andati d’amore e d’accordo fino a Giugno del 77, quando è tornata in Germania per l’estate. Fra luglio e settembre, mentre ci scambiavamo qualche lettera con Veronika che nel frattempo stava imparando l’Italiano, uscii con un paio di altre ragazze ma soprattutto fui contattato da una americana di 24 anni con cui avevo avuto un breve ma intenso rapporto un anno prima qui a Roma. Stava separandosi dal marito e mi chiese se volessi raggiungerla in Florida. L’idea mi attraeva molto.
Volevo accennare a un fatto: nel 67-68 avevo passato un anno negli USA con una borsa di studio. Vita in una famiglia e un anno di scuola superiore lì. Ciò ha influito parecchio nella mia vita sia perché ho imparato l’inglese in modo quasi perfetto, sia perché è stato lì che ho dato il primo bacio, a quasi 17 anni. Viene da sorridere ma è cosi, ero molto timido.
Sta di fatto che quando Veronika tornò a Roma per un secondo periodo come ragazza alla pari in un’altra famiglia le dissi che era finita. Riconosco che lo feci in modo piuttosto vigliacco, perché le parlai dopo avere fatto l’amore per la prima volta dal suo ritorno.
Quel che avvenne dopo segnò in un certo senso le nostre vite. In pratica si concesse ad un altro ragazzo e fece in modo che lo venissi a sapere. La mossa ebbe successo. Provai a riconquistarla, e non fu facile, ma alla fine ci mettemmo insieme. Quattro mesi dopo capitò l’occasione di andare a vivere insieme e la presi al volo.”
“Per oggi può bastare. Ora vedrò sua moglie. Le confermi l’appuntamento per mercoledì prossimo alle 18”.
“Grazie dottore, arrivederci”.
SEDUTA CON VERONIKA
“Allora Veronika, io non le dirò nulla di quanto elaborato da suo marito la scorsa seduta. Vorrei solo per ora che mi parlasse di voi, partendo da quando vi siete conosciuti”.
“Quello lo ricordo bene: vidi Roberto per la prima volta in una piazza di Roma. Era il luogo dell’appuntamento per andare in gruppo ad una festa a Ostia. Io ero in Italia da un mese. Vivevo in una famiglia con due bambini piccoli. Ero lì come ragazza alla pari.
Il capofamiglia mi chiese se mi avrebbe fatto piacere andare ad una festa data dal figlio di un loro amico. Accettai volentieri, avrei potuto conoscere qualcuno. Certo non mi aspettavo che avrei conosciuto la persona con cui mi sarei sposata. Avevo solo 20 anni e volevo solo divertirmi e fare esperienze.
Beh, la festa andò bene anche se quasi nessuno parlava inglese. Fu quello il motivo principale per cui, diciamo, scelsi Roberto: era l’unico che lo parlava bene.
Nel giro di qualche settimana ci mettemmo insieme e le cose andarono avanti per quasi un anno”.
“Aspetti, ma pare che stia correndo troppo. Non c’è niente che valga la pena di raccontare di questo primo anno?”
“Ho capito, Roberto è sceso in particolari… Tipico di lui, ricorda tutto, anche troppo ed elabora non sempre in modo costruttivo. Ma non voglio rubarle il mestiere. Ve bene, le avrà raccontato della nebbia la prima sera e del mio invito a rimanere per qualche ora”:
“Veronika, sia cortese, non proceda per illazioni. Faccia finta di non sapere che suo marito è stato qui da me con la sua versione. Mi racconti o mi dica semplicemente quel che è importante ricordare di quel vostro primo anno”.
“Va bene. Allora la notte dopo la festa di Ostia lo invitai a restare perché avevo paura che potesse avere un incidente con quella nebbia. E in quelle ore non abbiamo dormito. Sapevo che si aspettava qualcosa e gli ho fatto un hand-job, o una sega per dirla in italiano. Vede per me le parole usate nella vostra lingua per chiamare gli atti sessuali con il loro nome non mi fanno né caldo né freddo. Anzi trovo ridicolo dire “fellatio” invece che pompino o “membro” anziché pisello o addirittura cazzo.
Per farla breve per me ciò che è avvenuto fra noi nel corso di quell’anno era la normalità. Ci siamo conosciuti a settembre e per Natale non c’era nulla che non avessimo provato. Si anche la penetrazione posteriore, non credo di scandalizzarla, dottore. Poi se dico sodomizzazione o inculata cambia qualcosa? Non credo.
Il punto è che fino a settembre dell’anno successivo è andato tutto bene. Durante i mesi estivi del 1977 ci siamo scritti, io cominciavo a usare l’italiano, anche perché avevo deciso di fare l’università qui da voi. Ma quando sono tornata lui mi ha lasciata. Così, di punto in bianco. Ho saputo in seguito che voleva andare da una tizia americana.
Ci rimasi malissimo anche perché mi stavo innamorando di lui.
Ma lo riconquistai vendicandomi al tempo stesso. In maniera molto semplice: ebbi una breve avventura con il fratello maggiore del suo migliore amico, il modo migliore perché lui lo venisse a sapere.
Mi viene da sorridere perché con la sua ossessione per il controllo, dopo che ci eravamo rimessi insieme volle sapere i particolari sessuali di quel brevissimo rapporto. E la cosa che lo sconvolse fu il sapere che avevamo fatto un 69, tanto che volle ripetere l’esperienza più volte con me in seguito, quasi per esorcizzarla.
Insomma, a gennaio del 78 andammo a vivere insieme. Fu uno scandalo per i suoi genitori, cattolici osservanti, ma lui fece bene per emanciparsi un po’.
Purtroppo, la vita in comune mi cominciò a mostrare i difetti di Roberto, me ne sarei dovuta accorgere in tempo. Ma nel frattempo lui aveva iniziato a lavorare, era stato assunto in un ospedale a un’ora di auto da casa nostra dell’epoca. Io avevo iniziato a studiare Veterinaria all’università di Perugia”.
“Per oggi può bastare”.
SEDUTA CON ROBERTO
“Eravamo rimasti a quando andaste a vivere insieme. Continui da lì”.
“Si, certo. Un mio zio fu spedito dalla sua ditta in Iran (c’era ancora lo scià, era il gennaio del 78) per sei mesi. Ci lasciò il suo miniappartamento a disposizione, sapeva che volevamo convivere. E così me ne andai di casa mentre Veronika mollava la famiglia in cui lavorava, con un preavviso di una settimana, non la presero bene…
Ancora meno bene la novità fu recepita dai miei genitori, ma, cavolo, avevo 27 anni, ero laureato in Medicina e stavo per essere assunto in ospedale. Avevo diritto alla mia vita. Ma francamente ciò che a mio padre in particolare non andava giù era che la mia compagna fosse straniera e di religione protestante. Lui era per “mogli e buoi dei paesi tuoi”.
Ma insomma, la vita andò avanti.
Io fui assunto in un ospedale della provincia e Veronika si iscrisse alla facoltà di Veterinaria di Perugia. Fu un periodo un po’ bohemienne, ma bello. Eravamo affiatati sessualmente e io non ero preoccupato che lei fosse fuori per 4 giorni la settimana. Fra l’altro aveva trovato alloggio in un appartamento con 4 ragazzi. Dovevo per forza avere fiducia in lei. Io lavoravo 40 ore la settimana più le reperibilità notturne e festive, quindi anche io ero poco a casa.
Come dicevo le cose fra di noi filavano lisce, sesso almeno due volte alla settimana con tutte le variazioni del caso possibili…. A livello di Kamasutra, intendo…
C’è una cosa importante da dire: avevo cominciato a fotografare Veronika nuda. Lei non aveva problemi a mostrarsi senza vestiti e a me la cosa eccitava molto, era una specie di foreplay. Il meglio venne quando fu accettata la mia domanda di essere impiegato per un mese come medico in un villaggio turistico in Grecia, a settembre. Usai tutte le mie ferie ma ne valse la pena: oltre al divertimento facemmo una gran quantità di foto in nudo integrale su spiagge semideserte ma non del tutto, quindi con la doppia eccitazione dei guardoni locali. Fu allora che mi resi conto di essere un po’ voyeur a mia volta ma anche di provare piacere a vedere ammirata la mia compagna. Fra l’altro lei era spesso in topless e perfino il capovillaggio ci provò con lei, senza successo. In quel periodo era solo mia. Fu l’unica volta che facemmo sesso in un luogo pubblico, rischiando moltissimo anche perché
eravamo all’estero. Ma eravamo giovani e un po’ incoscienti.
La convivenza durò un anno e mezzo, poi ci sposammo. Fu quasi normale, senza una richiesta specifica, quasi una routine. Dopo tanti anni, quando vennero fuori i problemi e i tradimenti ci siamo chiesti entrambi se quell’anno e mezzo fosse stato utile a capirsi o meno.
Comunque, matrimonio in chiesa, con invitati eccetera. Anche se fra mio padre e Veronika non corse mai buon sangue. Anzi, lei mi accusava spesso, e lo fa tuttora in riferimento a quel periodo, di non averla difesa adeguatamente. Io facevo infatti da paciere, dando un colpo al cerchio e uno alla botte, in modo ipocrita, lo riconosco.
Quasi la cosa fosse programmata subito dopo il matrimonio lei rimase incinta, nonostante non avessimo smesso con le precauzioni. Ciò la costrinse a smettere l’università. Dopo un anno, si iscrisse a Biologia a Roma per non fare più la pendolare. Nostra figlia nacque nel 1980 e ci impegnò parecchio per i tre anni successivi, era molto vivace.
Poi quando aveva 4 anni facemmo la prima vacanza: una settimana bianca in Trentino lasciando la bambina con i miei.
E lì si aperse la seconda fase del nostro rapporto, quella che ancora oggi lo segna profondamente. Il primo tradimento da parte di mia moglie (o almeno credo sia stato il primo…)”
“Fermiamoci, qui. Mercoledì vedrò la signora”.
SEDUTA CON VERONIKA
“Allora, Veronika, ripartiamo dall’inizio della vostra convivenza”.
“Fu un periodo bello e brutto al tempo stesso. Bello perché eravamo finalmente solo noi due, in una casa nostra, con un letto dove dormire e fare l’amore. Ma purtroppo vennero fuori alcuni difetti caratteriali di Roberto che avrei dovuto recepire e leggere meglio.
Il suo modo di fare l’amore era sempre lo stesso. Anzi, diciamo, lui mi scopava. I tempi glieli posso descrivere al minuto: un po’ di baci, petting spinto poi cominciava a leccarmi la vagina finché gli facevo capire di essere pronta. Poi me lo infilava e di solito durava abbastanza, almeno quello. Ma di orgasmi in contemporanea ne abbiamo avuti pochi. Doveva quasi sempre tornare a stimolarmi il clitoride con la lingua perché venissi anche io. Poi era sesso muto, a parte i suoi urli e mugolii all’eiaculazione. A me sarebbe piaciuto che mi parlasse, anche usando parolacce nel caso, ma niente.
Le accenno a un episodio che, se fossi stata più coraggiosa, mi avrebbe fatto fare scelte diverse: lui era dentro di me dopo i soliti ripetitivi preliminari. Gli dissi:” Dimmi qualcosa!” E lui: “Che c’è per pranzo?”. Forse voleva solo essere spiritoso, ma io ne fui ferita veramente.
Per variare un po’ sul tema gli concedevo spesso di penetrarmi analmente, cosa che ovviamente gli piaceva molto. Quanto al sesso orale so che a lui piacevano molto i pompini, ma non amavo avere il suo sperma in bocca, era veramente amaro (almeno a confronto con quello di altri uomini con cui avevo avuto praticato l’atto); quindi glielo prendevo in bocca ma poi lo toglievo quando stava per venire. A lui andava comunque bene.
La vedo perplessa, dottore. Immagino si domandi perché non ho raccolto i segnali di pericolo?”
“Beh, sì. In effetti la domanda sorge spontanea…”
“Io vengo da una famiglia semplice, non povera ma proletaria. Mio padre era impiegato alla Siemens e mia madre lavorava in un supermercato. Per me frequentare un medico, che era ciò che io stessa avrei voluto diventare, era molto bello. Sposarlo poi… In più era di famiglia benestante anche se con un padre stronzo che non mi ha mai sopportato. E Roberto non mi difendeva quasi mai, anche questo ha pesato nel nostro rapporto”.
“Suo marito mi ha parlato di certe foto…”.
“Ah beh, ci avrei scommesso. È un voyeur, e lo ho lasciato fare. A me non crea problemi posare nuda, anche al ragazzo di Napoli avevo concesso di fotografarmi il seno. Roberto me ne ha fatte veramente tante, di foto, e tutto sommato a me faceva piacere e lui si eccitava e poi scopava meglio. Ma so quanto gli piacesse mostrarmi: incoraggiava topless e minigonne, che d’altro canto potevo permettermi e vedevo la sua aria soddisfatta quando gli uomini mi guardavano ammirati sulla spiaggia o in piscina con i seni al vento o seduta con le gambe accavallate e le cosce in bella mostra…
Comunque andiamo avanti. Matrimonio e subito gravidanza non voluta. Ho valutato se interromperla per non smettere con l’Università ma ho pensato che era un segno del destino e sono andata avanti. È nata una bimba bellissima che oggi è anche lei laureata in medicina.
Quando abbiamo potuto andare in vacanza per la prima volta dopo il parto, lasciandola ai nonni paterni, è cominciata la fase più complicata della nostra vita, come immagino Roberto già le abbia detto”.
“Non si preoccupi di quanto può avermi raccontato suo marito. Vada pure avanti”.
“Beh durante la settimana bianca in Trentino ho conosciuto quello che avrebbe potuto essere il nuovo uomo della mia vita”.
…Continua
SEDUTA CON ROBERTO
“Allora, Roberto, eravamo alla famosa settimana bianca.”
“Sì, da quel momento è cambiato un po’ tutto. E gran parte della colpa è stata mia. Per farla breve Veronika ha conosciuto una persona, un ragazzo mi viene da dire, dato che all’epoca aveva 27 anni. Comunque, due anni più giovane di lei. Era nella sua classe di scuola sci, io ero in un gruppo di quelli, diciamo, bravi, loro erano principianti.
Ricordo bene che fin dalla prima sera mi informò che c’era uno molto attraente nella sua classe; mi disse che ci saremmo incontrati per un aperitivo il pomeriggio successivo.
Incontro strano: lui venne con la moglie, per coincidenza anche lei tedesca, e con la figlia di 4 anni che si erano portati dietro, mentre la nostra era a Roma dai miei genitori. Lui era decisamente un bel tipo, bruno con occhi a mandorla; lei piccolina, bionda, non un granché. Ci furono altri 4 giorni di settimana bianca in cui ovviamente si videro tutte le mattine. Poi durante il viaggio di ritorno Veronika mi disse che le avrebbe fatto piacere incontrare nuovamente quel ragazzo (nel racconto Massimo, nome di fantasia).
Rimasi sorpreso della richiesta, non era certo per fare turismo o visitare un museo che volevano incontrarsi. In quel periodo non solo ancora non c’erano i cellulari, ma eravamo addirittura senza il telefono fisso, avendo cambiato casa da poco, c’era un telefono a gettoni nell’androne del palazzo a disposizione dei condomini.
È chiaro che uscendo la mattina alle 7 e tornando la sera alle 20, con la bambina all’asilo fino alle16 tutti i giorni non avrei avuto alcuna possibilità di controllare i movimenti di Veronika se avessi detto di no. O meglio, dissi di no, ma lei mi convinse. “Che vuoi che sia? È solo attrazione fisica, poi vive a Pisa, chi lo rivedrà più… Ha anche detto che se vuoi potremo anche avere un rapporto a tre…”.
Qui scattò la trappola, la voglia di trasgressione e al tempo stesso quella strana sensazione di sentire la propria moglie desiderata e concupita e provarne piacere. Vissi mentalmente il rapporto a tre: lei in mezzo con me dietro e lui in bocca, o viceversa; e quelle scene dei film porno con un pene in vagina e uno nell’ano? Brividi di eccitazione, masturbazione inevitabile.
Insomma autorizzai l’incontro (tanto lo avrebbe fatto lo stesso, oggi lo dico con la massima certezza) ma cercai di circoscrivere il luogo. Dottore, so che lei vede e sente di tutto come psicologo e analista, quindi non si meravigli di ciò che sto per raccontarle: quando quel Massimo doveva venire a Roma, i miei genitori erano in viaggio in Spagna per una settimana. Avendo sempre tenuto una copia delle chiavi di casa anche dopo sposato, le diedi a Veronika per portare lì il suo “amico”. Sempre meglio che in macchina o in una stanza d’albergo, pensavo. A ripensarci oggi mi sembra così assurdo, ma è la realtà, che può essere più strana della fantasia.
La sera quando Veronika tornò a casa aspettai che nostra figlia dormisse per chiederle come era andata. Ricordo distintamente che mi disse che Massimo non era riuscito ad avere un’erezione per quanto fosse emozionato ed eccitato. Lei lo aveva comunque aiutato, posso immaginare come. Poi non volle dire altro.
Successivamente ci fu una comunicazione, più che una richiesta, che ci sarebbe stato un nuovo incontro. Stavolta cominciai a mettere paletti: “E la famosa cosa a tre? Si fa? Quando?”. “Dammi tempo di conoscerlo meglio, dai. Poi lo faremo, lui è d’accordo. In fondo è un’avventura”.
Ci fu quindi un’uscita pomeridiana con ritorno alle 22. Durante quelle ore ero nervoso, temevo che la cosa mi sfuggisse di mano. Veronika non disse nulla ma la vidi rilassata. Per circa un mese non se ne parlò più e la vita riprese la sua routine, con non più di un rapporto alla settimana fra di noi. Mi sembrò … diciamo accontentata e rilassata.
Poi arrivo la cartolina da Parigi: “Mi sono trasferito qui per lavoro con la famiglia. Grazie per le belle ore passate insieme. Baci, Massimo”. Forse uno meno stupido avrebbe potuto sospettare qualcosa, in fondo perché una cartolina? Visibile a chiunque, me compreso, ovviamente.
Era maggio, passò l’estate e venne settembre. Ah, aspetti, dimenticavo un particolare importante: nei 20 giorni di vacanza che passammo in Germania ad agosto, avevamo nostra figlia in stanza d’albergo nel lettino aggiunto con relativa limitata attività sessuale. Le due o tre volte in cui facemmo sesso Veronika riuscì in qualche modo a convincermi, senza difficoltà, ammetto, a penetrarla analmente. Come ho già detto era una pratica che avevamo usato ogni tanto, ma mai più volte di fila in un periodo di 20 giorni.
Durante quella vacanza avevo notato che mia moglie cercava spesso cabine telefoniche e ci si chiudeva per qualche minuto. Disse che la madre non stava bene.
A settembre i nodi vennero al pettine: un giorno Veronika mi disse, quasi all’improvviso, che la storia era continuata (con la complicità di un paio di compagne di università che la coprivano per giornate e anche alcuni week end di studio intensivo). Non solo: lei e Massimo avevano deciso di andare a vivere insieme, lasciando le rispettive famiglie. Naturalmente nostra figlia la avrebbe tenuta lei, ma avrei potuto vederla quando volevo. Ricordo perfettamente che passai una notte insonne e che piansi. Fu la settimana peggiore della mia vita. Non era e non è tuttora nelle mie corde la violenza fisica. Avrei potuto reagire diversamente, picchiarla, cacciarla di casa, ma non lo feci. Accettai la situazione sapendo che era in gran parte colpa mia. Ma prima che ci fosse tempo di fare programmi e progetti avvenne l’impensabile. La mogliettina tedesca di Massimo, apparentemente mansueta e sottomessa, aveva reagito ben diversamente quando il marito le aveva comunicato le novità: sarebbe tornata immediatamente nel suo paese e lui non avrebbe mai più visto la figlia. Questo lo portò a più miti consigli. Ricordo che dopo un giro di lettere e telefonate ci fu un incontro, al Foro Italico per la precisione. Lui e la moglie, io e Veronika. Ci furono promesse e strette di mano e un addio finale. Mi rimasero impresse le parole di Massimo al momento del saluto finale: “Amala e stalle vicino, è una persona molto sensibile”. Probabilmente fu in quel momento che decisi di perdonarla e di non separarci comunque, come molti uomini avrebbero fatto.
Nelle settimane successive facemmo l’amore più spesso del solito e parlammo anche molto. Mi fece capire che quella iniziata come una svogliatura su base erotico-sessuale era diventata una storia d’amore seria. Disse che si era confidata e completamente aperta con lui, che gli aveva detto più di sé stessa in sei mesi che a me in sette anni. Mi chiese più coinvolgimento emotivo e meno routine.
Naturalmente, a mano a mano che il periodo nero si allontanava vennero a galla anche particolari sui loro incontri sessuali. Vede, dottore, non voglio apparire più morboso di quanto già sia, ma superato per così dire il valico, vedevo la strada in discesa e i racconti, limitati comunque, di quel periodo che lei faceva affiorare di tanto in tanto, quasi come fosse una tattica, mi eccitavano nonostante tutto. Seppi per esempio che lui amava scoparla a pecorina e voleva solo quella posizione decisamente dominante; che le fece promettere che durante la vacanza in Germania la sua vagina di doveva essere una proprietà del suo amante e quindi non avrebbe dovuto farmela usare: di qui le facili concessioni di accesso anale. Aggiunse lei: un po’ colpevole mi sentivo e la presi come una punizione abbastanza piacevole. La maggior parte delle volte si erano visti in alberghi in Maremma, a metà strada fra le rispettive residenze. In uno di questi, venni a sapere, sfondarono una cabina doccia in plexiglas scopando in piedi sotto il getto d’acqua. La cosa più imbarazzante fu la faccia dell’albergatore quando Massimo si offrì di pagare il danno: “Non si preoccupi, ho l’assicurazione” disse con lo sguardo di chi ha capito tutto, sapendo dai documenti esibiti che erano quasi certamente una coppia clandestina.
Devo dire a questo punto che l’annus terribilis non finì lì.
Io ebbi una breve storia con una donna sposata, conosciuta attraverso il lavoro mentre Veronika, per la serie chiodo scaccia chiodo, ebbe a sua volta un’avventura sul posto di lavoro, o meglio di tirocinio universitario. Ma forse ne parliamo la prossima volta, vista l’ora…”
“Sì, ha ragione, Roberto. Alla prossima”.
SEDUTA CON VERONIKA
“Era la seconda volta che mettevo gli sci ai piedi, quindi facevo parte di una classe di principianti assoluti, mi pare 9 o 10, con il maestro. Durante le due ore di lezione del primo giorno il maestro fu particolarmente paziente con me e capii che voleva provarci. Ma non batté chiodo: io ero distratta ed attratta da un compagno di classe; ragazzo bellissimo e, più tardi, anche simpatico. Attrazione fatale, direi, e reciproca.
Mi fece la corte in maniera discreta ma assidua e io ne fui lusingata e contenta: era di certo l’uomo più bello e interessante che mi fosse mai capitato.
Già dal secondo giorno Massimo, questo il suo nome, mi fece capire che mi voleva, sessualmente, intendo. Ero senz’altro disponibile, ma lì, in vacanza era impossibile. Lui era con moglie e figlia piccola, noi eravamo in un gruppo di 10 persone in albergo con stanze adiacenti, troppo rischioso.
Propose di far conoscere sua moglie a Roberto: “Hai visto mai che si piacciano?”.
Ma non andò così. Ci incontrammo per un aperitivo la sera del terzo giorno ma non scattò alcuna scintilla. La moglie, tedesca come me, non era brutta ma era piccola di statura e un po’ insignificante di aspetto. Capii che a mio marito non interessava minimamente.
Mi disse che dovevamo incontrarci a Roma, sarebbe venuto apposta; per lavoro doveva ogni tanto spostarsi da Pisa, dove viveva. Rimaneva l’ostacolo Roberto. Mi disse di proporgli un rapporto a tre che per la maggior parte degli uomini è un richiamo irresistibile. “Ma solo dopo che noi due ci siamo conosciuti meglio!” aggiunse. Io al momento volevo solamente farmi scopare da lui, ma se fosse stato necessario farlo in tre non mi avrebbe dato fastidio. In fondo avevo già sperimentato qualcosa di simile, anche se eravamo due ragazze e un uomo, ai tempi del liceo, con il mio dentista e la mia migliore amica.
Cominciai a circuire Roberto fino a convincerlo a concedermi almeno un rapporto con Massimo. Sapevo che lui era voyeur e magari aveva anche tendenze un po’ cuckold.
Infatti, funzionò. Ma a patto che il rapporto a tre rimanesse in agenda. Anzi mi mise a disposizione per un pomeriggio la casa dei suoi genitori che erano in viaggio, incredibile. Disse che era meglio che un albergo a ore.
La prima volta con Massimo non fu come mi aspettavo. Ebbe forti difficoltà ad avere un’erezione, per la troppa emozione disse, scusandosi. Lo aiutai con la bocca e riuscii a farlo venire, alla fine. Ma ciò, invece di farmi cambiare idea, me lo fece desiderare ancora di più.
Decidemmo di rivedersi all’oscuro di Roberto, comunicando solo via telefoni pubblici per accordi. Quando tornò a Roma ci incontrammo in un albergo e fu meraviglioso, come lo avevo sognato fin dall’inizio. Oltre al sesso mi piaceva lui come persona, intelligente e recettivo, con lui potevo parlare di tutto fra un rapporto e l’altro.
La storia durò quasi sei mesi, con l’aiuto indispensabile di due mie amiche e compagne di università che si resero complici: incontri inventati a Bracciano o a Grosseto, dove abitavano, per preparare gli esami. Forse senza telefoni cellulari si viveva meglio, almeno per gli amanti clandestini.
Non ricordo se le ho detto che quando rimasi incinta abbandonai Veterinaria a Perugia, iscrivendomi poi a Biologia a Roma, l’unica facoltà in cui mi vennero riconosciuti quasi tutti gli esami dati fra il 78 e l’80. Frequentavo quindi un laboratorio al Regina Elena quale tirocinio ed ero lì tutti i giorni fino alle 15, mentre mia figlia era all’asilo nido. Fra questo e le amiche non fu difficile mandare avanti la storia con Massimo. Roberto d’altro canto era fuori tutto il giorno e lavorava anche un fine settimana al mese.
Il problema fu che poi ci innamorammo, molto presto fra l’altro. Massimo ebbe l’idea di mandarmi una cartolina da Parigi, dove era volato per lavoro, in cui mi comunicava che si era trasferito lì con la famiglia. Cosi fu risolto il problema Roberto, dato che lui aveva continuato a chiedere quando ci sarebbe stato il famoso rapporto a tre che ormai né io né Massimo avevamo voglia di concedere.
Passarono i mesi estivi, andammo in vacanza in Germania e io mi comportai del tutto normalmente. Ma appena capitava l’occasione di un telefono pubblico disponibile lo usavo per mantenere i contatti con Massimo.
Al ritorno dalle vacanze cominciammo a parlare di vivere insieme. Si fecero progetti e si sognò parecchio, tutto sembrava reale e la favola avrebbe avuto l’happy ending (almeno dal nostro punto di vista). Ma quando già avevo comunicato a Roberto la verità su quanto avvenuto e quanto stava per avvenire Massimo mi fece sapere che la moglie stava piantando i casini: non era disponibile né a separazione consensuale, né tanto meno a un divorzio. Minacciava di tornare in Germania con la figlia e di non fargliela vedere mai più! La legge tedesca è molto favorevole alle madri abbandonate, lo sapevo.
Sta di fatto che tutto crollò, all’improvviso.
Tornai a fare la brava moglie e Roberto accettò di ricominciare, anche dopo un incontro con Massimo nel quale si parlarono a quattr’occhi in maniera civile, senza venire alle mani come temevo.
Ancora oggi Roberto vede quel periodo come un fatto di corna, mentre per me è stata una storia d’amore che mi avrebbe potuto cambiare integralmente la vita.
Tornai alla vita di tutti i giorni con la morte nel cuore, ma fra studio, lavoro e amicizie mi ripresi. Mi ci volle anche una breve avventura totalmente sessuale”:
“Ma di questo mi parlerà la prossima volta, il tempo è scaduto”.
…continua
SEDUTA CON ROBERTO
“Il 1985 è stato un anno veramente pieno di eventi.
Non bastasse la storia di mia moglie con il suo amante ci furono alti episodi, meno importanti ma vale comunque la pena di raccontarli brevemente”
“Roberto, non possiamo sapere cosa è importante e cosa non lo è. Lei racconti tutto ciò che ricorda, poi valuteremo insieme”
“Ha ragione, dottore. Dunque, da cosa comincio? Vado in ordine cronologico, anche se i due episodi si accavallano.
Parte della mia attività professionale si svolgeva nel pomeriggio in un centro di fisioterapia. In qualità di specialista ortopedico conobbi una paziente che stava praticando delle terapie e chiese un consulto. Era una bella ragazza, 24 anni, esattamente dieci meno di me quell’anno. Sposata senza figli con un bancario. Un’aria ingenua ed estremamente attraente. Quando la visitai valutai subito i suoi punti forti e deboli: un paio di gambe favolose, da ballerina, con polpacci muscolosi al punto giusto e lunghissime (era alta 1,75) e un sedere da 10 e lode; di contro aveva un seno estremamente ridotto. Per quello che era il suo problema le organizzai un esame TAC presso l’ospedale dove lavoravo. Venne accompagnata dal marito, un uomo freddo e antipatico. Ebbi la netta impressione che le cose fra di loro non funzionassero.
Quando le chiesi di vedersi privatamente accettò subito.
Voglio dire una cosa: se mia moglie non mi avesse tradito così a lungo forse non avrei mai provato con Carla (nome di fantasia). Anni prima una ragazza che era stata ricoverata nel mio reparto mi aveva contattato telefonicamente facendomi capire di essere disponibile in maniera molto chiara. Ma rifiutai per rispetto a Veronika con cui ero sposato da poco. Ma stavolta non ebbi remore…
Il primo appuntamento fu in un luogo storico di Roma, la Casina Valadier al Pincio. A seguire passeggiata romantica a Villa Ada, con baci su una panchina, tipo fidanzatini di Peynet… Sapevo che il sesso sarebbe venuto, ma quella prima uscita la ricordo per l’atteggiamento da adolescenti di entrambi.
La prima volta che facemmo l’amore fu anche l’ultima, per una serie di miei errori che permisero a Veronika di scoprirmi subito. Portai Carla a casa nostra in tarda mattinata, era dicembre e faceva un freddo boia. Accesi il riscaldamento. Poi ci spogliammo e facemmo l’amore sul letto di mia figlia che ritenevo più sicuro di quello matrimoniale.
Carla aveva un bel corpo anche da nuda, a parte i piccolissimi seni, compensati da un culo da pubblicità. Le piacque essere stimolata con la lingua sul clitoride, mi fece capire che il marito non lo faceva. Poi mi volle dentro di sé e fu bello.
La sera, quando tornai a casa, Veronika era furibonda: aveva trovato i termosifoni ancora tiepidi ed aveva iniziato una ispezione degna dei suoi connazionali della Gestapo, trovando alla fine dei peli pubici femminili nel letto di nostra figlia. Apriti cielo…
Mi impose una immediata interruzione del rapporto che mi trovai costretto ad accettare e poi mi disse che tanto anche lei aveva scopato di nuovo con un altro.
Più tardi, quando la calma tornò in famiglia venni a sapere che il fortunato che aveva goduto delle sue grazie era un collega del laboratorio universitario. Mi assicurò che la cosa era finita subito, anzi, ebbi l’impressione che fosse stata proprio la scoperta del mio tradimento a farle prendere quella decisione.
Da qui iniziò il periodo più tranquillo del nostro rapporto, almeno 11-12 anni senza tradimenti. Facemmo tanti viaggi, in Italia e all’estero, e lavorammo entrambi. Lei lasciò Biologia e si laureò come Fisioterapista poco prima di compiere 40 anni. Io facevo carriera in ospedale ed ero sempre più occupato. Ma il lavoro ci riempiva le giornate.
Tutto andò bene fino al 2000”.
“Bene, fermiamoci qui”.
SEDUTA CON VERONIKA
“Ammetto che dopo la fine improvvisa della storia con Massimo passai un brutto periodo. Roberto cercava di essere affettuoso, ma avvertivo lo stato di “uomo ferito” in lui, che mi rendeva difficile fare finta di niente.
Anche in laboratorio si accorsero che qualcosa non andava. Il più sveglio fu un collega più grande, quasi quarantenne (io avevo 29 anni), che riuscì a farmi confidare con lui. Ovviamente quando seppe che ero reduce da un adulterio durato quasi sei mesi, capì che poteva trarne vantaggio e lo fece, provandoci con me in modo discreto ma costante, finchè ottenne quanto voleva. Onestamente devo dire che fui io ad usarlo, se mi pedona il termine; avevo bisogno di uscire dalla mia storia e mi occorreva anche del sesso fine a se stesso. Iniziò un pomeriggio in cui ci trovammo soli in laboratorio nel pomeriggio, con il sottofondo dei versi dei conigli e delle cavie nelle loro gabbie. Dopo uno scambio di baci gli feci un pompino, in ginocchio davanti a lui, con relativo ingoio, rendendolo felice e super-disponibile ad altro.
Le volte successive, due o tre in tutto, furono a casa sua, in assenza della moglie ovviamente. Non gli concessi il mio ano, anche se tentò di arrivarci. Ma facemmo tutto il resto, era molto bravo con la lingua, devo dire. In più mi faceva sentire più bella fotografandomi in neglige o intimo. Non nudo perché non volevo rischiare ricatti futuri. Fu divertente, tutto sommato, e mi aiutò a tornare normale.
Avevo già deciso di chiudere, anche perché e difficile mantenere segreta una storia sul posto di lavoro. Ma la decisione fu anticipata dalla scoperta che anche mio marito mi stava tradendo.
Me ne accorsi una sera in cui trovai i termosifoni tiepidi, quando non ci sarebbe dovuto essere nessuno in casa e subito dopo dei peli pubici di donna nel letto di nostra figlia, si figuri. Mi arrabbiai moltissimo, se avesse voluto sfogarsi avrebbe potuto farlo in modo più discreto.
Lo obbligai a telefonare alla tizia davanti a me per chiudere sul nascere quel rapporto, prima che lui si innamorasse, perché è fatto cosi, gli piacciono le romanticherie…
Subito dopo non solo troncai il rapporto con il collega, ma lasciai anche il laboratorio e la facoltà di biologia. Per un periodo feci solo la moglie, fedele, e la mamma. Più tardi mi iscrissi al corso di laurea per fisioterapisti e mi diplomai a pieni voti.
Iniziò la mia vita lavorativa. Eravamo a metà degli anni 90 e tutto andò bene per un lungo periodo. Poi all’inizio del nuovo millennio Internet irruppe nella nostra vita…
“Me lo dirà la prossima volta…”.
…continua
SEDUTA CON ROBERTO
“In un matrimonio, caro dottore, routine e noia sono sinonimi. E alla noia ognuno rimedia a modo suo. L’avvento di Internet ha modificato le abitudini di tutti noi, anche in campo sessuale.
Avere sul proprio schermo un po’ di tutto, dal nudo al porno, tanto per rimanere in argomento sesso, è stato piacevole, almeno per me. Fino a fare cose di cui oggi mi vergogno e mi pento, come postare le foto di mia moglie nuda di oltre 20 anni prima, e a sua insaputa. Tanto ero convinto che nessuno la avrebbe riconosciuta essendo passata da rosso-castano a biondo chiaro e con taglio di capelli completamente diverso.
Il problema è stato che la noia non era solo mia. Già dal 1997 ricordo che si era lamentata di sentirsi trascurata, tanto che anni dopo, quando vennero al pettine vari nodi, mi ricordò che mi aveva avvertito.
Insomma, mentre io mi eccitavo su internet lei aveva ricominciato a scopare fuori casa.
Comunque, è il caso di procedere con ordine, altrimenti non ci capisce più niente. Allora: prima Veronika si è presa una cotta, se così si può dire di una quarantenne ed oltre, per uno psicologo che faceva studio nello stesso appartamento dove lei praticava fisioterapia, per la precisione ginnastica posturale. Incontrandosi due o tre volte la settimana hanno fatto amicizia e credo sia stato lui a consigliarle di entrare in analisi. Naturalmente con un altro psicologo, lui già si sentiva coinvolto sentimentalmente. Sono quindi iniziati i due giorni la settimana di psicoterapia. No problem dal punto di vista economico, se li poteva permettere, il lavoro andava bene. Solo che ha cominciato a ritagliarsi due pomeriggi diciamo “liberi” oltre ai quattro in cui lavorava. In pratica stavamo entrambi a casa molto poco. Nostra figlia aveva iniziato Medicina all’università ed era indipendente con la sua auto ed i suoi amici.
Non la voglio fare lunga, perché il meglio, per così dire, verrà dopo. Insomma, una domenica (lo ricordo perché quel giorno la Lazio, squadra per cui faccio il tifo, vinse lo scudetto) mi disse, rovinandomi il piacere della vittoria in campionato, che aveva avuto questa “attrazione fatale” per lo psicologo, che io conoscevo di vista, e che voleva vivere questa storia. Rimasi interdetto e chiesi perché. Rispose che le mancava qualcosa, che non le davo abbastanza dal punto di vista intellettivo (sic!) …
Ne parlammo per un bel po’ e capii che qualunque sarebbe stata la mia risposta sarebbe comunque andata avanti. Poi ricordo cosa avvenne: mia moglie si spogliò completamente al di sotto della vita, pantaloni, calze, slip, rimanendo nuda dall’ombelico in giù. Si mise a cosce aperte sul divano del salotto esponendo pube, vulva e tutto il resto. E mi guardò con occhi invitanti. Feci per usare la lingua ma mi volle subito dentro, e mentre spingevo mi chiese di dire quello che sentivo. Capii che era anche quello che le mancava, io di solito ero silenzioso. Confesso di sentirmi ridicolo se parlo mentre faccio l’amore, è un mio limite, uno dei tanti. Non ricordo cosa dissi in quell’occasione ma sicuramente fu banale.
In ogni caso la cosa con lo psicologo non iniziò mai veramente, almeno così mi disse in seguito. Lui, che era divorziato, avrebbe voluto l’esclusiva o niente. E lei non accettò.
Mi disse che provò più volte a convincerlo ad avere una storia parallela, adulterina, in pratica, ma lui non volle. Mi giurò di non averci scopato, ma ovviamente non ne sono sicuro.
Ma comunque poi iniziò la storia per me più dolorosa, per tanti motivi. Quella le cui ferite ancora mi sto leccando, quella per cui sono, siamo da lei ora”.
“Prima di iniziare voglio sentire sua moglie. Alla prossima seduta”.
SEDUTA CON VERONIKA
“Ho conosciuto Giulio allo studio dove lavoravo come fisioterapista. Ci incontravamo due o tre volte la settimana. Non era bello ma attraente; divorziato, non mi ha fatto la corte in senso stretto, ma mi ha fatto capire di essere interessato a me.
In quel periodo avevamo appena cambiato casa, andando ad abitare in una villa con giardino, il mio sogno di ragazza. Eppure, continuava a mancarmi qualcosa. Che io e Roberto non fossimo fatti l’uno per l’altra lo avevo capito da tanti anni, ma ormai sarebbe stato troppo complicato cambiare. Ma un rapporto, una storia per rendere le giornate meno grigie, perché no?
Ero in psicoterapia individuale da un anno, e mi stavo convincendo che non avrei dovuto avere sensi di colpa qualsiasi cosa avessi fatto, anche un adulterio, e non sarebbe stato il primo.
Ma a lui non bastava, voleva avermi tutta per sé, e io non ero disposta a fare quel passo, lasciare tutto ciò che avevo ottenuto anche con i miei guadagni e consigli proprio no. Provai a fargli capire che potevamo frequentarci con facilità, in tutti i sensi intendo, lavorando allo stesso studio, ma lui non volle. Confesso che provai anche a sedurlo, una volta, spogliandomi davanti a lui e poi mettendomi in ginocchio per un rapporto orale. Niente da fare. Accettò il pompino ma non cambiò idea.
Provai quindi a vedere se informando Roberto della situazione poteva cambiare lui, sempre così controllato e freddino. Nulla da fare anche con mio marito. E mi convinsi che la vita era mia e che dovevo viverla. Iniziò quindi la più lunga storia in assoluto. Il problema fu che lui era un amico di famiglia e collega di mio marito”.
“Avremo tempo per parlarne, Veronika”.
…continua
SEDUTA CON ROBERTO
“La storia-non storia con lo psicologo avrebbe potuto e dovuto essere un campanello d’allarme. Ma non lo fu: ero troppo impegnato con il lavoro e continuai ad accontentarmi di qualche fugace rapporto notturno con mia moglie. Mi bastava, non più di una volta la settimana. Poi per eccitarmi c’era il web, inclusa la lettura dei commenti sotto le foto di Veronika giovane, nuda. E mentre vivevo nel virtuale lei iniziò la storia più lunga della nostra vita. Qual è il modo migliore di nascondere qualcosa? Metterla sotto gli occhi. E il suo amante per almeno un anno e mezzo fu un mio collega, medico nel mio stesso ospedale e amico di famiglia da anni. Si era appena separato dalla moglie e aveva la fama di donnaiolo, ma non lo sospettai mai per tutto il periodo. Furono entrambi molto abili.
A distanza di qualche anno la cosa che mi secca di più è che probabilmente qualcuno in ospedale lo abbia saputo. Ricordo un’infermiera che un giorno mi disse “Che bella donna che è sua moglie, dottore”. “Ah sì? Quando la ha vista?”. “Giorni fa e venuta a trovare il Dottor XXXX mentre era di guardia”. Ma non sospettai neanche allora.
Qualcosa cambiò mesi dopo, quando l’adulterio durava da più di un anno. Incrociai allo studio (da qualche anno avevamo aperto uno studio insieme, io medico e lei fisioterapista) un suo paziente decisamente di bell’aspetto e le feci delle domande su di lui. Evidentemente pensò di usarlo per mantenermi all’oscuro del suo vero amante, dicendomi che effettivamente quell’uomo le faceva la corte e lei stava considerando se accettare. Mi scopersi geloso, finalmente e iniziai i controlli, cellulare compreso.
Cominciai a sospettare che avesse una storia e ciò mi rese più recettivo a richiami esterni. Confesso che feci qualcosa di discutibile professionalmente ma che aumentò la mia autostima: ebbi rapporti con due mie pazienti, una trentaquattrenne separata molto bella e una quarantenne sposata con una gran bel culo.
Tornato a casa da un appuntamento con la prima, una sera tardi (prima uscita, prima scopata, in macchina) mia moglie avvertì subito cosa era successo; odori, atteggiamento mio, non lo so. Ma scoperse subito tutto e mi sbattè in faccia la sua storia. Il bello è che nessuno dei due troncò i rispettivi rapporti. Lei continuò per un paio di mesi finche fu lui, saputo che non poteva più contare sulla segretezza e imbarazzato dall’incontrarmi sul lavoro, a chiudere la storia. Io invece cercai di proseguire mantenendo la cosa sul piano sessuale, ma la ragazza voleva di più: l’esclusiva e magari anche un figlio. No grazie…
Insomma, l’estate di quell’anno ci trovammo con i cocci del nostro matrimonio e cercammo di rimetterli insieme.
Credo che da allora Veronika abbia messo la testa posto, per quanto riguarda gli appetiti sessuali. Lei le dirà che non era il sesso che voleva, o almeno non solo quello ma che si sentiva in gabbia, a me disse che le mancava l’aria. Ora dà i primi segni di menopausa e gli stimoli sono sempre più fugaci.
Quanto a me cercai di superare la sindrome del cornuto cercando altre avventure. Ne ebbi un paio: la mamma quarantacinquenne, separata, di una piccola paziente (il top di questa storia durata sei mesi fu un pompino nella mia stanza da medico di guardia, con tutti i rischi del caso); ma soprattutto quella che mi diede la miglior vendetta, la migliore amica di mia moglie. Anche qui, come aveva fatto lei, la facilità di tenere nascosta la cosa in quanto era una donna con cui ci vedevamo praticamente sempre.
Non mi comportai bene con quella persona, chiudendo il rapporto quando capii che si stava innamorando di me. Di questo mia moglie non sa e non saprà mai nulla.
Penso sia tutto, caro dottore. Ora stiamo cercando di vivere l’ultima parte della nostra vita senza farci del male, ma non sempre ci riusciamo. Per questo siamo qui”.
SEDUTA CON VERONIKA
“Mentre si concludeva senza mai essere veramente iniziata la storia con lo psicologo, un collega di mio marito, con cui eravamo anche amici di famiglia, si separò dalla moglie dopo neanche due anni di matrimonio.
Sapevo da sempre di piacergli, ma finché era impegnato non avevo mai pensato di fare qualcosa con lui di diverso da cene o week end in Toscana con rispettivi coniugi.
Il suo punto di forza era che sapeva che eravamo non proprio in crisi con Roberto, ma che vivevamo fra routine e noia. Ne approfittò a suo beneficio, anche se a me servì molto quel rapporto. La prima volta fu in Ospedale, nella sua stanza. Il sapere di potere essere vista da persone che conoscevano mio marito non mi preoccupava, anzi. Fra le sedute dal mio analista e il venerdì libero che avevo preteso e ottenuto senza troppe domande da mio marito, non ci furono problemi di incontri. Presto il luogo prescelto divenne casa sua e non credo ci sia stato un incontro fra di noi senza un rapporto sessuale. A lui fare l’amore piaceva molto e lo fece piacere anche a me. Anche se la nostra storia durò circa un anno e mezzo non pensai mai di volere vivere con lui se avesse divorziato. Mi bastava ciò che ottenevo: oltre al sesso una persona intellettualmente molto diversa da mio marito, con cui potevo parlare a lungo e di tutto. Roberto vede questo mio rapporto solo come sesso e corna, ma era molto di più.
Lo iniziai perché mi sentivo soffocare, come se mi mancasse l’aria da respirare.
Ora sono passati parecchi anni, so che lui ha avuto un paio di avventure per cui non lo critico più di tanto, lo capisco quasi, anche se mi è scocciato saperlo.
Siamo da lei perché lui è spesso aggressivo e avverto ancora astio nei miei confronti.
Abbiamo entrambi superato il cinquant’anni e vorrei vivere serenamente il resto della nostra vita. Altrimenti meglio separarsi”.
“Allora mercoledì prossimo tornate insieme”.
Seduta con Roberto e Veronika insieme
“Allora eccovi di nuovo qui, tutti e due. Credo che si possa dire che vi siete fatti abbastanza male a vicenda negli ultimi anni, e che sia ora di finirla, se siete d’accordo a proseguire il vostro rapporto fino alla vecchiaia.
Veronika, lei fisiologicamente non è lontana per età dalla menopausa e le consiglio di sfruttare il periodo attuale per tornare in sintonia con suo marito. Roberto, lei è vicino alla pensione e so per esperienza che questo può provocare depressione. Come uomo sarà attivo sessualmente, almeno come stimoli, molto più a lungo di sua moglie, ma ciò non vuol dire che debba cercare nuove avventure fuori dal matrimonio.
Datevi da fare fra di voi, al momento posso solo consigliarvi questo.
Magari scrivete un diario e se volete, inviatemi qualche pagina dello stesso per tenermi al corrente. Così potrò consigliarvi senza che veniate qui in studio. Vi do la mia email”.
Dal diario di Roberto
…è passato qualche anno dalle sedute di terapia di coppia. Sono in pensione da sette anni, continuo la libera professione come medico ma ho anche hobbies, come la fotografia (sono salito di livello iniziando a usare una reflex Canon) e il golf (iniziato a 59 anni, mi piace ma non sarò mai al top).
Quanto ai rapporti con Veronika va detto che da quando lei è in menopausa sessualmente siamo come fratello e sorella. Peccato, perché dopo la fine della terapia abbiamo applicato qualche blanda trasgressione anche ai nostri rapporti, rendendoli eccitanti e divertenti senza bisogno di mettersi le corna a vicenda. Memorabili un paio di pompini che mi ha fatto in posti e situazioni eccitanti o addirittura pericolose, come nell’ascensore di un albergo o in macchina mentre guidavo. Non saprò mai se il clamoroso colpo di clacson di un camionista mentre le stavo venendo in bocca sia stato perché aveva visto dall’alto della sua cabina quanto stava avvenendo o perché avevo invaso la sua corsia di marcia…
Inoltre mi ha concesso il suo buco posteriore più spesso che negli ultimi anni facendomi domandare quanto lo avesse usato con i suoi amanti.
Ora le trasgressioni sono soprattutto virtuali, grazie a internet. Ho iniziato qualche anno fa a scrivere racconti erotici abbastanza spinti, ispirati alla mia vita reale ma con un po’ di fantasia. Ciò ha fatto sì che fossi contattato da una lettrice (e autrice a sua volta) che mi ha convinto a collaborare con lei in veste (si fa per dire) di schiava virtuale.
E’ quindi iniziato un periodo assai divertente in cui io davo ordini di carattere sessuale e lei eseguiva riferendomi dettagliatamente per email. Di qui nuovi racconti erotici. Essendo una ragazza piuttosto disinibita la cosa è stata molto divertente e io ho potuto dare sfogo ai miei istinti tramite lei. Oltre a più o meno tutti i tipi di rapporto sessuale (particolarmente portata per i pompini) si è prestata anche a farsi sculacciare. Periodo molto divertente.
Un’altra ragazza che era reduce da un rapporto di dominazione subita mi ha chiesto di darle ordini. Qui la cosa è durata meno perché essendo lei della mia stessa città, ad un certo punto ho chiesto di incontrarla; ma qui è sparita. Peccato, perché alcune cose che le ho fatto fare sono state divertenti, come andare in giro con un cetriolo nel culo o esibirsi in una famosa libreria di Roma senza mutandine e con gonna corta e gambe accavallate. Un basic istincts nostrano.
Attualmente trasgredisco meno, mi limito a fare foto con le modelle che sono disponibili. Finora però niente nudo, solo lingerie o bikini.
Però intanto si è fatta nuovamente viva la ex schiava virtuale…
Vediamo cosa riserva il futuro prossimo.