Tre giorni. Questo è quanto mi ha concesso il destino. Una briciola rispetto ad una vita, eppure per me è stato un sogno infinito. Un sogno di cui conserverò il ricordo per sempre. Un desiderio così atteso, così cercato, così disperatamente voluto che la realtà temevamo potesse essere deludente. Invece è stato ancora più esaltante, più incredibile di ogni immaginazione.
Il destino. Ho sempre affermato di non crederci. Ho sempre sostenuto che il destino ce lo costruiamo noi. Ma non è così. Qualcuno, invece, aveva stabilito che avrei vissuto un sogno. Che il mio oblio l’avrei trovato in un uomo lontano, che avrei scovato per caso, che tutto sarebbe iniziato per gioco e sarebbe continuato consolidandosi in una splendida realtà. Non sapevo iniziando questo gioco che ci sarei caduta dentro con tutta me stessa, soffrendo, piangendo, gioendo dei momenti felici, maledicendo quelli difficili. Eppure siamo ancora qui. E’ passato il tempo, tanto tempo, e il destino ci ha riservato, in mezzo a mesi di incertezza, di speranze, di delusioni, di desiderio represso, sfogato solo al telefono o nella mente, ci ha riservato finalmente tre giorni di vita. Vita vera. Tre giorni per noi. Noi soli in mezzo al mondo. E il mio sogno si è avverato.
Ora tutto è tornato come prima, ma sono meno sola.
Il mio desiderio è diventato una persona, un uomo reale. Ha fatto tutto ciò che mi aveva promesso e se mi soffermo a pensare al mio sogno appena trascorso lo rivedo in una camera d’albergo, guardarmi con gli occhi socchiusi, scrutarmi nuda davanti a lui, ammirarmi come se fossi una dea, desiderarmi più di quanto riuscisse ad esprimere. Lo rivedo toccarmi piano, con mani tremanti, timoroso che l’incantesimo si spezzi ed io possa tornare ad essere solo il frutto della sua fantasia.
Posso risentire chiaramente il sapore delle sue labbra, la sua lingua cercare di esplorarmi la bocca, di assaporare ogni mio gusto, cercare di respirarmi dentro. Sento ancora tra le mani la morbidezza dei suoi capelli, la sensazione che provavo passandogli le dita in mezzo, il profumo di shampoo, i capelli bagnati dopo la doccia insieme. Ricordo di averli baciati, di averli annusati. Di averlo gustato dappertutto. Di averlo baciato per ore, di averlo leccato dappertutto, come se volessi imprimere nella mia mente e nella mia bocca la sua immagine ed il suo sapore, il suo odore di uomo. L’ho leccato sul viso, sugli occhi, gli ho baciato le orecchie, ho leccato il collo scendendo fino alla base della gola e poi ancora più giù fino ai capezzoli, trovandoli duri. Lì ho giocando con il suo desiderio che sentivo crescere senza ritegno. Gli leccavo gocce di champagne sul petto glabro, pizzicavo dolcemente con i denti i capezzoli, scivolando ancora più giù, dove so che mi aspettava. Desideravo assaggiare il suo gusto dolce, volevo bere la sua voglia di prendermi, di farmi sua. Ho passato piano la lingua sulla cappella viola, lucida di passione e della mia saliva. Ho spalmato il mio desiderio su di lui, leccandolo sempre di più. Ho goduto nel farlo rabbrividire, quando la lingua batteva sul filetto stuzzicandolo senza pietà, così come quando scivolavo a leccargli i testicoli per poi risalire verso la cappella in attesa. Ho provato un piacere intensissimo, quando ho sentito il suo membro turgido scorrere lungo la mia bocca calda ed appena schiusa. L’ho sentito forzare per entrare desideroso di penetrarmi, desideroso di godere della mia voglia infinita. Ho goduto nel sentirlo scendermi in gola, nel risalire verso l’alto, mentre le labbra lo avvolgevano in una abbraccio appassionato, e poi ancora giù, in un movimento dolce, lento ritmico. Ho compreso il suo desiderio di esplodermi in bocca, ma ho ritardato il momento, volevo regalargli qualcosa di più. Così la mia lingua è scesa ancora più giù, dove mai nessuno era arrivato prima. L’ho leccato ancora, lasciando tracce di piacere ovunque, fino a giungere al segreto più intimo, più nascosto, più inviolato. Gli ho fatto sentire la dolcezza della penetrazione, la meraviglia di sentire la lingua spingere nell’ano stretto e chiuso. Ho aspettato che la mia voglia diventasse la sua, che la lingua scivolasse morbidamente dentro di lui, fino a trasformarsi in desiderio. Ho leccato fino a che lui stesso non desiderasse di più, allorché la mia lingua è diventata un dito. Dentro di lui, completamente fino in fondo. L’ho sentito esplodere così, mentre la mia bocca tornava ad assaggiare la sua voglia, mentre mi aveva offerto ogni centimetro della sua pelle, mentre la mia lingua accarezzava il suo membro duro. Il suo liquido caldo e dolce scendeva lungo la mia gola, mentre i suoi occhi sognanti mi osservavano quasi non fossi una creatura terrestre. Ho assaporato il piacere del suo sapore, baciandogli le labbra ancora piene di lui. Ho sentito i suoi spasmi di piacere come fossero i miei. L’ho sentito gridare il desiderio di avermi. Ho sentito in me la passione, la voglia di essere sua completamente. E’ stato il mio uomo, sono stata sua. La sua donna’anche se solo per tre giorni.
Ecco perché ora sono meno sola.