Il giorno dopo alle nove precise suonai alla porta di Luana.
Era solo il quarto giorno, ma l’alterata percezione che avevo ormai del tempo me la faceva già sembrare un’abitudine.
Sentii il tiro e quando entrai mi spaventai vedendo una ragazza della mia età che mi guardava dalla porta clienti.
“Ciao Maona. Io sono Giorgia. Luana arriverà fra poco e mi ha detto che se tu hai delle urgenze con quel succedaneo di cazzo, posso aiutarti io.”
“No, grazie, va tutto bene.”
“Allora vado a mettere in ordine di là e a prepararmi. Fra poco ho due clienti per un doppio.”
“Cioè?”
“Uno davanti e uno dietro, ma insieme. Una cosa abbastanza divertente.”
Le feci un sorriso che per me era di circostanza e mi rifugia nel mio spazio privato.
Luana non le aveva detto che il mio nome vero era Rosa; meno male! Non mi ero ancora messa del tutto la mia tenuta, quando sentii suonare. Con apprensione indossai subito la maschera, ma nessuno venne a disturbarmi. Mi stupii perché quasi non avvertivo più fastidio al culo. Probabilmente mi stavo assuefacendo a quell’ospite ingombrante.
Mi ero appena preparata e subito dopo arrivò anche Luana che entrando, con un sorriso mi squadrò:
“Ti vedo sempre più bella. Come è andata a casa? Tutto bene?”
“Sì, tutto bene. Subito mi sentivo terrorizzata, ma poi mi imposi di calmarmi; avevo paura di tradirmi e che mio marito potesse accorgersene. Non solo di questo, ma anche della depilazione e poi, invece, persino io mi sono dimenticata di averlo e devo dire che non è stato fastidioso come avevo supposto.”
Non le dissi proprio tutto, ma il resto doveva essere solo mio.
“Vieni ora lo togliamo.”
Provai la stessa sensazione del giorno prima, come se il plug si portasse dietro parte del mio culo che gli andava dietro allungandosi finché, più o meno fastidiosamente e come già era successo la volta prima, un silenzioso “plop” appena udibile, mi fece capire che era finalmente tutto fuori. In quel momento mi sentii vuota. Era come se qualcosa che faceva parte di me, ora mi mancasse. Che impressione strana provai; mi sentivo quasi defraudata.
“Ora vai pure in bagno ad evacuare e dopo lo rimettiamo. Lo dovrai tenere almeno per tutta la settimana in modo da dar modo ai tessuti di adattarsi alla dilatazione, ma tu hai delle capacità innate e sembri proprio fatta per questa vita e certamente non avrai problemi. È conveniente che tu tenga sempre la pelle morbida ed idratata con una crema emolliente in questo periodo. Sai, è un corso accelerato il tuo e nemmeno io so bene come giostrarmi a volte e se fai quello che ti dico, forse non sempre ti servirà, ma certamente non ti farà male. Ora vai che poi abbiamo da fare.”
Quando tornai dal bagno, lei non era nella parte privata e io mi sedetti su una poltrona nel salottino. Avevo uno specchio davanti e guardai la mia figura riflessa. Mi piacevo. Mi piaceva quell’atmosfera di perdizione che mi coinvolgeva mentre mi guardavo. Mi osservai mentre con studiata lentezza aprivo le gambe, attratta da quella ferita rosso fuoco che lentamente ora si palesava a richiesta. Mi sentii felicemente puttana, scoprendomi a riderne allegra. Forse era segno che tutto il mio mondo ora stava girando alla rovescia
Poco dopo ritornò Luana tenendo in mano il plug dorato.
“Giorgia ha già finito ed è già andata via. Voleva salutarti, ma lo faccio io per lei. Vieni. Andiamo in cucina che ho preparato il caffè ed è ancora caldo.”
Poi, dopo avermi porto la tazzina fumante facendosi più seria aggiunse:
“Hai qualche remora a continuare e ad andare avanti. Te la senti?”
Non capivo perché me lo chiedeva: le avevo già assicurato la mia collaborazione assoluta e credevo di averlo anche dimostrato. Perché me lo chiedeva nuovamente?
“No, no. Credo che ieri tu avessi ragione. Sì, Lo voglio e lo devo fare!”
Ribadii ulteriormente.
“Vieni che adesso voglio agghindarti come per una festa. Prova a metterlo da sola.”
Disse porgendomi il plug gioiello.
Mi abbassai quasi a sedermi per terra e poi lo feci entrare quasi senza sforzo alcuno, meravigliata per la facilità con cui ero riuscita ad infilarlo.
“Tu sei nata per essere la gioia degli uomini. Il tuo culo sarà un paradiso per tuo marito e chissà di quanti altri. Te l’ho detto, hai proprio una predisposizione naturale. Sai, la prima volta che l’ho preso in culo, io l’ho fatto con un mio fidanzatino. Non ho usato un plug anale e pur avendo preso tutte le precauzioni, mi è bruciato il culo per una settimana. La facilità con cui tu riesci a fare le cose è davvero sorprendente. Ora metti la maschera che andiamo di là, ma prima guardati ingioiellata.”
“Mi spiace, ma credo che ti deluderò. Oltre a mio marito, lì non entrerà nessuno. Tu sei sposata?”
Le chiesi a bruciapelo.
“Lo sono stata purtroppo. È stato lui a vendermi la prima volta. Ora ho un compagno con cui vado d’accordo. Ma ora andiamo che ci aspettano un po’ di cose da fare.”
Mi guardai dietro, sorprendendomi per la sensazione di appagamento che provavo guardando quel rubino rosso che brillava al centro dei miei glutei e senza che me ne rendessi conti mi sentii dire:
“È proprio un bel culo il mio!”
Avvampando subito dopo per la mia istintiva e non voluta sfacciataggine.
Misi la maschera, senza preoccuparmi troppo dacché non avevo sentito nessun campanello suonare alla porta.
“Sì! Hai proprio il più bel culo che abbia mai visto; bello, alto e sporgente al punto giusto. Hai un culo brasiliano da pubblicità.”
Poi si fece più seria:
“Senti, per quello che mi hai chiesto c’è tuttavia bisogno di un cazzo; di un cazzo vero.”
Mi trovai immersa nuovamente nella mia paura, con l’ormai consueta costrizione al petto e quell’affannoso smarrimento che mi faceva vacillare. Ecco quale era il problema che faceva crollare tutto. No, non potevo acconsentire. Anche se sapevo che con Francesco sarebbe finita definitivamente, non potevo acconsentire. “Lo so. Hai ragione, ma non posso farlo. Non voglio illudermi. Se lo facessi, so che in qualche modo si verrebbe a sapere e non ci sarebbero possibilità di ritorno. Piuttosto che una vita senza di lui e senza dignità, preferisco una vita senza di lui, ma con dignità. Sapevo che sarebbe successo! Grazie Luana e scusami se ti ho fatto perdere del tempo. È finita qui.”
Due grosse lacrime cominciarono a rigarmi il volto. Era davvero finita.
“Tu stai sbagliando. Non parlarmi di dignità di facciata. Il problema vero è con lui o senza di lui. Pensi davvero che sia più degno lasciarlo andare che cercare di trattenerlo qualunque sia il mezzo che impieghi per farlo? Vuoi proprio lasciare tutto adesso? Non vuoi concederti la “chance” di poter verificare se il problema può andare a posto? Perché se permane, il “menage” con tuo marito probabilmente è avviato verso una fine ingloriosa, ma se rimani e continui, puoi acquistare quell’armamentario che ti sarebbe utile per combattere la tua battaglia, perlomeno dilatando il tempo a tua disposizione surrogando quel sesso che la natura ti sta negando, con quello che potresti imparare qui e che ti sarebbe necessario per consentirti di ottenere la tua vittoria finale. Combatti per te.”
Lo capii anch’io che aveva ragione lei e su tutta la linea! Ma potevo ancora addentrarmi in quell’inferno seducente che cominciava a mettere radici dentro di me e a piacermi? Potevo veramente riporre le mie speranze in quell’azzardo, pensando di poterlo governare o ne avrei subito le conseguenze nefaste? E se fosse stato lui a governarmi? Persino a casa, nel letto accanto a Francesco che dormiva mi ero toccata al ricordo vivido di quando lei mi aveva devastato la mente con quella sua lingua e mi ero fermata appena in tempo, ritrovandomi poi con l’amaro in bocca per aver desistito, quando già avvertivo che sarei nuovamente esplosa. Cosa sarebbe successo se lui mi avesse scoperta depilata e con un plug piantato nel culo a godere masturbandomi?
“La persona a cui avevo pensato per te è un mio buon cliente ed amico del quale mi fido ciecamente e so che niente di ciò che sarebbe avvenuto tra queste mura sarebbe mai uscito da qui.”
Poi cadde nella stanza un silenzio opprimente.
Fu sempre lei che dopo una lunga pausa riprese:
“E a me non pensi? Io ho cercato di mettercela tutta e mi sono appassionata a che tu potessi vincere. Datti un’altra possibilità. altrimenti significa che non solo tu hai perso tutto, ma che io non sono stata capace di risolvere proprio niente del tuo problema. Davvero la tua morale è più importante della vita con tuo marito?” Vidi due lacrime scendere dal suo viso e capii che lei stava parlando con sincerità.
Io, in fin dei conti, non ero Giovanna d’Arco e non avevo proprio voglia morire sul rogo e contrariamente a quello che avrei dovuto fare, mi sentii mormorare incredula:
“Va bene. Proviamo.”
Ci trovammo abbracciate e sorridenti e piangenti allo stesso tempo e sentii sussurrandomi all’orecchio:
“Ora posso dirtelo. So che questo aspetto non è importante, ma come ti avevo accennato ed anticipato sono riuscita anche ad accordarmi con lui che si è offerto di pagare al tuo posto, dopo la descrizione che gli ho fatto di te, felice solo di poterti guardare, ma non te ne preoccupare, le sue tasche se lo possono permettere ed ha solo qualche anno più di te, ma la cosa importante è che ha un cazzo magnifico. E poi è vero che sono venale, ma se non l’avesse fatto lui, l’avrei fatto io, anche gratis. Anzi no; magari mi sarei fatta pagare da te in natura.” “Certo cominciava a preoccuparmi anche il costo della mia pazzia perché non è che navighiamo nell’oro e …….”
Lei mi interruppe a ridendo disse:
“Non hai che da schioccare le dita e potrei farti davvero ricca. Sai cosa succederebbe se spargessi la voce che ho una vergine disponibile? Hai idea di quanti soldi e di quanti sarebbero disposti a partecipare?”
Il suo viso era dolce ora e facendomi una carezza riprese:
“Grazie Maona, aspettami. Torno subito.”
Mi aveva chiamato Maona. Già! Maona la puttanona.
Poco dopo tornò.
“Dai, vieni e mettiti la maschera.”
Mi portò verso una delle due camere e quando aprì la porta e mi fece entrare, quasi mi prese un colpo. Proprio non me l’aspettavo! In mezzo alla stanza, nudo e con un battacchio tra le gambe che gli arrivava quasi a mezza coscia, mi stava guardando sorridendo, intento a non perdersi nemmeno una sfumatura del mio corpo. Non avevo per niente esperienza, ma quell’appendice mi appariva enorme e mostruosa.
Prendendo una sedia e spostandola davanti a lui, Luana disse guardandoci:
“Maona questo è Johnny. Johnny questa e Maona. Vieni Maona, siediti qui.”
“Piacere, io sono Giovanni, detto Johnny.”
Io rimasi un attimo di troppo intontita da quella situazione avvertendo il sangue del mio cuore martellarmi le tempie e solo dopo mi resi conto che non avevo ancora aperto bocca e ricambiato il saluto:
“Piacere ….. Maona.”
Fu solo la fortuna che mi fece trattenere solo all’ultimo istante dal pronunciare il mio vero nome e questo mi fece esalare un sospiro che Luana interpretò non proprio correttamente, ma che era solo di sollievo.
“Piace anche a te, vero? Eh, sì. Questo e davvero un bel cazzo. Sentilo, toccalo pure, non morde, sai?” Johnny era anche un bel ragazzo, con un bel corpo tonico ed atletico, ma non stracarico di palestra. Per fortuna rispondeva ai miei canoni di gradimento. Questo non era importante, ma credo che mi avrebbe aiutato molto a sopportare tutta quella situazione. Non avevo mai visto bene il cazzo di mio marito, ma sapevo per certo che non era depilato e notai subito che, come me, anche lui lo era nelle sue parti intime.
“Ma dove l’hai trovata questa meraviglia?”
Disse lui rivolto a Luana.
“Non ti far venire grilli per la testa. Per ora è solo da guardare e non toccare.”
A quel complimento arrossii fin sulla punta dei capelli e fingendo indifferenza cercai di guardare altrove, ma la curiosità mi attanagliava e per quanto mi sforzassi di mostrare indifferente il mio sguardo era sempre calamitato sul suo cazzo.
Rimasi immobile, guardandolo come ipnotizzata. Era la prima volta che avevo la possibilità di vederne uno da vicino e di poterlo osservare con attenzione.
Allungai timorosa una mano e quando lo toccai mi sembrò di prendere la scossa da quanto ero emozionata. Mi appariva più complicato di quello che fino a quel momento avevo ritenuto e diverso da come l’avevo immaginato.
“Afferralo bene con tutta la mano e palpane la consistenza.”
Era caldo. Morbido ed avvolgente. Provai ad impugnarlo come diceva Luana, stringendolo con delicatezza e sorpresa più che spaventata sentii che si muoveva, agitandosi nella mia mano.
“Ah!”
Esclamai lasciando la presa.
“No, no! Riprendilo. Anche a lui piace sentire il contatto della tua mano, non solo a te. È per questo che ora sta scalpitando.”
Lo impugnai nuovamente e guardandolo attentamente mi accorsi che si stava pian piano alzando e gonfiando; in cima qualcosa che appariva come la gemma di un fiore scarlatto cominciò a sbocciare. Guardai Luana perché non capivo cosa stesse succedendo e lei sorridendomi mi incitò:
“Vedi? L’eccitazione che trasmetti a Johnny glielo sta facendo ingrossare. Man mano che la tua mano si fa sentire e lo blandisce, lui pompa naturalmente sangue che va ad ingrossarlo ed irrigidirlo per raggiungere la condizione adatta a potersi accoppiare con te. Insomma: ora sta diventando un bel cazzo duro.”
A quel punto forse equivocai perché replicai impaurita:
“Ma io non intendo accoppiarmi!”
La sua risata argentina scoppiettò creando una atmosfera allegra.
“No, non preoccuparti. Non succederà.”
In quel momento si fece sentire anche la voce di Johnny:
“Io comunque sono pronto a sacrificarmi. Non immaginavo davvero che fossi davvero di una bellezza così sconvolgente.”
Vedendomi avvampare, Luana intervenne sempre ridendo:
“Sta zitto tu che me la spaventi ulteriormente.”
Anche se non avrebbe mai immaginato che i miei pensieri erano in quel momento più in sintonia con quelli di Johnny che con i suoi.
Johnny aveva una voce calda e particolare, con un tono che mi piaceva.
Capii anche che Luana mi conosceva molto più di quanto supponessi. Mi resi conto in quel momento che era una fine conoscitrice dell’animo umano, o quanto meno del mio, e il fatto che ora fossi lì a maneggiare tranquillamente il cazzo di una persona che non avevo mai visto lo stava a dimostrare. A dire il vero non conoscevo nemmeno bene quello di mio marito. Poi un pensiero fugace attraversò la mia mente: dovevo stare sempre in guardia e molto attenta a non farmi intrappolare: e se il suo fine fosse stato quello di far prendere a me le decisioni in modo da non poterle, poi, addossare apparentemente nessuna colpa? Mi sarei distrutta da sola! Ora basta! Stavo davvero rasentando la paranoia! Sto rovinando tutto con questo groviglio di pensieri. Ritornai alla realtà scoprendomi attaccata con una mano a quel cazzo che stavo trastullando.
Già, senza accorgermene lo stavo davvero maneggiando e quella gemma rossa ora era evidente.
“Dai, ora scappellalo!”
Cosa dovevo fare? La guardai sperando che interpretasse, nonostante la mascherina che mi copriva il volto, la mia tacita richiesta di aiuto.
“Porta la mano verso la base del cazzo e trascina indietro la pelle. Sì, ecco. Così. Ora è scappellato. Hai visto che meraviglia hai creato con le tue mani?”
“Già, perché il suo culo e la sua figa non c’entrano, vero?”
Quella battuta di Johnny contagiò anche e me e fu l’occasione per spazzare quei brutti pensieri dalla mia mente con una bella risata.
Quella gemma era ora di un rosso violetto come una grossa prugna; levigata e lucida come una grande goccia di preziosa ambra dove solo il colore faceva difetto; l’asta era rigida con tutte le sue vene in rilievo. Ero affascinata. Da quando avevo cominciato a toccarlo si era indurito ed ingrossato a dismisura. La mia mano che già prima non riusciva a congiungere le dita al pollice, ora quando lo stringeva era come serrare le dita attorno ad una lattina e il solo pensare di accoglierlo dentro di me mi faceva dubitare che fosse possibile. “Ora prova ad andare su e giù con la tua mano. Ecco così. Brava. Lo sai che gli stai facendo una sega?” Feci finta di niente, ma sapevo che lo stavo masturbando e questo mi diede un piacere recondito ed oscuro. Continuai a farlo molto lentamente, accentuando la stretta su quella prugna quando la raggiungevo e dai suoi fremiti capivo che stavo procedendo bene.
“Lo senti il suo profumo? Prova ad avvicinarti col viso. Brava. Senti che aroma conturbante?”
Già da un po’ avevo avvertito quel profumo che stava suscitando in me emozioni e turbamenti eccitanti in mezzo alle mie gambe. Anche i capezzoli mi facevano male come quando ero nei prodromi delle mie mestruazioni. Senza pensarci con la mano non impegnata mi accarezzai un seno, provando una fitta nelle profondità del mio grembo.
“Sei eccitata. Lo vedo. Ti sta piacendo eh?.”
Era vero. Me ne vergognavo, ma era vero.
“Guarda! Sta lacrimando di gioia per te.”
E vidi improvvisamente la goccia che si era formata sulla sua cappella.
La guardai sbarrando gli occhi.
“No, stai tranquilla. Non ancora. Non sta eiaculando, ma chiamala pure sborra. Anche pronunciarla così è già un piacere per l’effetto che fa.”
Era proprio vero. Sborrare aveva sempre avuto per me il suono sconcio e volgare, ma ora sentirlo pronunciare, mi aveva causato come un senso di tensione emotiva incontenibile.
“Dai, prova a gustartela. È liquido prespermatico. È per farlo scivolare meglio quando è dentro di te. Prova, su.”
“Ma con la bocca?”
“Certo. Dai, prova.”
Stringendo quello scettro con la mano, mi avvicinai cautamente sempre guardandola e feci mia quella goccia carpendola con la lingua. Non ricordo alcuna impressione sul suo gusto, ma il profumo di proibito che avvertii avvicinandomi mi ghermì all’improvviso, annebbiandomi la mente e risvegliando in me un istinto animale che mi era totalmente sconosciuto. Il cuore mi batteva forte ora, ma la paura mi aveva abbandonato. Guardavo sempre fissa Luana, attenta ad ogni sua indicazione che però non arrivò. Pia piano cominciai a leccarlo come un gelato, poi chiusi gli occhi cominciando a far affondare con fatica quel frutto rosso che ora toccava e fregava il mio palato e che a fatica e solo in parte riuscivo a contenere in bocca. La mia lingua si muoveva spasmodica e io cercando di carpire e memorizzare ogni impressione ed ogni messaggio che mi rimandava.
Avevo la bocca piena di saliva che si stava accumulando per quel mio continuo lavorio. Poi, nella concitazione di quel momento, la saliva fece breccia tra le mie labbra e traboccando copiosa; mi colò dal mento fin sul collo e sul seno. La sensazione che mi diede il fatto che Luana mi stesse guardando proprio in quel momento mi fece scoprire una forma sottile soddisfazione e di piacere esibizionistico che non credevo potesse toccarmi. “Attenta a non usare i denti.”
Quella voce mi fece come svegliare dal un sogno.
Aprii gli occhi e mi staccai timorosa da quello che stavo facendo.
Lei sorrideva soddisfatta.
“Sapevo che la tua era un’attitudine congenita. Sei una ciucciacazzi incredibile. Ora che hai rotto la diga, stai dilagando, ma ora fermati un attimo.
Poi rivolta a Johnny:
“Johnny, tu stenditi sul letto, almeno potrete stare più comodi.”
Mentre lui eseguì il suo comando, lei mi fece alzare mi diede un bacio con la lingua che io la ricambiai senza vergogna come se davvero fosse una cosa normale. Con piacere sentii la sua mano che si era intrufolata delicatamente tra le labbra della mia fica.
Poi portandosi le dita alla bocca e leccandole mi disse:
“Stai colando e sai di buono. Sei davvero impressionante.”
Sentivo di essere bagnata perché muovendomi esponevo all’aria quella mia umidità che mi trasmetteva sensazioni di freddo.
Johnny mi stava guardando estasiato e anch’io gli mandai un sorriso coperta da quella mia mascherina. “Vieni, Sali anche tu sul letto e siediti sulla sua faccia?”
“Ma gli farò male!”
“Tu non ci pensare, che gli farai solo un gran bene. Aspetta Maona. Non così, ma con le spalle alla testiera.” Scavalcai il corpo Johnny e quando scesi a gambe larghe, calando lentamente sul suo volto sentii un piacere nocivo ghermirmi al pensiero che gli stavo offrendo la visione delle parti più segrete di me stessa e che neppure io conoscevo bene. Mi stavo estasiando a sentirmi osservata e mai avrei immaginato che un simile gesto indecente ed osceno potesse darmi fremiti di emozione.
Mi mossi come cercando di accomodarmi meglio perché Johnny, tenendomi sollevato il culo con le mani mi stava già facendo sentire la sua lingua solleticandomi ed esaltando il mio stato.
“Johnny, ricordati quello che ti ho detto e tu Maona stenditi pian piano su di lui.”
Mi ritrovai nuovamente con il viso quasi a contatto del suo cazzo e proprio in quel momento avvertii che lui mi stava togliendo il plug e fu un attimo sentirmi nuovamente vuota.
“Dai Maona fammi vedere quanto sei brava.”
Questa volta lo feci golosamente e ricominciai di nuovo a portare avanti ciò che avevo interrotto. Avendo ora le mani libere, cominciai a farle vagare sul suo culo imitando quello che del resto stava facendo lui. Quando le mie dita gli accarezzarono il culo, lo sentii fremere e cominciai a fargli sentire i miei polpastrelli che premevano come ad entrare. Giocai con la lingua sulle sue palle, prendendole alternativamente in bocca per poi ricominciare tutto da capo. Sentivo la tensione salire e quando la sua lingua toccò la rosellina del mio culo, mi bloccai dalla sorpresa. Mi fermai per cercare di comprendere appieno l’esaltante eccitazione che mi dava quel tocco, cercando di assaporare appieno la sensazione incredibile di quel momento dovuto alla mia arrendevole sudditanza. Scoprii in quel istante la gioia che mi dava assecondare il mio corpo al suo piacere sentendolo rovistare dentro il mio intestino con le sue dita impertinenti. La sua lingua riprese a vellicarmi la fica per tutta la lunghezza per poi fermarsi a solleticare con le labbra la clitoride che sentivo dolorosamente gonfia, poi il lampo bianco cui anelavo irruppe quasi inaspettato nuovamente nella mia testa a sconvolgermi. Cominciai a tremare non più padrona del mio corpo che esplodeva nella gioia incontenibile di quell’eccitamento parossistico. Sì, stavo godendo. Stavo godendo fino a starne male. Non riuscivo più a governare nessun muscolo e sperai che Johnny potesse farmi prolungare all’infinito quello stato. Sperai che il mio folle pensiero, come una muta supplica gli arrivasse e rompendo gli indugi mi facesse assaporare finalmente il significato di cosa volesse dire essere chiavata. Ascoltai le mie grida penetrarmi nelle orecchie con un suono reso ovattato da quel magnifico turbamento. Nuovamente quel senso di fame d’aria mi ghermì e cominciai a rantolare respirando rumorosamente. La mia dolce agonia mi apparve lunga, ma non abbastanza perché pian piano scemò e tornai nuovamente alla realtà con la sensazione di qualcosa d’incompiuto. Sentii che dovevo restituire a Johnny la gioia che mi aveva dato e mi appropriai nuovamente con la bocca del suo scettro e cominciai a pomparlo con le gote, quasi ad aspirargli fuori l’anima. Sentii Johnny muoversi nuovamente e ora avevo le sue dita intrecciate affondate nel mio culo e le roteava, mentre alternativamente le faceva entrare ed uscire rovistando nelle mie viscere Andai avanti fino ad avvertire l’indolenzimento delle mascelle. Ora avvertivo i movimenti del suo corpo che si facevano più accentuati e accelerati e quando cominciai ad avvertire il suo irrigidimento e gli impulsi che si irradiavano dal suo cazzo lo imitai, violando veloce a mia volta il suo culo con un dito, facendolo roteare al suo interno. Fu in quell’attimo che mi sentii invadere la bocca dai suoi getti che in rapida successione mi portarono quasi a soffocarei. Quando quella marea incontenibile di sborra mi tracimò bruciante dal naso dovetti arrendermi e fui costretta a deglutirla tossendo. Fu una sorpresa scoprire il suo intrigante sapore salatino, prima di concludere con qualche colpo di tosse. Mi sentivo tutta arrossata in volto e sollevando il capo e vidi Luana che mi sorrideva. Cercai di pulirmi il volto che sentivo imbrattato dal piacere di Johnny quando lo sentii esclamare:
“È la prima volta che vedo una donna squirtare, sembrava che pisciasse. Sono tutto bagnato.”
Poi rivolto a me:
“Mi hai sborrato tutto addosso. Non mi è mai successo di essere pompato in questo modo; mi hai prosciugato anche il midollo dalla spina dorsale.”
Mi accorsi solo in quel momento che ero tutta bagnata anch’io. Che disastro avevo combinato. Barcollando, ancora tremante e instabile cercai di sollevarmi.
Lui mi guardò ancora e aggiunse:
“Sei davvero fenomenale. Posso farti una confidenza? Luana mi conosce bene e ha ragione quando dice che tu hai un talento naturale. Non mi è mai successo di sentirmi in imbarazzato di fronte ad una donna. Il mio cazzo ha sempre fatto il suo dovere, ma purtroppo stavolta Luana mi ha estorto una promessa e a te, purtroppo, non mi è riuscito di dimostrarlo appieno. Tu in ogni caso mi hai fatto sentire inadeguato e quando io facevo qualcosa per farti stupire mi accorgevo che tu eri già un passo più avanti, costringendomi a rincorrerti. E questo da una pivellina come te non me lo sarei proprio atteso; se penso che sei ancora vergine ed inesperta………. Pensavo ad un frutto acerbo e mi hai dato l’impressione che fossi io quello col gusto agro e che doveva rincorrere. Ah! Un’ultima cosa: guarda che nel trambusto hai perso la mascherina!”
Sgranai gli occhi e mi tastai il viso.
“Aiuto! Presto, presto.”
E mi lanciai sul letto sollevando le lenzuola alla ricerca della mascherina.
La trovai finalmente e tutta appiccicosa e umida me la rimisi addosso.
“Che schifezza, sembra spalmata di gelatina! E tu, per piacere dimentica il mio volto, ti prego, io ……….” Anche Luana ridendo intervenne:
“Non preoccuparti. Tu non lo conosci, ma lui è davvero un bravo ragazzo e direi che a questo punto te la puoi anche togliere. Oltretutto mi sembrava che ti piacesse poco fa.”
Mi sentii arrossire, ma mi unii alla loro risata togliendomela, ma constatando però che ora qualcuno conosceva il mio volto.
“Confidenza per confidenza. Quando affondavi la tua lingua tra le mie gambe, ho sperato che tu sentissi il grido del mio pensiero silenzioso e affondassi davvero in me, scardinando finalmente questa mia verginità ingombrante. Grazie per non averlo fatto perché avresti trovato la strada sgombra davanti. Sono arrivata alla mia età come se fossi stata tenuta sotto una campana di vetro per scoprire che la terribile verità è che non sono gli ideali che avevo fino a ieri quelli che guidano i miei pensieri in certi momenti, ma la ricerca del godimento sfrenato e dirompente. Faccio pena, vero?”
“Non sentirti abbattuta. È logico che tu ti senta così. Fino a ieri eri come una suora laica e questa è la tua reazione per aver scoperto che la vita offre molto di più di quello che tu le hai chiesto fino ad oggi e ti senti defraudata. Stai però attenta agli eccessi nell’alto senso se davvero non vuoi diventare una viziosa. Subito avevo difficoltà a credere che potesse esistere una come te, poi ho capito che eri vera e non ho dubbi sul fatto che riuscirai a trovare la strada giusta, ma ora cerca di recuperare il tempo perduto, anzi il piacere perduto. Il toccare con mano che la vita è ben più gioiosa di quanto hai sempre pensato, ha frantumato le tue certezze e godine a piene mani ora. Io voglio farti recuperare il tempo perduto. Ti conosco solo da qualche giorno, ma ho capito chi sei e tu sai meglio di me che la virtù sta nel mezzo”.
“Già, speriamo! Però nominare la virtù in questo caso non mi suona troppo bene: non mi sembra proprio che quello che sto facendo abbia qualcosa di virtuoso; io direi che ha qualcosa piuttosto di vizioso. Aveva ragione Orazio: “est modus in rebus”; il fatto è che sto diventando anch’io un po’ troppo epicurea! Speriamo di non affondare.”
Le risposi abbacchiata.
“Affondare? Ma cosa dici. Ma se hai appena dimostrato di essere una delle rare donne che sono capaci di squirtare. Venite che andiamo a darci una sistemata in bagno.”
Ci spostammo e Luana riempì la Jacuzzi e noi finimmo per toglierci quel poco che avevamo indosso. Johnny che era già pronto non perdeva una nostra mossa per tormentarci con le sue dita non appena i nostri movimenti mettevano in mostra qualcosa di palpabile in un susseguirsi di risolini e ammiccamenti concupiscenti.
“Vedo che ti fa effetto questo gioco.”
Dissi fissandolo in mezzo alle gambe.
Lui sogghignando e guardandomi fissamente se lo prese in mano e cominciò a masturbarsi palesemente di fronte a me.
Mi sentivo ancora curiosa e mi ritrovai emozionata a guardarlo, non perdendo una mossa di quello che faceva quasi esaltata.
“Dai, fammi vedere come fai tu.”
Io mi sentii arrossire come un peperone e dentro avvertii quel subbuglio e quell’agitazione che ormai cominciavano ad essermi familiari e mi immaginai intenta ad eseguire per lui quell’ordine.
“Ma dai sciocco.”
Dissi guardando Luana che si stava accomodando nella jacuzzi e lui, ancora di rimando.
“Che figa che sei. Forza. Dai accontentami.”
Fu Luana che mi salvò:
“Che diavolo tentatore! Saltate dentro alla vasca che si sta d’incanto.”
Entrammo anche noi e ci sistemammo nella vasca. Si stava davvero bene. Chiacchierammo stancamente, parlando e rivivendo i particolari di quello che era successo prima. Poi appoggiai la testa sul morbido cuscino e chiusi gli occhi. Qualcuno nel frattempo aveva aumentato la potenza dei getti d’acqua che ora mi accarezzavano piacevolmente proprio laddove il mio ventre ancora bruciava, rinnovando il mio desiderio di lussuria. Allargai le gambe a quel piacere e poco dopo Luana mi prese la mano e dolcemente la portò al suo grembo e io con movimenti dolci e impalpabili iniziai un delicato gioco con le sue segrete labbra. Che pace! Mi sentivo bene e lentamente, senza accorgermene Morfeo mi prese tra le sue braccia. Non so quanto tempo passò. Quando riaprii gli occhi ammirai Luana che sorridendo a occhi chiusi si succhiava il pollice con voluttà come fosse quella cosa che invece già l’aveva invasa. Con le sue lunghe gambe affusolate tenute larghe e alte dalle braccia di Johnny, inerme subiva i suoi tremendi fendenti, sobbalzando e aggrappandosi a lui. Fui rapita dalla forza con cui Johnny l’apriva ogni volta che penetrava in lei per poi rinculare, uscendo quasi completamente con una irruenza impetuosa che avrei pensato dolorosa, mentre lei ne appariva appagata e felice. Il suo ventre si rimodellava ad ogni bordata riportando sulla sua superficie l’immagine di quello che in profondità la stava scavando, deformandolo ogni volta che era soggetto a quell’irruente cimento, per poi ritornare nuovamente a posto, ricominciando d’accapo.
Mi soffermai a guardare quel andirivieni ipnotico quasi con gelosia. Quanto avrei voluto essere al suo posto in quel momento! Poi la vidi irrigidirsi, spalancare gli occhi e aprire la bocca come per urlare, ma nessun suono se non un flebile e rauco ansito. Aveva il volto trasfigurato e gli occhi girati e bianchi che mostravano la sola sclera, offrendo la misura del suo piacere. Capii allora che anche le puttane godono. Lui continuò ancora per poco quella sequela, poi uscì da lei e si mise a terminare da solo finchè una serie infinita di schizzi la raggiunsero sul collo e sui seni.
“Ma guarda che magnifico stronzo. Mi ero appena sistemata e messa a posto.”
Lei tuttavia non mi sembrava per niente contrariata come avevo quasi creduto da quello che aveva appena detto e spalmandosi il seno e massaggiandosi compiaciuta quello sperma come una crema, guardandomi fissa, aggiunse:
“Vediamo di non sprecare tutto questo bendidio; sai, è ricco di proteine nobili ed è un vero toccasana naturale per la pelle. È davvero un grande. È l’unico che mi fa davvero godere fino in fondo. Ogni tanto ci vuole anche a me.”
Poi gli si avvicinò e lo baciò, lasciandomi in imbarazzo col moccolo acceso in mano.
Quando si calmarono i bollenti spiriti di tutti, chiacchierammo piacevolmente ancora per poco.
Ormai si era fatto tardi e Luana rivolta a me disse porgendomi il dildo:
“Preparati perché direi che per oggi può bastare. Domani cerca di arrivare abbastanza puntuale, che ho un po’ di appuntamenti. Penso io a pulire tutto qui, anche il tuo corsetto. Ho una via preferenziale con la lavanderia a secco qui vicino. Per domani ti ho già preparato il programma, ma prima di andare devi rimetterti il plug.” Lo presi mi accosciai e con una mano, quasi senza nessuno sforzo, lo infilai tranquillamente. La vidi sorpresa. “Sei stupefacente. Dai toglilo e vediamo se riusciamo già a mettere anche quello un po’ più grande. È importante farlo però senza causarti traumi o ferite; bisogna che la pelle sia elastica e morbida, altrimenti si lacera e ti si formano delle cicatrici che poi creano poi degli ispessimenti della pelle; questi diventando più rigidi e meno elastici possono essere causa poi di penetrazioni dolorose, ma, in verità, non ho mai visto una capace di mettersi un plug come quello che hai con tanta facilità.”
Mi finii di vestire lasciando per ultime le mutandine e porsi la mano a Luana che mi allungò quello leggermente più grande che aveva già cosparso di crema.
Lo afferrai, ma con timore mi resi conto della notevole differenza con quello che avevo dentro. Rimboccandomi la gonna fin sulle spalle, mi accosciai nuovamente, sedendomi quasi a terra come prima, riuscii a togliermelo sempre con una mano sola, quasi senza fatica, poi cominciai a due mani a tentare di far penetrare quello più grande. Sforzava ad entrare e la pelle attorno a quel maglio mi si stava tendendo in modo spasmodico e bruciante, ma quando già disperavo e stavo per desistere sentendomi ormai tesa allo stremo, riuscii a fargli oltrepassare la soglia fatidica che lo fece risucchiare dentro completamente.
“Devo dire che ho fatto un po’ di fatica, ma ora sembra quasi una presenza a cui mi sento già abituata. Non mi ha creato grossi problemi. Solo un po’ di bruciore.”
“Hai proprio tutte le doti per essere una magnifica troia.”
Voltando il capo si rivolse verso Johnny:
“Johnny quanto mi daresti se la convincessi a farsi fare il culo da te?”
Infilandomi le mutandine, la guardai sbigottita.
“No, per favore non scherzare; non farmi prendere di queste paure.”
Vidi Johnny che mi stava guardando sorridendo con gli occhi lucidi.
“Ah, no! Non ci penso nemmeno un po’ a dirtelo. Non ci sto a dirti una cifra perché tu mi possa poi dirmi di no. Fissa tu l’importo che io mi fido.”
“Ma siete matti? Non mi prendete in giro, per favore. Guardate che io domani non vengo.”
Lo dissi pensando che scherzassero, ma Luana si fece più seria e non riuscivo a capire se era davvero uno scherzo oppure no.
“Senti, credo ormai che sia arrivato il tempo di capire se il cazzo ti piace oppure no e per capirlo occorre prenderne uno. Dove lo vuoi, davanti o nel culo? Io penserei che la verginità davanti, nel tuo caso, dovresti conservarla per tuo marito, ma se vuoi provare, vediamo di farti fare una bella chiavata e addio al tuo sogno romantico.”
“Ma voi siete davvero matti. Non ci penso nemmeno. Ciao a tutti.”
Mi avviai alla porta per uscire. Avevo già aperto la porta che la voce di Luana mi raggiunse appena prima che chiudessi l’uscio.
“Ok, domani a mezzogiorno e mezzo non siamo qui e ti aspettiamo. Ciao.”
Mi ritrovai sola nel corridoio, con l’animo in tumulto. A metà del corridoio chiusi gli occhi mi fermai un attimo e mi dissi:
“Calmati. Non pensare a niente. Se ti vede in questo stato, Francesco se ne accorge subito che hai qualcosa che non va. Lui non deve sospettare niente, quindi cerca di non fare la scema. Tanto domani tu non ci andrai.” Poi ancora scossa, cercando di non sculettare per alleviare quel lieve fastidio del plug, ripresi la strada di casa.