Leggi qui tutti i racconti erotici di: Myda

Era molto tempo che non sentivo Cristina.
Ci eravamo messi assieme ai tempi del liceo fino alla fine dell’università, poi pochi mesi dopo l’inizio del suo Master negli Usa le cose fra noi cambiarono e dopo quasi 10 anni di fidanzamento, mi lasciò improvvisamente dandomi solo vaghe spiegazioni al telefono.
Non la vidi mai più, nonostante volessi raggiungerla a Boston per poterle parlare di persona.
Non rispondeva al telefono, nè alle lettere. Al suo ultimo indirizzo risultava irreperibile, ed anche la sua famiglia, nonostante fosse completamente sconvolta dalla situazione, non era in grado di darmi spiegazioni, né, avendolo promesso solennemente alla figlia, informazioni.
Fu un periodo terribile e solo alcuni anni dopo, per caso, seppi che si era trasferita a Londra, ma un po’ per l’orgoglio ferito, un po’ perché non avrei saputo che cosa dirle, mi ripromisi di non cercarla mai più.
Ogni tanto mi chiedevo che fine avesse fatto.
Specialmente in quei periodi di solitudine nei quali si cerca di ripensare alle storie più belle per capire come mai sono finite…
E quando sul computer vidi un messaggio a suo nome, rimasi di sasso!
‘Caro Massimo,
Spero che tu stia bene e che l’indirizzo mail che ho trovato sia ancora valido.
La settimana prossimo sarò a Milano.
Vorrei tanto rivederti per una cena e due chiacchiere da vecchi amici.
Ci riusciamo?
Io arrivo il 19 e mi fermo per qualche tempo.
Fammi sapere i tuoi impegni.
Chicca’
Dopo un momento di perplessità mi accorsi di essere felice di sentirla, nonostante tutte le amarezze del passato: le inviai i miei nuovi numeri di telefono e concordammo la data.
Quando ci frequentavamo era davvero una bella ragazza, alta oltre 1.70, bionda naturale, con un corpo snello ed atletico ed una terza abbondante di seno, in grado di mettere in dubbio l’esistenza della forza di gravità. La perfetta ragazza di ottima famiglia, sempre vestita con gusto e molto curata.
Ma a parte questo, a parte il piacere di vedere una delle persone più importanti della mia vita, riapparire dopo quasi 10 anni di lontananza, avevo anche altri pensieri.
Quando ci eravamo conosciuti eravamo vergini ed innocenti, adesso eravamo due trentaduenni.
Io avevo un matrimonio alle spalle, naufragato dopo un paio d’anni per noia, più che altro; avevo visto morire mio padre, ero diventato un uomo.
E lei?
Era diventata una donna, certamente, ma che donna?
Pudica, ma appassionata, come quando ci conoscevamo?
Quando ci eravamo lasciati per molti mesi non potevo nemmeno pensare di fare sesso con un’altra. Lei era tutto.
Ed ogni volta che pensavo a lei, e alla sua fuga improvvisa, immaginavo che si fosse innamorata di un altro, che in quel momento, in quel preciso istante si facesse scopare da un estraneo, che donasse a lui la sua intimità, anzi, a lui, agli altri; mi partivano fantasie erotiche di ogni genere, ma sempre con lei come protagonista. Lei che si scopa uno, lei che glielo succhia, che lo mette fra le tette e si fa venire in faccia, in bocca, lei che offre il culo al primo stronzo che le paga una cena, anzi sono due, anzi tre, che le pagano la cena (sono anche tirchi) solo per scoparsela e incularla a turno…
Per quasi un anno guardai solo pornografia e ogni volta che c’era un’attrice bionda, mi immaginavo fosse lei, e mi masturbavo furiosamente.
Poi ho incontrato altre donne, me ne sono innamorato, imprigionandola in un cassettino della memoria, ma ora, mancando poche ore al suo arrivo, sentivo di nuovo emergere dalla mia parte oscura, l’eccitazione per quelle fantasie. Per quelle domande. ‘Chissà quanti se ne è fatti da quando ci siamo lasciati?”
Conoscendo della sua pudicizia, cercavo di soffocare questa curiosità morbosa, sapendo che difficilmente avrei trovato una risposta.

Arrivò la sera, e quando le aprii la porta di casa sorrisi istintivamente: era bellissima’Certo aveva qualche ruga o ed suo fisico atletico si era leggermente trasformato, ma i fianchi più tondi, ed anche i piccoli segni dell’età, invece che renderla meno bella, avevano trasformato una ragazza acqua e sapone in una stupenda donna.
Sì, forse era meno perfetta, ma proprio per questo più carnale e sexy’
Ci baciamo sulle guance, come forse non avevamo mai fatto prima…
L’atmosfera era imbarazzata, come è naturale, ma col passare dei minuti, e dei drink, fu spontaneo parlare più liberamente.
Io avevo prenotato in un ristorante molto carino, ma lei proponeva di prendere una pizza a domicilio e di passare la serata in casa: aveva portato dei vecchi album di foto e una bottiglia di ottimo vino francese e sembrava volesse parlare all’infinito dei vecchi tempi, guardando foto e scherzando sul passato.
Iniziammo a guardare fuori le foto…che ricordi!
Rivederci, giovani e sorridenti nelle foto, eliminava ogni traccia di imbarazzo…Così anch’io presi dall’armadio una vecchia scatola dove custodivo tutte le vecchie foto che preferivo non vedere, ma che non avevo mai avuto il coraggio di distruggere e ci sedemmo fianco a fianco per guardarle assieme.

“Bella questa ragazza, chi è?”
“E’ la mia ex moglie…anzi, tecnicamente è ancora mia moglie, ma siamo separati da 2 anni.”
“Mi spiace….”
“Non ti preoccupare. E’ finita di comune accordo. Siamo in buoni rapporti. E tu?”
“Niente mariti, niente fidanzati. Solo casa e lavoro” rispose seria, guardandomi dritto coi suoi occhioni blu.

Più si scavava in profondità nella scatola, più ci si avvicinava al nostro passato comune.
E ad ogni foto era istintivo associare un ricordo intimo, un particolare che pensavo di aver scordato, ma che ora, con lei vicina a fare da catalizzatore, esplodeva nella mia mente.
La foto del diploma, con noi due sorridenti…
La foto della sua laurea… era talmente tesa in quel periodo che erano settimane che non riuscivamo a fare l’amore…
Ma fu quando dalla scatola tirai fuori una sua foto in topless, mentre prendeva il sole su una barca, ci scappò una sincera risata!
‘Certo avevi un bel seno!’
‘Stronzo! Questa foto l’avevi fatta di nascosto…non ti avrei mai lasciato fare!” disse nascondendo il suo sorriso imbarazzato dietro la mano.”
E poi con tono leggermente diverso: “perché dici ‘avevi’…guarda che anche adesso le mie tette si difendono bene!’ aggiunse ridendo sonoramente.
‘Massì dicevo per dire…’ e poi aggiunsi scherzando ‘E poi chi lo sa? Sono anni che non le vedo!”
Mi guardò con uno sguardo insolito, dicendo ‘sei il solito porco… adesso magari vorresti che ti mostrassi le tette e magari che te le facessi toccare, per provare a vedere se sono sode’…
Ero stupito…tutto si stava svolgendo così in fretta… ‘Si, sarebbe bello provare…’ balbettai cercando di avere un tono scherzoso…lentamente prese la mia mano e se la portò verso il seno.
“tocca, tocca pure. Ti piacciono?”
ero talmente stupito dal veloce cambiamento di situazione che l’imbarazzo era quasi maggiore del piacere di toccare quei seni come sognavo da tanti anni.
‘Allora, queste tettone non sono di tuo gusto? Ti fanno schifo?’
” no..è che..”
“Hai ragione, come puoi giudicarle attraverso il reggiseno…povero piccolo…scusami..” e dicendo così, di sflilò velocemente la camicetta ed il reggiseno, mostrando il suo seno. Bianco, con dei grandi capezzoli rosa e l’inconfondibile picolo neo sul seno sinistro. Appariva meno sodo di anni prima, ma più gonfio e non meno seducente.
Lei prese la foto in mano e me la mostrò.
“Allora sono ancora belle le mie tette?”
“Si sono…molto sexy!”
“Ma mi preferivi allora o ti piaccio anche adesso?”
Era una domanda sciocca, visto che con la mano sinistra aveva preso ad accarezzare attraverso i pantaloni il mio cazzo che dopo i primi momenti di stupore, era diventato durissimo. Ed assieme al cazzo,anch’io stavo riprendendomi.
“non saprei, le tue tette sono belle come sempre… ma con i jeans che indossi, che ne so del resto?”
Sorrise come se non aspettasse altro.
‘Lo so che sei un porco, un porco bastardo e adesso vorrai vedere se anche il culetto è sodo!’. Le stavo palpando a piene mani le tette…’Si…magari pensi che adesso abbia un culo flaccido, a stare tutti i giorni seduta per ore al computer!’
Si alza in piedi, togliendomi il piacere delle sue tette, si abbassa lentamente i jeans restando solo con un minuscolo perizoma e si volta dandomi le spalle…’Contento? Me lo dicono tutti che ho un gran bel culetto, sai?’
Senza troppi complimenti inizio ad palparle il culo…
“Tutti chi?”
“Tutti quelli che mi sono scopata”
E mentre si chinava per farmi accarezzare meglio i suoi glutei sodi, io inziavo lentamente ad avvicinarmi con le dita sempre più verso l’interno coscia, non per timidezza, adesso, ma per prolungare il mio ed il suo piacere.
“E te ne sei scopata tanti?”
“Non sono affari tuoi. mi sono scopata tutti quelli che mi sono voluta scopare.” rispose rialzandosi e facendo il gesto di allontanarsi verso i vestiti.
La trattengo per un braccio, e lei si lascia andare girandosi d’improvviso e baciandomi per interminabili secondi mentre mi abbraccia.
Poi a bassa voce e l’aria da bambina “Ti spiace che me ne sia scopati tanti da quando non ci vediamo?”
“Tanti? quanti sono “tanti” secondo te? 10, 100, 1000?”
“Non lo ricordo nemmeno, scemo” mi dice ridendo.”Ma vedo che a lui questi discorsi interessano poco” mentre con la mano destra aveva rincominciato ad accarezzare il mio cazzo da sopra i pantaloni.
“A lui interessano, invece! Sai quante seghe mi sono dovuto fare in questi anni pensando a te che ti scopavi altri?”
“poverino… E mi sognavi? Sai che sono stata tanto cattiva e che ho fatto tanta cose porche?” mentre lentamente fa scivolare la mano dentro i pantaloni.
“sognavo che in america facevi pompini a tutti. Anche ai professori per avere un bel voto.”
mentre lo dicevo la sua mano afferrava per bene il mio cazzo ancora nei pantaloni, mentre io le palpavo il culo accarezzandole da dietro la figa.
“E ti spiacerebbe se l’avessi fatto?” rispose stringendomi il pene con un pizzico di crudeltà.
“Perchè, l’hai fatto?”
“Non sono affari tuoi, te l’ho detto. E cos’altro sognavi di me?” con la mano libera adesso slacciava i bottoni dei miei pantaloni, per poter muovere più liberamente la mano che mi stava mastrubando.
“Che ti facevi scopare da più persone contemporaneamente e che tu godevi”
“Eh si. quando vieni chiavata bene e c’é anche bel cazzo da succhiare, si gode tanto.”
“allora l’hai fatto?”
“non te lo dico. Sei un porco. ti ricordavi di me solo perchè volevi fottermi ancora?”
Si era chinata in ginocchio davanti a me con le tette a sfiorare il mio cazzo. La mano destra trava facendomi una sega lentissima mentre la sinistra mi accarezzava le palle.
“beh, mi è sempre piaciuto scoparti. lo sai.” risposi mentre con i polpastrelli le accarezzavo i capezzoli rosa.
“vuoi venirmi sulle tette? o preferisci venire in faccia? o sulla lingua per poi vedermi bere la sborra?” disse con aria fintamente innocente mentre intervallava il lavoro con la mano con colpetti di lingua sulla punta del pene per poi ingoiarlo fino alla radice.
‘Hai davvero imparato a fare le pomp…..’ cercai di dire ma improvvisamente sentii arrivare il mio orgasmo. Terribile e bellissimo, come se tutti gli anni di forzata lontananza si prendessero la loro rivincita.
Senza scomporsi inghiottì il primo schizzo, poi il secondo e il terzo rialzandosi per prendere fiato un quarto mio schizzo, incredibilmente ancora violento, la colpì all’attaccatura del naso, all’altezza dei suoi occhi.
Mentre leccava la cappella per pulirla, mi lanciò un’occhiata misteriosa, con quel rivolo di seme che ormai colava verso la sua guancia.
‘Sai di buono ma io sono una vera idiota’ mi disse…
Prima che potessi chiederle qualunque cosa, si alzò di scatto e andò verso il bagno, lasciandomi come uno scemo con il cazzo ancora duro.
E mi accorsi che piangeva (continua) Io ero ancora eccitato e non realizzai immediatamente, poi dopo qualche secondo mi avvicinai alla porta chiusa del bagno chiedendole se tutto andava bene…
No, non andava affatto bene: sentivo distintamente i suoi singhiozzi mente mi chiese se poteva fare una doccia.

Quando uscì dal bagno, nonostante la doccia, i suoi occhi erano ancora arrossati…ma soprattutto era la sua espressione a dare un senso di assoluta disperazione.

‘Non so immaginare cosa penserai di me adesso…anzi me lo immagino bene. Si, è vero, sono diventata una troia’, disse a bassissima voce con gli occhi abbassati…
Io non sapevo cosa rispondere.

Definirmi stupito non rende l’idea…inoltre proprio non mi venivano le parole per confortare una persona che in pochi minuti i si era trasformata da una persona normale, anzi addirittura un po’ pudica, ad una maniaca sessuale, per poi cambiare di nuovo improvvisamente…

‘Hai voglia di parlare?’ fu l’unica cosa intelligente che mi venne in mente…
‘No, ma una spiegazione devo dartela comunque…’ adesso il tono era fermo e abbastanza sereno…anzi no, sembrava il tono di una persona che ha imparato a memoria un discorso e che lascia che le parole escano da sole…più o meno sempre le stesse, e le dice col tono un po’ distante di chi è stato costretto a dirle decine di volte…

‘Tutto è iniziato qualche mese dopo che mi trasferii a Boston.
Te ne avevo parlato: ho avuto un leggero incidente andando in bici nel campus, sono caduta ed ho sbattuto la testa. Lì per lì, niente di grave, anche gli accertamenti non avevano evidenziato nulla di preoccupante.
Eppure qualcosa è successo. Deve essere successo.
Sai che ti sono sempre stata fedele e che non sono… Non ero certo una donna che andava in cerca di avventure.
Qualche giorno dopo essere stata dimessa, ero appena uscita da una lezione e stavo pensando ai fatti miei, quando incrociai lo sguardo di un vecchio ciccione, un addetto alle pulizie che ogni volta che passavo mi guardava sempre la scollatura…
La cosa mi infastidiva un po’, ma tutto si fermava lì, anzi, quando avevo bisogno di un piacere, una riparazione o altro, apporfittavo un po’ del suo ‘debole’ per me: non si era mai comportato male nei miei confronti.
Quel giorno invece ebbi una strana sensazione: come in un velocissimo flusso di pensieri, realizzai che che magari si era masturbato immaginandomi, e quindi al modo in cui facevo sesso ed al modo in cui poteva godere un uomo così grasso e alle donne che aveva scopato durante la sua vita e mille altre cose e, senza nemmeno capire come e perché, trovai la scusa della doccia che non funzionava per farlo venire nella mia stanza.
In realtà fu molto più carino di altri: mi sporgevo per mostrargli come la doccia gocciolasse, in modo da mettergli la scollatura dell’accappatoio proprio davanti agli occhi, poi mentre lui lavorava gli facevo strusciare le tette sulla schiena, come dovessi mostragli qualcosa di particolare.
Sentivo che era eccitato e che non riusciva a lavorare perché lo sguardo gli cadeva sempre sul mio seno, ormai quasi tutto di fuori.
Ma temendo che fosse uno scherzo o, peggio, una trappola, cercava di mantenere la calma.
Alla fine presi l’iniziativa, mi misi dietro di lui ed inizia ad accarezzare il suo pene da sopra i pantaloni, mentre gli strusciavo le tette sulla schiena.
Il suo pene era piccolo ma durissimo. Venne così, dentro i pantaloni.
Ma io ero ancora insoddisfatta, gli levai i pantaloni ed iniziai a succhiarglielo quasi con rabbia. l’odore ed il sapore dello sperma mi resero ancora più eccitata.
Io godei masturbandomi mentre gli succhiavo quel pene moscio e piccolo. E quando riuscii a renderlo di nuovo duro, mi feci scopare. ma il suo pene era piccolo, e la mia vagina dilatate e troppo bagnata.
Alla fine lo supplicai di sodomizzarmi.
Ti rendi conto? IO supplicavo un ciccione orrendo di incularmi con violenza mentre mi sditalinavo.
E finalmente venni ed anche lui venne dentro il mio culo.
Uno sconosciuto, che probabilmente scopava solo con puttane o zoccole da bar.
Senza precauzioni, senza preservativo…e mi aveva fatto godere come mai nella mia vita.
Mi viene quasi da sorridere, ora. Ma una volta passata la ‘crisi’ andai su tutte le furie, lo accusai di avermi drogata e stuprata.
Volevo denunciarlo, ma mi resi conto che non potevo essere drogata e, comunque, lui non c’entrava nulla.
Per diversi giorni non riuscii ad uscire dalla mia stanza, dandomi per malata.
Ero terrorizzata all’idea di incontrarlo di nuovo.
Ero terrorizzata dall’idea di non capire, per la prima volta nella mia vita, che cosa diavolo stava succedendo.
Decisi di prendermi una vacanza: tanto non riuscivo a studiare, e tornai a Milano per incontrarti e confessarti tutto.
Volevo lasciare Boston se necessario e tornare a vivere a Milano con te. Pensavo mi avrebbe aiutata.
Però mentre ero sull’aereo, mi resi conto che il liceale che avevo come vicino di posto, stava sbirciando timidamente nella scollatura della mia camicetta.
Di nuovo un flusso di pensieri inarrestabile mi sconvolse.
Gli sussurrai parole oscene, coprendogli le gambe con una coperta, iniziai a masturbarlo…a ben vedere fui fortunata anche in quella situazione: era buio e la maggior parte dei passeggeri dormiva o ascoltava l’audio del film con le cuffie.
Facendo finta di rannicchiarmi sulle sue ginocchia, glielo presi in bocca e, dopo pochi secondi, il ragazzino venne copiosamente0, sporcandomi tutta, ma non mi importava niente…continuai a leccarlo ed a gustare lo sperma.
Il ragazzo, passata l’eccitazione e terrorizzato dalla situazione, mi disse che, per ora, gli bastava…ma non bastava a me: la posizione ed i jeans attillati che indossavo mi impedivano di masturbarmi e non ero ancora venuta.
Avevo le tette mezze di fuori e schizzi di sperma sul viso, il busto ed i capelli…proprio mentre stavo finendo di succhiare il pene del ragazzo, passò un’hostess… Mi accorsi che stava guardando, ma quando le rivolsi lo sguardo, si girò da un’altra parte facendo finta di niente.
In quel momento non mi importava di niente. Dovevo solo godere.
Così, nonostante le mie condizioni, mi alzai, presi dal bagaglio a mano il mio beauty case e mi diressi verso le toilette. Mi levai i pantaloni e cercai nel beauty qualcosa di adatto…una bottiglia di shampoo. Un tozzo tubo di plastica. Andava bene, andava MOLTO bene in quel momento. Me lo infilai dentro. Ed iniziai a masturbarmi.
Ebbi l’orgasmo più violento ed appagante della mia vita. Mi masturbai con violenza, tanto da lacerarmi dentro…e subito dopo essere venuta, mi resi conto che avevo fatto un pompino ad un ragazzo che conoscevo appena su un aereo.
Poteva passare chiunque, ero stata vista…eppure mentre lo facevo non mi importava niente.
Mi rimisi in ordine e aprii la porta proprio mentre passava l’hostess che mi aveva vista…vedendomi si fermò qualche istante a guardarmi, intuendo quello che avevo fatto. Io, prima che potesse dire o fare qualcosa, la strinsi con forza e la baciai in bocca. Lei era sorpresa, ma dopo pochi istanti ricambiò il bacio, condividendo con me il gusto di sperma che ancora sentivo in bocca. La trascinai in bagno e ci baciammo con passione, accarezzandoci dappertutto.
Ma dopo pochi istanti, lei mi spinse via ‘Sei davvero una troia e mi ecciti da morire…ma io non posso rischiare il posto per una malata di mente’.
Si risistemò in fretta la divisa e filò fuori dalla cabina.
Aveva ragione. Aveva assolutamente ragione. Il ragazzo dormiva e io mi misi in un posto libero, lontano dal suo sguardo. Per tutto il resto del viaggio, ero sconvolta. Ogni tanto tornavo in bagno per soffocare le crisi di pianto,ed arrivata a Milano fuggii letteralmente dall’aeroporto e mi rinchiusi in casa.
Ti lasciai in quei giorni, se ricordi. Ti raccontai che pativo la lontananza e tante altre storie.
In realtà capivo che non ti volevo coinvolgere in una situazione del genere.’

Non la interruppi per tutto il racconto. Ogni tanto mi guardava negli occhi, ma il più delle volte lo sguardo era fisso per terra. Non un singhiozzo non un lamento.
Raccontava queste cose come se parlasse di un’altra persona. Quando finì restammo per interminabili secondi a guardarci negli occhi in silenzio.

‘Hai sentito uno specialista? Un…non so, un neurologo o uno psichiatra…’
Fece cenno di si col capo. ‘Ne ho ascoltati diversi. Nessuna spiegazione clinica, nessun problema fisiologico.
E’ tutto nella mia testa: faccio quello che faccio perché in alcune situazioni i miei freni inibitori si annullano totalmente. Quella lì sono io.
Nella vita di tutti i giorni sono terrorizzata, non pratico sesso normale da anni, tanto che ho smesso di cercarlo. Poi, in certi momenti, basta uno stimolo e mi comporto come hai visto qualche minuto fa. Mi ritrovo a scopare con sconosciuti nei bagni di una discoteca o propongo al taxista di pagare la corsa con un pompino…’
Ero senza parole.
La sua voce per un attimo si ruppe, come a soffocare un singhiozzo…’L’unica..l’unica consolazione è che vorrei fare l’amore con te comunque. E’ una fortuna perché non ci riesco più. Normalmente non riesco nemmeno a sopportare l’idea che un uomo mi tocchi.’
Adesso stai dai tuoi genitori? Le chiesi…
No. Loro non sanno nemmeno che sono qui. Per evitargli preoccupazioni, non gli ho mai detto nulla di preciso sul mio… il mio problema.
Sto in albergo, ma praticamente vivo reclusa in camera, per evitare… tentazioni..
E fu in quel momento che ebbi un lampo, l’idea che sembrava poter rimettere a posto tutti quegli anni di lontananza… ‘Perchè non ti trasferisci qui?
la casa è grande: io e mia moglie l’avevamo presa pensando che presto avremmo avuto figli, ma non sono arrivati.
E poi dopo tutto quello che mi hai raccontato, mi farebbe piacere darti una mano’.
Alzò lo sguardo e mi guardò coi suoi occhi blu.
Un ciuffo ribelle dei suoi capelli biondi le dava un’aria innocente che la rendeva ancora più desiderabile…
‘Non penso che sia il caso.’ rispose con un filo di voce
Pensaci: qui potresti stare senza problemi. Io sono a lavoro tutto il giorno, e stare accanto a qualcuno che sa conosci, che conosce la tua condizione e che ti vuole bene è meglio che stare in albergo dove puoi incontrare chiunque.
Ebbe un attimo di esitazione, e lì lanciai la stoccata finale
‘Pensa che succederebbe se in albergo ti venisse una delle tue crisi: qui saresti molto più al sicuro.’
‘Forse, ma ti rovinerei la vita e non me lo potrei mai perdonare…’ mi disse
‘La vita me l’hai rovinata 10 anni fa, quando sei diventata una troia’ le dissi con voce calma.
Mi guardò intensamente per qualche secondo. era chiaro che non si aspettava la mia frase. poi con voce rotta “Pensi anche tu che sia diventata una troia?”
‘No, penso che tu lo sia sempre stata… il colpo in testa, il trauma… tutto vero, sicuramente. ma alla fine non è che il pretesto per fare quello che dentro di te desideri, ma ti vergogni ad ammettere.’
‘Pensi davvero questi di me, mi chiese con un filo di voce. pensi che io sia sempre stata una troia?’
‘Sì, sono le troie quelle che fanno come fai tu, e anche tu lo sai, vero? E adesso te lo dimostro’, le dissi slacciandomi i pantaloni e tirandomi fuori il cazzo, che dopo tutti quei discorsi di nuovo quasi mi scoppiava.
Sei uno stronzo me ne vado. Ma non si mosse mentre osservava il mio membro gonfio.
Mi avvicinai col cazzo al suo viso.
Scostava il volto per negarsi, ma avvicinando la mano per accarezzarlo, in modo sempre più convinto.
‘Sei solo uno stronzo come tutti gli altri. mentre mi guardava con sguardo d’odio.’
Feci entrare la mano nella scollatura del suo maglioncino.
Nella fretta non aveva rimesso il reggiseno e ovviamente lo avevo notato durante tutto il tempo della sua confessione.
‘Allora vuoi un altro pompino? ‘mi dice, scappellando con maestria il cazzo e scivolando lentamente con la sua mano.
‘Bocca, figa, culo… dimmi tu qual è la specialità della casa?’
‘Con la bocca sono brava, ma se te lo succhiassi ora, per come sei eccitato verresti in pochi secondi e a me resterebbe una gran voglia. Uscendo dovrei andare in un bar, portarmi qualcuno nei bagni e sperare che sappia farmi godere.’
‘Oppure potresti restare qui, e fare sesso con me tutta la notte, come facevamo da ragazzi…’ Risposi. ‘Potresti essere la mia puttana e imparare assieme a convivere con questa tua fame di cazzo.’
Neanche finisco la frase e sento la sua lingua dardeggiare alla base delle mie palle e poi a lingua completamente aperta, leccarmi il perineo..
‘Cazzo sei brava davvero’ mi venne da dire mentre sentivo le gambe molli per l’eccitazione.
‘Il maschio medio non capisce niente di pompini, basta che lo prendi in bocca, succhi un po’, tre leccate e schizza un litro di sborra. Non c’é nemmeno gusto a fare le pompe così’ mi diceva mentre leccava e succhiava lentamente la base del mio cazzo.
‘E com’é che ti piace fare le pompe?’
‘Con calma… Per poi fare cose così’
E in un solo gesto prese completamente in bocca il mio cazzo, in una gola profonda come pensavo si potesse fare solo nei film.
Quando lo estrasse, era completamente pieno di saliva
‘Te lo succhiava così tua moglie?’
‘Perché sei gelosa?’
Lo riprese tutto fino in gola, questa volta per qualche secondo in più: riuscivo a sentire come faceva comunque lavorare la lingua sotto la base del cazzo e nel frattempo succhiava a fondo la punta….
Lo estrasse nuovamente.
‘Golosa si, gelosa no… però era una gran figa tua moglie, com’era a letto?’
‘Ti interessa sapere se era brava come te a fare pompe?’
‘No, veramente, vorrei trovare il modo di scoparmela…’
Quella frase mi eccitò ancora di più… ‘Non credo gli piacciano le donne’, risposi, ma già immaginando la scena.
‘Nemmeno io pensavo mi piacessero sino a qualche tempo fa’. E si rituffò a ingoiare fino alla radice il mio pene, soppesando le palle.
‘C’é ancora tanta roba! Se questo è l’effetto che ti faccio inizio credere che ti sia fatto davvero tante seghe pensandomi. Prima meno male che ho imparato a far scivolare la sborra direttamente in gola facendo i pompini, sennò prima avrei rischiato di soffocare per quanta ne avevi…’
‘Allora vuoi scoparti mia moglie?’
‘Forse, ma soprattutto voglio che tu sappia come sarà la tua vita se viviamo assieme. Mi scoperai come vorrai, ma io potrei farmi chiunque altro in qualunque momento, portare sconosciuti in casa o farmi chiavare da qualche tuo amico o amica. Sei sicuro di volere questo?’
‘Quale delle due Cristina mi sta parlando in questo momento?’ Le chiesi
‘In questo momento ti stai per scopare entrambe le tue adorate Cristina, come le chiami tu, visto che voglio davvero fare l’amore con te e entrambe le Cristina sanno che potrei rovinanti ancora di più la vita e vogliono entrambe avvertirti perchè ti vogliono bene.’
Mentre mi parlava guardandomi negli occhi, con la mano destra menava dolcemente il mio cazzo.
Quello che mi diceva era terribile e eccitante, ma siamo sinceri: in una situazione del genere, con davanti la donna che hai idealizzato per tutta la vita, bellissima, mezza nuda, col mio cazzo in mano, che mi dice che avrei potuto chiavarla come e quando volevo, che avrei mai potuto dirle? No grazie, tu mi spaventi troppo?
Siamo sinceri, dicevo. In certi casi chi se ne frega del futuro?
‘Ti amerò sempre’ le dissi e mi chinai per baciare la sua bocca che sapeva di sesso.
Un bacio lungo e sincero per entrambi.
‘Ti amo anch’io, per questo ho paura di farti del male’ mi sussurrò nell’orecchio. ‘Ma per stasera basta giochini e andiamo a fare davvero all’amore, ti prego.’
La presi in braccio come fosse una bambina e ci dirigemmo, finalmente, verso la camera da letto.
‘Adesso dovrai scoparmi tutta la notte: me lo hai promesso’ mi disse mentre varcavamo la porta della stanza… In pochi giorni mi resi conto che tutto quello che mi aveva detto Cristina, non solo era vero, ma che, per pudore, probabilmente mi aveva risparmiato alcune delle sue esperienze più estreme.
Il suo sfintere non opponeva resistenza ed era semplice sodomizzarla anche senza alcuna preparazione, sul suo corpo notai diversi segni, come cicatrici tonde, concentrati specialmente sui seni. La sua capacità di leggere nel mio pensiero quando desideravo cambiare posizione o passare da un suo buco a un altro mi davano conferma che il suo comportamento da troia non fosse così innaturale, come voleva che credessi…
Dopo un paio di giorni mi infilò al collo una catenella con una piccola chiave dicendomi che dovevo sempre averla con me e che, comunque, aveva messo un duplicato nel mio cassetto in una scatoletta verde.
Provai a chiedere di cosa si trattasse…’Sarà una sorpresa, ma spero non ci sia mai il modo di scoprirla’.
Fatti salvi i limiti che la condizione di Cristina portava alla nostra vita sociale, la vita di coppia e soprattutto la nostra vita sessuale viaggiavano alla grande: scopavamo almeno un paio di volte ogni sera e se ero più stanco del solito, per stimolarmi mi raccontava qualche aneddoto super erotico della sua vita.
‘Ti ho mai parlato del mio psicoterapeuta?’ mi sussurrò insinuante nell’orecchio.
‘Sei andata da uno psicoterapeuta?’
‘Beh, certo: quando mi sono resa conto della mia situazione volevo sapere che mi stava accadendo e se si c’era una soluzione ai miei, diciamo… problemi.’
‘E cosa c’é di eccitante nella sua terapia?’ le chiesi abbastanza incuriosito.
‘Allora dopo qualche tempo mi sono innamorata di lui, visto che era l’unica persona con la quale potessi parlare liberamente e anche lui si prese una cotta per me.’ mi disse
‘Non è raro, anche se deontologicamente poco corretto….’ mi venne da sottolineare.
‘Infatti, col senno di poi, il fatto che ad un certo punto pagassi 100 euro l’ora le sue sedute per poi passare tutto il tempo a succhiargli l’uccello, avrebbe dovuto farmi capire che qualcosa non andava. Ma ero confusa, vogliosa e mi fidavo di lui.’
Le diedi un bacio sulla fronte stringendola verso di me. ‘Mi dispiace’, aggiunsi.
‘A me no: in quel momento ero contenta di fare pompini per amore. Era un tipo di sesso diverso da quello che facevo normalmente con sconosciuti e mi faceva sentire bene, anziché farmi sentire una vera baldracca’ disse serissima.
A sentirla dire la parola baldracca, mi misi a ridere
le mi guardò sorridendo ‘Ho veramente detto baldracca?’
Annuii… ‘Era da 25 anni che non lo sentivo usare!’
‘Perché le donnacce che frequenti tu sono senza proprietà lessicale. Sono solo troie o zoccole. io posso essere baldracca, cocotte, vacca, puttana mignotta, baiadera, bagascia… Vuoi mettere la differenza?’ disse scherzando.
‘E quale differenza c’é?’
‘Fra me e loro? Che loro, al massimo, le scopi. Invece io sono il tuo unico grande amore’ disse baciandomi le labbra.
‘Allora solo pompe al dottore?’ le chiesi, anche per cambiare discorso.
‘Eh, no, sennò sai che storia noiosa… Anche per te, intendo…
Sesso quasi coniugale, forse la situazione più vicina a una vita di coppia in questi ultimi anni… a parte noi. Ma aveva un cazzetto sotto la media e poca resistenza: lo eccitavo troppo, diceva. Magari un tempo sarebbe bastato a soddisfarmi, considerando anche il mio trasporto emotivo, ma ora, con tutti i buchi esplorati da decine di cazzi, le cose erano diverse, e alla lunga, frustranti.’ disse con tono esperto.
‘Essendo stato il mio terapeuta, mi conosceva bene: si rendeva conto della situazione, sapeva che con lui stavo bene da un certo punto di vista, ma che ero sessualmente frenata e lui era terrorizzato all’idea che andassi in giro scopare con altri, magari trovando persone più dotate e più resistenti, col quale non poteva reggere il confronto.
Tu sai che se mi si prende nel modo giusto sarei in grado di fare qualunque cosa, quindi un giorno mi propose un gioco.’
‘Un gioco?’ le chiesi sinceramente perplesso.
‘Sarei stata ammanettata, bendata e con i tappi alle orecchie per non sentire ciò che mi accadeva attorno.
Lui sarebbe entrato in casa con qualcuno che non ero in grado di riconoscere e mi avrebbero scopata, ma io non avrei mai saputo chi erano. Dovevo fidarmi totalmente: solo il suo cazzo avrebbe avuto un volto e un nome, tutto il resto sarebbe rimasto solo un sogno.’
‘Sembra una cosa pericolosa’ mi venne da dire.
‘Pensai lo stesso e in effetti lo è, ma mi resi conto che l’idea mi eccitava come poche volte nella mia vita.’
‘Avevi già scopato con più uomini al tempo?’ le chiesi sapendo, sotto sotto, la risposta…
‘Quella è un’altra storia e me la tengo per un’altra volta’ mi disse facendo l’occhiolino.
‘In ogni caso questa era tutta un’altra cosa: era un gioco psicologico, c’era in ballo la fiducia, il mistero, il darsi completamente alla persona che amavo…’
‘Sarà, ma somiglia molto a un giochino sadomaso o di master slave…’ senteziai.
‘Uhmmmm…no, in quel momento la vedevo in modo diverso. Io posso essere remissiva a letto, ma non sono nè una schiava nè una masochista: mi piaceva provare una situazione diversa. Era lui che mi concedeva ad altri uomini per soddisfare un mio bisogno, mettendo delle regole particolari per soddisfarmi. Regole che mi incuriosivano e mi eccitavano da morire. Anche adesso, a pensarci, sono un lago, senti!’ disse portando la mia mano alle sue mutandine. Erano fradice. Ovviamente. E ovviamente iniziai a toccarla sotto, visto che sembrava non aspettare altro…
‘La cosa mi eccitava e mi preoccupava allo stesso tempo.’ sussurrò fra un gemito e l’altro.
Ma io iniziai a pensare che se anche frequentando quella persona che diceva di amare, aveva un gran bisogno di altri cazzi, temevo che anche la nostra relazione fosse segnata.
‘Mi diede quindi delle regole, non contrattabili: venerdì sera, alle 17, dovevo essere nuda, mettermi i tappi per le orecchie, bendarmi con cura e ammanettarmi con le mai dietro la schiena.
Poi dovevo aspettare inginocchiata di fronte all’entrata.
Non sentivo niente, non avevo la percezione del tempo.
E’ strano come il tempo sembri passare in fretta o lentamente a seconda delle situazioni e lì in quella posizione il tempo passava lentissimo.
Le ginocchia mi facevano male e sentivo un terribile prurito al naso.
Probabilmente avrei potuto fare qualche movimento e cambiare posizione, ma mi sarebbe sembrato di infrangere le nostre regole, quindi cercai di resistere.
Mi resi conto di essere tesa e ansiosa.
Non vedevo l’ora che succedesse qualcosa, ma ero anche spaventata che succedesse qualcosa che non volevo: per la prima volta da mesi avevo la fica completamente secca. Zero desiderio.
Nonostante fosse piena estate, iniziai a sentire dei brividi.
Poi pensai che ero nelle mani dell’uomo che amavo e la cosa mi tranquillizzò un po’, ma ammetto che se non fossi stata bloccata con le manette, bendata e con le gambe intorpidite, avrei mandato tutto affanculo.
Stavo pensando queste cose quando sentii qualcosa che mi strizzava un seno… ebbi un sussulto che quasi mi fece cadere, un’altra mano mi prese la spalla per sorreggermi e da lì scivolo verso l’altro seno. Non capivo se erano le mani della stessa persona o di più persone, ma quando una terza mano mi tirò i capelli per alzarmi il viso e mi mise due dita in bocca, capii che il mio caro psicologo aveva mantenuto la parola: stava succedendo qualcosa, lì e in quel preciso momento.
Istintivamente leccai le dita. Avevo la gola secca e le dita non dovevano essere pulitissime, ma quel sapore sgradevole mi provocò una terribile eccitazione.
Cercavo di razionalizzare, prima di lasciarmi andare, per capire se si trattasse di 2, 3 o più persone, ma mi resi conto che era difficile dalle mani e quindi pensai che quando sarebbero passati a darmi i cazzi, sarebbe stato molto più facile il conto.
Mentre un’altra mano mi stava accarezzando la figa, che avevo preparato e depilato con cura, mi resi conto che i loro movimenti mi comunicavano i loro pensieri…. le due dita affondate che poi uscivano per qualche istante, mi dicevano ‘vedi quanto è fradicia questa troia’, la mano che mi esplorava lo sfintere, prima esitante, e poi con vigore, infilandomi 3, 4 dita era come dicesse ‘questa qui ha un culo davvero sfondato’, e ovviamente la mano sporca che mi esplorava la bocca senza pudore, era la dimostrazione che stava pensando che dovevo passare le giornate a succhiare cazzi… Cosa non lontana dal vero.
Bastarono quei tocchi e quei pensieri per farmi venire. E se ancora c’era qualche freno nelle persone che mi stavano toccando, questo li cancellò.
Stavo ancora godendo che mi sentii la bocca riempita da un bel cazzone. Di sicuro non era quello del mio fidanzato e la cosa a momenti mi fece avere un secondo orgasmo…. Sentivo la consistenza gommosa di un profilattico, esitai un attimo, ma mi resi conto che era la scelta più ovvia e iniziai a fare del mio meglio… avrei voluto poter usare le mani per accarezzare le palle e menarlo un po’, ma le manette me lo impedivano. Il tipo non sembrava farsi troppi problemi e tirandomi i capelli regolava velocità e profondità di quella pompa al buio.
Improvvisamente si interruppe e mi sentii alzata di peso, per ritrovarmi a 4 zampe. Le gambe erano mezze addormentate e quindi rischiai di scivolare, ma 2 mani mi presero i fianchi aiutantomi a stare in piedi.
Appena pronta, una mano mi apri la bocca e mi introdusse di nuovo un cazzo. Questo era sicuramente quello del mio compagno: era moscio, più piccolo dell’altro e senza protezioni. Mi segnai mentalemnte di consigliargli di usare il condom le prossime volte, per non rendere così semplice la sua identificazione. Però il fatto di succhiare quel pene così familiare mi tranquillizzò completamente. dietro un cazzo di ben altre misure stava giocando con le labbra della mia figa. Quando mi penetrò sentii come se le orecchie esplodessero, interrompendo la pompa, ma il mio amore con uno strattone violento ai capelli mi fece continuare il mio ‘lavoro’… mi resi conto che faceva fatica ad avere un’erezione decente, come se la situazione, di fatto lo terrorizzasse, bloccandolo… per questo con un movimento scesi a leccargli bene le palle per poi riprendere tutto il suo cazzo in bocca fino in fondo. Fra le dimensioni non eccezionali e l’erezione non completa, era un gioco da ragazzi… ma lì successe qualcosa di inaspettato… il suo cazzo era ancora barzotto, ma inizio a sborrare in gola. Poche gocce, una sborrata triste…che diligentemente ingoiai, com’ero abituata a fare.’
Aveva raccontato queste cose, mentre con la mano io stavo continuando un lento ditalino, e mentre parlava della sborrata del suo ex ebbe un orgasmo profondo e lunghissimo, stringendomi e baciandomi profondamente, mentre con bloccava la mia mano per accarezzarsi da sola al culmine del piacere. Dopo pochi, ma interminabili istanti si riprese e continuò il racconto…
‘Non pensavo potesse succedere di eiaculare senza un’erezione completa. E’ una situazione assurda, dà una sensazione di onnipotenza far venire un cazzo in quel modo’ disse, quasi a giustificare il suo orgasmo di qualche istante prima.
‘E’ raro ma può succedere, doveva essere molto eccitato e molto teso… E tu molto brava a succhiarglielo’ le dissi, tirando fuori il mio cazzo che, ovviamente, non era indifferente nè alla situazione, nè al suo racconto…
‘Beh sta di fatto che le cose cambiarono: improvvisamente il tipo che mi stava scopando si fermò. io non capivo niente, al momento, ma mi lamentai che dovevo essere ancora scopata ma ricevetti un ceffone che mi fece cadere a terra.
Ero stupita, attorno a me succedeva qualcosa che non capivo.’ disse, cambiando espressione e tono della voce… (continua) ‘Iniziai a piangere e gridare mentre un altro ceffone mi fece rovesciare la faccia. Pensavo che l’estraneo fosse violento e gridavo il nome del mio uomo perché facesse qualcosa, ma nessuno rispose.
Dopo qualche minuto, sentii che qualcuno mi stava abbracciando da dietro.
Istintivamente la considerai un’altra aggressione, e cercai di mordere e scalciare via lo sconosciuto, ma mi strinse ancora più forte, facendo qualcosa di inaspettato: iniziò a darmi lenti baci sul collo. Dissi, o forse gridai, che non volevo più quel gioco e che mi doveva liberare, ma come risposta con una mano iniziò ad accarezzarmi con calma i capelli, a consolarmi.
Pensai che il mio fidanzato doveva aver cacciato l’estraneo e ora stava prendendosi cura di me, sentii dei piccoli baci sulle orecchie, e poi sempre più vicino alla mia bocca. La cosa mi rassicurò e ricambiai il bacio, manon era il mio fidanzato chi mi stava consolando.
Lo capivo da come mi baciava, dalle grandi mani che mi massaggiavano le spalle e adesso scendevano sui miei seni. E soprattutto, dal pisello che, con le mani ammanettate dietro la schiena, potevo toccare e non aveva niente a che spartire con quello del mio fidanzato, sia per le dimensioni, sia perché era ben protetto con un profilattico.
Restando dietro di me mi fece rialzare in ginocchio e iniziò ad accarezzarmi la figa.
Ero tesa, ma quei tocchi inaspettatamente dolci mi fecero sciogliere.
Mi fece chinare in avanti, guidando i miei movimenti e, appena pronta, con le dita mi bagnò lo sfintere. Con calma iniziò a penetrarmi il culo. Era porco, era dolce, era magnifico: mi faceva il culo con calma e maestria, nonostante il profilattico, mentre con la mano continuava a accarezzarmi davanti. il suo cazzo era perfetto, nè troppo grosso, nè piccolo, duro.
Venni di nuovo.
Era un orgasmo che veniva dalla mia testa, non dal mio culo o dal mio clitoride.
Continuò a pomparmi con calma, mentre urlavo per il piacere e quando smisi di urlare mi premiò con un bacio deciso e dolcissimo.’

Mentre diceva queste cose mi stava menando lentamente il cazzo, si fermò un istante e mi disse ‘Per un istante pensai che fossi tu il mio misterioso amante. E continuai la serata pensando che fossi tu a scoparmi.’ Chinò la testa per succhiarmelo un po’, ma le dissi di aspettare e di finire il racconto.

‘Cos’altro vuoi sapere che tu non possa immaginare?
Se gliel’ho succhiato? si, me l’ha messo in bocca dopo avermi fatto il culo e ho succhiato tutto da amante riconoscente.
Se mi ha scopato? Si, mi ha scopato a lungo, alla pecorina, a smorzacandela e come gli pareva… e ho goduto tanto.
Se ha scopato le mie tette? Certo, la prima volta è venuto proprio così, levandosi il profilattico, mentre io con la lingua tutta fuori, pregavo che qualche schizzo la raggiungesse per assaggiare il suo sperma.
Poi nemmeno lo so, sentivo che il suo cazzo era sempre duro, credo sia venuto due, tre volte almeno, io invece nemmeno ricordo quante.
Mi ha fatto di tutto, come fosse la cosa più naturale del mondo. Poi mi ha abbracciato, mi ha dato un ultimo dolcissimo bacio e scostandomi il tappo da un’orecchio, mi ha detto ‘Sei una dea, quello stronzo non ti merita’.
E mi ha lasciata lì. Devastata da tutte le emozioni.
Stavo cercando di elaborare cosa fosse successo, ma dopo pochi minuti sentii che qualcuno mi stava levando le manette, improvvisamente mi resi conto di avere male alle spalle e alle braccia, tanto da non riuscire a muoverle. Delle mani mi aiutarono a levare le bende: era il mio ‘amore’.
Probabilmente era d’accordo con lo sconosciuto che l’avvertisse quando aveva finito, o forse avevano concordato un’orario entro il quale avrebbe dovuto finito di ‘fare i suoi comodi’.
Prima che avessi modo di chiederglielo mi disse piangendo che era stato lui a colpirmi, perché mi amava tanto e vedermi desiderare un altro uomo era stato un colpo troppo duro per la sua gelosia, che si era incazzato e che aveva detto al tipo di farmela pagare. Implorò il mio perdono, pensando che il tipo mi avesse trattata come un puttana da strada, senza sapere che la persona che aveva trovato valeva 10 volte lui, sia come amante che come uomo. Velocemente pensai come rispondere: gli avevo chiesto dolcezza e complicità e mi aveva dato ceffoni e lasciato nelle mani di uno sconosciuto, che avrebbe potuto farmi qualunque cosa. E ora stava lì a piagnucolare del suo orgoglio ferito, di quanto mi voleva bene e che dovevo capirlo. La voglia di mollarlo subito era tanta, ma decisi che un uomo così non meritava una reazione immediata.’
Annuivo con la testa. Conoscevo bene Cristina e sapevo che non era il tipo di persona che si faceva mettere le mani addosso. Ma soprattutto che in quella situazione, dove non aveva modo di proteggersi da quella violenza, e si era fidata completamente del suo uomo, era il peggiore tradimento possibile, più di qualunque questione di corna.
‘Mentii, piagnucolando, che fare sesso in quel modo era stato terribile e che avevo capito che amavo solo lui. Ovviamente non lo amavo più, non ne volevo più sapere della sua possessività, delle sue insicurezze, del suo cazzetto a cui bastavano 2 leccate per farlo schizzare, del suo chiedere fiducia per poi tradirla.
Voleva mi fidassi di lui come terapeuta ma alla fine voleva solo scoparmi, voleva che mi fidassi di lui come amante ma non era in grado di soddisfarmi, voleva che mi fidassi di lui come uomo, ma aveva tradito il mio amore nei suoi confronti.
Per non fargli capire quello che stavo pensando, gli dissi che aveva ragione e che per premio morivo dalla voglia di spompinarlo. Coglione com’era, non aspettava altro. Glielo succhiai fingendo fosse la cosa che più desideravo al mondo, lui sborrò abbondamentemente e io ingoiai tutto con un sorriso. In realtà in quel momento avevo il voltastomaco e il sapore del suo sperma mi disgustava. Ma visto che fino a poche ore fa ero stata così diligente nel soddisfarlo, finsi lo stesso comportamento, in attesa dell’occasione buona per fargli più male possibile. E capire chi fosse quell’uomo magnifico che mi aveva scopata.’
‘Io non ti farei mai una cosa del genere’ le dissi.
Ero sincero, ma anch’io, mentre dicevo queste cose, mi rendevo conto di non dire tutta la verità. Parlare di queste cose mi eccitava e mi preoccupava allo stesso tempo. Come avrei reagito io a vederla scopare da altri? O venendo a sapere di un suo tradimento? Nelle prime settimane eravamo una coppia felice, ma anche con lo psicologo le prime settimane erano passate serenamente.
‘Non promettere cose di cui potresti pentirti’ rispose, dando ennesima prova di una certa telepatia. Poi si leccò le labbra, come sua abitudine, e si tuffò a succhiarmi il cazzo senza pietà.
(continua) ‘Vuoi sapere come mi sono vendicata del mio ex o sei geloso dell’uomo che mi ha scopata così bene?’
Era passato qualche giorno e quel suo racconto lasciato in sospeso mi aveva lasciato con molti dubbi e voglia di saperne di più, perché aveva ammesso di essere innamorata e sapevo che non avrebbe mai usato certe parole alla leggera.
Ma,soprattutto, quell’amante misterioso sembrava l’avesse veramente coinvolta e anche se non aveva usato la parola amore, il tono della sua voce faceva intendere molte cose.
Eravamo in pizzeria, in una delle nostre rare uscite.
Evitavamo luoghi troppo affollati e zone che aveva frequentato in passato perché bastava lo sguardo insistente di qualche sconosciuto per metterla a disagio.
E questo succedeva continuamente.
Temeva di incrociare qualcuno con cui aveva avuto un veloce rapporto nei bagni di una discoteca o al quale aveva fatto un servizietto di bocca in macchina e di cui non ricordava il viso.
‘Se la gente andasse in giro nuda, sarebbe quasi più semplice. Se penso a un lungo periodo della mia vita farei meno fatica a riconoscere i cazzi che non le facce’ mi confessò un giorno, scherzando.
‘li riconosceresti tutti?’ le chiesi, provocandola.
Si soffermò a pensarci un attimo. ‘guardandoli o scopandoli?’ mi chiese prendendo la cosa più seriamente di come immaginassi.
‘Dimmi tu…’.
‘Guardandoli no. Sono tanti, poi qualche bicchiere di troppo, magari due tiri di canna, una sniffata. Scopandoci però… Non dico tutti, ma la maggior parte li riconoscerei, o per il pisello, o per i movimenti, per l’odore… Si. La maggior parte li riconoscerei’.
Lo scenario che descriveva era sempre il solito, rapporti occasionali, gente abbordata nel bar o in discoteca, sveltine o rapidi pompini.
Era un panorama tanto squallido da essere rassicurante: alla fine, quello che le offrivo io, era molto meglio da ogni punto di vista.
Quello che temevo è che il suo fosse anche un atteggiamento: forse non tutti i rapporti erano occasionali, non tutti i suoi istinti che a parole etichettava come ripugnanti, erano davvero tanto ripugnanti per lei.
‘Una cosa per volta: come ti sei vendicata del tuo moroso psicoterapeuta?’.
Alla mia domanda sorrise.
‘ Lì fui paziente, cinica e immorale. Fui felice di mettere da parte i miei saldi principi di ragazza di buona famiglia e di fare la zoccola a mio vantaggio’ sogghignò.
‘Beh, già il fatto che il tuo terapeuta fosse andato a letto con te era sufficiente per sputtanarlo’ suggerii.
‘In Italia l’etica professionale è un optional: parecchi terapeuti si scopano tranquillamente le pazienti. Anzi, primo, avrei dovuto informare l’ordine che passavo le sedute a succhiargli il pisello, e la cosa non era piacevole da raccontare in giro, secondo, conoscendo certi ambienti, metà dei suoi colleghi gli avrebbe offerto da bere per essersi scopato cotanta gnocca. Poi che prove potevo portare? la parola di una giovane donna squilibrata contro quella di uno stimato professionista, divorziato ma padre amorevole di due dolcissime creature? Mi sarei sputtanata io e basta.’
Diceva queste cose con accondiscendenza, col tono di voce di una cospiratrice di professione, che ha valutato tutte le varie possibilità e sa darti una spiegazione lucida delle sue scelte.
‘Mmmmm… Padre amorevole di due creature… Sembra interessante. Età?’ le dissi cercando di entrare nella sua psicologia.
Sorrise.
‘In Italia la famiglia è sempre la famiglia. Ecco perché ti amo tanto. Perché a volte sembri un minchione che non farebbe male a una mosca, ma sotto sotto nascondi anche tu una brillante mente criminale. Sul fatto che tu sia porco come piace a me, invece, posso portare come prova il buco del culetto che hai tanto insistito a sfondarmi prima di uscire di casa e che sento ancora pulsare.’ mi sussurrò nell’orecchio dandomi un bacio lungo e profondo che provocò, inevitabilmente, un’imbarazzante erezione che i miei pantaloni non riuscivano proprio a nascondere.
‘Come faccio a uscire con questo bozzo nei pantaloni?’ le dissi scostando il tovagliolo per farle vedere il risultato del suo bacio.
‘Certo che devo piacerti ancora tanto se basta un bacetto per farti questo effetto’ disse coprendosi il sorriso con la mano.
‘Fra le opzioni, la più semplice è fregarsene. E’ tutta la sera che flirti con una bellissima donna, che poi sarebbe la sottoscritta. A vedere la tua patta, il cameriere al massimo può provare invidia, pensando che fra poco sarò io a sgonfiarla. Sennò si potrebbe andare in bagno per succhiartelo un po’. Ma visto che ho la gonna e sono senza mutandine (alzò velocemente un lembo del vestito quel tanto che mostrava la coscia nuda), tanto vale farci una sveltina. Siamo gli ultimi clienti rimasti e questo è un bene perché ci evita di essere disturbati, ma è anche un male perché il cameriere capirebbe subito che ci stiamo dirigendo assieme in bagno e quindi daremmo ancora più nell’occhio. Ma l’ho fatto tante volte, potremmo anche fregarcene. L’ultima possibilità è la più intrigante, ma non so se ti piacerebbe.’
‘Sarebbe a dire?’ chiesi
‘Uff… sei tornato minchione: probabilmente il sangue che ti ingrossa l’uccello viene pompato via direttamente dal cervello. Allora, siamo all’orario di chiusura, qui ci sono un cameriere, il pizzaiolo e noi, che stiamo aspettando il conto. Il cameriere è giovane e sembra simpatico, il pizzaiolo ha una bella faccia da porco che promette bene. Potrei andare da loro proponendogli di chiudere il locale e di offrirci la cena: in cambio possono segarsi mentre te lo succhio o mi scopi, che come avrai capito, sarebbe la mia opzione preferita. Al massimo posso concedergli di toccarmi le tette o che sia io a segarli. Onestamente non arriverei a fargli un pompino: la pizza era mediocre e come mancia sembrerebbe un’esagerazione…’
Lunghi secondi di silenzio
‘Sono cose che facevi spesso?’ le chiesi con un filo di voce.
‘Continuamente, quando uscivo da sola.’ mi disse con un tono provocante.
‘Credo che sfiderò le convenzioni sociali e andrò a pagare con la patta gonfia. Intriganti anche le altre opzioni, ma non so se vederti segare due tipi per 50 euro di conto mi metterebbe di buon umore.’
‘Ti pensavo più audace’ disse ‘ma se non altro non sei tirchio’ aggiunse sorridendo della sua stessa battuta.
Pagai, uscimmo.
Passeggiavamo verso la macchina.
Era tarda primavera e si era alzato un po’ di vento
‘Perché mi guardi così? hai paura che un colpo di vento alzi la gonna?’
Annuii poco convinto.
‘Scemo, ho delle mutandine color carne. non si notano ma ci sono. Infinocchiarti non dà nemmeno soddisfazione.
Però la sveltina l’avrei gradita lo stesso.’ mi disse un po’ risentita.
‘Vabbè arriviamo a casa e facciamo le cose con calma’
‘Si, chiaro. Ma ricordati che quando scattano certe scintille bisogna essere in grado di coglierle. Sennò finisco col farle cogliere altrove.’ mi disse con tono serio.
Rimasi muto.
Non era la prima volta che mi accennava a una cosa del genere e presi la cosa come un avvertimento.
Notò il mio disagio e per rompere la tensione mi prese sotto braccio stringendosi.
‘Fa fresco stasera, dovevo prendere un golfino.’ si lamentò con voce supplicante.
‘Vieni qui’ le dissi e la strinsi ancora più verso di me.
‘Una bella ragazza di diciassette anni, e un ragazzotto goffo e brufoloso di sedici’ disse improvvisamente seria.
‘Cosa?’
‘I figli del coglione, il terapeuta. Lena…Maria Elena, la ragazza. Ha preso tutto dalla madre, alta, bella. Ma proprio bella, intelligente, brillante, curiosa. Incredibile come un cazzone del genere abbia una figlia così figa, in tutti i sensi.’ disse con sincera ammirazione
‘Che descrizione! E il ragazzo?
‘Luca, niente di che, non sarebbe stato nemmeno brutto, avesse perso qualche chilo, ma aveva un fare viscido e troppe cose in comune al padre per piacermi.’
‘E li hai sedotti, per così dire?’
‘Come corri… Le cose sono sempre meno banali di come sembrano.’ mi disse sorridendo.
Eravamo giunti alla macchina e per tutto il viaggio restammo silenziosi.
Pensavo mi invitasse ad accostare per fare qualcosa, ma era pensierosa o, più facilmente, voleva tenere alta la tensione erotica.

Autore Pubblicato il: 11 Aprile 2009Categorie: Racconti Cuckold, Racconti Erotici Etero0 Commenti

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