La porta si schiantò contro il muro al lato e un grosso pezzo di intonaco colorato si staccò all’impatto col pomello. Ebbi la conferma che Mathilde se n’era andata, una volta per sempre. Sedetti sul divano che conoscevo bene, reggendomi la testa con una mano mentre Eva piangeva in silenzio la vendetta che non aveva potuto consumare. Di tanto in tanto tirava su col naso, poi le braccia conserte tornavano a cingerle il busto.
Eva, mia dolce correa, ancora adesso non posso dire che la colpa non fu nostra e che la vendetta a cui la dottoressa sfuggì non fu soltanto il nostro ultimo, estremo tentativo di costruirci un’innocenza su misura, di trovare un capro espiatorio a una colpa che pure era ed è la nostra gioia più profonda, il più alto momento di vita che entrambi avessimo mai vissuto. Non possiamo darle la colpa di ciò che fu la nostra felicità.
Raccolsi da terra quel grosso pezzo d’intonaco come a voler misurare l’avventatezza di quel mio gesto col peso della calce in pezzi, lo porsi ad Eva che lo soppesò a sua volta. Nelle sue mani piccole era come un macigno. Incrociai il suo sguardo, quegli occhi neri di mistero e rossi di pianto gridavano bruciati dalle fiamme del raggiro e quelle labbra rosse e piene bevevano lacrime umide. Eravamo soli, e colpevoli. Il tepore di quella casa, tuttavia, ci era talmente familiare che aprimmo il frigo e prendemmo del latte, Eva portò il bicchiere alle sue labbra e bevve a gran sorsi, aveva tanta sete:
– Dove tenevate le sedute?
Le chiesi distrattamente.
– Nello studio’ di la! Perché voi?
– Anche noi. Le registravate?
– Cosa?
– Le sedute!
Eva titubò, poi scosse la testa mugugnando di si.
– Allora le cassette delle registrazioni saranno ancora li.
– Forse. Pensi dovremmo distruggerle?
– Forse sarebbe il caso.
– E se ne avesse una copia?
– Beh’ saremmo fregati.
– Tu cosa le dicevi?
– Le dicevo tutto’ o quasi. Tu?
– Io’ le ho parlato di te!
– Me lo immaginavo! Ma cosa le hai detto di preciso?
– E chi cazzo se lo ricorda adesso?
– Dovremmo ascoltarle!
– No porca puttana! No che non dovremmo!
– E invece si!
Eva mi fissò in silenzio. Andammo nello studio tenendoci per mano. Le cassette erano tutte li, nella vetrinetta. Una fila da dieci portava scritto Doubois, Eva. Su un’altra da dieci, appena accanto, si leggeva Doubois, Bix., puntato, era il mio nome. Ne presi una dallo scaffale di Eva, la misi nel lettore, Eva fremette, mi si agganciò all’avambraccio e vi appoggiò le labbra serrate sopra. Play, la voce della dottoressa Mathilde Hermesse partì:
– Eva Doubois, trent’anni, dieci Maggio. Coraggio, raccontami di lui.
– Lui’ è’ lui è’
– Tuo fratello!
– Esatto!
– E questa cosa ti fa sentire in colpa?
– Si!
– Raccontami come è andata!
– Ok’ ok’ posso avere un po’ d’acqua?
– Eccola! Vuoi che stoppi ?
– No, no! Le racconto tutto’
Rumore di tacchi’ gorgoglio di un bicchiere d’acqua in sottofondo, poi la voce di Eva ancora:
– Sa, Bix (è così che lo ho sempre chiamato) è andato a vivere da solo da un mese’ a ventinove anni (è un anno più piccolo di me), attaccatissimo com’è ai miei’ l’ha presa bene però! Mi parla della cucina, della casa, della sua libertà’ così sono andata a trovarlo!
– Ti ascolto, prosegui.
– Siamo stati bene, ho cucinato per lui. Sa’ quei soliti gesti’ lui è sempre stato così’ allusivo’ ed io ho sempre retto il gioco.
– Si spieghi meglio.
– Beh’ quei piccoli gesti’
– Di quali piccoli gesti parla?
– Per esempio, mentre cucinavo, ero girata di spalle, mi ha dato un colpetto sul sedere e poi me lo ha accarezzato.
– E lei non lo ha ammonito?
– Gli ho detto di finirla’
– Ma col sorriso vero?
– E’ sempre mio fratello!
– Altri gesti?
– Mah, qualche bacio’ anche io gliene do di tanto in tanto’
– Bene. Mi parli della cena.
– Siamo stati bene, abbiamo mangiato, riso, complici come non mai.
– Avete bevuto?
– Si, un pochino’ lo facciamo sempre! Poi, ci siamo messi al divano, a guardare un film. Ero stesa su di lui’
Silenzio. Poi ancora Eva:
– Gli stringevo al mio ventre un braccio sotto di me mentre l’altra sua mano era sul mio sedere. Lo so, lo so che non dovrei, ma certe volte è capitato e’ mi sentivo di lasciarglielo fare. Così ho lasciato che si prendesse quella libertà, che stesse in bilico sul filo del concesso, ho lasciato che giocassimo fra l’intimità e la sensualità.
– Mi dica, Eva: l’aveva premeditato?
– Bene’ non saprei! So che avevo messo i jeans che porto adesso e’ cazzo ok, sono attillati e sottili. Lui’ lui’
Si sentì Eva iniziare a piangere’ poi continuò
– Volevo che mi trovasse bella, bella e gradevole’ io’ io’ si! Volevo che mi accarezzasse!
Un attimo di pausa fra i singhiozzi.
– Non si giudichi, Eva! Io devo chiederglielo per comprendere meglio il tutto. La prego, vada avanti.
– Ok ok. Le chiedo scusa per le lacrime! Dunque, eravamo così, abbracciati, lui mi accarezzava un pochino e io glielo lasciavo fare. Il film andava avanti. Fino a che non giunse’ una scena’
– Che scena?
– Una scena di sesso! Lui mi dice ‘vuoi che cambi?’ ed io ‘no dai, che vediamo come va a finire’, ‘ma abbasso un po’ il volume?’, ‘naaaaa’ tanto chi vuoi che senta?’, ‘Ok’ fa lui, dandomi un colpetto sul sedere. Mi sono messa a ridacchiare come una scema e mi sono accoccolata a lui un po’ più stretta. Dopo qualche secondo ecco’ l’ho sentito’ insomma, io lo capisco, gli si era’ gli era venuto duro. L’ho sentito attraverso i jeans, era proprio appoggiato.
– Continui Eva, continui.
– Io’ gli ho chiesto di scostarsi un po’.
– E lui?
– ‘Scusami’, mi ha detto. Ed io ‘no’ no, è ok! Solo scostati un po’, non farmelo sentire’. E lui ‘scusami, se vuoi smetto’. Ed io gli ho sorriso e gli ho accarezzato la mano che mi teneva sul culo, portandogliela fra la cintura e la mia pelle. Lo ammetto, è colpa mia!
– Non si giudichi Eva, le ripeto! Prosegua.
– Lui’ come dire’ è andato più in fondo. Ha infilato la mano fino a tastare la mia pelle nuda. Ho avuto un brivido. Ho sentito di nuovo il suo membro duro contro di me. ‘Bix, allontanalo dai” gli ho detto, e così facendo ho tentato di allontanarlo un poco, ma nel farlo i miei polpastrelli lo’ hanno raggiunto’ lui si è scusato, anche io, ma oramai glielo avevo toccato! Ci siamo sistemati un po’ più comodi a quel punto, ma non c’era verso di tenerlo distante, così gli dissi che andava bene. Avevamo bevuto’ mi capisca! Bix mi accarezzò la pancia premendomi contro di lui un poco’ io sospirai. Avevo una natica completamente scoperta, e il suo membro duro ci si strusciava contro. Pensai non ce la facesse a trattenersi e se fosse scoppiato li per li, non gliene avrei voluto, lo avrei capito… ma non accadde. Poi si sollevò, mi chiese scusa, e lo sentii chiudersi in bagno. Furono lunghi secondi. Decisi di prenderlo un po’ in giro. Mi avvicinai alla porta e gli chiesi ‘vuoi che faccia qualche gemito, fratellino” e lui, col suo solito piglio: ‘mmm’ magari”, così lo accontentai, gridai un sospiro, poi uno mmm, finché mi scoprii a dire ‘dammelo” . Bix non diceva niente’ si sentiva in lontananza solo uno sciacquettio ritmico, doveva essere il su e giù della sua mano. ‘beh ti sei fermata?’ mi disse, ed io ‘mmm’ solo mi sono tolta il reggiseno’, non sapevo cos’altro dire. ‘E perché lo hai tolto?” e fu li che risposi’
– Cosa rispose, Eva?
– Beh, gli dissi che’
– Che’
– Gli dissi’ ‘mi piace prenderlo in mezzo ai seni’.
– Eva ma’ è pazza’???
– Ecco!!! Lo sapevo!!!
Si sentì Eva prorompere in calde lacrime.
– No le chiedo scusa, davvero, non volevo! La prego voglia scusarmi Eva. Prosegua, le va?
– Ok, ok, mi riprendo! Bevo un sorso’
– Ma mi dica’ e lui?
– Ecco adesso viene il bello’ io’ io non so se’
– Lo dica e basta!
– Ecco lui mi chiese ‘hai tolto il reggiseno? Davvero?’ ed io ‘si’ si’ l’ho tolto’ vuoi che continui con i gemiti?’ , e lui ‘la faresti una cosa per me?’, ‘che cosa?’ , ‘fotografati’ ‘ . Ecco, dottoressa, io glielo ho detto che non sarebbe stato facile’ non riesco più ad andare avanti!
– Ma deve farlo! Deve liberarsene Eva! Lo racconti a me, adesso!
– Ci provo! Ci provo!!! Un attimo cazzo! Ups’ scusi’
– E’ ok, è ok’ continui!
– Presi il cellulare’ alzai la maglia, andai davanti allo specchio e mi fotografai’ Bix ricevette il messaggio. Stette in silenzio. Corsi dietro la porta, chiamai: ‘Bix’, ‘si ok” lui rispose. Poi vibrò il cellulare: ‘ti sto sognando’. Io non potei fare a meno di rispondergli: ‘aspetta un attimo’. Corsi in cucina’ ricordavo Bix avesse delle banane. Ne sbucciai una, presi un bicchiere di latte, poi corsi davanti allo specchio. Strizzai la banana fra i miei seni e mi rovesciai il latte addosso. Poi fotografai. Quando Bix la ricevette gridò di paicere ‘uuuhhh’ e rispose per sms ‘metti il reggiseno dietro la porta del bagno e vai via’. Io eseguii come un automa. Qualche istante dopo giunse un altro sms ‘lo trovi sul lavandino’ indossalo così com’è, e poi metti anche la maglia, ti aspetto davanti alla tv’. Inutile dirle, dottoressa che nelle coppe del reggiseno Bix aveva riversato tutto il suo appiccicoso piacere. Lo indossai, come vittima di un incantesimo, sentii quel seme ancora caldo spargersi e schiacciarsi sui miei capezzoli e impazzii, impazzii. Indossai la maglia e tornai sul divano. Bix mi aspettava. Ci accoccolammo e dormimmo fino al mattino seguente.
Quando la cassetta fu terminata il viso di Eva era vuoto. Assorti in un punto non meglio specificato della stanza, i suoi occhi vitrei cercavano disperatamente delle lacrime che li bagnassero. Era bella, bellissima Eva, fuoco del mio incestuoso peccato, sono sicuro stesse maledicendo quei suoi occhi blu sulla bellezza dei quali nessun potere c’era da essere esercitato. Indossava il golfino a larghe strisce orizzontali che le avevo regalato qualche mese fa, senza biancheria intima sotto. Una sera mi aveva descritto del dolce tocco del cotone sui suoi capezzoli, di quanto le fosse piaciuto avere dei seni grandi e tanto sodi da poter provare imbarazzo nell’indossare il mio regalo senza reggiseno. Tutti l’avevano guardata e lei, vincendo la sua indole timida, si era costretta a metterli in mostra comunque il più possibile, perché provare imbarazzo le piaceva, le piaceva di un piacere violento e sottomissivo. E non aveva più smesso. La guardavo, adesso, seduta sul letto, gambe incrociate e sguardo perso:
– In fondo non abbiamo perso niente ‘ le dissi ‘ seppure sapessero, che male avremmo fatto?
– Mi sento una puttana!
– Con me? E’ di me che si parla!
– E’ così che mi sono sentita! Volutamente incapace di non assecondarti’ Io volevo’ volevo’
– Volevi varcare il limite ‘ Eva proruppe in lacrime nuovamente. La fronte in una mano:
– Hai ragione! Volevo spingermi oltre, far provare alla mia mente e al mio corpo un continuo di cortocircuiti di piacere. Mi è piaciuto Bix, lo ammetto.
– E adesso?
– E adesso’ adesso’ Siamo in pericolo Bix! In quelle cassette c’è più di quel che pensi!
– Cristo! Ma si può sapere quello che le hai detto?
– E’ tutto li! Non ricordo! Credo’ credo di aver detto tutto!
– Tutto?! Tutto cosa???
– E che cazzo ne so?
– Ok calmati! Ne sentiamo un’altra.
Eva annuì. Quindici Aprile:
– Prego Eva, mi racconti pure’
– E’ accaduto ancora.
– Con suo fratello?
– Si’ oramai va avanti da settimane! Io’ io’
– Lei lo desidera, vero?
– E’ così! Lo desidero! Sto perdendo la testa, dottoressa! E ogni volta alzo il piede dal freno un po’ di più!
– Mi racconti, Eva! Si calmi e mi racconti.
Rumori’ Ecco la voce di Eva:
– E’ accaduto venerdì! Eravamo a teatro, per l’opera’ Siamo appassionati, lei lo sa bene’ Tutta la mia famiglia segue l’opera, ci portavano fin da bambini.
– Chi c’era con voi?
– Le mie cugine Ines e Veronica e mia zia, loro madre. Zia’ zia Vanessa.
– Le è molto legata?
– Moltissimo! Sebbene non siamo confidenti intime, zia Vanessa è sempre stata una presenza talmente rassicurante per noi tutti. Si potrebbe dire ci abbia cresciuti come due figli suoi.
– E le sue cugine?
– Ines è più grande di me, di due anni mentre Veronica ne ha venticinque, è più piccola di me di cinque. E’ al quinto anno di università’ tra un po’ il grande giorno.
– Bene. Mi dica pure, che è successo?
– Ok, ci provo! Come al solito’
– Può smettere quando vuole, Eva, come al solito, esatto!
– Ok ok. Grazie. Bene, dunque’ ci sedemmo nelle retrovie del palchetto, Ines, zia Vanessa e Veronica in prima fila, Bix ed io dietro. Arrivammo a teatro separatamente, con Bix dico, proprio per evitare di vederci. Bix era così insicuro, così depresso, cercavo di tenerlo un po’ a distanza in quei giorni. Il primo atto passò in grande serenità. Ines dava un’occhiata al cellulare di tanto in tanto, Veronica si voltava per qualche battutina, Bix sorrideva come un bimbo. Zia Vanessa aveva con sé degli ottimi pasticcini siciliani, ne offrì uno a testa’ davvero bonissimi. Fu allora che mi accesi: misi in bocca il mio e guardai Bix. Chiusi quel pasticcino attorno alle mie labbra rosse di rossetto e ivi lo lasciai per qualche attimo. Percepii che Bix aveva avuto un tuffo al cuore’ Pochi istanti dopo mi vibrò il cellulare, era Bix: ‘sorellina vermiglia’.
Ci fu un attimo di silenzio:
– E lei cosa rispose, Eva? ‘ Si sentì la voce della dottoressa.
– Io’ penso che mi girai sorridendo! Poi scrissi una cosa del tipo: ‘ricordi il nostro gioco? Quello per cui una volta a settimana uno di noi ha il diritto di chiedere qualcosa all’altro, il quale non può assolutamente rifiutarsi? Bene vorrei facessi una cosa per me”. Bix rispose affermativamente. Mi avvicinai all’orecchio di Zia Vanessa e le chiesi un altro pasticcino. Lo chiusi in un tovagliolino e scrissi: ‘Sai’ sono buonissimi, ma sopra manca un ingrediente segreto” Non appena vidi che il messaggio era giunto e Bix lo aveva letto, gli porsi il pasticcino. Bix lo afferrò e si diresse in bagno.
– Eva!!! Ma!!! Ma’ che le passa per la testa??? E” è’
– Lo so!!! ‘ Eva era scoppiata ancora in pianto. ‘ Lo so, sono una puttana!!! ‘
– No’ no!!! Non volevo dire questo!
– E che voleva dire? Lo so che lo sono! Non deve ripetermelo ogni volta!
– Basta adesso!!! Volevo solo dire che aveva evidentemente perso i freni inibitori, è’ è’ normale! Ma la prego, continui!
– E come posso???
– Eva! Continui!
– Ok’ ok’ un sorso d’acqua’ ok’ sono pronta! Ecco’ Dunque, mentre Bix andava in bagno gli scrissi di nuovo ‘fanne tanto, ti prego, ricoprilo della tua dolce glassa! E portamelo ancora caldo’ ‘ Inutile dirle, dottoressa, che il pasticcino era completamente imbevuto. Aprii il tovagliolo, ebbi cura che Bix mi guardasse’ ne mangiai un pezzo’ pulii il mio labbro inferiore con la punta dell’indice. Masticai lentamente’ Fu allora che decisi di fare la stronzetta!
– Che fece?
– Beh’ diedi il pezzettino rimanente a mia cugina Ines!
– Eva lei è pazza!!!
– Lo so!!!! Lo so!!!
– E che successe???
– Beh, dottoressa, Ines capì subito che c’era qualcosa di strano in quel pasticcino! Diede il primo morso e si bloccò! Credetti di vedere sul suo volto un conato di vomito! Andai nel panico! Le misi una mano sul ginocchio: ‘Tutto bene?’, ‘No!!! Che cazzo c’era???” ci guardammo in silenzio’ stupefatte! ‘Non vorrai dirmi che era lo’ oh cazzo’ mi hai fatto bere’ oh cazzo’!!! Stava perdendo il controllo! Così le tappai la bocca e le sussurrai nell’orecchio: ‘non ne vorresti un altro?’!!! Ines si catapultò fuori! La raggiunsi, mi mollò un ceffone sonoro! ‘Ma come hai potuto credere che io” Era sotto shock. La incalzai ‘però non lo hai vomitato” ! Fu allora che Ines proruppe in pianto’ e mi abbracciò affranta. ‘Si’ si’ si’ lo vorrei’ ne vorrei un altro’ maledetta me” la consolai un po’, le dissi che la cosa si poteva arrangiare. Tornammo nel palchetto. Bix era visibilmente in apprensione. Lo fulminai con un occhiolino rassicuratore! Ci sedemmo tutti, sia io che Ines, rassettammo i nostri vestiti e i nostri capelli, poi chiesi alla previdente zia Vanessa se avesse un altro dolcino. Eccolo! Lo porsi a Bix che capì subito e fece per alzarsi. Feci a tempo a prendergli il polso e a guidarlo a rimettersi seduto. Dottoressa, ero come impazzita, volevo lo facesse là! Davanti a tutti. Ines mi guardò impietrita e incredula, poi guardò Bix che, anch’egli incredulo, stava sudando. Mio fratello mi scrisse un sms: ‘non lo farò mai qui!’, ‘Non sono io a chiedertelo’ guarda un po’ chi ti guarda’, Ines lo stava fissando’ gli fece cenno con un movimento istantaneo delle sue nerissime sopracciglia. Bix comprese, tirò un sospiro, attese un momento poi prese a scrivere qualcosa: ‘Io lo faccio’ ma voglio che Ines faccia la sua parte’ la camicetta” Così feci cenno a Ines di sbottonarsi. Ines si lanciò i capelli all’indietro, lasciando scoperto il collo bruno e sbottonò lentamente il primo bottone. Le feci cenno che non poteva bastare, così si guardò intorno circospetta, poi finalmente si decise, sbottonò anche il secondo e divaricò i lembi della camicetta fino a mettere in mostra una scollatura mozzafiato. Ines non portava il reggiseno, mai, esattamente come me. Fu a quel punto che Bix si decise. Diede spazio al suo membro così che fosse comodo da impugnare e’ beh’ iniziò. Ines era come folgorata! Lo guardava con la coda dell’occhio, aspettando il momento clou e, di tanto in tanto ravvivandosi la scollatura. Io aspettavo solo per porgergli il pasticcino. Inutile dire, dottoressa, che io, da parte mia, ero completamente rapita da quel membro bellissimo, grande ed elegante. In penombra si distingueva appena la sagoma del suo glande comparire e scomparire nel suo pugno e io lo desiderai, lo ammetto, desiderai essergli più vicina, sentire il suo odore di maschio, baciarlo’ ma mi contenni. A questo punto è forse doveroso che le spieghi come mai il tutto andasse più o meno liscio. La zia Vanessa era seduta in modo da dare completamente le spalle a Bix, cosicché se avesse voluto vederlo, avrebbe dovuto compiere un innaturale giro di centottanta gradi, che ci arebbe dato il tempo di provvedere a rassettare il tutto. Inoltre Bix si trovava adesso ad avere alla sua destra me, e poco più avanti alla sua sinistra la bellissima e oramai fidata Ines. Intanto mio fratello si faceva visibilmente più insofferente alla costrizione dei pantaloni, così li abbassò ancora un poco, il necessario a sfoderare completamente il membro, che adesso poteva percorrere col pugno in tutta la sua lunghezza, e i testicoli. Lo accarezzava piano, e guardava fisso nella scollatura di Ines. Fu allora che l’impensabile accadde. Veronica si voltò e lo vide. Ricordo ancora adesso la sua espressione stupefatta, incredula, la sua apnea. Si portò una mano sulla bocca come per sopprimere un grido, poi guardò la sorella Ines, e la vide lascivamente aperta. Veronica incrociò il mio sguardo e vide che la stavo implorando di non urlare. Ma qualcosa di ancora più incredibile accadde. Zia Vanessa posò dolcemente una mano sul ginocchio di Veronica, la quale si calmò e a sua volta posò una mano sul mio di ginocchio. Zia Vanessa aveva capito tutto, dunque? O forse che voleva solo un minimo di pace per gustarsi l’opera? Fattostà che Bix sembrò ringalluzzirsi. Prese ancora una volta il cellulare: ‘Veronica’ sono sicuro abbia delle splendide gambe’. Lo fulminai! Non poteva chiedermi questo! Ma lui insistette! Scrisse ancora ‘ricorda il nostro gioco!!! Fallo!’ . Così mi avvicinai all’orecchio della cugina più giovane! Le sussurrai di alzarsi un minimo la minigonna a frisé. Veronica trasalì. La implorai. Così fece del suo meglio: scavallò le lunghe gambe, posò i palmi delle mani sulla gonna e la alzò finché due splendide cosce nude non furono completamente scoperte. Una mutandina rossa di pizzo si intravide quando Veronica riaccavallò le gambe in direzione di Bix. Al termine dell’operazione Veronica diede uno sguardo languido al membro eretto di Bix, il cui glande doveva essere umido e lucido di umori. Bix era in estasi, irrefrenabile. La vista di quelle cosce sode e abbronzate gli diede il sangue alla testa, iniziò a menarsi più forte. Veronica se ne accorse e mantenne la gonna alzata così da scoprire totalmente le sue meravigliose cosce e offrirle al piacere di Bix. Furono attimi intensissimi. Tuttavia l’autocontrollo di Bix sembrava non voler cedere, così gli scrissi ancora: ‘dai fratellino’ noi ragazze aspettiamo solo la tua calda glassa’. Bix prese a stento il cellulare da terra e compose ‘Ti prego, voglio un seno di Ines’. Era veramente troppo, ma decisi comunque di provare. Feci cenno a Ines di scoprirsi un seno. Mia cugina fece per sottrarsi, ma poi incrociò lo sguardo voglioso di Bix e non seppe resistere. Si scoprì un seno bruno in tutta la sua coppa. Era bellissimo, così sodo, incorniciato dai lunghi capelli che le scendevano lungo le braccia che avrei voluto toccarlo io. Bix ebbe un sussulto e Ines credette di aver innescato la miccia. Sorrise. Tuttavia Bix si trattenne come meglio poté, smettendo di tormentare quel pene umido per un attimo. Afferrò il cellulare. Temevo quel che volesse. ‘Veronica’ non privarmi di questo piacere’ ti prometto che non te ne pentirai’. Eseguii. Cosa avevo da perdere. Veronica fu sul punto di gridare, ma fu fulminata da Ines il cui sguardo fu eloquente. Veronica era visibilmente spaventata, e non riusciva a muoversi. Fu ancora la zia Vanessa a sorprenderci. Fece, infatti, qualche centimetro in avanti, cosicché Veronica non fu ragionevolmente più nel suo raggio di vista. Fu allora che Veronica si sbloccò, liberò il suo petto e il suo collo dai lunghi ricci, fece cadere una bretella dell’abito e scoprì un seno, ravvivandone il capezzolo con la punta dell’indice e guardando Bix in sottecchi. Il mio povero fratellino non osava toccarsi, avrebbe messo fine a quel piacere in un istante, altrimenti. Era me che voleva. Prese il cellulare: ‘Tocca a te’ scoprili antrambi’ ! Io trasalii’ Ines e Veronica mi fecero cenno di sbrigarmi, loro non potevano più stare il quelle pose lascive, così non persi tempo, abbassai anche io le mie bretelle e liberai i miei seni al cospetto di mio fratello. Adesso era fatta. Bix fece per prendere il membro in pugno, quando successe l’impensabile. Zia Vanessa tornò indietro di qualche centimetro. Con un gesto rapido della mano liberò la schiena nuda dai lunghi ricci, la inarcò appena e la offrì al piacere di Bix. A quel punto Bix perse la testa, impugnò il suo pene con la mano sinistra, mentre con la destra mi afferrò un seno, strizzandolo fino a farmi male. Trattenni un grido. Il primo fiotto di caldo seme andò sulla schiena di zia Vanessa, il secondo le andò fra i capelli, il terzo, il quarto e il quinto le inondarono il collo latteo. Bix cadde come svenuto’
Dottoressa’ dottoressa’ si riprenda!!!
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