Mamma e io siamo rimaste sole per un matrimonio finito male e un padre semialcolizzato che ha preferito darsi alla macchia facendo sparire ogni sua traccia. Sono Vanessa e ho compiuto da poco 19 anni, mamma Claudia è giovanissima, sembriamo sorelle e a volte lo facciamo credere a chi non ci conosce, suo marito, preferisco chiamarlo così, l’ha quasi violentata poco più che bambina e ha dovuto sposarla per riparare visto che nel pancione ci stavo io, ecco spiegato perchè sembriamo sorelle. Mamma infatti ha da poco compiuto 34 anni, fate un po’ voi i conti, ed è una bellissima ragazza mora, taglia 42 un seno ben messo e una silouette che fa girare molti uomini per strada. Evito di descrivermi in quanto ripeterei i connotati appena descritti. Malgrado tutto però mamma non è mai stata una persona affamata di sesso e nemmeno io per la verità. Tutto sembrava trascinarsi mestamente senza grossi sussulti fino ad una mattina di un anno fa. Mentre eravamo intente a fare colazione mamma mi dice:
– Vany devo parlarti…
-Dimmi ma’…
– Sai – continua – ho iniziato ad uscire con un collega, sai Mario? E’ carino con me e abbiamo molte cose in comune, la moglie lo ha lasciato per un riccone sfondato 1 anno fa e adesso si ritrova solo a crescere due figli che anche se grandi danno sempre dei problemi. –
Ha detto tutto d’un fiato come a liberarsi di un peso enorme, poi ha fatto una pausa scrutando il mio sguardo interessato ma che non lasciava trasparire reazioni emotive e ha continuato – credo che non ci sia nulla di male, in fondo sono ancora giovane e vorrei iniziare a vivere, cosa ne pensi? –
– Mamma cosa vuoi che ti dica, sono semisconvolta non tanto per la notizia ma per come tu sia riuscita a non far trapelare nulla, comunque sono contenta che ti rifai una vita –
Mentivo spudoratamente, mamma da molti anni era solo mia e un senso di gelosia si era impossessata di me, ma mica potevo frenarla aveva maledettamente ragione, era una bellissima trentunenne, libera, molte ragazze della sua età non si sono ancora sposate e lei invece aveva tirato su me. Non mi piaceva ma non potevo frenarla. Mi alzai nascondendo il mio nervosismo e le diedi un bacino sulla guancia. Poi corsi in camera mi buttai sul letto e scoppiai a piangere affondando la faccia sul cuscino.
Pochi minuti dopo andai in bagno mi preparai per la scuola e uscii salutando ad alta voce mamma che mi rispose dalla sua camera.
Per tutta la mattina non volli pensare al fatto rimuovendolo dalla mia testa. Ma incosciamente il martello batteva nella mia testa. Lo conoscevo Mario, eccome, per la verità conoscevo sua figlia, poco più grande di me, una classe sopra la mia, Valentina. Qualche mese prima durante un’assemblea d’istituto era seduta vicino a me, gonna cortissima e una camicetta che non nascondeva quasi per nulla due grosse tette. Non so perchè ma la sua presenza mi turbava, non capivo. – Non sono lesbica – mi ripetevo, ma allora perchè la sua presenza mi stava sconvolgendo? Sottolineo di non aver mai avuto velleità o desideri omosessuali ma ogni volta che i miei occhi cadevano sulle sue gambe nude sentivo un fremito. Fremito che si trasformò in tachicardia quando la vidi guardarmi, seguire la traiettoria del mio sguardo e sorridermi compiaciuta. Mi tese la mano e disse: – Ciao, sono Valentina, faccio la 4^, tu? – Balbettai il mio nome e la mia classe accennando un sorriso. Iniziammo a parlare del più e del meno, ridendo e sfottendo qualche “macho” dell’istituto. Mi aveva rasserenato il suo comportamento. Uscimmo da scuola e ci incamminammo raccontandoci un pò di noi. Poi le nostre strade si divisero e ci salutammo con due bacini sulle guance ma il secondo bacino suo fu talmente vicino alle labbra da farmi trasalire. L’indomani era Sabato e come molte volte non mi andava di andare a scuola, nel nostro paese, Vittoria, il sabato c’e’ il mercatino e molte erano le volte che avevo preferito girare tra le bancarelle anzichè stare tra i banchi. Non so perchè lo feci ma di scatto presi il cellulare e chiamai Vale. – Ciao Vale, che fai? Vai a scuola o andiamo a farci un giro al mercatino? – Mercatino – rispose sicura – non mi va di andare a scuola oggi. Ci vediamo davanti scuola e andiamo ok? – Ok la bigiata era programmata. Dieci minuti dopo la trovai davanti scuola, in sella al suo scooter col caschetto in testa e uno sotto il braccio. Ci salutammo, indossai il casco e partimmo per percorrere le poche centinaia di metri che ci separavano dal mercatino. Durante il breve tragitto mi aggrappai a lei e le mie mani sfiorarono le sue tette facendomi trasalire. Mi dava una sensazione strana Vale, e neanche io dovevo essergli del tutto indifferente. Arrivati al mercatino Vale mise il lucchetto allo scooter e abbassandosi mise in bella mostra a me il suo magnifico fondoschiena fasciato dai jeans strettissimi. Credo di essere diventata rosso fuoco per la strana eccitazione ma lo nascosi a lei che voltandosi mi prese la mano e cominciammo ad avviarci. Durante il tragitto le nostre mani piu che stringersi si accarezzavano, ad un tratto lei mi guardò e senza dire nulla mi diede un bacio vicino alle labbra. Io scoppiai a ridere e le dissi – Ma che fai? mi baci? – Sì – rispose – e non dirmi che non lo vuoi anche tu. Che ci sta succedendo Vany? Io non sono lesbica e credo nemmeno tu – Affrontammo l’argomento finalmente e scoprii che anche lei era turbata da me. Eppure lei aveva il ragazzo e io avevo avuto qualche piccola esperienza con un ragazzo. Ci stancammo presto del mercatino e tornammo a prendere lo scooter. Appena saliti lei si volta e mi dice: – Capatina a Scoglitti? – Scoglitti è la zona marittima della nostra città. – Capatina a Scoglitti! – risposi. Ci avviammo e durante la strada mi abbracciai a lei appoggiando la testa sulla sua schiena e quasi senza volerlo iniziai ad accarezzarle le tette. Lei mi lasciò fare fino a che, arrivati a Scoglitti, la vidi prendere una stradina secondaria poco praticata. Si fermò in un boschetto lontano da sguardi indiscreti. Come due automi scendemmo dallo scooter, lei mi appoggiò contro il muretto a secco e iniziò il nostro primo bacio saffico. Mi accarezzò come un tesoro pregiato, mi mise le mani sotto la maglietta e iniziò a tastarmi le tette. Ricambiai accarezzandola a mia volta mentre le nostre lingue si contorcevano. – Mi fai morire – disse con un filo di voce. Poi mi sbottonò i pantaloni, mi abbassò gli slip e abbassandosi prese a leccarmi il clitoride. Mi sentivo in paradiso, mai nessuno, nemmeno i miei sparuti ditalini, mi avevano mai portato a uno stato di goduria simile. Venni copiosamente sulla sua faccia e, cosa che non mi era mai accaduta prima, schizzai eiaculando per la prima volta nella mia vita. Non immaginavo che una donna eiaculasse ma che ci crediate o non a me successe. Ricambiai il trattamento a Vale e per la prima volta leccai il sesso di una ragazza, per la verità era la prima volta che leccavo un sesso in senso assoluto. Ecco chi era Valentina, la figlia di Mario, quella che con ogni probabilità sarebbe diventata la mia sorellastra.
Con Vale la nostra storia dura ormai da 1 anno, non ci sentiamo lesbiche però, lei ha sempre il suo ragazzo e io da qualche mese ho il mio, ma non c’è settimana che non riusciamo ad appartarci per godere una tra le braccia dell’altra. E non ci sentiamo nemmeno bisex, nè io nè lei ci sogniamo nemmeno lontanamente di pensare di farlo con altre ragazze, nè ci sentiamo attratte da altre ragazze. Il nostro è un rapporto UNICO. Detto questo eccoci ai nostri giorni. Un giorno in particolare; quello in cui Mario farà la sua comparsa ufficialmente nella nostra vita. Un paio di giorni fa Vale mi ha chiamata e abbiamo affrontato il tema. Lei è sconvolta quanto e più di me. Il nostro rapporto oltre che saffico diventerà incestuoso. Cazzo!
– Francesco cosa ne pensa – le chiesi al cellulare – sa di questa cosa ovviamente!?- Francesco era il fratello maggiore di Valentina, un pezzo di ragazzone di 2 anni più grande di lei e rinomato stallone della zona;
– Sì certo che lo sa ma non fa trasparire nulla, non è che sia molto presente in famiglia e per lui vivere in una casa o in un’altra, dopo che mamma è andata via, non fa tanta differenza. –
– Cavolo Và, domani ci sarà il grande incontro come dobbiamo comportarci? – chiesi
– Come vuoi comportarti Vany, facciamo finta di essere quello che sembrerebbe normale a tutti, due buone amiche –
Ci salutammo, chiusi nervosamente lo sportellino del cellulare e lo riposi in tasca. Mi avviai verso casa abbracciando a me i libri, pensosa e confusa. Da una parte pensavo al fatto estremamente positivo che Vale sarebbe venuta a vivere con me, nella mia stessa stanza, dall’altro ero sconvolta dal segreto che dovevamo custodire e dall’assurda gelosia nei confronti di mia madre. La giornata trascorse velocemente e nel contempo con una lentezza snervante. Arrivò il grande giorno, mamma mi fece alzare al’alba per prepararmi e per preparare quello che sarebbe stato il Grande pranzo. I nostri ospiti arrivarono puntuali alle 12.30 e il suono del citofono mi fece balzare il cuore in gola. Andai ad aprire e mi trovai davanti Mario, Francesco e la mia Vale, più bella che mai. Pranzammo colloquiando e combattendo l’imbarazzo ma ce la cavammo tutti in modo egregio. Cazzo ma Francesco era proprio bello e neppure così stronzo come lo dipingeva la sorella. Iniziammo a parlare del più e del meno sorseggiando il caffè in salotto e lo trovai interessante e brillante. Vale fumava nervosamente e con un cenno con gli occhi mi intimò di seguirla adducendo la scusa di farle vedere quella che da quel giorno sarebbe diventata la nostra stanzetta. Mi scusai con Francesco e presi per mano Vale. Salimmo le scale ed entrammo nella nostra stanzetta. Vale non disse nulla, mi spinse al muro e mi baciò con violenza come per punirmi.
– Sei proprio una puttanella, ho visto come lo spogliavi con gli occhi, mica vuoi farti Nostro fratello? – e rise convulsamente mentre mi baciava il collo e mi accarezzava il seno.
– Ma che dici Và, stavo solo parlandoci, per fare salotto, comunque non capisco il tuo modo di pensarla su Francesco, perchè ce l’hai su tanto con tuo fratello? –
– Perchè è maiale, ma lasciamo stare… – s’interruppe come se avesse già detto troppo.
– Cosa dici? Perchè lo reputi così negativamente? –
– Vany, lo dico a te ma non deve saperlo nessuno,… Francesco è stato il mio primo uomo, qualche anno fa, eravamo soli in casa, papà faceva il turno di notte e lui una venne nella mia camera con la scusa che le mancava mamma, che stava male e che non riusciva a dormire di là da solo. Mi fece tenerezza e poi anche io provavo le stesse cose anche se le nascondevo molto bene, quindi lo capivo. Si mise accanto a me e mi abbracciò, spensi la luce e inziammoa dormire. Poco dopo però iniziai a sentire un calore provenire dal mio basso ventre, mi svegliai di soprassalto e notai che si era abbassato gli slip e aveva appoggiato il suo cazzo tra le mie gambe nude e anche se avevo le mutandine percepivo il calore. Feci finta di continuare a dormire per paura di quello che sarebbe potuto accadere se mi svegliavo. Era mio fratello e stava strusciando il suo sesso sul mio. Ma non avevo fatto i conti con la mia libido e cominciai ad eccitarmi seppur non volendolo. Divaricai un poco le gambe e inconsapevolmento le mutandine larghe si scostarono un poco e il suo sesso inizio a strusciarsi sulla mia carne nuda. Iniziò a masturbarsi velocemente masturbandomi a sua volta con la punta del suo membro. Cominciai a godere desiderandolo e mi abbandonai completamente a lui sempre facendo finta di dormire. A quel punto eravamo arrivati ad un punto di non ritorno e Francesco con delicatezza scostò ancora di più le mutandine, puntò il suo glande tra le mie grandi labbra e con un colpo secco entrò in me. Gridai dal dolore e dovetti svegliarmi per forza, lui mi tenne le braccia ferme mentre mi scopava con foga. Gli gridavo tutte le parolacce che conosco intimandogli di togliersi ma non so se lo volevo davvero. Continuò per qualche minuto e io cedetti iniziando ad ansimare e a godere come una forsennata. Più mi sfondava e più godevo, fino a che venne copiosamente dentro di me, non pensando nemmeno al fatto che potessi restare incinta. Ci ripulimmo e mi baciò, io lo schiaffeggiai dicendogli che era un porco maniaco. Lui prese le sue cose e tornò nella sua stanza. Da allora non ci fu più nulla tra noi anche se a volte ci incontriamo nudi e mi rendo conto che non mi è del tutto indifferente. Molte volte mi masturbo ripensando a quella notte, con la voglia mal repressa di volerlo rifare adesso che siamo entrambi più maturi. Ma non è più successo. – Mentre parlava la sua mano era finita tra le mie gambe e mi resi conto ad un tratto che stavo godendo. Strinsi le gambe per sciogliermi in un orgasmo di quelli che solo lei sa procurami. Tirò fuori la mano bagnata come se l’avesse tenuta in acqua. Non ancora paga, avvicinai la mia mano alla fica e allargando le gambe cominciai a masturbarmi velocemente davanti a lei che si abbassò con la faccia tra le mie cosce allungando la lingua per ricevere il mio nettare che ancora una volta schizzò dalla mia fica. Stranamente quel racconto, la violenza, l’incesto, pensare al quel cazzone di Francesco che sfondava la fichina ancora glabra della sorella, della mia amante che adesso mi stava facendo conoscere il paradiso, mi stavano procurando orgasmi multipli e senza soluzione di continuità.
– Godi troietta mia, godi. Sei una maialina lesbica e masochista. Ho capito che vorresti quel cazzone dentro di te, magari mentre dormi, proprio come ha fatto con me… vero? –
Godevo e annuivo convulsamente col capo senza nemmeno capire cosa stava succedendo. Gridai, e mamma da sotto mi chiamò facendomi tornare bruscamente alla realtà. Ci ricomponemmo e siamo scese in soggiorno. Si prospettavano giorni da favola o d’inferno? Chissà Scese in salotto abbiamo trovato la neo-coppia abbracciata sul divano e Francesco che armeggiava con il telecomando del plasma in cerca di qualche partita in qualche canale della pay.
– Alla buon’ora – esclamo mamma tra il seccato e lo scherno – ma cosa avete fatto tutto questo tempo? –
– Vany mi ha fatto vedere la nostra stanzetta, Claudia, e abbiamo fatto la conta per decidere quale lettino accaparrarci. Quello vicino alla finestra è mio. –
– Sì Mà, se lo scorda, ci sono cresciuta in quel lettino e ora lo dò a lei… –
E giù risate da parte di tutti.
La giornata andò avanti tranquilla e tutta la tensione dell’impatto si era definitivamente sciolta. Ma in cuor mio un dubbio ancora mi attanagliava. Si avvicinava la sera e quindi la notte, e si avvicinava il momento in cui Mario avrebbe condiviso il lettone nel quale in molte notti di temporale avevo dormito accanto al MIO angelo. Cosa le avrebbe fatto? L’avrebbe trattata bene? Ma perchè cazzo me ne preoccupavo? Lei è adulta, sa cosa fare o non fare. Non dovevo essere così protettiva, non potevo e non volevo. Arrivò l’ora di cena e io, mamma e Vale ci demmo da fare attorno ai fornelli mentre Mario e Francesco se la spassavano con quel gioco da dementi in TV, quello che si gioca facendo i movimenti reali. Sembravano due bimbi; lui poco più che quarantenne e il figlio ventiduenne, ma che insieme non dimostravano più di 6/7 anni ciascuno. Prima di cenare andai a prepararmi per la cena e volli apparire elegante alla mia nuova famiglia, Così misi la gonna con i voilà, un corpetto aperto sul davanti che lasciava semiscoperte le tette, poi sembrandomi troppo audace decisi di mettere sotto un lupetto leggero che faceva vedere solo la forma delle mie tettine sode. Vale mise un completino sportivo con quei jeans che sembravano una seconda pelle e una maglietta che le fasciava il seno. Ci siamo messi a tavola e abbiamo iniziato a cenare discutendo e ridendo. Cavolo sembravamo proprio una bella famigliola stile Mulino Bianco, attorno al piccolo tavolo tondo che mai era stato occupato da tante persone. Ad un tratto la mia tranquillità apparente sembrò vacillare, allorquando iniziai a sentire qualcosa sfregarmi tra le gambe lentamente, di fronte a me c’erano Mario e Francesco, accanto avevo mamma a destra e Vale a sinistra. Era escluso che Vale potesse sfregarmi dalla sua posizione, mamma era esclusa per ovvi motivi, e allora? Chi era? Mario? Francesco? La mia curiosità però non poteva essere appagata perchè non avevo il coraggio di guardare o perchè quel tocco con il piede tra le mie gambe cominciava a darmi piacere. Non sapevo che fare ma il mio istinto mi portò a divaricare le cosce. L’alluce del piede che coccolava la mia fichetta cominciò un su e giù lento e di tanto in tanto premeva sul mio clitoride. Abbassai lo sguardo ma la mia eccitazione avanzava e avrei voluto gridare dal piacere. Puntualmente arrivò l’orgasmo, lento, diverso dal solito, sia per non farlo trapelare agli altri, sia per quel gioco di mistero che si era creato. Strinsi le gambe trattenendo quel piede tra le mie cosce e venendo inziai a far finta di tossire mentre godevo come una matta. Aprii le gambe, scostai la sedia e mi alzai scusandomi con gli altri con la scusa di andare in bagno. La mia fica colava e feci fatica a trattenerne gli umori mentre mi recavo al piano superiore in bagno. Chi mi aveva regalato quel meraviglioso orgasmo? Francesco, il supermacho che aveva reso donna la mia donna? O Mario che da lì a poco avrebbe goduto delle grazie di mamma? I entrambi i casi cosa dovevo fare? Uno dei due sapeva di avermi fatta godere. Si sarebbe fatto avanti? Tutte queste domande frullavano nella mia testa mentre a cavalcioni sul bidet rinfrescavo la mia rosellina. Ma vuoi per l’eccitazione precedente, vuoi per il pensiero di aver goduto senza sapere con chi, iniziai a massaggiarmi ancora insaponata e ad inserire in me 2 dita. Stando attenta a non affondare troppo… sì perchè in tutto questo non ho mai detto una cosa; sono ancora vergine. Il rapporto con il mio ragazzo non aveva ancora oltrepassato quel limite e con Vale ci siamo sempre accontentate della lingua e qualche volta abbiamo sfregato le nostre fiche vicendevolmente mettendoci a forbice. Ma quell’alluce, seppure da sopra le mutandine, mi aveva fatto sentire quanto possa essere piacevole qualcosa di grosso entrare nel mio piccolo forellino e allo stesso tempo mi spaventava. In mezzo a tutti quei pensieri venni per la seconda volta soffocando il mio ansimare per non farmi sentire, paura ingiustificata visto che tutti erano al piano di sotto. Mi asciugai, infilai un nuovo paio di slip, mi ricomposi ravviandomi i capelli e scesi. Dopo cena e dopo aver dato una mano a rassettare prendemmo posto sul divano davanti alla Tv e guardammo la trasmissione di turno. Arrivò così l’ora da me più temuta, mamma si alzò mi diede un bacino sulla guancia e ci salutò:
– Ragazzi io vado a nanna che è già tardi, domani è lunedì e si torna al lavoro, Mario vieni? Buonanotte a tutti. –
Mario si alzò e li vidi sparire oltre il pianerottolo delle scale. Francesco nel frattempo si era appisolato e io e Vale restammo vicine con il plaid addosso. Vale guardò il fratello, si accertò che dormisse poi mi accarezzò cercando con le labbra la mia bocca. Risposi a quel bacio eccitata e le nostre lingue si contorsero nelle nostre bocche. Ci alzammo e mano nella mano ci avviammo in camera, lasciando Francesco assopito sul divano. Arrivate in camera chiusi a chiave la porta e spogliai Vale con dolcezza accompagnando baci e carezze ad ogni movimento, poi ci siamo messe a letto e abbiamo inziato la nostra brava notte di sesso. Non riesco nemmeno a dire quante volte venni quella notte e quante volte sentii venire Vale ma i miei pensieri erano lontani da quella stanza, ogni tanto sentivo dei mugolii provenire dalla stanza attigua, quella di mamma e Mario e ogni volta un sobbalzo nel mio cuore mi distraeva da quello che Vale mi stava procurando. Vale si addirmentò, io mi alzai e andai a riaprire la porta che prima avevo chiuso a chiave. Mi misi sul mio lettino. molti dubbi si rincorrevano nella mia mente; e se fosse stato Mario? dovevo mettere in guardia mamma? e se fosse stato Francesco? dovevo dirlo a Vale? in mezzo a tutti questi pensieri e sopraffatta dalla stanchezza mi addormentai. Quella notte il mio sonno era scosso, nervoso, il cervello seppur incosciamente stava pagando dazio di tutte le emozioni vissute nel lungo giorno appena trascorso. Figure oniriche si rincorrevano ora chiare ora offuscate, limpidi momenti in cui mi riconoscevo nuda in mano a indefiniti uomini che improvvisamente divenivano donne per poi svanire e trovarmi a dare piacere da sola al mio sesso. Sentivo distintamente il piacere come se avvenisse davvero. D’un tratto l’immagine si fece nitida e potevo scorgere distintamente la figura che stava dandomi quell’enorme piacere. Sobbalzai spaventata, non potevo, non dovevo sognare quello che stavo sognando, forse gridai, e il mio sogno s’interruppe. Mi ritrovai seduta sul letto, sudata fradicia e bagnata tra le gambe. – Non è possibile – mi ripetevo sconvolta – No, no, NO! – Il sogno quasi reale mi aveva scossa a tal punto che piangevo nel silenzio della stanza, soffocando i singhiozzi per non svegliare Vale. Non potevo accettare la figura onirica che avevo visto nel sogno, che mi stava sì facendo godere, ma che la mia morale, seppure già molto provata e vacillante, non voleva accettare. – Con mamma no, non posso aver sognato questa schifezza… Cazzo sono malata – mi alzai e solo con gli slip addosso provai a cercare refrigerio in bagno dove mi bagnai la faccia, mi asciugai il seno ancora umido del sudore di prima e feci per tornare a letto. Attraversando il corridoio mi fecero sobbalzare dei rumori che venivano dalla stanza di Mario e Mamma. Erano le 3 di notte, – è mai possibile che quei due (Mario e mamma) stessero ancora facendo “le grandi manovre”?, pensai. Si sa la curiosità è donna, quindi con passo felpato, tanto ero scalza, mi avvicinai alla porta accostata e l’immagine che mi si presentò davanti fu a dir poco raccapricciante. Francesco era seduto di fianco a mamma e carezzava il culone di mamma che stava messa su un fianco, mentre si masturbava lentamente. Mamma dormiva di brutto e il tocco delicato di Francesco riusciva solo a farla mugolare nel sonno senza svegliarla. Dopo un po’ tolse la mano dal sedere di mamma e continuo la sua sega più velocemente; due/tre colpi e venne copiosamente dirigendo il getto sul culo di mamma. Ma era matto? E se si fosse svegliata cosa avrebbe fatto? Avrei dovuto fare un casino, svegliare tutti, far succedere il finimondo per fargliela pagare a quel maiale! Ma perchè invece me ne stavo lì ferma con la mano che come un automa aveva raggiunto la mia fessura ancora vogliosa? Perchè stavo diventando complice di quello scempio? Non saprò mai rispondere a queste domande, fatto sta che ho continuato il mio forsennato ditalino e sono venuta, trattenendo in gola un grido, nell’istante stesso in cui Francesco sborrava sul culo di mamma. Fu un attimo, io con le gambe molli e in pieno orgasmo non mi accorsi che Francesco subito dopo la sborrata si è voltato ed è uscito di scatto dalla stanza, per paura di un eventuale risveglio di mamma, investendomi in pieno. Ruzzolammo in terra, lui nudo su di me e io con gli slip alle ginocchia sotto di lui. Restammo in silenzio per un attimo che mi parve eterno. Prestammo attenzione a che nessuno si fosse svegliato con tutto il casino che avevamo fatto. Un secondo dopo scattammo in piedi, lui mi fece cenno col dito sulla bocca di fare silenzio, mi prese per mano, guardammo dentro la stanza di mamma, tutto a posto dormivano come ghiri. Scendemmo frettolosamente le scale cercando di non far rumore e raggiungemmo, sempre al buio, la cucina. Francesco mi fissò, cercò di capire cosa avevo visto, poi sussurrò: – Che ci fai in giro di notte mezza nuda? – poi conscio di aver detto la più grossa delle cazzate, visto che stava lì davanti a me con il cazzo penzolante, rise e io insieme a lui. – Io mezza nuda? e tu? Perchè uscivi nudo dalla stanza dei nostri? – chiesi fingendo di non aver assistito a tutta la scena. Non sapeva che dire, poi farfugliò qualcosa di incomprensibile, una scusa più idiota della figura che stavamo facendo insieme lì nudi e disse: – Vanessa, ti giuro non lo so, ho degli attacchi di sonnambulismo a volte e siccome dormo nudo, ecco spiegata la mia “mise”. Sonnambulo!?, figuriamoci… Improvvisamente realizzai di essere ancora seminuda davanti a Francesco e portai un braccio a coprire il seno. Lui mi guardò, prese il mio braccio lo scostò e avvicinò la bocca ad uno dei miei capezzoli che nel frattempo si erano drizzati. Dovevo allontanarlo ma non lo feci, anzi, con la mano cercai il suo cazzo che nel frattempo aveva riacquistato la sua forma migliore. Lo accarezzai sentendolo crescere nella mia mano e iniziai una lenta sega. Ma che stavo facendo? Non avevo mai fatto una sega vera e propria fino ad allora ma non dovevo cavarmela male dai mugolii strozzati che uscivano dalla sua bocca intenta a baciarmi e leccarmi il capezzolo. Si scostò, si apoggiò al tavolo e come guidata da una forza atavica mi abbassai su quel bastone di carne, avvicinai la bocca e cominciai a saggiarne il glande ancora umido per la sborrata precedente. Lo baciavo, lo leccavo, poi alzai lo sguardo e vidi che stava con la testa buttata indietro, stavo comandando io il gioco e ne fui contenta. Riabbassai lo sguardo, presi un lungo respiro come se dovessi andare in apnea e feci scomparire, per una buona metà, il grosso membro nella mia bocca. Iniziai così il mio primo pompino, dopo qualche su e giù ben dosato e accompagnato da una sega lo sentii ingrossarsi, sembrava scoppiare, ebbi paura e mi ritrassi. Un fiotto di sperma mi colpì in un occhio, il secondo in piena bocca mentre continuavo a menarlo lentamente. Lui mugolava e respirava affannatamente. Mi alzai e con le labbra ancora bagnate dal suo seme mi avvicinai alla sua bocca e glielo feci assaggiare. Lui sembrò gradire e rispose al mio bacio. Poi mi prese di peso e mi sedette sul tavolo al posto suo, allargò le mie cosce e fece come per metterlo dentro scostando i bordi degli slip. Chiusi le gambe d’istinto, spaventata. – NO Fra’… sono vergine. Non voglio! – Deluso ma da gran gentleman si ritrasse e iniziò a baciarmi in tutto il corpo senza aggiungere una parola. Sembravo il suo dolce alla crema, scese con la lingua sulla mia pancia, roteò attorno all’ombelico, prese con i denti il bordo degli slip e li tirò giù, poi li tolse completamente aiutandosi con una mano. Tornò con la lingua indietro salendo per la mia coscia destra fino al centro del mio piacere. Cominciò un leccare lento e caldo facendomi sentire il suo alito sulle labbra della fica. Finora solo Vale l’aveva leccata così, anzi non così, il suo leccare era più dolce, diverso, mi stava dando un piacere intenso non minore nè maggiore di quello che provavo con Vale, semplicemente diverso. Roteò con la lingua sul mio clitoride che nel frattempo si era ingrossato, volevo gridare ma non potevo e mi misi una mano in bocca mordendola per resistere. La sua lingua schiuse la mia conchiglietta e s’insinuò tra le piccole labbra mentre il naso continuò a stuzzicare il clitoride. La testa sembrava prendermi fuoco e pure il mio ventre. Sentii l’orgasmo montarmi, presi la sua testa fra le mani e iniziai a muoverla freneticamente come fosse un grosso fallo. M’irrigidii fermandolo e venni eiaculando, schizzandogli fiotti di nettare in faccia e lasciandolo allibito. – Ma che fai sborri come me??? Graaandeee! Non avevo mai visto una donna sborrare. Sei fantastica Vanessa. -Si alzò, strappò un foglio di scottex dal rotolo sul muro della cucina, me lo passò tra le gambe amorevolmente asciugando i miei umori residui. Poi ne prese un altro e si pulì a sua volta. Si avvicinò al mio orecchio che ancora fischiava per l’orgasmo e mi sussurrò: – Preparati sorellina, la prossima volta andremo più “a fondo” con il discorso! – Il tono che mise alle parole “a fondo” mi spaventò e mi incuriosì. – A proposito Vanessa – aggiunse, – quello che è successo stanotte è stato solo un sogno vero? Non è accaduto nulla, tu non ti sei alzata e non mi hai visto uscire dalla camera dei nostri, il resto del sogno… beh decidi tu. Ok? – e mi strizzò un occhio a sugellare la nostra complicità. – Ok – risposi, – ma prima o poi mi spiegherai cosa facevi là, non me la sono mica bevuta la scusa del sonnambulismo. Ridemmo in silenzio e lui salì le scale silenziosamente lasciandomi intenta a rimetter su gli slip. Entrai nel doppio servizio della cucina mi diedi una sciacquata, risalii in camera controllando che tutti stessero nel mondo dei sogni, mi infilai nel letto e ridendo tra me e me pensai – Beh, continuiamo il sonno va… – Aprii di colpo gli occhi allorchè mi ritornò in testa il sogno incestuoso di poco prima e mi imposi – Vale non devi sognare certe cose! NON DEVI! – Mi girai di fianco e tornai a dormire. Ma qualcosa di sconvolgente si era definitivamente messa in moto nel mio cervello. La notte trascorse serena anche se il risveglio fu molto difficile. Avevo dolore ai fianchi e alla passerina. L’avevo maltrattata un po’, d’altronde, era plausibile. Guardai il lettino di Vale e lei era ancora lì, accucciata come una bimba. Povero tesoro, se avesse saputo quanto era stata cattiva la sua sorellina con il suo fratellino. Certo non me l’avrebbe mai perdonata. Diedi una pedata al lenzuolo e cercai, trovandola a fatica, la voglia di alzarmi. Indossai la maglietta, le ciabatte e mi diressi in bagno. Poco dopo la classica “famiglia del mulino bianco” era riunita per la colazione. Francesco non mi degnava di uno sguardo e litigava amorevolmente con Vale. Mamma smanettava tra i fornelli e il lavello e Mario, inforcati gli occhiali, che gli donavano un’aria mestamente intellettuale, sfogliava il settimanale preferito. Nulla lasciava presagire cosa sarebbe accaduto da lì a pochi giorni. Vale guardò l’orologio a muro ed esclamò: – Vany ma hai visto che ore sono? Non vorrai farmi far tardi anche oggi vero? – Mi ingozzai frettolosamente, bevvi il mio bicchierone di latte, pulii, con poca educazione, il rivoletto agli angoli della bocca con il dorso della mano e scappai fuori, raggiungendo Vale sul motorino e saltando in sella dietro di lei. Partimmo! Appena fuori da sguardi indiscreti l’abbracciai da dietro safiorandole come al solito il seno. Con la più tosta delle facce le dissi:
– Buongiorno tesoro, dormito bene stanotte? – e lei,
– Sì piccola, benissimo, e tu? -,
– Come un ghiro – mentii spudoratemente – Vale, che dici andiamo a fare un giro a Scoglitti invece di andare a scuola? –
– Mi dispiace tesoro, ho il compito d’Italiano oggi e non posso dare buca, mi serve per riparare il precedente che non è andato benissimo, e poi Filippo mi ha detto che deve parlarmi a ricreazione… –
Misi un broncetto da bimba delusa e mi dissi tra me e me – Vedi Vany? La giustizia divina fa il suo corso. – era la giusta anche se incosapevole punizione del mio tradimento della notte precedente. Arrivammo a scuola e ci separammo dandoci un bacino veloce sulle guance. La vidi entrare nel portone della scuola ma io mi fermai. Non mi andava proprio quel giorno di andare a scuola. M’incamminai così verso casa, tanto sarei stata sola, erano tutti al lavoro. Mi convinsi che era una buona occasione per recuperare il sonno perduto. A passi lenti arrivai a casa, aprii la porta e mi diressi al frigo dove, presa una bottiglia di the freddo ne tracannai un paio di sorsi. Riposi la bottiglia e chiusi il frigo, quindi salii in camera per esaudire il mio desiderio di una bella mattinata di sonno indisturbato. Ma la mia sorpresa fu grande quando sentii distintamente la voce di mamma provenire dalla sua camera. mi avvicinai e capii che stava parlando al telefono con la sua più cara amica Silvia.
– Capisci Silvia? Sono sconvolta e combattuta, non so come comportarmi, e la cosa più grave è che ho provato uno strano piacere nel sentire quei fiotti caldi arrivarmi addosso. Ero spaventata ed eccitata al punto che subito dopo ho dovuti toccarmi in silenzio per appagarmi. –
Cazzo!!! Mamma era sveglia stanotte, aveva sentito tutto e… LE ERA PIACIUTO!!! Continuai ad origliare per qualche altro attimo, poi capii che erano ai saluti, tornai sulle scale e sfoderai le mie doti teatrali.
– Mamma, mamma, sei tu? –
Mamma si presentò in cima alle scale con la vestaglia aperta sul davanti che non nascondeva nessuna delle sue meraviglie. Cavolo quant’era bella. Di nuovo fui presa da un’eccitazione incomprensibile e proibita.
– Come mai qui amore? Non c’è scuola? –
– Sì mamma, ma sto male, ho mal di pancia, dev’essere stato il cornetto stamattina –
– Povera piccola- , fece lei premurosa appoggiandomi il palmo della mano sulla fronte – vuoi metterti a letto? Sembri un po’ calda magari hai qualche lineetta di febbre. –
Mamma era affannata, rossa in viso e con la faccia, malcelata, di una a cui avevo interrotto qualcosa. Forse il racconto a Silvia l’aveva eccitata, forse si stava masturbando, un brivido mi salì lungo la schiena e riuscii a malapena a rispondergli:
– Si ma’, forse è meglio che mi metta a letto, mi fai una “canarino”? –
– Sì amore te lo preparo subito – e si diresse in cucina mentre io mi avviai verso la mia camera.
Mi spogliai completamente lasciando addosso solo le mutandine e mi sistemai sotto il lenzuolo. Pochi minuti dopo mamma fece la sua apparizione sulla porta con in mano un bicchiere di acqua calda con scorza di limone, detta appunto “canarino”, che mi porse amorevolmente. Mi sollevai e iniziai a bere lentamente, mentre lei, che non si era ancora ricomposta, attendeva seduta ai bordi del letto in attesa di notizie sul mio malessere, quasi stessi bevendo una pozione magica. Le restituii il bicchiere vuoto e lei si alzò dopo avermi dato un bacino sulla fronte e disse:
– No, dai, non sembri tanto calda, sarà solo un’indigestione. Vado di là a fare i mestieri che dopo devo uscire. – La fermai afferrandole un braccio e le dissi:
– No mamma stai un po’ con me- , con fare da bimba – parliamo un po’ ti va? – Si risedette e mi prese la mano.
– Certo amore mio, mamma sta con te, dimmi, di cosa vuoi parlarmi? –
– C’è un problema ma’, però non so come dirtelo… –
– Dimmi amore, abbiamo sempre parlato noi due… –
– Mamma ho paura che… ma se nascesse qualcosa tra me e Francesco sarebbe incesto? – Lo dissi tutto d’un fiato anche se era un’enorme bugia. Mamma cambiò espressione.
– Colpita! – pensai,
– Amore ma che dici? Francesco è.. insomma… è, in fondo, tuo fratello, fratellastro per lo meno. Non mi sembra una cosa molto logica. – Feci una smorfia di dolore, recitando alla perfezione, per cambiare discorso.
– Ahi mamma, che crampi, proprio qui – e indicai poco sopra il mio monte di venere. Mamma iniziò a massaggiare il punto dolente roteando col palmo della mano e così facendo, inevitabilmente, mi sfiorava la parte pubica da sopra gli slip. Riprese a parlare dicendo:
– Tornando al discorso, cos’e’ sto fatto di Francesco? Mica ti sarai innamorata di lui? –
– No, non credo, ma mi fa un effetto strano; quando mi guarda, quando mi sfiora per errore, mi viene un brivido proprio lì dove adesso mi fa male. –
– E’ normale amore, sei una donna e hai le tue, diciamo, “voglie”, normalissime. – Poi inaspettatamente mi chiese:
– Vale ma quando ti succede poi che fai? Ti sei mai data piacere da sola? Voglio dire, ti sei mai toccata per…. – e s’interruppe.
– Sì ma’, però mi vergogno a dire a te certe cose… – Il massaggio era sempre più in basso e più delicato e la sua voce era divenuta più roca
– Sai amore, a volte capita di dover dare sfogo alle proprie sensazioni, anch’io lo faccio e non solo quando non avevo nessuno, anche adesso che c’e’ Mario. E’ una cosa intima e normalissima. Da donna a donna, provi piacere? –
– Ma, mamma! m’imbarazzo… ce…certo che provo piacere. E’ una bella sensazione, ma… – mi fermai
– Ma??? –
– Ma credo che il fatto che sia la mia stessa mano a toccarmi distrae dal vero piacere. Chissà come sarebbe se a toccarla non fossi io, per questo ho immaginato Fra’ che lo facesse. – La sua mano era decisamente scivolata dulla mia fica adesso, anche se, credo, incosciamente. Mamma mi guardò e cominciò ad affondare sempre di più il palmo della mano ad ogni roteazione che compiva.
– Vuoi provare con la mia mano? – disse ormai eccitata pure lei. Mi sembrò una proposta schifosamente oscena ma la mia voglia era troppo forte, non risposi. Le sue mani abbassarono gli slip e io agevolai il movimento sollevando il sedere per un attimo.
– Sei un fiore tesoro – mi scostò le labbra della fica e col pollice iniziò una rotazione dolcissima sul mio clitoride.
– Ohhh, mamma, che fai? Non è giusto… sì… mmmmmm…. continua…. mmmmm… – Mamma sembrava pervasa da un fremito e allungando lo sguardo notai che si era portata l’altra mano in mezzo alle gambe. Iniziò a mugolare con me e io le accarezzai il seno che fuoriusciva dalla vestaglia. Provò ad inserire un dito nella mia fica e vi riuscì solo per metà. Mi sorrise compiaciuta di avermi trovata intatta e cominciò ad ansimare.
– Oh sì mamma, sto per venire, attenta togliti… no no non smettere. – Non ebbi il tempo di finire la frase, m’irrigidii per un secondo
e poi… schizzai tutto il mio piacere addosso a mamma. Lei in quel momento si gettò indietro su letto e vidi distintamente le sue dita entrare ed uscire dalla sua meravigliosa fica. Balzai dal letto e mi tuffai sulla sua fica, la mia lingua prese il posto delle su dita e subito dopo anche lei mi godette in faccia. Il suo schizzo era biancastro e denso, sembrava sperma. Doveva essere una dote di famiglia quella di eiaculare. Venne più volte e io con lei continuando a toccarmi. Era una cosa così sbagliata ma così meravigliosa. Non abbiamo detto una parola considerando il fatto un “incidente di percorso”. Lei troppo eccitata dal fatto accaduto la sera prima e io… beh sapete il perchè. Poi si alzò, mi diede un bacio sulla guancia, mi rassettò le lenzuola e mi chiese se stavo meglio. Annuii con il capo. Si volse e lasciò la mia stanza. Il mio incubo si era trasformato in una bellissima quanto deplorevole sensazione. Avevo finalmente dato risposta alla mia gelosia per mia madre e lei doveva averlo capito. Ora tutto sarebbe andato bene, anche se ci sarebbe stato Mario, anche se io avessi avuto altri amori, mamma sarebbe stata sempre e per sempre mia.
FINE?