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Quando l’abbigliamento lo permette mi consento una piccola stravaganza.

Oggi, per esempio, vestita con pantaloni neri morbidi posso andare in ufficio senza slip. E’ un giochino che ogni tanto mi piace fare. La sensazione della viscosa che scivola sulla pelle nuda delle natiche, la cucitura del pantalone che scorre nel mezzo, oppure accarezzarmi distrattamente e sentire il mio morbido monticello libero da ogni costrizione, mi dà un senso di eccitazione continua.

A volte, poi, gioco con i colleghi, chinandomi volutamente davanti a loro, mostrandogli il pantalone teso ed attendendo qualche reazione che mi faccia capire che hanno visto. Che si siano accorti che sotto quel leggero strato di tessuto non c’&egrave nulla se non le mie nudità. L’incontro malizioso di sguardi. Il desiderio di allungare una mano, magari anche solo per una semplice carezza.

Spesso mi trovo ad accarezzarmi da sola, eccitata al solo pensiero che basterebbe scivolare con una mano dentro per trovarmi pronta, in attesa.

Oggi sono sola in ufficio: i colleghi sono al ristorante per la pausa pranzo, ma io devo attendere una telefonata di un cliente e non mi posso muovere. Per fortuna c’&egrave la segretaria che si &egrave offerta di farmi compagnia. La osservo distrattamente. Una signora sui 45 anni, non attraente, non bella, insomma, uno di quei tipi insignificanti. L’ho spesso sorpresa ad osservarmi, attribuendo il motivo del suo interesse per me alla mia esuberanza, così lontana e diversa dal suo modo di essere.

Seduta alla mia scrivania, davanti allo schermo del pc navigo in internet quando la osservo entrare. Si dirige verso di me, si accomoda sul tavolo e comincia a fissarmi. Lo strano comportamento mi meraviglia: la vedo molto decisa, diversa dal solito. E’ sempre stata così timida e riservata’ora la trovo seduta sul mio tavolo, davanti a me, con le gambe che mi toccano, il piede struscia contro la mia coscia, lo sguardo fisso sui miei seni. Sono davvero imbarazzata. Sento la sua voce dirmi che sono bella, che mi desidera, che ha visto che non ho gli slip, che mi vuole. Non so che dire, spalanco gli occhi, cerco di formulare una risposta, ma non riesco. La osservo sfilare la scarpa e ed accarezzarmi con il piede la gamba, all’esterno, poi internamente. Sale fino a stuzzicarmi i seni, infilando le dita nella scollatura. Il piede scende fino a collocarsi tra le gambe. Mi guarda mentre lascio che mi sfili la camicia ed abbassi il top, lasciando scoperti i seni. Gli occhi le brillano. Si china su di me cominciando a stuzzicarmi i capezzoli con la lingua. Mi lecca dolcemente un capezzolo e mi pizzica forte l’altro. Mi appoggio sullo schienale, lascio che mi guidi verso un desiderio che sento crescere prepotente. Scende dal tavolo, impugna i seni continuando a baciarli. Mi lecca. La sua lingua mi fa rabbrividire. La sento scivolare sulla mia pelle, risalendo fino al collo, alla gola. Mi bacia il mento e sale ad incontrare la mia bocca. Mi bacia, intrufolando la lingua dentro di me. Mi succhia con voracità. Sale su di me, baciandomi con tanta forza da spingermi la testa indietro, costringendomi ad inarcare la schiena in modo che i seni spingano contro di lei. I capezzoli sporgenti la richiamano ancora. Torna a baciarli, mentre cerco di aprire le gambe. Voglio che mi prenda. Voglio quella lingua dentro. Dentro di me. Sento il clitoride pulsare dal desiderio, mentre la sua mano scende a cercarlo. Lo sento premere da sotto i pantaloni, mentre il mio desiderio traspare dal tessuto. Avverte quanto sono bagnata solo osservandomi tra le gambe. Mi sfila i pantaloni. Si inginocchia davanti a me. Mi divarica le gambe tenendole ferme. Voglio offrirle la mia voglia. Voglio quella bocca sul mio mare intenso e caldo. Le apro le grandi labbra, per farla tuffare nel mio piacere. Il clitoride spunta fuori eretto e bagnato. Bagnato di me. Si avvicina, ma non per leccarmi. Mi annusa. Sento il suo respiro soffiare sul clitoride, avverto il calore della sua bocca tra le gambe. Spingo per averla, per sentire la lingua su di me e, finalmente, mi accontenta. Succhia il clitoride come fosse un piccolo pene, assaporandone il gusto, il desiderio trasformatosi in piacere. Lecca e succhia con le labbra tutta la mia voglia ormai esplosa. Spingo la sua testa tra le mie gambe quasi a volermi entrare dentro. Avverto la lingua penetrarmi. La lingua, un dito, un altro dito, la lingua ancora. Magicamente si alternano dandomi un piacere irrefrenabile. Ancora, ancora, Si dai, ancora. Sto per venire, lo sento. Ancora un attimo.

Invece no.

Si ferma. Si stacca da me. Si solleva, mi prende la mano tirandomi verso di sé. Mi fa sdraiare per terra, così nuda come sono. Si adagia su di me, il suo viso tra le mie gambe’.il mio tra le sue. Sotto la gonna era nuda anche lei. Ora &egrave sopra di me, aperta e già bagnata come lo ero io. Avverto la sua lingua riprendere la danza. Dentro e fuori, mentre da sotto osservo il suo fiore offerto a me. Aspiro l’odore di femmina, forte e voglioso di godere, di provare ancora più piacere di quanto provi io. Avvicino la lingua alle gocce di desiderio che vedo colarle lungo le cosce. Il contatto con la mia lingua calda la fa gemere, mentre mi respira dentro. Mi tuffo dentro di lei, la penetro con la lingua, lecco dappertutto, risalendo fino all’ano aperto e dilatato. Voglio farla impazzire, come lei fa con me. Sento le sue dita spingermi dentro, la sua bocca mordicchiarmi il clitoride. Prima di venire voglio entrarle dentro anch’io. Spingo la lingua nel suo anfratto più segreto. Non c’&egrave resistenza. Spingo allora un dito dentro; scivola meravigliosamente fino in fondo e torno a leccarla dove ormai &egrave un fiume in piena. La sento ansimare sempre più. I miei sospiri sono i suoi. Geme dentro di me. Godo dentro di lei. E’ l’oblio.

Autore Pubblicato il: 12 Febbraio 2004Categorie: Racconti erotici sull'Incesto0 Commenti

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