“Vieni qua, troia, su da brava, cammina piano verso di me, che adesso ti faccio la festa, ah ah ah!”
La cagna(in realtà si chiamerebbe Cristina, ma a me piace chiamarla così) era davanti a me, a poche decine di centimetri: completamente nuda, e in ginocchio, e con al collo un guinzaglio che io potevo tranquillamente controllare dalla mia mano, e ovviamente con la lingua perennemente di fuori, altrimenti che cagna sarebbe?
L’avevo conosciuta in chat: la tipica ragazza del sud: 18 anni occhi neri e capelli neri, e carnagione un pò scura…ma, più di ogni altra cosa, quello che mi aveva colpito era la sua sesta naturale di seno: non appena avevo visto quelle due tettone, avevo subito pensato a come martoriarle. E in realtà, non c’era cosa che lei desiderasse di più, nel profondo, di qualcuno che le frustasse a dovere quelle tette da scrofa che si ritrovava…solo non ne era mai stata consapevole: ora invece lo era, e chi doveva ringraziare se non me?
La puttanella era ancora lì, in ginocchio e immobile, in attesa di ordini: uno schiaffo le arrivò subito in pieno viso. “Lurida troietta bastarda, cosa credi, che il cazzo del tuo padrone si alzi da solo? Prendimelo fra le tette e con la lingua leccami la cappella del mio cazzone, e vedi di farlo bene, o sarà peggio per te” La troietta fece per avvicinarsi, ma con poca rapidità: uno strattone del guinzaglio tuttavia la convinse ad essere più risoluta e a fare quello che le era stato ordinato; devo dire che era abbastanza brava nel suo compito, dato la reazione del mio fratellino: lo assorbiva fra le tette con dedizione, e con la lingua dava baci e brevi leccatine delicate sulla cappella, che intanto si faceva sempre più dura e prepotente; dopo qualche minuto di tale trattamento, decisi che ne avevo abbastanza e passai all’azione: con la mano libera dal guinzaglio la presi per i capelli ed aiutandomi con il guinzaglio glie lo ficcai in bocca praticamente a forza; fatto questo cominciai a scoparle la bocca come un forsennato, senza darle tregua; la schiava era già in difficoltà ad avere un bel cazzone che le scopava la bocca a ritmi da record, ma a me non bastava, e decisi di apportare una piccola variazione al tema;mentre con una mano la portavo a me continuando a scoparla, con l’altra le tappai il naso; la povera troietta iniziò a passarsela proprio male, era diventata tutta rossa e gonfia in viso, con le guance oramai rigate di lacrime: stava piangendo e rischiava di soffocare la zoccola, ma a me che fregava? in fondo era una solo una svuotacazzi, o no?
Dopo un pò di tempo di quel piacevolissimo trattamento, la liberai, ridacchiando mentre la vedevo tutta rossa respirare a fatica, e decisi di passare al momento clou della serata: “adesso viene il bello, piccola mia….ti ricordi perchè ti ho invitata qui, vero cagnetta?” Sì, padrone. E perchè ti ho invitato qui? allora dimmelo, non essere timida su, dissi ridacchiando. “Per darmi consapevolezza del mio desiderio segreto”. “E quale sarebbe questo desiderio?” “Trovare qualcuno che mi frustasse a dovere il seno, padrone” . “Non è esatto, troietta, la frase esatta è: “trovare qualcuno che ti punisca a dovere per quelle tettone da troia di strada che ti ritrovi, che metti continuamente in mostra: non ti vergogni per questo? non ti vergogni a non valere nient’altro che una sborrata?”. “Sì padrone, ha perfettamente ragione: sono solo una puttana, non valgo a niente se non per essere sfondata in ogni buco, e l’unica cosa che merito è qualcuno che mi ci faccia sentire, sempre, sempre…la prego padrone, mi punisca, punisca questa cagna e le sue tettone da svergognata che mi porto in giro”. “Brava, troia, così mi piaci: sei stata convincente, ora sei pronta?”
presi la mia cinta preferita: lei era ancora lì, in ginocchio, la testa bassa pronta a ricevere i colpi. Ora, troia, voglio che ogni volta che ti colpisco mi rispondi con un “Grazie padrone”, hai capito? “Sì padrone, perfettamente”.
Aspettai un attimo, poi cominciai a colpirla, dapprima delicatamente, dandole modo di abituarsi ai colpi e al dolore che essi le davano, poi sempre più forte: lei dapprima non mostrava granchè dolore, ma con i ripetersi dei colpi, il seno diventava sempre più rosso e i suoi “grazie, padrone” sempre puntuali a dire il vero, diventavano sempre più confusi con i lamenti; lamenti che però, con il passare del tempo, stranamente(per lei forse un pò, ma non certo per me) iniziarono a confondersi sempre di più con i gemiti; e ciò in realtà non era inverosimile, dati gli umori che colavano sempre più copiosamente dalla sua fica; sì, stava godendo nel dolore e nella vergogna, proprio come mi aspettavo.
“Vedo che stai godendo come una troia, proprio come avevo previsto” “S-si padrone, ah!”
“Bene, adesso è tempo di godere anche per me”
Così smisi di frustarla , la girai e feci per approcciarmi al suo culo.
Il culo era bello stretto, come mi aspettavo: non doveva averlo preso lì molte volte la cagna, almeno a vedere da come urlava e si dimenava; con una mano tenevo il guinzaglio per il collo e la tiravo verso di me, mentre con l’altra mi appoggiavo a lei aiutandomi a scoparla, e di tanto in tanto le davo qualche schiaffone sulle natiche; mi liberai venendole copiosamente nell’intestino.
“Per questa volta finisce qui, ma non pensare che sia finita: sarai mia ogni volta che vorrò, e questo è solo l’inizio della degradazione a cui ti porterò”.
La cagna non mi rispose, ma mi guardò con un misto di timore ed eccitazione
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A presto
