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2′ Capitolo – A casa

Con il passare del tempo, tra me e Marco, tornò la serenità, di Franco era rimasto solo un ricordo, un ricordo stimolante, la parte umiliante ormai l’avevamo cancellata. A volte ci si scherzava sopra e immancabilmente si finiva per fare sesso anzi per fare l’amore. Il ricordo eccitava entrambi, il tempo l’aveva trasformato in sogno ad occhi aperti, l’avevamo veramente vissuto, ma ora sembrava una storia, una fantasia. Un gioco pericoloso che mise a rischio la nostra storia, il nostro amore, il nostro rispetto reciproco.
Marco era un inzigoso, me lo chiedeva spesso se mi piacesse ripetere l’avventura , ma la risposta era sempre negativa, la parte umiliante prevaleva ancora o meglio quella sgradevole sensazione di essere stata usata da Franco, per il suo piacere fisico e mentale, solo per placare quel suo istinto sadico. Comunque era passato e sapevo che quando me lo chiedeva era perché voleva fare l’amore e quella sensazione di essere desiderata, coccolata, in fondo, mi faceva sentire sua, e di nessun altro.

Una sera, sdraiati a guardare la televisione, tra lo zapping e delle carezze molto intime, io sdraiata su un fianco davanti a Marco leggermente più in alto di lui, tanto da riuscire ad allungare il mio piedino e massaggiarli il cazzo e lui che alternava il suo ditino tra la mia fichetta e il telecomando, ci imbattemmo in un film, comunque soft, dove la protagonista si trovava in piedi davanti a un uomo che le stava toccando i seni, poi l’uomo si abbassò fino a sparire dall’inquadratura per dedicarsi alla sua intimità, mentre l’uomo alle sue spalle tenendola per i capelli le leccava l’orecchio e cercava di baciarla. La donna gemeva, ansimava dal piacere, Praticamente non si vedeva nulla, tutto era lasciato all’immaginazione. Marco sembrava ipnotizzato, nel vedere quelle immagini, gli sentivo il suo cazzo duro, mi venne spontaneo chiedergli se mi volesse vedere in quella situazione, lo dissi scherzando, ma lui rispondendomi seriamente mi disse un si convinto, si con Franco e Carlo. Rimasi schioccata dalla sua risposta, il si ci stava, chiaramente anche Franco, l’aveva già coinvolto la volta precedente, ma Carlo chi era? Io mi immaginavo lui con un altro, ma non offerta a due estranei. Pensavo che l’idea di offrirmi gli era passata, ora scoprivo il contrario e soprattutto che uno uomo ora non era più sufficiente.

Non volevo fare scenate, non ero nello stato di farlo, facemmo l’amore, lui scatenato, io turbata, finsi l’orgasmo e lo soddisfai con la bocca. Lui felice, io pensierosa, in un colpo mi era tornata l’angoscia del giorno dopo l’incontro con Franco. Non ero riuscita a darmi una risposta di come un uomo poteva tranne piacere nel vedere la propria compagna godere tra le ‘mani’ di un altro. Mi scoppiava la testa, come riusciva il mio Marco, ad amarmi e nello stesso tempo essere disposto a concedermi a due bastardi che mi avrebbero usata, fatto del male, trattata come un zoccola senza rispetto e soprattutto due che l’avrebbero umiliato davanti a me?

Dovevo riuscire a ritrovare serenità, in fondo credevo nell’amore di Marco e anche ai sentimenti che provavo per lui..

Il fatto di aver fatto l’amore dopo aver visto quella scena del film aveva portato Marco credere nella mia disponibilità. Un giorno addirittura l’avevo sentito combinare un incontro al telefono, con Franco. Non ne ero sicura, la conferma arrivò controllando il cellulare di Marco. Ormai dovevo affrontarlo o prima o poi me li sarei trovati davanti alla porta di casa pronti a farmi la festa.

Raccolsi le forse e parlai apertamente a Marco, l’idea non mi andava, gli spiegai che quelle umiliazioni non sarei riuscita a più a sopportarle, essere usata per il piacere altrui era degradante. Elencai decine di aspetti negativi..pensavo di essere stata chiara invece Marco, più gli esprimevo il mio disappunto più lui si gasava e mi rassicurava dicendo che gli avrebbe parlato, gli avrebbe spiegato cosa potevano fare e cosa no..cercava di ‘tranquillizzarmi, in fondo lui sarebbe stato presente e sarebbe intervenuto subito a farli smettere, se le cose degeneravano. Invece io sapevo che tra le mani di Franco, anzi di Franco e Carlo sarei stata sola, sola tra le mani di due porci bastardi, e non avrei potuto contare su l’aiuto di nessuno..ma ormai Marco aveva deciso..e niente gli avrebbe fatto cambiare idea.

Cercai di rassegnarmi all’idea, comunque non due come Franco, quello no, mi avrebbero mandato all’ospedale. Chiesi a Marco di verificare le dimensioni del pene di Carlo. Aggiunsi che non avrei permesso a Franco di incularmi, era troppo e soprattutto chiedevo a Marco di sottoporli ad una visita medica. Ci mancava solo di rischiare di contrarre anche qualche malattia. Era inimmaginabile riuscire a fargli usare precauzioni, con la foga con cui mi avrebbero sbattuta poi..l’ultima volta non ero riuscita nemmeno a contrastare la forza di Franco ora si che aggiungeva un altro uomo, sarei stata in balia dei loro desideri senza nessuna possibilità di impedirglielo.

Più richieste facevo più mi sentivo ridicola, avrei voluto aggiungere altre mille cose, nessuna doppia penetrazione non essere picchiata..ecc. ma mi rendevo conto che era proprio quello che il mio uomo desiderava, la cosa che lo eccitava era vedermi spaccata in due da quei tori scatenati..O ci stavo o non ci stavo..avrei potuto mettere mille regole, ma in quei momenti, presi dall’eccitazione ‘e dalla possibilità di farsi la donna di un altro, sarebbe stato impossibile fermarli. Ormai il dado era tratto..

Mi indicò la data dell’incontro, a casa nostra un sabato pomeriggio, così avremo avuto più tempo..Il più tempo mi schioccò..non so cosa pensasse Marco di me..non so se si rendesse conto a cosa e a chi mi stava dando in pasto..Non avevo mai avuto rapporti con due uomini, non conoscevo sto Carlo, ma Franco si. Non sarei riuscita a passare un pomeriggio sola con lui, figuriamoci assieme ad un altro. Possibile che non si rendesse conto che mi avrebbero fatto a pezzi, sia fisicamente che mentalmente. Non ci sarebbero andati per il sottile, inutile illudersi. Non sarei riuscita a sopportarli fino a sera..
Ma questo Marco non lo capiva, lui voleva solo vedermi godere, godeva del mio piacere a tal punto da non interessargli il come mi veniva procurato, senza pensare a quale intensità e violenza venivo sottoposta. A Lui interessava vedermi sconquassata dall’orgasmo tra le braccia di un estraneo, riusciva a godere di quel minuto senza dare importanza ai 30 minuti precedenti l’amplesso, 30 minuti di violenze, umiliazioni. Mi spaventava questa sua incoscienza, Franco mi scopava per il suo piacere personale, lui voleva solo godere e per farlo doveva dominare, infierire, procurare dolore, sottomettere, a lui non interessava il mio orgasmo, quello gli era indifferente, In fondo, per lui, ‘l’importante era che il mio non gli rovinasse il suo. Invece a me quei 30 minuti, mi lasciavano un segno, non solo fisicamente ma anche mentalmente. Il mio orgasmo partiva dalla testa, lo raggiungevo solo quando entravo in simbiosi con il mio uomo, colui che mi possedeva, un accettazione di completa sottomissione, un regalo, un segno di apprezzamento. Purtroppo Marco non sapeva il pericolo a cui andava incontro nel sottopormi a quei rapporti.

Marco nella sua testa aveva pianificato tutto..sono sicura che aveva pianificato anche l’astinenza nell’ultima settimana, prima dell’incontro, non mi scopò, addirittura, pochi baci, cercava di starmi lontano..e per assurdo io invece lo volevo sentire vicino.
Volevo che sapesse che lo facevo per lui, per noi, per non perderlo. Volevo sentirmi meno sola, volevo sapesse che lo facevo per amore.

Arrivò il grande giorno, per Marco naturalmente, mi aveva preparato per bene per i suoi amici, depilata come piaceva a lui, mi aveva mandato in un centro estetico per un servizio completo, unghie piedi, mani, inguine..acconciatura..Mi guardavo allo specchio, non mi ricordo di essermi mai vista così attraente, neanche il giorno del mio matrimonio, Quei due non mi meritavano, non meritavano quel bendidio. Uno spreco di soldi, quelli mi avrebbero scopato comunque anche con un bosco tra le gambe e i calli ai piedi..Invece ero li nel mio splendore massimo a concedermi a quei due energumeri..Non per vantarmi ma i miei 35 anni anni li portavo bene, un bel seno, un bel culo sporgente e ancora alto, merito della colonna vertebrale che essendo leggermente curvata in avanti mi spingeva il seno e il bacino in avanti e il culo all’indietro, avevo dei capezzoli sensibili, sempre in tiro, una tortura per gli occhi degli uomini, alta 1.70 magra, due gambe lunghe e leggermente distanziate che attiravano le attenzioni delle mani di mio marito, capelli castano scuro alle spalle.

Marco cambiò atteggiamento, da una settimana nessuna attenzione, quella mattina, tornò a tormentarmi con le sue dita e con la sua lingua..sapevo cosa voleva, rendermi più solo più disponibile. Addirittura a pranzo aprimmo una bottiglia di vino bianco, che versò più a me che a lui, come se avesse paura che mi tirassi indietro, o peggio compromettessi il suo piano. Lo assecondai, un po’ di vino mi avrebbe solo aiutato..dopo un pranzo leggerissimo mi suonò il campanello io ero nuda seduta sul divano, come voleva Marco, Scarpe tacco 13, nuda con indosso solo degli string praticamente trasparenti e con la solita benda sugli occhi. Gli ripetei ancora una volta cosa non volevo e gli ricordai i certificati medici..già venirmi dentro nel mio periodo fertile era sconvolgente, rimanere impestata figuriamoci..
Sembrava che quando si decideva assieme di volere un figlio, facendomi smettere di prendere la pillola, lui mi proponeva, sesso con estranei, sarà stato un caso, ma alcuni dubbi mi stavano sorgendo.

Secondo lui sarebbero arrivati a momenti, anzi erano già in ritardo. Marco per passare il tempo si sdraiò davanti a me, mi fece appoggiare le gambe divaricate sopra le sue spalle mi scostò lo string e iniziò a stuzzicarmi il clitoride con la lingua, tesa come ero sussultai, appoggiai la testa all’indietro sullo schienale e cercai di concentrarmi su quelle sollecitazioni..fantastico avrei voluto dirgli di annullare tutto..ma ero troppo incantata da quella dolcezza. Cercavo di gustarmi ogni slinguata..le accompagnavo con dei gemiti, fino a trasalire al suono del campanello, suono che mi riportò alla realtà. Marco mi abbandonò di scatto, un secondo dopo, stava già aprendogli la porta. Riconobbi la voce di Franco, sentivo Marco comportarsi da perfetto padrone di casa, io invece stavo letteralmente sprofondando sul divano. Si accorsero presto di me, sentì i loro passi avvicinarsi, non rimasero delusi dallo spettacolo, sentendo i loro commenti.

Delle raccomandazioni, dei certificati non fece parola, ormai era come in uno stato di trance, impaziente di concedermi. Sapevo che per lui erano solo dettagli, in fondo me lo aspettavo, ma ormai era tardi..

Mi si avvicinò portandosi dietro di me mi prese le mani per legarmele, dietro la schiena, una pratica per accentuare la mia sottomissione. Franco intervenne, consigliandolo di legarmi i polsi ai corrispettivi gomiti. In questo modo avevo il seno più esposto in avanti e il culo più visibile. Proposta subito accettata da Marco che corse a prenderne un’altra. Tornò con il fiatone, senza poterlo vedere, il suo respiro affannoso mi sembrava amplificato, mosso dall’eccitazione si muoveva a velocità incredibile, il suo sogno si stava avverando, sentivo che aveva il cuore in gola dalla sua voce.
Il nuovo tipo di fissaggio era scomodo, ci volle un attimo ad abituarmi, non mi piaceva, in questo modo non avrei potuto tenere tra le mani il cazzo di Marco. Un ricordo piacevole dell’ultima festa, anzi stimolante, era proprio quello di tenere tra le mani il suo membro e di sentirlo venire. Mi ricordo che la sensazione di aver condiviso quell’esperienza mi aveva tranquillizzata, aveva scacciato quella sensazione di solitudine e di sporco che il concedersi ad un estraneo mi aveva lasciato addosso.
Sogno che svanì subito anche perché Marco questa volta si dileguò subito da dietro di me, non ebbi il tempo di dirgli di starmi vicino, di farmi sentire la sua presenza, di dirgli che avevo paura, di dirgli di mandarli a casa. Forse era proprio per queste mie paure che Marco svanì, sostituito da Franco, che mi fece sentire subito la consistenza del suo membro, appoggiandosi al mio corpo. Non perse tempo, allungò una mano sul mio sedere, la sentivo procedere senza indecisione tra le chiappe dritta sulla fichetta, divaricò le labbra e mi infilò, facendomi sobbalzare, per intero il suo dito medio, lo accompagnai con un gemito. Neanche Carlo perse tempo mi piazzò le mani sulle tette e cominciò a strizzarmele con forza. Decisi, e coordinati. Carlo, come la maggior parte degli uomini che mi avevano vista nuda, rimase colpito dai miei capezzoli, turgidi come due fragole, fu il suo commento. Con una mano mi spremeva con forza una tetta e con i denti mi morsicava l’altro capezzolo, provavo a non urlare per il dolore che quella tortura mi causava, cercando invece, di concentrarmi sulla mano che mi stava masturbando. Franco mi affiancò, Lo intuì dalla provenienza del suo respiro, la sua mano destra sempre piazzata in me venne assistita dalla sinistra che sentivo scendere dal bacino fino a fermarsi con le sue dita sul clitoride. Mi morsi il labbro inferiore, quel contatto mi aveva provocato una scarica di piacere che aveva raggiunto il cervello, l’avrei voluto baciare, sentivo la sua bocca a pochi centimetri da me, dal mio volto, ero sicura che poteva leggere le smorfie di piacere che mi stava provocando, Franco non mi dava tregua, Ero in sua balia, mi muoveva con forza il bacino dettando il ritmo, con la destra mi spingeva con forza verso la sinistra che cercava a sua volta di infilarsi dentro di me.
Cercavo di assecondarlo col il bacino, mi sembrava d’impazzire, mi sembrava di essere scopata. Mi sarebbero bastate solo le sue attenzioni per soddisfarmi. Carlo però non aveva l’intenzione di lasciarmi nelle mani dell’amico e prendendomi per i capelli m’infilò la lingua in bocca, un bacio che facevo fatica a ricambiare, a causa del mio respiro affannoso e dai continui gemiti provocati da quella masturbazione. Carlo, sembrava il più impaziente, forse preoccupato che le attenzioni di Franco mi portassero all’amplesso, senza di lui, tenendomi per i capelli mi trascinò dietro al divano, mi fece appoggiare la gamba destra sullo schienale. Carlo mollò la presa tra i capelli, sostituita subito da Franco che rimasto dall’altra parte del divano mi strattonava per avvicinarmi il viso al cazzo, aspirando a un bel pompino. Carlo nel frattempo mi piazzò la cappella tra le labbra della fichetta, mi prese, con entrambe le mani, il braccio dietro la schiena, che legato in quel modo, si offriva come presa ideale e cominciò a penetrarmi lentamente. Accompagnai, con un lamento, ogni centimetro di quel intrusione che non sembrava avere mai fine. Cercavo di paragonare il suo cazzo a quello di Franco, ma in quel momento gli stimoli che procurava mi impedivano di rimanere lucida. Deciso ma delicato, un modo completamente diverso dal modo in cui Franco mi scopò la prima volta e questo stava dando i suoi frutti. Sempre più in profondità, avanti e indietro, mi riempiva completamente, non forzava oltre, sembrava capire il dolore che mi avrebbe provocato. Scopata dietro e scopata in bocca da Franco che mi muoveva la testa sul quel suo cazzo enorme stavo per lasciar spazio all’orgasmo. Franco si accorse subito del mio stato e avvisò Carlo che aumentò il ritmo e con la mano destra andò a stuzzicarmi il clitoride, troppo piacevole per resistere, troppo bello per rimandarlo. Quella sensazione impagabile si stava facendo largo in me, sentivo le contrazioni dell’orgasmo attorno a quel cazzo. Carlo euforico, come un bambino che riceve una sorpresa, non stava più nella pelle ed esclamò che mi sentiva godere, “la sento la sento sta godendo”, come se fosse una cosa straordinaria, Franco a quel punto mi tolse il cazzo dalla bocca e io accompagnai l’orgasmo con dei ” si sto venendo.si..si godo godo.” Franco incitava Marco a continuare a pomparmi, che gliene avrei regalato subito un’altro, sentivo il suo impegno, lo sentivo ancora più grosso e duro, nodoso, l’orgasmo scemando mi rendeva sensibile, l’incessante sfregare di quel grosso membro contro le mie pareti interne stava diventando doloroso, insostenibile, avevo la sensazione di essere presa da un martello pneumatico, percepivo la sua potenza, la sua regolarità, nonostante il dolore, muovevo il bacino sfregando con forza il mio clitoride sulla mano che Carlo, sapientemente, mi teneva sulla mia intimità. Cercavo di concentrarmi sulla situazione e non sul dolore, presa da due uomini, riempita dai loro cazzi, sembravamo tre amanti abituati da anni a scopare assieme, l’aggiunta di Carlo, per assurdo aveva attenuato la violenza di Franco e soprattutto aveva messo me al centro del piacere. Come aveva anticipato Franco, agevolata da quel affiatamento e da quell’incessante penetrazione, mi fecero nuovamente esplodere in altro favoloso orgasmo. Incredibilmente intenso a tal punto da togliermi le forze. Lo capirono, Carlo estrasse il suo cazzo da me facendomi appoggiare entrambi i piedi a terra, slegandomi le braccia. Respiravo affannosa, con la bocca. Il cuore mi batteva talmente forte che lo sentivo fino nel cervello. Sentivo le braccia indolenzite, finalmente libera da quella presa. Riuscivo a malapena a rimanere in equilibro, appoggiata allo schienale su quei tacchi per me vertiginosi. Carlo lo capì e mi abbracciò accompagnandomi a sedere sul divano. Si sedettero anche loro, ai miei lati, sentivo le loro mani sul mio corpo, leggere mi accarezzavano ovunque. Una sensazione di dolcezza, di rispetto, di affetto. Mi sentivo bene, libera da ogni inibizione, un tutt’uno con i miei amanti. Quelle quattro mani mi risvegliarono, così delicate ma così sfrontate, curiose. Le sentivo ispezionare ogni parte del mio corpo, un esplorazione totale. Non riuscivo a capire di chi fossero e a volte neanche quante fossero, non sarei riuscita ad escludere la presenza delle mani di Marco. In quel momento non mi importava, mi gustavo il piacere che provavo, quella leggerezza nei loro tocchi diventava esasperante, mi contorcevo, nel tentativo di andargli incontro, per aumentare la pressione di quei contatti sul mio corpo. Quella tortura ebbe l’effetto di farmi crescere la voglia, la voglia di essere nuovamente posseduta, completamente a loro disposizione, sentivo crescere dentro la voglia di soddisfarli. Toccava loro venire, volevo regalare a loro il piacere massimo. Cominciai a toccarmi anche io, nell’intimità, un segnale chiaro per i due uomini, che iniziarono a pasparmi le tette, strizzarmi i capezzoli con maggior intensità. Quella mungitura mi provocava la produzione di umori, mi sentivo letteralmente colare, la mia mano era inzuppata, la sentivo appiccicosa. Si poteva sentire il rumore di di quella mano completamente inzuppata. Volevo di più, lo capì Franco che all’improvviso, con la sua forza, mi prese per le ascelle e mi caricò letteralmente sulle sue gambe. Ogni volta rimanevo sorpresa dalla facilità con cui mi spostava, sorpresa dalla sua decisione, sorpresa da come lo assecondavo, ipnotizzata da quel uomo che si prendeva quello che voleva e quando voleva. Non nascondo che la cosa un po’ mi spaventava. In quella posizione appoggiavo la mia fica sulla base del suo cazzo. Mi venne spontaneo, avendo per la prima volta le mani libere, alzare la gamba destra e prendergli con la mano il suo cazzone e puntarmelo all’ingresso della mia fichetta. Rimase piacevolmente sorpreso da questa mia intraprendenza. La naturalezza con cui lo feci sorprese anche me. Mi accorsi subito della differenza tra i due cazzi. La cappella di Franco era larga, come il resto del cazzo mentre quella di Carlo era più piccola, cosa che rendeva il cazzo di Carlo più facile da prendere rispetto a quello di Franco. Due cazzi notevoli, completamente diversi e entrambi con caratteristiche desiderabili. La durezza di Carlo mi faceva intuire la sua età, leggermente più corto rispetto a quello di Franco e forse anche leggermente più piccolo di diametro, non ne ero sicura, non l’avevo ancora avuto tra le mani, comunque la sua forma più schiacciata, durante la penetrazione precedente mi fece comunque provare la sensazione di essere aperta in 2, entrando in me.
Armeggiavo con il cazzo di Franco, Per fortuna la mia fichetta fradicia e il passaggio del cazzo di Carlo mi venivano in contro. Il cazzo di Franco oltre ad essere grosso era lungo., Alzando solo la gamba destra e rimando in ginocchio sulla sinistra non ad avevo abbastanza spazio, dovetti piegarglielo, un po’ goffamente, ma alla fine entrò, accompagnato da un mio fragoroso lamento. Mi mise subito le mani sulle chiappe per penetrarmi di forza, gliele presi e me le portai sui seni, all’inizio mi oppose resistenza ma immediatamente capì e apprezzò. Volevo condurre io, lasciarmi scopare come faceva lui era troppo doloroso. Con i movimenti del bacino, cercavo di portarmelo sempre più in profondità. Sapevo che non dovevo spazientirlo, per questo cercavo di prenderlo tutto in pochi movimenti, noncurante del dolore, ci riuscì, apprezzò il mio sforzo e cominciò ad assecondare i miei movimenti con dolcezza, da non credere. Mugolavo, mi contorcevo, gemevo, una visione eccitante per chiunque ci stesse vedendo. Non sentivo Carlo, me lo aspettavo da un momento all’altro davanti al mio viso, gli avrei regalato un pompino indimenticabile. Ero in balia di Franco delle sensazioni che il suo cazzo mi dava, presa per le tette, volevo farlo venire, ma mi accorgevo che i miei tentativi avevano anche l’effetto di avvicinare il mio di orgasmo. Lo sentivo crescere dentro di me, chissà se questo avrebbe lo avrebbe eccitato, volevo venire con lui. Mi avvicinai al suo orecchio, gli dissi che mi stava facendo impazzire, che stava per farmi godere. Mi sbagliai, Franco gridò a Carlo è pronta, mi sbagliai anche sulla posizione di Carlo, la sua voce alle mie spalle mi sconvolse, tu aprimela per bene. Sapevo che quel giorno mi avrebbero inculata, mi ero anche preparata infilandomi un vibratore nel culo per tutta la settimana, ma non pensavo di subire una doppia penetrazione, non da due cazzi di quelle dimensioni. Ingenua, che ingenua, mi ero immaginata di passare da un cazzo all’altro fino allo sfinimento, ma non una doppia penetrazione. Non ebbi il tempo di mostrare il mio disappunto quando Franco con il cazzo completamento conficcato in me, tenendomi ferma per le chiappe, me le allargò per bene. Carlo senza perdere tempo mi sputò sul mio buchetto, poi con la punta del cazzo spalmò per bene la saliva e con forza me lo piantò nel culo. Non ora, non così, stavo per godere accidenti, il dolore che mi provocava quell’ulteriore intrusione mi soffocava l’orgasmo, mi sarebbe bastato ancora qualche secondo e sarei scoppiata tra le sue braccia. Carlo e Franco dopo quella rapida penetrazione rimasero immobili l’uno completamente piantato in me e l’altro alle mie spalle con la cappella che premeva le mie viscere, pensando che la loro immobilità mi avrebbe aiutato ad abituarmi a quel oltraggio. Carlo mi mise le mani sulle spalle, un segnale che chiarì le sue prossime intenzioni, questo mi procurò i brivido lungo la schiena, sentivo la sua spinta aumentare, il dolore mi esplodeva in testa, cercavo di sottrarmi ma stretta in quella morsa non mi rimaneva che subire. Cercavo di trattenere le urla in gola ma Mi sentivo letteralmente aperta in due, lo gridai, mi spaccate, basta, vi prego, Allora Carlo mi prese la testa e tenendomi per i capelli mi costrinse a baciare Franco che approfittando dell’aiuto dell’amico mi baciò profondamente tenendomi sempre immobile per le chiappe. Man mano che il cazzo di Carlo entrava, Franco si sfilava, I due s’intendevano alla perfezione, sicuramente non ero la loro prima vittima. Questa sensazione dovuta all’ alternanza tra scopata e inculata mi dava alla testa, in questo modo il dolore causato dal cazzo in culo veniva subito calmato dal piacere che il cazzo di Franco mi procurava. Tolsi le mani di Franco dalle mie chiappe, volevo essere io a dilatarmi il buchetto, Franco tornò a tormentarmi i capezzoli. Ora riuscivo a baciarlo e tra un gemito e l’altro mi complimentavo con lui, ero tornata ad incitarlo, era fantastico, ero fiera di me stessa, mi piaceva essere presa in questo modo. Dei tre, Marco non era comodo, ci chiese di sdraiarci per terra, Franco non perse tempo mi sollevo senza sfilarmelo, tenendomi in braccio il mio peso lo aiutava penetrarmi fino in fondo, doveva apprezzare particolarmente questa posizione perché se la stava prendendo comoda e soprattutto non accennava un secondo a smettere di scoparmi, io d’altronde ero come in trance, gemevo ad ogni suo affondo, cercando di non staccarmi dalla sua bocca. Riuscivo a malapena a capire cosa stesse facendo Carlo, troppo presa dal piacere, mi ritrovai con le ginocchia sul pavimento completamente sdraiata sopra Franco, Carlo non tardò, sentì il suo cazzo infilarsi nel mio culetto ben esposto. Il trio si ricompose, ora Anche Carlo si appoggiava sulle gambe di Franco. Lo sentivo più vicino, aderire completamente al mio corpo. Li incitavo, il mio orgasmo, non sarebbe tardato, volevo regalarlo a Franco, al suo cazzo, al piacere che quello sventramento mi procurava. Carlo mi aveva avuta, mi aveva già sentito vibrare tra le sue braccia, Franco non ancora. L’orgasmo era alle porte li avvisai, anche se non ce n’era bisogno, riuscivano facilmente a capirlo dai miei gemiti. Spalancai all’inverosimile le gambe per accogliere interamente Franco, stavo per godere quando Carlo mi prese per i capelli e mi tirò verso di se, verso la sua bocca, inarcata in quel modo riusciva a infilarmelo tutto nel culo, con un movimento, dal basso verso l’alto, il dolore che quella penetrazione aumentò, ma non a sufficienza per fermare l’ondata di piacere, glielo dissi baciandolo, godevo come una assatanata, una ninfomane sfondata in ogni buco. Franco aggrappato al mio seno, mi spingeva dentro il suo cazzo con maggiore intensità, il dolore cominciava ad aumentare, i due uomini ora non si preoccupavano di muoversi coordinati, li sentivo penetrarmi contemporaneamente, insieme, dentro di me, le loro punte si toccavano, si sfioravano attraverso quella che io sentivo come una debole membrana, un sottile tramezzo di pelle la cui precaria integrità sembrava risentire di ogni contatto, e si faceva più fine, sempre più fine. Mi romperanno, pensavo io, mi romperanno e allora si incontreranno davvero. Senza possibilità di sfuggire da quella morsa di corpi il dolore mi prolungava il piacere, le contrazioni non accennavano a terminare, le trasmettevo anche a loro, le percepivano sui loro membri, Carlo Tenendomi sempre vicino alla sua bocca si gustava il mio orgasmo, non accennando a smettere di sodomizzarmi mi sussurrava all’orecchio ti sento..senti come gode..continua non fermarti, godi da brava..parole che anche se dette da uno sconosciuto aumentavano la mia lascività. Per primo esplose Carlo, si fermò completamente in me e lo sentì scaricarmi dentro il suo caldo seme. Stando immobile potevo percepire le contrazioni del suo cazzo, seguite dai suoi schizzi caldi che invasero le mie viscere. Franco invece venne dentro di me senza smettere di scoparmi. Feci fatica a sentirlo, la violenza con cui mi scopava sempre più velocemente, mi impediva di rendermene conto, non riuscivo a percepire se Carlo era ancora in me, sentivo le mani di Franco che, aggrappate alle mie chiappe, m’imprimevano un ritmo forsennato, avevo le lacrime agli occhi, come la volta precedente, Franco quando stava per venire era devastante, questa volta però, a differenza dell’altra non dovevo fare attenzione a dargli la soddisfazione, questa volta lo volevo solo assecondare, volevo lasciarlo sfogare, gli stavo concedendo il mio corpo, per sfogarsi, per sentirmi nuovamente sua. Annebbiata dal dolore, sentì solo il calore della sua sborra riempirmi, poi mi accasciai su di lui, completamente stremata, sudati rimanemmo così per un tempo indecifrabile, assopita sul suo petto rimasi colpita da un suo gesto “Nadia sei stata fantastica” dicendolo mi baciò sulla fronte, sollevai lo sguardo sfilandomi la benda dagli occhi, mi allungai fuoriuscendo dal suo cazzo, ormai moscio e lo baciai, lo baciai con tutto l’amore che una donna prova per il suo uomo. Sentivo dei passi vicino a noi, non m’importava, continuavo a baciarlo, tenendo gli occhi chiusi, gli dissi di essere sua, di farmi ciò che voleva.

Marco era li, lo immaginavo, era stato li in silenzio per l’intera scopata, incredibile, non mi capacitavo di quel suo atteggiamento, come poteva un uomo spingere la propria compagna nelle braccia di un estraneo fino al punto di perderla, si perderla perché ormai non mi sentivo più sua, come spesso accade in queste situazioni, i ruoli cambiano, l’amante diventa dominatore e il marito diventa sottomesso, le moglie diventano puttane.
Una teoria discutibile, sicuramente per la definizione della moglie, sicuramente influenzata dai miei sensi di colpa.

Marco mi si avvicinò, sicuramente mi aveva sentita, nel tentativo di rimediare alla sua passività, mi abbracciò, mi staccai subito con la scusa della sete, senza benda guardavo i miei amanti, mi colpì la giovinezza di Carlo, con i miei 35 anni potrei essere stata sua mamma. Entrambi mi seguirono, verso la cucina, ironizzando sui loro cazzi mosci, scoppiammo a ridere. Per assurdo mi sentivo più in imbarazzo con Marco che con loro. Chiesi a Carlo l’età, 18 compiuti mi disse. Franco ironizzò sul fatto che a quelle età non se ne ha mai abbastanza. Mi si avvicinò da dietro, in qualche secondo il membro stava svettando nuovamente tra le mie chiappe. Scoppiai nuovamente a ridere, e prendendolo in mano gli dissi di pazientare, che avevo bisogno di un attimo di riposo per riprenderlo nuovamente nel culo, rise, mi appoggiò la gamba sul bancone della cucina tranquillizzandomi sulle sue intenzioni di incularmi, mi disse che si gli accontentava di svuotarsi i coglioni nella mia fichetta e senza darmi il tempo di reagire il suo cazzo si stava già infilando in me strappando un urlo di dolore, mi pompava con la classica energia dei giovani, con quella voglia che hanno di soddisfarsi. Lo lasciavo fare, sotto gli occhi di Franco, sembrava che Carlo gli volesse dimostrare che malgrado la sua giovane età, sapeva come scopare e far godere una donna. Non cercava collaborazione, mi tirava all’indietro per le braccia e con il bacino cercava di affondarmelo sempre più in profondità. Quella rapidità mi portò subito su di giri, gemevo e cercando di andare in contro il suo cazzo mi dimenavo lasciva. Si fermò mi fece sedere su uno sgabello da bar, mi disse voglio vederti in faccia quando ti farò godere. Mi tirò fino sull’orlo dello sgabello, mi penetrò d’un colpo, io mi tenevo in equilibrio con le braccia all’indietro aggrappata al bancone del bar, lui come un ossesso mi scopava di forza. Mi fissava negli occhi guardando ogni mia reazione ai suoi colpi profondi. Con la mano posata sulla mia fichetta, sfregava il pollice sul clitoride, come se volesse inserirlo assieme al cazzo. Ci sapeva fare, lo sapeva, le sue stoccate sempre più profonde davano i frutti, godevo, godevo e lo capiva, potevo vedere i miei umori sul suo cazzo quando lo estraeva, ero bagnata fradicia. La mia eccitazione aveva raggiunto il culmine, lo intuì, l’orgasmo ebbe il sopravvento, mi tirò a se e continuando a scoparmi con foga mi sussurrò “godi Troia godi..godi, adesso ti ingravido..” si fermò come per farmeli sentire, ogni contrazione accompagnata da un lamento di piacere, come diceva lui si stava vuotando i coglioni..io aggrappata con le gambe attorno a lui Gustavo gli ultimi spasmi dati dallo smorzarsi del mio orgasmo.

Intervenne Franco, “ora tocca a me” girò lo sgabello sfilandomi il cazzo dell’amico, la sborra colava tutta sulle mie gambe, protestai ridendo, reclamavo un attimo di tregua ma, in realtà ero felice del suo intervento. Si soffermò sulla la mia fichetta tutta arrossata e sbrodolante, prese della carta cucina e me la pulì e disse ” questa la conosco già” dicendo così fece girare nuovamente lo sgabello, mi ritrovai voltata verso la cucina, porgendogli la schiena. Capii immediatamente le sue intenzioni, ma come gli avevo detto in precedenza ormai ero sua, poteva farmi ciò che voleva, lo pregai solo di fare piano. Nonostante il cazzo di Carlo mi aveva creato un cratere, Franco faticò a infilarmelo, l’aiuto del burro non bastò a rendere quella sodomia più piacevole, Seduta sulle cosce con il culetto esposto a quel palo mi aggrappavo al bancone del bar. Franco entrò, e penso se ne accorsero anche i vicini, non si limitò solo ad entrare, il dolore non mi permetteva di rendermi conto quanto ne avessi preso, urlavo, cercavo con tutta me stessa di prenderne ancora, di resistere, di incitarlo a incularmi, ignorando il dolore che quell’azione mi provocava. Riuscì a resistere, riuscì a trasformare quel dolore in piacere, ci riuscì. Masturbandomi con la destra e stritolandomi un capezzolo con la sinistra, Franco mi stava aiutando. Le sue attenzioni alleviavano i bruciori, quelle sensazioni di lacerazione che provenivano dalle mie viscere.

Una sodomia così dolorosa ma allo stesso tempo così appagante mentalmente, completamente sottomessa al mio uomo, mi stava portando all’orgasmo. Lo avvisai che venivo, anche per lui la situazione volgeva al termine, lo sentì indurissi dentro di me, aggrappato a me come ad una roccia si stava vuotando dentro di me. Girò lo sgabello, mi guardò dritto negli occhi e mi baciò, contraccambiai incurante di chi era presente ci baciammo come due innamorati..mi sussurrò che nessuna donna gli aveva regalato un orgasmo mentre veniva sodomizzata, lo presi tra le mani e gli dissi ormai sono tua, tu sei il mio uomo, godo nel farti godere..

Aprì il frigo, offrì loro della frutta, ci mangiammo delle mele, Franco le paragonava alle mie tette, ridendo, sospirava dicendo magari fossero così sode, sembravamo vecchi amici, ci scambiavamo battute, ridevamo assieme, Carlo mi chiese se volevo una banana, indicò il cazzo facendolo sbattere come un battacchio, più lo sbatteva più il suo membro acquistava consistenza. Il ragazzo mi avrebbe ripassato un’altra volta, senza pensarci un minuto.

Marco non riusciva ad inserirsi nei nostri discorsi e se ne stava leggermente in disparte, il fatto di essere l’unico vestito non lo aiutava ad integrarsi.

Sopportare un’altro assedio del giovincello non mi attirava, proposi di farci una bella doccia, per toglierci quell’odore di sesso da dosso. Marco ci precedette preoccupandosi di cercare gli asciugamani per tutti.

M’infilai per prima in doccia, cominciai a lavarmi passandomi le mani dappertutto cercando di togliere tutta la sborra che i due spettatori mi avevano donato..per Carlo doveva essere uno spettacolo troppo invitante, mi raggiunse, con la volontà di darmi una mano a massaggiarmi nell’intimità, accettai una mano solo per lavarmi la schiena. Ridevamo come matti, una situazione ridicola vederlo impegnarsi a pulirmi con quel cannone in tiro che non dava segni di cedimenti. Entrò anche Franco, sgattaiolai fuori io, e nel guardarli scoppiai in una fragorosa risata, due uomini attenti ad non toccarsi, soprattutto Franco schifato dall’erezione prorompente di Carlo.

Li aspettai sotto, vestita con una tuta sotto e con un top sopra. Scesero coperti solo dall’asciugamano, non so perchè ma li vedevo così ridicoli..Risi, anche Marco mi imitò. Chiesi a Franco se Carlo gli aveva fatto male..una battuta infelice.
Il più deluso, nel vedermi vestita fu Carlo, convinto ancora di potermi scopare. Si avvicinò e mi mostrò la sua notevole erezione sotto l’asciugamano, gli proposi un pompino, mi corressi, subito, lo proposi a entrambi, se si accontentavano, e scoppiai nuovamente a ridere..Le occhiate che mi lanciava Franco non erano di buon auspicio, non era sicuramente abituato ad essere deriso da una donna. Cercai di rimediare, mi avvicinandomi a lui, con tutta la mia sensualità, mi inginocchia per prenderglielo in bocca, avevo intenzione di fargli un pompino indimenticabile, glielo leccavo, glielo succhiavo, lo scappellavo, usavo tutta la mia troiaggine per rendere quella pompa un esperienza unica. Incantata da quel membro, facevo scorrere la lingua dalle palle alla cappella. Lo sentivo rinvigorirsi tra le mani, fiera del lavoretto, ora cercavo di segarlo, ma lui con forza mi prese per la coda che mi ero fatta per entrare in doccia, e mi tirò su dal suo gioiello che comunque tenevo stretto con una mano continuandolo a segare come potevo. Franco mimandosi pensieroso mi prese il braccio e con forza me lo girò dietro la schiena, mi fece capire che il suo programma e di conseguenza anche il mio era un altro. Chiamo a se Carlo che non stava più nella pelle, lo fece sdraiare a terra. Lo pregai, lo implorai, ne avevo preso abbastanza, per quel giorno, di cazzo gli dissi. Ma avevo commesso l’errore di deriderlo davanti ad altri, questo era il suo modo di farmela pagare. Mi mollò il braccio e mi abbasso il top, liberandomi il seno. Mi ordinò di spogliarmi, mi abbassai la tuta, lo ripregai, senza ottenere risposta, mi fece mettere a pecora con il culo rivolto verso Carlo che cominciò a leccarmi la fichetta. Franco tornò con il burro e vedendo Carlo occuparsi della mia fichetta, lo rimproverò di non occuparsi del mio buchetto. Carlo, grazie alla sua gioventù me lo puntò subito contro, prima ancora che Franco finì di ungerlo. Per agevolare la penetrazione, Spingevo, nella direzione opposta alla sua, il mio culetto, dopo essere stato sodomizzato per tutto il giorno, non aveva la forza di resistere, Carlo mi sprofondò dentro violentemente senza preoccuparsi dei miei lamenti. Franco vedendomi le lacrime agli occhi, mi consigliò di rilassarmi e mi ricordò che fra un attimo avrei avuto un vero motivo per piangere. Carlo mi inculava senza pietà con la foga dei suoi 18 anni, dandomi delle continue pacche sul culo. Su ordine di Franco e con il suo aiuto senza estrarmelo riuscì a sdraiarsi sulla schiena. Io mi ritrovai seduta su quel palo d’acciaio, appoggiata con le braccia tese, a terra. Ora le in tensioni di Franco mi erano chiare. Mi voleva scopare mentre il suo amico mi inculava. La doccia non era servita a molto ero nuovamente sudata. Franco mi spalancò le gambe si mise in ginocchio davanti a me, sprofondandomi letteralmente dentro iniziò a scoparmi. Nessuna pietà, questa volta, nessuna cura, solo piacere personale, intenso, rabbioso. Franco aveva ragione sulle lacrime, ora si che mi sgorgavano dal dolore, quel modo così intenso e brutale ebbe l’effetto di far durare poco Carlo, ma anche L’orgasmo di Carlo non sarebbe tardato, scopare le donne in quel modo lo esaltava, noncurante delle conseguenze causate alle poverette che lo assecondavano. Provai solo dolore, pura sottomissione fisica e mentale. Per mia fortuna la presenza in me di Carlo andava a scemare. Avevo il viso di Franco davanti al mio per tutto il tempo di quella violenza, non cercò mai di baciarmi e quando venne me lo grido in faccia, mi sembrava un animale, primo di coscienza, di rispetto.

Appena si riprese cercai il suo sguardo e gli dissi, sei un bastardo figlio di puttana..risero loro questa volta, riversandomi sul pavimento gocciolante di sborra. Nuovamente lasciata, con quella sensazione di essere stata usata addosso.

I giorni passarono, la normalità riprese a far parte della nostra vita, anche se i traumi, di quell’esperienza sfuggitaci di mano, difficilmente si potevano cancellare. Marco ed io, cercammo di incollare i cocci del nostro rapporto, per ricomporre quel bellissimo vaso che tutti ci invidiavano, ma che se esaminato da vicino o riempito d’acqua, si mostrava per quello che era..un vaso rotto..

Stupida..stupida e ancora stupida..me lo ripetevo in continuazione.

Autore Pubblicato il: 27 Giugno 2012Categorie: Senza categoria0 Commenti

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