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PadronVale e la tortura dei ceci.
di Tom Tom2075@hotmail.it

La Padrona quel giorno era giustamente adirata con la schiava. Alex aveva avuto ordine di pulire e rassettare la stanzetta della Dea, di lavarle gli indumenti e di lucidarle le scarpe e gli stivali. Alex era riuscita nell’intera mattinata a mettere a posto la camera e lavare i panni sporchi ma non aveva fatto in tempo a lucidare tutte le scarpe. Ne mancavano ancora molte paia all’appello fra quelle impolverate e quasi tutti gli stivali non erano stati neppure toccati.
-‘Anche oggi devi essere punita’- esclamò ridendo Vale.
-‘Ma, Padrona, tutte le sue scarpe in una sola mattinata, oltre agli altri incarichi, sarebbe stato troppo per chiunque’- disse Alex
-‘Cagna! Che fai, ti lagni? Allora doppia punizione!’-
La Padrona ricorse ad un metodo di tortura antico ma ancora efficace, quello dello star in ginocchio sui ceci. Fece mettere una tavola di legno duro in un angolo della camera, la cosparse di ceci di quelli molto duri e piccoli e costrinse la serva ad inginocchiarvisi sopra.
I semi dei ceci, coriacei e rugosi martoriarono le ginocchia e gli stinchi della povera sguattera mentre la Padrona, per rilassarsi della giornata si era messa a guardare un poco di televisione comodamente sdraiata sul letto.
Trascorsero così un paio d’ore.
-‘OK, basta. Sei stata ferma anche troppo a lungo’- disse Vale quando i programmi più interessanti furono terminati ”Adesso ti dovrai dare un po’ da fare per compensare ciò che non hai fatto stamani’-
Alex crollò in avanti, le gambe tremanti di dolore, la pelle scalfita di macchie violacee e strie rossastre.
-‘Vieni qui subito’- ordinò la Padrona ”E porta anche la tavola con i ceci’-
-‘Si, Padrona’-
Alex strisciò portandosi appresso la tavola ed i durissimi semi gialli fino alla poltrona sulla quale si era seduta Vale. Strisciava come una larva, poiché le gambe non la reggevano più.
Quando arrivò ai piedi della Dea, quest’ultima si alzò dalla poltrona e si scostò a destra della serva.
-‘Ora metti la tavola sul cuscino della poltrona e spargici sopra i ceci’- disse. Mentre la schiava ubbidiva lei si recò nell’altra stanza ed indossò gli stivali con i quali era uscita durante la mattinata. Erano stivali azzurri con il tacco alto.
Tornò dalla schiava e notò con piacere che la tavola ed i ceci erano già stati disposti dove aveva ordinato.
Si avvicinò alla serva, che l’attendeva, ancora inginocchiata e dolorante.
-‘Metti le mani sulla tavola con le palme rivolte in alto’- disse la Padrona.
Alex eseguì. Mise il dorso delle mani sui semi ed attese di capire che cosa la Padrona avesse in mente di fare. Lentamente Vale si tolse la minigonna che aveva indosso, lasciandola cadere ai propri piedi, poi fece lo stesso con i delicati slip. Scavalcò le braccia della schiava e andò ad inginocchiarsi sulla tavola, poggiando su di essa solo le ginocchia, sopra le mani di Alex. Aveva il petto rivolto verso lo schienale della poltrona e le suole degli stivali guardavano la faccia arrossata e paonazza della schiava.
Con noncuranza si accomodò ben bene sulle palme delle mani della serva, schiacciandole contro i ceci e arrecando un gran dolore alle nocche ed alle falangi della sguattera. Pose le braccia sullo schienale del sedile e vi si appoggiò con il busto.
-‘Ora leccami le suole degli stivali’- ordinò.
-‘Si, Padrona’- rispose Alex, soffocando un gemito di dolore. La pressione esercitata dal corpo di Vale era effettivamente elevato, contando che in ogni momento la ruvida buccia dei ceci cercava violentemente di ferire la pelle del dorso delle mani della ragazza.
Tuttavia Alex obbedì alla Dea, ed essendo già rea di non aver adempiuto ai suoi doveri nella mattinata fu prodiga di carezze labiali su ogni centimetro quadrato delle suole degli stivali. In effetti le suole erano i punti più sporchi delle divine calzature e qua e là alla polvere si erano aggiunti altri sudiciumi veramente repellenti al gusto (ed Alex sperò che non fossero velenose o infetti da germi). Pulì diligentemente le suole di entrambi gli stivali poi passò ai tacchi, sui quali eseguì una serie di lenti passaggi dalla punta al tallone, ingoiandoli fino a sentirne l’estremità appuntita in gola.
-‘Prendi tutti e due i tacchi in bocca’- ordinò ad un certo punto la Padrona. Alex eseguì e quando lo ebbe fatto Vale si divertì a divaricare le gambe di quel tanto che bastava per slargare la bocca della schiava.
-‘Non li mollare, mi raccomando. Tienili in bocca tutti e due’- disse Vale. La schiava pativa. LE mani bruciavano di dolore e la bocca veniva torturata crudelmente sotto una semplice azione della Padrona, la quale probabilmente, non aveva neppure del tutto idea della sofferenza sperimentata dalla disgraziata.
Le prime lacrime solcarono le guance di Alex. La schiava cercò di indietreggiare con la testa per togliere i tacchi e dare un po’ di sollievo alle labbra ma la Padrona accortasi dei tentativi non glielo permise.
-‘Non ci provare! Schiava, tienili in bocca e lasciati punire finché non deciderò che sia giunto il momento di smettere’- gridò.
Ed Alex obbedì. La punizione proseguì per una decina di minuti. Vale si divertì molto a sentire gli spasmi di dolore della schiava e rise tutto il tempo, improvvisando anche un balletto sulle ginocchia senza staccarle mai dalle mani della disgraziata.
Alla fine Alex era stremata.
-‘Va bene, ora togliti i tacchi di bocca’- disse Vale, riavvicinando i talloni.
-‘Grazie Padrona’-
-‘Aspetta a ringraziarmi. Prima dovrai darmi sollievo’- si piegò inarcando la schiena ed esponendo gli occhi della serva al suo mirabile posteriore.
-‘Leccami il culo’-
Alex si tuffò letteralmente fra le natiche della Padrona e leccò il solco come mai le era riuscito prima, benché la bocca dolesse ancora molto e le labbra fossero praticamente prive di sensibilità a causa della sofferenza.
Lucidò poi con amore le singole natiche, facendo scorrere lentamente ma doverosamente la lingua sulla morbidissima pelle della sua Signora e Padrona. Vale gradì molto quel trattamento. Inizialmente indicò a voce il punto dove leccare ma poi, assuefatta totalmente al trattamento, appoggiò la testa alla spalliera della poltrona e si limitò a dirigere la schiava con colpetti dei tacchi sul mento.
-‘Sei proprio brava, serva’- disse.
Un complimento che fece un enorme piacere alla schiava, la quale si impegnò ancora più a fondo nel leccare il sedere magnifico della Padrona.
-‘Ma non ti montare la testa. Non sei stata ancora perdonata’-
-‘Certo, Padrona’-
-‘E considerati fortunata. Il mio culetto è lindo e profumato’-
Era vero
-‘Avrei potuto ordinarti di leccarmelo dopo essere stata in bagno. E tu avresti dovuto anche obbedire’-
-‘Si, Padrona’-
-‘Un giorno ti userò anche per quello scopo specifico, sai sguattera?’-
-‘Si, Padrona’-
Mentre Alex leccava Vale scoreggiò. Aveva atteso che la bocca della scema fosse proprio in corrispondenza del buchino. Rise. La serva si ritrasse, stupita.
-‘Chi ti ha detto di allontanarti?’- urlò Vale ”Avvicinati e continua. Se voglio farti un po’ d’aria in gola è un mio diritto di Padrona, sai? Ed un tuo dovere di schiava obbedire e ingoiare. Troia’-
-‘Si, Padrona’-
-‘Ora avvicinati e apri bocca. Alex lo fece e Vale ripeté l’exploit, ridendo di gusto.
-‘Va bene, basta. Ora facciamo sul serio’- disse Vale ”Toglimi la tua faccia dal culo’-
La Padrona allontanò Alex dandole un calcio alla gola con il tallone. Scese dalle mani della serva con le ginocchia.
-‘Lascia lì le mani’- ordinò. Oramai la schiava non le sentiva neppure più. Praticamente i ceci le si erano conficcati nella pelle. Le dita si muovevano a stento.
Vale si girò e si sedette sopra le mani di Alex con le natiche ben leccate, rivolgendo questa volta il petto alla serva, poi sollevò le gambe e pose i talloni sulle spalle della miserabile.
-‘Ora avvicina la tua bocca alla mia cosina, mi lecchi e mi pulisci’- indicò il suo sesso ”Sbrigati’-
-‘Si Padrona’-
Alex restò alquanto sbalordita dalla richiesta della Padrona. Vale, infatti, solo poche volte l’aveva impiegata per farsi dare piacere in quella maniera. Tuttavia la serva non esitò, la punizione, dopo questo epilogo, si sarebbe conclusa.
Osservò lo stesso trattamento riservato al sedere della Padrona, anche per il sesso. Vale le artigliò i capelli con una mano e la schiacciò sul suo bacino. L’altro braccio era languidamente disteso sul bracciolo della poltrona. Quando il piacere cominciò ad infuocarle l’addome e la mente puntellò le gambe sui tacchi affilati degli stivali infilandoli nelle spalle della serva.
-‘Cagna, lecca, lecca bene’- disse, mentre la sguattera si dava da fare alacremente ”Lecca, cagna schifosa. Sei una nullità. Io sono la tua Padrona e tu sei nulla per me’.’-
I tacchi ruotarono nelle spalle di Alex stirandole la pelle e martoriandone la carne. La serva gemette, ma Vale le premette con più forza la testa fra le proprie gambe e contemporaneamente intensificò la tensione dei tacchi.
-‘Continua, su. Non servi ad altro. Sei una schiava, no? La mia schiava. Ed io sono la tua Padrona. Cagna! Lecca, allora! Lecca, soffri, patisci. E ringraziami che ti permetto di farmi leccare il culo e di respirare le mie scoregge’-
In quel momento il piacere di Vale raggiunse il culmine.
-‘Spalanca quella bocca schifosa che ti ritrovi, inferiore. Lecca e spalanca’- disse, premendo forte la faccia di Alex sul suo sesso.
Alex leccò e pulì.
Alla fine la Padrona si calmò. Spinse via Alex e si alzò.
-‘Rimetti tutto a posto e riporta i ceci dov’erano’-
La schiava sollevò le mani ed alcuni semi le rimasero attaccati alla pelle; si erano come infissi ed i dorsi delle mani erano tutti piagati e cosparsi di lividi.
Vale rise.
-‘L’hai voluto tu. La prossima volta fai ciò che ti è stato ordinato nel tempo concessoti’- disse.
-‘Si, Padrona’- rispose Alex crollando a terra, con la testa schiacciata sul pavimento.
Vale rise ancora, si chinò piegando le ginocchia ed andando a posare il sedere sul viso della schiava.
-‘Apri la bocca’- ordinò, e quando Alex ebbe obbedito lei le scoreggiò in bocca e rise.

Autore Pubblicato il: 18 Marzo 2007Categorie: Racconti di Dominazione0 Commenti

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