Entrammo in questo bell’ albergo del centro. “è pronto il nostro tavolo?” chiese Daniele appena entrammo. “Si signor Mancini, potete accomodarvi”. Per la prima volta venivo a conoscenza del suo cognome! Seduti al tavolo inizia ad osservarlo bene. Daniele era un bell’uomo sulla quarantina, alto, robusto, con delle spalle davvero possenti. Era moro con dei bellissimi occhi verdi, ed era elegante con quella sua camicia bianca e la cravatta blu, come i suoi pantaloni. Ordinammo e mangiammo, appena finito mi disse con autorevolezza “Ora va in bagno, togli le mutande e lasciale in bella vista sul water e poi torna qui.” Mi alzai, e forse solo per mia suggestione, sentii gli sguardi su di me, novità per me che di solito passo abbastanza inosservata. Sono 160, ho gli occhi castani e i capelli mogano, sono rotondetta e l’unica cosa che fa girare gli uomini a guardarmi sono le mie tette, ho una 6!
Arrivata in bagno tolsi gli slip, ma per timore che entrasse qualcuno subito dopo di me , li accartocciai in un angolo ed uscii in fretta, ma dietro la porta trovai Daniele “tu va a sederti, che io devo controllare se stavolta hai obbedito”, feci no con la testa, ma ormai non potevo far molto quindi tornai a sedermi. Poco dopo arrivò Daniele che aprendo la mano sul tavolo fece cadere le mie mutande che prontamente io presi e infilai in borsa. “Anche stavolta non sei stata obbediente, si vede che tuo marito ti lascia troppo libera, avresti bisogno di qualche strigliata , mi hai fatto arrabbiare, il dolce lo mangeremo in camera” mi afferrò per un polso e si fece seguire. La camera era al terzo piano, in ascensore spinta da non so quale coraggio mi avvicinai per baciarlo, ci baciammo, appena arrivati in camera mi buttò sul letto a pancia in giù, mi bacio il collo , le spalle, mi accarezzò, ma dopo poco sentii freddo al collo, mi aveva poggiato qualcosa di freddo, appena realizzai mi accorsi che era una specie di collare di metallo, con un gancio davanti e uno dietro al quale era collegato un guinzaglio . “Spogliati e mettiti in ginocchio vicino la porta e aspettami li, io vado in doccia”
Lo feci, lo aspettai per circa 15 minuti, in ginocchio, vicino la porta, con le gambe che mi facevano male, ma non volevo deluderlo ancora. Uscì dal bagno nudo e visibilmente eccitato, allora non ero l’unica ad esserlo pensai. “Vedo che stavolta sei stata obbediente, ma io non dimentico e devi ancora scontare quello di prima” e si andò a sedere alla scrivania, “cammina come una cagna e vieni qui” andai, e lui legò il guinzaglio alla gamba del tavolo e subito mi colpì con una manata sul culo “Oh mi fai male Daniele, fa più piano!”. Per risposta mi diede un altra sculacciata, stavolta più forte tanto da sentite nitidamente la fede sulla mia chiappa. “Daniele non esiste, ti ho detto che devi chiamarmi Maestro in questo momento, e non esiste nemmeno il fai più piano”. Dal cassetto prese un frustino di quelli per cavalli, “Facendo un breve calcolo, per non avermi obbedito, dal reggiseno ad adesso ti meriti 35 frustate, io ti frusto e tu le conti e mi ringrazi “mi disse. SBAM! “1 scusami per averti deluso” SBAM! “2 grazie per la pazienza che hai avuto con me” SBAM! “3 grazie perchè mi stai facendo provare nuove cose”… Arrivati alla 25esima avevo il culo in fiamme e le lacrime agli occhi, e lui aumentava la forza e la frequenza ad ogni frustata. “Allungati a pancia in su” Mi girai come meglio potevo dato che ero legata con il guinzaglio. SBAM! erano 26, il colpo prese in pieno il mio capezzolo e sentii un dolore lancinante, dalla mia bocca non uscì una parola ma solo un urlo. SBAM! SBAM! SBAM! SBAM! Il 30 lo contò lui. Ne mancavano ancora 5, io ero distrutta e le mie tette erano rossissime. “Allarga le gambe” subito ci passò la mano e mi accorsi che ero un lago di umori e se ne accorse anche lui, che senza delicatezza infilò 3 dita dentro ed un urlo di piacere uscì dalla mia bocca. “Ma allora ti piace essere frustata, senti come ti sei bagnata”, tolse la mano e SBAM! 31, la frusta era sul mio interno coscia, SBAM!32 e la frusta era sul mio clitoride, SBAM! 33 sempre li ma ancora più forte, stavo piangendo, ma a lui non interessava e a quanto pare neanche alla mia fica che continuava a bagnare dei suoi umori il pavimento.SBAM!34, SBAM! 35. Avevo smesso di contare da tempo, portavo il conto solo nella mia testa. “Vado a chiamare mia moglie per la buonanotte, hai tempo per riprenderti un pò”.
Si vestì, mi sciolse il guinzaglio dal tavolo , mi baciò e uscì dalla camera.