Leggi qui tutti i racconti erotici di: NoraN

Gli dissi bruscamente: “Ora vattene, non vedi che ho da fare!?” e allora lui: “Scusami, vado subito di là, ti aspett…” e si interruppe vedendo che mi ero girata dall’altra parte, facendo finta di non ascoltarlo.

Sdraiata su un divano-letto, con gli occhi chiusi, stavo per addormentarmi veramente, ma ad un certo punto lo sentii che entrava pianissimo in camera.. fui a un passo dall’aprire gli occhi e dargli una bella lezione per come fosse entrato in camera senza permesso, ma non ne avevo voglia.

Per la verità, prima l’avevo già punito abbondantemente, e avevo già goduto sufficientemente.. adesso volevo riposarmi un po’, perciò feci finta di dormire e decisi di lasciargliela passare così.
Lui uscì, e riaccostò la porta.. probabilmente non si arrischiò a chiuderla, perchè non voleva fare rumore.

Stavo pensando a quale metro prendere per raggiungere la fermata “Charles Michel”, quando mi resi conto che un rumore, come di sfregamento, arrivava dal bagno. Il mio appartamento è di soli 20m2, e capii subito come lui stava usando i 3m2 del minuscolo bagno!
Si stava facendo una sega, sicuramente pensando alla punizione di prima, dove non l’avevo lasciato godere.. brutto maiale sottomesso.. è così che si seguono le istruzioni della tua padrona??

Fui lì lì per alzarmi, e coglierlo in flagrante.. ero a metà irritata e divertita, ma a un tratto mi venne un’idea geniale, e le mie labbra formarono un sorriso perverso..
Lui andò avanti ancora per poco, gli lasciai il tempo di nascondere quel che aveva fatto e dopo una mezz’oretta mi alzai, e ci preparammo per uscire.

Quando entrammo nella linea 10, la gente non era tantissima, ma neppure poca. Ci sedemmo uno di fianco all’altra nel centro del vagone. Gli altri posti subito in faccia a noi erano tutti pieni. Era un momento quotidiano di vita parigina, ognuno perso nei suoi pensieri, alcuni ascoltavano musica, altri avevano un libro.

Mi guardai in giro, per vedere se c’era qualcuno che conoscevo, che non doveva sapere i miei gusti sessuali, ma no, non c’era nessuno, così scelsi quel momento per dire chiaramente e ad alta voce: “E così, prima ti sei fatto una sega senza chiedere il permesso, eh?”.
Lo stavo guardando, e lui, girandosi incredulo con gli occhi spalancati, arrossì violentemente, e subito abbassò gli occhi e si guardò le mani dicendo “Ma come hai.. io.. sai, sai..” e poi disse alcune parole indistinte.. ma io rincarai la dose “Almeno spero che ti sia piaciuto, perchè non avrai tante altre occasioni di godere ora, con quel che hai fatto.”
Mi fermai un attimo, per gustarmi la scena del mio schiavetto ripiegato su se stesso, che si vergognava come un ladro.. perchè, anche se io parlavo con voce seria e facevo finta di niente, gli altri, che erano a mezzo metro di distanza, avevano sentito benissimo, e ci guardavano fissi – chi divertito, chi curioso, chi scioccato.

Insistei secca: “Allora, ti è piaciuto o no?!?”. Lui era completamente in black-out, rosso come non mai, e un tipo sui 26 anni seduto in faccia a lui gli disse con un tono a metà tra lo strafottente e il divertito: “..certo che se pensavi a quel pezzo di figa che hai di fianco.. pure a me piacerebbe farlo.. eheheh”.

Inutile dire che non lo degnai di uno sguardo. Neanche il mio povero schiavetto, ridotto a uno straccetto, alzò lo sguardo. Invece una signora, che da un po’ faceva finta di leggere la stessa pagina, mi lanciò un’occhiata misto nervosa/vergognosa.

“Rispondi.” gli dissi seria, guardandolo. E lui, giocando con le mani, che tra l’altro gli tremavano un po’, con grandissima fatica disse quasi sottovoce: “Io..ecco………io..ss..”.
Il ventiseienne si mise a ridere.
Sapendo quanto era costato quel mezzo si al mio maialetto perverso, evitai cose del tipo “Non ho sentito cosa hai detto” o “Dillo più chiaramente”, ma era più forte di me, e alla fine non ce la feci ad evitare di dirgli “COSA, ti è piaciuto? ..che magari c’è gente che è salita adesso e non lo sa.”.
“Non..non ce la faccio” disse lui in un soffio.
Mi avvicinai al suo orecchio e dissi piano: “Vuoi che racconti loro cos’hai fatto l’altro ieri? Dai, puttanella.. su, muoviti che non ho voglia di star qui tutta la giornata”.
Gli detti una spintarella sulla spalla, poi dato che non parlava, per spronarlo cominciai ad alta voce, guardando i presenti, come se stessi parlando di una cosa normalissima: “Allora.. dovete sa..”
Ma lui con uno scatto disperato, sempre senza alzare lo sguardo, disse: “No! ..mi sono fatto.. mi sono fatto una sega….mi è piaciuto..”.
In parecchi saliti alla nuova fermata, si voltarono a vedere chi era quel pervertito che faceva quei discorsi. Io dovetti proprio trattenermi, per mantenere un’aria seria, nel vedere il mio schiavetto disperato.

Dopo essermi goduta la scena mi alzai e gli dissi “Si scende”. Lui senza discutere si alzò e guardando in terra uscì prima di me. Il ragazzo che aveva parlato, mentre gli passavo davanti, mi sfiorò il culo, e io, come se non fosse successo niente gli pestai un piede con il tacco, che non era tanto alto, né tanto fine, ma presumo abbia fatto male lo stesso, anche perché lui disse ad alta voce: “Stronza..!!!”. Ma io ero già uscita.

Lui era lì su un lato della banchina, non mi guardava, mi aspettava solo. Era così indifeso. Risalimmo la scala, io gli misi il mio braccio su una spalla: si era proprio impegnato. Senza guardarmi disse pianissimo: “Ti odio.”
Sapevo che non era vero, tolsi il braccio e gli dissi: “Ti bastava comportarti da uomo, che so, rispondermi per le rime con una frase chiara e netta, se non volevi che durasse tanto.. così sei stato un divertimento per tutto il vagone”.

Lui rispose prendendo il mio braccio: “Scusa, hai ragione.. sono uno stupido, non volevo…. scusa..”. Certe volte fa spavento quanto gli altri possano crederti, qualunque cosa dici.. è ovvio che non avrebbe mai potuto farlo, lui così vergognoso.. mi sarei veramente stupita da morire se avesse agito veramente così.

Mi fermai, lo attirai vicino a me e gli tastai il pacco di nascosto.
Aggiunsi: “In più sapevo che ti sarebbe piaciuto.. farti umiliare in pubblico, ma non pensavo che ti sarebbe piaciuto così tanto, dopo quel che hai fatto in bagno.. porco schifoso.. dai vieni, che andiamo subito a casa..” e cominciai a scendere sulla scala che portava allo stesso metro, in senso contrario.

Lui non si mosse, mi disse implorante “Ti prego, ho sempre cercato di fare tutto quel che vuoi, ma non andiamoci in metro, per favore, ti prego, ho bisogno di prendere aria..non il metro”. Una volta in superficie, mi disse che voleva andare in taxi, che avrebbe pagato lui.

Una volta a casa, gli dissi: “spogliati, su..” e gli indicai una sedia, lui ci si sedette nudo. Non aveva un cazzo di grandi dimensioni, ma per le poche volte che l’ho utilizzato per il suo uso originale, ci si poteva anche passare sopra..

Lo bendai, lo legai, e mi accorsi che la sua erezione stava lentamente scemando. Gli diedi due sberle sul cazzo e dissi: “Possibile che hai già dimenticato quel vagone? O adesso ti dura così poco?”.
Si vede che lui ripensò alla scena che era appena successa, perchè la faccia diventò un po’ rossa. Presi due mollette e le misi sui suoi capezzoli. “Lo so che tu non li hai visti, ma c’era parecchia gente che ti guardava.. era chiarissimo il tuo ruolo di schiavo incapace..chissà cos’hanno pensato di te!” Poi aggiunsi, accarezzandogli la testa: “Ridevano tutti di te, eh? Hai pensato davvero che potessi parlare di cos’hai fatto ieri?”
Lui annuì.
Io sorrisi.. anche se questa volta non avevo intenzione di farlo, mi conosceva piuttosto bene!

Mi tolsi i collant, le scarpe e gli slip, e mi sedetti sul tavolo. Gli misi un piede davanti alla faccia, e mentre lui leccava dissi “dimmi cos’hai sentito quando ti ho fatto la prima domanda.”.
Lui “Io mi sono chiesto se l’avevi detto davvero, o me l’ero sognato.. ma come hai fatto..” io lo interruppi, dandogli un calcio: “voglio sapere cosa hai SENTITO, non me ne può fregare di meno di quello che ti sei chiesto”.
“..mi son sentito sprofondare, volevo sprofondare, avevo caldo.. avevo vergogna, una vergogna infinita..”
Cominciai a toccargli il cazzo con l’altro piede.
Dissi: “Io le ho viste tutte, quelle facce che alla fine ti hanno guardato come se fossi un pervertito..sai? ..avresti dovuto vederle”
“..non ce la facevo..”
Notai che il suo cazzo aveva raggiunto di nuovo l’erezione. C’è un premio, pensai. Scesi dal tavolo e senza dire niente, mi misi a cavalcioni e lo feci entrare in me. Disse quasi impercettibilmente: “Grazie padrona, grazie..” ma era impossibilitato a spingere, così reclinò la testa all’indietro. Io feci passare un unghia dalla cima al fondo del suo collo e gli dissi: “Sei una bella femminuccia, non un maschio, sei una femminuccia..” e gli mollai una sberla.
Lui non mi contraddisse, ma si vedeva che perlomeno aveva lo stimolo a spingere, solo che il bacino era bloccato.
Mi muovevo su e giù come piaceva a me. Mi eccitai tantissimo e dissi: “Con il tuo cazzetto, non sei nemmeno capace di soddisfare la tua padrona…! sei un incapace, uno schifoso incapace.. riesci solo a farti le seghe eh? sei un segaiolo schifoso ..volevi fregarmi eh? Ti meriteresti frustate, non un premio come questo!!!!!!!!!!!! “.
Lui ansimava mentre le mie unghie gli penetravano la carne. Sapeva che non doveva venire. Disse: “Padrona, io starò sempre sotto di lei, sotto di..” ma io lo interruppi: “Zitto, frocio. Che sto venendo..” gli tappai la bocca, ci infilai un dito dentro e dissi: “Succhia…!!!” e gli riversai addosso un mare di parolacce.
Lui venne poco dopo, ma io ormai mi stavo già togliendo. Venne con un lamento, molto schiavo, molto poco virile. Gli dissi ridendo: “Ti mancava qualcosa nel culo eh???”
Allentai le corde, ma lo lasciai attaccato. Poi gli tolsi il preservativo, e lui era lì, con la bocca aperta, gli occhi bendati. Gli misi con noncuranza il preservativo in bocca, e quando lui si accorse di cos’era, fece per sputarlo, ma ci ripensò. In effetti non era nella situazione migliore per farlo, legato e nudo.. ma per lo schifo che gli faceva, un rivoletto gli uscì da un angolo della bocca. Sorrisi e andai alla finestra.
Lo sentii deglutire una volta, allora accesi la musica. Era Bessie Smith.

Autore Pubblicato il: 17 Gennaio 2009Categorie: Racconti di Dominazione0 Commenti

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