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Mi strinsi nelle spalle quando Davide mi sussurrò nell’orecchio.
‘Non ce lo aspettavamo’, disse, ‘non sapevamo che i metalloidi sarebbero arrivati stanotte’.
Era tanto vicino che il suo fiato seguiva il bordo del girocollo che indossavo. Sentivo il suo odore ormonico, caldo, la sua voce mandava brividi lungo la schiena.
‘Senti. Pensi che riusciranno a trovarci? Avvertiranno la nostra presenza anche se il programma ci nasconde? Da ieri ho il mestruo e la spinta della traccia ormonale sui sensori &egrave molto forte. Ho paura che la rete ceda’, e nel dirlo strusciai involontariamente il bacino contro la sua coscia muscolosa, per la tensione gli strinsi la mano con energia. ‘Ho paura’, dissi.
‘In tal caso non ti farò mancare nulla, non temere’, disse Davide, dandomi un pizzicotto sul monte del pube per sdrammatizzare. ‘Sei con me e presto arriverà anche Michele, andrà tutto bene’.
‘Questa me la paghi’, sussurrai, ‘non sarebbe una buona idea, il rischio che le vibrazioni taglino lo smalto di protezione che ci ricopre la pelle sarebbe alto; l’atmosfera qui &egrave troppo rarefatta e prima di domani non saremo in grado di sintonizzarci con i nostri respiri più profondi e calmi. Rischieremmo nel migliore dei casi una acinesia parziale’.
‘Siamo pronti per questo, Crista, e sinceramente mi sento al sicuro. Non ci troveremo ad affrontare un attacco, vedrai. Anche se qualcuno di noi entrasse in acinesia totale, sia io che Michele continueremmo a trasmettere immagini all’esterno per farci ricevere. Ci &egrave già capitato e non sarà facile che accada di nuovo. I nostri neuro-trasmettitori hanno raddoppiato la sensibilità, non perderanno il comando della percezione. Se sarà necessario, risucchieremo ogni vibrazione che i tuoi organi di senso fletteranno alle sollecitazioni degli uomini metallo; non riusciranno a penetrare e ad arrivare a noi. Rilassati’. E così dicendo, avvicinò la bocca alla mia, si mise a cavalcioni sopra di me, dritto, di modo che il suo membro ‘ data l’ottima qualità ‘ attivasse con meno di mezza rotazione dei fianchi una scia eccitatissima, umida, alla base delle mie cosce ancora tese.
Chiusi gli occhi e lasciai che il suo peso mi sdraiasse completamente. Potevo avvertire le varie angolazioni del programma, un cuscino a temperatura corporea premeva leggermente su di noi. Ci misurava. La matrice della rete era completamente invasa dalle vampate dei nostri corpi eccitatissimi. Facevo fatica a parlare con Davide, era difficile per me indovinare la consistenza della sovrapposizione che giungeva all’esterno. Sapevo che i nostri centri erotici fluivano mandando bagliori azzurri, una proiezione intermittente che si agganciava alle pulsazioni e ai sussulti del desiderio e dei ferormoni. Se il programma non avesse coperto il nostro balletto, gli uomini in metallo ci avrebbero trovato in pochi secondi.
Con l’aumentare dei battiti il sudore cominciò a ricoprirmi la pelle, Davide non si lasciò sfuggire l’occasione. Si piegò su di me e leccò via ogni rivolo che scendeva tra i seni. I capezzoli diventarono gonfi, quasi viola, l’esponenzialità delle pulsazioni infiammava il tessuto di connessione. Dopo piccole pause, scegliendo la modalità preferita, Davide iniziò a sfruttare le mie vibrazioni.
Ero un bagno caldo e la sensazione che si faceva strada in me era deliziosa. Quando si alzò una mano sui miei capezzoli e Davide li strinse forte, un’onda scivolosa si insinuò a lambire i circuiti della mia carne viva e le fasce percettive che dai genitali partivano e salivano dal fondoschiena si riattivarono lungo la spina dorsale.
I miei muscoli si tesero, ero pronta a ricevere il suo uccello.
Sentii un click e, ‘ok’, udii la voce di Davide, ‘sei su di giri piccola, continua così. Siamo nella direzione giusta, in perfetta sincronia’.
Non ero sicura di voler restare intrappolata tra lui e Michele, ma l’arrivo inaspettato dei metalloidi non dava scelta. Temevo però l’espulsione degli ormoni, un’interfaccia nemica si sarebbe potuta introdurre da un momento all’altro, sarebbe stata la sua occasione. L’effetto della trazione dei corpi spingeva le reazioni troppo in alto e Michele non era ancora arrivato per connettersi al cavo e unirsi in caso di crisi.
La giuntura di pelle era diventata bagnata e luccicante, il desiderio di scoparmi Davide lentissimamente stava amplificando i lampi azzurro violetti. ‘Merda’ imprecai, il mestruo scendeva a baciarmi le cosce e l’odore del mio corpo rotto e straziato si andava infilando nella corteccia di supporto. Prevedevo un varco nella parete di fronte del programma prima che Davide avesse finito di lavorare su di me la prima fase.
Perché cazzo Michele tardava, mi dicevo. La tensione aveva iniziato ad attraversarmi con piccole scariche e il programma era costretto a momenti di sospensione. Davide riceveva quel vuoto come un freddo peso metallico e ogni volta trovava una nuova posizione. Spingeva l’uccello dentro la mia fica, fino in fondo, disputando la profondità delle vibrazioni che mi procuravano tilt di tensione erotica.
Era chiaro, ma avrei preferito meno incertezza, Davide sapeva come mantenere il ritmo della senso rete. Mi rendevo conto della sensazione che migliorava man mano che scivolavo dopo aver cambiato posizione. Le fenditure che si erano bruciate si riorientavano, le cariche di forza primordiale finivano per adattarsi. Capivo che Davide stava traslando l’intensità dei miei arresti in dolci invasioni, e capivo che fosse inevitabile; lo sentivo mentre il suo membro mi scuoteva. La passione si riallineò al circuito.
Il mio corpo fremette e si contrasse.
La mia lingua andò dentro-fuori la sua bocca e le mie quattro labbra ruotarono e affondarono, lo stesso movimento fu provocato nel mio culo.
Lo stato di liquidità invase con violenza quando la fase di assorbimento arrivò al termine; Davide ci era riuscito in pieno, le secrezioni erano state contenute, alla fine l’avevo sentito allontanarsi bloccando il flusso.
Lo vidi rigirare su se stesso assaporando la frequenza degli istanti, mentre nel mio stomaco si agitava una strana combinazione di paura e eccitazione. Un attimo dopo mi guardavo attorno.
Mi accertai che la stanza dall’esterno apparisse realmente come sembrava. Pulita. Vuota da qualunque dispersione di colore.
‘Roba da fondere i circuiti’, se ne uscì Davide, ‘ammettilo’. Il sudore brillava sulle mie guance come a una sgualdrina adolescente.
‘Sei pazzo’, ringhiai, sentendo ancora l’orgasmo irradiarsi dai pori, ‘vuoi farci beccare?’
Era lui a detenere il potere e aveva ragione, ma mi meravigliai che avesse agito con tanta fretta e sconsiderazione. ‘Dovevamo aspettare, potevano scoprirci ed irrompere da un momento all’altro. Dove avremmo potuto nasconderci? Provocare un’intera squadra di metallo &egrave da idioti’.
Ero incazzata sul serio, anche se la mia fica nuda e rasata faticava a decidersi tra le conseguenze del mio odore che percepivo dappertutto e l’aderenza del suo uccello ancora duro sulla mia coscia.
‘Non cercare scuse Crista. La tua faccia era di un rosso barbabietola, il tuo corpo aveva bisogno di essere lavorato senza pietà prima che i sensori inviassero messaggi inconfondibili oltre la rete. Il mestruo proietta esplosioni di ormoni a maggiore distanza e l’assorbimento non aspetta. Non potevamo perdere tempo, e poi per cosa? Non credere che mi faccia mettere in fregola, si &egrave trattato di lavoro. Nient’altro. Sai come funziona, &egrave per la sicurezza di tutti’.
Con gli occhi in fiamme, mortificata per parlare, ‘fanculo!’ stavo per lanciare un urlo; quando non mi meravigliai di vedere Michele materializzarsi proprio dentro il programma: la rete di tensione erotica si era distesa. La potenza silenziosa della protezione si espanse a velocità perfetta, non ci furono interferenze, la vibrazione elettrica curvò sui nostri corpi nudi e lucidi ed il battito cardiaco immediatamente risalì dentro una luce azzurra.
‘Cris!’ salutò Michele, intuii dallo sguardo che approvava l’ottima riuscita di Davide. L’aria all’interno della rete era inconfondibile, satura, un groviglio di ormoni e sudore, non ci voleva molto per capire quanto fosse stato intenso.
Avevo perso la cognizione del tempo ed era meglio lasciar perdere, c’erano altre priorità; quindi sospirai. La mia fica riprese a vibrare pensando alla notte che sarebbe seguita.

Autore Pubblicato il: 31 Marzo 2008Categorie: Trio0 Commenti

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