Mi piace guardare mia moglie con altri uomini.
Mi piace vederli rapaci approfittare di lei, cedevole, disponibile.
Mi piace vederla passare da una maliziosa signorilità allo stato di vacca, lo sguardo torbido, le labbra gonfie.
Mi piace sentire l’odore di sesso permeare la stanza, l’odore acre del sudore e quello dolciastro dello sperma, l’afrore della fica.
Lei si lascia fare, si gode il maschio arrapato, soggiace ai desideri di quello, sempre più audaci.
Mi guarda e con gli occhi mi dice: “vedi cosa mi sta facendo? è un porco, sta facendo quello che vuole… e tu lo lasci fare? sei un porco anche te… mi vuoi vedere troia, usata come una puttana da strada, di quelle da quattro soldi che fanno tutto con dei porci schifosi dal cazzo duro e le palle piene di sborra… e allora guardami… sono come tu mi vuoi… per te…”
E io mi eccito all’inverosimile. Assorbo ogni dettaglio che mi farà compagnia nel ricordo per mesi, per anni.
Rivedo le immagini del cazzo rosso, paonazzo, di Rudi, il cameriere dell’hotel in Croazia, le mani che la tengono per i capelli, e i getti potenti di sborra che la colpiscono sul viso, disegnando un denso altorilievo cremoso, che poi lui spinge con la cappella nella sua bocca, e lei golosa ingoia.
Sento i suoi guaiti mentre uno di cui non ricordo il nome la incula potentemente, tenendola per i fianchi, piegata, appoggiata sulla sponda del divano, senza ritegno e con violenza, avendo capito di avere a che fare con una cagna con cui poteva permettersi di tutto. E infatti le riempì il culo.
E molti, molti altri. Carlo che si faceva leccare il culo prima di sborrarle in gola, godendo nel sentirla ingoiare rumorosamente, con difficoltà. Antonio che schizzava tanto e lontanissimo: tirava fuori il cazzo dalla fica e da lì riusciva a riempirle la faccia, il seno, il ventre.
Ora c’è Gabi. Un senegalese dal cazzo potente. Nero come l’ebano.
Ama poco i preliminari Gabi. Se lo tira fuori con un sorriso sornione e lo sbatte su e giù aspettando che lei si chini e glielo prenda in mano.
Lei se lo lecca tutto, dalle palle alla cappella. Il bastone è lucido, lei lo insaliva e fa scorrere la mano, solleticando con la lingua il glande.
Lui quando ce l’ha duro la fa girare e le alza la gonna, le infila prima un dito poi due, scostando il perizoma, evidentemente la sente sufficientemente bagnata, perché si pone dietro di lei, i pantaloni calati alle caviglie e glielo infila.
Lei urla e cerca di divincolarsi, ma il volto di lui è una maschera di pietra. La tiene stretta e penetra fino in fondo. Si assesta in lei con un grugnito di soddisfazione. Poi si ritrae e riaffonda.
Ad ogni colpo lei ha il fiato mozzo.
Lui si toglie le scarpe e i pantaloni, continuando a chiavarla. Aumenta il ritmo, lei geme. Poi senza dire nulla, con un solo gemito profondo lo vedo irrigidirsi, i muscoli delle cosce contrarsi e capisco che le sta riempiendo la fica.
Gabi se ne frega, che lei prenda la pillola o meno. Potrebbe anche ingravidarla, la donna bianca puttana.
Si toglie lentamente, il nero serpente solo un po’ meno rigido.
Lei si appoggia sul letto, si gira.
“Leccamela…” mi dice.
Ne avevamo parlato, in una fantasia recente. Si era eccitata pensando di farsela leccare quando era piena.
Io non l’ho mai fatto, mi avvicino titubante.
Sento l’odore della sua fica bagnata che ben conosco e anche altri odori. Quello del maschio nero, forte. Una grossa goccia di sperma si affaccia fra le labbra della vulva.
Avvicino la lingua al bottoncino. Lei geme, mi prende e mi spinge verso il basso.
Subito la mia lingua incontra quel sapore dolciastro. Lo prendo con la punta della lingua e lo spalmo intorno.
Lei mi spinge sulla sua fica, e spinge, si apre, fiotta fuori un rivolo che mi arriva in bocca e sul viso.
E’ sperma caldo, così come lei lo ha ricevuto ora me lo sta dando.
Vedo Gabi che guarda, e si masturba. Il cazzo nero di nuovo duro.
Michi mi viene in bocca, stringendomi il viso fra le cosce. Gabi le offre il suo cazzo davanti al viso e lei lo prende in bocca.
Mi allontano di nuovo sulla mia poltrona a godermi lo spettacolo. Il sapore dello sperma sulle labbra.
Loro continuano.
La torta alla crema mi è piaciuta. Penso diventerà un piatto tradizionale nei nostri giochi. A me è sempre piaciuto mettere mia moglie nella condizione di poter esprimere al meglio la sua natura profonda di vacca da monta.
Nella vita normale un po’ snob, non troppo avvicinabile, guarda la maggior parte degli uomini dall’alto in basso, valutandoli per portamento, educazione, condizione economica. Poi quando si eccita perde la testa e tutti gli schermi sociali cadono.
La mia presenza le consente di abdicare ogni controllo morale. E’ autorizzata a lasciarsi andare.
Così a quel punto dei maschi non guarda più nulla che non sia la loro voglia di montarla, che si manifesta nel cazzo duro che cerca di infilarsi dentro di lei, le palle gonfie di sperma.
La fica si apre, gonfia, esposta, lucida di umori. Il corpo gode ad essere toccato, maneggiato, manipolato. Sudata, spettinata, le mucose turgide, emana feromoni di femmina che fanno infoiare anche il maschio più educato e composto che la aggredisce ferino, i denti scoperti, le narici dilatate il cazzo duro, le mani ad artiglio sulla carne morbida.
Lei si lascia fare, ma non in modo indolente. Partecipa cercando di compiacere puttanescamente le voglie del maschio. Se quello glielo mette davanti al viso lei ci si butta sopra, lo lecca, lo annusa, sim inebria di odore di cazzo, lo ingoia fino a strozzarsi, lo insaliva, sputa sulla cappella e raccoglie la saliva, lo stringe violentemente, sembra voglia strapparlo, mangiarlo, farlo diventare sempre più grosso fino a che le esploda dentro, riempiendola completamente.
Se lui le alza le gambe lei si apre e si sgrilletta, guardandolo in faccia, leccandosi le labbra. Si allarga la fica con le dita, lo incita a buttarglielo dentro, a spaccarla, a chiavarla come una puttana da strada. Se quello la mette a faccia in giù, lei alza le chiappe, sculetta, si allarga le natiche, gli apre il culo davanti al viso, le gambe aperte, la fica gocciolante divaricata. Il maschio impazzisce indeciso se infilarla nella spacca bollente e morbida o forzarle lo stretto anello del culo, che però se ci sputi sopra e infili prima un dito poi due senti che è cedevole e morbido e pulsa aprendosi e chiudendosi come a risucchiare qualcosa dentro, vorace, affamato.
Allora la scopano con qualche colpo furioso, tenendola ai fianchi, infilzandola per farla urlare, e qualcuno col cazzo particolarmente lungo ci riesce.
Poi, quando sentono che si è assuefatta alla nerchia, quale che sia la sua dimensione, allora per farla urlare da femmina violata devono metterglielo nel culo. Senza pietà. Lo tolgono grosso e duro dalla fica, appoggiano la cappella, tenendola a posto con una mano, mentre con l’altra tengono lei ferma, prendendole la nuca, o le spalle, il collo e poi spingono.
A lei piace cercare di fuggire. Dire no, no… è duro. Ma sono parole che al maschio dicono sfondami il culo fammi sentire quanto ce l’hai grosso e duro e come mi spacchi in due il culo. Fammi sentire come sei maschio e che cazzo che hai.
Così lei si dimena e quello la tiene, e glielo infila dentro con un colpo solo. A volte urla e si piega, ma quello è così infoiato da animale che le entra dentro come avesse una spada e dovesse squartarla. La inchioda lì dove la sta inculando. Su un letto, su un divano, su un tavolo o un cofano di una macchina in un parcheggio.
La tiene ferma giù, schiacciata, e le infligge l’oltraggio dell’inculata.
Solo che lei gode di ciò. Femmina fortunata che gode ad essere sfondata e violata come in uno stupro in cui è consensiente.
Quando è così accetta chiunque. Vecchi porci, giovani efebi, pance pelose e puzza di sudore. Solo i cazzi più grossi attirano la sua attenzione e le sue cure. Meglio se nerboruti e con una cappella pronunciata.
I maschi se ne accorgono, della sua natura di troia. Ne approfittano. E’ una cui sborrare dentro senza nemmeno chiedere. In bocca, tenendole giù la testa e sentire che soffoca e deglutisce a fatica la sborra. In pancia, il più profondo possibile, direttamente nell’utero. Nell’intestino, farcendola nel profondo di crema.
A me piace scoparla dopo. Dopo che l’hanno riempita.
Suggello, con il mio sperma, quello degli altri maschi. Le tappo la fica piena con il mio cazzo in modo che la sborra di cui è piena venga assorbito dalle pareti della vagina, rendendola sempre più porca e puttana.
Mi piace sentirla piena e bagnata. Sentire la fregna slargata e grondante. Che ci si potrebbe infilare una mano e il braccio, come in quella di una vacca.
Una volta si faceva venire sulla pancia, o sulle tette.
Poi capitò un amico che aveva una sborrata straordinariamente abbondante. Era proprio tanta: dieci undici schizzi. Non finiva più.
Mi piaceva vederla ingoiare quando capitava che gli faceva un bocchino in macchina, attenta a non sporcargli i pantaloni. Mi piaceva sentire che deglutiva più volte e che non fosse abituata a così tanta sborra tutta insieme da ingoiare.
Mi piaceva quando le riempiva il culo. Poi la mettevo seduta sul water e glielo mettevo in bocca, mentre lei spingeva e la sborra le usciva dal culo. E mentre usciva da sotto io la riempivo da sopra. Ingoiava e cagava sborra nello stesso tempo. Mi piaceva questa circolarità che passava attraverso lei.
La prima volta che glielo misi dentro appena dopo che lui l’aveva riempita era proprio un lago. A ogni spinta ne schizzava un po’ fuori, faceva ciac, ciac.
Bellissima sensazione riempirla dubito dopo mischiando la sborra e poi vederla che si infilava due dita dentro per poi leccarsele.
L’ho baciata. Le nostre lingue si sono intrecciate sulle sue dita.
Scendere a leccarla per infilarle la lingua dentro è stato il passo successivo che mi ha di nuovo fatto venire il cazzo duro.
Ma anche farla riempire e poi mettermela sopra il viso e leccarla fino a farla venire mentre la sborra esce….
con lei che mi strofina la fica gonfia sul viso e viene mischiando liquidi e aromi che ti rimangono addosso e ti dispiace lavare, per tornare ad essere normali esseri umani, civili e educati.