Ivano era impaziente, Valentina, come al solito, si faceva attendere, è vero che avevano un margine di tempo, ma, comunque, preferiva arrivare in anticipo che rischiare il ritardo.
Valentina ed Ivano erano due medici specializzandi, la prima in chirurgia plastica, il secondo in gastroenterologia che le rispettive scuole avevano assegnato, per un periodo di frequenza di tre mesi, ad un grosso ospedale convenzionato che distava circa un’ora di macchina ed i due, invece di trasferirsi per il periodo, avevano preferito una specie di car sharing, ovvero Ivano metteva la macchina e guidava, Valentina si faceva trasportare, avrebbe dovuto partecipare alle spese, ma Ivano non insisteva, tanto con la macchina ci sarebbe dovuto andare lo stesso, meglio essere in due.
Valentina comparve, minuta, aggraziata, bionda con i capelli a caschetto, quasi sbarazzini alla maschietta, indossava un leggings celeste che metteva ben in mostra le curve, essendo tirato nel culo e nella fica, ed una camicetta bianca sotto la quale si capiva che le tette erano autoreggenti.
Ivano la guardò e gli venne l’acquolina, ogni volta che la vedeva gli tirava il cazzo, poi Valentina godeva fama di sciupa cazzi o scopata libera che dir si voglia, comunque solo voci, mai conferme e con lui si era sempre comportata in modo discreto.
‘Alla buon’ ora, sono le sette passate!’
‘E beh, dobbiamo stare lì per le otto e mezza, abbiamo tempo’
‘Balle e se troviamo un ingorgo?’
‘Pazienza, ma vedrai che andrà tutto liscio come sempre’
Durante il viaggio fecero le solite due chiacchiere, Ivano aveva la seduta di endoscopia operativa e Valentina quella di ricostruzioni mammarie, si stuzzicarono su qualche particolare pruriginoso come la descrizione dei diversi buchi di culo in cui infilare l’endoscopio o delle diverse mammelle da aumentare o restringere a seconda dei desideri delle utenti.
Alle otto ed un quarto erano nel parcheggio dell’ospedale e si avviarono verso i rispettivi reparti, Ivano raccomandò a Valentina di non fare tardi
‘ Guarda che se per le diciotto non ci sei me ne vado e ti lascio qui’
‘Non ci credo, non mi lasceresti mai’
‘Prova a tardare e vedrai’
Ivano la vide allontanarsi sculettando, cazzo che bella figa che era, chissà se erano vere le voci, a lui sarebbe piaciuta, anche perché era a secco da parecchio, si era mollato con la ragazza che aveva (era una rompiballe che si lamentava sempre e non la dava mai) ed erano mesi che andava a seghe.
La giornata fu faticosa ed impegnativa, Ivano non vedeva l’ora di rientrare, mangiare un boccone ed andare a dormire, l’indomani sarebbe stata un’altra giornata dura; alle diciotto, puntuale come un orologio svizzero era nell’androne dell’ospedale, ma di Valentina nessuna traccia, dopo un quarto d’ora scocciato provò a chiamarla sul cellulare, ma scattò la segreteria, aspettò ancora un po’, poi decise che se ne sarebbe veramente andato, stava per infilare la porta quando una vocina squillante lo chiamò
‘Ivano, Ivano, aspetta sto arrivando’
Era Valentina che correva trafelata
‘Sono uscita adesso dalla sala operatoria, la seduta è stata più lunga del previsto, abbiamo fatto tutta una tirata, mi sono staccata che stavano ancora chiudendo l’ultima paziente e sono venuta via correndo, aspetta che prendo un po’ d’acqua che muoio dalla sete’
Così dicendo Valentina prese dal distributore automatico due bottigliette di acqua gasata
‘Ne vuoi un po’?’
‘No grazie, io bevo quella liscia’
Valentina si attaccò alla bottiglia e, mentre si recavano al parcheggio se la scolò tutta e poi aprì anche la seconda che iniziò a sorseggiare, si erano appena seduti in macchina che le scappò un sonoro rutto
‘Scusami, lo so che non è elegante che una gentile donzella rutti come un vecchio bevitore di birra, ma ero piena di gas’
‘Figurati, sei più umana quando sei fisiologica’
Mentre facevano manovra per uscire dal parcheggio Valentina finì la seconda bottiglia
‘Ti sei riempita come un otre, altro rutto?’
‘No, non credo, non so, ma avevo una sete ‘ ora sto meglio’
Erano partiti da circa mezz’ora, Ivano Guidava lentamente per il traffico più intenso del solito
‘Se continua così, di questo passo ci metteremo tre ore’
Dopo un po’ Ivano vide Valentina irrequieta
‘Qualcosa non va?’
‘No,no,o meglio, c’è una stazione di servizio più avanti?’
‘Si, in condizioni normali sarebbe a circa venti minuti, ma di questo passo ‘,perché ‘
‘Mi scappa la pipì, l’ho fatta stamattina prima di entrare in sala, poi all’uscita non mi scappava ed avevo fretta ”
‘E poi ti sei scolata tutta quell’acqua, va be’ ‘
Passò un altro quarto d’ora a passo d’uomo
‘Che dici Ivano, manca molto?Mi scappa da morire, se manca molto vedi se ti puoi fermare in una piazzola, tre un po’ me la faccio addosso’
‘Appena posso mi fermo, ancora me la fai sul sedile’
Dopo qualche minuto Ivano vide che Valentina si torceva con le mani tra le cosce, doveva proprio fermarsi, passarono ancora pochi minuti di tormento, poi Ivano riuscì a fermarsi in una piazzola, Valentina si precipitò fuori e Ivano vide che armeggiava con la chiusure dei leggings quando udì una imprecazione
‘Cazzo, cazzo noo, cazzo,cazzo cazzo, noo,noo!!’
‘Valentina che succede, che hai?’
‘Cazzo,cazzo,cazzo’
Ivano non l’aveva mai sentita parlare così
‘Valentina che succede?’
‘Succede che mi sono bagnata e mi sto ancora bagnando,cazzo,cazzo, cazzo’
‘Eh?’
‘Non fare il finto tonto, mi sono bagnata, mi sono pisciata addosso, mi sto ancora pisciando nelle mutande e nei calzoni,cazzo, cazzo, cazzo!!!’
A Ivano l’ idea che Valentina si fosse pisciata sotto fece venire il cazzo duro da morire, ma si contenne
‘Come è stato? Non hai fatto in tempo?’
‘è stato che mi si è un po’ inceppata la cerniera e non ce l’ho fatta più a tenerla ed è partita da sola la pisciata; cazzo, ed ora come faccio? Sono tutta bagnata!!’
Ivano sentì dal tono che Valentina stava per piangere, si intenerì e scese dalla macchina per consolarla
‘Dai Valentina, non è successo niente, c’è rimedio a tutto, non è la fine del mondo, può succedere a tutti, ‘ ‘
‘Col cazzo, a me e successo, non a te, ed ora come faccio? Sono tutta inzuppata! Mi è scolata anche nelle scarpe!’
Ivano la guardò, in effetti era spettacolare: i leggings celesti erano diventati blu scuro dal cavallo lungo le gambe fino a terra dove c’era una pozza di piscio tra i piedi, avrebbe voluto girarle intorno per vedere come si estendeva la macchia di piscia sul culetto, ma preferì non insistere; entrò in macchina ed armeggiò nel cassetto sotto il cruscotto e ne trasse una busta di plastica e dei fazzoletti di carta
‘Togliti quella roba e mettila qui dentro poi asciugati con questi’
‘E poi rimango nuda come un vermiciattolo, ti piacerebbe’
‘Potrebbe anche piacermi, ma non rimarrai nuda del tutto’
Si allungò alla cappelliera e prese un pacchetto
‘Qui c’è un plaid, ti coprirai con questo, così non sarai nuda’
Valentina si spogliò ed Ivano ebbe modo di vederla, era proprio carina con la passerotta depilata da una ceretta brasiliana che aveva lasciato solo una sottile striscia di peli biondi, poi la vide piegarsi per asciugarsi e così mise in mostra il culetto che si aprì mostrando una rosellina plissettata e poi lo spacco della fica. Era proprio un buon bocconcino, beato chi se la mangiava, poi si avvolse nel plaid e si sedette in macchina, Ivano stava per risalire quando pensò che forse era meglio che pisciasse anche lui
‘Faccio pipì anche io e poi ripartiamo’
‘Per solidarietà dovresti fartela addosso anche tu’
‘E che non ho più buste e neanche plaid’
Mentre si scambiavano queste battute Ivano tirò fuori l’ uccello semieretto e prese a pisciare, Valentina lo osservò aveva proprio un bel pisello, doveva essere almeno di venti centimetri, ed anche il getto non era male, chissà se sborrava anche così, avrebbe voluto fare qualche battuta, ma preferì trattenersi.
Il viaggio riprese tranquillo, il traffico era diminuito ed in poco più di mezz’ora furono a destinazione, Valentina scese dalla macchina avvolta nel plaid che la impacciava un po’
‘Dai, ti accompagno a casa, così recupero il plaid’
‘E ne approfitti per vedermi seminuda’
‘Ehh, ti ho già vista!!’
Mentre salivano per le scale Valentina diffidò Ivano
‘Non ti permettere di raccontare quello che è successo, non voglio avere la fama di piscia sotto’
‘Non ne avevo intenzione, ma me ne hai fatto venire la voglia, però ‘, se paghi ”
‘Come sarebbe a dire? Quanto vuoi?’
‘Non quanto, cosa, si può fare in natura ”
Valentina rimase interdetta, la sua fama di sciupa cazzi era un po’ usurpata, ma le piaceva scopare ed il cazzo di Ivano le era piaciuto, non avrebbe disdegnato provarlo, poi Ivano le piaceva in genere: era gentile, garbato, si meravigliava che non le avesse ancora fatto delle avances
‘Beh, forse si può fare, domani mentre andiamo facciamo il contratto,un bacino e grazie’
Così dicendo si sfilò il plaid , lo ripiegò e lo porse ad Ivano che poté rimirarla, anzi si tolse pure la camicia che aveva i bordi bagnati mettendo in mostra le tettine.
Ivano se ne andò con il cazzo che puntava per uscire dai calzoni, aveva fretta di rientrare per spararsi una sega colossale pensando alla giornata seguente; Valentina, rimasta sola, si massaggiò la fica, si sarebbe fatta un bel ditale pregustando un periodo di buon sesso con Ivano.