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Lei è fuori per lavoro. Sono solo per alcuni giorni.
Ho vissuto solo per tanto tempo, ma adesso che c’è lei sono disabituato.
La prima sera giravo per casa e non sapevo che fare.
Ieri sera sono uscito e alla fine mi sono andato ad infilare in un cinema a luci rosse.
Erano un sacco di anni che non ci andavo.

Era una multisala. Fra i tre film possibili ho scelto quello che mi attirava di più dalla locandina e dal titolo, ma senza starci troppo a pensare. In realtà mi interessava più l’ambiente che il film.

Sono entrato che il film era già iniziato.
Un uomo e una donna scopavano su un divano. Una bella trans li guardava seduta su una scrivania, masturbandosi un grosso cazzo e toccandosi le tette. Poi si avvicinava da dietro a lui e glielo metteva nel culo.

Nel frattempo che sullo schermo avveniva questo i miei occhi si abituavano all’oscurità e mi orizzontavo nella sala.
Sono andato a sedermi in una zona semivuota.

Non c’era molta gente. Forse in tutto una quindicina di persone. Sparse nella sala. La maggior parte da soli.

Mi rilassai sulla poltrona e cercai di gustarmi la scena sullo schermo.
La trans s’inculava alla grande l’uomo mentre la donna che prima era sotto di lui si era alzata, si baciava con la trans, le toccava le tette, toccava il cazzo duro dell’uomo che lo stava prendendo, ogni tanto si chinava fino per prenderglielo in bocca.

Un movimento alla mia destra e uno mi si siede vicino.
Lo guardo con la coda dell’occhio: un uomo anziano, magro.
Non perde tempo, mi accarezza la coscia.

“no guarda…” dico “non è una cosa che mi interessa…”
Toglie la mano, ma dice:
“sei sicuro? sarai eccitato no?”
“si sono sicuro… mi piacciono le donne…”
Non sono scortese. Parlo con tranquillità, anche sorridendo. Per questo forse, continua.
“Anche a me piacciono le donne…” dice “ma al cinema, mentre guardi un film, una mano è una mano… che differenza fa?”

Torna a sfiorare la mia coscia.
“sono sicuro che hai un bel cazzo…” mi dice.
“può darsi… ma anche a lui piacciono le femmine.. che vuoi farci?”

“posso toccarlo?… solo un momento…”
“non è duro… “dico “è inutile che lo tocchi…”
“ma lo capisco lo stesso, se è un bel cazzo… anche se non è duro… dai… posso toccarlo? un momento solo…”
“ok fai pure”

La mano dalla coscia passa all’inguine. Trova le forme del pene e lo schiaccia e lo spreme con il palmo della mano.

“avevi detto un momento…” dico.

“sta diventando duro …” mi fa.

Non è vero. Glielo dico.
“se mi fai continuare vedrai se non ti diventa duro.. non hai voglia di sborrare?”

Gli tolgo la mano. COn gentilezza ma con fermezza.
Deluso si accomoda meglio sulla poltrona.

Passa un minuto, o poco più.

“Io abito qui vicino…” mi dice “a casa c’è mia moglie. E’ una bella donna. E’ pià giovane di me. Vuoi venire?

“a far cosa?”

“ti presento come un mio amico. mia moglie è molto calda. capisci cosa intendo dire?”

“no. non sono sicuro. spiegati meglio”

“mia moglie è una donna molto calda… le piacciono i bei cazzi… se vieni da noi non te ne pentirai… e poi cucina bene…”

“e tu cosa vorresti?”
“io? me lo fai toccare… te lo faccio diventare duro e ti guardo mentre te la monti…”

Lo guardo. Penso che dopotutto non è male come situazione. Comunque vada, anche se non se ne fa niente. Anche se mi sta prendendo in giro e non c’è nessuna moglie.
Non ho timori di sorta. In qualunque momento voglia interrompere il gioco potrò farlo.

“ok, dico… andiamo ora?”

“vado a telefonare a mia moglie…”

Esce dalla sala. Torna dopo alcuni minuti.
“va bene. possiamo andare fra un po’ però. voleva sistemarsi. sai come sono le donne.”
Annuisco.
“piacere, mi chiamo Giulio” dice.
“io Luca”

Ora non cerca più di toccarmi.
Si mette a parlare del film. Commenta le scene, forma e dimensioni dei cazzi degli attori, delle tette e delle fiche dele donne.
“sei mai stato con un uomo?”
“no…te l’ho detto che non mi piacciono…”
“nemmeno con una trans? sono bellissime, alcune…”
“no, nemmeno con una trans…”
“e… ti piacerebbe?”
“non so… mai dire mai.

Passano una ventina di minuti.
“andiamo? “dice.
“quando vuoi”

Usciamo dalla sala. Mi guida per le strade strette intorno al cinema.
Chiedo: “è lontano?”
“no. sono cinque minuti”

In effetti in breve siamo davanti ad un portone. Tira fuori le chiavi, apre. Prendiamo l’ascensore, al piano suona.
Viene ad aprirci una bella donna mora. Sui 45 anni.
Lui ne ha almeno dieci di più. O forse di più entrambi, non so.
Lei comunque è attraente. Bei capelli, bel viso, bella bocca. Ha fatto in tempo a truccarsi e a mettersi un filo di rossetto. Ha un profumo forte. Lo conosco ma non ricordo il nome. Porta un tailleur nero e calze velate. Belle forme. Non ha un corpo da modella, ma non è grassa. Seno abbondante.

Lui è magro, dicevo. Capelli quasi tutti bianchi, folti e un po’ lunghi. Veste bene.
La casa è elegante. Accogliente.

Lo sguardo che mi manda lei è compiaciuto. Di apprezzamento. Ricambio.

“Lucia…” mi dice “si accomodi…”
Mi precede ancheggiando in salotto. Mi indica un divano dove sedermi.
“gradisce un caffè? un liquore? io prendo questo…” e indica della crema di whisky.

“va bene anche a me, grazie”

Noto che prende solo due bicchieri. Uno per me e uno per lei.
L’uomo, Giulio, si siede in disparte, in silenzio.

“E così Giulio l’ha conosciuta al cinema…” dice sedendosi su una poltrona, davanti a me.
Accavalla le cosce e intravedo oltre l’orlo delle autoreggenti, la carne bianca nuda.
Sento il sangue affluire verso il pene.

“Si. Proprio al cinema ” rispondo.

“E le ha proposto cose sessuali, immagino…”

“si.”

“e lei ha accettato?”

“no, veramente.”

“posso chiederle che cosa le aveva proposto?”

“voleva, diciamo così, saggiare la consistenza del mio pene…”

“e lei non glielo ha permesso?”

“solo un poco…”

La conversazione mi sta eccitando. La signora appare calma, molto sicura di sé. Vagamente inquisitoria nei confronti del marito.
Ancora non so come potrà svilupparsi la situazione ma non rimpiango di aver accettato l’invito. Sorseggio la mia crema di whisky e aspetto.

“e allora le ha proposto salire qui, promettendole il mio corpo, pur di accedere in qualche modo al suo pene… non trova che sia disgustoso e patetico? ”

Dice questo con uno strano sorriso sulle labbra. Non sembra arrabbiata, piuttosto divertita.

Guardo Giulio e vedo che tiene lo sguardo basso, in un atteggiamento succube.
Sembra uno scolaretto colto in flagrante.

Capisco che questo è il gioco della coppia e provo ad assecondarlo.

“se lo ha fatto senza il suo permesso certo non è una cosa bella. merita una punizione.”

“Esatto. Merita una punizione. Vedo che ci intendiamo, io e lei. La pensiamo uguale.”

“mi fa piacere” dico.

“Vieni qui tu” dice al marito.
Quello si alza e si avvicina alla donna.
“In ginocchio…”
Lui esegue prontamente e lei gli rifila uno schiaffo. Lo guarda e quindi altri due schiaffi. Il secondo piuttosto forte e ben assestato.

Si alza, apre un cassetto e prende un paio di manette e con quelle blocca le mani dell’uomo dietro la schiena.

“Ora tu resti qui e non dici nulla. Hai capito? porco… ” e gli rifila un altro schiaffo.
Lui annuisce.

Lei gli sbottona i pantaloni e li tira giù. Insieme alle mutande. Per qualche centimetro, essendo in ginocchio.

“guarda che pisello ridicolo che hai…”
Lui non dice una parola.
“mi fai schifo… ”

Poi si rivolge a me.
“mi scuso per questo spettacolo brutto da vedersi…
io le piaccio?”

“Si. Molto. La trovo molto eccitante” dico.

“Mi fa piacere” dice. Si alza e viene ad inginocchiarsi davanti a me.
“posso? “dice indicando verso il rigonfiamento del mio inguine.

“certo…” dico. E spingo il bacino verso di lei, scivolando in avanti.

Abilmente mi sbottona i pantaloni, la cintura.
Cerco di aiutarla ma mi ferma: “no… da sola…”
Lascio fare.

Tira giù un po’ i pantaloni. Sotto gli slip scuri s’intravede la forma del pene.
Si avvicina e con le due mani, lentamente, come se volesse evitare di sfiorare l’oggetto fragile e prezioso che si cela sotto il tessuto, alza l’elastico e lo tira giù, quel tanto da permettere al cazzo già duro di alzarsi prepotente verso di lei.

Sospira. Respira profondamente. Lo guarda come fosse un’apparizione mistica.
“lo sapevo… ” sussurra…” che bello…”

Si avvicina con il viso. Penso che voglia prenderlo in bocca. Ma si ferma a pochi centimetri. Sento il suo fiato. Annusa profondamente, più volte, riempiendosi le nari del mio odore.

“buono…” dice… “buon profumo di cazzo…”

Lentamente, con la punta della lingua, si avvicina al glande, ancora ricoperto in parte dalla pelle. La discosta, con un movimento circolare, titilla il buchino.
Ho una contrazione e una goccia trasparente di liquido si affaccia da questo.

Delicatamente, con due dita, mi afferra alla base del pene e poi viene verso l’alto, spremendo. La goccia assume notevoli proporzioni. Lei si affretta a catturarla con la lingua. L’assapora.
“buonissimo…”

Si volta verso il marito che ci guarda.
“questo, è un cazzo. lo vedi? non quel cosetto ridicolo che hai tu. questo è un cazzo che odora e sa di cazzo… e ora te lo faccio sentire…”

Spreme di nuovo più volte l’asta, ricavandone un’altra cospicua goccia.
La prende con la lingua. Si sposta verso l’uomo, lo prende per i capelli costringendolo ad avere gli occhi all’altezza dei suoi e gli sputa sulle labbra.
“tira fuori la lingua e lecca” ordina.

L’uomo lo fa. Non chiedeva di meglio.
“Ti piace eh? porco…” gli strattona un po’ la testa tirandolo per i capelli.
“Ora me lo gusto e tu guardi. Grazie per il regalo. Lo so che ti piacerebbe essere al mio posto, ma dovrai accontentarti di guardare…”

Torna a rivolgersi verso di me.
Mi slaccia le scarpe. Le toglie. I calzini. Mi sfila i pantaloni e gli slip.

Mi accarezza le cosce. Prende a leccarmele. Poi scende fino ai piedi e me li lecca. Prende in bocca l’alluce, lo succhia mimando un atto sessuale.

Torna su con la lingua. Sfiorandomi l’interno delle cosce. Io ho il cazzo teso allo spasimo.

“Posso leccarti i coglioni?” mi dice. E’ passata al tu.
“Prego…” dico, e mi sporgo verso di lei il più possibile.

“ah che bei coglioni…belli grossi… duri…. sono pieni di sborra bianca e densa.. si sente…” me li palpa, li solleva portandoseli alla bocca. Lecca e succhia, costumata e quieta. Me li sta lavando con la sua saliva, non trascurando un solo centimetro. Le labbra lucide.

“guarda come mi prendo le palle, i coglioni, in bocca… guarda…” sussurra non so se rivolta al marito o a me… mettendo enfasi sulla parola coglioni, che scandisce e si fa rotolare in bocca, la parola prima dell’oggetto, con voluttà.

Le accarezzo i capelli. Mi guarda.

“ti prego, usami…”mi dice.
“lascia da parte educazione e convenzioni… sei il maschio che ha raggiunto la preda femmina… il soldato che violenta … il padrone che usa la serva… fai vedere a questo frocio come si tratta una femmina…”

Le prendo i capelli sulla nuca e la spingo ad ingozzarsi del mio pene. Glielo spingo in gola e la tengo giù. Mugola. Sento che soffoca. Lacrima e tossisce.

“siiii … ancora…” dice con una voce che si è abbassata di tono … assomigliando più ad un ringhio animale…

Ancora l’affondo. Poi inizio a scoparla in bocca, prendendole la testa e obbligandola ad andare su e giù, con forza. Tossisce. Ha conati.
Ho il cazzo pieno di saliva. Quando la sollevo lunghi fili di bava la tengono collegata alla cappella.

Le sbatto il viso sui coglioni. Il naso. Mi alzo e glieli passo sulle guance, la fronte, il mento.
La metto a terra e mi siedo a cavalcioni del suo viso.
Il culo sulla sua bocca.
La sento leccare e cercare di entrare il più possibile con la lingua. Mi accomodo meglio e mi godo la sua bocca che succhia.

Mi giro. Ora sono sempre con il culo sulla sua bocca ma sono rivolto verso i suoi piedi. Le prendo le gambe e gliele alzo e così facendo la gonna risale.
Gliele apro a compasso. Scosto le mutandine nere, sento che sono bagnatissime e mi appare la sua fica gonfia e fradicia.
Gliela massaggio a piena mano, brutalmente. Gliela stringo e l’allargo.

Lui intanto mi accorgo che ha il cazzo durissimo ma a causa delle manette non può toccarselo. Cerca di strofinarlo sul divano.

Mi alzo e mi metto in posizione per scoparla. Glielo infilo in un colpo solo fino in fondo. Il cazzo scivola come dentro il burro caldo. Lancia un urlo roco.
Prendo a scoparla furiosamente con grandi botte. Faccio fatica a non venire.
Resisto cambiando ritmo.
Sento la sua fica pulsare cercando il mio cazzo quando lo tiro quasi del tutto fuori e aspetto, per resistere.

Poi è talmente bagnata che la mia sensibilità scende e posso scoparla con metodo. Il suo orgasmo arriva piano ma dura a lungo. Continuo a fotterla. Si tocca e viene di nuovo, questa volta col clitoride, guaisce proprio come una cagna e cerca di sottrarsi alla scopata…
“sborrami dentro… allagami… riempimi la fregna… dai dai… dai… ti prego… voglio la tua sborra calda dentro… bianca… densa… riempimela…”

Smetto di resistere e mi lascio andare. In breve sento l’orgasmo arrivare e mi svuoto dentro di lei. E’ fortissimo. Mi accascio. Resto dentro di lei e percepisco le sue contrazioni. Spinge da sotto sfruttando il cazzo ben infisso fino in fondo e gode nuovamente.

Alcuni secondi fermi a riprendere fiato. Poi esco da lei. Mi scosto di lato.

Lei sospira profondamente, si alza e va verso il marito.
Lo prende per i capelli, lo fa sdraiare a terra e si siede sopra il suo viso.
Rivolta verso i suoi piedi.
Non vedo ma so che sta colandogli la mia sborra in bocca. Sento lui che lappa e succhia.

“Puliscimela bene. Ti piace? E’ buona? Ehh?? E’ buona? e lo strattona per i capelli tirando la testa verso di sé… succhia voglio sentirti succhiare… aaaahhhh mangiatela tutta…”

Ben accomodata su di lui, si allarga le natiche con le mani e spinge…sento che lui fatica a respirare. Gli prende il cazzo in mano tirando giù la pelle allo spasimo, poi con l’altra mano gli da dei colpetti con il palmo nella zona fra ano e testicoli, massaggia e quello viene, con un gemito soffocato fra le sue cosce.

Raccoglie con una mano la sua sborra, lo scavalca e gliela passa sulla bocca.

Si alza e si riassetta. Si alza le calze, abbassa la gonna, ha il viso rosso e capelli in disordine. Il golfino in alcuni punti lucido di fili di saliva.
Si riassetta il reggiseno.
Solo ora mi rendo conto che non so nemmeno che consistenza abbiano le sue voluminse tette.

“Grazie” mi dice.
E a tutta l’aria di essere un commiato.

“Grazie a te” rspondo.
Mi rivesto.

“Se volete vado…” dico.

“Si, forse è meglio” dice.

Li saluto e vado alla porta. Non mi chiedono il telefono. Non mi chiedono niente.
Mi guardano andare via e chiudere la porta alle mie spalle.

Autore Pubblicato il: 28 Ottobre 2010Categorie: Racconti Cuckold, Racconti di Dominazione0 Commenti

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