IL RACCONTO E’ TRATTO DAL BLOG “IL RAMO RUBATO”
Appoggio’sul comodino il pegno che’ti ho chiesto’al nostro primo “appuntamento”. Tra qualche giorno, se vorrai,’potrai riprenderle con te. Le guardo e sorrido. Eppure,’in questa lunga attesa,’sento qualcosa che mi brucia dentro, come uno strano’cocktail di desiderio e’di inquietudine. Conosco bene il rovescio della medaglia di quello che vivremo’assieme e la cosa mi rende irrequieto. Ugualmente voglio farlo, e nel migliore dei modi. Perchè non vi è paradiso, se si ignora l’inferno. E noi presto, in questo inferno,’ci cammineremo a piedi scalzi. Mi affaccio alla finestra di questa vecchia casa,’e guardo dall’alto, sui’i tetti di Castiglione della Pescaia, il tramonto che si avvicina. Tu stai arrivando.
Sento nel cuore,’bambina mia,’la via crucis che stai’attraversando in questo istante. Sento tutto il desiderio che qui ti ha portata.’Tutta l’infinita paura che hai,’ora,’di essere scoperta. Sento anche tutte’le’scuse che hai raccontato al tuo ragazzo per poter stare via tre giorni da casa. Non hai mai fatto qualcosa di simile.’E’ un’emozione immensa’che ti attraversa dai piedi ai capelli,’mentre ti avvicini’alla mia casa. La tua vita sta per cambiare. E sarà per mano di uno sconosciuto. Ma tu, bambina mia, vieni serena. Te l’ho già detto:’non vieni a “tradire” il tuo ragazzo. Perchè tu non rinnegherai’nulla del tuo’rapporto per lui, per quanto ha perso’ogni sapore. Tu vieni’solo ad incontrare il tuo lato più oscuro e nascosto. Quell’Alessia silenziosa’che vive nell’ombra e che’sempre più’ti chiama, mentre quasi non te ne accorgi. Quell’Alessia che soprattutto si nasconde nei tuoi buffi sogni, e che da essi per una volta vuole uscire.’
Abbatterò i tuoi’sensi di colpa,’bambina mia, in questi tre giorni con me. Ma tu, dimenticati di tutti e di tutto, perchè saremo solo io e te.’E’ venuto il tempo di uscire dal tuo binario. Di rubare alla’tua quotidianità’solo qualche respiro, per dare’risposte alle domande che’traboccano dall’ anima.’Hai scelto me per’imprimere questo marchio, a’fuoco vivo,’nella tua anima. E io vivrò con te, dentro di te, quelle emozioni che mi chiedi di farti scoprire. Porterò’fuori terra’quei sogni sommersi’che ogni giorno di più tormentano la tua fantasia, e la separano dalla tua vita di ogni giorno. Sarò’proprio quello che tu mi hai pregato di essere. Sarò’il’tuo “maestro d’amore”.
Ti ho vista appena 10 minuti, in un autogrill e mi sono bastati per capire cosa vuoi.’Mentre la tua amica ti stava aspettando in auto e tu’avevi solo il tempo di prendere un caffè. Quando ti ho vista, ho pensato che sei ancora più bella che in foto. Non hai certo’bisogno di fare tutti questi chilometri, solo’per fare l’amore. Gli uomini ti girano intorno come le api ai fiori. Tu cerchi qualcosa di molto più di questo. Tu vuoi scoprire un nuovo universo. Parli con me del più e del meno. Ma dopo il caffè, io ti dico di venire con me. Abbiamo solo pochi minuti. Ti dico di seguirmi’nel bagno degli uomini. Guardo i tuoi occhi: hai capito cosa voglio, e ti stai vergognando.’Mi segui’con molto imbarazzo, ma hai deciso di obbedirmi. La signora delle pulizie non c’è. Andiamo dentro al ripostiglio. Divieto di accesso. Sorrido e passo oltre. Vieni con me. Ti appoggio al muro. Metto le mani sui tuoi seni, dentro la maglietta. Entro con le dita sotto il reggiseno, e stringo dolcemente le punte dei tuoi seni tra pollice e indice. Rubo alla tua bocca un lungo bacio. Gemi. La tua lingua lotta con la mia. Le punte dei tuoi seni si fanno dure.’Apro le tue gambe, con le mie. Mi appoggio sul tuo ventre, e mi struscio. Guardami negli occhi, bambina mia: io sono quell’anima senza volto, che per sbaglio hai incontrato sul mio’blog,’qualche tempo fa.’Sono solo di passaggio nella tua vita. Nei miei’occhi c’è solo il vuoto di chi ha perso tutto quello in cui credeva.’Nei miei’occhi c’è solo l’abisso di un’nulla che mi sta graffiando. E tu ti stai’amando me, ma quel diavolo che vedi sguazzare in questo dolore. Alzo la tua gonna. Accarezzo le tue natiche, due dita ne percorrono dolcemente il solco, sotto le mutande. Ti’sussurro nell’orecchio’di toglierti le mutande.’Mi guardi tremante. Ti blocchi.’Mi fai segno che’non puoi. Non te la senti.’Mi mostri, nella penombra,’di voler uscire. Io invece non mi muovo di un solo millimetro. Ti aspetto, senza dire una parola. Guardi verso il basso, e ti sfili le mutandine. Ti chiedo di darmele. Obbedisci.’Le metto’in tasca. Ti dico che le riavrai solo quando ci rivedremo. Tra due settimane, in quella casa che ho in Toscana. Ci gioco un po’ con le mani. Sono magnificamente bagnate di te.
E ora sei qui.’Finalmente sei arrivata. Ti guardi in giro, disorientata, ti faccio un segno dalla finestra. Spengo tutte le luci della casa. Sento il tuo cuore che batte, mentre sali le scale. Ti attendo sulla soglia, nella penombra. Quando arrivi a me, nel tuo viso’vedo’scolpita’tensione.’Bruci di desiderio,’imbevuto di’vergogna e di sensi di colpa.’Tu ora non devi preccuparti di nulla, bambina mia. Dovevi solo arrivare qui. Ora farò tutto io. Te l’ho promesso, e tu fidati di me. Perchè dalla tua inibizione scatenerò il più dolce piacere. Ti guardo impassibile e divertito. Sei creta nelle mie mani, mentre ti’stai chiedendo perchè sei qui. Stai dicendo a te stessa, mille volte, che devi essere impazzita del tutto.’Hai’nei’tuoi occhi lo sguardo di’un’condannato a morte,’eppure, quanto’ti piace’questa’ghigliottina.
Accenni un saluto, molto’imbarazzata. E io ti accolgo’in modo rassicurante.’Farfugli con un filo di voce un’convenevolo su quanto è bella la Toscana. Io ti sorrido. Un mio dito sulla tua bocca ti intima al silenzio. Ti dico che non siamo qui per parlare. Non oggi. Non adesso. Un brivido mi scorre dentro. Come una scossa elettrica. E’ il demone che si approprierò di te. Qualcosa di mistico e infinitamente più grande di noi ora ci unisce.’Affrontiamo nell’estasi’un arcaico rito di iniziazione.
Copro i tuoi occhi. Li vesto di una bandana scura, come per giocare a moscacieca. Ti sfilo le scarpe. La tua bocca mi sorride, come se stessimo facendo un gioco. Sento crescere in te l’eccitazione. La tocco sulla tua pelle, mentre percorro il collo con un velo di labbra. Mi chiedi con un filo di voce, perchè ti sto bendando.’Sorrido. Il piacere non è mai fatto solo di pieni, ma soprattutto dall’alternanza tra vuoti e pieni. Come il sonno, dopo la veglia. Come la sazietà, dopo la fame. Come la luce, che prende forma e dimensione vera, solo nelle ombre. E tu sei una scultura, che senza vuoti sarebbe solo massa informe.’Quindi allora’accettali, senza porti troppe domande.’Essi daranno consistenza’ai pieni di cui ti riempirò.
‘
Segui le mie mani. Leggerissime ti cingono i fianchi, sotto la maglietta.’Percorri’nel buio’questo corridoio, a piedi nudi. Il cuore ti batte a mille. Bambina mia, noi non faremo solo l’amore. E tu lo sai bene. Noi ci inabisseremo nell’infimo della nostra coscienza. Esalteremo il nostro lato più oscuro, dimenticandoci della ragione. Usciremo dal tempo e dai nostri binari. Dimenticheremo,’in questi’tre giorni, di avere avuto un nome e un passato. Di avere avuto una morale, di avere una vita che ci chiama a lei. Quello che’stai percorrendo a tentoni non è’il corridoio di una vecchia casa. E’ la tortuosa strada verso Sodoma e Gomorra.’E’ la discesa nel più vivo dei tuoi inferni. E in questa casa sarai dolce prigioniera non mia, ma solo’delle tue’fantasie. Nel buio di ciò che non vedi, ti faccio distendere sul letto. Senti il profumo di lenzuola pulite. Mentre lego i tuoi polsi al ferro battuto di questo vecchio letto,’un ispirato Ben Harper riempie delle sue parole l’inizio dei nostri giochi.
… Now I, I have learnt
the wisest of wisdom
And I, I have dined
in palaces and kingdoms
But nothing is as beautiful
as when she believes
When she believes
When she believes
When she believes
When she believes
When she believes in, oh in me….
(…Ora io, io ho imparato tutto ciò che c’era da imparare. E io, io ho pranzato in palazzi e reami. Ma niente, niente è così bello come quando lei crede in me. Da “When she believes in me”. Ben Harper.)
La foto è stata da me scattata nel dicembre 2006.
IL RACCONTO E’ TRATTO DAL BLOG “IL RAMO RUBATO”