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Sara e Giovanni erano davvero una bella coppia.

Stavano assieme da quando avevano 17 anni ed arrivati i 23, entrambi col lavoro e senza problemi sembrava finalmente il momento giusto per andare all’altare.

Lei la tipica bellezza mediterranea, sul metro e sessanta, formosa nei punti giusti e capelli neri che sempre portava lunghi e sciolti, amante dei vestitini, non troppo corti e scollati ma neanche da vecchia signora, dei tacchi alti e degli stivali. Lui il tipico ragazzo che cui le adolescenti vanno matte, alto bello e stronzo.

Una sera erano a cena assieme, mangiando una pizza nel loro solito locale del sabato sera, oramai ci andavano da anni. Seduti a tavola arrivò il momento del dolce, loro parlavano del più e del meno, soliti discorsi che oramai si ripetevano da tempo immemore ma che ad entrambi tutto sommato piacevano.

Alzatosi per andare in bagno Giovanni lasciò il telefono sul tavolo. Sara, aspettando, si mise a mandare qualche messaggio a delle amiche, ma vedendo che aveva finito il credito sul proprio telefono ebbe la buona idea di prendere quello del suo ragazzo, solo per avvisare che non poteva rispondere. Quando aprì il telefono notò che fra i tanti messaggi ce n’era uno non letto, col nome “Valeria”. Presa dalla curiosità lo aprì: “Lo sai quanto mi piacerebbe rivederti, oramai né tanto tempo …”. Sara diventò tutta rossa in volto: Valeria era l’ex ragazza di Giovanni.

Quando lui tornò dal bagno lei era su tutte le furie: “E quindi vedo che ti fai delle belle chiacchierate con la tua cara amica Valeria” e lui “Ma cosa…” e lei “Ho visto i messaggi”: “Mi Hai spiato il telefono??? Ma sei scema?” e lei “Scema? Sono sempre la tua ragazza e non mi hai mai detto che ti stavi sentendo con Valeria”.

La serata andò avanti così, loro lasciarono il ristorante e rimasti in macchina di fronte a casa di lei continuarono a litigare finché lei non tornò a casa sua dopo aver sbattuto lo sportello.

Sara non riuscì a dormire quella notte, arrabbiata. Lui la tempestava di messaggi, dicendo che avevano solo scambiato qualche messaggio dopo che lei lo aveva contattato.

La cosa sforò con lei che scrisse “Basta, mi sento presa in giro. Ho bisogno di un p di tempo per riflettere, qualche giorno o settimana. Per favore, non mi cercare”.

Naturalmente lui continuò a sommergerla di messaggi per tutta la notte, ma lei si ripromise di non rispondere.

 

La mattina dopo si incontrò con Martina la sua migliore amica. Sedute al bar discussero per qualche ora riguardo quello successo il giorno prima: “ma guarda che stronzo. Però dai non lo lasciare, magari tienilo sulle spine per una o due settimane, vedrai che ti cadrà ai piedi alla fine” e Sara “Si avevo intenzione di fare una cosa del genere, questa volta deve sentirsi sul filo del rasoio”, “Dai stanotte usciamo con Elena, andiamo a quel luonge bar nuovo. Non so se oggi ci sia molta gente, però tanto per cambiare aria” e lei “Ma si dai, stasera sono tutta vostra”

 

Arrivò la sera. Sara non sapeva che mettersi, oramai era tanto tempo che usciva solo praticamente accompagnata da lui. Girando e girando nel suo armadio trovò un vestitino che non metteva da tantissimo tempo. Si ricordava solo che Giovanni, in quella occasione, rimase davvero stupito, dicendole che era un po “corto” a sua opinione. Era verde, di un tessuto molto leggero che risaltava le sue forme, un p scollato sul seno anche se non eccessivamente. “Effettivamente né un po cortino” pensò lei, e poi “Ma si chi se ne frega”. Mise un bel paio di sandali neri, con tacco 12, anche quelli che non metteva da tempo, che le davano un aria molto slanciata. Una giacchetta leggera nera per proteggerla dalla serale umidità primaverile e scese sotto casa sua dove le ragazze la aspettavano in macchina: “Cavolo, ti sei fatta proprio bella oggi, mi sa che attirerai un sacco di attenzione” ed Elena “Concordo” e Sara “Ma dai ragazze, é solo un vestitino, niente di che”. Martina mise in moto e partirono alla volta di questo nuovo locale.

 

 

Arrivate, si trovarono in un luogo abbastanza buoi, non grande, ma diviso in tre stanze, di cui una abbastanza grande e due più piccole, quasi due piccoli privé con tavolini bassi e divanetti. Le luci erano molto soffuse, musica alta, ma non troppo, non fastidiosa, un bel bancone dove due baristi facevano un po di acrobazie facendo i cocktail, insomma, un ambiente niente male. Come previsto, essendo giorno feriale non c’era molta gente, però era comunque carino.

Le tre ragazze si sederono ad un tavolino all’angolo ed ordinarono tre cuba libre per iniziare. Cominciarono a chiacchierare, giustamente il discorso del giorno era la pausa di riflessione fra Giovanni e Sara: “Io gliela avrei fatta pagare” disse Elena, e Martina “Dai non esagerare, alla fine io credo che Giovanni non abbia combinato niente, però certo, avrebbe dovuto parlarne con Sara”, e Sara, “Dai ragazze. Vedremo come andrà questa settimana. Un po già mi manca… Vado al bagno”.

La ragazza si alzò, dirigendosi verso le scale del bagno che si trovava nel piano di sotto. Arrivata al primo pianerottolo quasi si scontrò con un uomo: “Oh scusa..” e lui “Oh scusami tu, poi con una così bella ragazza é anche un piacere scontrarsi”. Lei alzò lo sguardo e si trovò davanti un uomo alto, sicuramente sui 45, o forse anche 50, ma portati da Dio. Capelli brizzolati, occhi scuri, vestito elegante ma non troppo. Le stava sorridendo e lei sentì il suo profumo, molto forte e rispose con un sorriso: “Oh, che gentiluomo” disse in tono sarcastico, e lui “Se ti fai vedere di sopra mi piacerebbe molto offrirti da bere” e lei “Chi lo sa, vediamo fra cinque minuti”.

Lei scese in bagno, un po scossa. Era da tanto che non riceveva le proposte di un uomo, anche perché usciva sempre con il suo ragazzo. E poi quell’uomo, aveva un nonsoché di affascinante, con quel profumo. Era molto tentata al farsi offrire da bere da lui, solo per una chiacchierata, niente di più

 

Salita di sopra andò direttamente al tavolo delle amiche: “Eh, quanto tempo che ci hai messo” e lei “Ehm, mi sono imbattuta in un piccolo contrattempo” e Martina “Contrattempo?”, “Si, sono andato a sbattere contro quell’uomo al bancone e ci siamo fermati qualche minuto a parlare” ed Elena “Parlare eh? Ti sta guardando e sorridendo, secondo me hai fatto colpo” e Sara “Ma cosa…”. Si girò e vide che l’uomo puntava lo sguardo sul loro tavolo. Le fece segno di avvicinarsi ed Elena le disse “ma dai avvicinati, alla fine é solo una chiacchierata, a che servono le pause di riflessione…” e le strizzò l’occhio, invitandola ad andare. Sara tirò un sospiro “Ok dai, ma solo per una chiacchierata, cinque minuti e torno”. La ragazza si alzò e si diresse verso il bancone dove l’uomo la aspettava con un sorrisino che a lei fece tremare le gambe: “Ah, ti sei decisa ad accettare un drink alla fine. Piacere, Carlo” e lei “Piacere Sara”, “Che bevi?”, “Cuba libre”, “Aaah bene, anche io”.

L’uomo ordinò due drink ed i due cominciarono a chiacchierare, del più e del meno. L’uomo le chiese come mai una così bella ragazza era in giro in settimana, con quel bel vestito, con le amiche, senza il suo ragazzo. Lei la troncò sul fatto che era una lunga storia, ma continuarono a chiacchierare Non sapeva come mai quell’uomo la dava una sensazione strana, forse il tono di voce pacato, forse il profumo, sentiva una sensazione strana al basso ventre, si sentiva pronta ad andare con lui ovunque lui avesse voluto andare. Ad un certo punto sentì una mano dietro di se, era Martina. Sara guardò l’orologio, effettivamente era passata un’ora senza che se ne accorgesse: “Dai Saretta, mi sa che é ora di andare” e lei “Si Hai ragione.. Carlo, é stato un vero piacere averti conosciuto, ma si é fatto un po tardi, domattina lavoro” e lui “Il piacere é tutto mio cara, tieni questo” le diede in mano il suo biglietto da visita a cui lei diede solo uno sguardo di sfuggita prima di metterlo nella borsetta. Lui le baciò la mano e disse “Fatti sentire, se ti fa piacere naturalmente. Lei sorrise e si fece portare da Martina.

 

In macchina le tre ragazze risero dell’accaduto: “Quello ti voleva già portare a casa” disse Martina, ed Elena “Magari scrivigli quando arrivi a casa”. Sara guardò il biglietto da visita: Carlo era una avvocato. “Ma no ma scherzi, un perfetto sconosciuto” ed Elena, sfacciata “Ma dai, quello é un uomo di esperienza, magari ha anche un bel cazzone pronto per te” e le tre risero a voce alta come matte.

Arrivate davanti a casa di Sara, le ragazze si salutarono. Lei salì in camera sua e buttata la borsetta sul suo letto vide il biglietto da visita ancora li. Lo prese, si sentiva strana, tremendamente eccitata. Andò in bagno, ancora vestita e si sedette sul cesso per fare pipì. Guardò ancora il bigliettino, prese il telefono e scrisse un messaggio: “É stato un vero piacere incontrarti, questo é il mio numero. Sara”. Nello stesso tempo si sentì presa da un turbine di sensazioni, mise la mano sotto e si accorse di essere bagnata, tremendamente bagnata. Sentiva l’odore della sua fica eccitata arrivarle fino alle narici. Non riuscì a trattenersi, appoggiò la schiena alla vaschetta del water, inclinò le ginocchia e mise i piedi sul bordo del cesso, allargando le gambe e cominciando a toccarsi. Le ricordava quando non era altro che un’adolescente. Le ci vollero pochi tocchi al clitoride per venire prepotentemente. Dopo quasi cinque minuti ferma in quella posizione, con le gambe tremolanti andò a letto dopo essersi spogliata e buttato i vestiti per terra.

Il telefono non aveva squillato di rimando.

 

La mattina Sara andò al lavoro. Un leggero mal di testa, la mattinata andò molto lenta. Ogni tanto lei guardava il telefono, aspettandosi una risposta da Carlo dalla sera prima, ma niente: “Ma chi se ne frega” pensò “Mica pendo dalle labbra di un perfetto sconosciuto”. Nonostante tutto anche il pomeriggio proseguì nella stessa maniera. Verso sera le squillò il telefono, lei già quasi felice, ma era solo un messaggio di Giovanni, che le chiedeva come stava. Lei ignorò la cosa, ferrea sulla sua decisione di non rispondere ed anche un po delusa, perché si aspettava un messaggio da quell’affascinante uomo conosciuto la notte prima.

 

Tornò a casa e dopo cena si mise a letto.

 

Verso le undici e mezzo sentì il telefono vibrare, sicuramente l’ennesimo messaggio di Giovanni. Lo aprì ed invece si trovò una sorpresa, era Carlo: “Ti va di venire a cena domani?”. Si sentì travolgere dalle stesse emozioni del giorno prima, non resistette alla tentazione e rispose “SI” e nello stesso tempo cominciò a toccarsi per venire di nuovo in pochi minuti. Lui rispose subito dopo “Ok, alle otto sotto casa tua, se mi dici dove abiti”. Lei, oramai venuta e tornata un attimo alla realtà quasi si pentì di aver dato assenso, però poi pensò che magari sarebbe finito tutto in un’altra chiacchieratina Mandò l’indirizzo all’uomo…

Autore Pubblicato il: 5 Maggio 2015Categorie: Orgia, Racconti Erotici Etero, Trio0 Commenti

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