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Donatella entrò in casa salutandomi distrattamente e si infilò in bagno. Ci rimasi un po’ male. L’avevo accolta sulla porta dicendole: “ti sto facendo il gulash, sei contenta?” e un bel sorriso e lei aveva accennato un “grazie amore ” a mezza bocca sfiorandomi una guancia con un bacio appena accennato, dribblandomi agilmente e lasciandomi lì in corridoio, gli occhi lucidi per il chilo di cipolle che stavo tagliuzzando.
Ripensai agli ultimi giorni, mentre cercavo di tenere la testa distante dal tagliere, mezzo in apnea, manovrando la mezzaluna. Si diceva stanca. Un periodo di scarsa forma, aveva detto. E io le avevo creduto. Che c’è di stano? Capitano anche a me quei periodi in cui qualcosa ti disturba ma non sai bene cosa. O anche di leggeri malesseri fisici.
Però oggi mi era sembrata proprio sfuggente, e a ripensarci era un po’ di giorni che andava così. Il telefono che non prendeva… strano, visto che nel suo lavoro era piuttosto abitudinaria e a quell’ora di solito era perfettamente reperibile. Ritardi nel rispondere agli sms… “non lo avevo sentito” … strano anche questo, visto che non aveva mai avuto questo problema. Un paio di ritardi notevoli spiegati con un traffico eccezionale sulla tangenziale, senza peraltro avvertire.

Insomma qualcosa non andava.
Uscì dal bagno e andò in camera da letto. Attesi un paio di minuti e mi affacciai. “Qualcosa non va?” chiesi.
“No, perché? che domanda mi fai?”
“Così… mi sembri… strana…”
“Io? no, per niente. Sono solo un po’ stanca. Non ti ci mettere pure tu eh… magari sei tu che sei strano…”

Questo dialogo, lungi dal tranquillizzarmi, mi rendeva ancora più nervoso. Subito sulla difensiva. Anzi aggressiva.
Tornai in cucina. Non mi andava più di cucinare. Mi era passata la voglia. Sapevo che insistendo non avrei cavato un ragno dal buco, cercando di dimostrare quelle che erano solo sensazioni, leggere variazioni sul filo delle abitudini di coppia, delle quali si ha certezza ma che è così difficile oggettivizzare.
Si vuol parlare della luna e si finisce a litigare sul dito che la indica, in ridicole discussioni sul tono di un sms, sui tempi di risposta, su degli sguardi.

Mangiammo senza entusiasmo. Poi lei in salotto a piegare roba stirata, io a leggere. Quindi andammo a letto.
Le carezzai le coscie. Mi tolse la mano. “no, non mi va, ho sonno e ho mal di testa…”

I suoi modi erano strani, diversi dal solito. E io iniziai a porre attenzione a molti particolari cui normalmente non si fa caso. Scoprii ad esempio nel cesto dei panni da lavare della biancheria intima che non le avevo visto addosso. Voi cosa avreste pensato?
Il lunedi non c’era niente da lavare elei indossava mutandine e reggiseno bianchi e collant, l’avevo vista vestirsi al mattino. Il martedi indossava biancheria di cotone, da educanda. Ma nel cesto c’erano anche reggiseno e mutandine nere a perizoma e autoreggenti. Quando le aveva messe? Il lunedi sera era tornata dopo cena, mi aveva detto per un aperitivo con delle amiche.
Annusai le mutandine, erano ancora un po’ umide. Avevano sentore di lei, odoravano dela sua fica.

Mi sentivo sicuro che stesse tradendomi, avevo lo stomaco chiuso. Non sapevo cosa fare. Frugai nelle sue borse, nel suo armadio, cercando ovunque prove del suo tradimento. Ma non ne trovai.

La sera però l’aspettavo. Ero sicuro e glielo dissi.
“Tu mi stai tradendo, non negare che non serve a niente. Lo so. Sono certo.”
Sentii un tuffo al cuore quando mi rispose, invece di negare: “come hai fatto a capirlo?”

“L’ho capito e basta. Con chi?”
Fece un passo indietro, le mani conserte, in un chiaro atteggiamento di difesa.
“Con uno che lavora da me…”
“Chi?”
“Maiotti”
“Maiotti?? ma come… ma se ti è sempre stato sul cazzo… ne hai sempre detto malissimo…”
“Si. E’ una storia un po’ lunga… è che… mi ricatta…”

“Come sarebbe a dire … che significa? spiegami!”
“un mese fa ho fatto una cazzata… mi sono presa dei soldi, lui se ne è accorto e mi ricatta…”
“ma come… quali soldi… senti sarà meglio che ti spieghi…”

“una cliente dello studio ha effettuato una serie di donazioni ad una serie di istituti e enti religiosi… è una vecchia piena di soldi, un po’ rincoglionita, che vede avvicinarsi la fine e pensa di comprarsi il posto in paradiso in questo modo… insomma per farla breve… ho fatto un po’ di documenti falsi e ho aperto un conto corrente a nome di una fantomatica Opere Misericordiae in cui ho fatto transitare i soldi prima di inviarne una parte ai veri destinatari … così quelli si prodigavano comunque in ringraziamenti e lei era tranquilla… e sul mio conto rimaneva un bel po’ di robina… insomma, in sei mesi ho trattenuto un ventimila euro circa… ”

“ma come potevi pensare che non se ne accorgesse qualcuno?”

“eh. era possibile. avevo le lettere autentiche della vecchia che ci diceva di accreditare questa o quella cifra a tizio o caio… quindi niente di strano, lei vedeva addebitarsi esattamente le cifre che indicava per fare beneficenza… solo che la faceva anche a me… poteva benissimo non accorgesene nessuno. la vecchia prima o poi smetterà… o perchè le finiscono i soldi, la interdicono o morirà… ma quello stronzo se ne è accorto…”

“e allora?”

“mi ha detto che se ne è accorto e che mi avrebbe denunciata. che avrei perso il lavoro e avrei passato guai seri dal punto di vista legale a meno che … insomma hai capito…”

“figlio di puttana, bastardo ciccione… ti ha ricattata. ”

“eh già…”

“e cosa è successo?”

“che vuoi che sia successo? è un porco… un bastardo… mi ha in suo potere e lo sa benissimo… purtroppo mi può far fare quello che vuole…”

“che ha voluto?”

“tutto. lasciamo stare… meglio che non ti racconto…”

“no. mi devi raccontare tutto…voglio sapere…”

“ti prego … meglio di no… te l’ho detto è un bastardo…”

“voglio sapere tutto… già mi hai tenuto all’oscuro troppo…”

“poi tu ti arrabbi troppo…”
E più mi rispondeva così più la febbre di conoscere i particolari mi cresceva dentro. Maiotti, il suo collega, era un uomo alto e grosso, diciamo anzi grasso. Con dei baffetti radi, due occhi neri porcini, sempre un po’ sudato e sbuffante. Tutto il contrario di quello che potrebbe essere definito un uomo attraente. Immaginare quest’uomo che approfittava di mia moglie per un verso mi faceva incazzare, per altro solleticava qualche mio istinto che non sapevo di possedere, perchè l’idea mi eccitava. Anche se non volevo darlo a vedere a Donatella. E rimasi serio.

“voglio che mi racconti tutto, nei particolari…”
“ok. peggio per te però… ” ma rimase in silenzio.
“allora?”
“da dove vuoi che inizi?”
“dall’inizio, ovviamente… da quando ti ha detto che ti aveva scoperta…”
“beh… appunto… me lo ha detto in ufficio, all’ora di pranzo. di solito non c’è e io resto sola. ma quel giorno era rimasto, penso appositamente. e mi ha detto che mi aveva scoperto ma che se facevo tutto quello che diceva lui non avrebbe detto niente. io gli ho chiesto cosa intendesse esattamente e lui mi ha detto che gli ero sempre piaciuta e che mi voleva pronta a soddisfare i suoi desideri sessuali, disse proprio così….”
“e tu?”
“io gli ho detto di no, che non se ne parlava neppure e che lo avrei denunciato per ricatto… e lui ha risporto tranquillamente che potevo scegliere… ma mentre il suo ricatto era tutto da dimostrare, del mio furto c’erano le prove… quindi mi dava 24 ore per decidere… domani a pranzo dovevo dargli una risposta…”
“… continua…”
“il giorno dopo non sono andata. ero completamente nel panico… ”
“perchè non me lo hai detto?”
“… non lo so… pensavo di poter gestire la situazione… di impietosirlo… di dargli metà dei soldi…”
“potevi farlo comunque … vabbè continua…”
“sono andata in ufficio il giorno dopo, mi ero convinta di potermela cavare… gli ho fatto qualche moina… e detto che potevamo fare metà per uno… ma lui per tutta risposta mi ha fatto vedere una mail, indirizzata ai titolari dello studio, alla signora, ai carabinieri… con tutti gli elementi raccolti e aveva il puntatore del mouse sul tasto “invia”… o sì o no… decidi… mi ha detto…”
“e tu gli hai detto si…”
“che dovevo fare?”
“non so… continua…”

“gli ho detto si. allora lui si è alzato e mi è venuto di fronte… e mi ha messo una mano sul seno… gliel’ho presa per toglierla ma mi ha dato uno schiaffo… ero sconvolta…”
“ti ho detto che devi fare tutto quello che ti dico…” mi ha detto.
“per chi mi prendi…” gli ho detto… mi veniva da piangere…”
“non me ne frega un cazzo… ” Mi ha risposto. Mi ha girata e con una mano sulla nuca mi ha fatta chinare sulla scrivania… mi ha tenuta giù mentre mi ha sollevato la gonna e scostato le mutandine… ”
“allarga le gambe e zitta…” mi ha detto
“no fermo ti prego… ” ma sentivo le sue ditone frugarmi la fica e il culo… ero secca mi faceva male… ma non gliene è fregato niente… mi ha tirato giù le mutandine a mezza coscia… e ho sentito che armeggiava con la patta dei pantaloni…
“stai ferma e zitta, troia… ora ti faccio sentire chi comanda…” mi ha detto… e mi strofinava il cazzo addosso…

“Non posso continuare… ti prego…” dice Donatella…
“no continua… ti si è scopata?” ho il cazzo duro, accavallo le gambe per non farmene accorgere…
“no… ” e china la testa…”
“cosa ha fatto?”
“… me lo ha messo dietro…”
E’ una botta di adrenalina, di gelosia e di eccitazione quella che mi arriva… in testa e sul pisello… lei così gelosa del suo culo, tanto da concedermelo solo alcune volte… inculata da quel grassone… in ufficio… con la gonna alzata e le mutande calate…”
“i particolari… mi devi dire tutto…”

“Me lo appoggiato lì… io mi sono divincolata… ma lui mi ha tenuto giù…”
“Stai ferma che voglio mettertelo in culo, voglio romperti questo bel culone stretto…”
“no no … mi fai male… mi stai facendo male…”
Ma lui niente, continuava a spingere, a sbuffare e tenermi stretta per la nuca… ad un certo punto temevo mi staccasse la testa da quanto mi stringeva…
“statti buona che tanto il culo te lo faccio adesso e domani pure… se stringi a me non frega un cazzo, se ti faccio male non frega un cazzo… anzi mi diverto di più…”
Ha sputato, ho sentito la saliva colarmi fra le natiche. Ci ha infilato un dito dentro E ha il dito come un cazzo normale. Poi lo ha puntato di nuovo e questa volta è entrato un pezzettino. Mi ha fatto un male cane…
“mi fai male… mi fai male… ” dicevo fra le lacrime… ma quello niente continuava a spingere e entrare… mi ha fatto malissimo…
quando era entrato un po’ ha dato delle botte fortissime prendendomi per i fianchi ed è entrato fino in fondo… temevo di svenire…
“ora ce l’hai dentro tutto nel budello… aaaahhh come sei calda e stretta… ho le palle belle cariche … sono giorni che aspetto questo momento… ”

“Insomma mi diceva queste cose volgari e anche altro che non ricordo…”
“E insomma ti ha inculata…”
“Si.”
“E’ venuto dentro?”
“Si…”
“E poi?”
E poi è uscito e si è pulito col fazzoletto… e me lo ha infilato un po’ nel culo…
“Vai… vatti a scaricare …” mi ha detto… che sei piena di sborra e te la perdi …”

“Sono andata in bagno e mi sono lavata… poi sono tornata in ufficio e lui era come se non fosse accaduto niente…”

“E il giorno dopo?”
“Il giorno dopo di nuovo… stessa cosa… me lo ha rimesso di nuovo nel culo, stavolta però nel bagno dell’ufficio, sempre all’ora di pranzo…”
“Solo nel culo?”
“Si… solo nel culo… le prime volte non ho nemmeno mai visto il suo cazzo… ”
“Però scommetto che ormai ti inculava bene eh…”

Qualcosa nella mia voce deve averle fatto capire che la storia mi ha eccitato perchè la vedo cambiare espressione…
“… si… non mi faceva più male… ormai ero abituata…”
Si sta rilassando… è meno sulla difensiva…
“e a te? piaceva?”
“lui a me faceva sempre schifo… ma non mi faceva più male…”
“e quindi?”
“beh … si un po’ era piacevole…”
“eri bagnata?”
“… si un po’…”
“e lui se ne accorgeva?”
“lui si… anche se non diceva niente… però quando mi sfiorava la fica si accorgeva penso… che ero bagnata…”

“e allora?”
“dopo la prima settimana, un lunedi mi pare, ha cambiato sistema… ”
“cioè?”
“è rimasto seduto sulla sua poltroncina girevole, mi ha detto di inginocchiarmi a terra… e di aprirgli i pantaloni…”
” e tu?”
“che potevo fare? ormai obbedivo e basta… ero …sono… in suo potere…”
“continua…”
“mi ha fatto tirare fuori il cazzo…”
“come ce lo ha?”
“è grosso, come il tuo, ma è circonciso… ha la cappella larga… è scuro… e ha due … coglioni… enormi… mai vista una cosa del genere… ”

“sei una troia… si capisce che ti è piaciuto…”
“… si… mi fa schifo dirlo… ma si… ero eccitata…”
“continua…”

“si è fatto fare un pompino… ma non era contento… quindi mi ha preso la testa e mi faceva fare… gli piace farsi leccare i coglioni e mi spingeva forte il viso contro di essi… quasi a soffocarmi… poi di nuovo tutto l’uccello in bocca … gli è diventato sempre più duro e grosso… e poi è venuto…”
“in bocca?”
“si… a momenti mi strozza…era tanta… non finiva più… ne fa tantissima… me ne ero già accorta quando ero andata in bagno… che mi veniva nel culo… ma non mi ero resa conto bene… ma in bocca si… ”
“è tanta? beh se ha i coglioni così grossi…”
“si… dici che dipende da quello? non so… ma è tanta tanta… penso il doppio della tua… non finisce più di schizzare… almeno una decina di schizzi… ”
“l’hai mandata giù?”
“si ma non tutta…non gliela facevo…”
“te lo ha detto lui?”
“… no… è che si sarebbe sporcato i pantaloni, la sedia…. per terra… ”

“E poi?”
“… e poi… ogni giorno è così. a meno che non resti qualcuno in ufficio. All’ora di pranzo se ne ha voglia si presenta e si fare un pompino, oppure me lo mette nel culo….”
“e non ti ha scopata? nella fica dico…”
“no, fino ad adesso no…”
“…”
“non lo so perché… non mi tocca nemmeno. non mi ha mai nemmeno baciata. è sempre formale nei suoi comportamenti in ufficio. Però se non faccio quello che dice, se non eseguo i suoi ordini mi tratta male. Mi ha dato dei schiaffi, o presa per i capelli…”

Mi alzo. Ho il cazzo duro che tende il davanti dei pantaloni. Lei se ne accorge e il suo sguardo va dal pacco evidente ai miei occhi. Aspetta.
Le vado vicino.
“Alzati…”
“…”
“Voltati…”
“ma cosa vuoi fare? ”
“zitta… voglio sentire come ti ha allargato il culo, brutta troia. perchè sei una troia…”
“io non volevo… ”
“non mi hai detto niente… tutti i giorni ti fai inculare o ti bevi la sborra di quel bastardo e arrivi a casa facendo finta di niente… ti vesti anche da troia, credi che non me ne sia accorto?”
“no… che dici… ”
“ieri sei uscita da casa con un intimo normale, poi ti sei cambiata e vestita con calze reggicalze e perizoma…”
“… no….”
“no un cazzo… ” le alzo la gonna, tiro giù le mutande e la spingo sul tavolo, piegata a novanta gradi… le assesto due sonore sculacciate sulle natiche, che si arrossano, poi altre due e ancora altre due… geme, ma subisce senza protestare.
“ti meriti il cazzo nel culo che ti da… ha capito che troia sei, e l’ho capito anche io…”
Tiro fuori il cazzo e glielo spingo nel culo con rabbia, per farle male, senza lubrificarlo in nessun modo. Sento una iniziale resistenza ma si apre immediatamente.
“te lo ha proprio allargato bene bene… cazzo… senti come entra facile… brutta puttana…”
“… ahhhaa ” piagnucola…” mi fai male… fai piano…”
“che male… non fingere… che hai il culo più largo della fica… ”
Glielo scopo con violenza. Esco quasi del tutto e poi prima che si richiuda spingo di nuovo a fondo. Ogni volta geme e si allarga ancora. Veramente glielo ha aperto di brutto… me la ricordo, l’ultima volta, quanto era stretta. Ora quasi non la sento.
La sculaccio forte…” stringi queste chiappe da troia… stringimi il cazzo e muoviti… voglio sentire che me lo stringi…”
Lo fa. Da alcuni colpi verso di me e poi stringe. Me lo sta succhiando e mi lascio andare a sborrarle dentro, con un urlo… tirandola a me per i capelli.

Resto dentro fino alla fine del godimento, spremendomi dentro di lei. Poi esco e resto a guardarle il culo che si restringe lentamente, lo sperma che fuoriesce e cola lungo le coscie.

“Questo è quello che ti meriti… ”

(continua)

Autore Pubblicato il: 20 Settembre 2011Categorie: Racconti Cuckold, Racconti di Dominazione, Racconti Erotici Etero0 Commenti

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