Sono una quarantenne in carriera, amo il mio lavoro e con entusiasmo, gli dedico anima e corpo.
Dopo la laurea superata con lode, subito il mio primo incarico presso un’importante fabbrica di scarpe.
Già immagino i vostri pensieri, corpo? Carriera uguale sesso? No, sono una stimata e irreprensibile lavoratrice che in breve tempo per le mie capacità, ho raggiunto con cariche direttive e imprenditoriali gli alti vertici aziendali.
Lontano dalla mia scrivania e dai circa quaranta operai che dirigo, mi trasformo totalmente, di giorno un’insospettabile e brillante donna d’affari, la sera una pantera pronta a sfoderare gli artigli.
Spregiudicata, trasgressiva, nel comportarmi nel vestire, mi piace provocare, eccitare e certo non mi manca una buona dose d’esibizionismo.
Ho un vero e proprio sdoppiamento di personalità.
Adoro i tacchi a spillo, gli abiti sexy eleganti, che mi fasciano e mettono in mostra le mie rotondità, le profonde scollature e naturalmente autoreggenti e intimo di seta per sentirmi desiderata.
Sono consapevole degli stimoli che suscito sugli uomini e mi eccita farli arrapare, mi piace sentirmi preda ma in realtà sono io che scelgo, io che mi concedo.
Mi chiamo Carla, ho un corpicino niente male, anche se ritengo di non essere bella, sono alta 1,70 mora con i capelli lunghi e lisci, ho delle gambe lunghe, affusolate e un sederino da fare invidia a tante teenager, alto e sodo.
Il seno non è il mio forte, solo una seconda misura, piccolo ma ancora ben sostenuto con due bei capezzoli grossi e scuri che svettano verso l’alto.
Vivo il sesso in piena libertà, forse proprio per questo non mi sono mai voluta maritare, non ho mai voluto un rapporto stabile che limitasse tutto ciò che è desiderio, fantasia.
Amo fare sesso e spesso, senza tanti tabù, con uomini o donne non fa differenza, adoro i rapporti di gruppo dove mi lascio andare a doppie e triple penetrazioni, quello che rifiuto totalmente sono i rapporti sadomaso, anche se il dolore mi fa godere, e tra breve capirete il perché.
Gli amici più intimi dicono che sono una culattona, forse è vero, il mio vero piacere sessuale è ingigantito nei rapporti orali e anali.
Godo come una pazza facendo pompini e sentirmi schizzare nel profondo quei grossi pali nodosi che mi arrivano in gola, mi fanno provare orgasmi che non raggiungerei neanche con una buona e sana scopata, solo pigliandolo nel culo il mio orgasmo è più violento ed appagante.
Si, il secondo passo dopo aver bevuto la sborra del mio amante di turno e di mettermi inginocchio a pecora, allargarmi le chiappe e invitare l’uomo a rompermi il culo.
State tranquilli che dopo un invito cosi, i miei amanti non si fanno certo pregare, lo puntano sull’orifizio anale e affondano in modo deciso, mi pigliano come animali, per fermarsi solo quando le palle sbattono sulle natiche.
godo, oh come se godo, specialmente se quel cazzo è molto grosso e mi dilata come se in me entrasse un autotreno.
Piango, urlo dal dolore ma li incito a non fermarsi a possedermi con più vigore, solo cosi amo essere presa per superare il limite del piacere.
Solo a parlarvi delle mie abitudini sessuali, la fighetta mi sta già grondando e non vi nego che col ditino sto solleticando il bottoncino, già turgido e ritto.
Sono una culattona e sento il desiderio di confessarvi come lo sono diventata.
Ero ancora una ragazzina, frequentavo il liceo, i ragazzi che mi ronzavano attorno erano tanti ma con pochi di loro, a dire il vero solo con Marco e Andrea mi ero concessa delle splendide limonate che finivano sempre allo stesso modo, gli menavo il cazzo sino a farli venire.
Che felicità il momento in cui si abbandonavano all’orgasmo e mi riempivo la mano di sborra, quella mano che stringendolo si muoveva lentamente in su e giù per aumentare il ritmo quando si accorgeva dell’imminente esplosione.
Potevo considerarmi un’esperta dalle tante seghe fatte e questo era l’unico modo in cui riuscivo a dare piacere.
A diciotto anni ero ancora vergine al contrario di tante coetanee che sentivo frequentemente parlare di sesso e delle loro evoluzioni amatorie, io da vera imbranata non potevo confidare niente,
mi vergognavo da morire a raccontare di qualche sega e ammettere cosi la mia totale inesperienza.
Con Marta era diverso, con lei riuscivo ad aprirmi a confidarmi, una vera amica del cuore. Abitavamo nello stesso condominio e nonostante fosse più grande di tre anni, avevamo legato meravigliosamente.
Chiacchiera dopo chiacchiera, spesso si arrivava a parlare di sesso, l’inesperienza mi portava a tacere ma facevo molte domande, Marta rispondeva con dovizia di particolari raccontandomi le sue esperienze.
Sarei stata ad ascoltarla per ore, mi narrava talmente bene i suoi incontri che potevo vederne le performance e percepire l’odore dei loro corpi sudati e quello più acuto del sesso.
In quei momenti il desiderio di provare quelle sensazioni mi assaliva e dovevo ricorrere a lunghe ed estenuanti sditalinate per far scemare quello che non potevo permettermi per il mio stato di purezza.
Era una peperina niente male, leggermente più bassa di me ma con delle curve mozzafiato, una quarta di seno e un bel posteriore tondo e sporgente che faceva muovere sapientemente mentre camminava, i ragazzi si voltavano a guardarla e i commenti non si facevano attendere.
Una sera, di quell’estate calda e afosa come da tempo non si sentiva, si chiacchierava al telefono quando mi accennò di avere un appuntamento per quella sera con Giacomo, un ragazzo di 23 anni e si dilungò a descriverlo.
è bello da impazzire, non molto dotato ma sapessi come lo sa usare.
Quella sera ero euforica, e mi sono eccitata nel sentire parlare degli amplessi da mille e una notte che Marta vantava con l’infaticabile Giacomo, non so perché ma ero particolarmente vogliosa e maledicevo la mia verginità.
Mi piacerebbe essere con voi questa sera, perderei volentieri”’..
Dall’altro capo del filo Marta non mi fece finire di parlare.
è una buon’idea, Giacomo può soddisfare tutt’e due e per cambiare sarà fichissimo farlo in tre.
La mia non voleva essere una richiesta, era solo una fantasia espressa ad alta voce e Marta non l’aveva capito.
Lavati bene la passerotta che questa sera Giacomo ti manderà in paradiso.
Ci lasciammo con la promessa di essere a casa sua per le otto, poco prima che arrivasse Giacomo, sempre che il proposito di farmi rompere l’imene da uno sconosciuto fosse realmente quello che desideravo.
Ci rimuginai per un paio d’ore, stritolata da mille dubbi e ripensamenti, ma alla fine la parte più troia di me ha preso il sopravvento decidendo di accettare l’invito.
Mi preparai con calma, indossai il perizoma che mi piaceva di più, una gonnellina mini che mi scopriva le gambe abbondantemente sopra il ginocchio e una canottierina che mi fasciava e lasciava scoperto l’ombelico, il reggiseno decisi di non indossarlo, per completare calzai un paio di sandali dal tacco alto per rendermi più sexy.
Se i preparativi sono stati lenti, al contrario all’ora X, mi sono precipitata a casa di Marta, sgombrando la mente dai pensieri che probabilmente mi avrebbero riportato sui mie passi, facendomi abbandonare i miei propositi di trasgressione.
Giacomo era veramente un bel ragazzo, due belle spalle larghe su un vitino da vespa e due occhi verdi dallo sguardo intenso e penetrante.
Chiusa la porta alle sue spalle, si avvicinò a Marta e la baciò con passione, poi fece altrettanto con me stringendomi tra le sue braccia, era già eccitato, ho sentito la sua erezione strusciarsi sul mio ventre e ho portato in avanti il bacino per sentirlo meglio.
Ci ha spogliato, era la prima volta che mi trovavo completamente nuda davanti ad un uomo e oltretutto era uno sconosciuto, mi sentivo troia ma ero felice di esserlo.
le sue mani accarezzavano mio corpo, la mia intimità, e quella di Marta, mentre continuava a baciarci, palpava il mio seno, si dilungava sulla patatina penetrandomi con un dito per poi titillare il clitoride, colavo umori in maniera indecente per come ero eccitata.
Io e Marta eravamo inginocchiate sul divano, e tra noi Giacomo che nel frattempo si era sfilato i pantaloni e gli slip.
Ho allungato una mano acchiappando il cazzo e meno male che doveva essere poco dotato, perché non riuscivo a serrarne le dita intorno.
Ho iniziato a segarlo visto che era l’unica cosa che sapevo fare bene ma Marta mi ha trascinato ai suoi piedi, davanti al viso il suo cazzone e facendomi vedere coma si faceva se lo portò alla bocca, spigandomi che ci sono altri modi per far godere un uomo.
Il cazzo di Giacomo spariva nella bocca di Marta, lo leccava come se tra le mani avesse un gelato, lo gustava con ingordigia scorrendo avanti e indietro per tutta l’asta per poi risucchiarlo sino in fondo, una vera porcellina.
Anche se inesperta la mia lingua partendo dal glande scorreva insaziabile per tutto il cazzo fermandosi sui testicoli e con piacere lo infilavo in bocca spingendolo sino in gola.
Marta mi si è avvicinata e assieme abbiamo iniziato a spompinare Giacomo, che sollecitato da due lingue gemeva e ci incitava a continuare.
Siete due porche, siii continuate così, chi vi ha insegnato a fare pompini, mi fate impazzire.
Le nostre bocche si bisticciavano per possedere quel palo di carne sempre più duro e le nostre lingue si contendevano ogni centimetro di pelle.
Ci divertiva sentirlo gemere, specialmente quando la cappella racchiusa tra le nostre labbra veniva stimolata contemporaneamente da due lingue che spesso si incontravano.
Un incontro dal sapore saffico mai considerato, e non so dire quanto ci fosse di casuale, si lambivano a vicenda e nessuna delle due la ritraeva.
Giacomo si è accorto della nostra complicità e si sfilò dalle nostre bocche, lasciandoci labbra contro labbra.
Non avevo mai pensato ad un’altra donna ma so soltanto che le nostre lingue frullavano una contro l’altra e mi piaceva.
Le mani di Marta si sono posate sul mio corpo, come le mie hanno cercato il suo seno, grosso, burroso, dal capezzolo rigido come un chiodo.
La bocca di Marta ha cercato i miei capezzoli già turgidi, stimolandoli e mordicchiandoli mentre la sua manina carezzava il bottoncino.
Immediato sopraggiunse il primo orgasmo, intenso, dandomi una scossa che mi ha fatto accasciare su Marta.
Mi ha spinto sul divano e tenendomi le per le caviglie ha spalancato le mie cosce lasciandomi oscenamente aperta.
Ha guardato per un attimo la mia fichetta fradicia e la sua bocca ha cercato il nettare che ne sgorgava.
Giacomo nel frattempo si gustava l’inatteso spettacolo lesbico dando via a un bel segone, lo sentivo borbottare: Siete meravigliose continuate così’. Mi fate venire solo a guardarvi.
Ho socchiuso gli occhi, sentivo il lento ghermire della sua lingua sul clitoride che stringeva teneramente tra i denti, gemevo per il piacere che mi stava regalando.
Frugava la patatina in ogni suo anfratto all’interno della mia vulva, penetrandomi affondo, spingendola sin dove poteva, dandomi delle sensazioni molto forti, mai provate.
Si soffermava sullo stretto orifizio anale che sotto i colpetti esperti della sua lingua cedeva entrando tra le pieghe.
La situazione era talmente eccitante che mi abbandonai ad un altro orgasmo, spingendo il bacino verso di lei per sentire meglio la sua lingua entrare in me.
Non resisto, siete bellissime, vi devo scopare.
Giacomo eccitato come mai gli era capitato ora voleva partecipare e sfogarsi dentro di noi.
Tenendola per i fianchi ha sollevato il sedere di Marta mettendola a quattro zampe, si è avvicinato con il cazzo alla fessura e lentamente l’ha penetrata senza trovare resistenza per quanto era eccitata e ben lubrificata muovendosi lentamente dentro di lei.
Gemeva e si contorceva, era bellissima vederla in preda dall’eccitazione, sul viso una smorfia che esprimeva tutto il suo piacere quando Giacomo affondava sino a fargli sentire le palle che si spiaccicavano su di lei.
Tenendola per i fianchi, dava il ritmo alla scopata, possedendola ora con spinte poderose, che la facevano urlare, per il piacere.
Marta era vicinissima all’orgasmo, l’ho capito da come si muoveva su di me, le sue labbra come una ventosa continuavano a dare tormento al mio clitoride, gonfio e turgido come un piccolo cazzo, la lingua scorreva impazzita lungo la fessura sino al buchetto del culo dove frenetica lo penetrava, dilatato più che mai dalle continue sollecitazioni, era a sua completa disposizione.
Ho gioito nel sentirla urlare, sii siiiii godooooo. Ho gioito nel sentire il suo respiro affannoso i suoi gemiti, rotti da parole incomprensibili.
Giacomo non aveva ancora raggiunto l’orgasmo, ed era giunto il mio momento, aspettavo le sue attenzioni, aspettavo il piacere.
Avevo paura, tremavo ma ero molto eccitata, volevo godere e pretendevo il suo cazzo.
Marta mi ha girato sistemando il mio sedere sul bracciolo del sofà in modo da tenerlo bene in alto, è salita sul divano mettendosi sopra di me a cavalcioni , tenendomi sempre per le caviglie lasciava a Giacomo la visione dei miei buchini.
Vedevo il suo figone, vicinissimo al mio viso, ormai aperto e slabbrato dalla penetrazione appena avuta, percepivo il profumo di una donna eccitata, fradicia di umori che colavano abbondanti.
La mia bocca si è avvicinata a quell’arnia piena di miele, ed ho iniziato ad assaporare la linfa leccandola, ricambiando il piacere ricevuto.
La mia lingua passava e ripassava su quella fessura, il sapore inebriante del suo godimento mi eccitava, per la prima volta stavo bevendo il nettare di una donna.
Giacomo davanti a me sembrava indugiare, poggiava il cazzo sulla figetta fradicia, spingeva appena bagnandosi la cappella dei miei umori e si ritraeva scorrendo sino al buchetto, per diverse volte.
Pigliami ti prego , ti desidero, spingilo dentro.
No non sarò io a sverginarti, la prima volta sarà per colui che ami.
Non lasciarmi così, scopami.
Non mi ero ancora resa conto di quello che stava per succedermi, ma quando me ne accorsi era troppo tardi e il suo cazzo si e piantato nel culo.
Ho urlato, il mio buchino si era aperto, per lasciare spazio a quel palo nodoso, non so quanto fosse in profondità, ma in quel momento so solo che il dolore era lancinante.
Giacomo si è fermato un attimo per farmi abituare poi si è mosso lentamente, e ad ogni pompata mi sentivo sempre più piena.
Mi sono ben dilatata, ed ora il suo cazzone entrava molto facilmente in profondità, le sue palle sbattevano sulle chiappe e se avessi potuto mi sarei fatta infilare anche quelle, il ritmo dell’inculata era sostenuto, mi pigliava con impeto, con l’irruenza di un toro.
Il dolore era molto forte ma il piacere era di tale intensità da superarlo chiedendogli di sfondarmi e prendermi come una rotta in culo.
Stavo subendo una penetrazione devastante e godevo.
Ho raggiunto quasi subito il mio primo orgasmo, non capivo più niente, ero in preda alle convulsioni, tremavo, piangevo singhiozzando e lo incitavo a sbattermi più violentemente.
Giacomo non si faceva pregare, anche lui in preda all’eccitazione pompava come un forsennato.
Gli orgasmi si susseguivano uno appresso all’altro, godevo e continuavo a bere dalla bagnatissima figa di Marta che pisciava sbroda come una fontana.
Giacomo mi ha inculato con bordate per circa 10 minuti, non urlavo più, ragliavo, ululavo aspettando di sentire dentro di me la sua sbrodata.
L’ultimo orgasmo è arrivato insieme al suo, ho sentito le contrazioni del suo cazzo dentro il budello e come un fiume in piena mi ha inondato di caldissima sborra.
Devo confessare che la mia prima inculata ha tracciato in modo indelebile il mio gusto sessuale. Per diverso tempo sono rimasta vergine, ma ai miei partner non ho mai negato il piacere di possedermi, concedendo loro il mio secondo canale.
Con Marta siamo sempre delle ottime amiche e tra noi capita di trascorrere qualche serata in tenere e dolcissime effusioni.
PS Se in futuro incontrerete una Carla chiedetegli se è la protagonista di questa storia, se dovessi essere io non vi deluderò, promesso.
La serata appena trascorsa aveva lasciato il segno, avevo il culetto in fiamme, bruciava maledettamente e mi ha tormentato per qualche giorno, lo sentivo aperto, dilatato, ma era solo un’impressione.
La paura che mi avesse sfondato ha voluto che lo controllassi attraverso lo specchio, per mia fortuna era tutto a posto stretto come sempre e non ci sarebbe passato neanche uno spillo se io non avessi voluto.
Finalmente avevo scoperto il sesso e gli orgasmi ricevuti nella sodomia e nel rapporto saffico con Marta mi stimolavano la fantasia e il desiderio, quell’esperienza l’avrei ripetuta molto presto.
Mi sono meravigliata della mia bisessualità e mi faceva paura, ma l’eccitazione provata era stata di una tale intensità che non avrei più rinunciato alle carezze di un’altra donna.
Sono passati diversi mesi quando una sera in discoteca ho conosciuto Niki, un magnifico ragazzo, alto, moro e veramente simpatico.
Niki mi ha incuriosito da subito, provavo molta attrazione per lui, il suo sguardo magnetico, il suo modo di fare quasi canzonatorio nei miei confronti, mi attizzava e dovevo conquistarlo.
Non è stato difficile, gli piacevo e mi sono lasciata corteggiare incoraggiando le sue avance, siamo finiti a letto la stessa sera.
In intimità era uno splendido stallone e il fatto che fossi vergine non ha ostacolato il nostro rapporto, a dire il vero si eccitava tantissimo a spingermelo nel sedere.
Ho parlato di letto ma non avevamo un posto dove andare, il nostro talamo era la macchina, un vecchio maggiolone che all’occasione si trasformava in uno splendido parco giochi.
Niki non era molto dotato, piuttosto stretto di circonferenza ma il suo cazzo era lungo, almeno 20 o 22 centimetri e la sua resistenza era notevole, mi pompava per almeno mezzora prima di venire.
Capitava di non trovare posti adatti ai nostri incontri e per paura che ci vedessero mi dovevo accontentare di spompinarlo, portandolo all’orgasmo che culminava con l’ingoio, per me un vero piacere, ma non mi appagava del tutto.
Stavamo bene insieme e tra noi ci completavamo con una buon’intesa sessuale, mi faceva infiammare con lunghi preliminari e mi portava a devastanti orgasmi.
La sera ci s’incontrava in piazza dove avevamo formato una bella cricca, eravamo circa venti tra ragazzi e ragazze, tutti molto affiatati e insieme ci divertivamo un casino.
L’inverno era particolarmente rigido e mi ricordo che quella sera pioveva e la tramontana gelida mi dava molto fastidio, Niki era passato a prendermi e in piazza c’era solo Mario che si era messo al riparo sotto la pensilina dell’autobus, infreddolito e bagnato come un pulcino.
Lo abbiamo invitato ad accomodarsi in auto, al calduccio dell’abitacolo, il tepore del riscaldamento lo rendeva confortevole e si sistemò sul sedile posteriore, ringraziandoci mille volte per averlo salvato da una sicura polmonite.
Appresso arrivarono Giovanni e Alessio e anche loro hanno trovato riparo accomodandosi affianco a Mario.
Non sapevamo cosa fare, la noia dava i primi segni di sconforto e iniziavo a sbuffare, i finestrini erano chiusi per la pioggia battente e una cortina di fumo aveva invaso l’abitacolo della macchina, in cinque con la sigaretta accesa fumavamo più per noia che per desiderio di una cicca.
Uff. che noia, non si potrebbe fare qualcosa, che serata di merda.
Uhmm io ho un idea.
Tutti pendevamo dalle labbra di Niki, una strana luce aveva attraversato i suoi occhi e c’incuriosiva sapere quale fosse il suo progetto.
Si poterebbe andare in un posticino appartato e ci facciamo una bella scopata.
Tra urla e applausi tutti erano d’accordo.
Sono l’unica donna, per chi mi avete preso, io’.. Niki tu sai che sono vergine e quattro cazzi nel culo mi sembrano decisivamente troppi.
Carla sarà bellissimo, ti piacerà.
Fa un freddo boia e piove all’aperto non è possibile, in auto poi siamo in cinque e ”.
Ero inorridita, stavo accettando di passare una serata di sesso con quattro uomini.
Dentro di me ero combattuta, mi si poneva un interrogativo inquietante, da una parte mi dicevo sei una troia, cosa penseranno di te, dall’altra l’eccitazione per quattro cazzi, mi diceva sarà bellissimo, un’esperienza indimenticabile.
Che cosa fare, nei miei sogni capitava frequentemente di immaginarmi con più uomini e ora le mie fantasie potevano essere realtà, accettare o rifiutare, mostrandomi incazzata a quella proposta indecente.
Inutile porsi domande, dentro di me la decisione era già presa, conoscevo i miei desideri.
Alessio ci propose di andare in una casetta che i suoi avevano in campagna a pochi chilometri dalla città.
Abbiamo un gran camino, facciamo un bel fuoco per riscaldarci e solo col suo chiarore vedrai come sarà romantico.
Sarà anche romantico ma sono io a pigliarli nel culo.
Giovanni ‘ puoi iniziare prendendoceli in bocca, poi si vedrà’
Ero molto eccitata e anche se il mio comportamento era aberrante, pensavo a quanto potesse appagarmi essere l’oggetto del piacere per loro quattro e soddisfare così il mio e il loro appetito sessuale.
Dopo venti minuti eravamo a casa d’Alessio, i ragazzi nel camino fecero un bel falò che riscaldò velocemente quel piccolo salottino rustico, mentre Mario preparava una cioccolata calda.
Erano tutti molto carini, mi facevano mille complimenti, mi coccolavano e mi stupiva che Niki per niente geloso si unisse a loro e fosse felice di darmi ad altri uomini.
La quiete di quei momenti, durò pochissimo, dopo avere assaggiato la cioccolata Niki mi si è avvicinato, iniziando a baciarmi e ad accarezzarmi su tutto il corpo.
Ho chiuso gli occhi, le sue mani su di me mi stavano eccitando, la patatina gocciolava umori e non ero infastidita che degli estranei mi stessero guardando.
Mi ha sollevato la gonna e mi palpava le natiche mostrando a tutti il mio sedere coperto da velatissimi collant, sapevo che il ridottissimo perizoma che indossavo mostrava sfacciatamente la rotondità dei miei glutei e sculettavo per provocarli.
Le loro mani presto avrebbero preso le mie carni e finalmente mi sarei abbandonata ad un’abbondante razione di cazzi.
Una mano si è infilata tra le gambe, accarezzandomi le cosce, non era Niki, le sue mani strizzavano le mie chiappe, non sapevo chi fosse dietro di me ma le ho divaricate leggermente, dandogli lo spazio necessario per arrivare alla fica.
Mi tastava la coscia, risalendo lentamente verso la mia fighetta ormai gonfia, l’ha stretta con la mano e pigiava con un dito come se volesse penetrarmi, attraverso i collant e il perizoma.
Altre mani su di me iniziavano a spogliarmi, mi hanno levato il maglioncino, via il reggiseno, la gonna e scivolata per terra.
Il collant mi è stato sfilato, quasi strappato assieme al perizoma, ora ero nuda davanti a loro, sentivo le loro mani frugarmi dappertutto, mi palpavano la fichetta, qualcuno si era soffermato sul buchetto, altri sui seni ciucciandomi i capezzoli, mi baciavano con le lingue che frullavano nella bocca e s’intrecciavano con la mia, li lasciavo fare, mi gustavo otto mani sul mio corpo.
Miagolavo di piacere e quando ho aperto gli occhi ero circondata da cazzi in tiro, anche loro nel frattempo si erano spogliati.
Che meraviglia vedere quei cazzi che fremevano alla vista del mio corpo che s’inalberavano quando mi accarezzavano.
Quanta abbondanza, li volevo tutti e non sapevo da chi iniziare, Mario esibiva un cazzone da infarto, 18 centimetri con una circonferenza asinina, l’ho preso in mano muovendola su quel palo, con l’altra mano ho acchiappato gli altri, abbozzando una sega.
Non mollavo il cazzo di Mario, così maestoso, ritto e duro una vera leccornia per farmi perdere la presa, mi sono chinata accogliendolo in bocca.
Facevo fatica ad ingollarlo tutto, mi soffocava ma non cedevo di un millimetro, la mia lingua esplorava la cappella, e centimetro dopo centimetro scorreva su quel pezzo di carne bitorzoluto, mi soffermavo sui testicoli, lo succhiavo e lui tenendomi per la testa lo spingeva dentro scopandomi in bocca.
Passavo da un cazzo all’altro, ero proprio infoiata, quando ne pigliavo uno in bocca, altri due erano stretti nelle mie mani o cercavo di pigliarne due contemporaneamente nella bocca.
Alessio si è sistemato sotto di me, ero accovacciata, praticamente seduta sulla sua faccia, la sua lingua ruvida passava e ripassava facendola scorrere lungo la fessura.
Ha indugiato sul clitoride, lambendolo, succhiandolo, mi ha penetrata con due dita, un tremore mi avvertiva che l’orgasmo era vicinissimo.
Scavava nella fighetta cercando di penetrarmi sempre più à fondo, anche il buchino era meta d’attenzioni e sotto l’incessante lavoro della sua lingua, l’ano si era ben dilatato ed esplorava le mie viscere dandogli il modo di entrare sino in fondo.
L’orgasmo, improvviso sulla sua faccia, una scossa mi ha attraversato corpo, ero fradicia e lui faceva zuppetta nella mia fichetta brodosa, la spingeva dentro, raspando in profondità, gustando il mio piacere.
Mi sentivo pronta e il mio culetto voleva quei quattro cazzi affamati, volevo godere e mi sarei fatta sfondare, il cazzone di Mario mi faceva paura ma avrei goduto anche con lui, Niki giustamente doveva essere il primo, era il mio uomo.
Niki pigliami non resisto, lo voglio sentire dentro, inculami.
Mi ha sistemato mettendomi a pecora, ha puntato il buco del culo con il fallo ed ha spinto sino a che non ha sentito l’anello anale cedere e risucchiarne la cappella.
Si è fermato un attimo per farmi abituare a quel corpo estraneo, l’ha sfilato e ha ripetuto la penetrazione, ma privo d’ogni resistenza il suo cazzo è scomparso nel budello, ero abituata al suo fallo e lo accettavo in profondità senza grossi sforzi.
Mi montava dentro il culo con una furia da far paura anche ad una vacca in calore, lo spingeva sino alla radice e godevo, strillavo tutto il mio piacere.
M’insultava, mi apostrofava con frasi sconce, volgari e anche se non ero stata mai trattata in quella maniera, mi eccitava essere presa da troia da puttana.
Dai troietta succhiagli il cazzo che dopo i miei amici te lo mettono nel culo, t’inculiamo a sangue e te lo sfondiamo.
L’eccitazione era alle stelle, gemevo, Sii siiii spingilo tutto dentro siii godo, rompimi il culo.
Un cazzo mi si è infilato in bocca, sembravo di una capretta infilzata allo spiedo, il lungo palo di Niki mi sembrava che andasse a scontrarsi con quello che tenevo in bocca e li sentivo tutti e due in gola.
Alessio sempre sotto di me, si dava un gran daffare e continuava a ciucciarmi la fica, ogni tanto gli menavo il cazzo o m’inchinavo per succhiarglielo, ingollandolo sino alla base e con la mano gli tastavo i coglioni.
Niki doveva essere molto eccitato nel vedermi prendere tutti quei cazzi perché è durato pochi minuti e mi ha riempito il culo con potenti schizzi di sborra.
Si è tirato fuori e subito un altro cazzo ha occupato il suo posto, era Mario, questa volta ho veramente urlato per il dolore, la sua cappella è sprofondata nel buchetto, mi sentivo aprire in due e l’attrito nel culetto era notevole, mi stava sfondando e sembrava che mi dilaniasse le carni.
Lentamente forzando la mia resistenza, a piccoli colpi è sprofondato tutto dentro e ha iniziato a muoversi andando avanti e indietro, tenendomi per i fianchi mi penetrava fino in fondo e sentivo i suoi testicoli sbattere contro le chiappe.
Dai violentami il culo, quel palo mi sta facendo impazzire, si sii.. continua, dai porco sfondami fammelo sentire.
Avevo il respiro affannoso i gemiti erano prolungati e facevo andare indietro il bacino quando sentivo spingere il suo cazzone, volevo sentirlo ancora più affondo, mi sarei fatta sbattere dentro anche un altro cazzo, stavo godendo.
La sensazione era d’essere inculata da un asino e non m’importava se mi stava rompendo il culo con una penetrazione devastante da lasciarmi senza respiro, ma il piacere era dirompente e lo incitavo a spingere più violentemente.
Gli orgasmi non mi davano tregua, si susseguivano uno appresso all’altro, ero felice, delirante, mi squassavano facendomi urlare, oramai ero fuori di me.
Come un animale alla monta ora mi pigliava con spinte poderose, il dolore era lancinante ma era proprio così che volevo godere, si è svuotato dentro di me, sentivo che la sborra gli usciva copiosa, non si fermava più e schizzo dopo schizzo mi ha riempito il culo.
Un susseguirsi di cazzi tra culo e bocca che mi faceva sbrodolare come mai mi era capitato, ero distrutta dai tanti orgasmi e anche Alessio e Giovanni eccitatissimi hanno scaricato il loro seme nel mio culetto ormai straziato dalla nerchia esagerata di Mario.
Erano sempre in tiro con il pene puntato sul mio viso, li ho ripresi in bocca, ho ripulito loro il cazzo sporco di sborra dal gusto acre, mischiato a quello dei miei umori anali, che libidine, mi piaceva quel sapore.
La mia lingua picchiettava sulle cappelle ancora vogliose, li ho succhiati facendoli scivolare in gola, pompavo mentre con le mani gli sparavo un bel segone.
Giovanni è stato il primo a sbrodare, mentre lo spompinavo mi si è svuotato in gola, gli altri si menavano il cazzo furiosamente e quasi contemporaneamente sono venuti mentre aspettavo davanti a loro con la bocca aperta.
Una pioggia di sperma si è riversata sul mio viso con zampilli provenienti da tutte le parti, la mia bocca piena, rigurgitava tutta la sborra che non ero riuscita a bere e mi colava sulle mammelle.
Da quell’esperienza ne uscivo malridotta, ma sazia e godente, l’uccello di Mario, anche se di dimensioni super mi aveva trasmesso delle forti emozioni, così forti che il dolore unito agli orgasmi provati mi avevano appagato totalmente.
Un’altra volta maledicevo la mia verginità, in quel momento di sesso estremo con tutti quei ragazzi mi sarebbe piaciuto ricevere una tripla penetrazione e state sicuri che prima o poi troverò l’occasione per soddisfare le mie fantasie.