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Una cosa che mi stuzzica molto, oltre veder pisciare una donna all’ aperto, con il culo in bella esposizione, è osservare le femmine che hanno una disperata necessità di pisciare e non possono liberarsi.
Non capita spesso di poter fare di queste osservazioni, anche se le occasioni, a volte si presentano in maniera inaspettata; non molto tempo fa, maggio dell’ anno scorso, se non ricordo male, ero per strada, in pieno centro città, quando ho incrociato due ragazze, avranno avuto non più di venti anni, una di queste camminava normalmente, mentre l’ altra saltellava con le mani tra le cosce ed ad un certo punto ha gridato all’ amica. ‘ Devo pisciare!!! Se non piscio impazzisco!!!’, si guardava intorno per cercare un angolino, ma che vuoi trovare in città alle cinque di pomeriggio in pieno sole, purtroppo non ho potuto seguirle, come ero tentato di fare, sia per non fare la parte del guardone, sia perché avevo altri impegni, ma la tentazione era grande, chissà come sarà finita.
Una buona occasione per queste osservazioni sono le fiere: la domenica il quartiere fieristico viene invaso da gente che viene anche da lontano e di solito gira senza fare soste al cesso, nel primo pomeriggio, però quando si è mangiato e bevuto, di solito un panino annaffiato da una bella birra, si verifica l’ assalto alla diligenza; come al solito i PP (posti pipì) per le femmine sono sottodimensionati (Erica Young lo sottolinea nei suoi romanzi e le femministe americane chiedono parità di tazza), ed è quindi possibile assistere a scene spassose:l’affollamento davanti alle latrine femminili spesso è notevole, qualcuna spinge, molte passeggiano nervosamente, si fermano, incrociano le cosce,si massaggiano le fica, fanno un saltello, riprendono a camminare; altre stanno ferme con le cosce incrociate, respirano profondamente, qualcuna slaccia i pantaloni per diminuire la tensione, altre, mamme di bimbe piccole, cercano di fare le furbe: con la ragazzina cercano di farsi largo dicendo: ‘scusate, ma la bimba non ce la fa più’, a rischio di sentirsi dire dalla bimba: ‘ma mamma, non ho bisogno di fare pipì’ e loro ringhiando: ‘stai zitta che sto per farmela sotto’.
Altre supplicano di farle passare, che non resistono più, ma si sentono dire che tutta sono nella stessa situazione, se ci sofferma un poco lo spettacolo è interessante, certo non si può restare ore ad osservare un universo femminile a rischio di pisciarsi sotto.
Altri posti, in cui ho avuto occasione di vedere file di donne in crisi di piscia, sono i cessi dei rifugi in montagna, quelli centrali, all’ arrivo di piste da sci e impianti di risalita: sarà il freddo, sarà che sciando non si pensa a pisciare e si rimanda ad un’altra occasione, sarà che si beve un po’ di brulé, ad un certo punto scappa e, guarda caso, scappa a tutte alla stessa ore e negli stesi posti; gli spazi sono ristretti, incomincia a fare caldo, si slacciano le tute per prepararsi ad entrare, ci si agita un po’ e si borbotta: ‘ Ma quanto cazzo di tempo ci mette quella? Ma sta pisciando o si sta a rifare il trucco? Se non apre sfondo la porta e piscio anch’io. Tra un poco la faccio qui per terra’, qualcuna, come mia moglie approfitta dei cessi maschili, ma la maggior parte si tiene timidamente a distanza e soffre.
Una volta, molti anni fa, in Alto Adige mi è capitata una scena di queste: avevo notato sulle piste una bella ragazza, avrà avuto venticinque anni circa, che sciava molto bene, alta, bionda, con i capelli raccolti in una coda di cavallo ed una elegante tuta completa verdina: era veramente un piacere vederla sciare. Verso le due del pomeriggio ero sulla porta del rifugio dove c’erano anche le scale che portavano alle latrine nel seminterrato, quando ho visto questa ragazza arrivare come una furia sciando un po’ scomposta, si è fermata di botto davanti alla porta, si è staccata gli sci in un lampo ed è corsa verso i cessi slacciandosi la tuta; l’ho seguita: quando è arrivata all’ interrato aveva già sfilato le braccia dalla tuta, ma’. ha trovato un muro umano, pur essendoci ben dieci PP la fila comprendeva almeno venti femmine , alcune scalpitanti, la poverina si è infilata la mano destra nella calzamaglia a comprimere la fica ed ha implorato’ Lassen Sie mir treten, ich muss pissen'(fatemi passare, devo assolutamente pisciare), ma non mi è sembrato che abbia incontrato clemenza, non mi sono trattenuto più di tanto e non so come siano andate le cose, so solo che per il resto della giornata la ragazza è sparita dalle piste: forse le tuta era troppo bagnata per sciare.
I cessi dei rifugi hanno solitamente le mezze porte, si vedono perciò i pedi e le gambe di chi è dentro, durante la stagione sciistica si vede di tutto calato fino a terra: tute, sottotute, calzoni, doppi calzoni, calzamaglie, mutande di varia foggia, perizomi ed anche quello è intrigante, anche perché i rumori non vengono interrotti dalle porte, quindi allo spettacolo visivo di tutto il ben di Dio di vestiario che viene calato si associa quello sonoro della piscia che cade nell’ acqua della tazza del cesso, sembra a sentire dal tintinnio che le femmine in questione piscino senza sedersi, talvolta ci scappa anche una scorreggia che rimbomba, non trattenuta né dalla tazza, né dalla porta.
In quota il problema cesso è diverso: non c’è la folla di sotto, ma in genere il cesso è unico, unisex, spesso in un gabbiotto al di fuori della baita. Varie volte il cesso faceva schifo a vederlo da fuori, ma, aprendo la porta sgangherata, l’ interno era stomachevole: una tazza alla turca collegata ad una fossa mai svuotata, dove, per evitare le’cose’ dei predecessori, ognuno aveva lasciato un ricordo negli spazi vuoti. A quel punto non restava che arrangiarsi all’ aperto, anche con venti gradi sotto zero, per i maschi pochi problemi: l’ho già detto, si tira fuori un pezzetto di carne e non si prende nemmeno freddo, per le femmine meno facile: si vedono allora culi bianchi, resi paonazzi dal freddo, che sbucano da dietro cumuli di neve ammassati dal vento, e poi spunta la testa della proprietaria del culo che si riaggiusta la biancheria alla men peggio.
Altra esperienza divertente è quella delle stazioni di servizio delle autostrade nei giorni caldi, chissà perché, proprio in quei giorni vi sono problemi per i bagni.
Più di una volta mi è capitato di trovarmi con i bagni femminili non agibili e la utenza dirottata in quella dei maschi: proteste varie, ma bisogna adattarsi, e si vede un po’ di tutto: donne impazienti che camminano su e giù e danno una sbirciatina agli orinatoi maschili, femmine che si fermano subito dopo l’ingresso a guardare i maschi che pisciano, nella speranza di vedere qualche pisello in azione, ma soprattutto donne che hanno bisogno veramente di pisciare, altrimenti avrebbero aspettato un’altra fermata: pantaloni slacciati, con mani nelle mutande, gonne alzate con le dita nell’elastico degli slip che vengono calati ancor’prima che siano entrate nel PP. Una volta l’arrembaggio è stato notevole:erano le undici del mattino,circa, si erano fermati alcuni pulman turistici, i cessi femminili non agibili e c’era la solita fila, soprattutto di persone anziane, che dopo alcune ore di viaggio avevano bisogno di soddisfare le loro necessità. Ad un certo punto è arrivato un altro pullman, che dalle scritte sembrava venire da lontano, dovevano essere partiti intorno alle quattro del mattino, carico di giovani che, probabilmente, durante il tragitto si erano riempiti di Coca Cola o simili e che si sono fiondati ai cessi, ma lì hanno trovato la ressa, per i maschi, che si massaggiavano energicamente il pisello attraverso i pantaloni l’ attesa non era lunga, ma per le femmine’.., ad un certo punto una delle ragazze, che evidentemente non ce la faceva più, si è messa sulla grata di scolo che si trova sotto i pisciatoi dei maschi, si è accosciata, ha sollevato la parte anteriore della gonnellina, ha scostato da un lato le mutande ed ha cacciato una pisciata che non finiva più, poi, visibilmente sollevata, ha passato una mano sulla fica bagnata per asciugarsi, ha rimesso a posto le mutande e se ne è andata; le altre ragazze hanno guardato la scena con meraviglia, hanno esitato, poi qualcuna ha seguito l’ esempio, un’ paio che avevano i pantaloncini hanno dovuto esibire il culo, le altre, invece hanno si e no fatto intravedere la fica.
UNA OSSERVAZIONE RECENTE: ESTATE 2013, AUTOSTRADA A16, AREA DI SERVIZIO ‘., CI SIAMO FERMATI, MIA MOGLIE ED IO PER UN PIPì, STOP; RESSA TERRIBILE, SPECIE NEI BAGNI DELLE FEMMINE; MIA MOGLIE, COME SPESSO, è VENUTA A PISCIARE IN QUELLO DEI MASCHI, MA NON CI HA BADATO QUASI NESSUNO.
SIAMO TORNATI ALLA MACCHINA E STAVAMO PER RISALIRE QUANDO, A FIANCO A ME SI è FERMATA UN’AUTO DALLA QUALE è SCESA PRECIPITOSAMENTE UNA SIGNORA DI MEZZA ETà, 60 ANNI CIRCA, CAPELLI BIANCHI TAGLIATI ALLA MASCHIETTO, UN FISICO ASCIUTTO, INDOSSAVA UN JEANS CHIARO ED HO INTRAVISTO UNA CHIAZZA SCURA TRA LE COSCE, A LIVELLO DELLA PASSERA, HO PENSATO SUBITO CHE SI FOSSE PISCIATA SOTTO E, QUANDO SI è GIRATA PER FUGGIRE VERSO I BAGNI CON UN PACCHETTO DI FAZZOLETTINI DI CARTA IN MANO, NE HO AVUTO CONFERMA: AVEVA UNA GROSSA CHIAZZA SCURA SUL CULO, SI ERA PISCIATA SOTTO IN MACCHINA, MA AVEVA LIMITATO I DANNI ED ORA, EVIDENTEMENTE, STAVA SCOPPIANDO, NON CREDO CHE SIA RIUSCITA A TENERLA, VISTA LA FILA AI BAGNI E COME SI TENEVA LA MANO TRA LE COSCE MENTRE ANDAVA, POVERINA, CREDO PROPRIO CHE ABBIA FINITO PER FARSELA TUTTA ADDOSSO, MA NON HO POTUTO ASPETTARE L’ EPILOGO, VISTO CHE SIAMO RIPARTITI.

Altra osservazione più recente:Quest’estate (luglio2018) ero in viaggio sull’autostrada adriatica con un paio di colleghi per lavoro.
Ci siamo fermati in un autogrill per uno spuntino ad ora di pranzo e, dopo ave consumato siamo andati ai bagni per pisciare.
Gli ingressi di bagni erano alla fine di un corridoio a gomito e le file erano lunghissime, io per accedere ho fatto più di cinque minuti di fila, ma per le donne la fila era enorme e, credo, un’attesa anche di un quarto d’ora.
Mentre andavo via ho visto arrivare una signora, avrà avuto una sessantina d’anni, un po’ corpulenta, trafelata, con la faccia della disperazione e la mano destra a premere la fica attraverso i calzoni, non ho potuto vedere cosa è successo quando, svoltato l’ angolo del corridoio ha trovato una fila di almeno una trentina di donne, tutte un po’ al limite, penso che se la sia fatta addosso.

In un’altra occasione, si era con un pullman, in un’area di servizio non d’ autostrada, nessun cesso era agibile: a turno siamo andati a pisciare dietro il fabbricato, in genere divisi per sessi, ma qualcuno, adducendo l’ urgenza, si è intrufolato tra i rappresentanti dell’altro sesso.
La pisciata all’ aperto è stata la regola durante un viaggio turistico nei paesi dell’ est europeo.
Appena superato il confine tra Germanica e Cecoslovacchia (si chiamava ancora così) ci siamo subito accorti di che aria tirava: i cessi del posto di frontiera erano assolutamente inagibili: porte sfondate, tazze divelte, tracce ( e che tracce) di pisciate e cacate dappertutto; l’unica possibilità per soddisfare le esigenze naturali era andar per prati, e così è stato. Non c’ erano ragazze tra di noi, mia moglie ed io, quarantenni, eravamo forse i più giovani, ma comunque un bel culo, opulento di una sessantenne in forma è un bello spettacolo, forse meglio di quello di una ragazzina adolescente che sembra quasi quello di un maschio, le signore, poi, non si accosciavano molto, sia per paura di perdere l’ equilibrio, sia per evitare che le parti intime venissero a contatto con l’ erba alta( ci poteva essere dell’ ortica), quindi avevano il culo in bella esposizione, si vedeva anche la spaccatella della fica da cui colava la piscia, quanto ad asciugarsi poche ne hanno avuto la possibilità, per cui il cavallo di molte mutande era umido di piscia,concentrata ed odorosa, il cui aroma ha leggermente pervaso poi l’ atmosfera del pullman, almeno fino a quando l’ autista non ha azionato il condizionatore. Per tutta la settimana le soste tecniche sono state puntellate di cessi chiusi, rotti, inagibili e di pisciate di gruppo all’aperto che sono diventate, alla fine, quasi cameratesche.

…..segue…..

Autore Pubblicato il: 21 Ottobre 2012Categorie: Erotici Racconti, Racconti Erotici Etero0 Commenti

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