Quanta urina può contenere la vescica? Per quanto tempo si può riuscire a trattenere la pipì? Poi cosa succede?
Normalmente lo stimolo ad urinare si incomincia a sentire quando la vescica ha incamerato 250 ml di urina, il che avviene circa ogni 3 ore. Se si considera che le ore di veglia diurna sono circa 18, il numero di volte in cui normalmente si fa pipì durante una giornata è 6, di cui una al risveglio, una a metà mattina, una all’ora di pranzo, una a metà pomeriggio, una all’ora di cena e una prima di andare a letto. Questa è la media.
Ci sono però molte persone che tendono a trattenere la pipì per più tempo, anche 4 o 6 ore consecutive. Un esempio di routine, in questi casi, può comprendere circa 4 minzioni giornaliere: una al risveglio, una all’ora di pranzo, una all’ora di cena e una prima di andare a letto.
In questi casi la vescica può arrivare a contenere una notevolissima quantità di urina, specie per chi bene molto (e bere molta acqua è consigliabile, specie quando non si va in bagno spesso).
Chi trattiene la pipì oltre le tre ore porta la propria vescica a contenere capacità sempre più grandi, con un livello crescente di urgenza.
Tra i 400 e i 500 ml il bisogno di urinare diventa molto urgente.
Da quel momento in avanti tutto dipende da fattori personali: dimensioni della vescica, funzionalità degli sfinteri e del muscolo detrusore, età, genere, cartella clinica, situazioni esogene e climatiche, stimolazioni.
Tra i 500 gli 800 ml la vescica è piena e manda segnali sempre più pressanti per essere vuotata.
C’è comunque chi è in grado di resistere ulteriormente, poiché la vescica, quando è in perfette condizioni di salute, è molto elastica.
Personalmente il mio limite massimo è di 1500 ml, oltre i quali si ha il cosiddetto “leaking point”, cioè incominciano a verificarsi piccole perdite involontarie, che possono essere fermate, ma che è sempre più difficile fermare, finché diventano più lunghe e più consistenti. In parole povere, non si è più in grado di trattenere la pipì (la pressione del detrusore supera quella dello sfintere) e si perde completamente il controllo.
Ma vediamo meglio cosa succede se, superato il limite massimo di capacità della vescica, si cerca comunque di trattenere l’urina a tutti i costi?
E’ pressoché impossibile evitare le piccole perdite, ma si può prolungare il periodo di resistenza fino a 1,5 litri.
Oltre questa soglia le perdite saranno sempre più frequenti e consistenti.
Osserviamo i vari stadi collegandoli al livello di riempimento della vescica
Stadio 1. Appena percettibile. Un piccolo senso di solletico alla vescica. 100 ml
Stadio 2. Un leggero bisognino di fare pipì. 150ml
Stadio 3. Resistenza mentale al bisogno urinario. 200 ml
Stadio 4. Gambe saldamente unite. 300 ml
Stadio 5. Gambe intrecciate e accavallate. 400 ml
Stadio 6. Negare il dolore e fingere con gli altri di non avere alcun bisogno di fare pipì. 550 mlE così Barbie trattenne la pipì per tutto il tempo e quando finalmente uscì da quella enorme dimora, si sentiva scoppiare.
Appena uscita l’urgenza passò ad uno stadio ulteriore.
Stadio 7. Braccia incrociate nell’illusione di riuscire a trattenerla meglio. 600 mlCorreva verso casa, ma il suo bisogno di fare pipì era così urgente che a un certo punto dovette interrompere la corsa, per incrociare le gambe e premersi le mani sul pube, onde evitare che la vescica cedesse.
Stadio 8. Una mano sul cavallo dei pantaloni o della gonna per bloccare imminenti perdite. 700 ml
Stadio 9. Danza della Pipì 800 ml
Stadio 10. Emergenza. 900 ml
Stadio 11. E’ lo stadio finale. La vescica ha raggiunto il suo massimo limite di continenza. Oltre quel livello, incominciano le contrazioni e le perdite. 900 ml
Stadio 12: cedimento della vescica. 1000 ml
Quando una persona incomincia a farsela letteralmente addosso. La vescica di Barbie cedette e la pipì incominciò a fluire, prima a gocce, poi a getti, poi a torrenti, poi a fiumi, infine a cascate del Niagara, creando un enorme lago dorato per terra.
E’ possibile tuttavia, in casi di forte capacità della vescica, resistere fino a 1500 ml.
Per misurare la capacità di contenimento e resistenza della propria vescica e vedere a che punto si perde il controllo di essa e si incominciano ad avere perdite involontarie di pipì (in pratica si incomincia a farsi la pipì addosso), c’è una prova molto semplice:
1) Bevete molta acqua fino a quando non raggiungete un bisogno estremamente urgente.
2) A quel punto sedetevi a cavalcioni di una sedia, avendo il petto o il mento appoggiati allo schienale, e in questa posizione dedicarsi ad attività al computer, cercando quindi di distrarsi.
3) In genere in quel momento scattano le prime perdite: quando si fanno consistenti allora si utilizza una bottiglia vuota da un litro e mezzo per misurare la quantità di urina contenuta nella vescica.
Tali punti sono stati comprovati da un esperimento che ho condotto su me stesso.
In una giornata di riposo, in cui ero solo in casa, ho verificato quanto segue.
Ho fatto pipì alle 11 del mattino e poi ho aspettato, bevendo, nell’arco della giornata, più di due litri di acqua e di altre bevande contenenti caffeina, la quale è un diuretico.
Ecco il resoconto dell’esperimento con gli status inglesi a fianco:
11.00: Vescica appena svuotata. “Empty”
15.00: Vagamente consapevole della mia vescica. “Dimly aware”
15.30: Consapevole di avere bisogno di fare pipì, ma di poterla tenere senza problemi. “Aware”
16.30: Mi scappa la pipì e in condizioni normali andrei a farla, ma c’è l’esperimento. “Need”
17.00: La pipì mi scappa forte. Il bisogno è diventato urgente. “Unconfortable” “Urgent”
17.30: Mi scappa più forte. Devo pisciare con urgenza.”Had to pee badly” “Crossing my legs”
17.45: Mi scappa fortissimo. Una pipì assurda. Pisciata in canna. “Had to pee really badly”
18.00: Mi scappa una pisciata enorme. Una gran pisciatona. “Had to pee like a racehorse”.
18.15: Ho la vescica che mi scoppia. Una pipì pazzesca, colossale. “Bursting bladder”
18.30: Bisogno urgentissimo di urinare. Mi agito e incrocio le gambe. “Squirming” “Fidgeting”
18.45: Bisogno impellente. Mano tra le gambe. “Squeezing” “Desperate” “Pee desperation”
19.00: Bisogno improrogabile. Trattengo la pipì a fatica. “Really desperate to pee”
19.15: Quasi me la sto facendo addosso. Sto per pisciarmi addosso. “About to pee my pants”
19.30: Sono letteralmente sul punto di farmi la pipì addosso. “On the verge of pee myself”.
19.45: Sto morendo, non ce la faccio più. “I can’t hold it any longer” Ready “To pee myself”.
20.00: La vescica fa male. La pressione insostenibile.”Aching bladder””Overhelming pressure”
A questo punto è iniziata la parte più interessante dell’esperimento, che si è svolta secondo regole ben precise. Dovevo stare:
– Seduto a cavalcioni dello schienale della sedia, a gambe divaricate.
– Non potevo utilizzare le mani per aiutarmi a trattenere l’urina.
– I gomiti erano appoggiati alla scrivania
– Nel frattempo scrivevo al computer
– Sulla sedia ovviamente c’era un telo di plastica, come sul pavimento. Addosso portavo solo le mutande e un paio di pantaloni facilmente lavabili.
20.15: Prima perdita involontaria di urina. Un getto mi ha bagnato le mutande. “First spurt”
20.30: Ogni volta che perdo la concentrazione, mi scappa un goccio. “Leaking point”
20.45: Le perdite si fanno più frequenti e consistenti. “Leaking” “Dribbling” “Overflow”
20.50: Mi sta letteralmente scappando: ad ogni perdita faccio sempre più fatica a riprendere il controllo e sento che sto perdendo il controllo della vescica. “Losing control”
20.55: Mi sto letteralmente pisciando addosso, ma cerco ancora di fermare il flusso di urina, anche se diventa sempre più difficile. “Wetting my pants” “Extreme discomfort”
21.00: Ho ceduto: non sono riuscito a fermare il flusso di pipì e la vescica si è contratta improvvisamente e un torrente di urina mi ha allagato i pantaloni. “Sudden extra pressure” “Totally peeing my pants” “Completeley pissed myself”
Cose che le ragazze devono sapere sul fare pipì all’aperto
è triste che, per una donna, qualcosa di così bello e naturale come la pratica dell’urinare all’aperto si trasformi troppo spesso in un inconveniente. Quando ci hanno offerto dei pass stampa per l’ennesimo festival ci siamo messi intorno a un tavolo e abbiamo attentamente valutato pro e contro. Queste scorpacciate estive di musica non-stop sono sempre un bell’impegno, ma sebbene assistere a un concerto insieme ad altre 10.000 persone che non possono fare a meno di sbattermi in faccia le loro ascelle sudate non sia proprio la mia idea di divertimento, a volte ne vale davvero la pena. Se siete fortunati potete scoprire un nuovo gruppo che non fa così schifo, trovare qualcuno che vi offra da bere, o’se siete fortunatissimi’che vi faccia trascorrere qualche piacevole minuto dietro la baracchetta della birra che sponsorizza l’evento. Ma se siete sfortunati, la vostra band preferita potrebbe cancellare la data all’ultimo minuto, e c’è sempre la possibilità che un nubifragio si abbatta sulle teste di tutti i presenti costringendo alla ritirata. Ma se c’è una cosa su cui più di tutto si può contare in queste occasioni, e che colpisce principalmente le signore, è la terribile esperienza del bagno. è triste che qualcosa di così bello e naturale come la pratica dell’urinare si trasformi in un terribile inconveniente, soprattutto in un luogo dove la gente beve un sacco e le code si allungano con una facilità imbarazzante. E allora sì, è il momento di dire basta. Molti probabilmente non lo sanno (né riuscirebbero a immaginarlo), ma da secoli donne coraggiose cercano luoghi appartati in cui accovacciarsi e liberarsi del fardello, sprezzanti del pericolo. Ispiriamoci dunque a loro, e prepariamoci a fare nostra la libertà della pipì in esterna. SEBACH E ALTRI WC CHIMICI
Non voglio passare subito per sostenitrice dell’anarchia urinaria, quindi, innanzitutto, ricordate che quando c’è la possibilità di usare un wc chimico vi conviene sfruttarla. Fate pipì come se non ci fosse un domani, cambiatevi l’assorbente, aggiustate l’imbottitura del reggiseno, controllate il vostro grado di sudorazione e così via. Non snobbate la privacy offerta da quel plasticame puzzolente, perché è meglio turarsi il naso per pochi minuti piuttosto che rimanere nel fango a trattenere la pipì mentre una folla che conosce soltanto metà di quella canzone di Gotye si ostina a cercare di cantare ogni singola parola. IN ESTERNA
Le donne, soprattutto quelle nate e cresciute in città, hanno molto da imparare sulla pipì nella natura. E con natura intendo parcheggi, vicoli, fermate dell’autobus, canalette e ogni altro luogo che la controparte maschile frequenta in caso di bisogno. La leggenda che vuole le ragazze incapaci di fare pipì in assenza di un water è ovviamente falsa. Ecco la vera, unica, fondamentale verità: per farlo, non servono altro che un buchino, due gambe e un cantuccio che presenti un minimo di pendenza e abbastanza fogliame (o cassonetti, macchine e via così) da assicurare una buona copertura. Non c’è niente di biologicamente inabilitante nell’anatomia femminile quando si tratta di pipì. DOVE
Camminate con determinazione e non gingillatevi. Dirigetevi verso luoghi appartati non troppo lontani dalla strada battuta. I cespugli sono ideali perché potete abbassarvi, depositare i fluidi ben nascoste e rialzarvi in men che non si dica senza destare sospetti. “Mi stavo allacciando la scarpa, no?”
L’ideale è essere protette su tre fronti, ma anche due sono sufficienti. Anche i vestiti possono fungere da parete protettiva, e c’è chi ha affinato talmente questa tecnica al punto da poter fare pipì praticamente ovunque (e non intendo addosso). Le gonne funzionano particolarmente bene in questi casi, ma in caso di emergenza un maglione legato in vita può coprire quanto basta. COME
Attivate glutei e quadricipiti, piegate le ginocchia, scendete col sedere, portate in avanti mutande e pantaloni, e voilà. Avvicinatevi il più possibile a terra in modo da evitare gli schizzi e lo scroscio. Attenzione a dove mettete i piedi, non lo ripeterò mai abbastanza. Se riuscite a trovare un posto leggermente rialzato, posizionatevi dando le spalle alla discesa, così il getto sarà naturalmente orientato verso il basso. PULIZIA
Date una leggera scrollata per facilitare lo sgocciolio. Se non avete fazzolettini o non ci sono bidoni in cui depositarli (non inquinate!), le foglie vanno bene. Accertatevi che non appartengano a qualche pianta velenosa, tutto qui. Se qualche goccia è finita sulle scarpe, non temete, prima o poi asciugherà. Basta fingere che non sia successo niente, sarà il vostro piccolo segreto. IL BAGNO DEI MASCHI
La mia filosofia su pipì e libertà è che urinare è una necessità biologica, e finché mi comporto in maniera ragionevole e con rispetto, non ci sono barriere di genere quanto a toilette. Se in quella dei maschi non c’è la fila fuori dalla porta e sentite che la vostra vescica è a un passo dall’esplosione, approfittatene al volo. Ma poi volate via altrettanto rapidamente, perché non si sa mai chi si può incontrare.