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Maria Luisa, la figlia dei vicini

All’epoca dei fatti abitavo in una casetta con giardino alla periferia di una città del nord. Avevo circa 60 anni ed ero vedovo da 5. I miei figli, dopo essersi laureati, erano andati a vivere lontano e li vedevo si e no 2 o 3 volte l’anno.

Nella casetta vicino alla mia, separata da un basso muretto, abitava una coppia un po’ più giovane di me con una figlia diciottenne all’epoca dei fatti. Era una bella ragazza bionda, occhi azzurri, che avevo visto crescere da quando, all’età di 8 anni i suoi si erano trasferiti vicino a casa mia.

Con la sua famiglia ci eravamo frequentati già da allora. Poi, rimasto vedovo, ci eravamo visti più frequentemente, specie all’epoca della morte di mia moglie. Erano stati gentili, mi avevano aiutati, ci eravamo visti spesso, tanto che la piccola Maria Luisa aveva iniziato a chiamarmi zio.

All’epoca, quando stavamo in salotto con i suoi, spesso si veniva a sedere sulle mie ginocchia e mi abbracciava. Già all’epoca aveva iniziato a diventare una piccola donnina, anche se con me si comportava come se fosse una bambina. La vedevo crescere e, all’età di 18 anni era diventata una splendida ragazza, alta 1,70, bionda con gli occhi azzurri, cappelli leggermente mossi tenuti fino alle spalle, una terza scarsa di seno, gambe lunghe e affusolate, un culetto da urlo.

Quell’anno, avvicinandosi la matura e non sentendosi sicura con le varie materie scientifiche, era venuta da me, già in autunno, a scuola iniziata da poco, a chiedermi se la potevo aiutare.

Si era presentata vestita con dei leggins neri ed una maglietta sotto la pesante giacca a vento. Sembrava, come spesso accadeva, che fosse senza reggiseno e senza mutandina. La feci accomodare in sala e mi sedetti sulla mia poltrona preferita. Lei si levò la giacca e si sedette sulle mie gambe.

-‘Zio Roberto’, esordì, ‘Alla fine di quest’anno faccio la matura. Siccome non mi sento sicura nelle materie scientifiche, vorrei che tu mi dessi ripetizioni, se per te non &egrave troppo disturbo’.

-‘Cara la mia piccola, ma non tanto, Luisa, lo farò ben volentieri, visto che me lo chiedi in modo così sexy’, risposi, ridendo.

-‘Ma lo sai che a me piace vestirmi così per casa’.

-‘Lo so, lo so. Ti vedo oramai da 10 anni, ti vedo anche prendere il sole in giardino nuda quando i tuoi non ci sono’.

-‘Ma ora non più’, esclamò.

-‘Per forza’, feci io, ridendo, ‘piove oramai da una settimana’.

-‘Ma cosa mi dici ?’ insist&egrave lei.

-‘Certamente’, risposi, ‘iniziamo quando vuoi’.

-‘D’accordo, appena avrò un programma certo dagli insegnanti, ritorno da te ed iniziamo’.

Mi abbracciò e mi diede un bacio sulla guancia, poi si alzò. Nel frattempo, il mio amico in basso aveva avuto una reazione non indifferente e si vedeva un bel bulbo.

-‘Lo vedi che effetto mi fai?’ le dissi, ridendo, mentre mi alzavo anch’io, ‘potrei saltarti addosso’.

Lei rise, arrossendo, si mise la giacca, mi diede un bacio e ritornò a casa sua.

Nei giorni seguenti non avemmo occasione di rivederci, fino a che una sera i suoi genitori m’invitarono a cena. Quella sera era vestita con un maglioncino attillato ed un paio di pantaloni elasticizzati. Come al solito, non indossava reggiseno ed il suo bel seno con i capezzoli appuntiti sembrava voler bucare il maglioncino.

Mentre stavamo sorseggiando l’aperitivo, seduti nelle poltrone del soggiorno, lei venne a sedersi sulle mie ginocchia. Io ebbi una reazione quando lei, per sistemarsi meglio, si mosse, così riuscii a sistemare la mia erezione fra le sue chiappette. Lei se ne accorse ma rimase lì, ferma.

-‘Ma non ti sembra di esagerare ?’ le disse suo padre. ‘Quel comportamento poteva andare bene quand’eri piccola, ma ora sei grande’.

-‘Oh, lasciala stare’, dissi, ‘non mi disturba affatto’.

-‘Si, ma dovrebbe comportarsi da donna adulta, oramai ha 18 anni, l’anno prossimo dovrebbe essere matura’, disse, ridendo della battuta.

-‘Dai, papà, mi sono sempre seduta sulle ginocchia dello zio Roberto’ esclamò lei.

-‘Sì, ma quando avevi 8 anni andava bene, ora ne hai 18 e dovresti essere una donna adulta’, ribatt&egrave il padre.

-‘Comunque, sai, alcuni giorni fa sono andata da Roberto a chiedergli se mi aiuterà a prepararmi per la matura’, comunicò Maria Luisa, quando entrò anche sua madre.

-‘E perch&egrave non ci hai detto nulla ?’ chiese la madre.

-‘Ve lo sto dicendo ora, ma volevo prima sapere da lui se sarebbe stato possibile’ rispose.

-‘Ma così ci metti in imbarazzo’ disse il padre e poi, rivolto a me ‘Scusami, Roberto, non ne sapevo nulla, questa qui prende delle iniziative senza consultarci. Mi dirai quante lezioni le fai, così ti pagherò quello che &egrave giusto’.

-‘Ma figurati’, risposi a mia volta, ‘lo sai che tua figlia &egrave quasi come una figlia anche per me, ora che i miei sono grandi ed abitano fuori città. Così avrò anche qualcosa di utile da fare’.

Nel frattempo, mentre il mio amico era bello duro e stava piantato fra le chiappette di Maria Luisa, lei si muoveva piano piano, per sentirlo meglio. Ad un certo punto la madre annunciò che la cena era pronta e ci disse di accomodarci a tavola. Io mi alzai per ultimo e rimasi dietro Maria Luisa, nascondendo così la mia erezione. Poi, mi voltai, sempre nascosto, ed annunciai che sarei andato al bagno a lavarmi le mani. Lì stetti per un po’, fino a che il mio membro riacquistò delle dimensioni che mi permettessero di mascherarlo e mi sedetti a tavola.

Dopo la cena ci sedemmo in poltrona a parlare del più e del meno e Maria Luisa venne a sedermisi nuovamente in grembo, accoccolandosi contro il mio petto, le sue tettine che mi premevano sul petto. Il mio uccello reagì come prima e lei si mosse per sentirlo meglio. Restammo così, a parlare fino a che venne ora di andare. Come prima, lei mi mascherò l’erezione, io mi accomiatai dai suoi genitori e lei mi accompagnò alla porta. Prima di uscire, lei, di slancio, mi diede un leggero bacio sulla bocca, mentre con la mano mi sfiorava l’uccello, non del tutto a riposo. Che porcellina !

Una volta a casa mia, mi dovetti sparare una sega, immaginandola nuda, come l’avevo già vista quell’estate. Almeno così riuscii a dormire tranquillo.

Alcuni giorni dopo, suonarono alla porta e, quando andai ad aprire, mi trovai Maria Luisa e sua madre. Erano venute a parlare delle ripetizioni di matematica, fisica e chimica. Offrii loro un caff&egrave e parlammo di come si sarebbero svolte le cose, del fatto che Maria Luisa sarebbe venuta da me un pomeriggio a settimana più i giorni prima dei compiti in classe. Rimanemmo che avremmo iniziato le lezioni la settimana seguente.

Il sabato sera uscimmo tutti e quattro a cena fuori, come facevamo ogni tanto. Quando scendemmo dalla macchina davanti al ristorante, Maria Luisa iniziò a comportarsi come se io e lei fossimo una coppietta, appendendosi al mio braccio e stringendosi a me, stando alle spalle dei suoi genitori. Siccome stava per iniziare l’inverno, avevamo tutti chi il cappotto chi un giubbotto. Quando entrammo al ristorante, ci togliemmo i soprabiti. Lei sfoggiava un bel vestito in maglina di lana, corto ed alquanto aderente, che metteva in risalto le sue forme e faceva capire che era senza reggiseno ed inoltre che indossava soltanto un perizoma e delle autoreggenti con degli stivali con un bel tacco, tanto da farla sembrare alta quasi come me. Nel ristorante, tutti gli uomini mi guardarono con invidia.

-‘Ma non hai un ragazzo con cui andare ?’ le chiesi, ‘non hai nulla di meglio che uscire con i tuoi ed un vecchietto come me ?’.

-‘I ragazzi sono una scocciatura, appena sei un pochino più carina delle altre, vogliono saltarti addosso, non vogliono altro che metterti le mani sotto la gonna o sotto la maglia’.

-‘Mi sembra una reazione naturale, se ti vesti così’.

-‘Appunto per quello, quando esco in compagnia mi vesto circa come un palombaro’

-‘E perch&egrave, allora, quando stai con me ti metti così provocante ? Vuoi che io ti infili le mani dappertutto ?’ le chiesi, ridacchiando.

-‘A me piace vestirmi così, e poi sai che a casa mi piace stare nuda o quasi’.

-‘Ho capito. Ma io non sono un pezzo di legno, ricorda’.

-‘Ma se non era un pezzo di legno quello che ho sentito l’altra volta ? Un pezzo d’acciaio ?’ fece, ridacchiando e stringendosi di più a me.

-‘Magari era un pezzo di carne’ risposi. Al che si strinse di più a me e mi diede un bacio sulla guancia, mentre raggiungevamo i suoi genitori sulla porta del ristorante.

-‘Smettetela di comportarvi come due fidanzatini’ fece suo padre con un sorriso, ‘sembrate come due adolescenti innamorati’.

-‘Ma io sono innamorata dallo zio Roberto’ fece Maria Luisa, sempre ridacchiando, ‘Sono io che gli sto appiccicata’.

La faccenda, per quel giorno, finì lì.

Venne il primo giorno di ripetizioni. Per stare bene, io tenevo sempre il riscaldamento abbastanza alto. Quando arrivò, sotto il lungo piumino, indossava una tuta da ginnastica piuttosto aderente, come al solito, senza reggiseno e senza mutandine. Era già da un po’ che la porcellina mi stava provocando !

Mi venne vicino e mi diede un bacio sulla guancia. Andammo nel mio studio e lei posò i libri sulla scrivania.

-‘Fa caldo qui’ fece, aprendosi la zip della parte superiore della tuta. Sotto non indossava nulla. Anche senza aprirla del tutto, si vedeva l’avvallamento in mezzo ai due seni.

-‘Sarà il caso che tu chiuda quella cosa o che indossi qualcos’altro’ osservai.

-‘Non ho altro’ fece, avvicinandomisi e buttandomi le braccia al collo. Così facendo la giacca si aprì del tutto, mostrandomi quelle due meraviglie che erano le sue tette, con due piccoli capezzoli rosa, appuntiti.

Io la abbracciai, traendola a me e lei incollò le sue labbra alle mie. Poi, la sua linguetta saettò fuori e si aprì la strada fra le mie labbra. Io la tenevo stretta a me, una mano sulla sua schiena nuda e con l’altra, che avevo infilato dentro i calzoni della tuta, le stringevo una chiappetta, nuda anch’essa.

Mentre ci baciavamo, tolse le braccia dal mio collo e lasciò cadere la giacca a terra, poi mi alzò la maglietta ed incollò le sue tettine, i capezzoli oramai duri come il marmo, sul mio petto, rimettendo poi le braccia attorno al mio collo.

Ci baciammo a lungo, fino a restare senza fiato. Io avevo un’erezione da star male che premeva contro il suo bacino. Quando ci fermammo dal baciarci, io le calai i pantaloni della tuta e, come sospettavo, era senza mutandine. Lei iniziò a slacciarmi i jeans e ad abbassarli, assieme ai boxer. Il mio cazzo svettò, duro come il marmo. Mi s’inginocchiò davanti e mi prese il cazzo in bocca. Ci sapeva fare, ne aveva fatti sicuramente altri ai suoi amici. Ma la fermai subito, avevo altri progetti per lei.

La feci alzare, le feci levare del tutto scarpe e pantaloni, mi levai anch’io i miei, che erano rimasti attorno alle caviglie e la portai nella mia camera da letto.

Lì, la feci stendere sul letto, nuda, ed io, nudo a mia volta, mi stesi accanto a lei. La presi fra le braccia e ripresi a baciarla, mentre iniziavo ad accarezzarle la schiena, il culetto, le gambe. La feci stendere supina ed iniziai a baciarle la faccia, gli occhi, la bocca, mentre con un braccio stavo semi sollevato, con l’altra mano le accarezzavo il seno, la pancia, scendendo fino al monte di Venere. Con la bocca nel frattempo ero sceso sul collo, sui seni, avevo iniziato a succhiarle i capezzoli duri, a prendere in bocca tutte le tette, stringendo la ghiandola.

Lei mugolava dal piacere, emettendo anche dei piccoli urletti, mentre io, con la bocca e con le mani scendevo fino al suo addome, le leccai l’ombelico e giù, piano, dolcemente, fino alla fighetta, le strinsi il clitoride fra le labbra, iniziai e leccarle la patatina, inserendole anche la mia lingua, le infilai un dito nel culetto e lei venne urlando. Ma non avevo ancora finito, continuai a leccarle lentamente le gambe fino al ginocchio, poi a risalire e, quando posai nuovamente la bocca sulla sua passerina, lei venne nuovamente.

Allora mi sollevai, le alzai le gambe, tenendole spalancate con le mie braccia ed appoggiai la mia cappella sull’entrata, fra le due grandi labbra.

-‘ohhhhhh, sìììììììììììììììì, ti pregoooooooooooo, infilalo tutto dentro, per favore, voglio sentirlo tutto’, diceva lei, oramai completamente partita.

Allora con un legger colpo, affondai in lei fino alle palle ed iniziai a pompare, prima lentamente, con lunghi affondi, poi, un poco alla volta, accelerando, fino a che lei ebbe un altro grande orgasmo. Continuai a ritmo lento, con grandi affondi, mentre lui, praticamente ogni 2 o 3 colpi aveva un orgasmo. Era una cosa continua.

Poi, mi stesi al suo fianco e la feci salire su di me, a smorzacandela. Lei iniziò a saltellare, ma la frenai ed iniziai a darle un ritmo lento, Mentre lei muoveva il bacino avanti ed indietro, io muovevo il mio su e giù. Lei venne nuovamente e si accasciò, esausta ormai, su di me.

Allora la feci alzare e coricare prona, con un cuscino sotto la pancia, sì da tenere il culetto un po’ sollevato e la infilzai nella sua fighetta da dietro, pompai fino a venirle dentro, riempiendola del mio sperma mentre lei veniva un’ultima volta. Lo sfilai e mi lasciai cadere al suo fianco.

-‘Oh, Roberto, &egrave stato meraviglioso. Ho perso il conto degli orgasmi’, fece lei, dopo un po’.

-‘Ma non eri vergine’ osservai.

-‘No, ho avuto alcuni rapporti con un paio di ragazzi, ma sono state delle cose così veloci che praticamente non sono riuscita a sentire nulla. Pensa che uno &egrave venuto 3 volte senza riuscire a farmi avere un orgasmo’

-‘Guarda che non sono riuscito a trattenermi e ti sono venuto dentro. Prendi la pillola ?’.

-‘Mamma mia, ed ora cosa facciamo ?’.

-Domani vado in farmacia e ti prendo la ‘pillola del giorno dopo’, ma poi dovremo organizzarci’, le dissi, ‘hai mai preso la pillola ?’

-‘No, le altre volte li ho obbligati al preservativo’.

-‘A me non piace con preservativo’, dissi, ‘sarà il caso che tu vada da un ginecologo a farti prescrivere la pillola’.

-‘Ma non ne conosco. E poi, non vorrei che la mamma sapesse’.

-‘Beh, allora proverò a sentire un conoscente’, dissi, ‘Ma tutte queste manovre sulle ripetizioni, erano una scusa per infilarti nel mio letto ?’.

-‘No, ti assicuro, ero venuta con le migliori intenzioni, poi, quando ho visto come ti eri eccitato, ho voluto vedere come andava a finire. Ma non mi ero aspettata tutto questo. Pensavo che un vecchietto come te non avesse la prestanza dei ragazzi’.

-‘E ti sei sbagliata, mi sembra di capire. Ma vedi, noi vecchietti sopperiamo alla prestanza fisica con l’esperienza e con la durata. Non veniamo subito ma riusciamo a controllarci’.

-‘Non credevo fosse possibile godere così tanto’ disse.

-‘Allora mi sembra di capire che ti &egrave piaciuto’ dissi, sorridendo.

-‘Oh, zio, &egrave stato meraviglioso, una cosa indescrivibile, mai goduto così tanto in vita mia’ disse lei, a sua volta, alzandosi e buttandosi sopra di me e baciandomi.

-‘Ora sarà il caso che ci ricomponiamo un po’ e poi dovrai andare a casa tua. Sono passate un paio d’ore da quando sei qua.’, le dissi, alzandomi dal letto.

-‘Così tanto ? Mi sono sembrati pochi minuti. Devo correre, sarà già ora di cena’

Ci lavammo, e poi andammo al piano di sotto a prendere vestiti che indossavamo prima. Nel farlo, il suo cellulare cadde e così vide che sua madre l’aveva chiamata più volte.

-‘Oh, mamma mia, dovrò correre a casa. Ed ora che scusa mi invento, che non ho sentito il cellulare ?’

-‘Mah, le puoi dire che lo avevi lasciato nel piumino silenziato o qualcosa del genere’, ribattei, aiutandola a vestirsi.

-‘Quando posso ritornare ?’ mi chiese, nell’uscire.

-‘Per me anche domani’, risposi, ‘ma forse &egrave meglio se ritorni venerdì.’

E così ci lasciammo, per il momento.
Capitolo 2 ‘ I nostri rapporti cambiano

Dopo la prima volta, lei iniziò a venire 2 volte la settimana, nei pomeriggi. Ogni tanto le davo ripetizioni, ma il più delle volte scopavamo come ricci. Lei prendeva la pillola da tempo, per cui non avevo remore a venirle dentro. Inoltre, da quando aveva iniziato a venire con me, aveva smesso di frequentare altri ragazzi con la scusa dello studio perch&egrave, mi disse, la facevo godere molto di più e soprattutto, duravo molto più a lungo.

Una venerdì sera, come spesso accadeva, i suoi mi invitarono a cena a casa loro. Quella sera lei era vestita con un maglione alquanto largo e scollato che lasciava vedere porzioni abbondanti del suo bel seno e con una gonna larga che le arrivava a metà polpaccio.

Quando arrivai, mi aprì lei, così potei pure verificare che non portava mutandine.

Mi fece accomodare in sala, assieme ai suoi genitori. Lei stessa servì degli aperitivi e poi si sedette a fianco a me. Parlammo per un po’ di tempo poi, mentre sua madre si alzava per andare a controllare la cena, lei mi chiese di salire in camera sua che voleva mostrarmi una cosa sul suo pc.

Io la seguii e, come arrivammo in camera, mi gettò le braccia al collo e mi baciò.

-‘Ho una voglia matta di te’ disse, fra un bacio e l’altro.

-‘Anch’io ho voglia’ risposi.

-‘Come facciamo ? Io non ne posso più sono tutta bagnata.’

-‘Senti, ho un’idea, io mi siedo sulla tua poltrona, tiro fuori il cazzo, e tu ti siedi sopra di me, nascondendo il tutto , con la gonna’, dissi.

Facemmo così, mi aprii i pantaloni, tirai fuori il membro ben eretto, lei si alzò la gonna, voltandomi la schiena e si impalò con un sospiro. Lei iniziò a muovere il bacino avanti ed indietro. Stava mugolando dal piacere quando, ad un tratto, sentimmo dei passi sulle scale. Ci fermammo immediatamente, sistemammo la sua gonna a coprire il tutto e facemmo finta di lavorare al computer, mentre lei, sempre ben infilzata sul mio uccello, si muoveva lentamente.

Ad un tratto si aprì la porta della camera ed entrò suo padre.

-‘Cosa state facendo ?’ chiese.

-‘Gli sto mostrando alcuni dei compito che ho preparato sul computer, papà’, rispose lei.

-‘Così ? Seduta su di lui ? Non sei mica più una piuma’ fece il padre.

-‘Oh, non preoccuparti, non &egrave che pesa più di tanto. Il fatto &egrave che c’&egrave una sedia sola ed allora abbiamo pensato a questa soluzione’ dissi io.

-‘Bene, ma fate presto, tua madre dice che la cena sarà pronta fra meno di 10 minuti.’ disse lui, e se ne andò richiudendo la porta.

Noi accelerammo il ritmo ed infine lei venne con un urletto strozzato per non farsi sentire. Poi si alzò, mi rimise il cazzo nei pantaloni, chiudendo la zip.

-‘Povero caro, sei rimasto insoddisfatto. Dovremo rimediare dopo’

-‘Posso aspettare, intanto andiamo, se no si insospettiscono’ dissi io, aprendo la porta della camera ed uscendo.

Dopo cena, ci sedemmo nuovamente in sala, i suoi su un divano, io su di una poltrona e lei mi si sedette in grembo.

-‘Sta diventando un’abitudine’ disse suo padre, ‘non hai mica più 8 anni come all’inizio, quando hai cominciato a fare così’.

-‘Sicuramente a me non disturba’ dissi io.

-‘Sarà, ma non &egrave mica tanto conveniente che faccia così’ disse sua madre, ‘tu sei un uomo e lei una donna fatta e finita’.

-‘Ma dai, mamma, &egrave sempre zio Roberto, per me’ disse Maria Luisa. ‘oh, mamma, mi ero dimenticata di dirtelo, dopo esco con Sara. Andiamo a quel nuovo locale che hanno aperto’.

-‘Ok, ma non tornate troppo tardi e, soprattutto, non bevete !’ fece sua madre.

Dopo un po’ mi accomiatai da loro. Maria Luisa mi accompagnò all’uscita.

-‘E’ una balla che mi sono inventata. Aspettami, fra un quarto d’ora sono da te’ mi sussurrò, nel salutarmi.

Infatti, dopo circa 20 minuti sentii suonare alla porta e, andando ad aprire, mi ritrovai Maria Luisa. Era uscita con la macchina, aveva fatto un giro e poi era andata a posteggiare a 100 mt da casa mia per non farsi scorgere dai suoi. Aveva anche telefonato alla sua amica per chiederle di coprirla.

A quel punto, iniziammo a spogliarci vicendevolmente mentre ci dirigevamo verso la mia camera da letto. All’arrivo eravamo già completamente nudi.

Ci tuffammo sul lettone ed iniziammo un bel 69. Lei stava a cavalcioni della mia faccia a gambe larghe, offrendomi la su bella fighetta bionda da diciottenne, che io leccavo avidamente, mordicchiandole il grilletto, infilando la mia lingua alla massima profondità possibile, mentre lei leccava e succhiava il mio pisellone ben duro, tendomelo al caldo di quella sua boccuccia rosa. Una cosa strepitosa. Alla fine, infilandole anche un dito nella passerina ed uno nel buchino del culetto, venne, sussultando tutta.

Allora la feci adagiare supina, a gambe larghe e mi fiondai sopra di le, puntandole la cappella sulla fighetta e, con una spinta decisa, entrai fino in fondo. Mi fermai per qualche attimo, per assaporare il caldo umido della sua vagina pulsante.

-‘Ahhhhhhhhhhhhhhhh, che bello, resta così, ti prego’ fece. Stetti fermo ancora un poco, poi, lentamente, iniziai ad andare su e giù, dentro e fuori, con degli allunghi lenti.

Lei godeva da morire, la sua faccia era stravolta dal piacere, gemeva in continuazione, fino a che venne nuovamente. E poi ancora ed ancora, mentre io continuavo senza fermarmi.

Quando iniziai a stancarmi, la presi fra le braccia e, con uno scatto, ci voltammo, senza levare il mio membro dalla sua vagina e me la ritrovai di sopra.

Lei stette un po’ così, poi iniziò ad andare su e giù, sempre più velocemente, fino a che venimmo assieme e le scaricai tutto il mio desiderio nella sua bella fighetta calda.

Lei si accasciò su di me e la tenni stretta per un bel pezzo, fino a che il uccello si sgonfiò ed uscì. Quando riprendemmo le forze, andammo a lavarci.

Intanto, si erano fatte quasi le 2 del mattino, al che lei si rivestì velocemente e se ne andò. Io rimasi da solo e mi addormentai, svegliandomi soltanto in tarda mattinata, al suono del mio cellulare. Era Maria Luisa che mi chiamava. Voleva vedermi. Rimanemmo che sarebbe venuta da me domenica pomeriggio con qualche scusa riguardo un compito per il lunedì successivo.

La domenica pomeriggio venne da me sul presto. Quando arrivò, si tolse il piumino e mi gettò le braccia al collo, baciandomi con foga.

-‘Oh, amore’ mi disse, inaugurando una parola che non avevamo mai usato fino a quel momento, ‘Ho bisogno di te, di stare con te, di fare l’amore con te’.

-‘No ti sembra di correre un po’ troppo velocemente ?’ chiesi a mia volta.

-‘Non mi vuoi ?’ fece lei, a sua volta.

-‘Non &egrave quello, non vorrei che ti stessi innamorando dell’uomo sbagliato’ risposi, ‘io ti voglio bene, &egrave bello stare con te, sei una ragazza appassionata, fare sesso con te &egrave stupendo, ma ricorda che ho 60 anni e tu 19 appena compiuti’.

-‘Sei troppo ragionevole, lasciati andare una volta tanto’ esclamò, quasi con rabbia. Io la zittii baciandola con foga fino a lasciarla senza respiro. Poi, andammo in camera da letto, ci spogliammo a vicenda, piano, dolcemente e ci coricammo fianco a fianco, baciandoci e carezzandoci ancora a lungo, toccandoci a vicenda, la baciai tutta, le mordicchiai i capezzolini rosa, le leccai la passerina bionda. Infine, la penetrai piano piano alla missionaria. Andammo avanti a muoverci lentamente, facendo dei lunghi e lenti affondi. Lei ebbe alcuni orgasmi. Poi si mise a pecora e mi chiese di iniziare a prenderla da dietro, continuammo a cambiare posizione, ne provammo un sacco e lei ogni volta aveva un orgasmo.

Alla fine, la feci mettere prona e mi adagiai sopra di lei, infilandoglielo da dietro nella passerina calda, fino a che venni con un rantolo.

Mi sfilai e giacqui al suo fianco fino a che riprendemmo fiato.

-‘Senti’ iniziai a dirle, ‘si avvicinano le vacanze di natale. Che ne diresti di venire con alla mia casa in montagna ?’

-‘Sarebbe meraviglioso’, rispose, ‘potremmo passere le giornate a fare all’amore come oggi’.

-‘E come farai a liberarti dai tuoi?’ chiesi.

-‘Posso sempre chiedere alla mia amica Sara di venire con noi’ fece, ‘E’ ansiosa di conoscerti’.

-‘Ma se viene lei, non sarà mica facile fare come oggi’ osservai.

-‘Ma casa tua &egrave grande, ha due camere da letto, una per noi ed una per lei, magari si porta dietro qualche ragazzo’ rispose.

Facemmo i piani per quel periodo. Saremmo partiti il giorno di Santo Stefano, avremmo passato Capodanno in montagna, per ritornare prima dell’Epifania. Sarebbero stati 10 giorni di sesso e sport. L’unica condizione che posi &egrave che avrebbe anche dovuto studiare in quel periodo.

-‘Ma poi, come facciamo per il compito in classe di domani ?’ le chiesi, alla fine.

-‘Oh, non ti preoccupare, ho studiato come una matta tutta la mattina. Sono preparata’, rispose.

Ci rivestimmo e ci lasciammo così, tanto, comunque, sarebbe ritornata in settimana per le ‘ripetizioni’ (di sesso, ovviamente).

Capitolo 3 ‘ Le vacanze di Natale

All’avvicinarsi del Natale, Maria Luisa disse ai suoi genitori che sarebbe andata in montagna a sciare con la sua amica Sara.

Il giorno di Natale, visto che ero solo, i vicini m’invitarono per il pranzo. Come al solito, Maria Luisa fu molto affettuosa con me, venendosi a sedere vicino a me per il pranzo sedendosi sul mio grembo quando passammo ai divani della sala.

Come per caso, iniziammo a parlare di quello che si sarebbe fatto nei giorni a seguire.

-‘Io penso di andare a passare qualche giorno nella mia casa in montagna’, esordii, ‘e voi che fate?’

-‘Noi dovremmo restare a casa, visto che ho dei turni di lavoro proprio a partire da dopodomani’, disse il padre.

-‘Io avevo programmato di andare in montagna con ala mia amica Sara’ fece Maria Luisa, ‘ma non abbiamo le gomme da neve e non so montare le catene in caso di neve’

-‘Se andate in qualche posto vicino a dove ho la casa, vi posso accompagnare io’ feci a mia volta, ‘dove avete prenotato ?’.

-‘In realtà non abbiamo prenotato, volevamo provare ad andare alla ventura’ rispose.

-‘Siete due incoscienti’ fece la madre, ‘Come pensate di trovare posto proprio in questo periodo ?’

-‘B&egrave’, intervenni, ‘la mia casa &egrave grande, ho tre stanze, almeno 7 od 8 letti, per cui, se volete, vi posso anche ospitare’.

-‘Ma che ferie potrebbero mai essere con quelle due squinzie scatenate ?’ intervenne il padre.

-‘Oh, non &egrave un problema. Maria Luisa la conosco bene’ risposi, ‘e non penso che la sua amica potrà arrecare troppo disturbo. In fin dei conti, si va a sciare allo stesso posto’.

Andammo avanti a parlare di queste cose ed alla fine stabilimmo che la mattina seguente verso le 9 saremmo partiti io a Maria Luisa, saremmo andati a prendere la sua amica Sara e poi saremmo andati in alla mia casa in montagna.

Puntuale, l’indomani alle 9 mi presentai a casa loro con le mie cose già caricate, comprese le provviste per i 10 giorni, la biancheria e tutto il necessario. Il riscaldamento lo avevo già avviato con un sms la sera precedente.

Sistemammo gli sci di Maria Luisa ed il baglio e partimmo per andare a prendere la sua amica. Non appena fummo lontani dalla casa dei suoi, Lei mi si buttò addosso, incurante del fatto che stavo guidando e mi baciò appassionatamente.

-‘Finalmente avremmo 10 giorni solo per noi’ esordì lei.

-‘Dimentichi che ci sarà la tua amica’ ribattei.

-‘Oh, non preoccuparti di lei’ rispose.
Arrivammo sotto casa di Sara. Lei stava attendendoci e come suonammo al suo portone, si precipitò giù, seguita dai suoi genitori.

Era una bella ragazza, mora, occhi scuri, un pochino più bassa di Maria Luisa, ma con un seno pieno, una bella terza, dei fianchi belli rotondi ed un sedere rotondo favoloso. Insomma una splendida diciannovenne.

Ci presentammo, lei si dissero contenti che fosse con me, visto che in precedenza avevano già parlato con i genitori di Maria Luisa. Le ragazze assicurarono che avrebbero telefonato per tranquillizzarli ed alla fine partimmo, dopo aver caricato sci e bagaglio di Sara nella mia macchina.

Maria Luisa si sedette a fianco a me mentre Sara si accomodò sul sedile posteriore. Entrambe erano vestite da sci con stivali dopo sci e piumini. Appena ci fummo allontanati per da casa sua, Sara, esordì :

-‘E così questo sarebbe l’uomo che ha fatto impazzire la mia amica’

-‘Non cominciare a prendere in giro’ disse Maria Luisa, diventando rossa come un pomodoro.

-‘Guarda che da quando ha iniziato a frequentarti, &egrave sparita dagli schermi, oramai non la vediamo più’, fece Sara, ‘in compenso, sta diventando la prima della classe’.

-‘Non &egrave vero’ cercò di dire Maria Luisa.

-‘Eccome se &egrave vero, ora &egrave sempre preparata, non frequenta più i vecchi amici, ha smesso di uscire con i ragazzi del gruppo’ fece Sara, ‘Si vede che &egrave innamorata, &egrave sempre con la testa fra le nuvole’.

-‘Non dire stupidaggini’, fece Maria Luisa, ‘i ragazzi sono stupidi, mi annoiano, per quello non esco con loro’.

-‘Ma va là, non sono mica cieca, si vede che hai qualcosa di diverso’, ribatt&egrave Sara.

Andarono avanti così per buona parte del viaggio. Io mi divertii un sacco con le loro discussioni. Scoprii così che Maria Luisa, nonostante le nostre ripetizioni non fossero di carattere accademico, studiava molto ed a scuola era sempre piuttosto preparata. Capii che lo faceva per noi, per far sembrare che le ripetizioni fossero necessarie. Capii inoltre che era stata tutta una sua manovra per venire a letto con me, preparata e studiata da tempo e messa in pratica non appena maggiorenne.

Alla fine arrivammo a destinazione. Portammo i bagagli in casa e ci sistemammo per bene, Maria Luisa ed io nella mia stanza e Sara in quella a fianco, con gran divertimento di Sara.

-‘E così le mie illazioni erano stupidaggini, vero’ disse, ridendo, ‘e così mi tocca anche fare da paraninfo’.

-‘E se no che amica saresti’ disse Maria Luisa.

-‘Almeno avrei potuto portarmi un uomo tutto per me’, fece Sara.

-‘Dai, sii seria, e poi, più persone venivano a conoscenza della storia, peggio sarebbe stato. Come avrei fatto poi a nascondere il tutto ? Almeno di te mi posso fidare e ti prendi una vacanza gratis’, fece, a sua volta, Maria Luisa.

Una volta sistemati i bagagli, si era fatta ora di pranzo, per cui uscimmo ed andammo a mangiare in una trattoria. Mangiammo e bevemmo discretamente e ritornammo all’appartamento.

Ognuno si ritirò nella propria stanza. Maria Luisa ed io facemmo l’amore a lungo ed infine ci addormentammo. Ci svegliammo verso sera e, quando uscimmo dalla stanza, trovammo Sara, abbigliata con una maglia lunga, senza reggiseno, con le belle tette abbondanti che si muovevano libere, ed un paio di calzini di lana. E basta. Io indossavo una tuta, senza i boxer sotto, mentre Maria Luisa un maglione piuttosto lungo, pure lei senza biancheria sotto.

-‘Era ora che i piccioncini uscissero dal nido’ fece, sarcastica, stiracchiandosi e facendo vedere che era pure senza mutandine.

Mi fece vedere una bella fica contornata da un bel ciuffetto nero. A me, ovviamente, venne un’erezione che, visto quello che indossavo, si notò subito.

-‘Bene bene, vedo che non lo hai prosciugato del tutto’, continuò Sara, mentre Maria Luisa diventava rossa, ‘ha ancora delle buone reazioni’.

Ci accomodammo su un divano tutti e tre, Maria Luisa in grembo a me e Sara vicina.

-‘Posso starvi vicina ? Fa freddino qui’ continuò a dire Sara.

-‘Potevi vestirti di più’, osservai, passandole un braccio attorno alle spalle, mentre con l’altro braccio tenevo stretta Maria Luisa contro il mio petto.

Maria Luisa non disse nulla ma la guardò con aria seccata, mentre la mia erezione oramai le spingeva sul culetto.

-‘Su, piccolina mia’ feci rivolto a Maria Luisa, ‘non essere arrabbiata, sono qui con due splendide fanciulle, il classico caso della mora e la bionda. E Sara &egrave amica tua, l’hai portata tu qui da me’.

-‘Si,lo so, ma non posso fare a meno di essere un pochino gelosa. Non pensavo lo sarei stata’ rispose.

-‘Su, ragazze, voi restate di qua che vado in cucina a preparare qualcosa per cena’, feci, mentre Maria Luisa si alzava per lasciarmi andare, ‘voi restate pure qui, vi chiamo dopo’.

Andai in cucina, sistemai le provviste che avevamo portato, misi in ordine, lavai i piatti che erano lì da qualche mese, poi iniziai a guardare cosa potevo preparare per cena.

Ad un certo punto, mi affacciai dalla porta della cucina, visto che in sala c’era un gran silenzio, e trovai le due ragazze che si stavano baciando e toccando, dopo essersi alzate le maglie. Le mani di Sara stavano solleticando le tette di Maria Luisa mentre lei le aveva infilato un dito nella passerina e si baciavano. Erano proprio due porcelline. Ed erano decisamente belle entrambe pur se alquanto diverse, più longilinea Maria Luisa, più rotondetta Sara, ma con due corpi favolosi.

Mi ritirai in silenzio. Apparecchiai la tavola e, quando tutto fu pronto, silenziosamente, mi riaffacciai in sala. Erano passate ad un bel 69, pur senza essersi denudate del tutto. Era uno spettacolo bellissimo. Stetti lì un sacco di tempo ad ammirarle, il mio uccello oramai duro come il marmo. Ad un certo punto lo tirai fuori e, mentre stavo per iniziare a menarmelo, mi videro e con un sorriso, mi fecero cenno di avvicinarmi.

Mi sistemai sul divano, in mezzo a loro, il membro ritto ed i pantaloni abbassati. Le ragazze si chinarono entrambe ed iniziarono a leccarmelo piano, partendo dalle palle, percorrendo tutta l’asta con la lingua una da una parte e l’altra dalla parte opposta.

Poi, mentre Maria Luisa me lo prendeva tutto in bocca, Sara mi aprì la parte superiore della tuta ed iniziò a baciarmi il petto. A quel punto, io misi un dito nella passerina di entrambe. Erano due laghi, le loro leccate le avevano talmente eccitate che erano pronte a venire. A quel punto, scalciai via i pantaloni della tuta, mi alzai e tutti e tre, abbracciati, ci dirigemmo sul lettone.

Ci stendemmo nudi. Io iniziai a leccare la passerina di Maria Luisa mentre Sara mi succhiava il cazzo. Dopo un po’ invertimmo le parti, infine presi e mentre Maria Luisa si metteva alla pecorina a leccare la fighetta di Sara, io da dietro le puntai il mio uccello fra le grandi labbra, lo missi per un po’ su e giù, strappandole qualche sospiro poi, con un colpo deciso, affondai completamente in lei, fino a sbattere con le palle contro. Lei ebbe un piccolo sussulto ma continuò a leccare la fighetta dell’altra con decisione, infilandole pure un ditino nel culetto.

Nel frattempo, io iniziai ad andare lentamente avanti ed indietro, con lunghi affondi. Si vedeva che stavano godendo da impazzire. Poi, dopo un orgasmo che la squassò tutta, Maria Luisa, giacque esausta, prona. Sara si levò e si portò dietro a lei, iniziando a leccarle il buchino del culetto, ed infilandole un dito nella passerina ed un altro nello stretto buchino posteriore. Per far ciò, si mise piegata a 90 davanti a me ed io, senza aspettare, glielo sbattei dentro la fighetta, strettina ma non come quella di Maria Luisa. Come lo sentì entrare, lei spinse indietro per prenderlo meglio.

Pompavo violentemente dentro quell’antro di piacere fino a toccarle l’utero. Ad ogni colpo, aveva un sussulto, ma continuava a leccare e far godere Maria Luisa. Ebbe un orgasmo violento, urlando. Al che tolsi il mio uccello da lei, mi stesi sul letto a fianco di Maria Luisa e la feci salire su di me a smorzacandela.

Iniziammo ad andare su e giù lentamente per un bel pezzo. Io con una mano le stuzzicavo i capezzoli e con l’altra le massaggiavo il clitoride mente lei andava su e giù muovendo il bacino anche avanti ed indietro. Alla fine, lei ebbe un orgasmo, poi un’altro ed infine venni anch’io dentro la sua passerina stretta.

Si accasciò su di me ed io la tenni stretta, mentre la sua amica Sara si accoccolava al mio fianco.

Rimanemmo così per un bel pezzo, infine Maria Luisa scese dal sopra il mio petto e si accoccolò al mio fianco. Io mi voltai per abbracciarla, mentre, Sara si stringeva a me da dietro. Stavo come un sandwich fra due splendide figliole che mi schiacciavano le tette, una sul petto e l’altra sulla schiena. Ma ero esausto, non riuscivo più a reagire.

Mentre baciavo Maria Luisa, sentii le sue gota bagnate. Stava piangendo sommessamente. Al che, dissi che avremmo dovuto lavarci e chiesi a Sara se voleva andare per prima.

Come fu in bagno, chiusi la porta e poi mi rimisi di fronte a Maria Luisa, abbracciandola e baciandola nuovamente.

-‘Perch&egrave piangi, bambolina mia ?’ chiesi, ‘non sarai per caso diventata gelosa ?’

-‘Scusami’, rispose, ‘ma sì, mi sono accorta che non vorrei che tu facessi sesso con Sara’.

-‘E come facciamo, ora che l’abbiamo coinvolta ? Non possiamo mica lasciarla così’, dissi a mia volta.
-‘Lo so, dovrò cercare di sopportare. Ma &egrave difficile, mi accorgo solo ora che non voglio dividerti con nessun’altra’.

-‘Ma prima, quando stavate da sole, mi piaceva che vi piacesse quello che facevate’, dissi con un sorriso, ‘lo avevate già fatto prima ?’

-‘Sì, sai siamo amiche dall’asilo ed abbiamo condiviso molte cose, abbiamo iniziato a toccarci a vicenda già quando avevamo 13 anni, ci raccontiamo tutto, ma ora mi accorgo che non mi piace che tu faccia sesso con lei.’

In quello si aprì la porta ed apparve Sara, completamente nuda.

-‘Hei, piccioncini, guardate che ho finito ed ora ho fame’ esclamò entrando.

-‘Bene, ora vado a lavarmi io e poi venite in cucina, che la cena &egrave pronta da almeno 2 ore.’ feci, a mia volta.

Andai a farmi la doccia e poi, con addosso l’accappatoio, le avvertii che avevo finito ed andai in cucina.

Dopo un po’ apparvero entrambe, ognuna con addosso un maglione e nient’altro. Io, nel frattempo, avevo messo il cibo nei piatti. Quando ci sedemmo a tavola, Maria Luisa volle sedersi in braccio a me e così facemmo. Poi, finito lo spuntino, perch&egrave altro non era, ci ritirammo, noi nella mia camera e Sara nell’altra.

Noi ci infilammo nudi a letto ed io la presi fra le mie braccia e la baciai dolcemente sulle labbra. Lei si strinse a me, rispondendo ai miei baci.

-‘Sai, ho parlato con Sara’ mi disse, ‘le ho chiesto scusa ma le ho chiesto di lasciarti stare’.

-‘E lei ?’ chiesi.

-‘All’inizio era un pochino scocciata, mi ha detto di averla coinvolta e poi di volerla lasciare ad arrangiarsi, ma poi, visto che avevo iniziato a piangere, ha lasciato perdere ed ha accettato. Mi ha chiesto però se può far venire un ragazzo con cui stava uscendo. Io le ho detto che te lo avrei chiesto’.

-‘Guarda però, che se viene un estraneo, ti dovrai comportare bene, stare sempre ben vestita. Anch’io sono geloso, sai ? Non voglio che la mia ragazza venga guardata da altri.’

-‘D’accordo, mi comporterò come una suora’, fece lei ridacchiando, ‘ma quando saremo soli come mi devo comportare ?’

-‘Come la solita piccola assatanata di sesso che sei da un po’ di tempo a questa parte’, le risposi, con un sorriso.

Al che, lei iniziò a baciarmi, prima il viso, poi il collo, il petto, iniziò ad accarezzarmi tutto, mi si mise a cavalcioni sopra ed iniziò ad accarezzarmi con le sue tettine, a farmi il solletico con i suoi capelli, andando su e giù, a baciarmi il petto, i capezzoli, poi giù, fino all’uccello, le palle, poi mi massaggiò le gambe con le sue tettine. Era scatenata.

Pur essendo stanco dalle due scopate precedenti, con le palle svuotate, il mio membro iniziò comunque a reagire, anche se non al solito modo. Le lo prese ed iniziò a baciarlo delicatamente, a leccarlo.

-‘Oh, sì, &egrave mio, tutto mio, solo mio’ iniziò a dire, mentre lo baciava e mi baciava. Poi, così come si era scatenata, si accasciò al mio fianco, si strinse a me e così ci addormentammo.

Al mattino seguente mi alzai e mi vestii. Iniziai a preparare la colazione e quando fu pronta, chiamai le due pigrone. Sara si alzò per prima e venne, avvolta in un accappatoio, mentre Maria Luisa apparve nello stesso maglioncino della sera precedente e si accoccolò sulle mie ginocchia.

Facemmo i programmi per i giorni seguenti. Maria Luisa comunicò a Sara che avrebbe potuto chiamare il suo amico e che, mentre nella loro stanza potevano fare quel che volevano, fuori avrebbero dovuto comportarsi bene. Le dissi anche che avrebbero avuto una copia delle chiavi per cui sarebbero stati indipendenti ma che comunque, per andare a sciare ed altro saremmo andati tutti assieme, quindi, se il ragazzo voleva poteva venire con il treno.

Lei lo chiamò, lui accettò entusiasta e ci disse che ci avrebbe chiamato per comunicarci l’ora del suo arrivo. Ci vestimmo ed andammo ad informarci su impianti e costi. Passammo la mattinata in giro, fra le bancarelle del mercatino di Natale poi, dopo un pranzo leggero, ritornammo a passeggiare. All’imbrunire, andammo alla stazione a prendere l’amico di Sara, che si rivelò un tizio di circa 30 anni, moro, non molto atletico ma simpatico.

Ritornammo a casa, che era comunque ad una ventina di km dagli impianti e ad un trentina dalla stazione, dove cenammo, parlammo e poi ci ritirammo nelle relative camere.

Noi ci spogliammo e ci coricammo nudi, come ci piaceva stare a letto ad entrambi. Iniziammo a baciarci e coccolarci dolcemente.

Io la baciai sul viso, gli occhi, la bocca, il collo, il seno, le mordicchiai i capezzoli, glieli succhiai, strizzandole delicatamente la ghiandola, continuai ad accarezzarla, a baciarla, le mie mani erano su tutto il suo corpo, lei mugolava piano dal piacere e dal desiderio.

Mi sdraiai fra le sue gambe aperte ed iniziai a leccarle la passerina, a mordicchiarle il clitoride, le inserivo la lingua in profondità mentre le titillavo il grilletto con le dita, poi, mentre inserivo le dita nella passerina, le succhiavo e le mordicchiavo il clitoride. Andai avanti così fino a che non venne.

Allora mi alzai, mi puntellai su mani e gambe e le puntai la cappella all’ingresso della fighetta, poi, con un colpo deciso la penetrai e rimasi lì, immobile, il mio uccello in profondità, sentendo le contrazioni della sua vagina. Poi, lentamente inizia ad andare su e giù, mentre lei mi cingeva i fianchi con le gambe. Iniziai a dare dei colpi decisi ma lenti. Lei oramai godeva a più non posso e miagolava fino a che non riuscì a trattenere un urlo quando ebbe l’orgasmo. Andammo avanti, cambiando posizione, di fianco, da dietro, alla pecorina, a smorzacandela, insomma, tutte le posizioni possibili, Perdemmo il conto dei suoi orgasmi ed infine, venni anch’io, inondandole la fighetta calda.

Quando uscii, lei prese un fazzolettino di carta per non macchiare le lenzuola e si fiondò sul mio membro, ormai floscio, a pulirlo per bene.

Nel frattempo, nell’altra stanza si erano acquietati. Mi era sembrato pure che fossero pure andati a lavarsi. Quando fummo un po’ più riposati, ci lavammo pure noi e poi ci coricammo abbracciati. Dormimmo così fino al mattino, quando Sara ci svegliò bussando energicamente alla nostra porta.

Ci lavammo, ci vestimmo, facemmo un’abbondante colazione, prendemmo le nostre attrezzature ed andammo a sciare. Quando smettemmo, dopo alcune ore, visti gli strapazzi notturni, andammo a prenotare per il cenone di San Silvestro in un bel localino vicino alle piste. Infine, ritornammo a casa.

Ci lavammo, preparammo la cena, mangiammo e poi ci ritirammo nelle relative stanze, dove noi facemmo l’amore appassionatamente. Ma nell’altra stanza non sembravano da meno. Questa fu la nostra routine fino a all’ultimo dell’anno.

Quel giorno sciammo di meno, facemmo un leggero spuntino a casa e poi ci ritirammo per riposare, almeno nelle intenzioni. Ma si sa, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi e le due ragazze erano due diavoletti !

Comunque, alla fine, ci preparammo per uscire. Quando fui pronto, Maria Luisa, ancora nuda, mi sbatt&egrave fuori dalla stanza ed iniziò a vestirsi. Voleva farmi una sorpresa, disse.

Ed invero, quando uscì dalla camera era uno splendore. Si era acconciata i biondi capelli in un morbido chignon, che le faceva risaltare il collo lungo, indossava un tubino nero corto ma non troppo, scollato, senza spalline, che sembrava stare su per miracolo, ovviamente senza reggiseno, Calze autoreggenti e scarpe scollate con tacco non troppo alto. Aveva anche un trucco leggero, discreto ma che faceva risaltare i suoi splendidi occhi azzurri. Era uno schianto.

Certo, Sara non era da meno ed anche il suo cavaliere rimase scioccato.

Al ristorante, poi, una volta levati i soprabiti, quando entrarono le ragazze, si zittirono tutti e le guardarono a bocca aperta. Ci accomodammo al nostro tavolo, fra gli sguardi di ammirazione e di invidia degli altri uomini e taglienti come lame delle altre donne.

La cena andò bene, conversammo piacevolmente, ballammo solo lenti per poter tenere Maria Luisa incollata a me. Poi, quando arrivò mezzanotte, brindammo, uscimmo senza i soprabiti sulla neve per vedere i fuochi e poi rientrammo velocemente. Ritornammo a casa non molto tardi su richiesta di Maria Luisa.

Quando arrivammo a casa, dopo che ci fummo spogliati, mi buttò le braccia al collo e mi disse :

-‘Ora che &egrave iniziato il nuovo anno, voglio far l’amore con te tutta la notte’.

Così facemmo. Ci fermammo con le prime luci dell’alba. Eravamo sfiniti ma soddisfatti. Era stata una cosa meravigliosa, Maria Luisa aveva avuto un numero imprecisato di orgasmi, e, alla fine, mi aveva donato anche il suo culetto vergine. Ad un certo punto della notte, mi disse :

-‘Voglio fare l’amore anche da dietro’.

-‘Ne sei sicura ?’ chiesi.

-‘Si, amore, sono vergine, ma voglio darlo a te’ rispose.

Iniziai allora con lo sputarle sul culetto, per lubrificarla un po’, le infilai un dito nella passerina, che era un lago e pure piena del mio sperma. Il dito ben bagnato glielo infilai piano piano nel buchino del culetto. Era strettissimo. Le massaggiai piano piano lo sfintere, poi, delicatamente, inserii anche un secondo dite, che le fece un po’ di male. Andai avanti così per un po’ fino a che si abituò, poi, bagnai ben bene le dita e le infilai tre. Ebbe una leggera reazione di dolore, al che rimasi fermo. Si abituò anche alle tre dita. Allora la feci mettere a 90, con il culetto all’aria, le infilai il mio membro, che aveva ripreso la sua consistenza, nella fighetta allagata, poi lo levai e lo appoggiai allo sfintere ed iniziai a spingere pian piano. Quando entrò la cappella lei fece un ‘Ai’ di dolore, al che mi fermai. Poi mi chiese di riprendere a spingere. Così feci, fino ad entrarle con circa metà del mio cazzo e mi fermai. Quando si abituò all’intruso, allora spinsi a fondo. Aspettai che si abituasse. Era strettissima. Mi stava praticamente stritolando il cazzo. Poi, pian piano, iniziai ad andare su e giù. Lei, poco a poco, iniziò a godere. Andammo avanti così per un bel pezzo,fino a che venimmo entrambi. Giacemmo così fin a che, dopo che si era afflosciato, le sfilai il mio membro e mi adagiai al suo fianco.

Lei si fiondò su di me ed iniziò a coprirmi di baci, ringraziandomi per tutto. Alla fine, oramai era mattina, ci addormentammo.

Infine, il giorno dell’Epifania dovemmo ritornare in città.

Autore Pubblicato il: 24 Luglio 2014Categorie: Racconti Erotici Etero0 Commenti

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