Quando il suo fidanzato le aveva proposto quella vacanza insieme, Marta aveva fatto i salti di gioia. Una settimana loro due da soli, lontano da tutto e da tutti. Lei aveva un gran bisogno di allontanarsi dallo stress del lavoro, e poi le piaceva l’idea di stare sette giorni in simbiosi con lui, visto che durante l’anno non sempre riuscivano a vedersi quanto avrebbero voluto. Sebbene non fossero più dei ragazzini – lei aveva da poco compiuto 33 anni, lui ne avrebbe fatti 35 dopo l’estate – il loro rapporto non aveva ancora compiuto il passo successivo. E dunque Marta non poteva fare a meno di considerare quella vacanza come una “prova generale” di convivenza, progetto di cui avevano iniziato a parlare negli ultimi tempi.
In quel momento, a ripensare a quel suo prematuro entusiasmo, le veniva quasi da ridere. Solo che non poteva ridere, aveva deciso di tenergli il muso almeno fino alla fine del viaggio.
‘Vedrai che la Val d’Aosta ti piacerà, è bellissima’ le aveva ripetuto più volte Riccardo nei giorni precedenti, nel vano tentativo di farle ritrovare il sorriso. Marta ci credeva poco, nella sua mente la Val d’Aosta era quel luogo freddo e sempre coperto di neve che vedeva al telegiornale, in quei tipici servizi riproposti ogni anno relativi alle grandi nevicate, all’apertura della stagione sciistica e così via. Poco importava che fosse luglio, non sarebbe mai stata la vacanza che lei sognava. Mare, spiaggia, magari su un’isola della Grecia o sulle coste della Puglia: questo era ciò di cui necessitava lei che viveva nel nebbioso Veneto, questo era ciò a cui aveva pensato la prima volta che le era stato prospettato quel viaggio.
Eppure, man mano che si avvicinavano alla meta, Marta si ritrovò a dover ammettere quanto il paesaggio fosse effettivamente incantevole. Ma non era ancora pronta a perdonarlo. Anche perché, in fondo, la meta della vacanza non era certo il vero motivo per cui si era arrabbiata.
‘Insomma, hai deciso di non dire una parola per tutta la settimana?’ le chiese infine il fidanzato, interrompendo quel silenzio smorzato solo dal motore dell’auto.
‘Tanto non noteresti neanche la differenza, giusto?’ gli rispose, impietosa. Odiava se stessa quando si comportava in maniera così acida, ma in quell’occasione non riusciva proprio a farne a meno. Riccardo lo comprese e decise che sarebbe stato meglio far cadere il discorso, in fondo di lì a mezz’ora sarebbero arrivati a destinazione.
Mentre parcheggiavano, Marta non riuscì a trattenere quello che era il primo vero sorriso della giornata. Era davvero un posto magnifico, quell’ultima stradina di montagna li aveva portati fino a una villetta a schiera bifamiliare, talmente bella che lei non poteva credere fossero nel posto giusto.
‘Ma è a due piani? Per noi, sei sicuro?’ gli chiese, sgranando gli occhi.
‘Te l’ho detto, paga tutto la ditta – la rassicurò – Non male, vero?’.
Lei non gli rispose, ma scendendo dall’auto la sua espressione fu più che sufficiente per rivelare l’apprezzamento.
‘Benvenuti in valle!’ udirono entrambi, e voltandosi videro un uomo uscire dal cancello sul lato sinistro della villetta.
‘Francesco?’ chiese Riccardo, e al suo assenso gli andò incontro per stringergli la mano.
‘Io sono Riccardo, lei è la mia fidanzata Marta’ spiegò, e lei gli porse la mano con tutta la cordialità di cui disponeva. Anche quando era arrabbiata col fidanzato – cosa di cui negli ultimi minuti si era quasi dimenticata – era brava a non darlo a vedere agli altri, specialmente se si trattava di estranei. Francesco era un bell’uomo, moro e dal fisico atletico, forse qualche centimetro più basso di Riccardo. A occhio e croce, doveva avere più o meno la loro età.
‘Venite, vi mostro la casa’ disse, facendo tintinnare il mazzo di chiavi che già teneva in mano.
Già dopo aver varcato il loro nuovo cancello, Marta rimase impressionata dall’ampio giardino, pensando che sarebbe stata una sistemazione ideale anche se fossero stati una coppia con figli. Quando poi entrarono in casa, rimase semplicemente senza parole. Salotto immenso, cucina bella e funzionale, due bagni, tre camere da letto al piano di sopra. Era fin troppo per loro due, specialmente sapendo che Riccardo non sarebbe stato spesso in casa. Ma non poteva certo lamentarsene.
‘Io e mia moglie abitiamo proprio qui a fianco, per cui siamo a disposizione per qualsiasi cosa’ disse Francesco una volta terminato il breve tour, riaprendo la porta per uscire. Proprio in quel momento, notò l’auto che parcheggiava nel loro vialetto.
‘Lory, tesoro, vieni! – fece cenno con la mano – Voglio farti conoscere i nuovi vicini’.
Pochi secondi dopo, la donna era già sulla soglia. ‘Lei è mia moglie Loredana, loro sono Riccardo e Marta’ disse Francesco, facendo le presentazioni di rito. Stringendole la mano, Marta notò che anche lei doveva avere più o meno la loro età, e se ne rallegrò. Era decisamente una bella donna, e bastarono pochi secondi di conversazione per farle capire quanto probabilmente fosse anche una persona simpatica e alla mano. Indossava un vestito a fiori, leggero e un po’ scollato, che aiutò Marta a rendersi conto di quanto la temperatura fosse più alta del previsto. Si chiese se ciò che aveva messo in valigia fosse davvero adatto, realizzando di aver fatto probabilmente un errore di valutazione sul clima che pensava di trovare.
‘Ehi, perché stasera non venite a cena da noi? – chiese Loredana, di punto in bianco – Siete appena arrivati. Scommetto che Marta, qui, non ha voglia di mettersi subito ai fornelli, no?’.
‘Grazie, sei molto gentile, ma non vorremmo disturbare…’ replicò con poca convinzione Riccardo.
‘In effetti però Loredana non ha tutti i torti – lo interruppe la fidanzata – Marta, qui, non ha tanta voglia di mettersi ai fornelli stasera, tesoro…’.
‘Allora è fatta! – esultò la loro vicina – Alle 20 va bene?’.
‘Sembrano tipi simpatici’ disse Marta, non appena furono usciti. Aveva voglia di fare amicizia con loro, credeva che l’avrebbero aiutata a sentirsi meno sola durante quella settimana.
‘E tu mi sembri un po’ più di buon umore, o sbaglio?’ le chiese Riccardo, quasi timoroso.
Per tutta risposta, lei gli si avvicinò e si mise in punta di piedi quel tanto che bastava per dargli un bacino sulle labbra.
‘E questo per cos’è?’ disse lui, incredulo.
‘è faticoso anche tenere il muso, sai? – rispose, abbassando lo sguardo – E poi mi è venuta voglia di… inaugurare la casa nuova’.
Riccardo capì subito cosa intendeva con quelle parole, conosceva la sua fidanzata e sapeva quanto potesse essere passionale quando diventava di buon umore.
‘Non vuoi neanche che vada a prendere le valigie in macchina?’ le disse, appositamente per provocarla.
‘Non credo che in questo momento ci servano altri vestiti… Anzi, secondo me pure questi sono di troppo’. Nel dire così, Marta allungò le mani fino a sbottonargli i pantaloni e tornò a baciarlo, stavolta usando anche la lingua.
‘Scusa se mi sono permessa di invitarli così dal nulla, ma sembrano simpatici, vero?’ osservò Loredana, mentre lei e il marito rientravano in casa.
‘Hai fatto benissimo, amore’ le rispose lui, spostandole i capelli biondi dalla fronte e baciandola.
Era genuinamente contenta dell’apparente affinità con i suoi nuovi vicini. In quegli anni avevano affittato la casa di fianco alla loro tante volte, sia nella stagione estiva che soprattutto in quella invernale, e le piaceva stringere amicizia con gli inquilini. Spesso, a causa dei turni di lavoro del marito, si ritrovava a casa da sola, e questo la aiutava a passare il tempo. Raramente però avevano ospitato delle coppie della loro stessa età, e perciò era determinata a conoscerli meglio.
Preparò una cenetta coi fiocchi. In cucina era brava, suo marito aveva sempre apprezzato questa sua qualità. Riuscì anche a ricavarsi il tempo per una doccia, che la rigenerò dopo una giornata stancante. Terminò tutti i preparativi appena in tempo, i nuovi vicini infatti suonarono il campanello alle 20 precise, puntualissimi.
‘Benvenuti!’ li accolse calorosamente aprendo loro la porta, mentre Francesco la raggiungeva. Facendoli accomodare, pensò a come fossero decisamente una bella coppia. Marta era qualche centimetro più alta di lei, un divario appena accentuato dalle scarpe col tacco – portate insieme a un cardigan nero e a un paio di jeans attillati – che probabilmente la facevano arrivare quasi al metro e ottanta. Riccardo era ancora più alto, forse uno e novanta – senza ovviamente bisogno di ricorrere ai tacchi! – e molto elegante con quella giacca nera che portava sopra la camicia azzurra. Suo marito aveva scelto una mise sicuramente più casual, abbinando una polo ai jeans, mentre lei – a cui piaceva vestire bene – aveva scelto un abitino blu insieme a un paio di sandali col tacco. Aveva avuto la premura di indossarne uno che non ne evidenziasse la scollatura, dato che conosceva l’effetto che la sua quarta misura poteva fare sugli uomini. Sarebbe stato come iniziare col piede sbagliato: Marta avrebbe finito probabilmente per prenderla subito in antipatia, ed era l’ultima cosa che voleva.
‘La casa è bellissima, voi abitate qui da tanto?’ chiese Riccardo, mentre si accomodavano a tavola.
‘Vediamo, sono… quasi tre anni – rispose Francesco – I lavori sono terminati appena prima che ci sposassimo’.
‘Wow, vi siete sposati giovani’ osservò Marta, e stavolta fu Loredana a risponderle: ‘Beh non tanto, io ne avevo 29 e lui 30′.
Per un secondo Marta fu presa da un pizzico di ansia, una sensazione che peraltro aveva già provato altre volte. Aveva la stessa età di quella coppia, giusto un anno più di Loredana, eppure lei il matrimonio non l’aveva ancora mai preso in considerazione. Non poté fare a meno di sentirsi un po’ immatura, come spesso le accadeva quando magari su facebook vedeva le sue amiche del liceo in foto con i figli di due, tre o quattro anni.
‘Non vedo anelli alle vostre dita, invece’ osservò Loredana con un sorriso.
‘Ci frequentiamo solo da un paio d’anni – si affrettò a rispondere Riccardo, facendole pensare che ormai fosse quasi stanco di rispondere a quel genere di domanda – Per ora stiamo bene così, per il domani vedremo…’ e nel dire così si allungò verso Marta, per darle un dolce bacio sulle labbra al quale lei non si sottrasse.
‘Ah, ma allora questa settimana sarà un banco di prova per la convivenza!’ esclamò Francesco, ammiccante. Mentre Riccardo rispondeva affermativamente, Loredana notò nell’espressione di Marta una piccola smorfia di disappunto, rapidamente celata da un sorriso quando il fidanzato si voltò verso di lei.
Ne capì il motivo poco dopo, quando suo marito chiese loro come mai avessero scelto proprio la Val d’Aosta. ‘La mia ditta sta aprendo una nuova filiale qui – fu la risposta di Riccardo – Mi hanno chiesto di offrire la mia consulenza nei primi giorni, almeno finché non sono avviati’.
Marta abbozzò ancora un finto sorriso, e a Loredana fu chiaro che per il suo compagno si trattava di un viaggio di lavoro, più che di una vacanza.
Il resto della serata scorse via tranquillo, l’atmosfera era gioviale e i quattro scoprirono ben presto diverse cose in comune su cui cominciare a costruire magari un’amicizia. Era quasi arrivato il momento del caffè, quando i due uomini lasciarono la sala per spostarsi sul più comodo divano del salotto.
‘Ve li portiamo noi i caffè, eh, tranquilli!’ urlò dall’altra stanza Loredana, con un sarcasmo che non fu neppure colto. Poi all’improvviso si voltò verso Marta, e con uno sguardo complice le disse semplicemente: ‘Vieni con me’.
Senza replicare, la ragazza ubbidì e la seguì fino alla porta a vetri della cucina, dalla quale uscirono sul portico del giardino sul retro.
‘Wow, ma ce l’abbiamo anche noi il giardino sul retro?’ chiese stupita Marta, facendo scoppiare a ridere l’amica. La quale, pochi secondi dopo, le porse il pacchetto di sigarette che con furtività aveva preso dalla propria borsa, appena prima di uscire.
‘No grazie, ho smesso’ declinò Marta, con un sorriso dispiaciuto.
‘Anch’io dovrei – replicò Loredana, mentre posizionava una sigaretta tra le labbra e vi avvicinava l’accendino – Mio marito poi non gradisce, così mi ritrovo a farlo quasi di nascosto’.
Diede una lunga aspirata e poi, togliendola dalle labbra con due dita, soffiò fuori il fumo. ‘Però ogni tanto… – continuò – qualche vizio ci vuole, no?’.
Marta sorrise, facendo cenno di sì con la testa.
Era una notte stellata, a casa sua la ragazza non aveva mai visto una luna così luminosa. E anche se cominciava ad avere quasi un po’ freddo, non disse nulla.
‘Dimmi la verità – riprese ancora Loredana, interrompendo il silenzio – Te l’ha detto subito, che per lui sarebbe stato un viaggio di lavoro, o ti ha comprata con la scusa della vacanza?’.
Marta la guardò sorpresa, senza riuscire al contempo a trattenere un leggero sorriso. Le erano bastate quelle poche frasi a cena per leggere così bene la situazione?
‘Lo do tanto a vedere?’ le chiese, un po’ preoccupata.
‘No, sono io che sono brava a capire le persone’ le disse Loredana con un sorriso, dandole un leggero colpetto con l’anca.
‘Comunque qui non è così male, sai? – continuò – E io questa settimana sarò in ferie. Se ti va potremmo passare del tempo insieme, ti mostrerò i pregi della vita in Valle d’Aosta’.
Ancora una volta, Marta le sorrise. L’idea non le dispiaceva affatto.
‘La mia alternativa era passare gran parte della giornata su Netflix, per cui attenta, potrei prenderti in parola’.
‘Fatta, allora’ sentenziò Loredana, stringendole la mano come a suggellare il patto.
Poi, dopo aver dato un’altra boccata alla sigaretta, guardando fisso davanti a sé non riuscì a trattenersi dal dire: ‘Davvero non avevi visto che avevate il giardino sul retro?’.
Entrambe scoppiarono di nuovo in una fragorosa risata.
‘Siamo arrivati solo oggi, dai… E poi prima di cena siamo stati un po’ impegnati’.
Nel dire quest’ultima frase si morse il labbro, pentita di aver parlato troppo. E fu proprio questo piccolo particolare che permise a Loredana di realizzare la punta di malizia celata dietro a quell’affermazione.
‘Mmm, vuol dire che l’hai già perdonato, allora?’ le chiese, in questo caso senza tentare di nasconderla, la malizia.
‘Beh, sì… – rispose Marta con un pizzico di vergogna – La casa era così bella che mi pareva il caso di inaugurarla per bene’.
‘Posso… Posso farti una domanda?’ disse allora Loredana, dopo qualche secondo di riflessione. Ma quando Marta le rispose affermativamente, si tirò indietro: ‘No dai, meglio di no. Magari te la farò quando ci conosceremo meglio’.
‘Che fai, lanci il sasso e nascondi la mano? – scherzò l’altra – Ora devi per forza chiedere, sono curiosa di natura…’.
Qualche altro secondo di silenzio, e la resistenza fu vinta: ‘Ecco, mi chiedevo se per caso… avete provato insieme la doccia’.
Marta si stupì: ‘Cosa? No, no… Anche se in effetti ho notato che il box è particolarmente spazioso’.
‘Posso rivelarti un segreto? – le sussurrò allora Loredana, avvicinandosi – Il designer che ha arredato questa bifamiliare ha fatto un capolavoro, con il box doccia’.
Marta rise, divertita dalla confidenza che si era già venuta a creare con la sua nuova amica.
‘Voi… lo fate spesso nella doccia?’ le chiese.
‘Una volta sì, capitava spesso… Anche se in effetti è un bel po’ che non succede. Ma te lo consiglio’.
Marta annuì, compiaciuta. ‘Mi sa che allora dovrò seguire il tuo consiglio, grazie’. Poi allungò la mano verso quella di Loredana, come a chiederle il permesso di rubarle una boccata dalla sigaretta.
Lei non si fece pregare e gliela passò. ‘Finiscila pure, se vuoi’.
‘No grazie, mi bastava questo’ replicò Marta, dopo aver aspirato come se da una nuotata in mare fosse tornata in superficie per riprendere fiato. E ripassandole la sigaretta, aggiunse: ‘Hai ragione, ogni tanto qualche vizio ci vuole’.
Era quasi mezzanotte, quando si salutarono. Marta era davvero felice per la bella serata che aveva passato, soprattutto le piaceva l’idea di aver già trovato un’amica. Con Lory – “Chiamami così, è più facile” le aveva detto – si era già data appuntamento per il pomeriggio successivo: in progetto c’era un giro in centro, per conoscere la città e soprattutto fare un po’ di shopping.
Ma non era solo felice, rientrando in casa la ragazza si sentiva quasi euforica. Un motivo c’era: quella conversazione relativa al box doccia le era entrata nella testa, si era insinuata nella sua mente e vi aveva messo radici, e ora non c’era modo di mandarla via. Aveva una voglia matta di provarci, l’unica cosa che la frenava era il timore della reazione di Riccardo. Non credeva certo che si sarebbe tirato indietro, ma come giustificare una tale libido da volerlo rifare a poche ore di distanza dall’ultima volta? Quando avevano appena iniziato a frequentarsi non era raro che si dedicassero al sesso anche più volte nella stessa giornata, ma dopo due anni insieme quei ritmi erano fisiologicamente calati.
Ma più ci pensava, più le saliva la voglia. E allora capì che poteva fare una sola cosa, buttarsi senza farsi inutili paranoie. Così, mentre il suo fidanzato si preparava per andare a dormire, improvvisò un piano d’azione.
Quando entrò anche lei in bagno, Riccardo quasi non ci fece caso. Anche a casa, quando andava a dormire da lui, non era inconsueto che i due stessero in bagno contemporaneamente, ormai la confidenza raggiunta dalla coppia era tale da consentirlo senza pudori. Dopo qualche secondo, tuttavia, si accorse che la sua fidanzata indossava solo una cortissima vestaglia, la più sexy che aveva. Lui era davanti al lavandino che si lavava i denti, e senza girarsi poté osservare allo specchio Marta mentre slacciava la vestaglia e si sedeva sul water. Lei aveva lo sguardo basso, sembrava non curarsi di lui, e così ebbe l’occasione di guardarla mentre faceva pipì. La vestaglia era semiaperta e sotto non indossava nulla, né reggiseno né mutandine. I suoi occhi furono ipnotizzati da quella visione, dal solco di quel seno che tanto amava, dalla naturalezza con cui lei si esponeva senza pudori in un momento tanto intimo. Quando la vide alzarsi, smise di muovere lo spazzolino e rimase per qualche secondo imbambolato.
Senza preoccuparsi di riallacciare la vestaglia, Marta si diresse verso di lui. I capezzoli erano coperti, ma la forma della sua terza piena si poteva intuire perfettamente in quel lembo centrale lasciato scoperto, che metteva in mostra anche l’addome e più giù fino alla fica, quasi completamente depilata ad eccezione di una leggera striscia di peli verticale.
‘Io mi faccio una doccia’ gli disse senza apparente malizia. Solo a quel punto Riccardo, che fino a quel momento l’aveva guardata tramite lo specchio, si voltò lentamente verso di lei esibendo una potente erezione sotto ai boxer, l’unica cosa che indossava insieme a una maglietta e alle ciabatte.
Lo sguardo di lei andò a posarsi proprio lì, e senza staccare gli occhi da quel tendone da circo Marta aggiunse: ‘Forse ti vuoi unire a me…’.
Mentre stava finendo di struccarsi, Loredana sentì dei rumori provenire da dietro al muro. Li notò subito, perché la casa a fianco della loro era sfitta ormai da qualche mese, e la sera era abituata a un silenzio pressoché assoluto. Sapeva che adiacente al loro bagno doveva esserci quello dei vicini, e subito le tornò in mente la sua conversazione sul portico con Marta. Che avesse deciso di seguire subito il suo… consiglio?
Dominata dalla curiosità, non riuscì a resistere e si avvicinò furtiva alla parete, fino ad appoggiarvi un orecchio. Ciò che sentì dall’altra parte le diede quasi immediatamente la conferma di avere indovinato… Il rumore dell’acqua della doccia che scorreva era inconfondibile, e allo stesso modo i gemiti che udiva non potevano che essere di Marta e Riccardo. Lo stavano facendo davvero, stavano facendo l’amore a pochi passi da lei, separati solo da un muro. E lo facevano perché lei stessa lo aveva suggerito.
Premette ancora di più l’orecchio al muro. I mugolii erano inequivocabili, per un attimo ebbe quasi la sensazione di essere lì con loro. Ad un tratto sentì distintamente tre parole: “Scopami, ti prego”. Pur ansimante, la voce era chiara. Era quella di Marta, non c’erano dubbi in proposito. Non poté fare a meno di provare una forte eccitazione, al punto che pochi istanti dopo si ritrovò con una mano infilata nelle mutandine, come se fosse stata una ragazzina alle prese coi primi bollori.
Si staccò dalla parete, vergognandosi anche per averci messo tanto a decidersi. Tornare alla normalità però non fu facile: nelle orecchie sentiva ancora i suoi vicini godere, e ora anche lei provava davvero un certo calore tra le gambe. Uscì allora dal bagno e vide suo marito, già sotto il lenzuolo, intento a leggere quel romanzo che lei stessa gli aveva regalato poco tempo prima. Senza dire una parola, si infilò anche lei a letto. Indossava solo una t-shirt e gli slip, d’estate le piaceva dormire così.
‘Buonanotte’ le disse Francesco, convinto che avrebbe spento la luce e si sarebbe messa subito a dormire. Ma non lo fece. Sdraiata su un fianco, con il gomito appoggiato al cuscino e la mano a reggere la testa, lo fissò per diversi secondi. Poi, ancora senza pronunciare una parola, allungò l’altra mano e andò a posarla sul pacco del marito. Lui posò il libro sul petto e si voltò, un po’ incredulo. Da sopra le mutande, Lory iniziò un sensuale massaggio e in pochi secondi sentì il pene del marito crescerle sotto le dita.
‘Che succede?’ chiese lui, stupito da una mossa tanto audace ed inusuale.
‘Ti dà fastidio?’ gli rispose, senza fermare il movimento della mano. Ormai lo sentiva quasi in erezione.
Francesco la guardò ancora per diversi secondi, senza parlare. I suoi occhi erano rapiti da quel seno prorompente, dai capezzoli eccitati che premevano con forza da sotto la maglietta. Ebbe la tentazione di allungare la mano per accarezzarla, ma non fece in tempo: la vide semplicemente infilarsi sotto al lenzuolo, e l’ultima cosa che sentì prima di abbandonarsi completamente al piacere fu la sua bocca avvolgergli il pisello.
Quel mattino, Marta era di buon umore. Il sesso nella doccia con Riccardo della sera prima era stato particolarmente eccitante, al punto che quando lui era uscito di casa presto per andare al lavoro lo aveva salutato in maniera calorosa. E pensare che fino a ventiquattro ore prima, l’idea che lui durante quella vacanza si dedicasse al lavoro le faceva ribollire il sangue.
Il suo stato d’animo però era cambiato, e senza dubbio parte del merito era da attribuire alla bellezza di quel luogo e al clima estivo che aveva trovato. Per lei fu abbastanza una sorpresa scoprire che in quella zona faceva così caldo, e non a caso aveva accettato volentieri la proposta di Lory di andare a fare shopping quel pomeriggio. Si era portata in vacanza indumenti fin troppo pesanti, per quelle temperature. Lo poté constatare una volta di più quel mattino, mentre disfaceva le valigie.
Di una cosa in particolare si rammaricò: convinta di non potersi permettere di prendere il sole, non aveva portato via neppure un costume da bagno. E invece quel giorno sembrava ci fossero le condizioni ideali per un po’ di relax in giardino, nessuna nuvola ma un caldo tutto sommato non torrido. Quanto le sarebbe piaciuto crogiolarsi per qualche ora sotto al sole, provare a tornare a casa con almeno un po’ di abbronzatura…
Pensò di rivolgersi alla sua nuova amica. In fondo non le era sembrato che avessero taglie troppo dissimili, magari un costume da prestarle ce l’aveva. Però poi decise che non voleva disturbarla, forse non erano ancora abbastanza in confidenza per una richiesta del genere. E non era neppure sicura che fosse a casa.
Ipotizzò allora di prendere il sole in biancheria intima. Ma anche questa soluzione non la convinceva: se Lory, o peggio suo marito, o magari qualcun altro delle villette vicine – nonostante il giardino fosse circondato da siepi – l’avessero vista così, sarebbe sprofondata dall’imbarazzo.
Stava quasi per rinunciare, quando l’idea giusta le venne guardando fuori dalla finestra. La camera matrimoniale aveva un balcone, piccolo ma non al punto tale da impedirle di sdraiarsi su un asciugamano. Era circondato da un muretto in mattoni, e quindi se si fosse messa lì per terra sarebbe stata virtualmente irraggiungibile da sguardi indiscreti.
Sembrava un piano senza falle, e decise di metterlo subito in pratica. Distese l’asciugamano a terra, vi si sedette sopra e iniziò a spogliarsi, fino a rimanere in reggiseno e mutandine. Stava per stendersi e chiudere gli occhi, quando si rese conto di come quella biancheria intima fosse tutto sommato inutile. Che senso aveva tenerla, se nessuno poteva vederla? Tanto valeva prendere il sole integrale ed evitare antiestetici segni dell’abbronzatura. Slacciò il reggiseno e lo tolse, posandolo lì a terra. Poi, dopo essersi guardata intorno per l’ennesima volta, sfilò anche gli slip e rimase completamente nuda in balcone.
La mattinata di Lory era invece dedicata alle pulizie. Lo aveva rimandato troppe volte, e ora che finalmente era in ferie aveva deciso di farlo. Si era alzata di buon’ora, e dopo aver salutato il marito diretto al lavoro, si era concentrata sul piano di sopra. Aveva appena finito l’ultima stanza, e prima di scendere decise di dedicarsi alla mansarda. Si trattava di uno spazio piuttosto piccolo in cui non metteva spesso piede, che utilizzavano più che altro come ripostiglio. Erano tante le cianfrusaglie che nel corso degli anni si erano accumulate lì dentro, ma c’era anche qualche chicca a cui era affezionata. Una su tutte, un vecchio giradischi che suo marito aveva ereditato dai genitori. Lory lo aveva sempre trovato un oggetto affascinante, e ogni tanto amava utilizzarlo con quei vinili – ormai oggetti d’epoca – che tenevano proprio lì in mansarda. Pensò che con un po’ di musica avrebbe lavorato più volentieri, e rovistando fra i dischi ne scelse uno dei Led Zeppelin che le piaceva particolarmente.
Marta stava proprio bene lì, sotto il sole come una lucertola. L’aveva sempre trovata una pratica molto rilassante. Era distesa forse da una mezz’oretta, quando si rese conto che l’unica cosa che le mancava era un po’ di musica. E se ne accorse proprio perché sentì alcuni suoni provenire da lì intorno. Forse da casa di Lory, che era quella più vicina.
Riaprì gli occhi lentamente, per abituarli al sole, e si mise a sedere, controllando l’ora sul cellulare. Era tempo di girarsi nuovamente, perciò dopo aver sistemato l’asciugamano si sdraiò a pancia in giù. Nel frattempo il volume della musica si era fatto più alto. Non conosceva né la canzone né l’artista, ma si ritrovò a pensare che le piacevano, quei suoni quasi psichedelici, tipici di un certo rock degli anni ’70.
“Close the door, put out the light / You know they won’t be home tonight / The snow falls hard and don’t you know? / The winds of Thor are blowing cold…”.
Sul giradischi era appena partita una delle sue canzoni preferite. Lory si fermò per un secondo, appoggiando a terra lo scatolone che stava spostando. Voleva assaporare a pieno quei suoni così vividi, capaci di riportarla agli anni della sua adolescenza, quando aveva scoperto i Led Zeppelin. Suoni capaci di farle provare sensazioni a cui non era più abituata.
Lì dentro faceva molto caldo e sentì il bisogno di prendere una boccata d’aria, così si diresse verso il lucernario della mansarda. Una volta aperto, mise la testa fuori e chiudendo gli occhi respirò lentamente, sfiorata dalla brezza leggera che le spostava i capelli dalla fronte. Quando li riaprì, diede un’occhiata al panorama circostante, così tranquillo e in pace da sposarsi alla perfezione con l’atmosfera di quella canzone. Il suo sguardo fu però presto rapito da un’immagine che non si attendeva, e che difficilmente avrebbe potuto dimenticare. A pochi metri da lei, c’era Marta seduta sul balcone della propria casa. Nuda.
Anche senza trucco, la trovava davvero una ragazza carina. Una cosa che le piaceva molto di lei – adesso era ancora più evidente – era il contrasto tra quel taglio a spazzola dei capelli castani, quasi da maschiaccio, e quella esplosiva fisicità che trasudava femminilità da ogni poro. La naturalezza con cui esponeva quel seno florido, chiaramente naturale ma all’apparenza abbastanza sodo, la lasciò per qualche secondo senza fiato. E per quanto le gambe incrociate rendessero la visione tutt’altro che scabrosa, uno dei primi istinti di Lory fu quello di nascondersi. Era consapevole che da quella posizione probabilmente Marta non sarebbe mai riuscita ad accorgersi di lei, ma non poteva fare a meno di provare un pizzico di vergogna. Aveva beccato la sua vicina intenta a prendere il sole integrale in terrazzo, quasi sicuramente nella convinzione di non poter essere vista da nessuno.
Stava appena prendendo coscienza della situazione, quando Marta si piegò in avanti e, dopo aver sistemato l’asciugamano, si sdraiò a pancia in giù. Per uno o forse due secondi, vide le sue tette dondolare come noci di cocco da una palma. E una volta sdraiata, poté apprezzarne la figura formosa ma comunque slanciata. Il fondoschiena rotondo era ben proporzionato, proprio come le era sembrato la sera prima vedendola con quei jeans attillati.
In quella assolata e tranquilla mattina di luglio, le note della canzone e tutte le sensazioni che si portavano dietro si mescolarono alla confusione che Lory provava in quel momento.
“They’re wearing steel that’s bright and true / They carry news that must get through / They choose the path where no one goes / They hold no quarter”.
Marta si era rilassata completamente, forte di quella innegabile sensazione di libertà che le dava la propria nudità. Il suo corpo si lasciò cullare dai versi di quella canzone verso un mondo onirico, intenso ma allo stesso tempo capace di donarle grande serenità. E in quella situazione di dormiveglia, la sua mente iniziò a vagare, proponendole una serie di immagini abbastanza casuali che, secondo dopo secondo, diventavano sempre più vivide.
A un certo punto, vide se stessa su quel balcone. Una specie di sensazione extra sensoriale, come se fosse uscita dal proprio corpo e ora dall’alto potesse vedere Marta, lì distesa, col culetto al vento. Forse il suo cervello lo percepì come qualcosa di stimolante, perché un attimo dopo le propose una nuova immagine: lei era sempre nuda, però stavolta nella doccia. La stessa doccia di quella casa di vacanza, la doccia dove la sera prima aveva fatto l’amore con Riccardo. E infatti eccolo lì anche lui, lo vedeva lì di fronte con uno sguardo carico di desiderio, mentre le si avvicinava lentamente fino a farle sentire la pressione del suo pene eretto sulla pancia.
Marta avvertì un solletichio fra le gambe, si stava eccitando. Per un secondo uscì dal dormiveglia, ritrovando un pizzico di lucidità per girarsi nuovamente. Fece un respiro profondo mentre si passava le mani sul viso, ricoperto da minuscole goccioline di sudore, e poi lungo il corpo. Ora il sole scaldava davvero.
Proprio in quel momento, sentì una leggera brezza accarezzarle i capezzoli. Fu un attimo, un brivido la percorse e la riportò dentro a quel mondo, dandole ancora la sensazione di galleggiare.
“Walking side-by-side with death / The devil mocks their every step / The snow drives back the foot that’s slow / The dogs of doom are howling more”.
Senza quasi accorgersene, Lory si era ritrovata ad ammirare quel corpo nudo più di quanto ne avesse intenzione. Era rimasta immobile a fissarla per diversi secondi, mentre la sua mente vagava incontrollata verso lidi sconosciuti.
La ragione di tanta curiosità era probabilmente da ricercarsi in quei rumori che ancora le rimbombavano nella testa dalla sera prima. “Scopami, ti prego” aveva sentito Marta dire al suo fidanzato sotto la doccia, e adesso Lory riusciva a immaginare la scena perfettamente. La vedeva lì, nuda, sotto la doccia, desiderosa di raggiungere l’estasi. Ritrovarsela a pochi metri da lei, colta in un attimo tanto privato, le rese inevitabile la tentazione di accarezzarsi per la seconda volta in poche ore.
Non fece in tempo a razionalizzare i suoi pensieri, che fu colta da una nuova e inattesa scossa nel momento in cui vide la sua vicina girarsi a pancia in su. Il modo in cui i due morbidi seni scivolavano un po’ verso l’esterno in maniera così naturale, o ancora quell’effetto lucido che il sudore faceva a contatto con i raggi del sole… Lory iniziò a sentire ancora più caldo, e senza tanto pensarci iniziò rapidamente a sbottonarsi la camicia, una vecchia blusa di almeno un paio di taglie più grande che aveva scelto per quella mattinata di pulizie. Senza distogliere lo sguardo dall’amica, la fece cadere a terra e poi portò la mano sul petto, iniziando a stuzzicare un capezzolo da sopra la stoffa del reggiseno. In lei si ripresentarono le stesse sensazioni che poche ore prima l’avevano portata a un focoso rapporto sessuale col marito, mentre il giradischi continuava a suonare.
“They carry news that must get through / To build a dream for me and you / They choose the path where no-one goes…”.
Nella sua mente, Marta era di nuovo sotto la doccia col suo uomo, intenta a baciarlo con passione. Con la mano stringeva quel pisello così duro, indubbiamente pronto all’azione. In un attimo se lo immaginò dentro di lei, a pompare con forza.
Quasi senza rendersene conto, la sua controparte “reale” – quella ancora sdraiata sul balcone – iniziò ad accarezzarsi un fianco. Fu questione di istanti, la mano non resistette e si intrufolò in mezzo alle gambe, per quello che partì come un massaggio innocente, ed estremamente rilassante.
Nell’immagine sotto la doccia, Marta si stava facendo baciare le tette dal fidanzato. Ma guardando giù, si rese conto che quel grande seno che Riccardo leccava così avidamente non era più il suo. Ora si trovava nei panni di un’altra donna. E non ci mise molto a capire che si trattava della sua vicina Loredana. Nuda, sotto la doccia col suo fidanzato.
Marta riaprì per un secondo gli occhi, sorpresa lei stessa dall’immagine che la sua mente le aveva proposto. Perché proprio Lory? Forse perché era stata lei a suggerirle quell’idea del sesso sotto la doccia? Si convinse che doveva essere proprio quello il motivo, e richiudendo gli occhi inarcò leggermente la schiena e intensificò il massaggio delle dita sul pube.
Nel ritornare dentro a quella sorta di sogno cosciente, Marta si ritrovò di nuovo ad assistere in terza persona alla scena, che ora vedeva la sua vicina abbracciata al suo fidanzato. Bastarono pochi istanti, tuttavia, perché anche lei fosse di nuovo sotto la doccia, stavolta dietro a quel corpo di Loredana che fino a pochi istanti prima le apparteneva.
Le si avvicinò e la abbracciò da dietro, mentre Riccardo faceva lo stesso da davanti. Stringendola in mezzo ai loro corpi nudi, i due fidanzati si protesero in avanti per baciarsi. Mentre l’acqua le cadeva sul viso, Marta assaporò quelle labbra morbide, dal sapore di ciliegia. E un secondo dopo, le parve del tutto naturale riscoprirsi avvinghiata a Lory, sentire le tette dell’amica premute forte contro le sue… Riccardo non era più nella doccia, anzi era come se non ci fosse mai stato.
Intanto, sul balcone, il movimento rotatorio dell’indice e del medio sul clitoride stava acquistando sempre più velocità.
“They hold no quarter, they ask no quarter / The pain, the pain without quarter / They ask no quarter / The dogs of doom are howling more”.
Lory aveva deciso di togliere anche il reggiseno nel momento in cui aveva visto Marta accarezzarsi. Si era accorta quasi subito di quella che sembrava a tutti gli effetti una masturbazione, e per una non del tutto razionale associazione di idee, pensò che si sarebbe sentita meno in colpa a spiarla, se anche lei fosse stata – almeno in parte – nuda. Certo, Marta non la stava guardando, e anche se ci avesse provato non ci sarebbe riuscita. Ma a Lory questo non importava, starsene con i seni al vento la aiutava a percepirla come una situazione più paritaria.
Proprio mentre la mano stava andando a intrufolarsi tra le mutandine, a richiamarla all’ordine fu il brusco suono del suo cellulare, che la fece sobbalzare. Perfino Marta doveva averlo sentito con il lucernario aperto, perché per un attimo alzò leggermente la testa dall’asciugamano.
Lory corse ad afferrarlo e rispose quasi sottovoce, facendo finalmente terminare quel trillo insistente. Era suo marito, la avvisava che con tutta probabilità quella sera avrebbe fatto tardi. Lei gli rispose di non preoccuparsi, e pur senza apparire scontrosa cercò di chiudere la telefonata nel più breve tempo possibile. Quando però tornò al lucernario, sul balcone della sua amica vide solo l’asciugamano.
Lory si mise a ridere, stupendosi e imbarazzandosi per la reazione che aveva avuto nel vedere Marta in quelle condizioni. L’involontario spettacolo era durato sì e no sette minuti, giusto il tempo di quella canzone che sul giradischi suonava ormai le sue ultime note.
“They hold no quarter, they ask no quarter / The pain, the pain without quarter / They ask no quarter / The dogs of doom are howling more”…
Proprio come erano rimaste d’accordo, le due ragazze si trovarono poco prima di pranzo, per passare il resto della giornata insieme. Fu Lory a suonare il campanello della vicina e a mettere a disposizione la propria macchina, con la quale si diressero verso il centro. Durante il tragitto, tutto sommato piuttosto breve, illustrò a Marta alcune peculiarità e pregi della propria città. Dal canto suo, l’amica ascoltava con interesse, compiaciuta non solo del paesaggio che poteva ammirare dai finestrini dell’auto, ma anche dell’orgoglio che Lory manifestava nel parlare della Val d’Aosta.
Entrambe si comportavano in maniera naturale, era come se avessero deciso di considerare solo un frutto della propria immaginazione quel momento di intimità che la mattina avevano vissuto, seppure l’una all’insaputa dell’altra.
Si fermarono a mangiare un boccone in un localino tipico, una piccola osteria dall’atmosfera accogliente e un po’ retrò. Tra un antipasto, qualche gustoso manicaretto e un buon vino locale, chiacchierarono amabilmente per oltre un’ora, imparando a conoscersi un po’ meglio. L’età simile consentiva loro di avere parecchi argomenti di discussione, e una naturale quanto innegabile sintonia permise di trovare l’una nell’altra una più che gradevole interlocutrice. Stavano talmente bene, che si trattennero a tavola più del previsto.
‘Ma abbiamo quasi finito una bottiglia in due?’ osservò a un certo punto Lory, incredula.
Per tutta risposta, Marta versò il poco vino che rimaneva distribuendolo equamente nei due bicchieri. ‘L’ultimo e poi andiamo’ disse appoggiando il bicchiere su quello di Lory, per un cin cin.
Il centro storico era decisamente bello e caratteristico, pieno di botteghe sulle cui vetrine le due ragazze si soffermarono a lungo. La meta principale del loro giro, tuttavia, era quel negozio di abbigliamento che Lory aveva consigliato sin dal momento in cui aveva saputo della necessità di Marta di rifarsi parte del guardaroba. Appena entrate, i loro sguardi furono attratti da diversi capi interessanti. Decisero quindi di fare scorta e portare tutto in camerino, dove avrebbero potuto provarseli e scambiarsi un parere.
Uscendo più volte da dietro le rispettive tendine, Marta e Lory si vedevano ad ogni giro con un capo d’abbigliamento diverso, quasi come se fossero state le protagoniste di una sfilata di moda. E quasi sempre finiva con grandi complimenti, da una parte e dall’altra. Entrambe ammiravano il fisico dell’amica, e sembrava che un po’ tutto stesse bene addosso a loro.
Lory si sperticò in convinti apprezzamenti soprattutto per una gonna a campana grigia, che a suo modo di vedere risaltava i fianchi dell’amica. Marta, inizialmente poco convinta perché la riteneva un po’ troppo corta, fu persuasa proprio dalle sue parole a procedere con l’acquisto. Insieme, comprò anche un paio di shorts e un top che trovava le evidenziasse con eleganza le forme.
Da parte sua, Lory acquistò una camicia con maniche a sbuffo in stile anni ’70, con una fantasia un po’ hippy, alla quale unì un kimono nero di seta.
‘Manca ancora qualcosa – disse Marta, quando Lory sembrava già pronta a recarsi alla cassa – Ieri sera ne ho parlato con Riccardo, e ci piacerebbe ricambiare l’ospitalità portandovi fuori a cena, uno dei prossimi giorni. E a me serve per forza un vestito per l’occasione!’.
La proposta incontrò subito il suo apprezzamento, così le due si diressero verso la parte del negozio dove avrebbero potuto trovare ciò che Marta cercava.
‘Buongiorno, sono Kimberly, posso aiutarvi?’ sentirono ad un tratto alle loro spalle, e si girarono quasi contemporaneamente. Una commessa giovanissima, forse sui diciannove o vent’anni, le aveva raggiunte e le fissava con due occhi spalancati e un sorriso bianchissimo a trentadue denti.
‘Sì, ciao… Kimberly – disse Lory, non riuscendo a trattenere una punta di perplessità per quel nome tanto inusuale – Stavamo cercando un bel vestito da sera per la mia amica’.
‘Oh, fantastico, ne abbiamo di bellissimi! Lasciate che ve li mostri!’. La voce stridula e dal tono decisamente troppo entusiasta, uniti al look della ragazza – lunghi capelli biondi e trucco pesante – la rendevano un personaggio senza dubbio… caratteristico. Marta e Lory non poterono evitare di lanciarsi un’occhiata complice, che valse più di mille parole.
Seguendo le indicazioni delle ragazze, tirò fuori cinque o sei vestiti, uno più bello dell’altro.
‘Cosa ne pensi?’ chiese Marta, desiderosa di un consiglio.
‘A me piacciono tutti, ma se proprio devo dirne uno, credo che questo ti starebbe benissimo’. Indicò un tubino nero, corto e senza maniche, che da subito anche a Marta era piaciuto molto.
‘Sono d’accordo, saresti davvero adorabile’ le fece eco la commessa, con una confidenza tipica dei ragazzi della sua età.
‘Io invece penso… – disse Marta, toccandone un altro – che questo starebbe benissimo a te!’.
Lory la guardò sorpresa, ma non fece tempo a rispondere che di nuovo la biondina si intromise: ‘Sì, è vero! Che ne dite ragazze, andiamo a provarli?’.
Marta guardò divertita Lory, la quale dopo qualche secondo di silenzio non poté che risponderle facendole un po’ il verso: ‘Andiamo a provarli, ragazze!’.
Il negozio era affollato, e in quel momento era rimasto un solo camerino libero. Fu Lory a entrare per prima, per provare quell’abito color burgundy che in effetti aveva apprezzato fin dal primo sguardo. Mentre si spogliava, sentì che lì fuori le altre due stavano chiacchierando.
‘E così… Kimberly, eh? è un nome particolare’.
‘Sì – rispose la commessa – In realtà non sarebbe proprio il mio vero nome’.
‘Ah, no? E come ti chiami?’.
‘Beh… Carmela’.
Da dietro la tenda, Lory dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo per strozzare una risata, e dissimularla con un colpo di tosse. Marta se ne accorse comunque: dalla sua posizione, vide che la tendina non era tirata perfettamente, e lanciando uno sguardo dentro le parve di cogliere un’espressione divertita della sua amica, nonostante fosse girata quasi di tre quarti.
‘Anche Carmela è un bel nome’ le disse sincera, con atteggiamento quasi da sorella maggiore.
‘A me non piace tanto. Era il nome di mia nonna, ma non l’ho mai sentito mio. Io mi sento più Kimberly, capisci?’.
Marta annuì con un sorriso, rinunciando a replicare. Non resistette però alla tentazione di lanciare un altro sguardo nel camerino, per vedere se Lory avesse continuato a seguire la loro conversazione. Senza volerlo, la colse in un momento particolare. La scollatura del vestito imponeva di portarlo senza reggiseno sotto, e in quell’attimo Lory era proprio intenta a toglierlo. Marta avrebbe voluto staccare lo sguardo, ma la sua innata curiosità glielo impedì. E sebbene l’amica fosse quasi girata di spalle, le bastò intuire la forma perfettamente tonda di quell’abbondante seno per ritrovarsi ad ammirarla un po’ più a lungo di quanto fosse opportuno.
‘Siete qui in vacanza? Non mi pare di avervi mai visto’ chiese all’improvviso la commessa, richiamandola all’ordine.
‘Ehm, io sì’ rispose dopo una breve esitazione, solo per ritrovarsi incastrata in una conversazione superficiale che in quel momento non aveva davvero voglia di sostenere. Per fortuna dopo pochi secondi Lory finalmente uscì dal camerino, rivelandosi in tutta la propria bellezza.
‘Ma wow, sei da mozzare il fiato!’ esclamò subito Kimberly, mettendoci ancora una volta un po’ troppo entusiasmo.
Lory quasi non se ne curò. Sistemando la gonna sui fianchi, guardò Marta e tradendo un pizzico di ansia le chiese con un filo di voce: ‘Tu che ne pensi?’.
La risposta tardò qualche secondo ad arrivare. Marta la osservava con sincera ammirazione, l’abito le stava benissimo e la trovava davvero bella. Le spalline sottili scendevano con grazia fino a formare uno scollo incrociato, al centro del quale il solco del florido seno si palesava in tutto il suo orgoglio. Nel fare un rapido giro su se stessa, Lory rese evidente come anche sul fondoschiena la stoffa si posasse in maniera elegante, per poi culminare in fondo in una frangia che le solleticava il ginocchio.
‘Stai… stai davvero benissimo’ disse infine Marta, rammaricandosi per non essere riuscita a trovare un commento più originale. Lory comunque gradì, lo diede a vedere con un sorriso timido. E iniziando a sentirsi arrossire, uscì dalla situazione invitando l’amica ad imitarla: ‘Dai, tocca a te, vediamo come ti sta il tuo!’.
Quando entrò in camerino col suo abito, Marta prese una decisione estemporanea che lei stessa a posteriori ebbe difficoltà a spiegarsi: richiuse male la tendina consapevolmente, lasciando un pertugio piuttosto ampio da un lato. Forse si sentiva semplicemente in colpa per aver spiato Lory poco prima mentre si cambiava, e in qualche modo pensava che sarebbe stato giusto darle l’opportunità di “vendicarsi” allo stesso modo.
Fu anche per questo che, mentre si spogliava, il suo sguardo cadde spesso fuori dal camerino, dove tuttavia Lory e Kimberly chiacchieravano senza apparentemente preoccuparsi di lei. La commessa continuava a sperticarsi in elogi, sembrava ci tenesse davvero a concludere la vendita. A un certo punto però Marta assistette a una scena alla quale, lì per lì, stentò a credere.
‘Scusa se mi permetto… – disse la giovane, facendo un passo in avanti – Hai davvero un fisico incredibile, posso?’. Nel dire così, allungò le mani fino a posarle sul seno di Lory, la quale sorpresa non ebbe la prontezza di spostarsi. ‘Ma sono vere?’ le chiese, soppesandole le tette in quelli che Lory giudicò come due tra i secondi più imbarazzanti della sua vita.
‘Sì, sono vere’ le rispose infine, divincolandosi con un passo indietro. In quel momento le venne naturale girarsi verso il camerino, e incontrando lo sguardo di Marta si rese conto che l’amica aveva assistito a tutta la scena. Lory la guardò sgranando gli occhi, come a cercare il suo sostegno dopo un gesto tanto surreale. Dal canto suo, Marta dovette coprirsi la bocca con la mano per evitare di scoppiare a ridere. A quel punto anche la stessa Lory, andando istintivamente a incrociare le braccia davanti al seno, fu costretta a impegnarsi per trattenere una risata.
Pochi secondi dopo, per sua fortuna, un’altra cliente del negozio le venne in soccorso, richiamando l’attenzione della commessa che scusandosi dovette allontanarsi. Non appena si sentì libera, Lory saltellò verso il camerino, afferrando un lembo della tendina e infilando dentro la testa.
‘Mio Dio! L’hai visto anche tu? Non me lo sono sognato, vero?’ le chiese incredula.
Marta annuì, facendo ricorso ancora a tutto il proprio autocontrollo per non ridere.
La situazione era stata talmente assurda, che Lory ci mise qualche secondo a rendersi conto di quanto fosse stata sgarbata la sua intrusione in quel camerino. Ma d’altra parte, anche se lei non poteva saperlo, quella stessa mattina aveva già visto Marta completamente nuda, e quindi in quel momento vederla mentre si sistemava quel tubino aderente in merletto non le sembrava così eccessivo. Per fortuna l’amica sembrava pensarla allo stesso modo, infatti senza farsi problemi si girò e le chiese di darle una mano con il laccetto che andava legato dietro al collo.
Per facilitare l’operazione, Lory entrò del tutto in quello spazio ristretto, assicurandosi di richiudere la tendina alle sue spalle. Qui aiutò Marta a completare la vestizione, e infine guardandola le disse sincera: ‘Sei uno schianto! Ho un paio di scarpe che starebbero benissimo, con quel vestito’.
Volendosi vedere allo specchio, la ragazza fece per uscire dal camerino, ma Lory la bloccò. ‘No, aspetta, e se è tornata?’ le chiese tra il serio e il faceto.
‘Dovrei acquistarlo basandomi solo sul tuo giudizio?’ rispose Marta, stando al gioco.
Per tutta risposta, Lory schioccò le dita come se fosse stata colpita da un’idea geniale, e dopo aver frugato nella propria borsa appoggiata lì a terra, estrasse il telefono e lo puntò verso la sua amica. Marta decise ancora di darle corda: sfoggiando un sorriso esagerato e sbattendo le ciglia con fare civettuolo, si mise in posa e si fece scattare una foto. Quando vide il risultato, se ne compiacque: il vestito le stava davvero bene. Pensò allora di ricambiare la cortesia, e afferrando il telefono invitò Lory a mettersi in posa a sua volta, scattandole un’altra foto. A quel punto, per entrambe venne naturale avvicinarsi e scattare un selfie di coppia, una vicina all’altra. Il risultato fu un’altra bella foto, anche più sexy di quella che era la loro intenzione.
‘Ci comportiamo proprio come due quindicenni’ scherzò Marta.
‘Se avessi quindici anni… – rifletté Lory – Penso che cambierei nome. Che ne dici di Jennifer, ti piace?’.
Entrambe scoppiarono a ridere, liberando finalmente un impulso che avevano represso troppo a lungo.
‘Ho aggiunto il mio numero alla tua rubrica – disse infine Marta, restituendole il telefono – Poi me le mandi, quelle foto?’.
Lory annuì, confermandole che lo avrebbe fatto con piacere. A quel punto rimase qualche secondo in silenzio, con lo sguardo perso nel vuoto.
‘Che c’è?’ chiese allora Marta.
‘Io… non voglio uscire lì fuori da quella palpatrice!’.
Marta rise ancora, soprattutto per l’uso di una parola inusuale come “palpatrice”. Al che le fece una proposta: ‘Ti dico che facciamo: ci diamo le spalle e ci cambiamo insieme, io prometto di non guardare. E poi sgattaioliamo via in un secondo!’.
A Lory si illuminarono gli occhi, quell’idea la metteva molto più a suo agio di dover uscire. E così fecero, dandosi le spalle si tolsero contemporaneamente gli abiti che avevano ormai deciso di acquistare, rimanendo entrambe con addosso solo gli slip. E seppur dovendo ricorrere a un piccolo sforzo di volontà, nessuna delle due cedette alla tentazione di guardare l’altra, neppure quando piegandosi in quel metro quadro di camerino i loro glutei si sfiorarono. Una volta che entrambe si furono rivestite, Marta mise furtivamente la testa fuori, e constatando che la via era libera scapparono verso la cassa.
Appena prima di arrivarci, tuttavia, l’attenzione di Lory fu rapita da un paio di scarponcini da montagna.
‘Erano queste le scarpe che starebbero benissimo col vestito?’ le chiese sarcasticamente Marta, vedendoseli porgere.
‘Ho avuto un’idea – replicò Lory – Hai impegni domani? Ti porto a fare una gita al lago, in mezzo alla natura!’.
‘Impegni? Macché, sono tutta tua! Però…’.
‘Però?’.
‘Però… Se mi parli di lago, a questo punto mi sa che dovrò comprare anche un costume da bagno, perché non ne ho portato via neanche uno’.
‘Oh, è vero!’.
A quest’ultima esclamazione, Lory si morse il labbro, temendo di aver parlato troppo. Non era ancora pronta a rivelarle di averla vista mentre prendeva il sole nuda in terrazzo. Marta tuttavia sembrò non accorgersene, e così lei tagliò corto: ‘Andiamo a pagare, intanto. C’è un negozietto di intimo e costumi da bagno a cinquanta metri da qui che fa al caso nostro’.
Detto, fatto. Appena cinque minuti dopo, Lory e Marta erano intente a selezionare alcuni costumi da bagno tra i tanti a disposizione nel negozio, stavolta con l’aiuto di una commessa più adulta e meno impicciona, che dopo averle aiutate a orientarsi si era allontanata per seguire un’altra cliente.
Una volta ridotta la scelta a soli tre capi, Marta era entrata in camerino e subito aveva constatato con piacere che stavolta c’era uno specchio anche all’interno. Dopo aver provato il primo costume, un bikini a fascia con delle culotte color verde militare in stile camouflage, decise che comunque le avrebbe fatto piacere avere un parere da parte di Lory. La quale fu ben lieta di avvicinarsi e, appoggiata allo stipite del camerino, aprire la tendina quel tanto che bastava per osservare la sua amica.
‘Mi piace come ti fa risaltare le curve… sia davanti che dietro’ le disse sincera, facendo scappare l’occhio sul fondoschiena riflesso nello specchio dietro a Marta. Alla quale bastò girare appena la testa per capire dove puntava quello sguardo.
‘E anche l’assenza di bretelline è molto sexy, se vuoi sapere la mia’ aggiunse, appoggiandole le mani sulle spalle come ad accennare un massaggio. Marta si era girata e con le mani si toccava l’addome, timorosa di non essere pronta al cento percento per la prova costume, ma le parole di Lory la rassicurarono.
‘Ok dai, provo il secondo’ disse afferrando un bikini nero dall’aspetto particolare. Dalle coppe del reggiseno si diramava una serie di laccetti che incrociandosi arrivavano su fino al collo. Più classico lo slip, con un doppio laccio sui fianchi.
Mentre lo stava ancora sistemando, Marta richiamò dentro Lory, che ancora una volta non nascose il proprio apprezzamento: ‘Anche questo è molto sensuale, scommetto che Riccardo impazzirebbe…’.
‘Dici?’ chiese dubbiosa, rimirandosi lungamente allo specchio.
‘Ci scommetto… Se vuoi ti faccio un’altra foto e gliela mandiamo’.
Marta rise, scuotendo la testa. ‘Meglio di no, poi diventa geloso… “E questa chi te l’ha scattata?”, chiederebbe subito’. Poi, continuando a specchiarsi, aggiunse: ‘Certo che sembra più un capo di lingerie, che un costume da bagno…’.
‘Sì è vero… Ma più che altro, a mio parere, ha un difetto’ puntualizzò Lory.
Marta si girò per capire che intendesse, e a quel punto Lory afferrò tra le dita uno dei laccetti che si trovavano appena sopra il seno. ‘Un costume come questo non è proprio il più adatto, per chi vuole una bella abbronzatura uniforme’. Il riferimento, neanche tanto velato, era ovviamente alla mise che Marta aveva indossato quell’unica volta che l’aveva vista prendere il sole… cioè nulla.
‘Anche questo è vero… Mi sa che lo boccio’ sentenziò allora, portando le mani dietro alla schiena per slacciare il gancetto del reggiseno.
‘Ehm… me la daresti una mano?’ chiese a quel punto a Lory, che dalla sua posizione era sicuramente più facilitata nell’operazione. Lei lo fece, senza battere ciglio, sganciando il bikini che per qualche secondo – il tempo di permettere all’amica di uscire dal camerino – Marta tenne premuto sulle tette.
L’ultimo fu quello vincente, Marta lo capì subito mentre lo indossava. Si trattava di un bikini giallo limone a triangolo, che raccoglieva perfettamente il suo morbido seno e allo stesso tempo le donava una scollatura piacevole ma non volgare. Ebbe qualche esitazione in più sulla parte sotto, dato che si trattava di un perizoma abbastanza minimale, che le lasciava scoperti quasi del tutto i glutei.
Mentre era presa a guardarsi allo specchio, Marta non si accorse della tendina che si apriva alle sue spalle. Solo quando sentì il “clic” della fotocamera del telefono, si rese conto che Lory era di nuovo lì con lei.
‘Aah, ti ho detto che non le voglio mandare a Riccardo’ protestò in tono scherzoso.
‘No no, ma figurati… questa infatti l’ho scattata per me’ replicò Lory, ed entrambe scoppiarono a ridere.
A quel punto, infilando di nuovo il telefono nella borsa, fece un passo all’interno del camerino.
‘Credi che… potrei chiederti una cosa?’ le disse con lo sguardo basso e un filo di voce. Marta la osservò, cercando di capire le sue intenzioni. E rimase letteralmente senza parole, quando vide le mani dell’amica allungarsi verso di lei fino ad afferrarle in maniera dolce, ma allo stesso tempo decisa, le tette.
Per un paio di secondi le ragazze si guardarono negli occhi, senza dire una parola.
Poi, all’improvviso, fu Lory a interrompere il silenzio: ‘Hai un fisico incredibile, ma sono vere?’ disse con voce stridula, imitando la commessa che poco prima aveva avuto il coraggio di fare la stessa domanda a lei.
Marta esplose nuovamente in una sincera risata, senza sottrarsi alle dita che ancora poggiavano sul suo seno. Anzi, per tutta risposta allungò anche lei le mani fino ad appoggiarle sul petto di Lory: ‘Le mie sì, e le tue sono vere?’ le rispose, usando lo stesso tono stridulo e canzonatorio.
Di nuovo entrambe risero, mentre Lory annuiva. Fu un momento divertente ma allo stesso tempo molto intimo, che durò più di qualche secondo. Cioè fin quando, quasi contemporaneamente, entrambe si accorsero di un’altra cliente che, a pochi passi da loro, le guardava attraverso l’apertura della tendina con espressione perplessa.
‘Scusi, abbiamo quasi finito’ disse imbarazzatissima Marta, che nel frattempo era diventata tutta rossa. Riportando le mani a posto, Lory smorzò a stento un’ulteriore risata, e poi si scusò anche lei con la donna, che senza dire una parola girò i tacchi e si allontanò.
‘Complimenti… “Jennifer”, proprio due quindicenni sceme’ concluse Marta. Per tutta risposta, Lory si allungò fino a schioccarle un affettuoso bacio sulla guancia, a cui seguì una nuova richiesta di scuse.
‘Comunque sul serio, che ne pensi? A me piace’ le chiese infine, girando su se stessa per farsi ammirare ancora.
‘Penso che abbiamo un vincitore – la confortò – Anzi, penso che mi piace talmente tanto, che questo sarà un mio regalo per te’.
Marta tentò di protestare, ritenendolo un gesto fin troppo generoso, ma Lory fu irremovibile.
‘Allora accetto – si arrese infine – Ma a una sola condizione. Che mi permetti di ricambiare’.
‘Vuoi comprare un costume anche a me?’ chiese Lory.
‘Potremmo, sì… Oppure potremmo comprare qualcos’altro. Abbiamo parlato di lingerie, prima? Che ne dici di fare una bella sorpresa al tuo uomo?’.
Quella sera, sul divano in compagnia del fidanzato, Marta era decisamente stanca. La giornata di shopping l’aveva sfinita, e non vedeva l’ora di andare a dormire. Il giorno seguente aveva in programma quella gita al lago con Lory, e voleva riposare un po’. Si stava quasi per addormentare davanti alla tv, quando un trillo del cellulare la fece sobbalzare.
Afferrando il telefono che aveva posato sul cuscino vicino a lei, vide subito che si trattava di alcuni messaggi che le aveva inviato proprio la sua vicina. E quando li aprì, si rese conto che si trattava di tutte le foto che si erano scattate quel pomeriggio. Quelle nel primo negozio con gli abiti eleganti, quella che la ritraeva di spalle in perizoma, ma anche altre che avevano fatto una volta uscite, quando si erano fermate a prendere un gelato in una via del centro.
‘Chi ti scrive a quest’ora?’ chiese Riccardo, fingendo un tono del tutto disinteressato.
‘Ma no, niente, è solo Loredana che mi da i dettagli per domani’. Appena terminata la frase, Marta si chiese come mai avesse avuto l’istinto di mentirgli. Riccardo non se la sarebbe certo presa per delle foto del tutto innocenti con un’amica, eppure in qualche modo la ragazza preferiva tenere quelle immagini solo per sé.
‘Mi dispiace non poter passare più tempo con te, sarei venuto volentieri al lago anch’io…’ provò a giustificarsi il suo fidanzato, ma lei tagliò corto: ‘Tranquillo, c’è Loredana che mi fa compagnia’.
Le stava rispondendo con un ringraziamento e qualche faccina con gli occhi a cuoricino, quando fu interrotta dall’arrivo di un’altra foto.
“E ora proviamo il tuo regalo… Ti farò sapere come va!” recitava la didascalia.
Marta la aprì, guardandola per bene. Si trattava di una foto che Lory aveva scattato allo specchio, e che la ritraeva con indosso quel completo di lingerie che la ragazza le aveva regalato quel pomeriggio, a scatola chiusa. Non gliel’aveva neppure voluto far provare, il suo desiderio era che fosse una sorpresa anche per la stessa Lory. Seppur scattata in un bagno non troppo illuminato, la foto appariva tremendamente sexy. Le aveva regalato un sofisticato completino rosso fuoco, composto da un reggiseno semitrasparente – sotto al quale le pareva di scorgere due piccole ombre più scure, che non potevano essere altro che i suoi capezzoli – un reggicalze a fascia che arrivava fino all’ombelico, e un microscopico tanga, che inevitabilmente fece pensare a Marta che la sua amica fosse probabilmente del tutto depilata. Più sotto, delle calze color carne con una bella balza in pizzo. Lory aveva infine completato il tutto con dei tacchi a spillo neri.
Digitò a lungo sulla tastiera, scrivendo e cancellando più volte, alla ricerca della risposta migliore. Alla fine, optò per questo messaggio: “Che invidia! Faccio il tifo per te, distruggilo!”.
‘ ‘
Il mattino seguente, avendo un bel tratto di strada da percorrere, partirono di buon’ora. Lasciata la macchina su una piazzola apposita, si inoltrarono a piedi sul sentiero che, attraverso un affascinante percorso completamente immerso nel verde della natura, le avrebbe portate fino al lago.
Quella mattina non c’era molta gente in giro, e lungo il cammino incontrarono ben poche persone. Mentre percorrevano quel tragitto così caratteristico, con alberi altissimi che Marta ammirava con una buona dose di incanto, le due ragazze avevano davvero l’aspetto di due escursioniste provette. A cominciare dagli zainetti infilati in spalla, nei quali avevano inserito un paio di panini per il pranzo e poco altro, fino ad arrivare agli scarponcini da montagna che nonostante il loro aspetto “rustico” entrambe riuscivano a portare con eleganza. Lory aveva completato il proprio look con degli shorts in jeans a vita alta e una camicia di flanella a quadri viola e blu, annodata appena sotto al seno e con le maniche arrotolate. Marta invece era vestita quasi completamente con ciò che aveva acquistato il giorno prima: non solo gli scarponcini e il costume da bagno, ma anche il top arancione e i pantaloncini presi nel primo negozio che avevano visitato. In più, per proteggersi dal sole si era legata in testa una bandana.
Il sentiero per arrivare al lago era piuttosto lungo – cosa che tutto sommato non dispiaceva a nessuna delle due, vista la bellezza dello scenario intorno a loro – e così durante il cammino ebbero modo di chiacchierare, e conoscersi ancora meglio. Inevitabilmente, il discorso non ci mise molto a finire sui loro messaggi della sera precedente, e Marta non poté fare a meno di chiederle come fosse andata col marito, sfogando finalmente quella curiosità che covava fin da quando si erano viste fuori dalla soglia di casa.
‘Beh direi… decisamente bene’ confessò Lory con un velo di timidezza, di cui pian piano si liberò mentre le raccontava alcuni dettagli piccanti della serata.
‘La lingerie gli è piaciuta molto, è stata una novità che ha davvero ravvivato le cose tra noi… – spiegò – Poi a un certo punto mi ha chiesto una cosa che mi ha stupita’.
‘Ah sì? Sono tutta orecchi!’ replicò l’amica con sincero interesse.
‘Beh… Noi siamo abituati a farlo in maniera abbastanza canonica, specie da quando ci siamo sposati. Invece ieri sera l’ho visto più fantasioso… Dopo un po’ mi ha chiesto di togliere reggiseno e mutandine, ma mi ha fatto tenere calze, reggicalze e tacchi mentre… lo sai, no?’.
‘Wow, eccitante – commentò sincera Marta – Dev’essere l’aria di questa regione che aumenta la libido, siete decisamente fortunati qui!’.
Lory rise, chiedendole il perché di quella affermazione, e così anche l’altra iniziò a confessarsi: ‘Ti dico la verità… Dopo la nostra cena la prima sera, ho seguito il tuo consiglio… e ho provato il box doccia!’.
‘Aaah, e cosa aspettavi a raccontarmelo?’ la rimproverò.
‘Non so, avrei voluto farlo ieri ma avevo paura di sembrarti fuori luogo…’.
‘Facciamo un patto, okay? D’ora in poi non dobbiamo avere paura di dirci nulla’.
Marta annuì, apprezzando la proposta. E poi continuò: ‘Comunque avevi ragione, è davvero spazioso e adatto per certe cose… Anche a Riccardo è piaciuto molto’.
‘Oddio, non gli avrai detto che era una mia idea, vero?’.
‘No, no, tranquilla… Certe cose rimangono segrete fra me e te’ le rispose con un sorriso, facendole l’occhiolino.
‘Comunque non penso sia l’aria della Valle d’Aosta… perché prima che arrivassi tu le cose erano decisamente più monotone. Secondo me è la vicinanza reciproca, che fa bene a entrambe. Anzi, a tutti e quattro!’.
Dopo quasi venti minuti di cammino, le due videro finalmente la radura aprirsi, e uno spettacolare scenario proporsi ai loro occhi. Il lago era davvero stupendo, con un’acqua molto più limpida di quella del mare a cui Marta era abituata. Tutto intorno, uno stretto ma lungo litorale composto quasi interamente da piccoli sassi bianchi, intervallati qua e là solo da qualche ciuffo d’erba.
Il perimetro del lago non era così ampio, e le due ragazze non ebbero difficoltà a contare le poche persone presenti: appena una ventina, più che altro coppie un po’ in là con gli anni o famiglie desiderose, come loro, di concedersi un po’ di relax in mezzo alla natura.
Si guardarono in giro, alla ricerca di un posticino tranquillo dove riposarsi dopo la lunga camminata. Alla fine individuarono una piccola collinetta d’erba, un punto abbastanza isolato e non semplicissimo da raggiungere, circondato dagli alberi. Pensarono che lì avrebbero potuto godere di tutta la libertà che volevano, e così dagli zaini estrassero due asciugamani e li distesero a terra.
‘Prendiamo un po’ di sole, che dici? I nostri uomini apprezzeranno’ suggerì Lory, mentre andava già a sciogliere il nodo della camicia per sfilarla. Sotto portava un bel bikini a triangolo di colore rosso, che a stento sembrava contenere il suo decolleté. Marta non poté esimersi dal complimentarsi per il bel costume dell’amica, che sotto – lo vide mentre calava gli shorts fino a terra – presentava un grazioso slip decisamente ridotto, che lasciava in bella mostra i glutei.
Liberatesi anche degli scarponcini e rimaste in costume da bagno, si distesero una di fianco all’altra, appoggiate sui gomiti per poter ammirare ancora un po’ il panorama che faceva da sfondo a quell’assolata mattinata.
Poi, di punto in bianco, Lory decise di lanciarsi in una proposta ardita. ‘è solo un’idea, eh… – si affrettò a precisare – Dimmi che ne pensi’. Dopo aver frugato per qualche secondo nel suo zainetto, tirò fuori una bustina di plastica trasparente, all’interno della quale era visibile un piccolo bozzolo bianco. Nella sua ingenuità, Marta ci impiegò qualche secondo a rendersi conto di che cosa fosse realmente.
‘Una canna?!’ esclamò stupita sorprendendo la sua amica, che guardandosi intorno con furtività la invitò ad abbassare la voce.
‘Non l’ho mai fatto’ confessò allora Marta, stavolta bisbigliando. Nonostante il tono della voce fosse timoroso, il suo sguardo tradiva una certa curiosità verso quell’oggetto “proibito”.
‘Io non sono una consumatrice abituale, te lo assicuro – replicò Lory – Al massimo un paio di tiri ai tempi dell’università. Questa però me l’hanno regalata circa un mese fa, e mentre preparavo lo zaino mi è venuta in mente… Ho pensato che poteva essere divertente farlo insieme’.
Senza riuscire a nascondere un sorriso, a testimonianza di quanto l’idea la intrigasse, Marta allungò la mano e se la fece passare, rigirandosela poi tra le dita mentre la osservava con curiosità.
‘E chi te l’avrebbe regalata?’ chiese, senza distogliere lo sguardo.
‘Beh… Non credo di averti mai parlato dei vicini che abitano in fondo alla nostra strada’.
Marta a quel punto alzò lo sguardo, ancora più stupita. ‘Facciamo che mi racconti tutto mentre la accendi?’ le disse, ripassandole quella sigaretta così particolare. Lory sorrise, e raccogliendo l’accendino dallo zaino non esitò a dare il via all’esperimento.
‘In fondo alla strada abita una coppia di mezza età, gente simpatica – continuò – Con loro c’è anche il figlio, un ragazzo a cui un paio di volte ho dato una mano per preparare degli esami’.
Dopo aver dato una profonda boccata, soffiò fuori il fumo senza riuscire a trattenere un colpo di tosse, e poi ripassò la canna all’amica.
‘Ah, la storia si fa interessante – scherzò Marta, mentre se la sistemava tra le dita e la avvicinava alle labbra – è carino?’.
‘Ha appena vent’anni…’.
Marta la guardò in silenzio, per qualche secondo, come se aspettasse che proseguisse. E poiché non lo fece, la incalzò: ‘E allora? Ci sono anche ventenni carini’.
Confortata da tutta quella naturalezza, Lory prese coraggio e, facendosi di nuovo passare il mozzicone, raccontò: ‘Sì, è carino… Alto, ben piazzato. Credo che abbia un po’ una cotta per me’.
‘Non vedo come potrebbe essere altrimenti’ commentò maliziosa Marta, facendola arrossire per un secondo.
‘Comunque, un mesetto fa mi ha proposto di fumarne una insieme, per farlo concentrare meglio sullo studio. Ovviamente ho detto di no, però ha voluto comunque infilarmi questa qui nella borsa’.
‘Allora sono onorata che tu abbia voluto condividere questa esperienza con me’ osservò Marta, la quale dopo aver dato altre due tirate si distese e chiuse gli occhi, per proteggersi dal sole. ‘Ora però ho una curiosità che non riesco a trattenere…’.
‘Spara, dai’.
‘Potrebbero essere già gli effetti della marijuana a parlare… Ma mi chiedevo se questo ventenne carino ci avesse mai provato con te’.
Intenta ad aspirare, Lory non riuscì a trattenere una risata che finì col farle andare la saliva di traverso e provocarle alcuni colpi di tosse, tanto che pure Marta si mise a ridere. Poi, ritrovato il fiato, si distese su un fianco, col gomito piantato a terra e il viso appoggiato sul palmo della mano, rivolta verso l’amica.
‘Mi spiace deluderti tesoro, non ci ha mai provato’.
‘Peccato, sarebbe stato divertente sentirtelo raccontare’.
‘Al massimo… – riprese Lory, dopo qualche secondo di silenzio – mi sono limitata a godermi i suoi occhi ingenui addosso’.
A quel punto Marta scoppiò di nuovo a ridere. ‘Lo sapevo!’ esultò, senza che ce ne fosse davvero motivo.
Nel frattempo aveva richiuso gli occhi. Ora iniziava davvero a sentire gli effetti della cannabis, e provava una sensazione di pace mista ad euforia, come poche altre volte le era capitato.
‘Certo che fa caldo, eh?’ osservò, iniziando a sudare sotto al sole.
Lory non rispose subito. Da diversi secondi, ormai, il suo sguardo era posato sul corpo dell’amica. Era affascinata da quelle forme sinuose e dalla posa assunta da Marta, che all’improvviso le aveva ricordato l’episodio del terrazzo della mattina precedente.
‘Scusa – disse con una risata, ridestandosi – Notavo che ieri con questo bikini giallo abbiamo fatto proprio la scelta migliore, è quello che meglio si adatta al tuo fisico. Sono contenta di avertelo regalato!’.
‘Ci siamo fatte due regali azzeccati, dai!’ replicò, guardandola sorridente e soddisfatta. Anche lei doveva ammettere di provare una certa curiosità, mista ad ammirazione, per la fisicità dell’amica, che mai aveva apprezzato così da vicino. Forse fu proprio quell’atmosfera così complice, che la spinse ad osare un ‘Posso farti un’altra domanda?’.
Lory la guardò negli occhi, stupita che a quel punto ritenesse anche solo necessario chiederlo.
‘è una cosa a cui ho pensato ieri sera, vedendo quella foto in lingerie che mi hai mandato… Ecco… tu sei depilata? Lì sotto, intendo’.
Ne scaturì una sana e genuina risata. ‘Tutto qui? Pensavo mi volessi chiedere chissà cosa!’.
Marta sorrise, provando a scacciare quel pizzico di imbarazzo che in effetti a quel punto era ormai fuori luogo. Nel frattempo aveva ripreso in mano la canna, che ormai era quasi tutta consumata.
‘Comunque sì – riprese Lory – Ogni tanto provo a fare qualche… “acconciatura”. Ma poi quando mi metto lì la mattina, un po’ per pigrizia, ripiego sempre sul taglio integrale. E tu?’.
‘Io no’ rispose, anche se poi precisò: ‘Non del tutto, almeno. Ho una striscia verticale sottile’.
‘Wow, intrigante!’ commentò Lory, per la quale quell’informazione rappresentava solo una conferma rispetto a ciò che, seppur da distante, aveva intravisto il giorno precedente dal suo lucernario.
‘Tu… – continuò Marta, che ormai si era sciolta completamente – Hai mai preso il sole integrale?’.
‘è una proposta?’ chiese Lory, divertita.
‘Ma no! – rise – è una semplice curiosità’.
‘Beh, qualche anno fa ero in vacanza con un’amica, nelle Marche… Volevamo provarci, e ci siamo tolte la curiosità’.
‘Wow, è com’è stato?’.
‘Che dire… C’era poca, pochissima gente in giro. L’imbarazzo tra noi si è sciolto quasi subito. è stata un’esperienza diversa… interessante. Ovviamente non ero ancora sposata, lui non acconsentirebbe mai’.
Marta sorrise, affascinata da quella storia.
‘Ora però non posso non restituirti la domanda…’.
‘Integrale, in pubblico… mai. Al massimo sono stata in topless, ma parliamo di una vacanza tra amiche di più di dieci anni fa, ai tempi dell’università’.
Pungolata da quelle parole, Lory non riuscì a trattenersi: ‘Hai detto “in pubblico”? E da sola, allora?’.
‘Sarò sincera – sussurrò Marta, avvicinandosi come timorosa che qualcuno potesse sentirla – Ieri mattina l’ho fatto, per qualche minuto, in terrazzo… Il costume non l’avevo portato via, dopotutto!’.
‘E non avevi paura che qualcuno potesse vederti?’ la incalzò, tentata di confessarle di averla spiata.
‘Forse, non lo so… Magari proprio per quello è stato più divertente’. E poi aggiunse, riprendendo le sue stesse parole: ‘Se avessi sorpreso un ventenne carino come il tuo a guardarmi, al massimo mi sarei goduta i suoi occhi addosso’.
In quel momento, le due ragazze non riuscivano a staccare lo sguardo dagli occhi dell’altra. Si fissarono così, senza dire nulla, per qualche secondo. Nella mente di entrambe, anche se non potevano saperlo, risuonavano le note della stessa canzone.
‘Qui non potremmo mai farlo’ disse infine Lory, spegnendo con un fazzoletto di stoffa quel mozzicone ormai cortissimo. Ridendo e scherzando se l’erano fumata tutta, godendosela pure.
‘No, effettivamente no… – concordò Marta – Anche se… magari un topless non sarebbe così scandaloso’.
Lory fu sorpresa da quelle parole, e istintivamente si guardò di nuovo attorno, per capire quante persone avrebbero potuto vederle se avessero davvero deciso di farlo.
‘Che c’è, ti vergogni?’ la incalzò Marta, divertita dalla piega che aveva preso la conversazione.
‘Io, vergognarmi? – fu la pronta replica – Ma se ti ho detto di aver provato il naturismo… Non vorrei che fossi tu a vergognarti, piuttosto’.
Ormai tra le due era diventato un gioco di provocazioni, e Marta decise di portarlo ad un nuovo livello.
‘Allora ti sfido – annunciò – Pari o dispari?’.
‘”Pari o dispari”? Che vorrebbe dire?’.
‘Vuol dire che ti sfido… – ribadì – E chi perde deve restare in topless’.
Lei stessa aveva difficoltà a credere che quelle parole fossero uscite dalla sua bocca. Ma quella vacanza e il suo rapporto con la vicina che conosceva da appena un paio di giorni avevano preso una direzione del tutto inattesa, e Marta aveva una gran voglia di esplorarla. Era sicura che anche per Lory fosse lo stesso, e ne ebbe la conferma quando l’amica, raccogliendo il pugno, rispose semplicemente: ‘A me piacciono i numeri dispari’.
Con una perfetta sincronia, entrambe batterono per tre volte il pugno sul palmo dell’altra mano, e al terzo colpo aprirono le dita: Lory mostrò pollice, indice e medio, mentre Marta espose solo il proprio indice.
‘Forse ti piacciono, ma non sembrano portarti molta fortuna’ osservò quest’ultima, trattenendo a stento il sorriso.
Lory si finse rammaricata, ma in realtà anche lei era divertita dalla situazione. E così ci mise appena qualche secondo, per commentare con un ‘Quel che è giusto è giusto’.
Con una lentezza quasi cinematografica, portò le mani dietro alla schiena. E dopo aver armeggiato per qualche secondo con il gancetto del bikini, lo slacciò e fece scivolare giù le spalline, bloccando poi le coppe con le mani. Si guardò in giro un’ultima volta, ma le sembrò che nessuno potesse vederla. Le venne spontaneo chiedersi se, in caso contrario, si sarebbe davvero fermata.
‘Voilà, soddisfatta?’ disse infine, facendo scivolare il reggiseno lungo le braccia e rimanendo in topless di fronte a lei.
La potenza di quella visione lasciò Marta per qualche secondo senza fiato. Quelle mammelle grandi e tonde, sormontate da due capezzoli rosa che sembravano volerla ipnotizzare… Non era la prima volta che le capitava di vedere un’amica seminuda, ma per qualche motivo quella situazione era diversa, intima… eccitante.
‘Che fai?’ disse a quel punto Lory, vedendo che anche lei portava le mani dietro la schiena.
‘Non voglio rischiare che mi reputi una fifona’ fu la sua risposta, appena prima di ripetere lo stesso identico gesto dell’amica e di sfilarsi il bikini, rimanendo solo in perizoma.
‘Sei bellissima, lo sai?’ osservò Lory con sincerità. Leggermente più piccole delle sue ma comunque di dimensione ragguardevole, le tette di Marta si presentavano con una sensuale rotondità che non sembrava risentire della forza di gravità, e due bottoncini di un rosa più scuro al centro. Lei sorrise, e senza riuscire a trattenere una punta di imbarazzo si accarezzò un seno, quasi come per nasconderlo.
‘Non essere timida – la incoraggiò Lory, capendo subito il suo stato d’animo – Hai un seno pazzesco, te lo invidio’.
‘Non scherzare, non hai proprio nulla da invidiare a nessuno – rispose, togliendo la mano – Sai, in fondo un po’ capisco la nostra amica Kimberly… Sono così belle che è difficile resistere alla tentazione di toccarle’.
A quel punto, esponendo il petto in avanti, Lory le rispose: ‘Se sei così curiosa, non mi sottraggo mica…’.
A queste parole, Marta non si fece pregare ulteriormente, e allungò la mano fino a posarla sul seno destro, per una carezza gentile. ‘Davvero splendide… Che misura hai detto che sono?’.
‘Non credo di averlo detto… Quarta, comunque’. Il tocco delle dita sulle sue tette stava iniziando a farla eccitare. Non voleva darlo a vedere, ma tra le gambe iniziava già ad avvertire un senso di umidità.
‘Penso che anche tu, più o meno…’ aggiunse, portando anche lei una mano sul seno dell’amica per una palpata un po’ più coraggiosa.
‘Terza’ rispose Marta, abbassando lo sguardo su quella mano che le stava sfiorando il capezzolo. Per un attimo chiuse gli occhi, cercando di trattenersi dalla tentazione di accarezzarsi gli slip con l’altra mano. Fu proprio per evitarlo che la portò sull’altro seno di Lory, e qui non poté trattenersi dal soppesarli entrambi.
‘Sono così morbide e naturali… – commentò, mentre le sollevava leggermente – Mi sa che anche tuo marito ama giocarci’.
‘Sono il suo gioco preferito’ rispose maliziosa, mentre stringeva un po’ le braccia ai lati per farle risaltare ancora di più. Marta la guardò negli occhi e, inebriata dai fumi della marijuana, scoppiò in una risata incontrollata, mentre si gustava il contatto dei polpastrelli di entrambi i pollici della sua amica sui propri capezzoli.
Furono delle grida sguaiate a interrompere all’improvviso quell’atmosfera di complicità. Ci misero qualche secondo, prima di accorgersi di quel gruppetto di adolescenti che correvano proprio sotto al loro piccolo promontorio. Sei boy scout, vestiti con la tipica e inconfondibile divisa: camicia azzurra, fazzoletto annodato al collo, calzoncini corti e cappello. Uno di loro, probabilmente il capo nonostante sembrassero tutti più o meno della stessa età, aveva fatto mettere in fila gli altri e li stava richiamando per quelle urla esagerate.
Le due ragazze li osservavano dall’alto, senza dire una parola. Non parevano affatto essersi accorti della presenza di quelle donne mezze nude pochi metri sopra di loro.
‘Poverini, che spettacolo che si perdono…’ scherzò Lory, facendo attenzione a non farsi sentire.
Marta, sentendosi stimolata, le diede corda: ‘Hai ragione, qualcuno dovrebbe avvertirli delle sventole che ci sono quassù…’.
A quel punto Lory sembrò avere un’illuminazione. Di nuovo fece il pugno con la mano, e sorridendo le ripeté: ‘Pari o dispari?’.
‘Insisto col pari’ rispose prontamente, salvo poi aggiungere: ‘Cosa ci stiamo giocando?’.
‘Chi perde li va ad avvisare della nostra presenza. Non vorrei mai che gli prendesse un colpo, vedendoci…’.
Marta non batté ciglio, e iniziò ad agitare il pugno sul palmo per il countdown. Stavolta però non fu fortunata: le sue due dita, contrapposte alle tre che Lory aveva mostrato ancora una volta, diedero la vittoria alla sua amica.
‘Prego!’ disse Lory trionfante, invitandola a pagare pegno.
‘Ma così, in topless? – protestò timidamente Marta – A quelli viene un infarto!’.
Lory scoppiò a ridere, e non se la sentì proprio di obbligarla. Rimase compiaciuta, tuttavia, nel vedere la soluzione scelta dalla sua vicina. Dopo essersi alzata in piedi, Marta si piegò proprio vicino a lei, fino quasi a metterle le tette in faccia, per raccogliere la camicia che Lory si era tolta poco prima. Poi se la infilò senza rimettere il bikini, e come le aveva visto fare la annodò sotto al seno, ma non troppo stretta. In quel modo la scollatura rimase generosa e provocante, ma nascose quel tanto che bastava per non renderla troppo sconveniente. Poi, ricevuta l’approvazione della sua complice, zompettò verso il bordo della collinetta.
‘Yuhuuu’ esclamò per richiamare la loro attenzione, con un tono civettuolo che sorprese lei per prima. Quasi contemporaneamente, i sei ragazzi girarono la testa verso l’alto, e quando se la ritrovarono davanti rimasero senza parole. Un paio di loro spalancarono pure la bocca, per la sorpresa. Dal loro punto di osservazione, quella visione doveva essere decisamente affascinante: una sconosciuta in perizoma e dalla scollatura evidentissima stava salutando proprio loro.
‘Scusatemi – riprese Marta, dopo qualche secondo passato a farsi ammirare – Sono qui con la mia amica, e prima ci è rotolata giù una bottiglietta d’acqua. Per caso la vedete?’.
Una balla inventata sul momento, ma funzionale, perché non solo le aveva dato la scusa buona per rompere il ghiaccio, ma le aveva anche permesso di richiamare la loro attenzione su Lory. Voleva essere sicura che si accorgessero di entrambe.
L’altra, nel frattempo, si era vista costretta ad alzarsi in piedi per rendersi visibile. E tenendo le tette nascoste semplicemente con il braccio, stava agitando l’altra mano per salutarli. Un gesto all’apparenza innocuo, che tuttavia non poté non eccitarla.
Quasi come se si aspettassero di ricevere chissà quale ricompensa, i sei ragazzi iniziarono immediatamente a cercare la bottiglietta d’acqua. Ma, ovviamente, non poterono trovarla.
‘Mi spiace signora, non la vediamo da nessuna parte’ fu costretto infine ad ammettere il capo.
A quel punto Marta, ringraziando e scusandosi per averli disturbati, li salutò e tornò al proprio posto. Era un po’ provata da quel “signora” che l’aveva fatta sentire così vecchia, e non resistette alla tentazione di unire le mani dietro alla schiena, per nascondere almeno in maniera parziale la visione del proprio fondoschiena coperto solo dal minuscolo perizoma.
Quando tornò all’asciugamano, fu accolta dal gigantesco sorriso di Lory, che si era goduta la scena con grande divertimento.
‘Spero tu sia contenta’ le disse, mentre si toglieva la camicia per poi distendersi nuovamente a terra, stavolta a pancia in giù.
‘Sì, sei stata bravissima’ commentò imitandola e girandosi anche lei di schiena, per farsi baciare dal sole.
Erano in quella posizione da più o meno cinque minuti, quando Marta ebbe l’impressione che il sole si fosse nascosto. Riaprendo un solo occhio per appurarsene, si rese invece conto che a bloccare i raggi di luce era l’ombra del capo scout, fermo lì in piedi proprio in mezzo a loro.
Non riuscì a trattenere un piccolo gemito di sorpresa, che ridestò anche Lory.
‘Scusatemi, non volevo spaventarvi… – si affrettò a giustificarsi il ragazzo – Volevo solo farle sapere che abbiamo trovato l’acqua’.
Nel dirle così, allungò la mano porgendole una bottiglietta. Non potendo essere sua, dato che se l’era inventata, Marta capì subito che il bricconcello ne aveva recuperata una e l’aveva usata come scusa per avvicinarsi a loro. E ora, nel porgergliela, non stava facendo alcuno sforzo per avvicinarsi. Rimaneva lì in piedi, a gustarsi la visione dei loro culi all’aria e delle schiene nude, sperando che lei gli mostrasse qualcosa di più alzandosi per afferrare l’acqua.
‘Grazie tesoro, gentilissimo’ disse a un certo punto Lory, liberando dall’impaccio la sua amica. Nel sollevare il braccio per prendere la bottiglietta, espose senza alcun apparente imbarazzo il proprio seno al giovane scout. Il quale non riuscì a celare il proprio apprezzamento, che si manifestò in un largo sorriso e due occhi fuori dalle orbite.
‘Ti serviva altro?’ gli chiese infine, vedendo che rimaneva lì impalato.
‘N-no… scusate’ bofonchiò, per poi girarsi e finalmente alzare i tacchi. Ma nel momento in cui lo fece, per entrambe fu impossibile non notare l’evidente rigonfiamento all’altezza dei pantaloncini, altra eloquente manifestazione del suo apprezzamento.
‘L’abbiamo fatto eccitare’ sussurrò divertita Lory, quando si fu allontanato a sufficienza.
‘Non solo lui, mi sa’ commentò Marta, senza staccare gli occhi da quei cespugli dietro ai quali il ragazzo era scomparso. E quando lei la guardò con aria interrogativa, le spiegò con un filo di voce: ‘Credo che siano tutti nascosti lì dietro per spiarci’.
La situazione le stava veramente mandando su di giri. Pensare che quei ragazzi fossero lì per loro, pronti a rischiare di essere scoperti in una situazione tanto imbarazzante solo per poterle guardare, lusingò moltissimo entrambe. E l’eccitazione vinse sul raziocinio, nel momento in cui si voltarono con incredibile sincronia a pancia in su, per mostrarsi finalmente in topless.
Per un secondo si guardarono, ed ebbero la tentazione di mettersi a ridere. Senza minimamente mettersi d’accordo, nessuna delle due aveva resistito al vanitoso impulso di esporre le proprie tette.
‘Così li facciamo morire, però…’ sussurrò Lory, che per tutta risposta ottenne un: ‘Ma morirebbero felici’.
Rimasero lì, appoggiate sui gomiti con le tette in bella vista, per un paio di minuti. Senza darlo a vedere, volevano assicurarsi entrambe che la loro impressione fosse giusta.
‘Sono lì, ne sono sicura – confermò Marta, sempre sottovoce – Li sento bisbigliare’.
‘Sì, e poi le foglie si muovono… Dici che si stiano…?’.
Nella mente di entrambe, comparve la visione quasi Felliniana di questi sei adolescenti in fila, tutti col pisello di fuori e intenti a masturbarsi… Non poteva essere tanto distante da ciò che stava accadendo in realtà.
‘Se lo stanno facendo, almeno diamogli un po’ di soddisfazione’ commentò allora Marta, mettendosi a sedere per prendere dal proprio zainetto la bottiglietta di crema solare.
‘Che hai in mente, mascalzona?’ le chiese Lory, vedendola avvicinarsi a lei coperta solo da quel minuscolo pezzo di stoffa.
Senza risponderle, iniziò a versarle la crema sulle gambe, per poi spargergliela per bene con le mani. Con le dita risalì lungo le cosce, accarezzandone la pelle liscia, e si fermò appena prima di arrivare agli slip. Poi ridiscese, stavolta con una pressione maggiore delle mani sulla carne, dandole quasi una strizzata.
‘Sei bravissima’ disse l’amica, incapace di staccare gli occhi da quelle tette che le dondolavano davanti. Marta si limitò a sorriderle, e poi afferrando nuovamente la crema gliela versò sul petto e sulla pancia. Quando posò le dita sul suo stomaco, Lory le afferrò il polso. Lei si bloccò, temendo di essere andata troppo oltre, ma fu rassicurata quando l’altra la invitò semplicemente a mettersi a cavalcioni sopra di lei, per essere più comoda. Non si fece pregare, la scavalcò con una gamba e poi si sedette dolcemente appoggiando i glutei sulle cosce di Lory, fino al punto che i loro due sessi si sfiorarono.
Poi riprese il massaggio, spalmando per bene la crema sulla pancia, e risalendo fino ai seni, che afferrò con decisione. Lì iniziò una palpata vigorosa, godendosi la sensazione di quelle due tette grandi e soffici tra le proprie dita. Sentiva i capezzoli indurirsi sotto al palmo delle mani, mentre guardandola in viso aveva la conferma di quanto anche l’amica si stesse gustando quel momento.
‘Aspetta… – le disse infine Lory, con un filo di voce – Mi voglio divertire anch’io’.
Nel dire così, afferrò la bottiglietta di crema solare, se ne versò un po’ sulle mani e senza bisogno di cambiare posizione afferrò i seni che Marta lì davanti sembrava quasi offrirle.
Si guardarono negli occhi, e a entrambe scappò una mezza risata. Una sdraiata, l’altra seduta sopra di lei, entrambe in topless e intente a palparsi le tette a vicenda… Un quadro decisamente improbabile, fino solo a qualche ora prima. Poi forse l’effetto della marijuana le aveva liberate delle ultime inibizioni, e la tentazione di “esibirsi” di fronte a quei ragazzi aveva fatto il resto. Avevano messo in piedi un autentico e memorabile show, e certamente l’idea delle mani di quei boy scout impegnate a strofinare i loro giovani cazzi le eccitava a dismisura. Ma in certi momenti, assaporando la sensazione dei rispettivi capezzoli sotto alle dita, entrambe sapevano che lo stavano facendo soprattutto per loro stesse, perché ne avevano una voglia irresistibile.
Così come fu irresistibile quella sorta di attrazione gravitazionale che spinse i loro visi ad avvicinarsi sempre più, fino a sfiorarsi. Marta appoggiò i gomiti a terra. Ormai era sdraiata sopra Lory, le loro tette premute le une sulle altre. Si guardavano negli occhi e ansimavano piano, con le bocche aperte e ormai a contatto.
Quando stavano quasi per unirle, sentirono un evidente grugnito provenire da dietro i cespugli. Istintivamente voltarono entrambe la testa verso quella direzione, giusto in tempo per vedere alcune foglie muoversi e udire quello che sembrava a tutti gli effetti un lungo gemito di piacere.
‘Dio mio… Mi sa che…’ sussurrò Marta, appoggiando la guancia a quella di Lory. Erano quasi incredule, ma le voci sommesse di rimprovero, udibili da parte degli altri ragazzi lì dietro, diedero loro la certezza di non essersi immaginate nulla. E a quel punto risero, non potendo evitare di provare un istintivo imbarazzo per quel ragazzo che con tutta probabilità aveva appena avuto un orgasmo, di fatto rovinando lo spettacolo agli altri.
Quell’impulsiva follia che le aveva portate ad esibirsi, infatti, stava ora lasciando spazio a una più lucida razionalità. Invitandola ad alzarsi leggermente, Lory fu in grado di guardare in basso e di notare che i loro costumi, uno a contatto con l’altro, erano entrambi bagnati dei loro umori.
‘Forse… dovremmo farci un bagno. Per calmarci un po’…’ le sussurrò, trovandola immediatamente d’accordo. Era come se quel gemito le avesse ridestate da un sogno.
Si alzarono in piedi e quasi scappando via si avviarono verso il lago, assicurandosi di scegliere un percorso che non le portasse a incrociare i ragazzi. Quando i piedi furono a contatto con i sassolini, ormai a una decina di metri dall’acqua, Marta si rese improvvisamente conto di essere ancora in topless. Quel trambusto di emozioni le aveva così distratte da far passare in secondo piano quel dettaglio.
‘Ormai ci siamo, basta essere naturali’ suggerì Lory, accelerando il passo. Ora però anche lei si era riscoperta improvvisamente vulnerabile: le sembrava che le sue tette rimbalzassero in maniera scomposta ad ogni passo, si sentiva osservata da mille occhi nonostante il litorale fosse semideserto. E non le aiutò, in effetti, lo sguardo fisso sui loro seni di quell’uomo di mezza età seduto a pochi passi dall’acqua, vicino alla moglie. Anche lei, un donnone un po’ sovrappeso con indosso un costume intero, le stava guardando. Nei suoi occhi però videro emozioni ben diverse, e decisamente più bellicose.
Senza dire nulla, accelerarono ulteriormente il passo fino a immergersi, e si assicurarono di andare al largo, così da ritrovare un po’ di privacy. La temperatura dell’acqua era fresca e piacevole, entrambe lo vissero come un refrigerio necessario per spegnere l’incendio che avvertivano tra le gambe.
‘Lo ammetto – disse Marta, rompendo il silenzio – Non me la immaginavo così, questa giornata’.
‘Ti assicuro che non era così che l’avevo programmata!’ puntualizzò Lory, quasi come per scusarsi. Ma non servivano scuse, perché in fondo nessuna delle due era pentita di ciò che era successo. E nel vedersi ancora seminude nel riflesso di quell’acqua limpidissima, se ne resero ancora più conto.
‘Dici che è stata quella canna, a farci uscire un po’ di testa?’ chiese Marta con un sorriso incerto, agitando le gambe sott’acqua per avvicinarsi alla sua amica.
‘Non lo so, può darsi… – replicò Lory, mettendole le braccia intorno al collo quando furono abbastanza vicine – Di certo è stato divertente’.
‘Sì, divertente… e pure molto eccitante’.
Ora i loro corpi erano di nuovo a contatto, e ancora una volta i loro capezzoli finirono per sfiorarsi, appena sotto il livello dell’acqua.
‘Sono contenta che tu sia venuta in vacanza qui’ le confessò Lory, avvicinandosi fino a darle un affettuoso bacio sulla guancia.
‘E io sono contenta di aver trovato te, qui’ le rispose ricambiando il bacio, anche se senza volerlo glielo stampò a metà strada tra la guancia e la bocca. Fu questione di un attimo. Si guardarono negli occhi e capirono di non potere più trattenere l’impulso. Le loro labbra si avvicinarono, si sfiorarono per qualche istante, e poi entrarono finalmente a contatto. Un bacio dolce, morbido, che nello spazio di pochi secondi si trasformò in qualcosa di più appassionato. Le labbra si dischiusero quel tanto che bastava per lasciare che le rispettive lingue si intrufolassero curiose nella bocca dell’altra, nelle quali sentivano ancora qualche residuo dell’aroma di tabacco.
Rimasero avvinghiate a baciarsi per quasi un minuto, e poi quando finalmente si staccarono per riprendere fiato, Lory commentò con una risata: ‘Avevi ragione tu, sembriamo proprio due quindicenni…’.
Dieci minuti dopo, le due erano nuovamente sulla loro collinetta, pronte a raccogliere le cose e ad archiviare una mattinata che di emozioni ne aveva regalate già a sufficienza. Per loro però c’era in serbo un’ultima sorpresa.
‘Ma… ci hanno rubato i reggiseni!’ esclamò Lory, incredula.
Marta si guardò attorno, sollevò gli asciugamani, controllò dentro gli zaini, dove per fortuna c’erano tutte le loro altre cose… E quando alla fine dovette constatare l’amara verità, provò a buttarla sull’ironia sentenziando: ‘Il destino proprio non vuole che nasconda le tette’.
‘ ‘
Erano arrivati in Valle d’Aosta da ormai quattro giorni, ma a parte la prima sera, di tempo insieme ne avevano passato ben poco. Ecco perché Marta accolse con gioia la notizia che Riccardo si era preso un giorno libero per stare insieme a lei. Certo, fin lì l’amicizia stretta con Lory le aveva permesso di non soffrire la mancanza del suo ragazzo. Ma dopo le ultime imprevedibili evoluzioni di quel rapporto con la sua vicina, a Marta non dispiaceva riavvicinarsi un po’ al suo fidanzato, nei confronti del quale non poteva fare a meno di sentirsi in colpa.
Il rapporto che era nato con Lory era qualcosa che non aveva mai provato prima, un affetto che andava al di là della dicotomia uomo-donna… Qualcosa di bello e a cui non voleva rinunciare. Ma per quanto avesse attribuito agli effetti della marijuana quel bacio che si erano scambiate in acqua nel corso della gita al lago, si sentiva in qualche modo in difetto nei confronti di Riccardo, e quindi aveva abbracciato volentieri quella giornata da turisti.
Anche il suo uomo, in realtà, era mosso dal desiderio di farsi perdonare la propria latitanza in quelle giornate valdostane. Proprio per questo motivo aveva organizzato nei minimi particolari quella gita al Parco Nazionale Gran Paradiso, nella quale si stavano divertendo a fare i “morosi”.
Eppure, in un angolo del suo cervello, Marta aveva sempre uno spazio per Lory. Sin da quando erano partiti, si era dovuta concentrare per resistere alla tentazione di scriverle un messaggio, anche solo per salutarla. Ma quando si accomodarono al ristorante per pranzare, e Riccardo si allontanò un attimo per lavarsi le mani, non riuscì più a trattenersi. Prese il cellulare dalla borsa, la cercò tra i contatti recenti e le inviò una foto che si era scattata poco prima, nella quale lei e il suo fidanzato si abbracciavano sorridenti con alle spalle un panorama mozzafiato. Insieme, non resistette a scrivere un messaggio dal tono vagamente malizioso: “La tua Val d’Aosta è bellissima… E nella gita di oggi sono riuscita anche a tenere addosso i vestiti, urrà per me!”.
Lory stava per iniziare a preparare il pranzo, quando sentì il trillo del telefono. E nel vedere tra le notifiche che si trattava di un messaggio di Marta, gongolò come una ragazzina. Era da meno di ventiquattr’ore che non si vedevano, eppure ne sentiva già la mancanza. Quando la vide in foto con Riccardo, sulle sue labbra si dipinse uno spontaneo sorriso, che ci mise poco a tramutarsi in una risata quando lesse anche il messaggio di accompagnamento.
“Ahaha, io allora sono stata più fortunata del tuo ragazzo!” non esitò a risponderle. E subito dopo, gliene inviò un altro: “Vi state divertendo?”.
Appoggiò il telefono sul tavolo per mettere su l’acqua per la pasta, di lì a poco suo marito sarebbe tornato e voleva fargli trovare il pranzo pronto. Ma dieci secondi dopo, la risposta era già arrivata: “Molto! E tu come stai? Che fai?”.
A quel punto decise di renderle la cortesia. Riprese il telefono e si scattò un selfie proprio lì, nella sua cucina, assumendo un’espressione triste, quasi infantile. “Oggi senza la mia vicina preferita mi annoio” le scrisse.
Riccardo era tornato al tavolo, ma in attesa che arrivassero le zuppe che avevano ordinato, Marta continuò ad armeggiare col telefono. Ricevere quella foto di Lory le aveva fatto piacere, e non aveva proprio voglia di chiudere già quella conversazione.
“Ti annoi? Non è che finirai per invitare il tuo giovanotto e fumare con lui, oggi?”.
Sul display comparve quasi istantaneamente la notifica che le stava già scrivendo la risposta, che infatti arrivò pochi secondi dopo: “Noo, tranquilla, sai che certe cose mi piace farle con te!”.
‘Con chi ti scrivi?’ le chiese a bruciapelo Riccardo, leggermente infastidito dall’aver perso l’attenzione della sua ragazza.
‘è mia madre, le sto raccontando quanto ci divertiamo’ rispose Marta, stupendosi lei per prima della rapidità e naturalezza con cui aveva inventato quella balla.
‘Ah, allora salutamela’ si sentì dire laconicamente dal fidanzato, proprio mentre il cameriere si avvicinava per servire loro il primo.
Marta non le rispose per diversi minuti, e così Lory – pur rimanendo un po’ delusa – poté concentrarsi sul pranzo. Francesco era rientrato solo per una pasta veloce, e avrebbe voluto dedicargli tutta la sua attenzione. Se non fosse che, proprio mentre serviva i piatti in tavola, il telefono le trillò di nuovo.
“Però potrebbe non essere una cattiva idea… Provare a vedere se il tuo giovanotto ha un’altra sigaretta speciale da regalarci, intendo”.
‘Problemi?’ le chiese il marito, senza neanche alzare la testa dal piatto.
‘No, no – gli rispose prontamente Lory – è una mia collega, chiede come vanno le ferie’.
Rapidamente, digitò sulla tastiera la risposta: “Lo stai dicendo seriamente? Potrei provare a contattarlo”.
‘A proposito, come vanno le ferie?’ domandò a quel punto l’uomo, rendendosi conto di non essersene mai interessato in quei giorni.
Lory sollevò lo sguardo dal telefono, un po’ turbata da quella domanda. ‘Vanno bene – gli rispose infine, cercando di essere il più sincera possibile – Ho fatto amicizia con Marta, abbiamo passato un po’ di tempo insieme’.
‘La nostra cena con lei e Riccardo è stasera, vero? Cercherò di essere a casa per le sette’.
Lory si limitò ad annuire. La sua attenzione era stata rapita ancora dal nuovo messaggio della sua amica: “Potresti invitarlo quando io sono lì a casa… Sarei curiosa di vedere quanto è davvero ingenuo, quel suo sguardo verso di te”.
A quel messaggio, che Marta aveva mandato con un tono scherzoso che poi in realtà così scherzoso non era, Lory si era limitata a rispondere con una emoji, per la precisione la faccina con l’occhiolino e la lingua di fuori. Entrambe a quel punto avevano lasciato cadere il discorso, ma circa un’ora dopo essere usciti dal ristorante, Marta sentì un nuovo trillo.
“Hai deciso che scarpe mettere per la nostra uscita a quattro di stasera?” recitava il messaggio. A seguirlo a ruota fu una foto, accompagnata dalla didascalia “Secondo me con quel vestito ti starebbero benissimo queste”. La foto ritraeva due eleganti sandali neri, con tacco alto a stiletto. Marta non poté che concordare, si sarebbero accoppiati benissimo con il tubino nero corto che aveva acquistato un paio di giorni prima.
“ADORO!!!” le rispose entusiasta. Ciò che le piaceva di più, era l’idea di indossare qualcosa prestatole dalla sua amica.
Riccardo sembrava nuovamente un po’ spazientito dai troppi messaggi ricevuti dalla sua ragazza, la quale prima di mettere via il telefono volle comunque mandare un’ultima foto a Lory. Un altro selfie, che stavolta la ritraeva da sola, e che si era scattata poco prima: cappello schiacciato sulla testa per proteggersi dal vento, occhialoni da sole, la classica “duck face” da selfie di cui lei stessa un po’ si vergognava, e un accenno malizioso di scollatura dedicato proprio a lei.
Stava per infilare il telefono in borsa, quando le giunse già la risposta. E vedendo la faccia di Riccardo, provò a levarsi un peso dallo stomaco rivelandogli quella che di fatto era la verità: ‘è Loredana, ci stiamo scambiando qualche parere estetico per la cena di stasera’.
Questo sembrò tranquillizzarlo, così lei decise di guardare quell’ultimo messaggio prima di mettere definitivamente via il cellulare. Rimase spiazzata però, perché non si trattava di un commento alla sua foto. Le aveva risposto invece con un’altra fotografia, scattata allo specchio, che mostrava un primo piano del bel fondoschiena di Lory, coperto solo da un minuscolo perizoma nero.
“Questo è l’intimo che pensavo di mettere stasera, ti piace?”.
Deglutendo a fatica, Marta ricorse a tutto il proprio autocontrollo per non sembrare strana agli occhi del fidanzato. E poi digitò semplicemente: “Adoro”.
Quella sera i primi complimenti, a parte ovviamente quelli reciproci, arrivarono già nel vialetto di casa, da parte dei rispettivi compagni. Quando poi arrivarono al lussuoso ristorante che Riccardo aveva scelto, su consiglio dei suoi colleghi di lavoro, Marta e Lory poterono constatare l’efficacia del proprio look già scendendo dalla macchina. L’insistito sguardo del parcheggiatore, un giovane ragazzo distinto, fu più che eloquente.
E anche all’ingresso del ristorante, appena varcata la soglia, entrambe ebbero la sensazione che per un istante il mondo si fosse fermato proprio per poterle ammirare. Quei vestitini corti mettevano in risalto la loro femminilità, evidenziando in maniera sexy ma non volgare sia la scollatura che soprattutto le lunghe gambe abbronzate, quasi statuarie, esaltate dal tacco alto. Ogni dettaglio, per entrambe, era curato al massimo: dall’acconciatura al trucco, fino allo smalto sulle unghie dei piedi.
Il ma’tre, i camerieri, ma anche tutti quegli uomini distinti in doppiopetto che erano seduti ai tavoli… Tutti sembravano essere stati rapiti dalla visione di quelle due dee, non c’era termine più giusto per definirle in quel momento.
Da perfetti gentiluomini, Francesco e Riccardo spostarono le sedie per farle accomodare al tavolo, sfarzosamente apparecchiato, che il ristorante aveva riservato loro. Si sedettero una di fianco all’altra, e mentre i due uomini andavano a loro volta a sedersi, si avvicinarono per un istante. ‘Ci guardano tutti’ sussurrò Marta, senza nascondere un orgoglio che si mischiava a un leggero velo di imbarazzo, ma anche di divertimento. ‘In fondo ce lo meritiamo’ confermò Lory, compiaciuta.
Entrambe percepivano senza sforzi l’apprezzamento nei loro confronti, e se ne beavano. Tuttavia, non era a tutti quegli uomini che volevano piacere, né ai loro compagni. Si erano fatte belle soprattutto per loro stesse.
Quella sorta di euforia caratterizzò tutta la loro serata. Ogni rapida occhiata del cameriere nella scollatura di Lory, o di un vicino di tavolo verso le spalle nude di Marta, diventava per loro un motivo di complicità. Si lanciavano delle occhiate e senza bisogno di aggiungere altro se la ridevano sotto i baffi, magari sfiorandosi le dita senza farsi notare. Sotto al tavolo, nel frattempo, quei polpacci abbronzati finivano spesso e volentieri per toccarsi, per strofinarsi l’uno sull’altro, in una sorta di danza che nessuno poteva vedere, e che solo loro due potevano percepire.
‘Ieri siete andate al lago, ho sentito’ disse a un certo punto Riccardo rivolgendosi a Lory, e interrompendo quelle chiacchiere con il marito di lei che lo tenevano impegnato ormai da diversi minuti.
Lei annuì, senza riuscire a trattenere un sorriso. Sarà stato forse l’averla di fianco a lei, o il sentirne la gamba a contatto con la sua, ma Lory non poté fare a meno di ritrovarsi nuovamente davanti agli occhi l’immagine di Marta in topless.
‘La tua fidanzata ha fatto un figurone in costume da bagno, lasciatelo dire’ scherzò, portando alle labbra il bicchiere di vino. In un istante Marta si sentì diventare tutta rossa, e non la aiutò la percezione su di sé degli sguardi di entrambi gli uomini.
‘Ma non ti preoccupare’ si affrettò a correggere il tiro la stessa Lory. ‘C’erano ben pochi uomini in giro, e ho fatto io la guardia a lei’ disse, chiudendo il discorso con un occhiolino proprio verso il compagno della sua amica.
‘Ti ringrazio, ma mi fido per fortuna’ scherzò Riccardo, rivolgendo uno sguardo divertito alla propria fidanzata. Sembrava aver preso con leggerezza quel commento, che Marta aveva invece letto come una provocazione. Come se Lory si fosse divertita a stuzzicarla. E allora, con lo stesso spirito, le restituì la cortesia: ‘Per la verità… – precisò, rivolgendosi direttamente a Francesco – Lei è molto più attraente di me. Per non parlare di quando ci siamo tolte il bikini, ma lo puoi immaginare da solo’.
A una rivelazione di tale portata, tutti – Lory compresa, ovviamente – la guardarono con un’espressione di sorpresa che non poterono in alcun modo camuffare. E rendendosi immediatamente conto di aver parlato a sproposito, Marta aggiunse: ‘Tranquilli, intendevo quando li abbiamo slacciati per prendere il sole sulla schiena, e solo dopo aver controllato con attenzione che non ci fosse nessuno nei dintorni’.
Fu un tentativo di salvarsi in corner abbastanza debole e goffo, ormai era evidente che con la sua prima affermazione aveva scatenato i pensieri dei due uomini. Osservandoli bene, tuttavia, entrambe si resero conto che nei loro occhi non c’era gelosia, o addirittura disappunto. No, sembravano divertiti e incuriositi. E in quel momento i loro sguardi sembravano inesorabilmente calamitati dai loro decolleté, come se le stessero immaginando in topless su quegli asciugamani.
Quel momento di leggero imbarazzo fu interrotto dal provvidenziale arrivo del cameriere, venuto per portare via i piatti in attesa dei secondi.
‘Io vado un attimo alla toilette – disse Lory, appoggiando il tovagliolo sul tavolo e alzandosi – Mi accompagni?’.
Marta non se lo fece ripetere due volte, e approfittò di quella scusa per allontanarsi e riprendere fiato.
Appena entrate in bagno, controllarono per prima cosa di essere sole. Dopodiché si guardarono, per alcuni interminabili secondi, e infine quasi contemporaneamente scoppiarono a ridere.
‘Ma tu sei matta – scherzò Lory, mettendole le mani sulle spalle – Ti sembrano rivelazioni da fare?’.
‘Hai iniziato tu!’ protestò Marta, che in cuor suo si rendeva conto di avere un po’ esagerato. Le venne naturale appoggiare le mani sui fianchi dell’amica, e per un momento entrambe pensarono che sembravano quasi pronte per un ballo, mancava solo la musica.
‘Comunque non so se te ne sei accorta… – continuò Marta, guardandola negli occhi – Ma dopo che l’ho detto hanno iniziato a fissarci la scollatura!’.
‘Me ne sono accorta eccome! – replicò, ridendo – In questo momento quei due sono lì che ci immaginano con le tette al vento, te lo dico io!’.
‘Beh come tutti in questo ristorante, forse… Hai visto che occhiate? D’altra parte con questi vestiti…’.
Nel dire così, a Marta venne spontaneo portare le mani dai fianchi al seno di Lory, soppesandolo proprio come aveva fatto il giorno prima al lago. L’altra non disse niente, ma in quel momento avvertì un irrefrenabile desiderio di allungarsi e baciarla ancora, come accaduto in acqua. Rimasero per qualche secondo in silenzio a guardarsi, finché Marta non le sussurrò: ‘So che probabilmente quella del bagno era una scusa… ma io devo fare pipì veramente!’.
Lory si fece una risata, e con un passo indietro la invitò a infilarsi nella cabina. La ragazza non esitò, e quando fu davanti al wc si girò nuovamente verso Lory. A quel punto, con la porta fra di loro ancora aperta, afferrò i lembi della gonna come per sollevarla.
‘Guarda che così ti vedono tutti…’ commentò seria Lory, riferendosi ovviamente a se stessa.
‘Hai ragione, non voglio che mi vedano tutti – le rispose, non mancando di sottolineare quel “tutti” – Conviene che chiudi la porta’.
Lory non ebbe alcun dubbio su come interpretare quella frase. Afferrò la maniglia dalla parte interna, e si chiuse la porta alle spalle solo dopo essere entrata in cabina con Marta. La quale non batté ciglio. Senza dire neppure una parola, sollevò la gonna e abbassò gli slip, mentre con un movimento rapido si piegava fino a sedersi sul wc.
Le gambe erano abbastanza chiuse, ma Lory si trovava a meno di un metro di distanza, e non poté non trovare eccitante quella situazione. Dopo qualche secondo di attesa, nei quali Marta chiuse gli occhi come per cercare la concentrazione – o forse per vincere l’imbarazzo – la pipì iniziò a sgorgare dall’uretra, andando a infrangersi con un rumore inconfondibile nell’acqua del wc. Furono secondi lunghi, intensi, che eccitarono entrambe le ragazze.
Marta, che non aveva mai condiviso un momento così intimo nemmeno col proprio ragazzo, teneva lo sguardo basso. Davanti a sé aveva i curatissimi piedini di Lory, avvolti in delle splendide scarpe color crema, dal tacco alto. Un elegante fiocchetto sormontava la zona della punta, aperta quel tanto che bastava per permettere di vedere lo smalto color amaranto che rendeva così sexy quelle dita.
‘Hai delle scarpe davvero belle – commentò, senza staccare lo sguardo dai suoi piedi – Mi dovresti dare qualche consiglio, io di solito passo direttamente dalle sneakers agli stivali’.
‘Quando vuoi tornare a fare shopping, sono a tua completa disposizione’ rispose Lory. E poi, osservando quello slip ridotto appoggiato alle caviglie della sua amica, aggiunse: ‘Le mutandine invece sono carine, però non so se il blu fosse il colore più adatto per quel vestito… Forse ti sarebbero state meglio nere’.
‘Me ne sono resa conto – concordò Marta, alzando lo sguardo – Ma non ho portato in vacanza neanche un paio di nere’.
‘E non potevi chiedere alla tua vicina?’ fu la pronta risposta. A quel punto, sempre con la naturalezza che caratterizzava gli atteggiamenti di entrambe fin da quando erano entrate nel bagno, aggiunse: ‘Prova queste, dai’.
Nel dire così, Lory sollevò leggermente la gonna e dai lati infilò le mani sotto, afferrando il proprio perizoma e abbassandolo fino a terra.
Stregata da quel gesto così sensuale, che aveva permesso a Lory di sfilarsi la biancheria senza esibire neppure un centimetro di pelle, Marta non si sottrasse a quella proposta. A quel punto non seppe ripetersi con la stessa eleganza, ma ciò che fece non dispiacque comunque alla sua compagna di cabina. Aprì le gambe senza vergogna, esibendo più di quanto non avesse già fatto la propria intimità. Lory poté così ammirare da posizione privilegiata il suo monte di venere, adornato da quella sottile strisciolina di peli scuri che già aveva intravisto da lontano, qualche giorno prima dal proprio lucernario.
Strappando un adeguato pezzo di carta igienica dal rotolo, Marta si pulì. Poi, prima di alzarsi si sfilò del tutto i propri slip, e senza bisogno di togliersi le scarpe si infilò il perizoma di Lory. Lo riconobbe, era lo stesso che aveva visto nel pomeriggio, in quella foto che le era stata inviata. Rialzandosi in piedi se lo sistemò, e prima che potesse riabbassare la gonna la stessa Lory la invitò a fare un giro su se stessa.
‘Ti sta benissimo – disse sincera, ammirando come quel piccolo pezzo di stoffa si perdesse in mezzo al suo bel culetto proporzionato – Credo che dovresti tenerlo’.
‘Dici sul serio?’ chiese Marta, incredula.
‘Certo… Devo solo capire come tornare di là’.
A quel punto la risposta fu chiara a entrambe. Senza dire nulla, Marta le porse i propri slip che teneva ancora in mano.
‘Vuoi che finiamo la serata l’una nelle mutande dell’altra?’ chiese Lory, che in realtà era già più che convinta di quell’idea. Marta si limitò ad annuire, osservandola poi mentre con la stessa eleganza di prima si infilava i suoi slip.
A quel punto, entrambe si resero conto che era arrivato il momento di tornare in sala. Mancavano al tavolo da fin troppo tempo. Quando Lory afferrò la maniglia per uscire, tuttavia, Marta la bloccò. ‘Aspetta – le disse – Se non lo faccio ora, non riuscirò a resistere fino alla prossima occasione’.
Nel dire così, le afferrò il viso e le si avvicinò, fino a posare le proprie labbra sulle sue. Lory, sorpresa solo fino a un certo punto, impiegò pochi istanti per rispondere al bacio. Durò appena una decina di secondi, ma fu un momento bellissimo e appassionato, attraverso il quale entrambe espressero tutto il desiderio che non potevano fare a meno di provare. E poi, finalmente, uscirono dal bagno con ancora il sapore delle labbra dell’altra sulle proprie.
Se quel gesto, almeno nelle intenzioni di Marta, doveva aiutarle a controllare i loro bollenti spiriti, le due ragazze si resero conto ben presto che l’effetto sortito era stato quello contrario. Per tutto il resto della cena, infatti, non riuscirono più a staccarsi gli occhi di dosso, né a concentrare le proprie attenzioni verso i loro uomini. Si desideravano, ormai era evidente a entrambe. E se sopra al tavolo le loro mani potevano solo cercarsi per fugaci contatti, al di sotto le gambe erano libere di intraprendere una sorta di danza, nella quale cosce e polpacci si sfioravano senza sosta, quasi come se stessero amoreggiando tra loro.
La voglia saliva nei loro corpi e nella loro mente, e questo fu ancora più chiaro ad entrambe quando, durante il ritorno a casa, si sedettero sul sedile posteriore dell’auto, ritrovando finalmente un pizzico di privacy. Le luci soffuse all’interno della macchina, la musica proveniente dallo stereo, gli sguardi di Francesco e Riccardo dritti sulla strada… Fu Lory, per prima, a trovare il coraggio di appoggiare una mano sul ginocchio di Marta. Quello che inizialmente era nato come un grattino con la punta dell’indice, presto si trasformò in una carezza a mano aperta sulla coscia. E poco dopo, l’amica le rese il favore, iniziando a sfiorare con le dita la sua gamba abbronzata.
Quasi non si guardavano. Le loro occhiate erano tutte rivolte agli uomini seduti davanti, pronte a cogliere ogni minimo movimento per evitare di farsi beccare. Nel frattempo, centimetro dopo centimetro, le mani guadagnavano sempre più terreno, salendo lungo le cosce fino ai lembi di quei vestitini così corti.
A un certo punto Marta si avvicinò, e per un attimo Lory pensò che volesse azzardarsi a baciarla sul collo. In realtà, voleva solo sussurrarle qualcosa all’orecchio: ‘Come stai, nelle mie mutandine?’.
La guardò ed entrambe sorrisero, prima che gli sguardi di entrambe tornassero a controllare gli uomini.
Poi, avvicinandosi a sua volta, le rispose con un filo di voce: ‘Ti chiedo scusa, mi sa che te le sto inzuppando tutte’.
Per un secondo, Marta non fu certa di aver capito bene. Ma bastò lo sguardo malizioso della sua amica, per darle la conferma che cercava. A quel punto fu colta da un istinto irrefrenabile. La sua mano salì ancora più su, fin sotto la gonna. Lory ebbe un sussulto che cercò di dissimulare meglio che poté, specie quando avvertì distintamente il contatto delle dita dell’amica sui suoi slip bagnati.
‘Non mentivi, senti qua che roba…’ le sussurrò Marta all’orecchio. E poi aggiunse: ‘Così fai sbrodolare anche me…’.
Nel dire così, allargò leggermente le gambe, come a invitarla a constatare con i propri polpastrelli.
Lory non si fece pregare, e furtiva infilò la mano su per la gonna di Marta fino a toccarne il sesso, protetto solo da quel sottile lembo di stoffa che lei stessa indossava a inizio serata. E anche lei la sentì subito molto umida.
Stavano quasi tremando. Uno dei loro uomini poteva voltare la testa in qualsiasi momento, e le avrebbe beccate in flagrante. Ma forse era proprio quella paura a rendere il tutto ancora più eccitante.
‘Grazie ancora per la serata, è stato magnifico’ commentò Francesco, mentre scendevano dall’auto parcheggiata nel vialetto. Le due coppie si salutarono lì, poi ognuna si diresse verso la propria abitazione. Lory e Marta sapevano come avrebbero voluto salutarsi, ma non ne ebbero il modo. Così come avevano dovuto rinunciare sul più bello a quel pericoloso gioco in macchina, ora dovevano rinunciare a darsi il bacio della buonanotte che entrambe erano consce di volere. Un ultimo sguardo reciproco prima di varcare la soglia, e poi si chiusero tutto alle spalle.
‘Mi sono divertita molto’ commentò Marta, cercando di nascondere la propria frustrazione.
‘Sì, è stata una bella serata’ fu la risposta di Riccardo, il quale era del tutto ignaro di quanto la fidanzata fosse eccitata in quel momento. Se ne rese conto però poco dopo, mentre posava le chiavi sul tavolo del salotto. Senza dire nulla, Marta lo aveva abbracciato da dietro, posandogli una mano sul petto e l’altra decisamente più in basso… proprio sulla patta dei pantaloni. Era un uomo giovane e in forma, e quel contatto fu più che sufficiente a risvegliare il suo amico lì sotto.
‘Che succede?’ disse divertito.
Marta allora lo fece girare, si allungò sulla punta dei piedi per dargli un appassionato bacio, e infine gli disse: ‘Io non ho sonno, e tu?’.
‘Io ho sonno, tesoro’.
Quattro parole che bastarono a smorzare tutto l’entusiasmo di Lory. Suo marito le aveva pronunciate appena varcata la soglia di casa, mettendo immediatamente un freno agli istinti che la moglie sentiva già salire dentro di sé.
‘Pensavo che potessimo almeno guardare la tv… Accoccolarci un po” provò a protestare la donna.
Tutto ciò che ottenne, però, fu uno sguardo assai poco convinto. Sapeva che in fondo lui le aveva fatto un favore ad accettare quell’uscita a quattro, e ora non poteva chiedergli di restare, il mattino dopo si sarebbe dovuto svegliare presto. Certo, lei avrebbe potuto provare a convincerlo usando l’arma della seduzione. Chi sarebbe stato capace di resisterle? Nessuno degli uomini incontrati quella sera al ristorante, di questo era certa. Ma quel suo sguardo le smontò sul nascere anche questa idea.
‘Buonanotte’ si limitò a dirgli, cercando di non mostrarsi troppo delusa. Poi rimase lì in piedi, al centro del salotto, per qualche minuto. Ripensò a tutto quello che era accaduto quella sera, e la sua eccitazione non fece che salire. A quel punto ripeté lo stesso gesto che aveva compiuto nella cabina del bagno: infilò le mani sotto la gonna e si sfilò lo slip che le aveva prestato Marta. Lo raccolse da terra, constatando quanto fosse bagnato dei suoi umori, e non resistette alla tentazione di portarlo fino al viso per annusarlo.
‘E questo perizoma? è nuovo?’.
Marta rimase sorpresa, a questa domanda. Per stuzzicare il suo fidanzato gli aveva dato le spalle e si era piegata a novanta gradi, appoggiando il culo ai suoi pantaloni. Ma non si era resa conto, neanche quando lui le aveva sollevato il vestito fino a scoprirla, che avrebbe visto le mutandine della sua vicina.
Non disse nulla. Si voltò, gli sorrise e con la mano iniziò a massaggiargli il pisello. In questo modo lei evitò di mentire, e lui smise di farsi domande, tanto che un secondo dopo le loro lingue erano di nuovo intrecciate.
Di solito amava molto quei preliminari, e se il suo fidanzato era in vena, potevano passare anche un’ora intera a fare petting da sopra i vestiti. In quel momento però era davvero eccitata, e non poteva resistere. Si staccò dalla sua bocca per concentrarsi sui pantaloni, che sbottonò e fece calare fino a terra. A quel punto, senza perdere neanche un secondo, gli afferrò i boxer e tirò giù anche quelli, facendo rimbalzare il pene durissimo del fidanzato. Lo afferrò saldamente con la mano, e tirando leggermente la pelle ne fece uscire tutta la punta, chinandosi poi per baciarlo.
Lory aveva deciso: si sarebbe data soddisfazione da sola, sotto alla doccia. Chissà se Marta stava facendo lo stesso, in quel momento. Chissà se anche lei si era sfilata il suo perizoma, se magari ora era nuda che si masturbava, o se lei era riuscita a farsi scopare dal fidanzato. Questa serie di immagini la colpirono proprio mentre iniziava a salire le scale, provocandole una scarica di eccitazione. Lory dovette appoggiarsi sulla ringhiera delle scale in legno, per non perdere l’equilibrio. Contemporaneamente, si portò nuovamente una mano al pube: quella scossa elettrica l’aveva fatta bagnare ancora di più, e forse l’orgasmo era più vicino di quanto credesse. Decise allora che non poteva più aspettare. Afferrò i lembi della gonna, e li tirò su. E poi su ancora, fino a sfilarsi il vestito dalla testa. In un istante si ritrovò nuda sulle proprie scale. Le mutande le aveva tolte poco prima, il reggiseno non l’aveva indossato perché il vestito ne sconsigliava l’uso. L’unica cosa che le era rimasta addosso erano quelle scarpe col tacco che aveva scelto con tanta cura, ma decise di tenerle. Anche perché la mano si era già insinuata tra le gambe, e ora non poteva più fermarsi.
‘Non fermarti, ti prego!’ stava urlando Marta, senza alcun ritegno. Riccardo provò a suggerirle di fare piano, ma in realtà gli piaceva vedere la fidanzata così eccitata e partecipativa. E a lei non interessava se qualcuno la sentiva. Anzi, sotto sotto sperava che Lory riuscisse a percepire la sua voce, le sue urla… quel godimento di cui era in fondo la principale responsabile.
Lo stavano facendo lì, nel salotto, in piedi. Marta si era sollevata del tutto la gonna e aveva il perizoma alle caviglie. Si era appoggiata al tavolo da pranzo, piegandosi in avanti per offrire una visione privilegiata del proprio culetto al fidanzato. Lui, pantaloni abbassati e cravatta appoggiata alla spalla, la stava penetrando da dietro con foga. L’aveva trovata già bagnatissima, ma non si era posto domande. Si era limitato a far scivolare l’uccello dentro la fica, e ora la pompava con grande godimento, in quella che era una delle sue posizioni preferite.
Lory si era seduta sulle scale, a gambe aperte, vestita solo delle proprie scarpe. L’unica fonte di luce in quella casa ormai dormiente erano i raggi di luna che entravano dalla finestra, e che ne illuminavano il procace corpo nudo. Il seno prosperoso, dolcemente appoggiato sul torace, sobbalzava al ritmo della penetrazione in cui in quel momento il dito indice e il medio erano intenti. Ogni tanto rallentava il ritmo, si accarezzava il clitoride. Portava le dita alla bocca, per assaporare i suoi stessi umori, mentre con l’altra mano non resisteva a stuzzicarsi un capezzolo. Poi tornava giù, di nuovo a stantuffare la fica completamente depilata, immaginando che quelle dita fossero della sua amica Marta. Immaginandola nuda lì al suo fianco, intenta a baciarle le tette, a farla godere come non le succedeva da tempo.
Gli affondi si stavano intensificando. Conosceva il suo fidanzato, sapeva che ormai era arrivato al limite. Ma anche lei era a un passo dall’orgasmo. ‘Non venirmi dentro’ gli disse, sfilandosi.
A quel punto si girò di nuovo verso di lui, inginocchiandosi a terra. Abbassò le spalline del vestito fino a scoprire le tette, e poi mentre con la mano andava giù tra le proprie gambe a completare quel lavoro che il suo fidanzato non aveva avuto il tempo di portare a termine, lo guardò negli occhi e lo invitò a fare lo stesso: voleva che si masturbasse a pochi centimetri dal suo viso. Poi chiuse gli occhi, e ripensò alle sue dita che sfregavano gli slip bagnati della sua vicina.
Lory ora non riusciva quasi più a soffocare i gemiti. Era in arrivo un orgasmo di quelli memorabili, di quelli che solo nelle migliori occasioni riusciva a raggiungere. Chiuse gli occhi e intensificò ancora la penetrazione, e quando si sentì al culmine inarcò la schiena e si sollevò dagli scalini, rimanendo appoggiata solo con un gomito.
L’esplosione fu fragorosa. Marta fu investita in pieno dagli schizzi che le riempirono il viso, colando poi giù fino al collo e al seno. Fu il colpo di grazia anche per lei: bastarono altri due affondi per venire colta da un intenso orgasmo, che la portarono a spruzzare sul pavimento una quantità di liquido quasi paragonabile a quella prodotta dal suo uomo.
Lory si riappoggiò sulla scala, esausta. I gradini gocciolavano dei suoi umori, era venuta in maniera copiosa e il suo corpo ancora tremava. Non poteva ancora sapere che la capacità di squirtare era un’altra caratteristica che la accomunava alla sua vicina. Sapeva solo che probabilmente – a meno che lei non l’avesse già preceduta – le avrebbe mandato un messaggio di ringraziamento per concludere la serata.
‘ ‘
“Mio marito esce alle 8.30… Caffè da me?”.
La giornata di Marta era iniziata così, con un messaggio della sua vicina preferita, proprio mentre lei era lì con le dita sulla tastiera del telefono, alla ricerca di una scusa per sentirla di nuovo. Il suo fidanzato era uscito di buon’ora, e così non si fece sfuggire l’occasione. Dopo aver dato conferma a Lory, scelse il proprio outfit con una noncuranza solo apparente: non voleva apparire troppo ricercata per un caffè mattutino, ma neanche rinunciare alla propria sensualità. Alla fine optò per dei pantaloncini corti, da casa, che ne evidenziavano le cosce abbronzate, delle infradito e una t-shirt gialla con sopra un disegno dei Loney Toons. Di solito la usava d’estate come pigiama, e proprio come quando la utilizzava per dormire, decise che poteva fare a meno del reggiseno sotto.
Alle 8.38, dopo un’infinita attesa per assicurarsi che la via fosse completamente libera, suonò al suo campanello.
Lory la accolse con un vestito estivo bianco, molto carino e sbarazzino. Quasi un copricostume, che le lasciava scoperte le spalle e con la gonna che le arrivava poco sopra al ginocchio. Presero il caffè in salotto, immerse in un’atmosfera che nei primi minuti fu un po’ surreale. Si guardavano, sorridevano, ma non avevano il coraggio di proferire parola. Entrambe avevano nella mente le scene della sera prima, il loro divertimento nel provocarsi a vicenda… Ma ora sembrava quasi che la luce del sole le inibisse.
Fu Marta per prima a rompere il ghiaccio: ‘Ecco io… volevo restituirti questo’ le disse, tirando fuori dalla tasca dei pantaloncini il perizoma che la sua amica le aveva prestato la sera precedente. La risposta però fu esattamente quella che si augurava di sentire: ‘Ah, io le tue speravo di tenerle…’ confessò Lory, con un sorriso malizioso che valeva più di mille parole, e che portò Marta a infilare nuovamente l’indumento in tasca senza aggiungere alcunché.
‘Allora… serata interessante, ieri’ continuò la stessa Lory, per non far calare di nuovo il silenzio. Marta, bevendo un sorso dalla propria tazza, annuì.
‘Sai, io ero un po’ su di giri quando sono rientrata, non so se anche tu…’.
Posando la tazzina sul tavolo, Marta le diede conferma con un sorriso. E poi, quasi sussurrando, le confidò: ‘Io ero talmente eccitata che l’abbiamo fatto in salotto, non siamo neanche riusciti a raggiungere le scale’.
‘Hai capito la porcellina… – sorrise Lory, rigirando il cucchiaino – Mi sa che il tuo fidanzato mi deve fare un regalo, visto quanto eri calda quando ti ho lasciata…’.
‘Te lo dovrei farei io il regalo…’ commentò allora Marta, allungando la mano fino ad accarezzare quella di Lory. Era il loro primo contatto dalla sera precedente, da quel momento nella macchina con le mani infilate l’una sotto la gonna dell’altra. E un brivido percorse la schiena di entrambe.
‘E dimmi, anche voi…?’ continuò, tornando a sorseggiare il caffè.
‘Io sono stata meno fortunata di te… ho dovuto fare da sola’.
‘Oh!’ si limitò a dire Marta, che non sapeva bene come reagire a quell’affermazione. Avrebbe voluto chiederle maggiori dettagli, ma mentre cercava la frase giusta fu la stessa Lory a venirle in soccorso.
‘Sì, proprio lì, sulle scale, al chiaro di luna… Vestita solo delle mie scarpe’.
Con un semplice gesto della testa aveva indicato le scale che davano al piano superiore, aprendo nella mente dell’amica un’immagine che si discostava poco dalla realtà. La vedeva nuda, su quei gradini, intenta a masturbarsi… Come avrebbe voluto tornare indietro nel tempo per far diventare reale quella proiezione del proprio cervello.
‘Allora – concluse Lory, senza riuscire a trattenere una risata liberatoria, come se fosse stata percorsa da una nuova scossa di eccitazione – Che vogliamo fare oggi?’.
Posando la tazzina sul tavolo, Marta tirò su le gambe e appoggiò i piedi nudi alla sedia, e poi incrociò le braccia sopra le ginocchia, che ora le arrivavano quasi al mento. ‘Io un’idea ce l’avrei…’ annunciò sorniona.
Lory si avvicinò fino a posare i gomiti sul tavolo, incuriosita.
‘Pensi che riusciresti a rimediare un’altra… sigaretta speciale?’.
Immediatamente, a Lory venne spontaneo ripensare a quel messaggio che Marta le aveva inviato il giorno prima, tramite il quale aveva già tirato in ballo quell’argomento.
‘Dimmi la verità… – le rispose, divertita – è la sigaretta, che ti interessa, o vuoi conoscere il figlio dei vicini?’.
‘Non voglio per forza conoscerlo – precisò – Però mi piacerebbe vedere come si comporta quando è con te. Verificare quel suo sguardo ingenuo di cui mi parlavi…’.
Lory rise. Se da un lato iniziava a sentirsi già un po’ imbarazzata, dall’altro l’idea di organizzare quella cosa con la sua amica la stuzzicava parecchio.
‘E tu sarai lì con noi?’.
Marta scosse la testa. ‘Penso che finirei per influenzare le sue reazioni… E invece voglio che sia più naturale possibile. Però devo capire dove potrei nascondermi per gustarmi la scena’.
‘E se ci mettessimo in giardino? E tu ci spiassi dal tuo balcone?’.
Sulla bocca di Marta si dipinse uno spontaneo sorriso. Non solo l’idea le piaceva, ma soprattutto era felice di notare quanto in fretta Lory fosse “saltata a bordo” del piano.
‘E… cosa vuoi che mi metta?’ aggiunse maliziosa.
Marta le rivolse un lungo sguardo, notando una volta di più quanto fosse bella e sensuale con qualunque cosa mettesse addosso.
‘Secondo me con questo vestito andresti benissimo… Però magari…’.
Lory la guardava curiosa, quasi pendendo dalle sue labbra. Marta, sempre più in modalità “piano criminale”, abbandonò la sua posizione a uovo e si rimise a sedere, con le gambe larghe e un po’ piegata in avanti, quasi come un allenatore che si appresta a spiegare uno schema ai suoi giocatori.
‘Con questo bel vestitino bianco, se sotto metti un costume di un colore acceso, potresti ottenere un bell’effetto trasparenza’.
Lory sorrise, l’idea la convinceva.
‘Naturalmente rimarremo in contatto – aggiunse Marta – Dovrai sempre tenere il telefono a portata, perché ho intenzione di commentare con te la cosa in tempo reale’.
Entrambe risero, si immaginavano la scena e già iniziavano a sentirsi eccitate. L’unica vera esitazione, Lory la avvertì quando si ritrovò col telefono in mano e la chat di whatsapp aperta. Non sapeva cosa scrivergli, e più passavano i secondi, più i dubbi la assalivano. Non stava facendo una pazzia?
Marta intuì il suo stato d’animo, e decise di aiutarla. Alzandosi in piedi, si mise di fronte a lei col fondoschiena appena appoggiato al bordo del tavolo, e le prese il telefono di mano.
‘Che fai?’ protestò l’altra, seppure con poca convinzione.
Dopo pochi secondi, il telefono le fu restituito. ‘Ecco fatto!’, annunciò Marta.
Lory andò subito a leggere il messaggio, che recitava: “Ciao Daniele, come stai? Vorrei chiederti un favore, avresti tempo di fare un salto da me stamattina?”.
‘Non staremo facendo una sciocchezza?’.
Per rassicurarla, Marta fece un gesto che le venne in maniera del tutto spontanea. Si piegò leggermente in avanti, e accarezzandole il viso andò a posare le labbra sulle sue, per un bacino rapido e casto, ma molto tenero. Il loro terzo bacio, il più imprevedibile ma allo stesso tempo più naturale.
‘Fidati, ci divertiremo’ le disse facendole l’occhiolino.
Erano lì che si guardavano, forse la mente di entrambe stava tornando alla sera precedente, a quel bacio nel bagno del ristorante, a ciò che ne sarebbe seguito nel viaggio in macchina. A interrompere questi pensieri, facendole sobbalzare, fu il trillo del telefono. Guardandosi, non poterono trattenere l’ennesima risata.
“Certo! Passo anche subito se vuoi!” recitava il messaggio di Daniele.
‘Guadagna tempo – disse Marta, prendendo Lory per mano e invitandola ad alzarsi – Digli che venga fra un quarto d’ora, così tu ti cambi e io prendo posizione’. E prima di andare via, aggiunse: ‘Dimmi la verità… sei eccitata in questo momento, vero?’.
Lory abbozzò un sorriso che valeva più di mille parole. E tenendo lo sguardo basso, la sorprese ancora una volta. ‘Mai quanto te’ le rispose maliziosa, andando ad appoggiare entrambi gli indici sul petto dell’amica. Marta non se n’era minimamente accorta, ma quella conversazione le aveva fatto indurire i capezzoli, che liberi dalla costrizione del reggiseno premevano con forza sotto alla maglietta.
‘Oddio!’ esclamò, scoppiando in una fragorosa risata. A quel punto si abbracciarono, schioccandosi a vicenda un bacio sul collo. Poi si divisero. Era arrivato il momento di mettere in pratica il loro piano.
Quel mattino si stava benissimo all’aria aperta, il sole splendeva in cielo ma la temperatura era resa gradevole da una leggera brezza. Marta, dal suo osservatorio privilegiato del balcone, stava guardando Lory camminare avanti e indietro, probabilmente nervosa all’idea di dover provocare quel giovane ragazzo. In realtà non avevano voluto stabilire alcuna regola, su questo. Anzi, se non se la fosse sentita avrebbe potuto tirarsi indietro senza problemi, e renderlo un incontro cordiale e del tutto normale, come quelli che aveva sempre avuto con lui. Tutto era stato predisposto secondo i dettami del piano, e ora non rimaneva che aspettare, di lì a poco sicuramente la loro vittima avrebbe suonato il campanello.
A un certo punto Lory guardò in alto, cercando proprio lo sguardo della sua vicina. Quando lo incrociò, scosse leggermente la testa, come a dire “ma cosa mi stai facendo fare?”. Entrambe risero, e Marta le inviò un pronto messaggio: “Sei una bomba… lo farai morire!”.
Lory fece appena in tempo a leggerlo, che il campanello finalmente suonò. Entrambe diventarono serie in un attimo… si andava in scena.
Daniele era proprio un bel ragazzo, Marta pensò che la sua amica fosse stata fin troppo misurata nel descriverlo. Alto, capelli neri corti, un bel fisico… Quella tavola da surf che gli aveva visto nella foto del profilo whatsapp magari era proprio la sua, l’aspetto di un bel surfista ce l’aveva tutto.
Al suo fianco comunque Lory non sfigurava affatto, a guardarli da lassù avrebbero davvero potuto sembrare una coppia, nonostante la differenza di età. Il due pezzi arancione che aveva messo sotto al vestito stava facendo la sua parte del piano, perfino dal balcone si riusciva a intravedere sotto alla stoffa bianca del vestito. Per diversi minuti, tuttavia, l’incontro fu decisamente casto. Sorseggiavano una limonata seduti in veranda, parlando del più e del meno: le ferie, i suoi esami all’università…
Ogni tanto Marta provava a scuotere la situazione con qualche messaggio. Lory aveva impostato la vibrazione, per evitare di destare sospetti, e ogni volta cercava di leggere senza farsi notare troppo. “Alza un po’ la gonna, fagli vedere meglio le cosce” le scriveva, oppure “Incrocia le braccia sotto al seno, vediamo come ti guarda”. Lei ubbidiva, ma allo stesso tempo non voleva fare la figura della poco di buono. Se fosse stato uno sconosciuto sarebbe stato più facile, ma quel ragazzo lei lo conosceva bene, gli aveva dato ripetizioni. Conclusa tutta quella storia, avrebbe continuato ad essere il suo vicino. E questo la frenava. Dall’altra parte, invece, Daniele era fin troppo educato per pensare che la sua sexy vicina volesse davvero provocarlo.
“Non so più che fare… vorrei vedere te al mio posto!” protestò infine Lory, sempre più frustrata dai messaggi di Marta. La faceva facile, lei, che tanto doveva solo stare a guardare.
‘Che favore volevi chiedermi?’.
La domanda di Daniele era più che legittima, ma colse Lory completamente alla sprovvista. Era già il momento di scoprire le carte e chiedergli quella canna? Alzò lo sguardo, alla ricerca di un’indicazione da parte della sua complice, ma con grande sorpresa non la vide più. Il balcone era vuoto, l’aveva lasciata sola proprio sul più bello. Iniziò a chiedersi se non fosse il caso di rinunciare al piano, non era più così certa di avere il coraggio sufficiente per andare fino in fondo. E mentre tutti questi pensieri si sovrapponevano nella sua testa, e dalla bocca continuava a non uscire alcun suono, una voce familiare la sorprese.
‘Ciao! Che bevete di buono?’.
Incredula, vide Marta affacciata al giardino. Aveva abbandonato la postazione del terrazzo ed era scesa, ora era a pochi metri da loro.
‘Mh, è limonata quella? – continuò, stanca di attendere una risposta – Vi dispiace se vi faccio un po’ di compagnia?’.
Nel dire così, Marta aprì il cancelletto che divideva i due giardini, e senza alcuna esitazione si avvicinò a loro, sedendosi esattamente a metà tra l’uno e l’altra. Lory la guardò per tutto il tragitto senza proferire parola, imbambolata. Il suo outfit infatti era molto diverso rispetto a come l’aveva lasciata poco prima. Indossava semplicemente una canottiera, decisamente larga. Era più che evidente a tutti che sotto non avesse messo il reggiseno, lo si poteva intuire sia guardandola di fronte che soprattutto di profilo, dove il buco per le braccia era amplissimo, ed evidenziava in maniera chiara la forma del seno. La canottiera era inoltre appena un po’ più lunga di una normale t-shirt, e sotto non aveva messo i pantaloncini. Quando si sedette, dunque, per entrambi fu facile notare il pezzo sotto del costume, quello slip color giallo limone che già aveva indossato un paio di giorni prima al lago.
Inutile dire che anche Daniele restò rapito dalla visione. Al punto che faticò ad articolare una risposta, quando la ragazza gli si avvicinò per stringergli la mano: ‘Ah comunque io sono Marta, sono in affitto qui di fianco per qualche giorno. Piacere!’ gli disse con massima cordialità e naturalezza, incurante delle tette che ballavano libere sotto a quel leggero lembo di stoffa.
‘Avevo sentito parlare di te, ma Lory non mi aveva detto che eri un così bel ragazzo’ gli disse, con l’aria da smorfiosa. Se si fosse guardata dall’esterno, lei stessa avrebbe stentato a riconoscersi. Ma in quel momento era entrata in un personaggio, e questo a livello inconscio le permetteva di comportarsi in maniera così disinibita.
Il ragazzo nel frattempo era nel pallone, non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. La scollatura era generosa, il seno abbondante e la stoffa della canottiera fin troppo sottile per non calamitare il suo sguardo. In più Marta, che come una vera attrice continuava a parlare senza in realtà dire nulla di significativo, gesticolava più di quanto fosse nelle sue abitudini. E più muoveva le braccia, più si muovevano anche i seni, sballottati di qua e di là senza le restrizioni di quel bikini che in fondo non avrebbe mai potuto indossare: gliel’avevano rubato gli scout!
‘Allora, Dani… – gli disse a un certo punto, prendendosi una certa confidenza – La nostra amica non ha il coraggio di chiedertelo, allora lo faccio io visto che l’idea è partita da me. Mettiamo che due ragazze si vogliano rilassare…’.
In quell’esatto momento, Daniele stava provando a combattere l’improvviso azzeramento della sua salivazione con un sorso di limonata, che però a quelle parole gli andò di traverso. Anche Lory spalancò gli occhi, e solo a quel punto Marta si rese conto di come, in quel contesto, ciò che aveva detto potesse essere facilmente fraintendibile. Di sicuro il ragazzo già si stava immaginando di farle rilassare con l’uso del suo pisello.
‘Ehm, ciò che voglio dire – si affrettò a precisare – è che l’altro giorno abbiamo fumato un po’ d’erba. Però per noi due non è così facile reperirla…’.
Stupito, il ragazzo guardò Lory, che con poche parole gli confermò il motivo di quell’incontro: ‘Ho pensato che forse tu…’.
‘Aspetta… – la interruppe – Ti riferisci per caso a quella sigaretta che ti ho infilato nella borsa un mese fa?’.
Lory annuì, ma rimase sorpresa quando lui scoppiò in una risata.
‘Non credevo che l’avresti fumata davvero… E ti è piaciuta?’ le chiese.
Dopo un fugace scambio di sguardi con la sua complice, Lory annuì ancora. Marta invece si avvicinò leggermente a Daniele, e nel piegarsi in avanti finì per esporre ancora di più quel seno che la canottiera faceva fatica a contenere. ‘Credi che potresti procurarcene un’altra?’ gli chiese a bassa voce, sorridendo.
‘Posso procurarvi tutto quello che volete – disse sicuro – C’è solo un problema…’.
Entrambe lo guardarono con aria interrogativa, e lui continuò: ‘Quella che avete fumato… Non credevo l’avresti fatto davvero. Era solo uno scherzo’.
‘Cioè?’ chiese Lory, non capendo dove volesse andare a parare.
‘Beh… Quella conteneva solo tabacco. Non era veramente marijuana’.
Lory e Marta si guardarono, e dopo qualche secondo di smarrimento non riuscirono a trattenere una risata. A quella canna, pur senza esplicitarlo, entrambe avevano attribuito l’effetto scatenante che aveva portato a tutto ciò che era successo tra di loro in quei giorni. Ora invece scoprivano che in realtà si trattava di una semplice e normalissima sigaretta.
‘Però se volete… ve ne procuro una vera anche subito’.
Nel dire così, si era piegato anche lui verso Marta, e le fissava il seno senza più curarsi di non darlo a vedere. Anche perché nel frattempo, nonostante lei non se ne fosse probabilmente accorta, un lato della canottiera si era leggermente spostato, e ora si intravedeva perfettamente la rotondità del seno, con anche un po’ di areola del capezzolo a fare capolino.
‘Io vado un attimo in bagno, torno subito’ disse a quel punto Lory, alzandosi all’improvviso e scomparendo in casa. Da quando era arrivata Marta, Daniele non aveva avuto occhi che per lei, per quel suo seno così sfacciato, per quelle gambe nude che esibiva con fin troppa naturalezza. Anche lei voleva la sua parte di attenzioni, e aveva già un’idea per riconquistare gli sguardi del suo vicino.
‘Dimmi – continuò Marta per prendere tempo, nella speranza che Lory tornasse fuori presto per riprendere il gioco – Quanto ci verrebbe a costare, una vera?’.
Daniele le sorrise, ora si stava facendo spavaldo: ‘Per due belle signore come voi… offro io’.
Il suo sguardo non la mollava un attimo, se la stava mangiando con gli occhi. “è proprio un ragazzo carino” si ritrovò a pensare lei. Se non fosse stata fidanzata, se l’avesse conosciuto in un altro contesto, in un’altra vita… se lo sarebbe scopato, in barba alla differenza d’età. Questo pensiero le attraversò la mente in maniera chiara, contribuendo ad eccitarla ancora di più.
‘Eccomi, scusate’ disse Lory, tornando in giardino. Era stata via appena un minuto. Marta la osservò dirigersi verso di lei, e con un gesto discreto porgerle la mano, stretta a pugno. Pur senza capire cosa stesse succedendo, lei rispose a quel gesto allo stesso modo, e in maniera furtiva senza quasi accorgersene si ritrovò con qualcosa in mano. Senza farsi notare, allora, la aprì per capire cosa le avesse appena passato.
Sembrava un pezzo di stoffa.
Arancione.
Marta alzò lo sguardo, sgranando gli occhi, e come Daniele osservò Lory mentre questa si andava a sedere. Il suo cervello arrivò appena prima della realtà, e con un anticipo di cinque o sei secondi le propose nella testa l’immagine che anche i suoi occhi stavano per vedere, anche se non ci voleva credere.
Ma era tutto vero.
Lory si sedette lì in veranda, tirando appena su la gonna con un gesto impercettibile ad occhio nudo. Poi, con un movimento degno della migliore Sharon Stone, accavallò le gambe. Una mossa lenta e sensuale, che per un’interminabile frazione di secondo permise ai suoi due ospiti di notare come sotto non portasse più le mutandine. Agli occhi bramosi di entrambi aveva rivelato uno spiraglio timido ma allo stesso tempo sfrontato, le cosce si erano aperte quel tanto che bastava per mostrare in tutta la sua bellezza il sesso glabro.
Daniele rimase come ipnotizzato. Le fissava le ginocchia nude, e quelle gambe ora di nuovo appoggiate l’una sull’altra, che nella sua testa non si erano affatto richiuse. Non credeva a ciò che aveva appena visto, eppure non riusciva a togliersi quell’immagine dalla mente.
Anche Marta era rimasta senza parole. Sapeva solo che quel gesto l’aveva eccitata a dismisura. ‘Daniele – disse infine, voltandosi di scatto – Questa canna, ce la puoi procurare sì o no?’.
Sorpreso da un tono così deciso, il ragazzo si limitò ad annuire.
‘E allora coraggio, vai a procurarcela’.
Marta si alzò in piedi, risoluta, e lo invitò a fare altrettanto. Lui posò sul tavolino lì a fianco il bicchiere che ancora teneva in mano, e fu solo quando fu anche lui in piedi, che il terzetto si rese conto della potente erezione sotto ai suoi pantaloni. Un vero e proprio tendone da circo, l’uccello sembrava sul punto di far esplodere tutti i bottoni dei jeans. Lui se ne accorse, ma non fece nulla. E d’altra parte, con una che aveva quasi le tette di fuori e l’altra che aveva appena mostrato di non portare le mutande, non aveva davvero senso coprirsi.
‘Dai tesoro, vai’ insistette Marta, mettendogli entrambe le mani dietro alla schiena quasi per spingerlo via.
‘Torno subito!’ balbettò, mentre si dirigeva verso la porta d’ingresso.
‘Sì, fai con calma’ fu la risposta di Marta, pronunciata con un tono di voce normale, che lui ormai non poteva più sentire.
Le due donne si guardarono, sorridenti e incredule, senza dire nulla per diversi secondi.
‘Sei proprio matta…’ sentenziò infine Marta, rompendo il silenzio con una frase che ormai era diventata ricorrente.
‘Sei tu quella che di punto in bianco ha cambiato il piano’ protestò Lory, divertita.
‘Perché volevo dare una scossa, non stava succedendo niente… E in effetti ho avuto ragione. Ho potuto constatare da vicino con che occhi “ingenui” ti guarda il ragazzo…’.
‘Ma se ha fissato più te che me…’.
‘Comunque il giovanotto mi pare ben dotato!’ replicò, senza negare di essersi presa la sua buona dose di sguardi.
‘Certo – rincarò Lory – Gliel’hai fatto venire duro, a forza di mostrargli le tette…’.
Marta rise, e le rispose a tono: ‘Ma sentila, la nostra Sharon Stone…’. E poi, inginocchiandosi proprio davanti a lei, continuò: ‘Com’era quella mossa che hai fatto con le gambe? Fammela rivedere…’.
‘Intendi questa?’.
Senza esitare neppure un secondo, Lory ripropose lo stesso movimento di poco prima. Stavolta però non accavallò le gambe, le lasciò aperte di fronte al viso della sua vicina.
Accarezzandole le cosce, la ragazza tirò su pian piano, centimetro dopo centimetro, la gonna del vestito. Finché non si ritrovò di fronte, senza più alcun ostacolo, la fica completamente depilata di Lory.
‘Brava, proprio questa’ le disse, appena prima di affondare il viso tra le sue gambe.
Fu un istinto irrefrenabile, una conclusione inevitabile di quel gioco che pure avevano messo in piedi con tutt’altro scopo. Lory sentiva la lingua della sua amica scorrerle sulle grandi labbra, indugiare sul clitoride, per poi provare a infilarsi dentro come se fosse stata un piccolo pene… La stava leccando come suo marito non aveva mai saputo fare.
Eppure per Marta era la prima volta. Non aveva mai fatto un cunnilingus, ma ne aveva ricevuto più di qualcuno e sapeva bene cosa doveva fare, per eccitare la sua partner. Alle leccate alternava dei baci, non solo sulla vulva ma anche sull’interno coscia e sul monte di venere, dove una leggerissima ricrescita di minuscoli peletti le solleticava la lingua. Poi tornava a concentrarsi sul clitoride, prendendolo tra le labbra per succhiarlo come con un minuscolo ghiacciolo, e sulla vagina, all’interno della quale le piaceva infilare più lingua che riusciva.
L’eccitazione di Lory, esplicitata da una serie di sospiri che la ragazza non poteva in alcun modo trattenere, era resa evidente anche da quanto lì sotto fosse già bagnata. Marta, inebriata da quel profumo di donna che mai prima aveva sentito così vividamente, leccava senza più pensare a nulla, voleva solo darle piacere. Con le mani le accarezzava le cosce, mentre Lory le aveva posato una mano sulla nuca e faceva lo stesso con i suoi capelli. Con l’altra, invece, era andata a tirare giù parte del vestito e una coppa del reggiseno, per prendersi un capezzolo tra le dita.
A un certo punto Marta, pur senza staccare la lingua, volse lo sguardo all’insù, e incontrò quello di Lory. Il suo sorriso le fece capire che stavano andando nella direzione giusta, e così si fece più coraggio. Senza mai staccare il viso dalle sue cosce, avvicinò la mano destra e con un dito iniziò ad accarezzarle le piccole labbra con un movimento circolare.
Il bacino di Lory sussultava, muovendosi quasi spontaneamente allo stesso ritmo dei colpi di lingua. Ma quando sentì quelle due dita entrarle dentro, non riuscì più a trattenersi.
‘Oh sì, ti prego, così… – gemette – Non ti fermare…’.
Incoraggiata, Marta intensificò il movimento delle dita. Ora la stava penetrando furiosamente, alla ricerca del suo punto G.
I gemiti si facevano sempre più forti, la fica sempre più bagnata.
Togliendo le dita, Marta tornò ad affondare il colpo con la lingua, invitata anche dalla stessa Lory che ora le schiacciava la testa contro il suo monte di venere.
‘Sì così, sei bravissima…’ la incitava, senza neanche più curarsi di abbassare il livello della voce.
A un certo punto, fu chiaro a entrambe che il climax era ormai vicino. Marta intensificò ancora il lavoro della lingua sul clitoride, e a un certo punto si ritrovò con la testa stretta in una morsa. Lory, il cui corpo era ormai percorso da una scossa continua di piacere, le aveva stretto le cosce proprio attorno alle orecchie, mentre affondava le unghie sul cuscino su cui era seduta, del tutto incapace di contenere la propria eccitazione.
E poi fu questione di un attimo. Altri due o tre spasmi del bacino le fecero capire che l’orgasmo era lì che bussava. Con le mani scostò appena la testa dell’amica dalle sue gambe, giusto in tempo per permetterle di assistere dalla prima fila ad un’esplosione – letterale – di piacere. Marta fu investita in pieno viso dagli spruzzi che la vagina di Lory le regalava copiosi. Uno squirting in piena regola, come Marta non aveva mai visto fare ad un’altra donna.
‘Oddio…’ disse con un filo di voce Lory, la cui testa era appoggiata all’indietro, con gli occhi chiusi. In pochi minuti la lingua della sua vicina l’aveva sfinita.
Fu più o meno in quel momento, prima che le due potessero dirsi altro, che il campanello suonò di nuovo. Lory alzò la testa, preoccupatissima. Avrebbe voluto fingere di non essere più in casa, ma come avrebbe potuto farglielo credere?
‘Vado io – sentenziò Marta, alzandosi – Tu non muovere un solo muscolo, intesi?’.
Mentre percorreva a piedi nudi il salotto di casa, provò a passarsi una mano sul viso, nel tentativo di asciugarsi un po’. Quando fu sulla porta, fece un respiro profondo e poi aprì.
Daniele era lì, in piedi con uno spinello in mano, con la posa e il sorriso di chi si sentiva il salvatore della situazione.
‘Grazie!’ gli disse Marta con un sorriso a trentadue denti, afferrando la canna e subito dopo richiudendogli la porta in faccia. Poi si girò, la posò sul tavolino dove tenevano le chiavi e la posta, e riprese la via del giardino sul retro. Lungo la strada, con un movimento rapido ed efficace, afferrò i lembi della canottiera e se la sfilò, gettandola sul pavimento pochi passi prima di uscire.
‘ ‘
Marta si stava ancora chiedendo che costume avesse scelto di indossare Lory, quando la vide sfilarsi la canottiera e rivelare un topless mozzafiato. Ancora non si era abituata a osservare liberamente da così vicino quel seno imponente, e per un attimo rimase interdetta.
‘Te l’avevo detto, no? Qui siamo sole, possiamo starcene in completa libertà’ puntualizzò serafica Lory, mentre abbassava anche i pantaloncini rimanendo completamente nuda. Appoggiò gli indumenti sul proprio lettino, e poi rimase per più di qualche secondo lì in piedi, quasi come se volesse farsi ammirare. Un’occasione a cui Marta non volle certo rinunciare. La sua amica era lì di fianco a lei, come mamma l’aveva fatta, con quelle curve procaci e quella fisicità giunonica che la facevano sembrare quasi una statua greca.
‘Fa caldo… io mi butto’ sentenziò infine Lory, prendendo la rincorsa e tuffandosi in piscina con l’eleganza di una nuotatrice alle Olimpiadi. Marta rimase in silenzio, ad osservare quel corpo nudo e morbido che si allungava nell’acqua, bracciata dopo bracciata. Sembrava davvero di stare in paradiso.
A un certo punto, decise che aveva esitato abbastanza. Si tolse prima il top, e poi calò i jeans fino alle caviglie. Nel frattempo Lory aveva rallentato la propria nuotata, e la stava osservando. Si diede un’ultima occhiata in giro, ma le alte siepi la mettevano al riparo da sguardi indiscreti. Così portò le braccia dietro la schiena, e sganciò il reggiseno. Lo buttò a terra con assoluta naturalezza, e poi ripeté l’operazione anche con gli slip, restando anche lei tutta nuda.
Passo dopo passo, si avvicinò alla piscina, ma non ebbe il coraggio di tuffarsi. Allungò il piede fino all’acqua per testarne la temperatura, e ritenendola troppo fredda – era sempre stata una tipa freddolosa – decise di non immergersi subito. Si sedette invece a bordo vasca, mettendo a mollo le gambe. L’acqua le arrivava fin quasi al ginocchio, ed era sicuramente un bel refrigerio.
‘Bello, vero?’ disse Lory, galleggiando verso di lei. Marta si limitò ad annuire, sorridendole.
Quando le fu abbastanza vicina, Lory allungò una mano fino ad afferrarle la coscia, sulla quale poi si posò con entrambe le braccia. Con la punta delle dita, Marta le sistemò i capelli bagnati che si erano incollati sulla fronte, e non resistette a farle una carezza sulla guancia, alla quale Lory rispose con un bacio sulla mano.
Dopodiché, senza lasciare la presa sulla coscia, si spostò fino a mettersi in posizione frontale rispetto alla sua amica. Uno sguardo complice, occhi negli occhi, fece capire a entrambe ciò che stava per accadere, e non ci fu bisogno di dire alcuna parola. Marta aprì leggermente le gambe, quasi al rallentatore, mentre Lory si avvicinava sempre di più a lei. In un attimo si ritrovò con il viso proprio davanti alla sua fica, constatando solo con lo sguardo quanto già fosse umida. Si avvicinò ancora, fino a posarvi sopra le labbra. Un bacio dolce, innocente, che dopo pochi secondi si trasformò in qualcosa di più audace. Lory tirò fuori la lingua e iniziò a leccare, intrufolandosi dentro la vagina della sua amica. Marta chiuse gli occhi e reclinò la testa all’indietro, godendosi quel bacio alla francese che le sue piccole labbra stavano intrattenendo con Lory. La quale trovò conforto nei gemiti che sentiva, e prendendo coraggio infilò le braccia sotto alle cosce e quasi le sollevò il bacino, affondando ancora di più il viso tra le sue gambe, premendo la lingua su quella strisciolina pelosa al centro del monte di venere.
Era proprio brava, nessuno l’aveva mai leccata così, neanche il suo fidanzato. Marta stava davvero godendo come non le era mai successo durante il sesso orale, e farlo lì in quella situazione, nuda insieme ad un’altra donna alla luce del sole, la eccitava da matti. Non si stupì, dunque, quando dopo appena tre o quattro minuti sentì l’orgasmo sopraggiungere. Appoggiò il palmo sulla fronte di Lory, come per allontanarla, ma non riuscì ad articolare parola. Le venne solo un gemito più intenso degli altri, che si trasformò quasi in un urlo nel momento in cui la fica esplose in uno squirting di quelli memorabili.
A pochissimi centimetri di distanza, Lory rimase estasiata nel vedere quella pioggia di umori, spruzzati da dove fino a pochi secondi prima teneva la lingua. Una fontana che brillava a contatto coi raggi del sole, e il cui getto si infranse nell’acqua della piscina al termine di una parabola che sembrava quasi un arcobaleno. ‘Ma allora anche tu…?’ sussurrò entusiasta, quando finalmente gli spruzzi si placarono.
Marta, sfinita e anche un pelo imbarazzata da quella domanda, non rispose. Non le negò però un sorriso che valeva più di mille parole, prima di immergersi finalmente in acqua e abbracciarla per un lungo e sensuale bacio.
“Mio zio ha una villa con piscina a 30 chilometri da qui. Ci andiamo?”. Questo messaggio ricevuto il giorno precedente, appena uscita da una doccia fredda di cui aveva assoluto bisogno, era stato per Marta la certificazione della sua relazione clandestina con Lory.
“Ma che tipo di rapporto avete, esattamente, tu e tuo zio?” le rispose prontamente. Era fatta così, quando si sentiva in colpa non poteva fare a meno di sviare la mente con una battuta stupida.
“Lui non ci sarà, scema!!!” era stata la replica di Lory, corredata da tante faccine. “Durante l’estate è sempre via in barca con i suoi amici, ma io ho le chiavi. Ce la facciamo una giornata lì domani, lontane da tutti?”.
Un’intera giornata di lussuria con la sua vicina? Marta non avrebbe mai potuto immaginarlo una settimana prima, ma d’altra parte era difficile anche solo credere che quella mattina l’avesse fatta venire con uno spettacolare cunnilungus, proprio nel suo giardino. E se in seguito a quello avessero fatto davvero sesso, forse sarebbe anche riuscita a resistere alla tentazione. Ma quella mattinata, iniziata con un gioco malizioso ai danni di Daniele, aveva avuto un epilogo a dir poco inaspettato. Le due avevano appena iniziato a baciarsi in veranda, Marta in topless e Lory con la fica al vento, quando udirono il rumore della macchina entrare nel vialetto. Era stata questione di istanti. Marta era scappata nel proprio giardino tenendosi le tette tra le mani, sgattaiolando poi in casa dove era rimasta immobile per diversi minuti, cercando di carpire eventuali dialoghi dall’altro lato della parete. Lory invece era corsa dentro, sistemandosi come meglio poteva la gonna e gettando la canotta della sua amica tra i panni sporchi, appena prima che il marito varcasse la soglia di casa. Aveva avuto anche la lucidità di vedere la canna sul tavolino dell’ingresso e nasconderla allo sguardo dell’uomo, che per fortuna quando era entrato non l’aveva notata.
Un rientro a casa anticipato e del tutto inopportuno, e proprio quell’imprevisto aveva fatto accendere nella testa della moglie quella lampadina: alla villa dello zio, isolata tra le montagne, avrebbero avuto tutta la privacy che volevano.
E infatti eccole lì. Sole. Libere.
Lory era stesa a godersi i raggi del sole. Ma ci volle poco, perché anche Marta la raggiungesse. Vicino alla piscina c’erano due lettini, con tanto di tavolino da cocktail con ombrellone, ma loro stavano entrambe sullo stesso. E se Lory era sdraiata come una lucertola al sole, con le mani appoggiate dietro la testa in pieno relax, Marta aveva assunto una posizione più particolare. Distesa su un fianco, con il viso dolcemente adagiato sul seno sinistro della sua amica, la mano ad accarezzarle il ventre e le gambe intrecciate con le sue. La risatina di Lory, nel momento in cui sentì il solletichìo della lingua sul suo capezzolo, fu per lei come un via libera. La mano scivolò più giù, fino a insinuarsi in mezzo alle gambe. Con l’indice andò subito a stuzzicarle il clitoride, e poi col palmo strofinò più giù, sentendola già bagnata.
Nel frattempo il seno era preda della sua bocca. Con la lingua le piaceva saggiare la perfetta rotondità della mammella, per poi concentrarsi sul capezzolo che prendeva tra le labbra, succhiandolo e mordicchiandolo con avidità. Lory portò una mano sulla sua schiena nuda, accarezzandola, ma nel frattempo non resisteva al tocco delle dita sulla propria fica. Si sentiva come percorsa da una scossa elettrica, quelle due dita che ora la stavano penetrando erano un godimento senza eguali.
‘Mmmh, non fermarti!’ disse ad alta voce, portando l’altra mano sopra al polso di Marta, come a invitarla ad affondare ancora di più i colpi. Lei non si fece pregare, e dopo aver estratto la mano il tempo necessario per infilarsi le due dita in bocca e inumidirle ancora di più, riprese a stantuffare con veemenza.
‘Oddio, sì…’ fece in tempo a urlare Lory, senza ritegno, prima che un intenso orgasmo la pervadesse. E in un attimo, Marta si ritrovò con la mano tutta bagnata.
Erano partite di buon’ora, quella mattina, per raggiungere la villa. Inizialmente Riccardo ci era rimasto male. Per loro era ormai l’ultimo giorno di quella vacanza in Valle d’Aosta, e avrebbe voluto passarlo insieme alla sua fidanzata, tanto più se a disposizione avevano una lussuosa villa con piscina. Ma il lavoro si era messo in mezzo ancora una volta, obbligandolo a rinunciare.
Marta aveva accolto la notizia con un sospiro di sollievo. Non aveva infatti mai preso in considerazione l’idea di portare anche lui, anche se quando gli aveva detto di quella nuova “gita” il fidanzato sembrava averlo inteso proprio come un invito. Alla fine erano giunti al compromesso: le due ragazze avrebbero passato lì tutto il giorno, mentre i rispettivi consorti le avrebbero raggiunte alla sera, per un’ultima cena insieme.
Per quanto riguarda il pranzo, invece, Lory e Marta si arrangiarono con ciò che trovarono in casa. Non che lo zio avesse granché in frigo, ma degli spaghetti al sugo furono una soluzione più che gradita a entrambe, per quanto semplice. Nel rientrare nel lussuoso salotto della villa, dopo l’ennesimo orgasmo, avevano fatto un patto: fino a sera vestiti e biancheria sarebbero stati banditi. E così si erano divertite a gironzolare nude per casa. Dopo una doccia – rigorosamente insieme – Lory aveva messo su l’acqua per la pasta e Marta aveva apparecchiato la tavola, sempre con le tette a ballare libere e i culi all’aria.
Anche mentre pranzavano faticavano a staccarsi gli occhi di dosso, per quanto non parlassero molto. Il tempo delle chiacchiere era finito.
‘Oh, guarda che ti sei un po’ macchiata col sugo…’ disse a un certo punto Lory. Marta si guardò in basso, maledicendosi per la sua proverbiale goffaggine. Ma prima che potesse dire altro, la sua amica si era già alzata e l’aveva raggiunta. La vide chinarsi verso di lei con una lentezza studiata, e posare la lingua al centro del petto, proprio fra i due seni. Poi, con una leccata sensuale e prolungata che andò inevitabilmente a coinvolgere anche quei due piccoli promontori, la pulì dalla macchia di pomodoro.
‘Fatto!’ le annunciò sorridente tornando al posto, non prima di averle dato un altro bacio sulle labbra e una strizzatina alla tetta destra.
Anche il lavaggio dei piatti, poco dopo, si trasformò nell’ennesimo pretesto per provocarsi a vicenda. Marta attese che Lory si infilasse i guanti e aprisse il getto dell’acqua, per avvicinarsi al lavello e cingerla da dietro. Con le mani appoggiate ai fianchi e le tette premute contro la sua schiena, iniziò a baciarle il collo.
‘Così però non mi faciliti le cose…’ protestò timidamente, anche se non aveva intenzione di fermarla.
‘Non mi stancherei mai di fare l’amore con te’ le sussurrò Marta all’orecchio, prima di riprendere a baciarla lungo tutta la schiena, e poi giù fino ai glutei.
Pochi minuti dopo erano già di nuovo fuori, sempre nude. Lory era seduta a bordo piscina con una bottiglia di birra in mano, mentre Marta – che aveva appena terminato la sua – si stava facendo un altro bagno rilassante. Quando uscì dall’acqua, si diresse gocciolante verso il lettino, ma non vi si fermò. Prese l’asciugamano e lo distese vicino a Lory, per poi sdraiarsi a prendere il sole a pancia in su, con la testa vicino alla sua coscia.
‘Io… ti ho vista prendere il sole nuda’ disse Lory, di punto in bianco. Una rivelazione all’apparenza dettata da un istinto estemporaneo, ma che in realtà covava dentro la sua testa da tutta la giornata.
Marta, che nel frattempo era già entrata in modalità relax, riaprì debolmente gli occhi. ‘Come?’ chiese dubbiosa, credendo di aver capito male.
Lory le rispose tutta d’un fiato, come se non volesse lasciarsi sfuggire il coraggio che aveva finalmente trovato: ‘Il secondo giorno. Sul tuo balcone. Ti ho vista per caso, dal mio lucernario. Mi spiace non avertelo detto prima’.
Era sinceramente desolata, con lo sguardo perso sul riflesso dell’acqua.
‘Ti sono piaciuta?’.
Solo a quel punto Lory si girò nuovamente verso di lei. Marta non aveva cambiato posizione, era sempre sdraiata, ma gli occhi ora erano ben aperti.
‘Quella… – le rispose, con un filo di voce – è stata la prima volta che mi sono toccata pensando a una donna’.
‘Vieni qui…’ le rispose Marta, serafica, invitandola ad abbassarsi e prendendole il viso tra le mani. E a quel punto si scambiarono un intenso bacio capovolto, come in quella celebre sequenza del film “Spiderman”.
Nel frattempo, con la coda dell’occhio vide quei grandi seni danzare pochi centimetri sopra la sua testa, e non resistette ad allungare le mani per accarezzarli. Lory finì così per sporgersi un po’ in avanti, e offrirli di nuovo al contatto della sua bocca. Ma non riuscì a fermarsi. Si mise a carponi e andò più avanti, fino a ritrovarsi di nuovo a tu per tu con la fica. Lo stesso fu per Marta, e inevitabilmente le due diedero vita a uno spettacolare sessantanove. Per la prima volta potevano leccarsi a vicenda, contemporaneamente. Ognuna delle due poteva sentire l’altra godere, proprio come stava facendo in prima persona. Fu Lory per prima ad utilizzare anche un dito, subito seguita a ruota dall’amica.
I gemiti erano sempre più forti, incuranti dell’ambiente che le circondava. E anche quelle dita, che affondavano ritmicamente nelle fiche sempre più bagnate, producevano un rumore osceno che però finiva solo per eccitarle ancora di più. Si stavano scopando furiosamente a vicenda, libere di urlare al mondo il proprio piacere. All’ennesimo affondo, la vagina di Lory iniziò a spruzzare copiosamente. E sentendosi il viso investito da quel getto, anche Marta raggiunse in un secondo il climax, esplodendo a sua volta in un fantastico orgasmo accompagnato da un urlo intenso.
Entrambe a corto di fiato e di energie, si riposarono una di fianco all’altra a bordo piscina, continuando ad accarezzarsi. Il godimento era stato così intenso, che in pochi minuti finirono per assopirsi.
‘Oddio!’.
Lory aprì gli occhi, svegliata da quell’esclamazione pronunciata quasi sottovoce, e dalla mano che scuoteva il suo braccio.
‘Che c’è?’ chiese, ancora intontita dal dormiveglia.
Con un dito, Marta indicò un punto della siepe distante da loro quindici, forse venti metri.
‘C’è qualcuno lì’.
‘ ‘
‘Pari o dispari?’.
“Pari o dispari”, sul serio? Qualcuno era nascosto nella siepe, probabilmente le aveva spiate mentre facevano sesso, e ora a Lory andava di scherzare in quella maniera?
Questo fu il primo pensiero di Marta, quando la sua amica le fece quell’assurda domanda. Eppure anche per Lory la prima reazione era stata di spavento. Ma poi quella situazione, forse il vedersi nuda all’aperto assieme alla sua amante… l’aveva eccitata di nuovo. E quel probabile guardone, ora per lei rappresentava un nuovo modo per divertirsi insieme a Marta, come era successo quella mattina al lago con gli scout.
Le due si fissarono negli occhi per diversi secondi, Lory sembrava quasi volerla convincere con la sola forza dello sguardo. Ma alla fine decise di prendere in mano la situazione.
‘Anzi – disse alzandosi – L’altra volta sei andata tu, ora è giusto che vada io’.
Dopo aver sentito quelle parole, Marta ancora incredula la osservò dirigersi – sempre tutta nuda, senza alcuna vergogna – verso la siepe. Quando fu a metà strada, la figura uscì allo scoperto, bloccando entrambe le ragazze.
Era un uomo. Di mezza età, all’apparenza. Un signore dai capelli e dalla barba brizzolati, dall’aspetto abbastanza rude, la pelle abbronzata dal sole… Rendendosi conto di essere stato scoperto, aveva deciso di mostrarsi e ora le stava guardando in silenzio, come in attesa di una contromossa.
Dopo una decina di secondi di immobilismo, Lory riprese a camminare lentamente verso di lui, fino a raggiungerlo. Marta li vide parlare da lontano, senza poter sentire le loro parole. L’uomo non sembrava poi così mortificato, per essere stato beccato. Ma allo stesso tempo, non appariva neanche come un delinquente di cui aver paura. Li osservava vicini l’uno all’altra, lui vestito normalmente, lei completamente nuda, senza alcun timore di mostrargli le proprie grazie. Nel mezzo del verde della natura, all’aperto… Marta, che già iniziava a sentirsi stimolata, sapeva che quell’immagine era destinata a diventare l’ennesima fotografia mentale che si sarebbe portata a casa da quella vacanza.
Passò un minuto, forse meno. Poi a un certo punto i due smisero di parlare, e tornarono verso la piscina. Non solo Lory, anche l’uomo misterioso la affiancò in quei pochi metri, sufficienti per far battere all’impazzata il cuore di Marta. Solo quando le furono ormai davanti, lei si decise finalmente ad alzarsi. E facendo ricorso a tutto il proprio sangue freddo, si mostrò nella sua nudità senza coprire alcunché, proprio come stava facendo Lory.
‘Tesoro, ti presento…’ fece lei per introdurlo, come se fosse stata la cosa più normale del mondo. Ma a quel punto si rese conto di non sapere il suo nome. Prima che lui lo potesse dire, tuttavia, lo bloccò: ‘Anzi – osservò – Penso che i nomi non servano’.
Marta li guardava, incredula, immaginando di trovarsi dentro a un sogno. Già, forse si era addormentata davvero, e quell’uomo era solo un frutto del suo subconscio. Pensare questo in qualche modo la rinfrancava.
‘Che dici, gli offriamo qualcosa da bere?’ suggerì Lory con la massima cordialità, da perfetta padrona di casa. Lei esitò per un secondo, poi tornò verso il tavolino dove avevano lasciato il secchiello con il ghiaccio, contenente un paio di birre. Nel farlo, si rese conto di esibire il proprio fondoschiena all’uomo, ma paradossalmente la confortò il pensiero che, nascosto ai margini del giardino, gliel’aveva probabilmente già potuto ammirare a lungo, e dunque non gli stava mostrando nulla di nuovo.
Accarezzandogli un braccio, Lory lo guidò fino a uno dei due lettini, dove lo fece sedere.
‘A quanto pare, lui è uno dei giardinieri di mio zio – rivelò finalmente, togliendo un velo di mistero alla loro breve chiacchierata – Mi sa che l’abbiamo colto proprio di sorpresa, quando stamattina siamo arrivate alla villa’.
Nel frattempo Marta si era riavvicinata, e gli porse la bottiglia di birra ghiacciata.
‘Grazie’ le disse semplicemente, facendole sentire per la prima volta il suono della sua voce. Aveva un tono molto basso, una voce quasi cavernosa, che ben si addiceva a quell’aspetto da omone rude. Osservandolo da vicino, notò che effettivamente l’abbronzatura era proprio quella tipica di un giardiniere, così come i muscoli delle braccia suggerivano che fosse un uomo di fatica. La pelle scura, quasi bruciata dal sole, contrastava invece con quegli occhi azzurri, di ghiaccio. Se da un lato le sembrava una brava persona, dall’altro aveva anche la sensazione che fosse un tipo che era meglio non far arrabbiare. Un uomo un po’ vecchio stampo, insomma.
‘E quindi… è tutto il giorno che ti nascondi?’ gli chiese infine Marta, sedendosi vicino a lui. Lory, apprezzandone lo spirito d’iniziativa, la imitò posizionandosi dall’altro lato, lasciando l’uomo proprio in mezzo.
Lui si limitò ad annuire, tenendo lo sguardo basso. Era evidente quanto per lui fosse una tortura, comportarsi in maniera rispettosa e rinunciare a scrutare quei giunonici corpi nudi, a pochi centimetri dal suo. Nel frattempo, Marta e Lory avevano tutta la libertà di scambiarsi alcuni sguardi d’intesa.
‘Ci hai spiate?’ lo incalzò. Gli aveva posato l’indice della mano sul mento, invitandolo a girare la testa verso di lei per risponderle. E inevitabilmente, il suo sguardo era stato subito calamitato dal seno in bella vista, da quei capezzoli rosa che sembravano quasi due occhi intenti a fissarlo. Marta avvertì il suo sguardo voglioso, e fu attraversata da un brivido.
‘Ma tanto con te i nostri segreti sono al sicuro, no?’ aggiunse Lory, ripetendo lo stesso gesto e invitandolo a girare il viso verso di lei. Lui, ancora una volta ipnotizzato da quella nudità così sfrontata, non proferì parola, ma annuì di nuovo.
‘Insomma, non hai niente da dire?’ protestò allora Marta.
E solo a quel punto, dopo diversi secondi di interminabile silenzio, tornò a parlare: ‘Siete bellissime’, disse semplicemente.
Fu un altro sguardo d’intesa fra le due donne, a dare il via al loro nuovo gioco.
‘Devi aver lavorato un sacco, in questo giardino… – disse Lory suadente, accarezzandogli un braccio – Perché per oggi non ti rilassi un po’ con noi?’.
‘Stare nudi sotto al sole è un paradiso, sai?’ le fece eco Marta, con evidente malizia.
Quasi contemporaneamente, le loro mani andarono ad afferrare la maglietta dell’uomo, sui fianchi. E senza chiedere il permesso, iniziarono a sollevarla. Lui, seppur stupito, non fece resistenza. Anzi, alzò le braccia per favorire il movimento delle due ragazze, che ora erano in piedi e gliela stavano sfilando dalla testa. Quando riuscirono nel compito, si fermarono per qualche secondo ad ammirarlo. Aveva un torace ampio e forte, frutto probabilmente da anni di fatica nei campi, ma anche un filo di pancetta tipico degli uomini della sua età, che tuttavia non guastava la visione. Marta non resistette alla tentazione, e posò una mano sul pettorale villoso, accarezzandolo. Lui la guardò negli occhi, e accennò un sorriso timido.
Fu il segnale che attendeva. Lo prese per mano e lo invitò ad alzarsi, e un paio di secondi dopo Lory era già intenta ad armeggiare con i bottoni dei suoi pantaloni. Quando li fece calare, entrambe rimasero senza parole alla vista dei boxer dell’uomo. Al loro interno c’era… un pitone, un tubo lungo e largo che si piegava tutto su un lato, e che a fatica sembrava poter essere contenuto dalla stoffa.
Le due ragazze si guardarono, quasi incredule. Nessuna delle due aveva il coraggio di togliergli anche i boxer. Fu allora l’uomo, forse intuendo la loro improvvisa timidezza, ad occuparsi della cosa: afferrò le mutande ai lati, e con un gesto rapido se le sfilò, mostrando un evidente segno dell’abbronzatura di chi evidentemente è abituato a lavorare a petto nudo sotto al sole. Ma non fu quel dettaglio, a far rimanere Lory e Marta senza fiato. Il pene ciondolava verso il basso, non era ancora in erezione… ma era già più lungo di molti dei quali con cui fossero venute a contatto nella loro vita.
Senza ostentarlo, l’uomo si sedette e si tolse le scarpe, facendo scivolare giù anche pantaloni e boxer, e rimase del tutto nudo. Le sue nuove amiche si guardarono ancora una volta – entrambe avevano ancora la bocca aperta dallo stupore – e poi si sedettero nuovamente vicino a lui. Tenendo lo sguardo fisso sul pisello, Lory iniziò ad accarezzargli una coscia.
‘Così si sta meglio, no?’ chiese, cercando di mostrarsi tranquilla.
Stavolta lui non si limitò ad annuire, ma le rispose ‘Sì, è vero’, e subito dopo ricambiò la carezza allungando la mano sulla gamba di lei. Aveva delle mani enormi, con dita grosse e tozze, piene di peli sulle nocche.
Dall’altro lato, Marta gli si avvicinò fino a posare le tette contro il suo braccio, e allungò anche lei la mano sull’altra coscia. ‘Dopo magari ci facciamo anche un bel bagno insieme’ gli sussurrò.
In quel momento, entrambe si accorsero di un sussulto del pene. Il quale si stava lentamente alzando, acquistando anche qualche centimetro nelle dimensioni. A Lory scappò una risatina nervosa, la situazione si stava avvicinando a un punto di non ritorno.
‘Qui… ci vuole un po’ di protezione!’ esclamò infine Marta, come colta da un lampo di genio. Si piegò a raccogliere l’olio solare nella borsa sotto al lettino, e lo porse a Lory.
‘Giusto – la assecondò lei – Sennò ti scotti’. Nel dire così si versò un po’ di olio sulle mani, e poi fece lo stesso su quelle dell’amica. A quel punto iniziarono a massaggiargli il petto, i bicipiti, per poi scendere giù verso lo stomaco… E più le mani si avvicinavano, più il pisello cresceva sotto ai loro occhi. Ogni tanto si guardavano, come per darsi forza a vicenda, mentre intorno a loro il silenzio si faceva quasi assordante.
Centimetro dopo centimetro, le mani arrivarono fin quasi al pube, coperto di riccioli neri. Si guardarono ancora, per attimi che sembrarono eterni, e infine si decisero: con una sincronia degna delle migliori tuffatrici olimpioniche, entrambe gli afferrarono il cazzo.
Lentamente, iniziarono a farlo scivolare sotto le dita, unte di olio, e lo sentirono crescere ancora di più. Ormai era in piena erezione e puntava verso l’alto. Era grosso, gonfio, scuro… aveva un che di animalesco. Sembrava quasi di avere a che fare con un toro, tale era la prestanza fisica di quell’uomo dai capelli brizzolati e dagli occhi di ghiaccio.
Era lì, duro, preda delle loro mani che lo massaggiavano… Nel frattempo le due continuavano a guardarsi negli occhi, pareva quasi che si dicessero “posso fare una cosa del genere solo insieme a te”.
Avvicinarsi sempre di più fu una conseguenza del tutto naturale. E pochi secondi dopo, l’uomo vide le due ragazze unirsi in un intenso bacio proprio davanti a lui, proprio a pochi centimetri dal suo pene. Osservava le lingue danzare l’una nella bocca dell’altra, e si sentì ancora più eccitato. E poi lentamente le due si piegarono, sempre più giù, finché l’asta dura scivolò fra le loro lingue, andando a infilarsi in quel bacio appassionato.
Fu questione di un attimo. Entrambe iniziarono a leccarlo, come se fosse stato un gelato. Un gelato caldo e pulsante, che vibrava in mezzo ai loro visi. Lo baciavano, lo percorrevano in tutta la sua maestosa lunghezza con la lingua, fino a rincontrarsi proprio sulla punta, per unirsi di nuovo in un appassionato bacio alla francese.
A un certo punto Lory lo prese saldamente e lo portò dalla sua parte. Tirò la pelle quel tanto che bastava per far uscire tutta la cappella, e poi la accolse tra le proprie labbra, come se fosse stata una grossa ciliegia. E infine affondò il colpo, facendo entrare buona parte di quel cazzone nella propria bocca. Uno, due, tre affondi. Sempre con lo sguardo negli occhi di Marta, la quale dopo averle spostato i capelli dalla fronte la osservò adorante e sorridente. Poi anche lei scese un po’ più giù, e si dedicò ai testicoli dell’uomo. Li prese entrambi nella mano, e si allungò fino a baciarne uno. Di nuovo tirò fuori la lingua, iniziando a leccargli le palle in una maniera che, stando all’intensificarsi del respiro, lui decisamente gradiva. Quando tornò su, pochi secondi dopo, si vide passare il testimone da Lory. Lo aveva appena estratto dalla propria bocca e stava riprendendo fiato, e nel frattempo lo porgeva alla sua amante, come se fosse stato un regalo. Marta non si fece pregare, aprì le labbra e lo accolse dentro di sé. Mentre lo spompinava, Lory la guardava felice ed orgogliosa. Grazie a quell’uomo entrambe stavano scoprendo un nuovo lato dell’altra, ancora più intimo.
Intanto i grugniti di lui si facevano sempre più intensi, non sarebbe potuto durare ancora a lungo… Anzi, era già stato bravo a resistere fin lì.
Nel tentativo di concedergli un po’ di respiro, Marta abbandonò la presa con la bocca, e ritrovò quella di Lory. Nel loro bacio ora sentivano entrambe ancora il sapore di quel bel cazzo, e la cosa le eccitava ancora di più.
‘Non… non fermatevi…’ sussurrò lui, con la sua voce cavernosa.
Entrambe lo strinsero col petto, godendosi dall’alto la vista di quel pisello che provava a farsi strada fra le loro tette. Anticipata da un gemito più intenso dell’uomo, quasi un ruggito, la punta del cazzo si arrese e iniziò a sparare potenti getti di sperma. Entrambe le ragazze furono investite in pieno viso da quegli spruzzi, seguiti da altri meno forti, che ricaddero sui loro seni.
Solo a quel punto lasciarono la presa, sedendosi per terra sfinite. Si guardarono e risero, sulla faccia erano piene di schizzi bianchi. Marta allora raccolse da terra uno dei loro asciugamani, e a carponi si avvicinò a Lory. Prima di utilizzarlo, tuttavia, si allungò come se volesse sussurrarle qualcosa, e a sorpresa con la lingua le leccò via una goccia di sperma che le colava sulla guancia.
‘Ci hai fatto una bella doccia, eh, omaccione?’ disse Lory un paio di minuti dopo, sedendosi sulla sua coscia e mettendogli un braccio intorno al collo taurino, come una bambina in grembo a Babbo Natale per chiedergli i regali. E lei sapeva benissimo che tipo di regalo voleva.
Si erano ripulite, ma nel frattempo anche lui sembrava essersi ripreso in pieno: il pene era ancora dritto e pulsante, ben lontano dall’aver esaurito le energie. E che fosse ancora pieno di voglia lo dimostrò subito, allungando una mano fino a posarla sul petto di Lory. Con decisione le afferrò un seno e iniziò ad accarezzarlo, guardandola negli occhi per percepire la sua reazione. A lei non dispiaceva affatto questa sua iniziativa, tanto che spinse ancora più in fuori il petto, per offrirgli meglio quei meloni. Lui allora piegò la testa, andando a posare la lingua sul suo capezzolo. Qui iniziò a baciare e a leccare, strizzandole il seno con forza.
Intanto Marta si era rimessa dall’altro lato del lettino, seduta e con le gambe tirate su. Ora gli esponeva senza alcuna vergogna la fica aperta, sulla quale le sue dita avevano già iniziato il proprio lavoro. Si stava praticamente masturbando a pochi centimetri da lui, e la eccitava che con la coda dell’occhio la guardasse, mentre la lingua era intenta a stuzzicare il capezzolo della sua amica.
A un certo punto Lory lo staccò, e appoggiandogli amorevolmente il viso al proprio seno lo invitò a guardare proprio Marta.
‘Hai visto che bella, la mia amica?’ disse orgogliosa. E poi aggiunse: ‘Puoi toccarla, se vuoi…’.
L’uomo non se lo fece ripetere, e allungò la mano verso il suo inguine. Marta gli lasciò piena libertà, aprendo ancora di più le cosce, e portando su le mani a stringersi i seni. Quando sentì quelle dita sulle sue grandi labbra, fu percorsa da un brivido di piacere. Con l’indice e il medio, l’uomo iniziò ad accarezzarla dall’alto in basso, sul monte di venere fino all’entrata della vagina, constatando subito quanto fosse bagnata. Lui aveva dei polpastrelli decisamente grossi, e la sensazione non era dissimile da quella di un pene che bussava per entrare dentro di lei.
Intanto Lory, sempre più eccitata, non resistette alla tentazione di prendergli il viso fra le mani e di dargli un lungo e appassionato bacio. Vedere quelle due lingue intrecciarsi fu l’ultimo colpo alle resistenze di Marta. La ragazza sentiva di essere ormai prossima all’orgasmo, e prese una decisione. Si alzò e si mise di fronte all’uomo. Entrambi la guardarono, comprendendo quasi all’istante quale fosse il suo desiderio.
Lory le rivolse uno sguardo serio. ‘Sei sicura?’ le chiese semplicemente.
Marta annuì. ‘è l’ultimo giorno di questa vacanza, domani mi risveglierò da questo sogno… Ma per ora voglio viverlo al massimo’ disse.
Dopodiché si avvicinò alle gambe di lui, e allargandosi la vagina con le dita, si piegò verso il suo cazzo.
Era davvero grosso, ma farlo entrare non fu poi così difficile. Entrambi erano già lubrificati in abbondanza, e questo favorì la penetrazione. Centimetro dopo centimetro, l’asta si fece strada all’interno del suo corpo, finché l’uomo non riuscì a farla entrare praticamente tutta. Era seduta a cavalcioni su di lui, con quell’uccello lungo e grosso tutto dentro la fica. Gli mise le braccia intorno al collo, e si avvicinò per baciarlo. Lory accarezzò la testa di entrambi e poi si unì al bacio, infilando la propria lingua tra le due che già erano impegnate in una furiosa danza.
Intanto Marta cominciò ad ancheggiare, a muovere ritmicamente il bacino e il fondoschiena. Sentiva quel cazzone scivolare dentro di lei, e la sensazione la faceva godere come… come una troia. Sì, in quel momento si sentiva troia: per quanto non amasse quella parola, non avrebbe saputo trovarne una migliore per definirsi, mentre scopava in giardino quell’uomo di cui non conosceva neanche il nome.
In breve si ritrovò a cavalcarlo con foga: era lei a dare il ritmo alla penetrazione, stava saltellando sul suo cazzo, e più lo sentiva sbatterle dentro, più le sue urla di godimento si facevano intense.
Intanto l’uomo le stava stringendo le tette come in una morsa, strizzandogliele fin quasi a farle male. La bocca di lui, invece, era impegnata in altro. Ora infatti Lory gli aveva proteso il seno proprio davanti alla faccia: se lo teneva da sotto con le mani, come a porgergli quei capezzoli duri come chiodi che lui, senza farsi pregare, le stava baciando e leccando. A completare quello spregiudicato triangolo era proprio il bacio tra le due donne, tornate a limonare come due ragazzine.
A staccare le loro bocche fu lui, quando a sorpresa afferrò saldamente Marta sotto le cosce e si mise in piedi, alzandola di peso. Sorpresa da una tale intraprendenza, la ragazza si legò al collo con più forza e gli cinse le gambe attorno alla vita, per paura di cadere. Ma ben presto si rese conto che il rischio non c’era: l’uomo la sorreggeva senza apparente sforzo, e intanto continuava a stantuffarla con sempre maggior vigore, accompagnando ogni affondo con un grugnito. Lei invece non riusciva più a trattenere i gemiti… L’ultimo fu quello che accompagnò l’ennesimo orgasmo della sua giornata. Stavolta meno “bagnato” di altre occasioni, ma non per questo meno soddisfacente. Nel godere chiuse gli occhi e appoggiò la testa alla sua spalla, mentre gli spasmi del bacino resero inequivocabile anche a lui come la ragazza avesse appena raggiunto il piacere.
Un minuto dopo, non avvertendo più una risposta fisica da parte sua, la appoggiò con delicatezza sul lettino e tirò fuori il pene, ancora durissimo. Era venuto da poco, e per una seconda eiaculazione avrebbe avuto bisogno di ulteriore stimolazione. Per sua fortuna, anche Lory aveva un gran bisogno di essere stimolata. Quando si voltò, infatti, la trovò sdraiata sull’altro lettino, a gambe larghissime. Con le dita si stava stuzzicando il clitoride.
‘Non sarai mica stanco? – gli disse – Ora tocca a me, stallone…’.
L’uomo non se lo fece ripetere. Dopo aver bevuto altri due sorsi della sua birra per reidratarsi, si avvicinò a grandi passi, e un paio di secondi dopo si stringeva l’uccello con la mano per introdurlo fino alla vagina della donna. Di nuovo, la penetrazione fu favorita dal fatto che lei fosse già bagnatissima. Fu solo quando lo sentì entrare fino in fondo, con una spinta poderosa, che Lory si rese conto di cosa aveva provato la sua amica e amante. Nel sentire quel bastone duro riempirle la fica, si morse un labbro e portò la mano al capezzolo, che tirò fin quasi a farsi male. L’uomo intanto si era messo in ginocchio e l’aveva sollevata dalle gambe, facendole posare le caviglie sulle sue spalle. E ora la stava penetrando con forza, ad un ritmo costante.
Lory chiuse gli occhi, e si godette la sensazione di quel pezzo di carne fra le cosce. Stava vivendo una situazione estrema che mai aveva provato in vita sua, le endorfine rilasciate dal cervello la stavano portando a un nuovo livello di estasi, le sembrava quasi che il suo corpo fosse dotato di vita propria.
Poi a un certo punto riaprì gli occhi, e a sorpresa si ritrovò con la fica di Marta in faccia. La ragazza era salita a sua volta sul lettino, e stava baciando l’uomo con passione. La vide scendere più giù, usare la lingua per leccargli il petto e la pancia, fino ad arrivare a quel cazzo pulsante che spingeva fra le gambe di Lory. La osservò mentre lo afferrava e lo estraeva, per poi infilarselo in bocca, ancora caldo e gocciolante dei suoi umori. Con il dito medio la sentì invece entrarle nella vagina, quasi per rimpiazzarlo. Dopo alcune leccate, tuttavia, lo ricondusse di nuovo all’entrata delle grandi labbra, facendogli riprendere la penetrazione.
Inebriata dal profumo della ragazza, Lory le strinse le mani sui glutei e si portò la fica fino alla bocca, iniziando a leccare avidamente. Dall’altra parte Marta faceva lo stesso sul monte di venere, godendosi da pochi centimetri di distanza la scopata dei suoi due partner.
Poi lui volle cambiare posizione. La fece girare e la mise a quattro zampe, e afferrandole saldamente il culo iniziò a penetrarla da dietro con sempre maggiore foga, mentre Marta rimase sdraiata sotto di lei, a gustarsi la danza di quelle tette che rimbalzavano sopra la sua testa.
‘Dai, fino in fondo, ancora di più!’ iniziò a incitarlo Lory, senza timore di essere sentita dalle case vicine. Ormai era pronta anche lei a venire. E di nuovo, come era successo poco prima, lei raggiunse l’orgasmo prima di lui. Un urlo intenso fu accompagnato da una serie di spruzzi che gli bagnarono tutto il cazzo, lei era nuovamente esplosa in un fragoroso squirting.
Sfinita, si sdraiò sul lettino al fianco di Marta. Da quella posizione, accarezzandosi reciprocamente, le due ragazze osservarono in controluce la figura imponente dell’uomo, che in piedi a un passo da loro si stringeva il pisello nella mano, masturbandosi ad un ritmo forsennato. Fu questione di pochi secondi, e le due iniziarono ad avvertire una serie di schizzi colpire i loro corpi. L’uomo stava sborrando di nuovo, e gli spruzzi furono tutti per il loro seno, lo stomaco, le gambe.
Rimasero lì ferme, ansimanti, per diverse minuti. Quasi si assopirono, sfinite da una serie tanto memorabile di orgasmi.
A ridestare l’attenzione di Lory fu un movimento dell’uomo: con la coda dell’occhio lo vide rialzarsi in piedi e dirigersi verso la piscina. Quando intuì quello che stava per fare, diede un bacio sulla fronte alla sonnolente Marta e si alzò anche lei. A piedi nudi, senza far rumore, si avvicinò all’uomo, e man mano che la distanza si riduceva, diventava più chiaro quello che lui stava facendo. Quando finalmente gli fu a fianco, lo poté osservare da vicino mentre urinava nella piscina. Con la mano si reggeva il pisello, non più dritto ma comunque possente, dal quale usciva un getto intenso di pipì, che andava a perdersi nell’acqua. Lui si accorse della sua presenza e la guardò, ma non smise di fare ciò che stava facendo. Lei per tutta risposta gli sorrise. E poi, accarezzandosi fra le gambe, si accovacciò. E pochi secondi dopo iniziò a sua volta a urinare.
Un gesto liberatorio, forse il più audace di una giornata tanto spregiudicata, che accompagnò con un lungo sospiro. In un silenzio quasi irreale, quei due zampilli di pioggia gialla che si infrangevano nell’acqua della piscina diventarono un rumore assordante. Lory li ammirava, godendosi quella situazione di libertà assoluta che mai aveva provato in maniera così intensa nella sua vita.
Quando il getto si quietò, ancora un po’ gocciolante si rialzò in piedi, e guardò l’uomo in quegli occhi di ghiaccio.
‘Io sono Lory’, gli disse semplicemente.
‘Antonio’.
Avevano appena scopato come dei selvaggi, erano nudi l’uno di fronte all’altra, ma paradossalmente si stavano presentando solo in quel momento. Quando lui accennò a una stretta di mano, Lory mancò di proposito il bersaglio e invece del palmo andò a stringergli il pene.
‘Molto piacere, Antonio’ sussurrò, facendolo oscillare su e giù come in una vera stretta di mano.
E mentre già iniziava a sentirlo crescere nuovamente sotto le dita, furono interrotti. ‘Io sono Marta, comunque’ disse la ragazza che di soppiatto era giunta fino alle loro spalle, con un tono fintamente piccato per essere stata momentaneamente lasciata da parte. I due risero, ma lei non se ne curò e, passando proprio in mezzo a loro per dividerli dispettosamente, si tuffò in piscina. Immediata fu la reazione di Lory, che la seguì a ruota. In acqua le due si ritrovarono subito, per l’ennesimo bacio della giornata. E poi, abbracciate e con lo sguardo languido verso l’uomo, quasi in coro gli chiesero maliziose: ‘E tu, non vuoi raggiungerci?’. Una domanda retorica, in fondo la risposta la conoscevano già.
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Il momento della loro ultima cena era infine giunto. Quella settimana era volata, e l’indomani mattina Marta e Riccardo sarebbero ripartiti presto. Avevano deciso di passare la serata tutti insieme, proprio in villa, dove gli uomini le avevano raggiunte un paio d’ore dopo che il giardiniere Antonio le aveva lasciate. Se n’era andato proprio così come era venuto, all’improvviso e con poche parole. Loro per fortuna avevano avuto tutto il tempo di mettere a posto la piscina, eliminando ogni… traccia, nonché di farsi un’altra doccia insieme, per infine agghindarsi di tutto punto per i loro uomini.
‘Mi sembri diversa’ disse Francesco a Lory, di punto in bianco. Lei, che stava apparecchiando la tavola del salone, rimase interdetta. Si voltò verso di lui, senza dire una parola, timorosa che potesse aver capito qualcosa. Lui si avvicinò, le sistemò una ciocca di capelli dietro all’orecchio, e le disse: ‘Non lo so, mi sembri più felice’. Lei a quel punto sorrise, e in punta di piedi gli diede un bacio sulle labbra.
‘Metto un po’ di musica per fare atmosfera, che dici? – aggiunse allora lui, dirigendosi verso il modernissimo impianto stereo dello zio – Ho una chiavetta con una compilation delle nostre canzoni preferite…’.
Lei annuì, compiaciuta, e terminò di apparecchiare.
Pochi minuti dopo, anche Marta e Riccardo rientrarono nel salone. Per diversi minuti erano stati in giardino, proprio nel luogo dove in quella giornata era successo di tutto.
‘Che succede?’ chiese Lory, notando subito come ci fosse qualcosa di strano nei loro volti.
‘Dobbiamo dirvi una cosa’ commentò il ragazzo, che pareva visibilmente emozionato. Marta invece teneva lo sguardo basso.
Nessuno degli altri tre proferì parola, in attesa che Riccardo parlasse. E alla fine, lo fece in maniera trionfale: ‘Ho chiesto a Marta di sposarmi, e ha detto sì!’ esclamò sorridente.
Francesco fu il primo a reagire. Fece un applauso e subito andò ad abbracciare entrambi, per congratularsi.
Lory invece in un primo momento rimase in disparte, silente. Così come stava facendo Marta.
‘Bisogna brindare! – disse Francesco – Vieni, so che c’è una cantina fornitissima al piano di sotto!’.
Quando gli uomini si allontanarono, le ragazze si guardarono finalmente negli occhi. E poi, lentamente, camminarono una verso l’altra.
‘Congratulazioni!’ le disse Lory, abbracciandola. Si sforzava di sorridere.
‘Grazie’ rispose Marta, stringendola forte.
‘Ma scherzi? Sono davvero felice per voi, tesoro’.
‘No… – puntualizzò Marta seria, guardandola negli occhi – Ciò che voglio dire è… Grazie per questa settimana’.
Lory sorrise, ora entrambe avevano gli occhi lucidi. Sempre abbracciate, appoggiarono l’una la fronte su quella dell’altra. Marta pensò a quanto avrebbe voluto che quel momento durasse per sempre… ma non era possibile. Le loro vite dovevano ripartire da dove le avevano messe in pausa.
In cuor suo, non sapeva se era davvero pronta a sposarsi. Ma di certo non si sentiva pronta a buttare all’aria, da un giorno all’altro, quella vita che fino a una settimana prima era convinta di voler vivere.
Si guardarono ancora, e poi si scambiarono un ultimo, intenso, romantico bacio.
‘Agli sposi!’ esclamò Francesco rientrando nella stanza, brandendo una bottiglia di spumante.
Le due si divisero appena in tempo, da quello che sembrava un semplice e innocente abbraccio.
‘Amore che fai, piangi?’ chiese Riccardo, porgendo un calice alla sua futura moglie. Lei, asciugando la lacrima sulla guancia col palmo della mano, gli rispose semplicemente: ‘è perché sono felice’. In quel momento, a Lory bastò un fugace sguardo per comprendere in pieno il suo vero stato d’animo.
‘A Riccardo e Marta!’ annunciò trionfante Francesco.
E proprio nell’istante in cui i quattro avevano alzato i calici, per brindare, allo stereo era partita una nuova canzone. La musica di sottofondo aveva iniziato a diffondere alcune note che subito erano parse familiari sia a Lory che a Marta.
“Close the door, put out the light / You know they won’t be home tonight / The snow falls hard and don’t you know? / The winds of Thor are blowing cold…”.
In un istante, anche se non potevano saperlo, la mente di entrambe ritornò alla stessa mattina. Sembravano passate settimane, mesi… e invece erano stati solo pochi giorni. Giorni nei quali avevano riscoperto loro stesse, nei quali si erano mostrate l’una all’altra senza alcun tipo di filtro, imparando a conoscersi e a volersi bene. Le due ragazze si scambiarono l’ennesimo, intenso sguardo. E, senza dire nulla, nelle note di quella canzone si riconobbero.
“They choose the path where no one goes / They hold no quarter”.
‘