Me lo avevano detto, ma la voglia di partire con lei era tale che me ne sono fregato di chi mi avvertiva che avrei trovato un gran caldo.
Io avevo solo voglia di partire con lei e non mi importava nulla del clima che avrei trovato, il primo last minute disponibile era per Gran Canaria e, per una volta che eravamo riusciti a sistemare ex coniugi, rispettivi figli e altre seccature’ volevo solo partire con lei, Clara.
Clara era una gran bella ragazza di trentacinque anni, slanciata con le giuste curve femminili, mora, focosa tanto quanto un attempato signore come me, ansioso di giocarsi le ultime carte prima della vecchiaia, poteva apprezzare e reggere.
Già in aeroporto ero orgoglioso, felice ed eccitato al fianco di lei, che per viaggiare aveva scelto un completo di lino bianco tanto leggero che lasciava intravedere il tanga bianco e la totale assenza di reggiseno.
Alla mia dichiarazione di apprezzamento, lei aveva affermato di voler godere in piena libertà del tempo insieme, facendo tutto ciò che la nostra situazione ci aveva per mesi impedito.
Il tempo di arrivare, prendere possesso della camera e cambiarci per essere più liberi, e poi via verso le famose dune di Maspalomas, per un fine pomeriggio di sole integrale ed un tramonto romantico.
Lunga passeggiata sotto il sole ancora cocente, ed ecco le dune, famose per la loro bellezza e la frequentazione nudista, due ottimi motivi per una approfondita visita.
La camminata ci aveva messo sete e non abbiamo saputo resistere la richiamo del chiringuito, che prometteva birra gelata.
Troppo buona quella birra, ce ne scolammo due a testa, seduti uno di fronte all’altra, con me che occhieggiavo sotto il corto e leggero copricostume giallo che Clara aveva indossato sopra la sua totale nudità, impreziosita pure dalla totale depilazione della figa.
Rinfrescati dalle birre, ci dirigemmo verso le dune interne per godere del sole, che nel frattempo si era fatto meno intenso, seguendo le orme di un’altra coppia trentenne, di aspetto decisamente nordico, che avevamo già notato all’arrivo all’aeroporto e poi al chiringuito.
Entrambi alti e biondi, bel fisico, lei capelli lunghi e lisci, un pareo legato in vita ed un reggiseno bianco.
Salendo le dune, io seguivo Clara che mi offriva lo splendido panorama delle sue chiappe nude, ed allargava le gambe per offrire alla camminata sulla sabbia maggiore presa, mostrando così il delizioso buco del culo e le tenere labbra della figa.
Dopo una mezzora, la mia usurata vescica cominciava a ricordarmi le due birre bevute, ma tale stimolo era contrastato dall’eccitazione provocata dalla visione del culo di Clara.
Anche su Clara, del resto, la birra stava producendo i propri effetti, tanto che, quasi sul crinale di una duna, si voltò per dirmi
‘Mi scappa la pipì, appena scolliniamo la faccio’
Sollevando nel contempo la minuscola gonna e mostrandomi la figa.
Non potevo che approvare il programma e mi affrettai sulla salita per non perdermi lo spettacolo.
Giungemmo insieme sul crinale, oltre il quale c’era subito un piccolo avvallamento, occupato dalla coppia nordica: lei, accosciata, con il pareo alzato intorno alla vita, gambe completamente aperte e fighetta al vento, che pisciava un gran getto mentre lui, chinato davanti a lei, la riprendeva con la videocamera.
Dopo un primo momento di imbarazzo, durante il quale, però, il mio sguardo si era fissato su quella figa decorata da un cespuglietto dorato, ci mettemmo tutti a sorridere: in fin dei conti, se eravamo in quel luogo, significava che eravamo tutti ben disposti a lasciare che qualcuno ci vedesse nudo, e cosa meglio di una coppia di gradevole aspetto come pubblico?
Clara si portò subito la mano alla figa, perché la risata aveva incrementato lo stimolo, con un gesto che mi ha sempre eccitato tanto.
Poi mi fece una smorfia, come a chiedere il permesso, e quindi si accosciò anche lei con la figa depilata in piena vista della coppia, iniziando a pisciare con un getto lungo e teso.
Io da un lato ero tranquillo, perché il nordico aveva riposto la videocamera, dall’altro ero tesissimo perché la vista della bionda che faceva pipì, sommata a quella di Clara che spruzzava guardata dal nordico, mi aveva fatto tirare il cazzo anche se il mio stimolo di pisciare era impellente.
Situazione imbarazzante, anche perché la nordica guardava con un sorriso di simpatia il mio costume evidentemente gonfio.
Finito di pisciare, Clara si rialzò senza asciugarsi, altro particolare per me eccitante, e, accorgendosi del mio stato, mi sorrise dicendomi:
‘Occorre provvedere’.
Ci accomiatammo quindi dai nordici con un ultimo sorriso e ci allontanammo verso un’altra duna, sovrastata da un gruppo di arbusti che potevano offrire un certo riparo alla vista: l’intento di Clara era infatti chiaro, ridurre la mia persistente erezione, che peraltro nel tragitto continuava a coltivare, sia esponendomi chiappe e figa, sia accarezzandomi il cazzo.
Giunti finalmente agli arbusti, stendemmo l’asciugamano e ci togliemmo i pochi indumenti, quindi Clara mi fece stendere e si posizionò sopra di me mettendomi la figa in bocca ed impadronendosi del mio cazzo.
La figa di Clara era profumata di suo e dei residui della pipì appena fatta, e la mia eccitazione trovò ben presto sfogo nella bocca che mi succhiava avidamente.
Una volta venuto, potei finalmente alzarmi per pisciare ma, una volta in piedi, mi resi conto che i nostri amici nordici si erano accampati sulla duna di fronte, da cui godevano di una ottima visuale sulle nostre acrobazie.
Decisi di fregarmene e pisciai allegramente in vista, anche perché, come feci notare a Clara, la nordica era inginocchiata di fronte al nordico e gli stava somministrando un glorioso pompino.
Ci godemmo lo spettacolo e poi ci stendemmo al sole fino al tramonto quando, con un gesto della mano, salutammo i nordici e ci avviammo verso l’albergo per cambiarci.
Poi cenetta deliziosa, sia per il cibo, sia per la conversazione, che ebbe ad oggetto il comportamento dei nordici e nostro nel pomeriggio, con Clara che mi chiedeva se mi era piaciuto, se mi ero trovato in imbarazzo e se ero geloso, e io che le rispondevo di averla trovata deliziosamente indecente, addebitando la nostra sfacciataggine all’euforia alcolica prodotta dalla birra.
Tornammo all’albero passando per il lungomare, dove gli effetti della sangria si fecero imperiosamente sentire sulle nostre vesciche.
Clara indossava un vestitino a sottoveste a fiorellini provenzali e null’altro, come mi aveva già fatto ampiamente vedere, e si portava continuamente la mano all’inguine, così attraversammo la spiaggia verso la riva del mare.
Sul bagnasciuga, Clara allargò i piedi e sollevò la parte anteriore del vestito e, guardando il mare, pisciò allegramente in piedi.
Era uno spettacolo favoloso vedere il suo schizzo che, nella semioscurità, sembrava quasi fosforescente nel raccogliere le luci che venivano dal lungomare, ed io cercai di intercettare il suo getto con il mio.
Ci sentimmo liberi e un po’ perversi, ma ci accorgemmo poi, continuando la passeggiata in spiaggia, che era uso comune che maschi e femmine approfittassero della semioscurità per pisciare, anche in gruppo.
Arrivammo in albergo, ebbri di allegria e fuggimmo in camera, entrare e spogliarci fu un tutt’uno, i capezzoli di Clara erano tesi come il mio cazzo, la sua figa imperlata di piscia e di ciprino, la spinsi sul letto e cadde a cosce aperte, mostrando l’interno roseo della figa: era appetitosa come non mai; la leccai, la morsi, la divorai, con le sue secrezioni che colavano nella mia bocca e bevevo avidamente, si contrasse tutta nell’orgasmo, poi si rilasciò, mollando una dolce piccola pisciata che bevvi avidamente; il cazzo mi tirava da morire, ma Clara era esaurita, quasi in coma, mi presi in mano l’uccello e bastarono pochi colpi per originare un getto di sborra che si infranse sul suo petto, lo sparsi sulle mammelle turgide e lei ne prese un po’ con un dito e lo portò alla bocca
‘Come è buono, è più buono del solito’
Poi crollò in un sonno ristoratore, come era bella ed indifesa, con le cosce semiaperte, appoggiai una mano unta di sborra sulla figa e partii anche io per il mondo dei sogni.
Non volevo credere di essermi svegliato con Clara nuda e profumata nel letto accanto a me, eppure era vero.
Dolcissimo risveglio di baci fragranti, dell’odore dei corpi e deliziosa visione del culo di Clara che, fuggendo dal letto al grido di
‘Mi scappa’mi scappa’.’
corre in bagno, ma sono più veloce e, seduto sul water per poter pisciare nonostante la semi erezione, mi gusto lei che si infila in doccia per una scrosciante pipì, in piedi ed in bella vista,.
Poi lunga doccia insieme, lavandoci reciprocamente, indugiando su pisello, passera e buchini, e fra una carezza e l’altra Clara commentava, questa volta senza l’effetto disinibitore dell’ebbrezza alcolica, le mie evidenti reazioni alla pipì sua e della nordica del giorno prima.
Dopo colazione, all’uscita dall’hotel per un giro in paese, fummo aggrediti dal caldo soffocante, e Clara si rallegrò subito di aver indossato solo una camicia di garza, lunga quel tanto che bastava ad evitarle l’arresto immediato, ma corta quel tanto da consentirle di esibirmi, con piccoli e studiati movimenti, il fiore della sua fica depilata e il bocciolo del suo buco del culo.
La rassegna delle vetrine, normalmente noiosa, era rallegrata dai piegamenti di Carla a beneficio mio e dei, peraltro pochi, passanti, e solo quando fui stremato dal caldo Clara mi trascinò al fresco in un negozio di scarpe, dove chiese di vedere dei sandali con il tacco, ma che fossero resistenti all’acqua.
La domanda mi incuriosì, ma venni subito distratto da Clara che, seduta a gambe larghe, provava una serie di sandali vertiginosi per la gioia mia e del commesso, che si affannava a inginocchiarsi per farglieli provare!
Solo all’uscita, chiesi a Clara, che calzava i suoi nuovi sandali alla schiava, conto della strana richiesta, e lei mi rispose:
‘Mi scappa la pipì’.!!’.
Rimasi interdetto e capii solo quando lei si piazzò sul marciapiede a gambe leggermente allargate e, approfittando della ormai consueta assenza di mutandine, iniziò a sgocciolare un rivoletto di pipì.
Mi sorrise e mi disse :
‘Non posso spingere, altrimenti mi bagno la gonna’
e così rimase un tempo, che a me parve eterno, a sgocciolare, lasciando infine una larga chiazza sul marciapiede, sotto lo sguardo stupito di due ragazzi che non si erano persi la scena.
Mi disse
‘Vedi, mi sono schizzata i sandali, ma questi posso lavarli’
e come nulla fosse prese la strada verso l’hotel.
Lo so, non sta bene, ma non mi trattenni dall’infilare la mano tra le sue chiappe per raccogliere le ultime gocce dalla sua figa.
Si era fatto tardi, e decidemmo di andare direttamente a pranzo al chiringuito sulla via delle dune.
Al chiringuito, in riva al mare, si stava bene, all’ombra e con un po’ di brezza, ed indugiammo parecchio mangiando insalata e bevendo Corona gelata fra altri avventori di varie età, ma tutti ugualmente poco vestiti, tra cui un gruppo di ragazzi e ragazze spagnoli che indossavano solo leggeri parei sopra la loro evidente nudità, del resto si era nella zona naturista della spiaggia.
Periodicamente, ragazzi e ragazze del gruppo si alzavano e si allontanavano sparendo dietro la piccola baracca, e ritornavano poco dopo, evidentemente andavano a pisciare la birra che stavano copiosamente bevendo.
Clara si accorse che seguivo le loro mosse e, ammiccando, mi chiese se volevo andare a vedere; risposi
‘Andiamo insieme’
e, quando due ragazze si alzarono e si diressero dietro la baracca, le seguimmo tenendoci per mano.
Le vedemmo avviarsi verso un gruppo di tamerici a circa 20 metri dalla baracca e le raggiungemmo dietro ai cespugli mentre entrambe erano accosciate, a gambe ben aperte e dalle loro fighe molto pelose traboccava un getto intenso di pipì.
La scena era impreziosita dal particolare che, nel frattempo, le due ragazze, compiendo una vera acrobazia, si stavano limonando di gusto.
Ci videro ma non fecero caso a noi, continuando nelle loro attività, e Clara, credo per aver modo di gustare la scena fino in fondo, mi disse
‘Su forza, fai questa pipì’
ed anzi mi abbassò il costume estraendo il pisello e tenendolo in mano per dirigere il getto che, con qualche sforzo vista la semierezione, riuscii finalmente a produrre.
Le ragazze si alzarono e tornarono verso il chiringuito, senza asciugarsi e senza badare a noi, mentre io chiedevo a Clara se non volesse pisciare anche lei.
Clara mi rispose che stava scoppiando, ma voleva farla o davanti a qualche bel ragazzo, visto che io mi ero goduto la scena, oppure trattenerla fino a quando non fosse uscita involontariamente, magari camminando.
Prendemmo quindi la via delle dune sotto il sole ancora cocente, con Clara che mi diceva continuamente
‘Sto scoppiando, meno male che ho i sandali impermeabili’
e ci dirigemmo al gruppo di arbusti del giorno prima, anche in cerca di un po’ di ombra.
Sull’ultima salita, Clara perse un po’ il controllo e fui estasiato alla vista dello spruzzo che uscì dalla sua figa mentre allargava le gambe per cercare appoggio sulla sabbia.
Arrivati in vetta, ci accorgemmo che l’ombra degli arbusti era già occupata dalla coppia nordica del giorno prima, che ci fece cenno di avvicinarsi mentre molto cortesemente spostava il proprio telo da mare per farci posto.
Ci sistemammo quindi di fianco a loro mentre Clara dava chiari segni di impazienza, ci spogliammo del poco che indossavamo e ci sistemammo sull’asciugamano steso all’ombra, ringraziando con un sorriso la coppia.
Clara non riusciva più a trattenersi e, sapendo già la mia risposta, mi chiese
‘Ti sembra sconveniente se piscio davanti a loro? Non voglio camminare sulla sabbia rovente’
Io risposi che tanto ci eravamo già visti fare pipì, e del resto assentiva anche la coppia che, dal fatto che Clara si teneva la mano sulla figa, aveva capito benissimo qual’era il problema.
Clara allora si alzò, si spostò appena dal telo e si mise accosciata verso di noi, a gambe completamente aperte, pisciando un gran getto che non raggiunse il telo solo perché ne diminuì a tempo l’intensità.
Senza asciugarsi, poi si rialzò e si stese di nuovo al mio fianco.
Ci sembrava doveroso ringraziare la coppia per averci concesso ospitalità all’ombra, e quindi estraemmo dalla borsa termica due birre gelate e le porgemmo loro, che ringraziarono e, con l’occasione, si presentarono come Jorg e Ulla.
In realtà, della presentazione capimmo a malapena i nomi e la provenienza baltica, poiché la rispettiva ignoranza delle lingue impediva, nonostante la evidente buona volontà, una comunicazione articolata.
Ma la buona volontà sopperisce a qualsiasi difficoltà, e quindi a cenni e smorfie imbastimmo una sporadica conversazione, che mi consentiva anche di ammirare la figa di Ulla ed il suo curato boschetto di peli biondissimi.
Nel frattempo, intorno a noi si era formata una nutrita colonia di guardoni, tutti maschi e di non gradevole aspetto, che avanzavano centimetro per centimetro fino a conquistare le migliori visuali sulle fighe delle nostre compagne, ed a costituire una presenza imbarazzante e fastidiosa.
Le ragazze cominciavano a smaniare e rimasi quindi ammirato per l’inventiva di Jorg, che estrasse la videocamera iniziando una ripresa circolare e scandendo un’unica ma chiara parola:
‘YOUTUBE!’
Assistemmo ad una veloce ritirata dei guardoni su posizioni di retrovia, dalla quali potevano guardare ma senza imbarazzarci.
Jorg ripose allora la videocamera e si alzò solo per mollare una copiosa pisciata sotto lo sguardo attento delle ragazze, che ammiravano la cospicua misura del suo cazzo.
Poi anche Ulla si levò dal telo e, piegando appena le ginocchia a gambe larghe, ci offrì la visione del suo splendido buco del culo che si contraeva nello sforzo di emettere un getto sottile e teso di pipì, che rilasciava anche una serie di minuscoli spruzzetti accessori che si posavano come rugiada sui peli della figa.
La visione non mi aveva lasciato indifferente, e Clara mi mise la mano sopra al cazzo in segno di proprietà, salvo però peggiorare l’effetto eccitante che la rosellina chiara del culo di Ulla aveva iniziato a produrre.
La mia erezione era di tutta evidenza, ma venni sollevato dall’imbarazzo dal gentile sorriso dei nordici, che iniziarono senz’altro a masturbarsi a vicenda.
Clara si portò la mano sulla figa dicendo
‘Mi tira e mi scappa!’
e nel frattempo proseguiva la sega, finchè disse
‘Voglio venire pisciando’
e mi abbandonò inginocchiandosi sulla sabbia tutta protesa in avanti affinché io potessi vedere il suo buco del culo ed il dito che si infilava tra le labbra della figa.
Io mi stavo segando, ma quando vidi i primi spruzzi di pipì non resistetti e mi avvicinai per leccarle culo e figa e ricevere in bocca la sua pipì.
Clara pisciava e godeva del suo dito e della mia lingua, mentre io mi segavo furiosamente finchè venni copiosamente sulla sabbia.
Solo allora mi ricordai che non eravamo soli, ma voltandomi vidi che i nostri nuovi amici avevano gradito la scena ed erano ormai sul punto di godere, Jorg nella bocca di Ulla che nel frattempo veniva masturbata con un dito in figa ed uno in culo.
La temperatura si era fatta meno torrida, e ci stendemmo quindi al sole, addormentandoci anche per una mezzora, e sul far del tramonto cominciammo a raccogliere la nostra roba da mare, imitati dai nordici che si avviarono poi insieme a noi, tutti tenendo in mano quei pochi vestiti che avevamo.
Ormai in vista del chiringuito, Clara si fermò e si mise una mano sulla figa; tutti ci fermammo e lei, così nuda in piedi sui sandali con il tacco, divaricò le gambe e iniziò pisciare; subito Ulla si mise di fianco a Clara nella stessa posizione e scattò la competizione tra le ragazze a chi pisciava più lontano.
Jorg ed io facemmo il tifo come allo stadio, e quindi ci rivestimmo e ci salutammo, facendo intendere che ci saremmo rivisti la mattina successiva, magari un po’ più presto per godere di una temperatura più mite.
Dopo la doccia in hotel, Clara indossò una maglietta a canottiera e una minigonna di jeans corta e scampanata, e ci avviammo sul lungomare per cercare un ristorante direttamente sulla spiaggia.
Trovammo una graziosa baracca con lunghi tavoli posati direttamente sulla sabbia sotto una bella pergola e buona musica e, una volta seduti, cominciammo ad osservare gli altri clienti, rilevando la totale assenza di bambini e anziani, evidentemente scoraggiati dal caldo atroce del periodo.
Optammo per piatti di pesce accompagnati da un vino bianco secco e decisamente traditore, tanto che la nostra conversazione scivolò spudoratamente sui fatti della giornata e, presumendo che i nostri vicini non capissero l’italiano, ci lanciammo in una ardita discussione sui pro e contro della depilazione totale di figa, in particolare soffermandoci sul pelo di Ulla, discutendo se sarebbe stata più affascinante completamente depilata.
Passammo poi a parlare di depilazione maschile, e quindi tornammo ad esaminare gli effetti che la presenza o meno di pelo poteva avere sul getto della pipì femminile.
Clara, di fronte a me, si muoveva spesso nella conversazione, ed io pensavo che fosse causa sia dell’argomento che trattava con passione sia della scomodità della panca su cui sedevamo, finchè mi disse
‘Vedi, per esempio ora mi scappa la pipì, e se la facessi qui, senza i peli a frenare il getto, probabilmente arriverei a bagnarti i piedi’.
A sorpresa, la moretta quarantenne al mio fianco, intervenne nella conversazione e, con forte accento francese, disse in un corretto italiano:
‘Ha ragione la signora, anch’io mi depilo e la mia pipì ha un getto più lungo!’
Di fronte alla nostra evidente meraviglia, continuò
‘Mio nonno era italiano, ho ancora parenti in Italia che periodicamente visito e poi io e mio marito viviamo in Costa Azzurra, quindi i contatti con l’Italia sono frequenti, per questo parlo italiano.
Per l’argomento della conversazione non preoccupatevi, io e mio marito (accennando al quarantacinquenne brizzolato seduto di fronte a lei) periodicamente passiamo qualche giorno a Cap D’Agde, quindi non ci scandalizziamo di certo!’
Un brindisi con il famigerato vino bianco salutò la conoscenza di Fabienne ed Eric, e la conversazione fu ripresa proprio da Fabienne, che ci raccontò i suoi esperimenti con varie fogge di depilazione, per giungere infine a raccontarci del suo piercing clitorideo.
Anzi, poiché non le veniva in mente la parola per descriverne la foggia, Fabienne si girò verso di me ed alzò brevemente la gonna di stretch rosso per mostrarci la figa depilata ornata da un anellino recante una scintillante acquamarina.
Caso volle che in quel momento il cameriere stesse portandoci una nuova bottiglia di vino, e la sua posizione gli consentì una perfetta visione del gesto di Fabienne: gli sfuggì un sospiro che richiamò la nostra attenzione sulla sua faccia, e la sua espressione era tale che scoppiammo in una sonora risata, cui poi si unì anche lui prima di andarsene.
Clara aveva le lacrime agli occhi e si portò la mano alla figa, dicendo
‘Devo andare, non resisto più, se no mi piscio addosso’
e fece per alzarsi, quando Fabienne le disse
‘Siamo sulla sabbia, sposta il culo in avanti e piscia per terra, ora lo faccio anch’io’.
A me, per puro caso, cadde il tovagliolo e mi infilai sotto il tavolo, giusto in tempo per vedere che, sempre per caso, a Eric erano cadute le sigarette’
Le ragazze spostarono quindi il culo in avanti sulla panca e diedero inizio alla pisciata in contemporanea, Clara con un getto teso che raggiunse la mia mano posata a terra e Fabienne con una specie di doccia poiché il getto si spezzava contro il suo piercing.
Non potevo indugiare per molto sotto il tavolo, ma assistetti alle intere pisciate e poi passai dolcemente una mano sulla figa di Clara per asciugarla delle ultime gocce.
Rialzatomi, mi leccai la mano, e quel gesto non sfuggì a Fabienne, che ci disse che anche lei ed Eric amavano guardarsi mentre pisciavano, ed anzi qualche volta avevano assaggiato la pipì, trovando la cosa eccitante.
Mi accorsi allora che anch’io dovevo pisciare e copiai la tecnica delle ragazze estraendo il cazzo da una gamba dei larghi bermuda che indossavo e pisciando poi sulla sabbia, mentre Fabienne mi guardava approvando.
Scolammo poi la bottiglia di vino mentre Fabienne ci raccontava del folle ambiente di Cap D’Agde, ove spesso molti si davano al sesso esplicito in spiaggia ed era comune abitudine non chiudere le porte dei bagni pubblici.
Al momento di alzarci, ci accorgemmo che il vinello traditore influiva anche sulle gambe, e ci avviammo così barcollando lungo la spiaggia, oltre la luce diretta dei lampioni e dei vari locali.
Clara faceva la spiritosa, avanzando di qualche passo ed alzandosi la gonna per farci vedere ora il culo ora la figa, ma quando tentò una piroetta per far alzare la gonna, cadde rovinosamente sulla sabbia a gambe aperte e levate in alto.
Fu un attimo, invece di aiutarla a sollevarsi mi fiondai sulla sua figa esposta e cominciai a leccarla con passione, inebriato dal profumo di buona figa e dai residui della pisciata a tavola.
Clara mi prese la testa e se la strinse sulla figa cominciando ad ansimare, ma fummo richiamati da Fabienne ed Eric che ci ricordarono che, seppur la Spagna era un paese tollerante, eravamo un po’ troppo evidenti!
Parlavano loro’ con Fabienne che aveva estratto il cazzo di Eric dai bermuda e lo segava dolcemente, mentre Eric trafficava sul culo di Fabienne.
Però avevano ragione, così mi sedetti sulla sabbia, aprii la cerniera e tirai fuori il cazzo ormai duro da morire e Clara ci si sedette sopra impalandosi, in modo che la corta gonna mascherasse almeno qualcosa.
Fabienne approvò e disse che nella semioscurità poteva passare per un semplice abbraccio, e fece sedere Eric sistemandosi nella stessa posizione.
La necessità di agitarsi poco rese la scopata molto dolce, ma non meno piacevole, ed i movimenti lenti e controllati produssero un orgasmo molto violento e simultaneo di Clara e mio, dopo il quale rimasi dentro di lei e ci mettemmo a guardare Fabienne ed Eric che godettero quasi all’unisono.
Rimasero anche loro allacciati e ci stupimmo quando, dopo qualche minuto, sentimmo Fabienne mugolare di nuovo e capimmo che Eric, l’unico che non aveva pisciato a tavola, stava vuotandosi dentro la sua figa.
‘C’est bon!’
ci disse Fabienne, e ci suggerì di provare alla prima occasione, ma purtroppo il mio cazzo si era ormai smosciato ed era uscito.
I bermuda di Eric erano fradici, ma il caldo ancora potente li fece asciugare nel corso della passeggiata che proseguimmo sulla spiaggia.
All’altezza di un disco bar molto affollato, da cui proveniva una musica assordante, incrociammo un gruppo di ragazzi che si dirigeva verso il mare entrando per qualche passo nell’acqua bassa.
I 6 ragazzi assunsero la classica posizione maschile a gambe leggermente divaricate ed iniziarono a pisciare mentre noi li guardavamo di tre quarti, e le 5 ragazze, rivolte verso il mare, sollevarono le gonnelline e, a gambe molto aperte, pisciarono in piedi giocando, peggio dei maschi, con il getto che gorgogliava nel mare.
Ormai eravamo a non più di dieci metri da loro, Clara si mise la solita mano sulla figa e, tolti i sandali, mi prese per mano e si avviò anche lei nell’acqua bassa, mentre Fabienne si affiancava a me.
Carla ci guidò verso le ragazze, che non si scomposero ma ci guardarono con curiosità, e ci fece sistemare davanti a loro, con gesto sicuro abbassò la mia cerniera mentre con l’altra mano si sollevava la parte davanti della gonna, estrasse il mio cazzo e mi invitò a pisciare mentre anche Fabienne, vicino a me, sollevava fino alla vita il vestitino stretch.
Pisciammo così in contemporanea, mentre Clara giocava a stringermi il cazzo e rilasciarlo per creare spruzzi più potenti, sotto gli sguardi delle ragazze ed anche dei ragazzi che, nel frattempo, si erano avvicinati per vedere meglio lo spettacolo.
Il piercing di Fabienne venne molto apprezzato, e ragazzi e ragazze si avvicinarono per vederlo bene, confrontandolo con quello che due ragazze ci mostrarono orgogliosamente sulle giovani fichette, ed anche con quello che, con mio orrore, un ragazzo ci mostrò infisso nella cappella.
I ragazzi ci invitarono poi a bere qualcosa con loro, ma decisamente la giornata era stata già troppo movimentata per me, così promisi che un’altra sera saremmo andati a trovarli al Coco Blu.
Ci accomiatammo da Fabienne ed Eric, che ci dissero che il giorno dopo sarebbero andati in gita a visitare l’interno dell’isola, ma sarebbero stati felici di ritrovarci a cena allo stesso posto.
In hotel, solo un coccolo e mi addormentai con una mano tra le deliziose chiappe di Clara.
Ci svegliammo con la luce del primo mattino, ma ben riposati, e Clara mi diede un dolce buongiorno prendendomi in bocca il cazzo, già in tiro per il mattutino bisogno di pisciare.
Non volevo perdermi l’aroma della sua figa, le chiesi di girarsi e mettersi a 69 e mi tuffai nell’afrore accumulato durante la notte, cui si aggiunse un piccolo schizzo di pipì che, nell’allargare le gambe per mettersi a cavalcioni su di me, era sfuggito al controllo.
Clara mi minacciò
‘ guarda che ti lavo la faccia a letto’
ma io non volevo perdere l’attimo e continuai a leccarla con foga, finché non le chiesi di stendersi per poterla penetrare.
Mi stesi sopra Clara, che continuava minacciare di pisciare senza ritegno, e iniziai un lento e lungo movimento sfregandole anche la clitoride e andando a premere in fondo con tutto il mio peso.
Carla continuava a ripetere
‘mi scappa, mi scappa’
ma nel frattempo godeva, come me del resto, per la stimolazione della scopata e lo sforzo di trattenersi.
Stavo per venire, e Clara mi disse che sentiva tutto il cazzo sfregarle gli organi interni, premuti dalla vescica, e che le pareva di averne uno anche nel culo; a quelle parole, sborrai anche l’anima e il mio schizzo condusse anche lei all’orgasmo.
Appena riavutici, corremmo insieme alla doccia, mi posizionai con il cazzo sotto la figa di Carla e lei me lo lavò con una scrosciante pipì, finita la quale fu la mia volta di lavarle la figa con un una bollente pisciata a cazzo ancora semirigido.
Ci lavammo, questa volta con l’acqua, e ci asciugammo davanti allo specchio e, guardandosi la pancia, Clara disse
‘ecco perché mi sembrava di avere un cazzo anche in culo, guardami la pancia, da quando siamo arrivati non ho ancora fatto la cacca!’
Le risposi che neppure io l’avevo ancora fatta, ma che se volevamo arrivare in spiaggia prima del caldo avremmo dovuto muoverci subito, e che poi magari la passeggiata ci avrebbe stimolato, e poi, arrossendo, mi lasciai andare a dire che mi sarebbe piaciuto molto vederla cagare all’aperto.
Clara sorrise e mi rispose che l’avrebbe fatto volentieri per me e che anche lei voleva vedermi cagare, anzi per rendere, all’evenienza, le cose più semplici, era opportuno che entrambi indossassimo solo un pareo, legato ai fianchi io, drappeggiato al collo lei in modo che si aprisse quasi completamente ad ogni passo.
Prendemmo dunque una rapida colazione a base di frutta e andammo in spiaggia, con sosta al solito chiringuito, ancora quasi deserto, per un caffè, che magari avrebbe aiutato a muovere i nostri intestini.
Ci fermammo poco, e prendendo la via delle dune passammo dalla macchia che, il giorno prima, avevamo scoperto essere adibita a toilette del chiringuito, constatando che il solerte proprietario aveva già provveduto ad asportare le carte abbandonate dai clienti ed a livellare la sabbia.
Chiesi a Clara se era pronta ad approfittare della favorevole situazione, scavammo due buchette e ci accucciammo l’uno di fronte all’altra, sollevando i parei; provammo a spingere, ed ebbi la visione della figa di Clara che si allargava mentre il suo buco del culo si protendeva all’esterno, ma non uscirono che poche gocce di pipì.
Nel frattempo anch’io stavo spingendo, e la visione di Clara e il fatto di essere guardato da lei, mi stavano facendo gonfiare il cazzo.
Eravamo intenti ad i nostri inutili sforzi quando una vocetta argentina disse
‘Buenos dias’
e vedemmo la ragazza del bar, una deliziosa mulatta con i capelli crespi, vestita solo di un minuscolo perizoma, venire verso di noi con un rotolo di carta igienica in mano.
Evidentemente per lei la situazione era normale, del resto che problemi poteva farsi vista la nostra eloquente posizione?
La ragazza si mise vicino a Clara, scavò con i piedi una buchetta, si tolse il perizoma e si accucciò col culo bassissimo, esponendo la sua figa decorata da un ben disegnato cuore di peli corti e crespi, e per il resto depilata.
Partì subito un getto fortissimo di pipì che andò a formare una pozza ben oltre il bordo della buchetta, e poi sentimmo una specie di fruscio e dal suo culo uscì, in un attimo, uno stronzo marrone scuro di almeno 20 centimetri di lunghezza, la cui punta andò ad appoggiarsi sul fondo della buchetta, e tanto consistente da costringere la ragazza a sollevarsi un poco per poterne terminare l’espulsione.
La ragazza prese la carta e si pulì una volta, ma lo stronzo era tanto consistente che non aveva lasciato tracce sul buco; ad ogni buon conto, girò il culo verso Clara e, allargandoselo con le mani, le chiese
‘limpio?’,
Carla le fece segno di si e la ragazza si infilò il perizoma e ci salutò con un altro cordiale
‘Buenos dias’.
Il tutto era durato un tempo brevissimo, e l’unico commento di Clara fu
‘come la invidio, io proprio non ce la faccio a cagare’.
Neppure a me veniva lo stimolo, e riprendemmo la strada verso i nostri consueti arbusti.
Trovammo Jorg e Ulla già sistemati al sole e stendemmo il telo di fronte a loro, con il solito scambio di saluti e sorrisi.
Ci stendemmo al sole ancora sopportabile, e dopo una mezzora Clara mi chiese di spalmarle la crema protettiva sulla schiena, che cominciava a scottare.
Questa incombenza era sempre un piacere per me, e mi accinsi di buona voglia a spalmare anche il culo, soffermandomi poi tra le chiappe e, approfittando della crema, infilando dolcemente un dito nel culo di Clara.
Approfondii lentamente l’esplorazione, roteando il dito per allargare il buco, e Clara mi disse ‘continua, mi piace, e mi stimola la cacca’.
Evidentemente cacca è un termine internazionale, perché Jorg e Ulla, che fino a quel momento erano rimasti distesi, si misero seduti a guardare cosa stavamo facendo.
Io proseguii nella mia azione, e quando il mio dito medio fu quasi tutto scomparso nel culo di Carla, incontrai una massa dura come il pongo che occupava tutto il condotto.
Estrassi il dito e lo cosparsi nuovamente di crema, lo infilai nel culo ed iniziai a creare spazio tra lo stronzo ed il condotto, lubrificandolo.
Clara diceva
‘ecco, si così mi fai venire la cacca’
e i nostri amici, con espressione interrogativa, si misero la mano sulla pancia, ed al mio gesto di assenso fecero la faccia come per dire
‘capiamo!’.
Sentii che lo stronzo iniziava a muoversi e chiesi a Clara se voleva alzarsi, ma lei mi disse
‘ e dove vado, vuoi che cachi davanti a loro?’.
Risolse la situazione Jorg, che si alzò e scavò una buchetta all’ombra dei cespugli a tre o quattro metri dai nostri teli, ci si accoccolò sopra facendo mostra di spingere, ma solo pisciandoci dentro.
Clara allora si alzò, dicendo
‘ecco, ora dovrei cacare’
e si diresse alla buchetta, si piazzò a gambe larghe sopra di essa e flesse le gambe per mostrarci il suo culetto, con il buco allargato dal mio massaggio.
In quella posizione si mise a spingere, e vidi il buco allargarsi e comparire la testa di uno stronzo marrone scuro di almeno cinque centimetri di diametro.
Io mi ero seduto sulla sabbia ad un metro da Clara, e le dissi che la visione mi piaceva moltissimo e mi stavo eccitando, e lei mi rispose
‘inizia a toccarti il cazzo, poi ci penso io’.
Iniziai a segarmi mentre guardavo il buco di Clara che si allargava sempre di più, e con la coda dell’occhio mi accorsi che Ulla aveva preso in mano il cazzo di Jorg e nel frattempo si toccava la bionda fighetta.
Clara spingeva a tratti, emettendo dei mugolii, e lo stronzo pendeva dal suo culo per almeno 10 centimetri, e non accennava a finire.
Clara mi disse
‘spalmati il cazzo con la crema’
ed io obbedii, continuando a segarmi il cazzo ormai durissimo.
Clara spinse e lo stronzo uscì ancora, dilatando ulteriormente la rosellina, e finalmente un’ultima spinta lo fece uscire completamente e cadere nella buchetta.
Clara immediatamente arretrò e, approfittando che il suo culo era ancora dilatato, si sedette su di me voltandomi la schiena ed infilandosi d’un colpo il mio cazzo incremato nel culo.
Immediatamente iniziai a toccarle la clitoride mentre lei iniziava un movimento avanti indietro che mi fece subito sborrare; le mie violente contrazioni, unite alla masturbazione, fecero godere anche Clara, che si abbandonò su di me all’indietro e si rilassò tanto da lasciare andare un getto di pipì che, vista la sua posizione quasi distesa, si alzò con un grazioso arco nell’aria.
Clara girò il viso verso di me e, sempre con il mio cazzo nel suo culo, mi baciò appassionatamente; poi ci voltammo a guardare cosa stessero facendo i nordici, e li vedemmo intenti a scopare, lui steso e lei sopra.
Il movimento di Ulla accelerò, si stava evidentemente sfregando il punto G con il cazzo di Jorg, cominciò a gemere e, quando venne, inclinò il busto all’indietro, facendoci vedere bene la sua figa dalla quale, con una forte contrazione, partì un getto di pipì che arrivò al viso di Jorg.
Jorg evidentemente se lo aspettava, poiché aprì la bocca e se la fece riempire dal getto, inghiottendo poi avidamente il liquido mentre vedevamo le contrazioni del suo cazzo che sborrava.
Clara spinse fuori il mio cazzo dal suo culo, e io verificai che era quasi pulito; comunque eravamo tutti sudati perché il sole ormai era alto, e conveniva andare a fare un bagno in mare per lavarci e rinfrescarci, e poi attendere il pomeriggio all’ombra del chiringuito.
Coprii la buca contenente lo stronzo di Clara, feci cenno ai nordici che noi saremmo andati a lavarci ed a mangiare, e loro si unirono a noi scendendo verso il mare, anche loro vestiti, si fa per dire, con un pareo.
Dopo il bagno, ci sistemammo tutti e quattro ad un tavolo sotto la pergola del chiringuito, ordinammo delle insalate e due birre per me e Clara.
Jorg ed Ulla ordinarono invece due spremute di pompelmo rosa, e noi ci stupimmo che non si unissero a noi con la birra; Jorg allora ci fece una complicata pantomima per mostrarci a gesti il percorso della spremuta dalla bocca fino al cazzo, facendo poi un gesto di apprezzamento con la bocca, e capimmo che voleva dirci che il pompelmo rendeva la pipì di un gusto migliore se qualcuno avesse voluto berla, come gli era successo poco prima.
Prendemmo buona nota del suggerimento, e Clara mi disse che, appunto, il gesto di bere la pipì la intrigava, ma aveva sempre avuto paura di non apprezzare il sapore.
Scolammo tutti le nostre bibite prima ancora che arrivassero le insalate, ed ordinammo un altro giro, questa volta prendendo noi pompelmo e loro birra.
Il caldo fuori dall’ombra era terribile, e noi mangiammo di gusto le nostre insalate, bevendo come cammelli ed ordinando un altro giro di bibite: questa volta, però, provammo ad inventarci una sorta di radler mescolando birra e succo di pompelmo rosa.
Nonostante sudassimo molto, tutto quel liquido doveva prima o poi premere sulla vescica, e fu Ulla a compiere per prima quello che ormai era diventato un gesto internazionale, cioè a mettersi la mano sulla figa, che peraltro era rimasta in vista dopo che il suo pareo si era aperto e lei non si era curata di chiuderlo.
Clara fermò con un gesto Ulla che si stava alzando, le fece capire che, con quel caldo e la sabbia rovente non era il caso di uscire dall’ombra, e le fece cenno di guardare sotto il tavolo.
Capii che Clara aveva imparato bene la lezione di Fabienne, e non vedeva l’ora di diffondere la tecnica della pisciata a tavola.
Clara si spostò allora col culo fino al bordo della sedia, scostò i lembi del pareo, e sotto lo sguardo attento di Ulla e di noi due maschi cominciò a pisciare sulla sabbia.
Quando la sabbia iniziò a bagnarsi, iniziò anche a sentirsi il gorgoglio della pozzanghera che si stava formando, ma per fortuna il brusio delle conversazioni e la musica di sottofondo coprirono abbastanza il rumore che non richiamò l’attenzione dei nostri vicini.
Il rumore, però, era stato sentito benissimo da Ulla e la aveva stimolata ulteriormente, così anche lei avanzò col culo fino al bordo della sedia e cominciò a pisciare, imitata immediatamente da Jorg e da me.
Ulla aveva un getto forte ed intenso che raggiunse un piede di Clara, che sedeva di fronte a lei, e Clara si mise a ridere mentre Ulla, dapprima arrossita, prendeva coraggio e lavava completamente il piede di Clara.
Gli altri avevano ormai finito e si erano più o meno ricomposti, invece io, con il mio ormai vetusto apparato urinario, stavo ancora pisciando quando arrivò la ragazza mulatta del bar a chiederci se volessimo ancora qualcosa; era impossibile che lei, stando in piedi vicino a me, non si accorgesse di quello che stavo facendo, ed infatti mi guardò con un sorriso malizioso; poi si chinò piegando le gambe, come per sentire meglio la mia ordinazione, e mi fece cenno di guardare in basso tra i suoi piedi: stava pisciando anche lei attraverso il perizoma che costituiva il suo unico indumento!
La ordinai immediatamente un altro giro e lei, con grande indifferenza, coprì con la sabbia la chiazza bagnata e si allontanò sculettando: un bel modo per togliere un ospite dall’imbarazzo’
Clara, mezzo scherzando e mezzo sul serio, mi disse che stava diventando un po’ gelosa, e che mi avrebbe restituito la pariglia: voleva anche lei vedere dei bei ragazzi mentre pisciavano, non le bastava vedere Jorg.
Il caldo e la birra, anche se allungata, ci fecero venire un gran sonno, e ci addormentammo sulle sedie sorreggendoci in qualche modo ai braccioli.
Quando mi svegliai, la prima cosa che vidi fu la bionda figa di Ulla, completamente scoperta perché il pareo si era aperto e lei dormiva della grossa, così come Jorg.
Clara si era svegliata con me, e per salutarmi aprì le gambe per mostrarmi la sua figa, brillante di umori, spiegandomi di aver fatto un sogno molto eccitante, nel quale guardava un mucchio di cazzi.
Le dissi che mi scappava da pisciare, e Clara mi rispose di non farla lì a tavola ma che, trattandosi evidentemente di sogno premonitore, mi avrebbe accompagnato ai cespugli dietro il chiringuito, ma solo quando qualche bel ragazzo si fosse alzato e diretto verso di essi.
A me ormai scappava molto, e la gente intorno a noi sembrava tutta sonnecchiare, quando finalmente due bei ragazzi biondi si svegliarono e si alzarono, con i rispettivi parei piuttosto gonfi sul davanti.
Clara mi disse
‘questi mi piacciono, forza, seguiamoli’
e ci dirigemmo dietro di loro ai cespugli.
Effettivamente li trovammo mentre, a cazzo semirigido fuori dai parei sollevati, stavano pisciando, ma Clara rimase molto delusa constatando che uno teneva amorevolmente una mano sulla chiappa dell’alto.
Feci allora il gesto di pisciare anch’io, ma Clara mi trattenne, dicendomi
‘eh no, caro, voglio vedere dei cazzi a cui piace la figa, così non vale, torneremo dopo’
e mi trascinò via.
Non ero entusiasta perché ormai mi scappava proprio, ma non ci fu verso di farle cambiare idea e tornammo al tavolo.
Dopo mezzora, il popolo era ancora nel modo dei sogni, ed io chiesi a Clara di poter pisciare per terra, ma lei fu irremovibile, però mi disse
‘guarda, ti lascio farne un goccetto nel bicchiere, perché voglio sentire che sapore ha con tutto il pompelmo che abbiamo bevuto’.
Mi infilai il bicchiere sotto il pareo e, con un certo sollievo, riempii a metà il bicchiere che Clara mi aveva porto, peraltro piuttosto piccolo.
Clara immediatamente se lo portò alle labbra e, annusato un po’, sorbì un piccolo sorso, trattenendo la pipì in bocca per degustare come fosse stato vino.
‘buono, mi disse, ma troppo caldo, ora voglio qualcosa di ghiacciato, riproverò in un momento in cui farà più fresco’.
Ordinai alla simpatica mulatta altri due radler al pompelmo e in quel momento il gestore del chiringuito riattaccò la musica: evidentemente era finita la siesta.
La gente intorno si svegliò di botto, e maschi e femmine cominciarono ad alzarsi per andare a scaricare tutta la birra bevuta prima di dormire.
‘ecco, è il momento, andiamo’
mi disse Clara, e con un sorriso di ben svegliati lasciammo Ulla e Jorg e ci muovemmo a passo veloce verso gli arbusti, seguendo almeno venti persone mosse dalla necessità.
Già lungo il tragitto cominciò lo spettacolo, quando una graziosa ragazza denunciò la sua origine francese con un clamoroso
‘merde’
mentre si fermava di colpo e il suo perizoma giallo cominciava a gocciolare.
Allargò senz’altro le gambe e, in piedi e senza scostare il perizoma, lasciò partire una cascata appena frenata dal tessuto.
I suoi tre amici, una ragazza e due ragazzi, scoppiarono a ridere, tanto che dovettero precipitosamente e sul posto scostare i rispettivi costumi e lasciare andare la pipì, tutti e tre in piedi come la loro amica.
Clara mi disse
‘ora si comincia a ragionare, questi sono proprio dei bei cazzi’,
e si affrettò a girare dietro i cespugli ove era scomparso, tra gli altri, un ragazzo di colore dal fisico scultoreo.
Dietro i cespugli c’era ormai un assembramento di gente, le ragazze in generale riunite in una specie di ansa che qualcosa riparava, i ragazzi addossati al perimetro dei cespugli, con il risultato che in realtà maschi e femmine pisciavano gli uni di fronte alle altre, separati solo da una quasi trasparente barriera di vegetazione.
Clara mi disse
‘questo non me lo voglio perdere’
e attese fino a quando il ragazzo di colore non ebbe trovato la sua postazione, poi scelse un posto vicino alle altre ragazze, ma praticamente di fronte al ragazzo di colore, e si accosciò a gambe completamente aperte.
Il ragazzo la vide, ma abbassò ugualmente i boxer ed estrasse un cazzo di dimensioni che, ai miei occhi di italiano, apparve subito enorme, salvo poi ingrossarsi ulteriormente alla vista della figa depilata di Clara.
Clara rimaneva lì accoccolata senza pisciare, ed il ragazzo, sempre fissandola, lasciò andare un getto potente che, attraversando le rade tamerici, arrivò in mezzo ai piedi di Clara, che intanto si allargava con due dita le labbra della fica, massaggiandosela anche un po’.
Finita la pisciata, il ragazzo rimase ancora sul posto, scrollandosi il mostruoso cazzo con una serie di movimenti che assomigliavano tanto ad una masturbazione che si interruppe solo quando una biondina lo raggiunse, lo fulminò con una occhiata e lo trascinò via.
Il suo posto venne preso da un altro ragazzo e, poichè Clara rimaneva sempre ferma a fica esposta e senza pisciare, mi decisi ad accettare la sua volontà e ad approfittare della situazione anch’io, trovandomi un buon posto che mi consentisse di pisciare e contemporaneamente di guardare le altre ragazze ancora intente a vuotare la vescica.
In breve tutti ebbero finito di svuotarsi, e finalmente anche Clara si alzò e mi raggiunse.
Avevo osservato che non aveva lasciato alcuna traccia bagnata sulla sabbia, e le chiesi se non le scappava, e Clatra mi rispose che era abbastanza piena ma che aveva altri programmi per dopo.
Tornammo al chiringuito per un caffè veloce prima di avviarci alla nostra duna preferita, accompagnati da Ulla e Jorg.
La passeggiata fu allietata dalla visione di Clara e Ulla che, davanti a me e Jorg, salivano completamente nude le dune, festeggiando il completamento dell’ascensione con uno schizzetto di pipì proiettato in piedi a gambe larghe verso di noi che eravamo più in basso.
Alla seconda duna, poi, Clara mi disse
‘guarda, l’ho tenuta per te, dovrebbe essere aromatizzata al pompelmo, assaggia!’,
così io mi inginocchiai di fronte a lei che, con precisione chirurgica, mi centrò la bocca aperta con un breve schizzo.
Poi Clara e Ulla scapparono via ridendo e, poiché il sapore non mi dispiaceva affatto, io e Jorg le inseguimmo, ricevendo in premio uno schizzo di pipì in bocca ad ogni cresta.
Il caffè e le corse avevano finalmente mosso il mio intestino, e dopo aver sistemato i nostri teli, dissi a Clara che mi scappava di cagare, mettendomi anche una mano sulla pancia per comunicare l’evento anche a Ulla e Jorg.
Entrambi fecero un cenno affermativo e Ulla cominciò a scavare una buchetta a fianco ai cespugli, poi un’altra e poi una terza in semicerchio, e si posizionò a gambe aperte sopra quella centrale; io e Jorg occupammo quelle ai suoi lati, con Clara seduta per terra a chiudere il quadrilatero.
Cominciai a spingere e Clara mi sollevò con una mano le palle, per vedere il buco del culo che si apriva, io spingevo, guardavo Ulla che aveva posato un ginocchio per terra per farmi vedere il suo culo che si apriva e chiudeva espellendo una serie di palline di cacca dura, e intanto mi si rizzava il cazzo.
Clara allora raggiunse la mia asta con l’altra mano ed iniziò a segarmi dolcemente, allargando bene le ginocchia a beneficio di Jorg, cui pure stava indurendosi il cazzo.
‘caga, amore mio, spingi bene, voglio vedere quanto si apre il tuo culo’
mi diceva Clara, mentre lanciava anche qualche occhiata al cazzo di Jorg ed al serpente che stava scendendo dal suo culo.
A me piaceva la sensazione di sentire il culo dilatato mentre Clara mi segava, e nel frattempo guardavo il ritmico aprirsi e chiudersi del culo di Ulla ed il progressivo inumidirsi della sua figa, dolcemente sollecitata dalla mano di Jorg.
Al momento dell’ultima spinta, attirai a me il viso di Clara e la baciai con passione mentre dal mio culo usciva un serpente di almeno 30 centimetri di cacca.
Finimmo di cagare e Ulla e Jorg si pulirono a vicenda il buco del culo, mentre Clara lo pulì a me, poi confrontammo i rispettivi prodotti: con Ulla non c’era gara, perché erano tanti piccoli pezzetti non misurabili, ma tra me e Jorg ebbi la soddisfazione di constatare la mia vittoria.
Non chiedetemi come ci riuscì, ma Jorg mi fece capire che avrebbe voluto la rivincita, e anche Ulla e Clara manifestarono la voglia di competere, e ci promettemmo che avremmo organizzato la sfida con congruo anticipo.
Stesi al sole ormai meno forte, ci accorgemmo che ormai era ora di rientrare per non essere in ritardo all’appuntamento per cena con Fabienne ed Eric, e li invitammo ad unirsi a noi.
Ci fecero capire di avere altri programmi, ma ci accompagnarono fino al ristorante senza che, data l’ora tarda, potessimo passare in hotel a cambiarci: Fabienne ed Eric fecero quindi un gesto di approvazione quando ci videro vestiti solo con i parei, che quel poco che coprivano lo mostravano comunque appena ci mettevamo in controluce.
Presentammo loro Ulla e Jorg, e Fabienne mostrò di conoscere qualche rudimento della loro lingua, quel tanto almeno da riuscire a raccontare che avevano fatto un bellissima gita all’interno dell’isola, e volevano farne un’altra l’indomani lungo la costa fino alla capitale, mostrandoci anche il depliant.
Clara mi disse che le sarebbe piaciuto andare, ed anche i nordici sembravano entusiasti, così ci demmo appuntamento tutti per l’indomani mattina alle 7,30, ora di partenza del bus.
Durante la cena, Fabienne ed Eric ci raccontarono ancora della gita e del selvaggio panorama all’interno dell’isola, e dell’imbarazzo di Fabienne quando si era accorta che le scappava la pipì ma il bus non si fermava mai, e della sua liberazione quando finalmente, all’arrivo, si era fiondata su una aiuola vicino alla fermata ed aveva pisciato in piedi, lasciando scorrere la pipì lungo le gambe.
‘meno male che qui possiamo pisciare liberamente come mi hai insegnato tu’
fu il commento di Clara, che raccontò di come aveva a sua volta insegnato la pisciata sotto il tavolo a Ulla e Jorg, e di come poi avevamo cagato insieme, e della sfida in sospeso con loro.
Fabienne ed Eric si misero a ridere come matti, dicendo che neppure loro avevano mai fatto una cosa del genere, e che forse era da bambini, ma Clara raccontò loro dell’erezione che la cagata in comune aveva prodotto su di me e Jorg, ed allora si fecero più attenti e poi dissero che avrebbero partecipato anche loro alla sfida.
La prospettiva della sveglia del mattino seguente ci fece alzare da tavola piuttosto presto e rientrammo lungo la spiaggia senza altre divagazioni salvo una breve sosta davanti al Coco Blu per una pisciata insieme nell’acqua, in compagnia di tre ragazzi cui Carla e Fabienne volevano proprio guardare l’uccello, e da cui si fecero ben guardare.
MASPALOMAS 4
‘Cazzo, ma è tardissimo!’,
questo fu il buongiorno di Clara appena aprì gli occhi,
‘dobbiamo essere alle 7,30 al bus, sono le 7 e c’è un quarto d’ora di strada a piedi per arrivarci’.
Ci alzammo come saette dal letto e ci fiondammo in bagno per una veloce pipì, Clara sul water ed io nella doccia, ci lavammo la faccia, io mi infilai shorts e maglietta, Carla indossò una sottoveste bianca e, ingoiato un caffè al volo, corremmo alla fermata del bus.
Arrivammo trafelati contemporaneamente a Fabienne ed Eric, anche loro di corsa,
Clara salì sul bus seguita da Fabienne, e Eric mi disse
‘guarda’
indicando Fabienne che indugiava sul gradino più alto, sporgendo un poco il culo, quel tanto necessario a farmi vedere che, sotto il vestito azzurro, come al solito, non aveva mutandine, ma aveva invece una scintillante gemma infilata nel culo.
Fu una visione veloce e, dopo esserci sistemati a sedere dietro a Ulla e Jorg, che erano già sul bus, chiesi a Fabienne di spiegare la cosa.
Riparati dagli alti schienali, appena il bus partì, Fabienne ci spiegò che si trattava di un rosebud, gioiello anale costituito da un fuso di metallo che si infilava nel culo, trattenuto da una borchia decorata da una pietra che, rimanendo all’esterno, faceva sia da ‘fermo- che da ornamento.
A beneficio di Ulla e Jorg, che avevano seguito sporgendosi dai sedili davanti ai nostri, senza peraltro capire molto della descrizione, Fabienne si contorse per mostrare il gioiello infilato nel culo, estraendolo per un momento e poi infilandoselo nuovamente.
Clara le chiese se non le desse fastidio da seduta, e Fabienne rispose che la misura era tale da creare solo piacere.
Non era quella l’unica novità del giorno, perché Ulla si alzò dal suo posto e, in piedi di fianco a noi, si alzò brevemente il prendisole giallo per mostrarci la figa completamente depilata, riscuotendo la nostra generale approvazione.
Il programma della gita prevedeva per la mattina la visita della capitale, poi il pranzo in località balneare ed il pomeriggio la visita di alcune località della costa, così il vetusto bus prese la strada verso Las Palmas, un viaggio diretto che ci accorgemmo presto sarebbe durato più del previsto, poiché l’autista, vetusto come il mezzo, procedeva ad un andatura che sarebbe stato arduo far rientrare nel concetto di velocità.
Dopo circa un’ora e mezza di strada, la meta non era ancora in vista, e Clara si mise la mano sulla figa facendomi una smorfia, che venne colta anche da Fabienne che chiese
‘pipì?’.
Clara rispose
‘si, mi scappa tanto, chissà quando si fermerà questo bus’
e Fabienne
‘con questa velocità, ci vorrà ancora un bel po’, scappa anche a me, peccato che qui non possiamo usare il nostro sistema’.
Dal sedile posteriore, arrivò una voce femminile italiana
‘scusate se intervengo, ma quale sistema, io me la sto facendo addosso ormai’.
Ci voltammo e parlare era stata una graziosa ragazza, molto giovane, capelli castani ricci, vestita con una canottiera bianca ed una gonna a balze pure bianca, che ci guardava con aria interrogativa e speranzosa e si presentò come Anna, seduta a fianco di un’altra ragazza un po’ più grande di età, meno graziosa e vestita con una camicia ed un paio di shorts color kaki, Diana.
Anna si scusò nuovamente, spiegandoci che veramente non ne poteva più e chiedendo a Fabienne se aveva qualche suggerimento per risolvere il problema.
Fabienne, che di problemi se ne faceva sempre pochi, le raccontò delle pisciate sulla sabbia, ma si scusò per non avere soluzioni per il bus, salvo trovare un recipiente adeguato che tutti noi, compresi Ulla e Jorg che avevano afferrato il succo della conversazione, cercammo invano nei nostri miseri bagagli.
Finalmente vedemmo un cartello stradale che segnalava la meta a 5 kilometri, e Clara e Fabienne continuarono a parlare con Anna per distrarla, mentre Diana la teneva per mano.
Clara, anzi, raccontò che, nella nostra fretta mattutina, non avevamo potuto neppure fare la cacca, che però al momento non le scappava, ma contribuiva ad aumentare la pressione sulla vescica, e Fabienne disse che anche lei ed Eric si erano alzati tardi, ed erano nelle stesse condizioni.
Anna ormai smaniava e si era messa sotto la gonna la mano non tenuta da Diana, che confessò di essere a volte incontinente e di indossare per prudenza un assorbente esterno, che però ormai era al limite di tenuta.
Finalmente il bus arrivò alla stazione, e per festeggiare la vicina liberazione Anna e Diana si baciarono in un modo che ci fece chiaramente capire la natura del loro rapporto.
Tutti i passeggeri si alzarono e si affollarono all’unica uscita, purtroppo noi eravamo verso il fondo del bus, e dovemmo attendere un po’ in piedi prima di poter scendere.
Io ero dietro a Clara, le misi una mano sotto la gonna sulla figa e trovandola bagnata, le chiesi se fosse sudore; lei mi rispose
‘tienimi la figa con la mano a cucchiaio’
e sentii uno spruzzetto di liquido caldo colarmi nel palmo.
Estrassi la mano e la leccai, sotto lo sguardo di approvazione di Jorg che si era girato a guardarci.
Finalmente scendemmo e ci precipitammo verso i bagni, solo per scoprire che erano pochi, in condizioni deplorevoli ed affollatissimi dalla parte delle signore.
Per fortuna, per noi maschietti il problema era minore, ed entrammo nel puzzolente locale, fornito di due cessi senza porta ed un orinatoio costituito da una lastra di metallo appoggiata al muro con una canaletta di scolo sotto.
Io, Jorg ed Eric ci accostammo all’orinatoio, ed avevamo appena estratto i cazzi quando, annunciate da un grande strepito, irruppero nel nostro bagno Clara e le altre ragazze, comprese Anna e Diana, dicendo che il bagno femminile era impossibile, che dovevano assolutamente pisciare subito e che facessimo largo.
Gli altri uomini presenti rimasero perplessi, alcuni si girarono con il cazzo di fuori, come noi del resto, una parte fuggì velocemente mentre altri rimasero.
Clara e Fabienne si misero di fianco a noi, alzarono la parte davanti delle gonne e, aiutandosi con le dita, diressero il getto di pipì verso la paratia metallica, mentre Ulla si alzava il prendisole e, voltando il culo verso la paratia a gambe semipiegate, pisciava direttamente nella canaletta.
Anna, che si teneva la figa con la mano, attese che io liberassi il posto all’orinatoio, poi imitò Ulla sollevando la gonna bianca e mostrando che anche lei non portava mutande sulla figa decorata di un triangolino di pelo corto e scuro.
Diana, che doveva liberarsi dell’assorbente, attese che si liberasse uno dei cessi senza porta, si calò gli shorts e si accovacciò sopra la turca, liberando dalla figa pelosissima un getto torrenziale.
Clara si accorse che guardavo con interesse la figa delle nostre due nuove amiche, e si girò apposta con la gonna ancora sollevata verso i maschi che, affascinati dalla visione, erano rimasti nel bagno, cui si erano aggiunti quelli che attendevano in coda; Fabienne non poteva essere da meno, e facendo finta di rassettarsi alzò la gonna a mostrare il rosebud scintillante nel culo.
Anche Anna e Diana rimasero a guardarle, e quando finalmente uscimmo si avvicinarono a Fabienne per avere spiegazioni, in particolare chiesero se, pisciando, non ci fosse il pericolo che il rosebud venisse espulso.
Fabienne le rassicurò, soprattutto pisciando in piedi non c’era pericolo, ma doveva stare attenta se si accosciava.
Ci unimmo quindi alla comitiva e, seguendo la guida, visitammo la città vecchia e infine, stremati dal caldo e dalla sete, ci mettemmo in coda per acquistare delle bottiglie di acqua ad un chiosco nel luogo più affollato della città.
Io mi misi dietro a Clara e le sussurrai all’orecchio che mi scappava la pipì, e lei mi suggerì di approfittare della calca, spostare il cazzo verso la coscia e lasciarla scorrere piano piano lungo la gamba, tanto calzavo solo un paio di infradito di gomma.
‘e se la facessi scorrere lungo le tue gambe?’
le chiesi.
‘perché no, così la faccio anch’io’
mi rispose Clara.
Mi addossai allora a lei, estrassi furtivamente il cazzo e, approfittando del fatto che, grazie ai tacchi dei famosi sandali a schiava, il culo di Clara si trovava all’altezza giusta, le sollevai la gonna, infilai il cazzo tra le sue chiappe e cominciai a lasciare andare un filo di pipì.
Clara mi strinse il cazzo tra le cosce e aprì anche lei il rubinetto della pipì, e i nostri liquidi cominciarono a scorrerle lungo le gambe.
In breve, a terra si formò una piccola pozzanghera, e Ulla, spostandosi di fianco a noi, ci mise un piede sopra, sentì il suono e guardò in basso, poi alzò lo sguardo e sogghignò verso di noi, nel contempo prendendo la mano di Jorg e mettendosela sotto la gonna.
Il sibilo ed il piccolo scroscio che seguirono richiamarono l’attenzione di Eric, che si spostò alle spalle di Fabienne, le sollevò il vestito e si attaccò a lei, mentre Anna, ancora ignara, sussurrava all’orecchio di Clara
‘ a Diana e me scappa di nuovo la pipì, ci fermiamo in un bar?’
Clara le rispose
‘guarda giù’
e Anna vide che sotto i nostri piedi si allargavano delle pozzangherine, che il suolo rovente faceva scomparire quasi immediatamente.
‘ottima idea’ disse Anna,
‘ma Diana come fa?, ha gli shorts’.
Clara si girò verso Diana e le fece cenno di sollevare e scostare la gamba degli shorts, e poi di deviare con la mano il getto lungo la coscia.
Nel frattempo la coda era avanzata e Fabienne, sempre con Eric attaccato dietro di lei, era giunta al banco e, ancora sgocciolando la pipì sua e di Eric, aveva comprato l’acqua; ritirando il resto, alcune monete le caddero per terra e, con movimento automatico, lei si piegò sulle gambe per raccoglierle.
Non fu una buona idea: Eric rimase con il cazzo in bella mostra ed alcuni schizzi raggiunsero le gambe di Ulla, che gli era vicino, ma soprattutto Fabienne, chinandosi, aumentò repentinamente il getto di pipì, che scrosciò per terra, contemporaneamente facendo sfilare il rosebud che cadde tintinnando.
Tutti noi ci stringemmo a coprire Eric e Fabienne, che, raccolto il rosebud, si rialzò di scatto e lo lavò con l’ultimo schizzo di pipì che ancora le rimaneva, infine se lo infilò di nuovo nel culo.
Ci allontanammo in fretta dal chiosco e dalla gente che ci guardava in modo un po’ strano, e correndo verso il bus, ormai quasi in partenza, ci spruzzammo addosso l’acqua rimasta nelle bottiglie, un po’ per scherzare e un po’ per mascherare i nostri vestiti che qualche schizzo di pipì l’avevano ben ricevuto.
Fabienne, per la verità, correva in modo abbastanza ridicolo, con le chiappe strette, e quando ci fummo seduti nel bus ci raccontò degli sforzi fatti per non perdere di nuovo il rosebud, anche perché incominciava a scapparle la cacca, ma non era ancora urgente, anzi la cacca compressa nel retto le dava una sensazione di piacere.
In una mezzora, il bus ci portò ad un promontorio che, con una specie di largo istmo, creava due anse; su di una sorgeva un piccolo paese sulla spiaggia attrezzata, l’altra era più selvaggia, con solo un piccolo chiringuito sulla spiaggia.
La guida consigliò per il pranzo un ristorante in paese, ma il nostro gruppo preferì dirigersi verso la spiaggia non attrezzata, assicurando la guida che ci saremmo trovati al bus puntuali alle 16.
Arrivammo al chiringuito accaldati e scegliemmo subito un tavolo da 8 sulla sabbia e all’ombra, la veranda era quasi deserta poiché c’era solo un altro gruppo di 6 ragazzi giovani, 3 maschi e tre femmine, che avevano già mangiato e bevuto abbondantemente, come testimoniato dalle numerose bottiglie vuote davanti a loro.
Arrivò subito un giovane e simpatico ragazzo a chiedere le ordinazioni, e prendemmo vari assaggi di tapas da accompagnare con 8 belle birre e 4 succhi di pompelmo rosa.
Fabienne, Eric, Anna e Diana rimasero piuttosto sorpresi a vedere l’originale radler che ci eravamo confezionati, e ci toccò spiegare loro la sua funzione.
Del resto, anche nei confronti di Anna e Diana ogni tabù era ormai caduto dopo che avevamo pisciato insieme, e loro si comportavano con assoluta naturalezza, anzi raccontandoci che, prima di innamorarsi tra loro, erano perfettamente eterosessuali ed anche ora non escludevano nulla, salvo che non avesse a mettere in pericolo il loro stabile rapporto, di cui erano perfettamente felici.
Tutti assaggiarono il radler e fu giocoforza ordinare subito un altro giro, e poi un terzo quando finalmente arrivarono i piatti di tapas.
Ulla e Jorg ci fecero capire che i ragazzi di fianco a noi erano loro connazionali, e si alzarono per andare finalmente a fare due chiacchiere nella loro lingua, ed i ragazzi proposero una innumerevole serie di brindisi per festeggiare l’incontro.
Nel frattempo, i liquidi ingeriti facevano il loro effetto, e Diana disse che le scappava la pipì, chiedendo a Fabienne ulteriori lumi sulla tecnica della pisciata a tavola, ma rammaricandosi di indossare i poco pratici shorts.
‘problema da poco’
intervenne Clara
‘ti presto questo pareo, legatelo in vita e sfila tutto quello che hai sotto, sentirai che libertà’,
e Diana seguì il consiglio, senza badare al fatto che il pareo era quasi trasparente lasciava vedere il folto vello che decorava la sua figa.
‘hai una soluzione anche per il mio problema?’
chiese Fabienne, continuando
‘ mi scappa la cacca, ormai non esce solo perché sono seduta con il rosebud a tapparmi il culo, però è piacevole, guardate, sono tutta bagnata’
e sollevò la gonna a mostrarci la figa luccicante di umori.
‘intanto pisciamo’
le rispose Clara
‘poi vedremo come fare, e nel frattempo goditi il culo pieno, veramente anch’io mi sto trattenendo e mi piace.’
Seguimmo tutti il consiglio di Clara, pisciando sotto il tavolo e rimandando a dopo l’espulsione dei solidi che, più o meno, ormai tutti custodivamo nel culo.
Ad Ulla e Jorg, che orami ben ci conoscevano, non sfuggirono le nostre manovre, ed anzi richiamarono l’attenzione dei ragazzi che ci guardarono con interesse e poi, sotto la guida dei nostri amici, che davano l’esempio, ci copiarono con evidente sollievo.
Fu un piacere per tutti guardare la figa depilata di fresco di Ulla, ed il cazzo di Jorg non rimase insensibile di fronte alle tre giovanissime fiche bionde, quasi bianche, che si aprirono per pisciare abbondantemente.
Anche tutte le donne del nostro tavolo gradirono molto la rassegna dei tre cazzi giovani e nuovi, commentando tutte molto favorevolmente le misure dei nordici, molto spesso sottovalutati.
Il caffè a fine pasto dette l’ultima spinta a molti intestini, e Clara si portò la mano alla pancia dicendo
‘ecco, ora ci starebbe bene una bella cagata’,
e Fabienne replicò
‘è mezzora che stringo le chiappe, se solo mi alzo esce uno stronzo colossale’.
Anche Jorg si portò la mano alla pancia, nel nostro segnale in codice, e Diana si alzò per andare a chiedere al cameriere dove fosse la toilette.
Il cameriere rispose con un gesto, indicando vagamente un punto oltre la duna che delimitava la spiaggia, e capimmo che si profilava una cagata en plain air.
Facemmo una scorta di fazzolettini di carta del chiringuito, e Jorg fu il primo ad avviarsi, seguito da Fabienne, Diana e Clara, che mi prese per mano anche se a me faceva piacere la sensazione del culo pieno e volevo prolungarla ancora.
Si aggiunsero poi alla brigata due ragazze e due ragazzi connazionali di Jorg, e, mentre osservavamo Fabienne che camminava tenendosi una mano sul culo per trattenere il rosebud, tutti insieme attraversammo la duna e ci riparammo in un avvallamento fuori vista del chiringuito.
Fabienne fu la prima ad arrivare e, in piedi a gambe larghe, sollevò la gonna, scoprì il culo ed estrasse il rosebud, ed immediatamente uno stronzo pastoso si affacciò dal buco e cominciò a colare allungandosi vertiginosamente, fino quasi a toccare terra, poi il buco si richiuse e Fabienne gemette di sollievo e si pulì solo una volta con un fazzolettino
Clara si accoccolò di fronte a Diana, io mi sedetti dietro a Clara per avere la perfetta visione del suo culo e insieme della figa pelosa di Diana, Jorg si mise accovacciato di fianco a me, mentre i ragazzi si posizionavano più o meno dietro Diana.
Fabienne si sedette a gambe aperte vicino a Jorg, e chieste a Clara di alzarsi un poco, in modo da poter vedere, attraverso le sue gambe, sia la sua fica rasata sia quella cespugliosa di Diana, che aveva già cominciato a spingere.
Jorg, come me, si godeva lo spettacolo ed era evidentemente eccitato, e quando iniziò a spingere iniziò anche a gonfiarglisi il cazzo, e Fabienne, approfittando dell’assenza di Ulla, glielo prese in mano accarezzandolo dolcemente.
Il buchetto di Clara si aprì sotto le spinte e fece capolino uno stronzo marrone chiaro; ma Clara aveva voglia di giocare e far eccitare me e Jorg, e fece ritirare lo stronzo, poi spinse di nuovo e così via, finchè con una potente spinta fece uscire una decina di centimetri di merda, rimanendo però in posizione.
Intanto, Diana si era appoggiata indietro sulle mani, e ci offriva una perfetta vista della sua figa e del buco del culo, dal quale sporgeva una palla di cacca, non saprei definirla altrimenti, del diametro di almeno otto centimetri.
Clara e Fabienne erano affascinate dalla dilatazione del culo di Diana, che sembrava del resto felice di avere su di sé lo sguardo delle due donne, e spiegò che il suo ultimo amante maschio era molto dotato e preferiva i rapporti anali, meglio quando Diana aveva il culo pieno di merda, e così lei si era assuefatta a cagare stronzi più larghi che lunghi.
Quando finalmente la palla uscì, Diana ci mostrò per bene la dilatazione del proprio culo, e poi prese a pulirsi dei residui che avevano lasciato tracce sui suoi folti e lunghi peli, al che Clara le consigliò di provvedere alla depilazione almeno della zona perianale.
Io restavo seduto toccandomi il cazzo alla vista di Clara che aveva iniziato l’espulsione di un altro stronzo, Fabienne aveva evidentemente deciso di prendersi integralmente cura di Jorg e, dopo averlo segato durante tutta la cagata, ma senza farlo venire, gli stava ora pulendo il culo mentre lui le toccava la figa giocando con il piercing, dopo averle introdotto il rosebud ancora un po’ sporco di cacca.
Finalmente anche il secondo stronzo di Clara si staccò dal culo, e mi affrettai a pulirglielo con dolcezza, mentre lei, per ringraziarmi, mi segava altrettanto dolcemente e intanto guardava i ragazzi nordici che, maschi davanti alle femmine, cagavano allegramente toccandosi intanto reciprocamente.
Onestamente, mi piaceva da pazzi vedere quei buchetti rosa chiaro che si aprivano per far passare la cacca marrone.
Ricoperte diligentemente la nostre merde, rientrammo al chiringuito, trovando Ulla a gambe completamente aperte sulla sedia che mostrava ad Eric come, con la figa depilata di fresco, il getto della pipì fosse più potente’
Fabienne e Jorg non potevano dire nulla, visti i loro coccoli appena conclusi, salutammo i ragazzi nordici e ci muovemmo per raggiungere il bus, dove trovammo tutto il gruppo ancora sul piazzale, impegnato in una animata discussione sulla qualità del cibo che aveva loro servito il ristorante consigliato dalla guida.
Ci rallegrammo della nostra scelta e salimmo sul bus sotto lo sguardo severo di alcune persone che, la mattina, erano in coda con noi quando Fabienne aveva perso il rosebud, e andammo ad occupare i posti in fondo.
Fabienne disse
‘ma che hanno da guardare, sono tutti adulti e non tanto vecchi, ma non hanno mai fatto sesso, loro? E poi quella rossa riccia, non ci toglie gli occhi di dosso, sempre con quell’aria di superiorità, ma non ha mai visto un cazzo? Eric, vieni qui e apriti i pantaloni, voglio che tu le mostri il tuo’.
In realtà, in quel momento la rossa stava avanzando nel corridoio del bus, e quando vide il cazzo di Eric, che Fabienne stava manipolando, si portò una mano alla pancia e si sedette precipitosamente.
Ci mettemmo a ridere, e non facemmo caso al gesto della rossa, guardando la gente che entrava e facendo commenti sottovoce sul tipo di sesso che potevano preferire.
Ridemmo così sulla coppia sadomaso, sull’impotente, sulla ninfomane, sul feticista, tutti personaggi immaginari che cucivamo addosso alle persone, Clara diceva
‘a questo vorrei vedergli il cazzo’
Anna
‘chissà che fica dolce ha questa, mi piacerebbe leccarla’,
io avevo una preferenza per il culo di una ragazza molto alta, dal portamento altero da modella, vestita con un paio di quelli che, negli anni 70, si chiamavano hot pants, e dissi
‘questa mi piacerebbe vederla cagare’.
‘che porco che sei, non ti basta aver visto cagare me e le altre oggi?’
mi rimproverò Clara, ma io risposi che, anzi, avrei voluto vedere anche Ulla, che mi mancava, e che il mio culo pieno di merda mi eccitava sull’argomento.
Eric disse che alla prossima tappa avrebbe dovuto cagare anche lui, e che sperava di trovare un posto adatto vicino al faro che avremmo tra poco visitato.
Dopo un poco, Clara mi chiese
‘hai fatto una delle tue micidiali scoregge silenziose?’
risposi che non ero stato io, e che anch’io sentivo una certa puzza spandersi nel bus.
Anche gli altri del nostro gruppo dissero che sentivano puzza, e ci accorgemmo che nei posti davanti a noi c’era una certa animazione, con parecchie persone che, piegate in due, andavano a chiedere all’autista ed alla guida quanto mancasse al faro.
Anche la guida dava segni di impazienza, e disse che ormai mancava poco, mentre il panico che serpeggiava nel bus ci faceva definitivamente capire che il ristorante consigliato dalla guida doveva avere servito cibo avariato.
Intanto, praticamente tutti, salvo noi, stavano frugando nelle tasche e nelle borse alla ricerca di fazzoletti di carta, di cui noi avevamo ancora una grossa scorta avanzata dalla nostra precedente spedizione.
L’autista aprì la porta del bus ancora prima di fermarsi, e tutti si precipitarono fuori per trovarsi in mezzo’ al nulla!
Il faro era infatti in un punto molto panoramico, ma del tutto abbandonato e deserto, nessuna traccia di bar o servizi, solo un piazzale e qualche cespuglio.
La guida, che conosceva benissimo il luogo, scappò subito dietro uno dei radi cespugli, anche per sottrarsi all’ira dei turisti, e noi, che eravamo scesi con tutta calma, ci godevamo la scena dell’imbarazzo generale, con gente con le mani sulla pancia o, meglio ancora, sul culo a cercare di trattenere la merda che si affacciava prepotentemente a riempire le mutande di molti.
Non si può però divertirsi sulle sofferenze altrui, e così cominciammo con l’offrire i fazzoletti di carta della nostra scorta, poi Ulla e Eric, nelle rispettive lingue, dissero che era inutile farsi problemi, eravamo tutti nelle stesse condizioni, e che loro avrebbero dato l’esempio.
Si misero quindi ad un lato del piazzale, Ulla sollevò il prendisole giallo fino alla vita, Eric si sfilò i boxer e si accucciarono ben in vista.
Il messaggio fu compreso da tutti, ed il gruppo si sgranò nella stessa zona del piazzale.
Clara e le altre donne del nostro gruppo, che avevano già cagato, passavano distribuendo ancora fazzoletti, e vidi che Fabienne si avvicinò alla rossa che aveva prima criticato, e, con la scusa di darle assistenza, si chinò vicino a lei per guardarle per bene la fica, di un rosso fuoco, ed il culo che stava espellendo una cascata di merda liquida, che andava anche a schizzare sulle scarpe tacco 12 della rossa.
Fabienne, neanche a dirlo, si era accucciata a gambe aperte di fronte alla rossa, sia per mostrarle per bene il rosebud nel culo, sia per pisciare un po’ e soprattutto per guardarla mentre, con tutta la sua spocchia, se ne stava con le mutande cacate, calate alle caviglie emettendo spruzzi di merda liquida.
Poiché Clara stava fissando il cazzo di un atletico giovanotto, che nonostante i crampi sembrava molto ben disposto, soprattutto perché Clara, accosciandosi, gli stava facendo vedere la fica, io decisi di coronare il sogno espresso poco prima, e di guardare la cacata della ragazza alta; del resto, pure io dovevo cacare, anche se non diarrea.
Ebbi fortuna: la ragazza alta, abbandonata dal suo accompagnatore che stava vomitando, era andata a mettersi vicino a Ulla ed Eric, così fu del tutto naturale che io mi unissi ai miei amici.
La ragazza fece una certa fatica ad abbassarsi gli hot pants stretti, e decise di sfilarli del tutto; sotto non portava nulla, e così si accoccolò a piedi ben larghi, mostrando una fighetta da bambina, tutta depilata e con due labbra piccole e ben disegnate.
Io mi tolsi i boxer e mi accosciai davanti a lei ed Ulla, e iniziai a spingere guardando quelle due splendide fighe.
Ulla aveva uno stronzo di una decina di centimetri penzolante dal culo, mentre la ragazza alta emetteva un flusso costante di merda liquida che sembrava quasi una pisciata marrone.
Mentre guardavo e spingevo, il cazzo mi si era un po’ indurito, e la ragazza alta, nonostante i crampi all’addome, me lo guardava, anzi ad un certo punto disse
‘mi scusi se la guardo, ma così mi distraggo dal mio malessere, e poi non pensavo che certe cose potessero eccitare, soprattutto un anziano come lei! Comunque se le piace guardi pure, io sono Giada’.
‘piacere Giada, io sono Clara, e l’anziano è il mio compagno’
mi salvò dall’imbarazzo la voce di Clara che, arrivata vicino a me proseguì
‘e se è anziano, è anche un buongustaio, primo perché sta con me, e secondo perché già prima aveva detto che voleva vederti cagare ed a buona ragione, perché hai un culo stupendo! Ti spiace se mi fermo a guardarti anch’io, e ti faccio compagnia con una pipì?’
così dicendo, Clara si alzò la gonna e si accucciò di fianco a me, lasciando partire un getto sottile e teso di pipì in direzione dei piedi di Giada, che rimase a guardarla incantata soprattutto quando, finita la pisciata, Clara mi accarezzò il cazzo ormai in buona erezione e mi chiese
‘ti piace di più guardare Ulla o Giada?’
Ulla aveva completato con un secondo stronzo la sua cagata, e si dedicava ora con impegno a pulire il culo di Eric che, anche lui a cazzo eretto, guardava Giada.
Giada, in piena confusione e sempre con un filo di merda che le scendeva dal culo, chiese
‘ma voi fate sempre così?’
e Clara le rispose
‘beh, da quando siamo sull’isola sì, e in fondo sono cose naturali e piacevoli, ed anche a te, salvo il mal di pancia, sembra piacere, perché vedo che hai la fica tutta bagnata di umori’.
Giada si passò una mano sulla fica e non potè negare, anzi in un impeto di outing sussurrò
‘cazzo, è tutta la vita che sogno situazioni del genere, non ho mai avuto il coraggio di confessarlo, soprattutto al quel tonto del mio ragazzo, che mi fa fare un sesso da quattordicenne, appena sto meglio posso unirmi a voi?’
Clara le diede il numero di cellulare e le disse
‘chiamami quando vuoi, sei la benvenuta, ed anzi per sanzionare la tua liberazione, lascia che il mio anziano compagno ti pulisca il culo’.
Tralasciando l’-anziano-, trovai la proposta di Clara veramente generosa ed appropriata, e quando Giada finalmente esaurì il filo di merda liquida, mi misi con impegno a pulirle il culo, scoprendo sotto lo strato di sporco una rosellina tenera di cui nettai con infinita cura ogni piegolina.
Ad operazione finita, Giada mi sorrise e disse che andava ad aiutare il tonto del suo ragazzo, e ribadì che ci avrebbe telefonato.
La situazione nel piazzale era migliorata, molti si erano alzati e le nostre ragazze stavano aiutando quelli che ancora cacavano o vomitavano, approfittandone per guardarli per bene.
Il ‘tonto- di Giada era tra quelli messi peggio, aveva ancora dei conati di vomito e si era anche cacato nei pantaloni; fu giocoforza che se li togliesse e li abbandonasse, insieme alle mutande, mentre Giada lo puliva e lui ripeteva
‘che vergogna, che vergogna’,
coprendosi con un telo da mare.
Riuscimmo anche a goderci un po’ il panorama prima di ripartire con la malmessa comitiva, ora meglio disposta nei nostri confronti grazie alla solerte opera di assistenza svolta dal nostro gruppo, tanto che Fabienne decise di approfittarne a modo suo, piazzandosi sul sedile centrale posteriore a gambe aperte e chiedendo ad Eric di masturbarla.
Il suo esempio fu deleterio perché immediatamente anche Ulla estrasse il cazzo di Jorg e se lo mise in bocca, ed in breve tutti ci dedicammo ad approcci sessuali.
Qualcuno della comitiva si girava a guardare, in particolare la rossa schifiltosa fece una smorfia ma stette zitta, solo Giada, approfittando che il tonto era completamente suonato, indugiò a lungo con lo sguardo.
Naturalmente il programma della gita non venne rispettato, ed il bus tornò direttamente alla stazione di partenza, scaricando il suo carico di dolenti, una parte dei quali si diresse senz’altro al pronto soccorso.
Il nostro gruppo concordò di andare a riposare nei rispettivi hotels, e di ritrovarci poi per cena al solito posto; Giada ci disse che avrebbe portato il tonto al pronto soccorso e che poi si sarebbe fatta sentire per l’eventuale cena, non tanto per mangiare, di cui al momento non aveva voglia anche se l’indisposizione stava passando, ma per la compagnia.
Lasciata la compagnia, Clara e io tornammo all’hotel e, giunti in camera, ci apprestavamo a fare una doccia quando mi giunse alle narici il profumo della sua fica, denso delle pisciate fatte durante il giorno e della eccitazione che le varie scenette le avevano provocato.
La pregai allora di rimandare la doccia e di stendersi sul letto, e mi tuffai tra le sue cosce per annusare quel profumo eccitante e leccare la sua fica saporita; Clara iniziò a mugolare e mi disse che non voleva godere da sola, e quindi si mise a 69 sopra di me.
Era fantastico avere la sua fica depilata a portata di bocca, e mi dedicai con ancor maggiore impegno a leccarla, passando anche alla rosellina del culo, pur’essa profumata e saporita per la cagata del pomeriggio, e mi stupii di apprezzare anche quel leggero sapore che non avevo mai assaggiato prima.
Clara disse che anche il mio cazzo odorava fortemente, ma le piaceva, e si mise a succhiarlo con impegno, finché si alzò, si girò e se lo infilò in fica, strisciandosi con tutto il pube e godendo con profondi sospiri.
Poi si stese sopra di me e rimase abbandonata; io non avevo goduto, e rimasi a cazzo duro dentro di lei godendomi la dolcezza del momento, poi piano piano il mio cazzo divenne meno duro e mi venne in mente di provare a pisciarle dentro la fica.
Con un certo sforzo, riuscii finalmente ad emettere uno spruzzo che su Clara ebbe un effetto devastante, facendole ritornare l’orgasmo tanto che si agitò come una pazza e fece sgusciare fuori il cazzo, con i risultato che uno spruzzo di pipì le colpì la schiena.
‘che bello’
mi disse Clara
‘ho goduto tanto e l’odore del tuo cazzo mi ha eccitato come una porca, hai avuto ragione ad evitare la doccia, anzi d’ora in poi la faremo soltanto se è proprio necessario, normalmente ci puliremo con la lingua’.
Io approvai incondizionatamente il programma, anzi aggiunsi che, se lei era d’accordo, avrei vietato anche l’uso del water, ci saremmo liberati vescica ed ano in tutti i posti, ma non normalmente in bagno.
Clara mi rispose
‘d’accordo, ma lasciami fare un’eccezione se dovesse capitare una situazione con quella nei cessi pubblici questa mattina’
ed io acconsentii.
Era ormai ora di vestirsi per la cena e, rassettate alla meglio le lenzuola un po’ bagnate, Clara scelse un vestito leggerissimo color turchese, lungo fino a metà polpaccio e con uno spacco assassino davanti che arrivava fino all’altezza della fica.
‘Con te così elegante, non posso uscire con i soliti shorts, ma se mi metto i pantaloni lunghi, come faccio poi a pisciare a tavola?’
chiesi io.
‘metti i pantaloni lunghi blu scuro’
rispose Clara
‘sei sempre senza mutande ed hanno la patta con i bottoni che scendono fino in basso, potrai pisciare ugualmente e, alla peggio, te la farai addosso, l’idea mi eccita e comunque non si vedrà la macchia’
Uscimmo così e già scendendo in ascensore Clara mi disse
‘ma io non ho pisciato, ora comincia a scapparmi’
E, aprendo le cosce, lasciò partire uno schizzetto di pipì che mi raggiunse le caviglie, bagnandomi i leggeri mocassini scamosciati.
‘il resto la tengo per dopo’
rise Clara e ci avviammo attraverso il paese verso il ristorante.
Arrivammo per primi e ordinammo il solito -radler special- come aperitivo, e subito giunsero Anna e Diana, Anna con un tubino nero molto femminile e Diana finalmente vestita da donna, in vestito di garza al ginocchio color canapa.
Clara le fece subito un mucchio di complimenti, ed effettivamente, nel controluce del tramonto, si disegnava la sagoma di un corpo ben fatto, che fino a quel momento non avevamo ancora visto interamente.
Diana restituì a Clara il pareo, ringraziandola, e dicendo che effettivamente, tenuto anche conto del suo problema di incontinenza, le gonna era più pratica.
Anche Fabienne ed Eric, giunti nel frattempo, si complimentarono con Diana, e Fabienne ci fece vedere i nuovo vestito aderente rosso fuoco, sottolineando lo spacco posteriore che lasciava intravvedere il luccichio del rosebud.
Ulla, vestita con una semplice canottiera bianca e lunga, o meglio corta, fino all’inguine, e Jorg ci raggiunsero quando eravamo già seduti a tavola e, fatte le ordinazioni, tutti cominciammo a ridere di gusto sui fatti della giornata.
L’argomento non era esattamente di quelli da trattare a tavola, ma parlando delle cacate che avevamo visto produrre dai nostri sventurati compagni di viaggio, fu fatale ricordare la sfida che Jorg mi aveva lanciato il giorno prima.
Tutti si dissero intenzionati a concorrere e, dopo lunga discussione, stilammo il regolamento che prevedeva due titoli in palio, per lo stronzo più lungo e per il diametro più grosso, quest’ultimo a richiesta, neanche a dirlo, di Diana.
Fissammo lo start della gara per le ore 17 del giorno successivo, in modo da goderci tutti la sensazione del culo pieno per parte della giornata, e come campo di gara la nostra solita duna, stabilendo che i concorrenti avrebbero dichiarato all’ultimo momento per quale titolo gareggiare.
Con la gara in vista, tutti pensarono bene di ‘allenarsi- ordinando un nuovo giro di portate, accompagnato ovviamente da birra e succo di pompelmo, ed io raccontai che avevo iniziato ad apprezzare gli effetti di quella bevanda, affermando che il sapore della pipì ne beneficiava, ma anche che la pipì, dopo asciugatasi sul corpo, non emanava un cattivo odore.
Naturalmente poi mi toccò spiegare la seconda affermazione, e raccontai del proposito mio e di Clara di non lavarci e non usare il cesso.
‘beh, fino a domani pomeriggio per la cacca abbiamo comunque risolto’
disse Fabienne
‘dopo non so se ce la farò, ma io ci provo’
e anche gli altri si unirono al proposito.
Giada, che ci aveva telefonato raccontandoci che il tonto era stato ricoverato, che lei stava già meglio e promettendo che ci avrebbe raggiunto al ristorante, arrivò in quel momento e dovemmo spiegarle sia i nostri propositi sia il regolamento della gara del giorno dopo.
Arrossì ridendo come una matta e portandosi una mano sotto la gonna del minivestito stretch che indossava, e dicendo
‘ecco, io rompo subito la regola, devo correre al cesso, perché mi sto pisciando addosso!’
Clara la fermò subito, dicendole
‘eh no, cara, altrimenti paghi pegno! Adeguati alle nostre abitudini, siediti e piscia sotto il tavolo’
e le avvicinò una sedia e la fece sedere vicino a me.
Ulla le fece cenno di guardarla, e si spostò in avanti sulla sedia; il movimento fece automaticamente salire quel po’ di gonna che aveva, e rimase a fica in vista, lasciando partire un getto che andò a lavare il piede destro di Eric (un caso?) che si era sfilato i sandali.
Giada si sedette subito, sollevando direttamente il vestito e scoprendo la sua fighetta dalle labbra minuscole, da cui uscì subito un copioso e frastagliato getto che andò a schizzare i miei mocassini: era proprio il loro destino!
Poi si ricompose e disse
‘comodo, pratico e piacevole, e non asciugare la fica, con questo caldo, mi rinfresca là sotto, penso di aver molto da imparare da voi, anzi, per favore, qualcuno mi ordina un succo di pompelmo?’
Decisamente era entrata nella nostra compagnia.
Clara però era fissata con la storia delle penitenze per chi non rispettava le regole, e decidemmo che l’infrazione sarebbe stata punita con una penitenza stabilita dal gruppo, penitenza che doveva essere imbarazzante ma divertente, e che non doveva comportare alcuna sofferenza fisica o morale.
‘io non voglio essere la prima a subire penitenze’
disse Diana, e sollevò il vestito per lasciare andare una pisciata diretta verso i piedi di Anna; vedemmo così che, seguendo il consiglio di Fabienne, aveva di gran lunga ridotto il suo vello pubico, e le facemmo ancora molti complimenti.
Clara disse
‘anch’io pipì’
e si divertì a lavare i piedi di Jorg, poi si passò una mano sulla fica e la mise sotto il naso di Giada, dicendole
‘senti, è vero che non puzza?’
Proseguì poi
‘io credo che il candidato alla prima penitenza sia il mio anziano, che questa sera ha i pantaloni lunghi, anzi dobbiamo stabilire se pisciarsi addosso è consentito o no’.
Dopo lunga discussione, si decise che pisciarsi addosso era consentito, purché gli altri potessero vedere.
Io però non avevo voglia, in quel momento, di pisciarmi addosso, e riuscii ad estrarre il cazzo ed a pisciare sotto la tavola senza farmi troppo notare dai tavoli vicini.
Finito di cenare, sentimmo un gran vociare dal fondo della sala, e ci accorgemmo che un folto gruppo di ragazze inglesi era in coda per la toilette facendo un gran casino, alcune tenendosi la mano sulla fica e tutte ridendo come matte.
‘poverette!’
dissero Anna e Diana
‘pensare che solo ieri eravamo anche noi così, che bello non avere più il problema delle code per andare al cesso’.
Clara, con una espressione furbetta, disse che aveva voglia di bere qualcosa di speciale e che sarebbe andata volentieri a trovare i ragazzi che ci avevano invitato al Coco Blu, Fabienne ed Eric, che ricordavano la pisciata in mare, furono entusiasti dell’idea e anche gli altri ci seguirono.
Arrivammo nel frastuono del Coco Blu già affollato e ci sistemammo sui divani posti, naturalmente, sulla sabbia, ordinando mojito per tutti.
I divani erano molto bassi, e le nostre ragazze offrivano una splendida visione dei loro tesori segreti, luccicanti nella penombra sia per il piercing di Fabienne sia per gli umori che tutte, eccitate dai discorsi e dalla situazioni, secernevano abbondantemente; peccato però che, senza la copertura dei tavoli, fosse difficile pisciare senza farsi troppo vedere.
Dopo un po’ arrivarono a salutarci i ragazzi della compagnia del piercing, e Fabienne decise che, per mostrare loro il rosebud, la soluzione migliore era andare a ballare sul cubo’
Salì quindi sul cubo con il bicchiere in mano, e prese ad agitarsi mentre i ragazzi sotto si godevano la scena, anzi due ragazze salirono sul cubo con Fabienne per ballare a gambe ben larghe e mostrare i loro piercings.
Dopo un po’, vidi una delle ragazze che si avvicinava a Fabienne sussurrandole qualcosa mentre si metteva una mano sulla fica; Fabienne scosse la testa, le fece cenno di guardare in basso e cominciò a pisciare ballando a gambe larghe, mascherando, in qualche modo, i getti che emetteva facendo traboccare il bicchiere che teneva in mano.
La ragazza seguì il suo esempio, ma ballando a gambe strette e facendosi scorrere la pipì lungo le gambe.
Fabienne scese dal cubo e tornò al tavolo quando noi avevamo vuotato il nostro primo giro di mojito, e Clara disse che voleva approfittare del ghiaccio rimasto nel bicchiere per assaggiare la pipì bella fresca, chiedendomi di riempire il mio bicchiere mentre lei avrebbe riempito il suo.
Lo faceva evidentemente per mettermi in imbarazzo e magari farmi subire la penitenza, ma io non mi feci pregare tanto e mi inginocchiai sulla sabbia davanti a lei seduta sul divano e, in quella posizione, oltre a godere della visione della sua fica, riuscii a pisciare senza farmi notare troppo.
Ora però toccava a lei riempire il bicchiere, e Clara risolse portandosi dietro il bicchiere ed appoggiandosi in piedi al bancone del bar, come per ordinare, e approfittando dello spacco che aveva proprio sulla fica per tenersi il bicchiere tra le cosce.
Tornata al tavolo, la pipì aveva quasi del tutto sciolto il ghiaccio ed assaggiammo scambiandoci i bicchieri: fredda non era per niente male, ed anche Eric volle assaggiare la pipì di Clara.
Fabienne stava confabulando con Ulla, e poi vedemmo che si portava una mano sul culo e poi la infilava sotto la gonna di Ulla: si erano scambiate il rosebud.
Poi Fabienne prese per mano Jorg e gli chiese di accompagnarla al bar per ordinare un altro giro, e vedemmo che lei si appoggiava al bancone e Jorg si piazzava dietro di lei armeggiando sotto la sua gonna attraverso lo spacco posteriore, per poi iniziare un lento strofinio.
Arrivarono prima le bevande di loro, e solo dopo un po’ Fabienne ci raccontò che aveva, d’accordo con Ulla ed Eric, approfittato della dilatazione anale provocata dal rosebud e si era fatta inculare appoggiata al bancone; nessun problema salvo che, dopo che Jorg aveva sborrato ed era uscito, a Fabienne era scappata una sonora scoreggia mentre spingeva per far uscire lo sperma dal culo.
Ci spostammo tutti sulla pista da ballo, e Anna e Diana si esibirono in una danza molto sensuale, riuscendo, pur nel ritmo frenetico, a scambiarsi carezze sotto le gonne, e coinvolgendo poi Giada, cui il vestito stretch era risalito e lasciava scoperte metà chiappe, senza che lei si curasse di abbassarlo.
Cambiato il ritmo della musica, Ulla prese per mano Eric e si stava allontanando, ma Giada la fermò e le chiese se poteva prestarle il rosebud: aveva capito benissimo che stavano andando in spiaggia per fare anche loro quello che Fabienne e Jorg avevano appena finito e, ottenuto il rosebud, chiese a me e Clara di aiutarla ad inserirlo, poiché era vergine di culo: imparava presto la nostra nuova amica!
Clara si mise il rosebud sotto la fica e lo lavò con un getto di pipì, poi se lo infilò in vagina per lubrificarlo e me lo passò perché, abbracciando Giada da dietro, potessi delicatamente infilarglielo nel culo.
Giada faceva resistenza, ma io non avevo nessuna fretta di finire una operazione così eccitante, mi dispiaceva solo di doverlo fare nella semioscurità e senza poter vedere lo splendido fiorellino anale.
Una volta entrato, le sussurrai all’orecchio
‘com’è, ti fa male?’
e lei mi rispose
‘no anzi, toccami la fica, senti come sono bagnata, ora voglio andare sul cubo e farlo vedere a tutti’.
La seguii sotto il cubo con Clara, Anna e Diana, e stavo guardando da sotto il favoloso culo di Giada quando sentii una voce maschile sconosciuta urlare
‘mierda!’
vicino a noi.
Mi girai e vidi Anna e Diana che ridevano come matte, e Diana mi spiegò che un ragazzo troppo audace le aveva infilato la mano sotto la gonna e lei, approfittando della debolezza della sua vescica, aveva allontanato l’intruso lavandogli la mano con una copiosa pisciata.
Tornati ai divani, finii il mio secondo mojito e chiesi a Clara di riempire il bicchiere con la sua pipì, e lei, in piedi, si mise il bicchiere davanti allo spacco e lo riempì con un getto scrosciante; aveva ancora il bicchiere in mano quando il ragazzo con il piercing le si avvicinò e le chiese, in uno spudorato tentativo di abbordaggio,
‘cosa bevi di buono, mi fai assaggiare?’
Clara gli porse senz’altro il bicchiere e lui bevve due lunghi sorsi, poi la guardò perplesso e le chiese che bibita fosse; Clara gli rispose che, se lui avesse indovinato, gli avrebbe fatto un bel regalo, e cominciò a dargli delle indicazioni per arrivare alla soluzione.
Quando, a forza di indicazioni, il ragazzo comprese di cosa si trattava, non ci voleva credere e sussurrò
‘la tua pipì’;
Clara lo prese per mano e sparirono nella semioscurità della spiaggia.
Ci ero rimasto male, Clara era sempre stata solo mia, per fortuna venne a consolarmi Giada, che mi disse
‘andiamo a bere qualcosa al bar’
e mi portò al bancone, dove mi infilò la mano nei pantaloni e, tenendomi il cazzo, mi disse
‘non questa sera, perché le cagate di oggi hanno lasciato il segno, ma domani, quando il rosebud mi avrà ben dilatato il buchetto, voglio che tu mi inculi’
Era un regalo prezioso, lei sapeva che avevo un debole per le sue chiappe, ed io ero tanto avido che le chiesi
‘pensi di partecipare anche tu alla gara di cacca? Mi piacerebbe incularti dopo averti vista cacare e con il culo ancora sporco’
Giada mi rispose
‘ oggi ho cacato anche l’anima, se per domani il mio intestino produce qualcosa, sarà per te, l’idea mi eccita, senti come sono bagnata’
e mi prese una mano e se la mise sulla fica, poi strinse le cosce perché non la togliessi e, dopo un po’ che accarezzavo i suoi umori, mi schizzò con un getto di pipì bollente.
Anche Anna e Diana si erano avvicinate al bancone, e Diana chiese a Giada ‘posso sentire il rosebud nel tuo culo? Sai, vorrei fare un paragone con il mio buco, sai che è ben dilatato’
Giada assentì, e Diana le mise una mano sul culo, trovando anche la mia mano bagnata; con uno sguardo di intesa, le feci posto e Diana cominciò ad accarezzare il buco di Giada intorno al rosebud, lubrificandosi con i suoi umori vaginali.
‘ma davvero hai il culo tanto largo?’
chiese Giada, che non aveva visto Diana cacare, e Diana le disse
‘sentilo, infilami un dito dentro, ma prima lubrificati con gli umori di Anna’.
Anna si prestò volentieri alle carezze di Giada, che poi mise la mano lubrificata sotto la gonna di Diana e le infilò un dito nel culo, sussurrando
‘ma è enorme!’
‘si’
rispose Diana
‘ma posso anche stringere forte’
e Giada disse
‘è vero, ma quante dita posso infilarti?’
‘prova’
le rispose Diana.
‘cazzo, ne ho già infilate quattro, e ancora ce ne starebbero, e in fondo sento la tua cacca, come farai a resistere fino a domani?’
disse Giada, e Diana
‘è proprio perché ho il retto dilatato che produco palle di cacca, domani vedrai’.
Giada poi estrasse le dita e me le mise sotto il naso, chiedendomi
‘secondo te puzzano? Devo lavarmi?’
a me quell’odore non dispiaceva, ma intervenne Anna :
‘toccami la fica, te le laverò con la pipì’
Soluzione brillante!
Finalmente tornò anche Clara, e tutta felice ci disse che l’esperienza con un cazzo con il piercig era stata molto piacevole, ed aveva goduto un sacco, ma non si era fatta sborrare nella fica, aveva fatto godere il ragazzo con un pompino, ed ora voleva risciacquarsi la bocca: avevo per caso un po’ di pipì fresca?
Mi feci dare dal barista una wodka con molto ghiaccio, bevvi il liquore in un sorso per riavermi dalla umiliazione che mi aveva provocato Clara e poi pisciai nel bicchiere, porgendoglielo le sussurrai :
‘guarda che domani mi rifaccio con Giada!’
e lei mi sorrise dicendo
‘ va bene, ma fino a domani a mezzogiorno sei tutto per me!’
Era una promessa e non una minaccia, Clara sapeva farsi perdonare.
Quando ricomparvero Ulla e Eric, appagati e felici, si era ormai fatto molto tardi e decidemmo di rientrare in hotel, ribadendo l’appuntamento per l’indomani a mezzogiorno al chiringuito come ‘ ritiro – per la sfida fissata per le 17.
Sulla via del ritorno, ricordai a Clara il nostro impegno di non usare il bagno, e le indicai il piccolo giardino pubblico di fronte all’hotel.
Ci mettemmo entrambi in piedi contro una siepe, e Clara aprì il vestito e lanciò un getto ben più potente del mio, e da dietro venne una voce
‘ma è un travestito!’.
Ci voltammo, ed una coppia di mezza età, cioè la mia, ci guardava a bocca aperta.
Sull’eco del loro -pervertiti!- giungemmo in hotel e ci buttammo sfiniti sul letto, ovviamente senza lavarci.
Mi svegliai con il cazzo in tiro, e per un doppio motivo: mi scappava la pipì e Clara me lo stava succhiando.
‘buongiorno amore’
mi disse Clara
‘ti sei svegliato in gran forma, vedo, ma io devo assolutamente pisciare, con tutto quello che ho bevuto ieri sera mi scappa da morire, ma come facciamo con la regola di non usare il bagno? E non vorrei sprecare un’erezione così bella!’
Neppure io volevo farmelo smosciare, e così decidemmo di approfittare della terrazza della nostra camera, Clara mi prese per il cazzo e mi portò fuori, si appoggiò al parapetto e spinse indietro le chiappe
‘non nel culo, però, ce l’ho già pieno ma voglio tenermi la cacca per la gara, se mi inculi ho paura di non farcela a tenerla’
mi disse.
Entrai allora nella sua fica scivolosa e, appena dentro, sentii che iniziava a pisciare e la pipì mi scendeva lungo i coglioni e cadeva fragorosamente a terra.
Spinsi vigorosamente producendo un rumoroso scic sciac sbattendo sulle chiappe di Clara ed in breve venimmo insieme, poi rimasi dentro di lei e, quando il cazzo si fu un po’ smosciato, pisciai mentre lei si agitava in preda ad un secondo orgasmo e la mia pipì ruscellava fuori dalla sua fica.
Finalmente uscii da lei e ci baciammo appassionatamente, accarezzandoci i sessi e spandendo così sui nostri corpi la pipì di cui eravamo bagnati.
Un sospiro proveniente dalla terrazza di fianco alla nostra ci fece voltare e ci accorgemmo che nostro vicino, un cinquantenne ancora atletico, era rimasto a guardarci e si stava masturbando: Clara pensò di essere gentile con lui e gli mostrò le chiappe aprendosele con le mani, finché lui ebbe il suo orgasmo e schizzò una quantità di sperma inconsueta per un uomo di mezza età.
Clara lo guardò con ammirazione, ci augurammo buona giornata e ci ritirammo in camera baciandoci ancora appassionatamente, ci mettemmo un pareo e scendemmo per la colazione.
Il buffet era ricchissimo e ci servimmo con abbondanza anche di frutta e di succhi, ed eravamo ancora a tavola quando scese anche il nostro vicino di camera che si sistemò ad un tavolo accanto, scegliendo una posizione che gli consentisse di guardare per bene Clara, il cui pareo si apriva spesso e volentieri’
Satolli per la ricca colazione, abbondante anche in vista della gara, salimmo a lavarci i denti (beh, almeno quelli!) e indugiai solo un poco ad annusare Clara, ficcandole il naso tra le chiappe.
Uscimmo poi per fare un giretto in paese prima di andare in spiaggia, e uscendo notammo che il vicino di camera, che aveva indugiato nella hall dell’hotel, si avviava dietro di noi.
Per la verità, al posto suo avrei fatto la stessa cosa, perché io e Clara indossavamo solo un pareo, e quello di Clara era anche trasparente e legato in modo da aprirsi sui lati ad ogni passo.
Girellammo così nel paese vecchio, finché passammo davanti ad una farmacia; Clara mi disse che voleva entrare e le chiesi se stava male, ma lei mi guardò ammiccando
‘sto benissimo, ma sto pensando ad un doping per la gara’.
Cercò così sugli scaffali finché non mi mostrò trionfante una confezione di supposte che promettevano, in grazia di un effetto frizzante, la immediata liberazione dell’intestino.
Le dissi che mi sembrava meschino doparsi per la gara e lei fu d’accordo, ma volle comprarle ugualmente pensando di farne un uso comunque divertente.
Il nostro vicino-segugio ci aveva atteso davanti alla farmacia e tornammo a passeggiare con lui sempre a distanza di quattro-cinque metri; a quella distanza non poté fare a meno di sentire quando Clara disse, a voce alta,
‘mi scappa la pipì, sto davvero scoppiando, devo farla entro trenta secondi o mi piscio addosso’.
C’era un piccolo parcheggio vicino, e ci avviammo tra le auto con segugio sempre più vicino; giunti a ridosso di un muraglione, Clara si infilò dietro un Range Rover e si alzò senz’altro il pareo fino alla vita, accosciandosi poi a cosce totalmente spalancate di fronte a me e al segugio che ci aveva fedelmente seguito.
Io mi infilai una mano sotto il pareo e cominciai a toccarmi il cazzo, ed il segugio estrasse il cazzo dalla patta dei pantaloni e prese a segarsi con lo sguardo fisso sulla fica di Clara.
Clara rimase ferma a guardare i due segaioli davanti a lei, poi lasciò andare un primo schizzo di pipì, mirando ai miei piedi.
Segugio avanzò, ed il secondo schizzo fu per i suoi piedi e Clara proseguì poi a schizzi alternati finché con espressione soddisfatta, emise un ultimo spruzzo accompagnato con una scoreggina.
‘avrei anche il culo pieno di cacca, ma la tengo per un altro momento’
disse rivolta al segugio che, con mia grande ammirazione, a quelle parole sborrò una invidiabile serie di schizzi.
Clara si rialzò con il pareo ancora sollevato, fece una piroetta e mi prese a braccetto sulla via dell’hotel.
‘hai visto quanto sperma produce, deve essere un gusto sentirselo schizzare dentro’
mi disse Clara, e io risposi che, personalmente, non avevo voglia di provare’
Veloce recupero dei teli da spiaggia in albergo e poi verso il chiringuito, sempre con il segugio dietro di noi.
La compagnia era già a tavola e, appena arrivato, io pisciai sulla sabbia sotto lo sguardo attento del segugio, che naturalmente era poco distante, mentre chiedevo a Giada notizie della salute sua e del tonto.
‘io sto bene, grazie, il tonto è stato dimesso ma è uno straccio e rimane in camera, meglio così perché il mio culetto invece sta benissimo e, se mangio tanto ora, magari ti potrò accontentare’
mi rispose.
Da ciò, naturalmente il discorso andò a cadere sulla imminente gara e sulle condizioni di ‘forma- degli ‘atleti-, che lamentavano, chi più chi meno, la necessità di svuotare l’intestino.
Fabienne, come sempre spudorata, disse ad alta voce
‘ho il culo pieno di merda, ma mi trattengo per voi e stringere il buco mi fa colare la fica’
e si passò una mano facendo poi vedere il bagnato sulle dita e facendole annusare ai vicini.
E continuò
‘a proposito, Giada, come va con il rosebud? A me servirebbe come tappo!’
Giada si alzò dalla sedia e girò il culo verso il tavolo, poi sollevò il pareo a mostrare il rosebud fieramente infilato tra le sue chiappe.
Mi girai verso il segugio: era impietrito!
Per le ordinazioni arrivò, vestita solo di una microgonna a pieghe, la solita ragazza mulatta, che ormai conosceva la abitudini pisciatorie della nostra compagnia, e le feci un cenno verso il segugio; lei annuì con un gesto di intesa e, raccolte le nostre ordinazioni, andò al tavolo del segugio, si accosciò davanti a lui e, chiedendogli cosa voleva, lasciò andare una pisciata che io vidi scorrere dalle sue chiappe che facevano capolino.
Poi ci raccontammo come avevamo evitato di usare il bagno e scoprimmo che Anna e Diana erano scese nella hall dell’hotel e si erano sedute su una fioriera, innaffiando le piante da sotto le gonne, Fabienne e Eric avevano pisciato sulle sedie facendo colazione nel giardino dell’hotel e Ulla e Jorg erano usciti di gran fretta, si erano intrufolati nella ressa di persone in attesa alla biglietteria del bus e avevano pisciato stretti uno all’altro come avevamo fatto a Las Palmas.
Finito il pasto, Giada disse
‘mi scappa la pipì, chi mi fa compagnia? Ma non qui a tavola, voglio farla ben in vista di qualche estraneo, per sentirmi totalmente liberata’
Clara le rispose
‘appena si alza qualche bel ragazzo, andiamo con lui dietro i cespugli, anche a me scappa da pazzi’.
Anna e Diana, invece, dissero che non volevano alzarsi, e pisciarono sotto la tavola mettendosi reciprocamente le mani sotto il getto, subito imitate da Ulla e Eric.
Fabienne e Jorg presero atto che orami lo scambio di coppia era un’abitudine, e Fabienne si sedette sulle ginocchia di Jorg; poco dopo si sentì un fruscio, e vedemmo il pareo di Jorg sgocciolare, intriso della pipì con cui Fabienne lo stava inondando.
Poi Fabienne si sollevò leggermente e si sedette di nuovo e capimmo che, coperta dal pareo, si era infilata in fica il cazzo di Jorg, mentre entrambi conversavano tranquillamente.
Ulla fece cenno con la testa a Giada verso due ragazzi biondi che si erano alzati, e, mettendosi una mano sulla fica, le fece intendere che aveva capito, dai loro discorsi, che andavano a pisciare.
Giada si alzò e prese per mano me e Clara, e ci avviammo di seguito ai due ragazzi verso i cespugli, accelerando il passo per arrivare prima di loro.
Invece di appostarsi nella solita rientranza, Clara e Giada si misero spalle ai cespugli, con i parei sollevati e la fica ben in vista, in modo che i ragazzi, arrivando, se le trovassero di fronte.
Io mi misi di fronte a loro, ma un po’ discosto in modo da lasciare spazio ai ragazzi, ed iniziai a pisciare.
Quando i due arrivarono, si trovarono di fronte le fiche depilate e gli ampi sorrisi di Clara e Giada, e non si fecero problemi a piazzarsi di fianco a me ed a pisciare a due metri dalle ragazze, che intanto avevano aperto i rubinetti, con due lunghi spruzzi in direzione dei piedi dei ragazzi.
Finita la pisciata, le ragazze si passarono le mani sulla fica, ma i movimenti erano troppo ripetuti per essere solo una asciugatura manuale, mentre anche i ragazzi, e confesso, anch’io, ci stavamo sgrullando i cazzi in maniera piuttosto equivoca.
Mi stupivo che il segugio non ci avesse seguito, quando mi accorsi che stava arrivando di gran carriera al seguito della cameriera mulatta, che avanzava stringendo in mano un rotolo di carta igienica.
La ragazza, con la consueta naturalezza, scavò una buchetta a fianco di Clara e vi si posizionò sopra, con il culo rivolto verso di noi maschi, si alzò la gonna e flesse appena le gambe, si aprì le chiappe con le mani e vedemmo il suo buco marroncino già dilatato dalla testa di uno stronzo marrone scuro.
Il segugio, di fianco a noi, si masturbava furiosamente guardando le tre ragazze e, in particolare, la mulatta che spingeva a forza uno stronzo duro e grosso, emettendo anche qualche schizzo di pipì ad ogni spinta.
Come lo stronzo toccò terra, il segugio sborrò e, con una mira ammirevole, gli schizzi andarono a spiaccicarsi sulla merda; Clara e Giada lo guardarono ammirate, era alla terza sborrata in quel giorno e ancora era abbondante.
I ragazzi di fianco a me si stavano ora segando apertamente, e Giada e Clara si voltarono per mostrare i loro buchi del culo, quello di Giada ornato del rosebud, quello di Clara già un po’ aperto tanto da lasciare vedere l’estrema punta dello stronzo che conservava per la gara: a quel punto anche i ragazzi sborrarono, mentre la mulatta si faceva pulire il culo dal segugio.
Io feci fatica a trattenermi dallo sborrare, ma volevo conservarmi per il culo di Giada.
Tornati al chiringuito, trovammo gli altri del nostro gruppo più o meno addormentati, e ci disponemmo anche noi alla siesta; il segugio, invece, pagò il suo conto lasciando una grossa mancia alla cameriera e si diresse verso le dune.
Ci svegliò una scoreggia di Fabienne, seguita dal suo avvertimento
‘mezzora alla gara!’.
Per svegliarci per bene, pensammo ad un bagno in mare e, sulla riva, ci allineammo tutti per una pisciata in piedi, maschi e femmine, in bella vista dei, peraltro pochi, bagnanti sulla spiaggia, la cui attenzione fu richiamata anche dalla solita Fabienne che urlò
‘chiappe strette, altrimenti cachiamo qui’
Un caffè diede l’ultima spinta agli intestini, e Diana disse che orami il buco del culo le si era aperto, doveva assolutamente andare.
Chiesi a Giada se si sentiva di cacare per me, e lei mi rispose che avrebbe fatto ogni sforzo per accontentarmi.
Ci avviammo quindi alla solita duna, liberandoci già per strada dei parei, e chi arrivava per primo in cresta alle dune mostrava a quelli più in basso il buco del culo già semiaperto.
Vociando, arrivammo alla nostra duna, per scoprire con sorpresa che era già occupata proprio dalla rossa schifiltosa della gita, accompagnata dal suo uomo e coperta da un costume intero verde.
Con la consueta faccia tosta, Fabienne si avvicinò, chinandosi vicino a loro a fica aperta e chiedendo come andava l’intestino dopo la brutta avventura, e senza attendere la risposta spiegando che eravamo tutti lì per cacare.
Nel frattempo, Ulla e Eric stavano scavando le postazioni, e la rossa senza dire nulla si alzò, raccolse i teli da bagno e trascinò via il suo uomo, che mi sembrava un po’ recalcitrante.
Li guardammo allontanarsi verso una duna dalla quale spuntò il nostro segugio, la cui assenza mi stupiva; Jorg prese la videocamera con l’intenzione di allontanarlo, ma Clara lo fermò, segnalandogli che lo conoscevamo, era inoffensivo ed anzi a lei avrebbe gradito che lui potesse assistere.
L’ultima formalità prima della gara fu la scelta della specialità in cui concorrere e poi decidemmo che avrebbero proceduto prima i maschi, considerando maschio Diana, e poi le ragazze.
Segugio si mise in buona posizione visiva mentre io, assistito da Clara e Giada, Jorg assistito da Fabienne, Eric assistito da Ulla e Diana assistita da Anna, ci sistemavamo sulle nostre buche ed iniziavamo a spingere, con le assistenti che ci massaggiavano culo e cazzo.
Non guardai neppure gli altri concorrenti, mi concentrai solo su Diana, volevo vedere quanto riusciva ad allargarsi quel suo buco di culo che già dalla sera prima era pieno di cacca compressa; Diana si era depilata tutta la zona e il suo sfintere ora si vedeva bene, ed era dilatato in maniera impressionante, sembrava dovesse partorire una palla da tennis, mentre Anna le accarezzava gentilmente la fica.
Finalmente la palla emerse per oltre la metà e venne sparata nella buchetta, mentre uno schizzo di pipì lavava la mano di Anna e Diana sorrideva felice.
Diana, così finalmente liberata, si guardò intorno e ci indicò la sommità di una duna vicina, su cui erano in piedi la rossa ed il suo uomo, che ci guardavano e si toccavano da dentro i costumi’
La visione mi dette nuove energie e cacai il mio stronzone, godendo della sensazione che mi dava il culo dilatato e della erezione del mio cazzo maneggiato amorevolmente da Clara e Giada.
Esaurito il primo round, cedemmo il posto alle ragazze ed ammirai la sfilata di graziosi culetti che si aprivano stando seduto sulla sabbia immediatamente dietro a Giada, dopo averle sfilato il rosebud.
La sua rosellina si era leggermente allargata sotto l’effetto del rosebud, ma era sempre delicatissima e le piccole labbra che occhieggiavano erano eccitanti anche viste da dietro.
Clara, vicino a lei, si girò, mi vide in estatica contemplazione e fece cenno al segugio di avvicinarsi e di mettersi di fianco a me.
Gli sfinteri cominciarono ad aprirsi ed ero quasi commosso nel vedere gli sforzi di Giada per accontentarmi, mentre Clara già aveva deposto un importante stronzo e ne stava producendo un altro, dopo aver fatto cenno al segugio di rallentare la sega che si stava facendo, come del resto io e gli altri maschi.
Il culo di Giada si aprì e lasciò uscire uno stronzetto molliccio e appiccicoso che rimase a penzolare sporcandola per bene.
La prima a finire fu Fabienne, che spinse fuori un unico serpente di merda di almento trenta centimetri e poi andò senz’altro a sedersi sul cazzo di Jorg, impalandosi con gran godimento di entrambi.
Ulla produsse uno stronzo sottile e lungo e, tenendosi le chiappe aperte, si rialzò e le offrì a Eric, che immediatamente la inculò.
Clara, esaurito il secondo stronzo, si mise carponi e, allargando le chiappe, fece cenno al segugio che si sputò sulla cappella e le appoggiò il cazzo sul buco del culo, entrando poi con un unico deciso movimento.
Giada si era tutta impiastricciata nel tentativo di offrirmi la sua cacata, e fui io ad avvicinarmi in ginocchio al suo culo e a strofinare la mia cappella sul suo sfintere per cospargerla della cacca molliccia ed usarla come lubrificante per violare la sua verginità.
Giada fu bravissima: spingeva piano piano sia per allargare il buco sia per emettere ancora un po’ di merda lubrificante, e così entrai in lei senza provocarle alcun dolore.
Guardammo verso la duna e vedemmo che la rossa era inginocchiata e l’uomo le teneva la testa mentre lei gli faceva un pompino: finalmente una bacchettona di meno.
Io ero diviso tra il piacere di inculare Giada e la gelosia nel vedere quanto Clara gradiva avere nel culo il cazzo del segugio, poi Anna e Diana generosamente vennero a occuparsi di Giada.
Anna, incurante della cacca che impestava tutta la zona, si mise a sgrillettare dolcemente Giada con una mano mentre con l’altra solleticava il buco del culo di Diana, che a sua volta leccava le tette di Giada.
Quest’ultima, sotto il triplice attacco, superò l’iniziale disagio per la deflorazione anale e iniziò a gemere di piacere mentre io aumentavo gradatamente l’intensità delle spinte del cazzo nel suo intestino,
Nuovamente la mia attenzione fu attirata da Clara quando lei cominciò ad ululare per il piacere per esplodere poi nell’orgasmo gridando
‘ cazzo, cazzo, cazzo, che bello, mi ha fatto un clistere di sborra’
Quando vidi il segugio ritirare il cazzo dal culo di Clara, che rimase aperto per fare uscire una cascata di sborra, godetti anch’io nel culo di Giada, che a sua volta venne nelle mani di Anna, pisciando anche un po’.
Eravamo tutti senza fiato e ben sporchi di cacca, e prima di aggiudicare i titoli per la gara, ci riposammo tutti all’ombra, sdraiandoci direttamente sulla sabbia per non sporcare i teli da bagno.
Eravamo anche assetati, e bevemmo come cammelli, così in breve tornò a tutti la voglia di pisciare, e ci lavammo reciprocamente con la pipì, mentre il segugio si allontanava in cerca di nuove avventure.
Per unanime giudizio, il trofeo per la cacata più grossa fu assegnato a Diana, la palla da tennis che aveva prodotto superava di gran lunga tutti gli altri stronzi come diametro, mentre, a sorpresa, il titolo per lo stronzo più lungo venne assegnato a Ulla, che in precedenza avevo visto produrre solo delle palline secche e spezzettate.
Ulla ci spiegò che si era sforzata di bere tantissimo e aveva mangiato solo cibi ricchi di acqua, e così era riuscita a rendere morbida la cacca, ed aveva avuto cura di spingerla fori con una pressione continua, senza mai chiudere il buco del culo.
Entrambe le vincitrici ricevettero i complimenti di tutti e, come premio, l’autorizzazione a esprimere un desiderio che gli altri concorrenti avrebbero esaudito.
Ulla scelse di farsi leccare la fica da Anna, perché non aveva mai avuto esperienze lesbo e voleva provare, mentre Diana dichiarò che aveva nostalgia di un bel cazzo nel culo, e avrebbe gradito quello di Jorg, indubbiamente il più dotato tra di noi, ma voleva riceverlo mentre Giada le leccava la fica.
Tutti gli interessati si dichiararono disponibili con piacere, rimandando però l’esecuzione all’indomani perché, al momento, si era fatto tardi, le forze mancavano e si rendeva necessario un bagno in mare.
Ci muovemmo quindi verso la spiaggia e, lasciate le nostre sacche al chiringuito, ci tuffammo per un bagno ristoratore e detergente, poiché era vero che volevamo sentire l’aroma naturale dei nostri corpi, ma ormai eravamo diventati socialmente inaccettabili.
Quando tornammo al chiringuito, trovammo la ragazza mulatta che stava chiudendo, ma si trattenne volentieri a parlare con noi, che eravamo ormai gli ultimi in spiaggia, e le chiedemmo se potevamo bere qualcosa.
Volentieri lei si mise a nostra disposizione e ci propose il suo mojito special, assicurandoci che lo preparava solo per gli amici speciali.
Mentre lei preparava i bicchieri, comparve a sorpresa il segugio con un rastrello in mano e Estrella, ormai la cameriera si era presentata, ci spiegò che si era assunto l’incarico di tenere pulita la zona adibita a cesso, così avrebbe avuto la scusa per spiare le ragazze che andavano a pisciare e cacare, e il bello era che, invece di ricevere uno stipendio, era lui a pagare per farlo!
Quando ebbe finito la preparazione di base delle bibite, Estrella salì sul bancone e aggiunse lo ‘special’, schizzando in ogni bicchiere uno spruzzo di pipì che emetteva stando in piedi a gonna sollevata.
Gradimmo molto la sua cortesia e le chiedemmo di preparare un secondo giro e bere con noi, magari accompagnando con qualcosa da mangiare.
Qualcosa di cibo era rimasto, ma Estrella ci disse di non avere più pipì per le bibite, così al posto suo si offrirono Ulla e Fabienne.
Il terzo giro fu soltanto per le ragazze, perché la ‘correzione’ era stata messa dai maschi, e chiudemmo con un quarto giro gentilmente offerto da Clara, Anna, Diana e Giada.
A quel punto eravamo tutti completamente ubriachi e non se ne parlava nemmeno di riuscire ad arrivare a piedi all’albergo, così Estrella, che era ancora quasi cosciente, ci caricò tutti sul cassone del suo pick up, dove ci accampammo uno sopra l’altro.
Durante il viaggio, costellato da rutti alcolici e da scoregge sibilanti, sentii anche un liquido caldo scorrere su una mia gamba, ma nell’oscurità non fui in grado di capire chi avesse pisciato.
Estrella ci scaricò nella piazza centrale del paese e tutti ci dirigemmo verso i rispettivi hotels, barcollando vistosamente.
Lungo la strada, io e Clara acquistammo due bottiglie di acqua e ce le scolammo praticamente di un fiato, poi ci sedemmo sul muretto del lungomare e, sotto gli occhi scandalizzati dei passanti, ci pisciammo fragorosamente addosso.
L’acqua bevuta ci aveva un po’ ripulito dall’alcool, e riuscimmo a rientrare in hotel, ancora barcollanti e con i parei ancora bagnati nonostante il vento caldo; il portiere ci augurò la buona notte con un sorriso forzato e, poiché ci era risultato antipatico, io e Clara pisciammo nell’ascensore prima di buttarci sfiniti sul letto.