Delusione. Che grande delusione sapere che il mio fidanzato Renato, era gay. L’avevano visto in provincia di Imperia assieme ad un ragazzo, in atteggiamenti che non lasciavano dubbi sul tipo di rapporto che intercorreva tra di loro. L’avevano detto a mio padre, per telefono, ed avevano anche inviato delle belle foto fatte con il cellulare. Mio padre, ancora più di mia madre, era rimasto impietrito, lui che aveva largamente sponsorizzato il fidanzamento tra me e Renato. Entrambi di famiglie ricche, io figlia di un grande industriale e lui figlio di un professionista affermato e introdotto nella politica che conta. Sarebbe stato il matrimonio che il babbo voleva, tutto lo sfarzo possibile, per far vedere a tutti, media ed invitati, che Desirè, la figlia dell’industriale Martini, sposava il rampollo di una ricca famiglia riccamente benestante. Non fu in effetti un dolore vero, ripeto, fu una delusione fortissima, ma bastò che mio fratello più piccolo mi abbracciasse dicendomi di non prendermela, che istantaneamente compresi che quasi senz’altro di quel ragazzo, tanto desiderato dai miei, io non provavo quasi nulla. Affetto forse, ma nulla di più. Anche perché, fino ad allora, e adesso ne capivo il perché, con lui non c’era stato niente di particolare, niente di più di qualche bacio, di qualche fuggevole toccamento e dunque la mia passione s’era sopita quasi subito, lasciando il posto ad un affetto praticamente fraterno. Non che avessi fretta di perdere la verginità, ma dover sempre calmare i miei bollenti spiriti con le mie delicate manine, mi dava un senso di forte frustrazione.
Noi abitavamo a Milano, dove c’eravamo trasferiti in una lussuosa villa da poco tempo. Fino a quel momento la nostra residenza era stata fissata in una cittadina nel meridione d’Italia, dov’era nato il primo stabilimento di papà. Poi, motivi commerciali, indussero mio padre a creare un secondo stabilimento in provincia di Milano e di trasferire l’intera famiglia nel capoluogo lombardo. Ero stata abituata ad essere servita e coccolata, non dai miei genitori, ma da uno stuolo di servitù che si muoveva a comando seguendo ed eseguendo gli ordini di noi quattro componenti del nucleo famigliare. Una villa molto bella, ma fredda, impersonale, arredata senza usare l’anima, ma solo il portafogli. Mobili e arredi qualitativamente bellissimi, ma comprati più per il loro prezzo che per il piacere di acquistare un oggetto o un mobile che piacesse veramente a qualcuno. Abitavamo in quella casa da circa un mese ed io ero sempre parecchio nervosa. Ero in crisi, lasciare amici e parenti più cari e trasferirmi in una città a me sconosciuta era stato un trauma che aveva lasciato il segno, molto di più che lo scoprire che il mio fidanzato era gay. Mio padre, quella mattina mi guardò arrivare nel suo studio e mi disse che gli sembravo troppo magra e che sarebbe stato meglio che mi fossi fatta visitare dal nostro medico di fiducia. Gli domandai chi fosse il medico di fiducia e lui estrasse dal primo cassetto della scrivania monumentale un biglietto da visita e me lo porse. Professor Dino Ferrari . Sotto al nome, scritto in grassetto corsivo: Chirurgo. Sotto ancora, un lungo elenco di varie specializzazioni. Più in basso l’indirizzo e i numeri di telefono dello studio.
Telefonai, ed una voce di donna, amabilmente mi rispose. Presi appuntamento per le diciassette del pomeriggio dicendole che ero Desirè Martini e mi parve, dal tono della voce della mia interlocutrice, che avesse riconosciuto chi ero. Arrivai in studio una mezzora prima e alle diciassette in punto la signorina addetta all’accoglimento delle pazienti mi introdusse nello studio del professore. Mi fece sedere e mi disse:
‘Il professore arriva subito”’
Una volta sola, mi guardai attorno e notai una fotografia incorniciata all’interno di un quadretto, esso stava appoggiato con il suo supporto sul piano della scrivania. L’immagine era quella di una donna, giovane, carina, bruna, magra e con la pelle diafana, lo sguardo triste e malinconico, pareva essere una donna d’altri tempi. Pensai fosse la madre del professore in una fotografia d’epoca ben conservata.
Da una porta laterale alla mia destra, vidi uscire un uomo. Alto all’incirca sul metro e novanta, capelli scuri appena appena lunghi, sui trentacinque, forse quarant’anni, il fisico era nascosto dal camice bianco, ma dava l’impressione d’essere tonico e muscoloso il giusto. I pantaloni grigi che gli spuntavano da sotto il grembiule erano ben stirati e cadevano sulle scarpe nere lucenti.
Lui si avvicinò a me, mi pregò di rimanere seduta, poi mi strinse vigorosamente la mano e mi salutò cordialmente. Fece quindi il giro della scrivania e si sedette nella poltroncina girevole in pelle nera. Inforcò gli occhiali e si rivolse a me’..
‘Come mai una così bella signorina, visibilmente in buona salute, viene dal medico?’
Dicendo questo il professor Ferrari aveva sorriso ed aveva mostrato la sua dentatura bianchissima a trentadue denti. Era veramente un gran bell’uomo ed io pensai che di uno così avrei potuto anche innamorarmene pazzamente…
‘Professore, ecco, mio padre mi dice che sono troppo magra e mi ha consigliato di venire a farmi vedere da lei. Visto che a casa mia si fa quello che dice lui, eccomi qua”
‘Ah, capito, uummm, lei ha dei sintomi, disturbi, accusa dolori da qualche parte o qualche altra anomalia???’
‘No professore, io sto benissimo, sono un po’ troppo magra, ma forse perché mangio veramente poco”
‘Va bene, ok, gentilmente si svesta dietro al paravento e poi si sdrai sul lettino che le do un’occhiata’..’
Mi spogliai rimanendo con le sole mutandine di pizzo nere, lui mi si avvicinò per visitarmi. ”
‘A vederla così, lei è la dimostrazione chiara e palese della salute.’
Un po’ ragione ce l’aveva il professore. Alta uno e settantacinque, portavo i capelli raccolti in uno chignon, bionda naturale, occhi azzurri limpidi ben incastonati nel viso, nasino piccolo e boccuccia piccolina. Portavo la terza misura di reggiseno e i miei fianchi, in verità appena accennati, ma erano comunque, sporgenti il giusto.
Belle gambe piuttosto lunghe e affusolate e un sodissimo culetto tondo e sporgente. Mi accorsi che mi guardava con occhio poco professionale i capezzoli che intanto, forse per via del freddo, mi si erano irrigiditi. Finsi di non essermene accorta e mi sdraiai sul lettino. Mi auscultò cuore e polmoni, mi tastò il ventre, l’addome, mi fece poi sedere per battermi contro le reni, poi mi disse che se volevo poteva visitarmi anche a livello ginecologico, magari facendo un prelievo per un pap-test. Mi disse che le sue specializzazioni erano appunto la ginecologia e la chirurgia dell’apparato genitale femminile. ‘..
‘Non si preoccupi, gliele sfilo io le mutandine’..’
Mi tolse il perizoma, osservò che non ci fossero perdite ed estraendo due supporti metallici da sotto il lettino, mi fece posare l’incavo delle ginocchia sopra ad essi. Mi sentivo un po’ a disagio, ero abituata ad un ginecologo donna e stare in quella posizione, con la mia intimità completamente esposta agli sguardi di quel bel professore, mi provocava oltre ad un certo disagio, anche un po’ di agitazione”
‘Non ha mai fatto una visita ginecologica???’
‘Si professore, si certamente che si”’
‘La vedo alquanto nervosa, mi sembra agitata’..’
‘Ecco, il mio ginecologo precedente era una donna e allora ”..’
‘Capisco, io sono un medico, si calmi, stia tranquilla”..’
Mi chiese poi la mia età’..
‘Ho diciannove anni”..’
‘Mi scusi se mi permetto, ma lei è per caso ancora vergine?’
Arrossi fino alla punta dei capelli poi risposi semplicemente’.
‘Si’.’
‘Allora non necessita del pap-test, esternamente la sua vagina non è infiammata ed è tutto a posto’.’
Mi palpò con il palmo della mano aperto entrambe le mammelle dicendomi che non c’erano noduli di alcun tipo e mi disse di rivestirmi.
‘Cerchi di sforzarsi un po’ a mangiare va bene????’
‘D’accordo professore, va bene, solo che in questo periodo sono parecchio stressata”’
E gli raccontai per filo e per segno il discorso del fidanzato gay.
‘Signorina Martini, a questo punto le occorrerebbero alcuni giorni di vacanza e di sano relax’..’
‘Eh, si certo, ma siamo a Milano da pochissimo tempo e i miei hanno sempre un sacco da fare, mio fratello deve studiare e così io da sola’ non so dove andare’.’
‘Non so proprio cosa dirle, comunque prenda queste vitamine e poi se il problema persiste faremo ulteriori accertamenti. Mi contatti quando lo crede opportuno, naturalmente sono a sua completa disposizione’
‘Grazie, anche’. sabato e domenica???’
Ancora uno sfavillante sorriso illuminò il suo viso da vero macho…………
‘No, sabato e domenica vado nella mia casa in Riviera’.’
‘Ci andrebbero per me un paio di giorni in riviera’. Va beh, grazie professore, a presto’.’
Arrivai in villa verso le venti, il taxi mi lasciò di fronte alla porta d’ingresso, salii la scala ed entrai in camera mia. Certo che mi sarebbe piaciuto perdere la verginità con quel bel professore. Magari era sposato, se no avrebbe preso al volo la possibilità di portarsi a letto una bella verginella come me. A meno che, pure lui fosse gay. Non si poteva mai sapere.
Fu al mattino dopo, verso le nove, che, la mia cameriera personale, si affacciò nella mia camera e mi comunicò che mi avrebbe passato una chiamata da parte del professor Ferrari.’.
‘Signorina Desirè, sono Ferrari, mi scusi se la disturbo di buon mattino, ecco, noi ci siamo visti in studio da me ieri sera. Volevo chiederle se sarebbe disposta a trascorrere due giorni al mare nella mia villa……’
‘Buongiorno professor Ferrari, nessun disturbo, beh si certo mi piacerebbe….. e credo che forse ne avrei proprio bisogno’.’
‘Passo a prenderla fra un ora, ce la fa a prepararsi?’
‘Si, d’accordo, l’attendo fra un ora. Grazie’.’
Mi ficcai sotto la doccia e mi lavai fino ad essere stanca, poi mi asciugai e mi vestii.
Trovai tra gli abiti nuovi, un vestitino leggero, arricciato sotto il seno, senza spalline, di color albicocca tenue, con dei fiori sparsi sul bustino qua e là, per il resto liscio un po’ scampanato, lungo appena sopra al ginocchio.
Lui, giunse puntuale, guidava una Mercedes ultimo modello, scese e galantemente venne ad aprirmi la portiera, mi fece salire e richiuse delicatamente la porta. Salì e mise in moto, dall’autoradio note di musica sinfonica. Non parlammo per alcuni minuti, lui ogni tanto si volgeva verso me come se mi ammirasse, poi si rimetteva attento alla guida e compariva sul suo bel viso maschio un dolce sorriso.
Giungemmo a Santa Margherita Ligure verso mezzogiorno, abbandonammo la strada statale e salimmo lungo una strada asfaltata più stretta. Ai bordi alti cipressi ci correvano incontro e in fondo si vedeva un bel cancello in ferro battuto. Davanti a questo cancello, uno spiazzo e un signore vestito in divisa da maggiordomo che stazionava a fianco della pesante cancellata.
‘Quel signore è il custode della villa, Ludovico, lui è un uomo speciale, gentilissimo e sempre disponibile a fare ciò che gli dico. Sta qui con la moglie Marina, lui si dedica ai lavori esterni, mentre lei accudisce la casa all’interno.’
Entrammo e percorremmo una cinquantina di metri, di fronte una bellissima casa coloniale con un ingresso esterno semicircolare con tre scalini di pietra, sopra all’ingresso un tetto di coppi rossi su una struttura in travi di legno massiccio. Feci per uscire dalla macchina, ma fu Ludovico ad aprirmi la portiera. Scesi e lui mi guardò con lo stupore dipinto sul viso’
‘Professore, buongiorno, ben venuto a lei e alla sua compagna. Che bella luce che emana dal suo viso signorina!!!’
Gli sorrisi e lo ringraziai, lui si incaricò dei miei bagagli e mi disse di seguirlo’..
‘Venga signorina, come ha ordinato il professore, mia moglie Marina, le ha preparato la sua stanza’.’
Ferrari mi diede il braccio e assieme seguimmo il buon Ludovico, salimmo la scala di marmi di Carrara e quindi giungemmo in quella camera che mi era stata destinata.
Vi entrai quando già Ludovico aveva aperto le persiane e il sole caldo era penetrato all’interno della stanza. Un letto antico, coperto da lenzuola candide e perfettamente stirate, un stuoia di pizzo color ecru beige, ricamata a mano attraversava il letto scendendo da entrambe le parti con dei lunghi fiocchi bianchi. Un armadio antico anch’esso con una enorme specchiera centrale. Sulla parete dietro la testiera, un quadro raffigurante una madonna con le mani giunte in preghiera e lo sguardo rivolto verso il cielo azzurro. L’altissimo soffitto a volte era costituito da mattoni a vista, esso era sostenuto da travi in legno scuro. Il pavimento, che scricchiolava un poco sotto i piedi, era costituito da un parquet di noce scuro. In un angolo, in ferro battuto nero, un porta catino con la sua specchiera ovale orientabile. Poggiato nel cerchio superiore un catino smaltato di bianco con il bordo azzurro, mentre in quello inferiore una brocca dello stesso materiale del catino. Al fondo della stanza, sulla destra, una porta che dava accesso al bagno. A fianco di questa porta un finestrone gigantesco che teneva quasi l’intera parete e che pareva affacciarsi a strapiombo sulla collina e quindi sul mare. I due uomini mi lasciarono sola ed io entrai appunto in bagno. Esso era costituito da un ampia camera, con una vasca appoggiata a terra con dei piedini dorati, un box doccia grande, un lavabo color crema piuttosto ampio, per intenderci, di forma antica con la rubinetteria in ottone pesante; sopra al lavandino, fissata al muro, vi era una specchiera ovale con la cornice dorata in legno lavorato a mano. Tappeti sul pavimento in cotto grezzo e una ampia finestra che dava un sacco di luce all’interno. La aprii, respirai a pieni polmoni l’aria profumata del mare che in un attimo invase la stanza. Poi, immersa nella beatitudine, aprii gli occhi e lasciai scorrere lo sguardo sulla verde collina lussureggiante che scendeva scoscesa verso il mare. L’acqua in quel punto, baciata dal sole, incorporava in se moltissime stelle luccicanti, che parevano spegnersi improvvisamente per andare ad accendersi qualche metro più in là.
Mi spogliai e mi misi sotto la doccia, bellissima emozione, starmene completamente nuda con la finestra spalancata con lo sfondo dell’acqua blu del mare.
Scesi dopo circa mezzora e mi furono presentati Marina, la moglie di Ludovico e il giovin fratello di Dino Ferrari. In quella famiglia erano veramente tutti molto belli e anche il giovanotto era parecchio carino. Non somigliava al professore, lui era biondo, portava i capelli pettinati a caschetto, un po’ lunghi. Il viso era angelico, morbido, effeminato, con gli occhi azzurri e con un fisico che si indovinava, nonostante la giovane età, già tonico e muscoloso, da atleta insomma. Era vestito in modo più adatto alla sua età, pantaloncini sopra al ginocchio a quadretti azzurri e bianchi, una t-shirt larga di colore bianco con su disegnato a tratto nero il volto del Che Guevara e ai piedi delle ciabatte ancora azzurre, in plastica del tipo infradito.
Mi salutò stringendomi la mano e presentandosi come Massimiliano, dicendomi poi che tutti lo chiamavano confidenzialmente Max.
Quel viaggio e quella vacanza fu il viatico per conoscere meglio il professor Ferrari.
Il giorno seguente mi svegliai molto presto, aprii la grande finestra e scostai le persiane, l’alba stava per nascere ed era preannunciata da un bagliore all’orizzonte che illuminava il cielo. Mi infilai il vestitino, che indossavo il giorno prima, sul mio corpo nudo, scesi le scale in punta di piedi ed una volta giunta a pian terreno, mi avvicinai alla porta che dava all’esterno, girai la chiave nella toppa e, dopo essere scesa dai tre scalini, poggiai i piedi sul rumoroso acciottolato dello spiazzo antistante la casa. Respirai a pieni polmoni l’aria fresca e carica di iodio che, profumata, proveniva dal mare. Lo sciabordio leggero della risacca che si perdeva dentro ai fini granelli di sabbia e l’alba che mi vedeva seminuda lasciarmi accarezzare dalla leggera brezza, mi diedero fortemente il desiderio di un uomo, un uomo che mi carezzasse e che mi lisciasse i capelli biondi, sussurrandomi dolcissime frasi colme d’amore. Percepii dietro di me una presenza e poi le mani di Dino Ferrari si poggiarono sui miei fianchi e mi fecero sobbalzare”
‘Buongiorno Desirè, come mai di mattina presto qui fuori’..’
Brividi strani e intensi percorsero il mio corpo, al contatto delle sue mani forti e decise.
‘E’ meraviglioso qui, quest’aria mi conquista, questa casa mi conquista, tutto qui è incantevole e affascinante, sono momenti che non scorderò mai durante tutta la mia vita.’
‘Ha ragione, è incantevole il posto e se lo lasci dire, lei è bellissima e la sua presenza arricchisce ulteriormente questo panorama mozzafiato e arricchirebbe certamente qualsiasi altro panorama al mondo’..’
Feci un giro su me stessa e lui mi fu di fronte a stretto contatto, mi guardò fissa negli occhi e poi mi disse”
‘Venga con me, le faccio vedere un angolo che è una delle sette meraviglie del mondo’..’
Mi porse il braccio ed io ci infilai il mio, al suo fianco mi sentivo una regina, mi condusse lungo un viottolo che scendeva verso sinistra, ci trovammo sopra ad un balconcino attorniato da una balconata in mattoni, sotto, la collina verde e rigogliosa e, ai piedi di questa collina, una caletta e una spiaggetta privata. Attorno, rocce che la racchiudevano a ferro di cavallo e ne celavano l’esistenza dalla vista di chiunque altro’.
‘Desirè, vuole scendere ancora??’
Lo guardai negli occhi, lessi dentro a quelle pupille scure, una serie di sentimenti e di emozioni fortissime, come soggiogata da lui gli dissi’..
‘Si, come vuole lei”..’
Aprì un cancelletto al fondo della balconata in mattoni e percorremmo almeno una cinquantina di scalini in cemento, quindi approdammo sulla minuscola spiaggia.
Nella parte che dall’alto non si vedeva c’era una specie di grotta e all’interno si trovavano delle sdraio e degli ombrelloni, tutti avvolti diligentemente in sacchi di nylon trasparente. Lui mi fu vicino, molto vicino, le sue braccia appoggiate sui miei fianchi e ancora quegli occhi che mi puntavano e scavavano dentro la mia anima. Sollevai il viso e la sua bocca fu vicinissima alla mia, percepivo il suo respiro caldo e le mani che scivolavano sulla mia schiena, il mio corpo nudo era separato dal suo, solo da una impalpabile stoffa di lino. Mi strinse a se e il suo capo si piegò verso destra mentre le sue calde e morbide labbra si poggiarono sulle mie. Mi baciò dapprima solo esternamente, senza forzare, poi io mi aprii e lui cominciò a baciarmi magistralmente dentro la bocca. Ricambiai con tutta la passione repressa che avevo nel corpo e nell’anima e lui mi prese il viso tra le mani e non si staccò più. Che bacio, che bacio fantastico, poi mi lasciò andare e quasi mi respinse”
‘Desirè, io le chiedo scusa, non so cosa mi sia preso”..’
Gli buttai le braccia al collo e lo baciai, lui rimase sorpreso, era troppo gentiluomo per non chiedermi il permesso, ma era anche troppo maschio per rifiutarmi. Ricambiò il bacio e incoraggiato fece scorrere le sue mani sul mio corpo, il vestito fu tirato verso l’alto e la stoffa salì scoprendomi le parti basse. Non capii più nulla, quel contatto di pelle contro pelle fu devastante, continuai a baciarlo mentre sentivo ormai chiaramente la sua virilità premere prepotente contro il mio pancino nudo”’..
‘Desirè, Desirè, sei bellissima, ma forse è un po’ presto, cosa stiamo facendo??? Aspetta Desirè, aspetta, non qui, non adesso’..’
Rimasi come una bambina quando la mamma la sgrida e per punizione le porta via il suo gioco più bello.
‘Dino, io credo di essermi innamorata di te, tienimi ancora stretta, guardiamo il panorama assieme, ti prego’..’
Si avvicinò a me, ancora quegli occhi scuri e penetranti forarono come dei raggi laser le mie pupille e poi, impregnati di passione e di lascivia, mi trafissero irrimediabilmente il cuore; ricambiai lo sguardo, affogai il mio cielo azzurro dentro alla sua pece nera nera. Sentii ancora una volta i brividi percorrermi interamente il corpo, fremetti e lui se ne accorse, le sue mani dietro la mia schiena fecero scendere la zip e poi le sue dita si infilarono nella mia scollatura proprio sotto l’elastico dell’arricciatura e tirarono verso il basso scoprendomi il seno. Era uno spettacolo dentro ad un altro spettacolo vedere lui come guardava il mio seno con ammirazione estrema. Lui, ginecologo, abituato com’era a vedere donne nude, a palpar seni a visitar vagine, era lì di fronte a me che sembrava un ragazzino quando vede una femmina nuda la sua prima volta. Il vestitino scivolò lentamente ai miei piedi e fui nuda. Ancora lo sbalordimento nel vedermi senza le mutandine poi mi disse, un po’ balbettante”.
‘Non’.. porti leee” mutandine???’
‘No, le porto eccome, ma stamattina avevo fretta di uscire per godermi questa fantastica mattinata e così”.’
‘Desirè, sei la donna più bella e ben fatta che io abbia mai visto in vita mia. Ecco, tu sei la perfezione, un pittore o uno scultore non potrebbero chiedere di meglio se avessero te come modella per le loro opere”
‘Grazie ‘professore’.. scusami’ Dino..’
Lui, vestito con una tuta da footing di colore blu griffata dalla ‘Adidas’, scarpette bianche e blu della stessa marca, mi abbracciò strettamente. Ora sentivo chiaramente la sua durezza premere contro il mio pancino nudo. Presi la zip della giacchetta e gliel’abbassai, il bel petto muscoloso e villoso comparve ai miei occhi. Lo carezzai infilando le mie dita tra i suoi ispidi e maschi peli, poi scesi con le mie piccole mani ad interessarmi dell’elastico del pantalone. Lo feci scendere e vidi i suoi candidi slip gonfi di prepotente desiderio. Poggiai la mano destra su quella magnifica protuberanza, lo strinsi, sembrava marmo granito, ma al contrario di quest’ultimo il suo pene era caldo e vibrante. Rimanendo con i calzoni calati alle caviglie lui stesso si liberò delle mutande ed i nostri due corpi furono finalmente nudi uno contro l’altro.
Mi fece adagiare sulla sabbia e mi fu sopra, era estasiato e mi guardava quasi senza osare toccare l’opera d’arte che aveva davanti. Ma io non ero un opera d’arte e pur inesperta com’ero, mi venne naturale avvolgere i suoi fianchi con le mie gambe e attirarlo a me.
Fu una fortissima emozione il sentire la sua durissima appendice premere contro la mia stretta feritoia. Quel momento l’avevo immaginato molte volte in vita mia, ma mai, avrei pensato di viverla in quella caletta così romantica. Mi parve di non udire più la risacca del mare, forse Nettuno dall’alto l’aveva fermata per non disturbare il nostro tenero idillio. Un leggero venticello solleticava la mia pelle e sembrava voler calmare il mio bollente desiderio.
Lui, gentiluomo fino in fondo mi disse”
‘Desirè, forse ti farò male, me ne scuso prima”.’
Poi sentii le labbra della mia vagina aprirsi all’intruso e un calore immenso propagarsi dentro di me, percepii un lieve dolore, poi più nulla, solo piacere energico, vigoroso e intenso.
Scorreva dentro di me ed io non capivo nulla, lo stringevo con tutta me stessa quasi a volere che lui ed io diventassimo una persona sola. Poi, arrivò l’orgasmo, quello vero, folgorante e pieno di sensazioni inebrianti, per alcuni minuti, la mente mi parve viaggiare nel nulla, nella testa, nessun pensiero, solo piacere intenso, impregnato di passione e di amore folle ed esaltante. Lui mi lasciò quietare, quindi con gli occhi come persi in una torbida sofferenza, la mascella serrata si aprì ad un urlo basso e gutturale e lo vidi scattare all’indietro come uno che è stato morso da un serpente, poi fiotti interminabili di appiccicoso liquido bianco gli uscirono dal meato e andarono a maculare i miei seni e il mio addome. Si lasciò cadere su di me, sostenendosi con i gomiti alla sabbia. Sporse il suo bel viso, ancora contratto e quasi addolorato e mi baciò sulle labbra perdutamente.
L’ Amore, proprio quello con la ‘A’ maiuscola, l’avevo fatto esattamente come sempre avevo fantasticato. Dolcemente, senza violenza, con un uomo da sogno, in un posto romantico, a due passi dal mare che ora pareva essersi rianimato e mi salutava nuovamente sbattendo le sue deboli onde sulla battigia a pochi metri da noi. Un semicerchio giallo, all’orizzonte, nasceva dal mare e gli faceva tremolare l’acqua, con un effetto da foto di copertina della rivista ‘National Geographic’ . Ci coccolammo per un paio d’ore, entrambi nudi, a rivoltarci nella sabbia, fino ad esserne coperti come delle cotolette impanate alla milanese. Gli dissi se potevamo rimanere lì per sempre, lui ed io, io e lui’..
Mi rispose che purtroppo il dovere l’avrebbe chiamato due giorni più tardi e che lui avrebbe dovuto rispondere: Presente!!
Poi, in punta di piedi, entrai in acqua, la sentii piacevolmente tiepida, camminai per almeno una decina di metri prima di percepire che la sabbia sotto i miei piedi iniziava lentamente a scendere. Lui mi raggiunse quando ormai io ero venti metri più in là. Giocammo come bambini buttandoci l’acqua addosso ed io gridando le mie garrule proteste al vento. Ci rivestimmo con gli abiti asciutti bagnandoli completamente. Lui mi guardò tutta scarmigliata e mi disse ancora una volta”.
‘Sei bellissima Desirè, io ti amo da impazzire”’
‘Dino, non ci conosciamo ancora, è successo tutto così in fretta”’
Vidi il suo viso rabbuiarsi e alcune rughe corrugare la sua fronte, poi mi guardò ancora e mi disse”’
‘L’amore, non ha tempi, a volte sboccia subito, altre invece è più pigro a manifestarsi, ma quando arriva, non è mai facile respingere i propri sentimenti. Io mi sono innamorato di te ieri sera, quando ti ho vista seduta sulla sedia davanti alla mia scrivania.’
Scherzai”
‘Ah, credevo quando mi hai vista nuda sul tuo lettino o ancor meglio quando mi hai esaminata ‘intimamente’.’
Anche lui scherzò”
‘Lì è stato proprio il colpo di grazia!!!!’
Risalimmo gli scalini, abbracciati stretti stretti, poi ancora il viottolo che ci condusse sullo spiazzo. Come due fantasmi, sulla porta, ci attendevano raggianti Ludovico e Marina.
Entrambi tenevano in mano un accappatoio, uno azzurro e uno rosa. Marina mi mise quello rosa sulle spalle e con amorevole gentilezza mi coprì. Ludovico porse l’accappatoio a Dino e lui se lo mise sulle spalle.
‘Grazie siete fantastiche persone, vero Desirè???
‘Si, è difficile trovare persone così attaccate ai propri datori di lavoro’..’
Non avevo ancora sentito la voce di Marina e lei con immenso rispetto disse”.
‘Il signorino Fernando l’abbiamo visto nascere e gli vogliamo molto bene”’
Guardai Dino e lui rispose alla mia tacita domanda’..
‘Si, Marina mi chiama ancora Fernando, anche se ormai è rimasta l’unica a chiamarmi così’..’
Gli carezzai il viso al mio magnifico Fernando e lui mi prese sottobraccio e mi condusse sopra nella mia camera. Da sotto, la voce di Ludovico”
‘Marina ed io, siamo felici, che la signorina Desirè sia la nuova fidanzata del signor Dino”.’
Ancora una volta girai il mio sguardo verso Dino e lui, prese a spiegarmi”
‘Sai, Desirè, io ho avuto una fidanzata di Milano, ne ero molto innamorato, anzi, fino a ieri ne ero ancora profondamente innamorato. L’avevo portata qui molte volte e Ludovico e Marina amavano la mia Enrica. Poi un incidente di auto, a soli vent’anni me la portò via.
Forse ieri sera, avrai visto la fotografia sul mio tavolo in studio, ecco, è stata lei la mia prima fidanzata. Da ieri sera, mi sono accorto di pensare a te e di non pensare più a lei e di essermi improvvisamente innamorato della donna più bella del mondo.’
‘Non conoscevo questa storia, mi spiace se ti ho guardato male prima. Ho pensato per un attimo ad una collezione di donne, una dopo l’altra tutte portate qui, sacrificate al Dio del sesso e avanti un’altra’..’
‘No Desirè, nessuna collezione, lei ed ora te. Due in tutto e tu fai già parte di diritto del cinquanta per cento.’
‘Sono una percentuale insomma’..’
‘Oddio che caratteraccio!!! Ma così bella, puoi permetterti tutto, non ci sono limiti’..’
Mi lasciò davanti alla mia camera ed io un po’ intirizzita entrai mi spogliai e mi misi sotto la doccia. Chissà se ero sveglia o stavo solo sognando’ Mi diedi un pizzicotto sulla natica destra e sentii dolore, cavoli ero sveglissima.
Trascorsero due altri giorni di passione intensa, poi lui dovette ritornare a Milano e, con il mio consenso, mi lasciò lì a rilassarmi un po’.
C’era Ludovico, Marina e anche il giovane fratello di Dino a farmi compagnia, non sarei comunque rimasta sola.
Il mattino seguente, scesi in cucina e Marina, sempre estremamente premurosa, mi fece trovare la colazione pronta. Mangiai con appetito, l’aria di quel posto e la serenità che tutto l’ambiente emanava mi dava un rilassatezza interiore veramente incredibile.
Uscii poi a fare due passi in giardino, forse la mancanza di Dino aveva fatto si che il tempo si trasformasse da splendido in buio e autunnale. La temperatura era scesa di alcuni gradi e c’era nell’aria quella lievissima pioggerellina nebulizzata che caratterizza le giornate nella brutta stagione. Appena fuori, la voce di Ludovico mi fece voltare’..
‘Signorina, è fresco fuori, si prenda almeno un ombrello’..’
Senza attendere risposta il premuroso Ludovico mi venne incontro e mi porse un ombrello da donna di tessuto azzurro’..
‘Grazie Ludovico, grazie’..’
‘Se dovesse prendersi anche solo un raffreddore non me lo perdonerei mai e nemmeno il signor Dino me lo perdonerebbe’..’
Risi e dopo averlo nuovamente ringraziato mi avviai per il viottolo che portava alla spiaggetta sottostante.
Dieci metri prima di mettere i piedi sulla sabbia, udii parlare sottovoce e riconobbi immediatamente la voce del giovane Massimiliano. Mi bloccai e curiosa rimasi in ascolto. Parlava al cellulare e diceva”’.
‘Tranquilla Lisa, se vieni qui, andiamo in camera mia e ti faccio vedere una bella cosa”.’
Poi ancora’..
‘E dai Lisetta, dai, non abiti poi così lontano, di ai tuoi che vuoi passare qualche giorno di vacanza a villa Ferrari, dici loro che c’è anche mio fratello che loro conoscono molto bene del quale si fidano ciecamente”.’
Vi fu un minuto in cui non udii più nulla, poi”.
‘Beh la verginità la dovrai perdere prima o poi’..’
Ancora silenzio, poi la voce allegra e giuliva di Max”’
‘E vaiii!!!! Dai chiedi ai tuoi, io ti aspetto, sono già tutto pronto per te””
Per alcuni minuti non sentii più alcuna voce, quindi dei fruscii e infine lo vidi che, nudo come l’aveva fatto mamma, si tuffava in acqua nonostante il tempo piovoso e così incerto.
Beh, aveva un bel sedere e due larghe spalle che formavano un triangolo fino alla vita stretta e ben proporzionata. Erano state le uniche due parti del suo corpo che ero riuscita ad intravedere in quel tempo così ristretto. Non sapevo cosa fare, per la verità avrei voluto rimanere per vedere, dopo il lato ‘B’ anche quello ‘A’. Avevo però paura, nel contempo, che si accorgesse di me e non volevo rischiare di fare una figura così meschina con il fratello di colui che ormai potevo considerare il mio fidanzato e perché no anche il mio prossimo marito.
Così me ne andai, furtivamente, cercando di non far rotolare le poche pietruzze che si trovavano sugli stretti scalini in cemento. Risalii fino al terrazzino e nascosta dalla vegetazione mi voltai verso il mare. Quei cinquanta scalini, appena guadagnati, mi fecero vedere Max come un punto lontano dentro il blu scuro del mare. Nuotava verso il largo e si allontanava sempre più, poi lo vidi girarsi di schiena e fare ‘il morto’ quindi dopo una decina di minuti cominciò il percorso del ritorno con potenti bracciate. Mi domandai”.
‘Perché te ne stai qui, qual è il motivo???’
Non seppi rispondermi, ma non mi mossi di un centimetro. Ora era in piedi e camminava dentro l’acqua immerso fino al collo. Non si accorse di me nemmeno quando il suo bacino cominciò lentamente ad emergere scoprendo la sua virilità a riposo. Per fortuna che era a riposo. Lo raffrontai mentalmente con suo fratello e dovetti convenire che la natura aveva dato ad entrambi una bella dotazione, ma che certamente quella del ragazzino, in quanto a dimensioni, era di parecchio superiore a quella del fratello più grande. Due fratelli ugualmente belli e aitanti, peloso e più macho Dino, liscio e più delicato Max, ma entrambi bellissimi maschi. Lisa, ne sarebbe stata contenta, magari non subito, intendo nel momento di perdere la verginità, ma poi forse, imparando a gestire al meglio un simile arnese, certamente ne avrebbe tratto giovamento.
Mi accorsi che dopo essersi asciugato per bene si stava rivestendo ed allora, un po’ a malincuore, risalii il viottolo e rientrai in casa. Andai in camera mia mi spogliai e mi misi sotto la doccia tiepida, mi accorsi che in quella mia segreta e nascosta intimità, il livello di umori era salito di molto per l’eccitazione. Dovevo dimenticare ciò che avevo visto e pensare al mio Dino, di lui ero innamorata pazza e non volevo che ombre e scheletri potessero annebbiare il nostro bellissimo e incantato rapporto d’amore.
Ero sul letto nuda con la finestra spalancata che dava sull’incantevole giardino di bouganville, orchidee e di profumatissimi gelsomini in fiore. Udii il lontano suono del campanello di casa e sentii i passi sul ghiaiato di Ludovico che si apprestava al cancello per andarlo ad aprire. La sua voce portata dal leggero refolo di vento che alitava in quel momento disse”
‘Buongiorno, mi dica signorina””
‘Sono Lisa, un’amica di Max, lui mi ha invitata a venirlo a trovare”..’
Lo scatto della serratura mi confermò che la vittima sacrificale era giunta e che da lì a poco avrebbe donato la sua purezza ad un ragazzone bello e superdotato.
Dal balcone a fianco della mia finestra aperta, la voce di Max”
‘Ludo, la faccia salire per favore è una mia amica”.’
Li sentii poi entrambi in camera, poi silenzio assoluto, quindi un urlo acuto e prolungato mi confermò che la l’illibatezza era finita, la strada era stata aperta, eccome se era stata aperta, probabilmente era stata spalancata alla grande!!
Verso le undici e trenta, il mio cellulare squillò e il mio amore, mi chiese come stavo e se andava tutto bene. ”’
‘Dino, mi manchi tanto, torna da me, ti prego”’..’
‘Non prima di sabato, ma poi avremo tre giorni di intimità io e te”..’
‘Comincio ora a contare i minuti che mi separano da quel momento”..’
‘Ti amo, anche io conto i minuti, lo facciamo assieme???’
‘Si va bene, assieme, tutta la vita assieme a te, ti amo anch’io’.. ‘
‘Ciao amore devo tornare in reparto, a presto, ti bacio, ciao”’
‘Ciao, ciao, a presto”’
Scesi per pranzo, erano le dodici e trenta, la tavola apparecchiata, il pane profumato e fresco sulla bianca tovaglia; in un cesto, tagliata a quadretti, della focaccia ligure, intrisa e grondante d’olio d’oliva. Mi raggiunsero dopo pochi minuti, chiamati dal solerte Ludovico,
i due piccioncini amorosi dudu dadada”.
Tenerissimi, si tenevano per mano, lei con il viso soddisfatto e solare, lui con delle evidenti occhiaie, ma raggiante e radioso, con gli occhi azzurri che emanavano grande felicità . Era la loro prima esperienza oppure lo era stata solo per lei??
Lui, mi presentò Lisa, spiegandomi che era la sua ragazza e dicendo a lei che io ero la fidanzata di suo fratello. Dopo pranzo, Marina ci portò il caffè e si oppose a ché io l’aiutassi nelle faccende domestiche”.
‘Lasci stare signorina, ci mancherebbe altro, se vuole vada a farsi un giro fuori, il tempo è cambiato e c’è il sole adesso”..’
Ascoltai il suo consiglio e scesi ancora verso la spiaggia incantata e incantevole. Prima però passai dalla mia camera e indossai sotto al leggero vestitino un bikini di colore giallo e mi incamminai.
Con le ciabatte ai piedi arrivai con difficoltà a calpestare la finissima sabbia. Presi poi dalla caverna una sdraio, le tolsi il nylon che l’avvolgeva, quindi feci la stessa cosa con l’ombrellone piantandolo nel terreno e finalmente mi sdraiai”..
Quando il Sommo Autore vergò le Sacre Scritture, di sicuro, per descrivere il Paradiso Terrestre, aveva di fronte uno spettacolo come quello che vedevo io in quel momento. Poi non era solo il panorama, era soprattutto il silenzio religioso e la grande pace che quel piccolo angolo della terra ti donava a piene mani. Il venticello s’era affievolito ulteriormente ed ora la risacca era lieve e di rumor leggero. Chiusi gli occhi e pensai al mio Dino, bello aitante e maschio. Lo desideravo, era stato bellissimo far l’amore con lui ed ora lo volevo e lo pretendevo famelicamente tutto per me. Alla mia destra udii delle pietruzze, forse mosse dal vento scendere rotolando gli scalini. Non mi voltai neppure, ma mi resi conto che quel debole suono mi aveva infastidita. In città, a Milano specialmente, non sarei nemmeno riuscita a percepire seppur lontanamente quell’ininfluente rumore e invece qui, ero capace di risentirmi per quel nonnulla.
Già, più si ha e più si vorrebbe avere pensai”..
‘Ciao Desirè, ti disturbo?
Mi voltai, e vidi la deliziosa figurina di Lisa, sola soletta”’..
‘No, non disturbi e’ Max???’
‘Era stanco ed è rimasto a dormire”..’
A quel dire, non fui capace di celare un sorriso pieno di significati e peggiorai la cosa dicendo un semplice’.
‘Emm.. già’..’
Mi chiese dove avessi trovato la sdraio e l’ombrellone e le indicai la caverna, lei si infilò all’interno e si attrezzò, si sfilò il vestito e rimase con le sole mutandine del costume senza alcun reggipetto”.
‘Scusa, io sono abituata a stare in topless, ti da fastidio???’
‘No, no, figurati, sei così bella che ti puoi mettere come vuoi”’
‘Ah, grazie, anche tu sei bellissima, hai più seno tu, io ne ho pochino”’
‘Sei ancora giovane, vedrai, magari ti cresce ancora”.’
Mi volse le spalle per chinarsi a sistemare meglio la sdraio e non mi vergogno a dirlo ma le guardai il culetto. Un capolavoro, molto sporgente, alto, sodo, con le natiche tonde e lievemente separate. Il tanga che indossava si infilava tra i glutei e si incuneava fra le gambe evidenziando il solco profondo della sua fighetta. Io non sono mai stata lesbica e mi sorpresi moltissimo nello scoprire che guardavo quella magnifica creatura con interesse ancorché morboso. Pensai che in fondo la bellezza è la bellezza e che essa si manifesta in mille modi diversi, quindi chi, come me, ama, ad esempio il fascino di un bel quadro, può anche essere attratta dalla pura beltà di una ragazza giovane e acerba.
Mah, quanto acerba era poi la tenera Lisetta? Così, sfacciatamente le chiesi”.
‘Lisa, ma quanti anni hai???’
‘Sembro una bambina vero???’
‘Già, in effetti dimostri quindici sedici anni massimo”.’
‘Ne ho compiuti diciotto la settimana scorsa”’
‘Beh. Allora sei maggiorenne, quindi, nonostante le apparenze, sei una donna in tutto e per tutto!!!’
‘Si, se no mio padre non mi avrebbe lasciata venire qui da sola”’
‘E’ molto possessivo il tuo papà???’
‘Si, mi sta sempre addosso, per sapere dove vado, cosa faccio ecc’..’
‘Ti piace tanto il tuo Max vero???’
‘E’ bellissimo, me ne sono innamorata a scuola fin da quando facevamo le elementari, poi alla festa del mio compleanno, mi sono fatta coraggio e l’ho invitato. Mi aspettavo che non venisse e invece è apparso come una visione celeste. Abbiamo ballato tutto il giorno e ci siamo baciati che avevamo le labbra gonfie e consumate, poi ci siamo visti oggi”..’
‘Forse, oggi, vi siete visti anche meglio e scommetto che non vi siete limitati a baciarvi solamente”’
Il suo viso angelico divenne rosso in una frazione di secondo, abbassò la testa piegandola da una parte e nascondendo con i suoi lunghi capelli biondi il viso’..
‘Lisa, io sono un po’ più grande di te, non ti devi vergognare di me, io ti capisco, è normale che tu e Max abbiate fatto l’amore, è una delle cose più belle della vita. Tu e lui in un unico corpo, un atto che Dio ci ha regalato e che spesso usiamo male e pensiamo a torto che esso rappresenti il peccato!!! Non c’è nulla di peccaminoso!! E’ naturale ed è normale che una bella ragazza come te ne provi desiderio e che coroni questo sogno con un ragazzo che la ama!!’
Si sedette sul bordo della sdraio ed io feci altrettanto, lei mi prese le mani e mi disse”.
‘I miei genitori, sono troppo all’antica, ho ricevuto un’educazione severissima e di queste cose è la prima volta che ne parlo con qualcuno. Ne sentivo proprio il bisogno che mi si confermasse quelli che da tempo erano i miei convincimenti. Anch’io la penso come te, ma far entrare in testa queste cose ai miei genitori è assolutamente impossibile!!!’
‘Ora, tanto per cominciare sei maggiorenne, quindi in teoria, se tu per vivere, non dipendessi da loro, potresti decidere di fare tutto quello che vuoi. Purtroppo, mi sa che tu non lavori ancora e quindi non sei economicamente indipendente. Comunque credo che se tu ad esempio mi presentassi come tua amica, loro vedendo una donna, potrebbero pensare di lasciarti uscire con me. Poi una volta fuori, tu e il tuo Max, potete fare quello che volete. Occhio solo a non rimanere incinta’..’
Mi si buttò addosso e mi abbracciò facendomi cadere coricata sulla sdraio.
Quando si risollevò, mi accorsi che quello stretto contatto, la sua pelle contro la mia, il suo seno nudo appena sbocciato con quei capezzolini dritti e duri, contro le mie tettone, mi avevano turbata parecchio. Ad essere rossa in viso questa volta ero io. Lei entusiasta mi disse”’.
‘Grazie, grazie, non osavo chiedertelo”..’
‘Di cosa? Per adesso, tanto per cominciare, ancora non ho fatto niente”’
Poi lei, cambiò discorso e ”.
‘Ma scusa, posso dirti una cosa???’
‘Sentiamo, cosa mi devi dire???’
‘No, pensavo, siamo sole io e te, perché non ti togli anche tu il reggiseno, qui tanto non ci vede nessuno”’
Nella mia vita, non mi ero mai esposta senza il reggipetto in pubblico, però in fondo ero la più adulta delle due e non potevo far vedere i miei tabù proprio ad una ragazzina. Portai le mani dietro la schiena e sganciai la bretella, quindi liberai le mie belle tette al vento.
Subito, l’effetto del venticello mi fece rizzare e indurire i capezzoloni e lei”.
‘Che bel seno che hai, mamma mia che bellezza, hai i capezzoli che sono dieci volte i miei”..’
Così dicendo la sua piccola mano si posò sul mio seno destro e mi sfiorò il capezzolo.
Un brivido deciso percorse il mio corpo partendo dal cervello e fermandosi fra le mia gambe’ Sospirai’.
‘Ti piacciono??’
‘Bellissimi, tocca i miei, senti come sono piccolini???’
Li toccai entrambi con tutte e due le mani,”’
‘Sono più piccoli ma molto sensibili”’.’
‘E’ bello come me li tocchi tu, sei più delicata di Max”.’
Anche le sue mani erano ora sui miei seni”.
‘Anche le tue sono più abili di quelle di Dino”’
‘Scusa, Desirè, scusami, ma forse è meglio se smettiamo qui”’
‘Hai ragione Lisetta, hai ragione, finiamola qui”.’
Le dissi questo quando, le nostre bocche erano vicinissime, i suoi occhi dentro ai miei e i miei dentro ai suoi, le labbra sue erano appena aperte ed invitanti, anch’io desideravo baciare quei petali di rosa vermiglia. Ci stringemmo e ci baciammo a lungo, facendo scivolare le nostre mani a ispezionare tutto l’ispezionabile. Il suo leggerissimo corpo si posò sul mio, non gravò, fu come una piuma che volando si posa sulla pelle. Il suo piccolo seno duro e turgido puntava contro il mio, le sensazioni erano indefinite ed estremamente diverse da quelle provate con Dino. Sembrava che tutto fosse poesia, non c’era veramente nulla di immorale e perverso in ciò che stavamo facendo. La abbracciai stretta e assieme ci capovolgemmo piombando sulla morbida sabbia, le fui sopra, le abbassai la mutandina del costume e le aprii le gambe. Non l’avevo mai fatto, mai ero stata con gli occhi e con la bocca vicino ad un’altra figa. La mia la conoscevo solo tramite contatti tattili e con vedute usando uno specchio. Ma con la bocca e gli occhi così vicini a quella di un’altra non c’ero stata mai. Timidamente scostai gli invisibili peli biondi e provai a leccarla, con il dito medio della mano le aprii le labbra e ci infilai la lingua. Sentii un suo gemito di piacere e allora continuai. Dal vertice delle piccole labbra, ricoperto da un cappuccio grinzoso spuntava il piccolo glande del clitoride. Posai il dito pollice sopra e sentii sotto il dito il rilievo del suo piccolo pene. Tenendo il dito premuto sollevai il prepuzio e le scoprii il clitoride. Con la lingua vi girai attorno senza toccarlo, lei muoveva il bacino verso l’alto e lo lasciava ricadere ammortizzando il colpo con il suo fantastico culetto. Sfiorai il glande del clitoride con la punta della lingua e lei mi prese il capo fra le mani premendomi la sua figa contro la mia bocca. Toccai con un dito il buchetto del sedere e poi ne infilai un paio nella figa, iniziando contemporaneamente a scoparla con le dita e a leccarle il grilletto. Questa manovra durò ancora un paio di minuti, forse tre, poi i movimenti del suo bacino si fecero inconsulti e le sue gambe si chiusero a tenaglia contro le mie spalle, quindi alcuni gridolini acuti mi dissero chiaramente che stava per venire. Accelerai i movimenti e lei sospirò a lungo e premendomi ancor di più il capo contro la sua vagina venne”
‘De’.si”reèèèè”’ooohhhhh”.Desirèèè”uuummhh’..uummmhhhhh”.De..si’rèèèèè”’ven’gooooo”ven’gooooo’.vennn’..goooooooo”..’
Mi lasciò finalmente il capo ed io mi risollevai ansimante. Anche lei ansimava, anzi, lo faceva molto più di me” Il suo seno si muoveva velocemente sollevandosi ed abbassandosi ripetutamente. La osservai, era uno spettacolo incredibilmente eccitante. Io non mi ero mai vista in un momento del genere e vedere un’altra mi dava grande turbamento.
Quando lei aprì gli occhi io le sorrisi dolcemente e lei, avendo ormai recuperato il fiato mi disse solo”..
‘Vuoi anche tu????’
Non parlai nemmeno, mi distesi sulla mia sdraio e mi sfilai le mutandine del bikini, aprii le gambe e attesi”..
‘Sbaglio o mi hai risposto di si?
‘No, Lisetta, non ti sbagli”.’
Si mise fra le mie gambe e”.
‘Che pelosa che sei, mi sembra una foresta bionda!!!’
‘Leccamela, leccamela””
Aveva forse meno attitudini lesbiche lei di me ed io compresi la sua inesperienza in più di una occasione, ma mi bastava vederla piegata in avanti con al fondo della schiena curvata quelle sporgenze meravigliose delle sue natiche per eccitarmi ancora di più.
‘Continua così Lisetta, con’ ti’ nuaaaaa” bra..vaaa’ bra’vaaaaa’.. lecca’ leccaaaa’. lecca..mi’ il grille’tttoooo’… uummmhhhhh’..daiii’daiiii’.mi faiiii’. godereeee’ godereeee’ godereeee’. vengoooo’ vengoooo’ Li’settaaaaaa’..
Liset”taaaaaaa’ vengooo’vengooooo”.’
Dopo essermi ripresa, la guardai e anche lei mi sorrise divertita, con il viso monello della bambina che l’ha fatta grossa, poi si alzò e si mise a correre verso il mare”..
‘Daiii’ vieni anche tu’ facciamoci il bagno nudee”.’
La raggiunsi e abbracciandosi ci facemmo il bagno in mare. Tornammo a riva e ci distendemmo ad asciugarci al sole. Erano le diciotto, quando decidemmo di fare ritorno a casa. Nell’atrio della villa, trovammo Max, sembrava bello sveglio con sul viso stampato una specie di sorriso ebete. Noi donne salimmo in camera ed io mi feci una bella doccia per togliermi i residui dell’acqua salata del mare. Uscii dalla doccia in accappatoio ed udii bussare alla porta. Pensai che fosse Lisa e mentre buttavo l’accappatoio sul letto dissi’..
‘Avanti’. Vieni pure”..’
Era invece Max”.
‘Ciao bella futura cognatina”’
‘Vai fuori, sono nuda, potevi dirlo che eri tu, credevo che fosse Lisa”.’
Mi coprii con un braccio il seno e con la mano il pube, quindi lo invitai ancora ad andarsene”.
‘Tranquilla cognatina, non ti agitare’. Tanto ti ho vista già poco fa tutta nuda’cheee’eehhmmmm’diciamo’.giocavi con Lisetta”’
Rimasi paralizzata, mi prese la più nera disperazione e mi vennero immediatamente le lacrime agli occhi. Balbettai’..
‘Tu’ ci.. hai spiateee??? Hai vistooo” tuttooo’ proprio tuttooo”.?’
‘Tutto, tutto, e credo che se tu non sarai un po” come dire’. accondiscendente con meee’.. io’ ecco”. io’.. potrei dire qualcosa al mio fratellinooo’. Che ne pensi? Dino sarà contento di sapere che la sua fidanzata è lesbica e che si è fatta leccare ed ha leccato la figa della fidanzata di suo fratello????’
‘Questo si chiama ricatto!!!!!!’
‘Si, forse si chiama proprio così, ma mettila come vuoi, tuuu’.secondo me, sei nei guai’..’
Estrasse il suo iphone dalla tasca e mi disse’..
‘Guarda, tutto qui dentro, filmato. E’ venuto anche bene il video’. Quasi quasi potrei metterlo su you tube che ne pensi o postarlo su facebook’. La conosciutissima signorina Martini, figlia del grande industriale, sputtanata mentre fa la lesbica con una ragazzina’.’
‘Sei un gran bastardo lo sai??? Quanti soldi vuoi per distruggere quel video???’
‘Soldi??? Ma quali soldi’ Noi siamo una famiglia benestante, non ci interessano i tuoi soldi, a me piaci tu, hai quel visino che mi fa impazzire, quelle tette che mi fanno morire, chissà come sei troia a letto!!! Ti scopa bene il mio fratellino??? Io ho un cazzone che è il doppio del suo sai??? Vuoi vederlo???’
‘Non me ne frega niente, non voglio vedere proprio niente!!!!’
Lui se ne fregò delle mie proteste e tranquillo si calò i calzoncini e le mutande’.
‘Guardalo è già bello duro per te, ti piace??? Ho un bel cazzo vero????’
Lo guardai e dentro di me dovetti ammettere che aveva una bestia mai vista nemmeno nelle riviste porno di mio fratello più grande. ”
‘Sei rimasta colpita vero???’
Mentii spudoratamente””
‘Non me ne frega niente, vattene dalla mia camera immediatamente’..’
‘Non sei capace a mentire.. l’ho capito che ti piace questo bel cazzone!!!!’
Lo vidi avvicinarsi a me con quell’enorme batacchio che lo precedeva di almeno venticinque centimetri” Provai ancora ad oppormi ””..
‘Vattene!!!!! Non ti avvicinare!!!!! Urlo, guarda che urlooooo!!!!!!’
‘Siamo soli cognatina, Ludovico e Marina sono andati in paese a fare compere e Lisetta l’ho mandata con loro’ Quindi”.’
Mi fu vicinissimo, il suo cazzone era a pochi centimetri dal mio ventre’..
‘Toccalo dai, ne hai voglia, lo vedo che lo vorresti in figa.. dai prendimelo in mano”’
Lo toccai e glielo strinsi fra le dita, la figa mi si bagnò all’istante e i capezzoli si irrigidirono, mi fece rinculare fin quando sentii dietro di me il bordo del letto, mi spinse ed io caddi a gambe aperte sul morbido materasso”.
‘Te lo ficco dentro ok??? Ti faccio godere, capito cognatina, vedrai il firmamento”’
Me lo sbattè dentro, il suo obice mi scivolò tutto dentro fino alla radice, sentii un po’ di dolore, poi cominciò a trivellarmi e ad affondare in me. La sua grossa cappella mi toccava in fondo dove Dino non era mai arrivato, lottai per non dargliela vinta, tentai di pensare ad altro, contai i quadri appesi alle pareti, poi mi arresi, dovetti arrendermi, sotto a quella forza della natura, non riuscii più a ragionare, ad essere distaccata e abdicai, lui quando si accorse che stavo godendo si scatenò aumentando la velocità di penetrazione. Mi dava forti colpi, letteralmente mi sbatteva facendomi ondeggiare le tette. Cominciai a godere e venni, poi lui estrasse il suo cannone e liberò una fontana di sperma denso e appiccicoso che dapprima mi maculò con poche gocce i peli del pube, quindi i getti divennero più lunghi e mi colpirono in viso accecandomi parzialmente, poi altri fiotti ed altri ancora.
‘Come va cognatina?? Piaciuto vero??? Domani poi vediamo, ciaooooooo’
Se ne andò lasciandomi ricoperta di sperma. Cazzo, mi era piaciuto!!! Stronza puttana!! Si ero una stronza e pure puttana!!!! Suonò il cellulare, con le mani e la bocca ancora impiastricciate e colanti liquido seminale, premetti il pulsante verde e risposi”
‘Ciao amore, sono Dino, come stai??? Un giorno in meno, solo più cinque e poi”..’
‘Si, amore, si, arriva presto”
Lo lasciai in fretta adducendo una scusa puerile, poi andai sotto la doccia e cercai di nettare minuziosamente il mio corpo e la mia figa da tutto quello sperma. Facendo quello pensai che mi sarei ripulita anche la nerissima coscienza. Non fu così il rimorso rimase profondamente presente dentro di me.
La sera a tavola, lui, il bastardo cognato, fu dolcissimo con Lisa e a me non rivolse nemmeno la parola.
Il giorno seguente, mi trovai Lisetta in camera che aveva voglia di fare ‘qualcosa’ con me ed io prima di farmi nuovamente coinvolgere addussi un forte mal di testa e mi rifiutai.
Continua”
Buon sesso a tutti da parte di ombrachecammina
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