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Anche nella vita sociale mi è capitato di rilevare a volte qualche ‘incidente’.
Un trentuno dicembre di alcuni anni fa mia moglie ed io eravamo stati invitati per la serata da alcuni amici. L’appuntamento era per le nove e mezza e noi, teutonici, ci siamo presentati in perfetto orario; pensavamo di essere i primi, ma eravamo stati preceduti ad una coppia, che conoscevamo a malapena, che era lì dalle sette circa: il marito era con il padrone di casa a trattare alcuni affari, era per quello che erano arrivati presto, la moglie invece dava una mano alla padrona per ultimare i preparativi del buffet. Era una serata elegante ed eravamo tutti in abito da sera, la signora arrivata presto era molto elegante: giovane ( 35 anni circa), alta, ma non troppo, magra, ma non troppo, indossava un abito nero lungo con delle paillettes, appena scollato, con un vertiginoso spacco laterale sinistro che arrivava all’ inguine e metteva in mostra la gamba con una calza autoreggente in microrete, fissata in alto da una giarrettiera rossa ed un piccolo tratto di pelle ambrata (lampada?).
Verso le dieci, finalmente sono arrivati gli altri invitati, noi nel frattempo avevamo sorseggiato un aperitivo leggermente alcolico, poi è iniziata la cena, ricca e riccamente annaffiata.
Mancavano pochissimi minuti alla mezzanotte quando ho colto un bisbiglio tra la giovane signora ed un’ altra amica: ‘ devo andare in bagno, devo fare pipì’ ‘ proprio ora, è tanto urgente? Aspetta che stappiamo lo spumante e poi vai’ ‘urgente lo è un po’, è da prima di venire che non vado, comunque, posso aspettare un po”. La cosa si stava facendo interessante: la signora non pisciava da circa sei ore ed aveva ben bevuto, sono stato un po’ bricconcello e le offerto un bicchierino di liquore di limone che lei ha bevuto. Stappato lo spumante, abbiamo tutti brindato all’ anno nuovo, poi siamo usciti su di un’ampia balconata per un piccolo ed innocuo spettacolo pirotecnico, quindi, rientrati, la padrona di casa ha servito zampone e lenticchie, annaffiate da un buon rosso, poi altro spumante. La giovane signora non era più andata in bagno ed io avevo fatto in modo che il suo bicchiere non fosse mai vuoto, rifondendolo ogni volta. L’ alcool ha vari effetti, è diuretico, ma anche anestetico, ovvero se si reprime lo stimolo ad urinare e si continua a bere i riflessi si appannano, lo stimolo non viene più avvertito e la vescica si riempie sempre più, fino a quando la pressione in vescica non supera quella dello sfintere, cosa che può avvenire anche all’improvviso, per un colpo di tosse, uno starnuto, una risata. Mentre sorseggiavamo un liquore qualcuno ha incominciato a raccontare delle storielle, anche un po’ spinte, ad una di queste la signora ha iniziato a ridere un po’ sguaiatamente, ma subito dopo si è portata una mano al cavallo (leggi fica) ed è fuggita in bagno, per terra sul tappeto c’era una piccola chiazza bagnata. Dopo alcuni minuti è ritornata, rossa in volto più di quanto non si dovesse all’ alcool, ha sussurrato qualcosa all’orecchio al marito e poco dopo se ne sono andati. Sono andato anch’io in bagno, ce l’ avevo tanto duro che per non allagare il pavimento intorno alla tazza ho pisciato nel lavandino (a casa lo faccio spesso, ma a casa altrui’), poi mi sono guardato intorno, avevo una certa sensazione’, nel cestino dei rifiuti ho visto una palla di carta igienica, l’ho presa, l’ho aperta e dentro c’era un perizoma in pizzo rosso, fradicio di piscia: l’ ho avvolto in altra carta e mi sono messo in tasca il mio piccolo trofeo: ero riuscito a far pisciare sotto la giovane signora.
Questo episodio mi fa tornare alla mente alcune avventure vissute ai tempi dell’ università
A quei tempi, anni ’60-’70, le ragazze cominciavano ad essere più ‘ libere ‘ e per gli studenti ‘ fuori sede ‘ la vita era abbastanza divertente, non che non si studiasse, ma ci si poteva concedere delle libertà senza controlli.
Chi è o è stato studente fuori sede sa a cosa alludo: diciott’anni, e non più chi controlla a che ora sei tornato a casa, se hai fatto questo o quello, all’epoca non c’erano i cellulari e nemmeno telefoni nelle case dei fuori sede, quindi o eravamo noi a chiamare casa o eravamo assolutamente fuori controllo. Per le ragazze, che a quel tempo erano tenute sotto stretta sorveglianza, diventava un bagno di libertà, un’occasione di purificazione dall’ossessione genitoriale ed anche alcuni eccessi venivano vissuti in questo spirito. Non che adesso le cose siano molto cambiate, ma si parte da un clima di maggiore libertà .
Era il tempo delle assemblee permanenti e delle occupazioni e si viveva in quelle occasioni in una certa promiscuità, con un certo cameratismo e le ragazze volevano partecipare per sentirsi emancipate.
Non c’erano pub o discoteche e la sera solo chi aveva tanti soldi poteva andare nei nigth, ma i fuori sede andavano in trattoria o in osteria, non le eleganti ‘hosterie’ che si trovano adesso, ma nelle vere osterie di un tempo.
All’ inizio le ragazze si sentivano spaesate, bevevano come uccellini e arrossivano quando si cantavano i canti goliardici ( la goliardia non era ancora morta, ma cantava il suo canto del cigno),
poi piano piano sono entrate anche loro nell’ atmosfera allegra delle compagnie studentesche, hanno cominciato a bevucchiare anche loro, a cantare ed a lasciarsi andare.
Non è mai finita ad orgia nella mia esperienza ( non che non si scopasse, ma in altre occasioni), anzi se si andava a casa di qualcuno si beveva di meno e meglio che non in osteria, dove veniva propinato un vino in caraffa di gradazione sconosciuta, che scendeva bene e veniva subito rimpiazzato, talvolta si entrava nel locale all’ ora della chiusura, l’ oste tirava giù la serranda a mezza altezza e si mangiava e beveva fino al mattino.
Non finiva ad orgia, ma qualcosa si ricavava: l’ alcool scaldava, ci si spogliava un pochino, si cominciava con un piedino, poi si pastrugnava, si pomiciava, le mani entravano nei reggiseni e liberavano qualche tetta, con qualche ritrosia d’ ufficio, si andava sotto le gonne,era l’ epoca delle minigonne, i collant erano appena nati e non esistevano i bodies, poche usavano i pantaloni, quindi l’ accesso alle passerine era abbastanza agevole, bei tempi quelli’.. ma non si andava molto oltre.
Normalmente l’ effetto dell’ alcool, oltre che in una certa disinibizione che rendeva tutti più loquaci ed in vena di dire cazzate e confessare cose proprie ( in genere sulla sessualità), si risolveva un una sonnolenza che portava a lunghe dormite ed ad un po’ di testa vuota nei giorni seguenti poi, smaltita la sbornia, passati alcuni giorni a fare le persone per bene, ci si ritrovava in osteria.
Gli effetti delle bevute erano a volte un poco più pesanti: se il vino era troppo rosso, se si era esagerato anche col cibo e con le spezie si finiva per dar di stomaco. Le ragazze reggono meno e quindi era facile che fosse una di loro a cominciare a vomitare e, si sa, quando si ha lo stomaco pieno e ti gira un poco la testa, il vomito è contagioso, ma erano soprattutto le ragazze a star peggio, ed a mostrare i segni della sbornia: pallide, sudate, piangevano e giuravano che non avrebbero più bevuto ( fino alla volta successiva).
Tra gli effetti principali dell’ alcool c’è quello pisciatorio, soprattutto se si è andati a birra per cercare di non sbronzarsi del tutto, a volte alle ragazze si faceva uno scherzetto: di solito i maschi partivano con il boccale da un litro e le ragazze con quello da mezzo che poi, regolarmente, bissavano e allora nel bis si metteva un bicchierino di grappa, poi tutti prendevamo il grappino finale e così qualche femminuccia finiva per aver bevuto più di tutti e lì iniziava il bello.
In genere si andava a piedi in qualche locale più o meno vicino alle nostre case, la macchina non è molto consigliabile se si è sbronzi e noi eravamo giovani, ma non scemi, e dopo che uno di noi si è fratturato un braccio andando fuori strada, al ritorno di una serata, abbiamo deciso che a piedi era meglio. Il tragitto poteva perciò essere anche abbastanza lungo e, soprattutto in inverno col freddo, lo stimolo a mezza strada era quasi sempre assicurato.
Avevamo formato un gruppetto ben affiatato, cameratesco e, dopo le prime volte che le ragazze cercavano i nascondigli più strani, ma mai abbastanza riparati, per pisciare, si decise che ‘chi non piscia in compagnia o è ladro o è spia’ per cui si pisciava tutti assieme ‘appassionatamente’.
Per i maschi la cosa era semplice, si sa, si tira fuori il pisello e si piscia, per le femmine significa denudarsi e così ho assistito a varie parate di passerine e di culi in bella esposizione con femmine più o meno accosciate; c’è stato anche qualche incidente: qualche volta, soprattutto all’ inizio, siamo stati ‘ disturbati’ dal passaggio di alcune persone e qualcuna delle ragazze si è rialzata precipitosamente tirandosi su le braghe, ma il più delle volte non riusciva ad interrompere in tempo la pisciata e si bagnava, ma poi hanno cominciato a fregarsene; una sera una delle ragazze era imbacuccata ( faceva freddo) aveva calzoni e soprabito e i guanti, forse per il freddo, forse perché tutti noi stavamo gia pisciando e la cosa la stimolava troppo, l’urgenza pisciatoria era notevole, ma ebbe difficoltà con i guanti a slacciare i calzoni, non riuscì a trattenersi e se la fece sotto: una pisciata enorme, che le impregnò i calzoni e fece una pozza per terra ai suoi pedi, dove rimase un po’ inebetita, poi si mise a piangere dalla vergogna come una bimba; un’altra volta una era più brilla del solito e mentre pisciava con la gonna alzata e le mutande alle ginocchia perse l’ equilibrio e cadde con il culo nella pozza della sua stessa piscia, continuando a pisciare e ridendo come una ebete, era una ragazzona e fu una impresa tirarla su, visto che collaborava poco.
Il più delle volte la bagnata di mutande era molto limitata, alla fine della cena, tutti alticci si raccontava barzellette sporche o si cantava e si rideva, nel corso di qualche risata da pisciarsi sotto qualcuno ( in genere qualcuna) si pisciava sotto veramente, di solito un pochino e fuggiva verso il cesso con le mani sulla fica per tener dentro il liquido che premeva per uscire.
C’è stato anche qualche ‘incidente ‘ più importante ( parlo solo di quelli delle femminucce, ma anche i maschietti hanno avuto qualche problema).
La diarrea alcolica è fetente e ti colpisce mentre hai scarsa sensibilità: pensi di fare una scorreggia e ti cachi sotto. Una delle ragazze in particolare, una specie di maschiaccio, si divertiva scorreggiare in maniera sonora ‘come un maschio’ diceva, una volta la scorreggia venne ‘umida’ : si era messa in bella posizione con il culo sporgente, pronta a mollare il pepito, poi sentimmo un rumore diverso, poco sonoro, di sciacquettio, e lei che esclamava: ‘ Cazzo, mi sono cacata la fica’. Anche altri hanno avuto problemi analoghi, il più delle volte meno plateali, altre volte più appariscenti. Una sera una delle ragazze si è tolta le mutande, oramai sporche, e, appoggiata di schiena ad un muro, con la gonna alzata, ha cacato in piedi: un flusso di merda liquida, sottile, che sembrava non finire mai, accompagnato ad intervalli da qualche getto di piscia, alla fine, svuotata, un po’ barcollante ha ripreso la strada, cachicchiadno un altro paio di volte nel tragitto fino a casa, dove l’ abbiamo aiutata a lavarsi ( bello insaponarle il culo e la passera sul bidet) e l’ abbiamo messa a letto tutta nuda.
Un paio di volte, durante i conati di vomito, qualche ragazza si è pisciata sotto; una volta una ha anche cacato: era appoggiata al muro con le mani e la testa china tra le braccia distese quando abbiamo visto un sottile filo di liquido marroncino scenderle tra le cosce creando per terra una pozza vicina a quella del vomito, abbiamo alzato la gonna ( non era in grado di opporsi o di protestare) ed abbiamo visto le mutande sporche di merda che veniva diluita dalla piscia che scendeva con un flusso sottile e regolare, anche questa l’ abbiamo portata quasi di peso a casa, pulita e messa a letto.
Qualche altra volta abbiamo riportato a casa qualcuna, completamente partita ( in genere era una un po’ ritrosa che era stata fatta bere apposta un po’ troppo), senza però incidenti di percorso, non mi risulta che nessuna abbia avuto poi ‘incidenti’ a letto.
Come ho già detto non finiva ad orgia , né si approfittava dello stato di incoscienza delle ragazze per scopare, eravamo troppo amici per fare qualcosa del genere.
Ho sentito dire invece di una festa di laurea, tenutasi in altra sede, finita ad orgia.
E’ una storia che risalirebbe a oltre 35 anni fa.
Al termine di una sessione di laurea, penso estiva, una cinquantina di neodottori hanno deciso di festeggiare in comitiva e una delle neodottoresse ha messo a disposizione la villa al mare di famiglia. La festa è iniziata nel pomeriggio di un sabato ed è finita nella tarda mattinata della domenica: iniziata come una festa normale, danzante, ben fornita di cibo ed alcol, si è trasformata nel corso delle ore in un baccanale e poi in un’orgia vera e propria. Chi delle neodottoresse era ancora vergine ha perso la sua verginità e molte, se non tutte, anche quella del culo, su di una ventina di femmine presenti cinque o sei sono rimaste gravide, non si sa di chi, avendo ognuna scopato con almeno tre o quattro maschi, qualcuna è stata letteralmente violentata mentre era incosciente per la sbornia,
Alla fine della ‘ festa ‘ la villa era a soqquadro e vi era un tanfo misto di vomito, merda, piscio e sperma, commisto all’odore di fica. La cosa mi è stata raccontata e la riporto come mi è stata descritta, ma, anche se chi me ne ha parlato non racconta in genere castronerie, l’ho sempre ritenuta una specie di leggenda metropolitana.
Finita l’ università ci siamo sparsi e le avventure alcoliche sono terminate: le ragazze di un tempo sono ora serie professioniste e madri di famiglia, quasi astemie o ‘bevitrici sociali’ , noi maschi siamo rimasti un po’ più legati alle bottiglie, ma anche questo va diminuendo, quando ci siamo incontrati, qualche rara volta, ed abbiamo provato a parlare delle goliardate di un tempo le signore hanno mostrato imbarazzo e fastidio a ricordare le fesserie giovanili. L’epoca è finita.
Comunque, qualche volta passo vicino a dei pub’s al mattino e, specie sabato, domenica e lunedì, nelle vicinanze, negli angoli che di notte sono bui si vedono chiazze di vomito, pisciate, alcune contro il muro, altre vicine con il laghetto ed al centro un fazzolettino di carta, a volte qualche cacatina molle, una volta anche un tanga femminile: la storia in ogni caso si ripete.

fine

rbrgnr48@yahoo.it

Autore Pubblicato il: 24 Ottobre 2012Categorie: Erotici Racconti, Racconti Erotici Etero0 Commenti

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